Per una nazionale che rischia di non andare a Usa 2026 e saltare la terza
edizione di fila, c’è un’altra Italia che ai Mondiali ci va, facendo pure bella
figura: l’Under17 guidata da Massimiliano Favo ha conquistato uno storico terzo
posto ai Mondiali di categoria in Qatar, battendo ai rigori nella finalina di
consolazione il Brasile campione in carica. Non è la prima squadra giovanile
azzurra che fa segnare ottimi risultati di recente.
L’Under20 poche settimane fa si era fermata agli ottavi (sempre meglio che non
qualificarsi proprio), ma veniva comunque da un secondo, un quarto e un terzo
posto di fila. L’Under19 ha fatto due semifinali e una vittoria nelle ultime tre
edizioni degli Europei. Adesso si aggiunge l’Under17 con questo storico bronzo,
miglior piazzamento di sempre. È il solito discorso dei giovani che ci sono, ma
che si perdono nella fase della crescita: tant’è vero che se in queste prime
categorie gli azzurrini primeggiano ancora, cominciano a faticare già in Under21
(la nostra rappresentativa non si qualifica alle Olimpiadi dal 2008 e ora sta
rischiando di non andare ai prossimi Europei, dove non vinciamo dal 2004), per
poi sprofondare proprio a livello maggiore. Segno che evidentemente – oltre ad
una serie di questioni tattiche e di sviluppo del calcio giovanile – nel sistema
italiano c’è anche, e tanto, un problema di maturazione, dovuto allo scarso
spazio e tempo concesso ai nostri talenti nei vari campionati, per quelle che
sono le logiche stantie con cui vengono gestiti i club.
Nell’exploit dell’Under17, però, c’è anche un altro elemento di novità, che
merita una riflessione. Innanzitutto, l’Italia che ha così ben figurato tra i
pari età in Qatar ha in rosa diversi italiani di cosiddetta “seconda
generazione”, e sappiamo quanto questo possa arricchire le potenzialità di una
squadra: si pensi a ciò che accade nel calcio da anni con Francia, Olanda,
Inghilterra, ma più di recente in un’altra disciplina anche all’atletica
italiana. Non solo: alcuni azzurrini, tra cui quasi tutti i migliori, non
giocano nemmeno in Italia ma già all’estero. È il caso ad esempio di Luca
Reggiani e Samuele Inacio (quest’ultimo figlio d’arte, dell’ex attaccante Inacio
Pià), considerati i due prospetti più interessanti, che dalla scorsa estate si
sono accasati in Germania al Borussia Dortmund, uno dei club più rinomati
d’Europa per la capacità di lanciare talenti. Oppure di Jean Makumbu, che ha
fatto tutta la trafila in Francia e oggi è in forza al Reims, con cui potrebbe
esordire un giorno in Ligue1, il campionato che più di tutti dà spazio ai
giovani. E ancora Dauda Idrissa, nato a Brescia ma trasferitosi presto con la
famiglia in Inghilterra, dove ha già fatto l’esordio in prima squadra al West
Bromwich Albion e firmato un contratto professionistico.
In un calcio italiano vecchio, quasi morto, la fuga dei cervelli (o in questo
caso bisognerebbe dire dei piedi) all’estero rischia di essere un fenomeno
sempre più diffuso e anche necessario. Non dobbiamo nemmeno vergognarcene, ma
quasi augurarcelo: abbiamo citato l’esempio del valore aggiunto che hanno
portato gli italiani di seconda generazione all’atletica, potremmo fare qui
invece quello del rugby, dove la rinascita della nazionale è coincisa anche con
la rinuncia al progetto autarchico delle accademie e la constatazione che i
nostri giocatori crescevano meglio all’estero. È quello che si spera potrà
capitare ai vari Inacio, Reggiani &Co., in società serie, che credono nei
giovani, sanno quando aspettarli e come lanciarli, per arrivare poi un giorno a
dare un contributo alla nazionale. Mentre da noi facciamo tutto il contrario
(basta pensare alla gestione recente di Simone Pafundi, che veniva considerato
il miglior talento della nuova generazione e invece si perso tra prestiti e
contratti). Se il calcio italiano è ormai incapace di produrre, crescere o forse
persino riconoscere il talento, non resta che augurarci lo facciano altrove. Che
ci salvino gli altri dalla nostra mediocrità.
X: @lVendemiale
L'articolo La fuga dei piedi buoni: i talenti dell’Italia Under17 terza ai
Mondiali stanno già giocando all’estero proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Mondiali di Calcio
Cristiano Ronaldo è di nuovo al centro della scena, stavolta non per un gol
impossibile o una rovesciata destinata a rimbalzare per anni sui social. La
notizia che potrà giocare la prima partita del Portogallo ai Mondiali 2026 ha
sollevato un polverone mediatico che va oltre il campo. Una decisione della FIFA
lo ha infatti graziato da una squalifica che sembrava inevitabile, trasformando
un caso disciplinare in una questione dai confini politici, economici e
simbolici. Comincia tutto da un gesto improvviso e scomposto: la gomitata a Dara
O’Shea durante la sconfitta del Portogallo contro l’Irlanda nella nona gara di
qualificazioni al Mondiale 2026. Un episodio che ha portato al cartellino rosso
per Ronaldo e una squalifica che, secondo il regolamento FIFA per condotta
violenta, avrebbe potuto essere di tre partite.
Una pena comprensibile per un gesto del genere, che però avrebbe rischiato di
privare inizialmente il Mondiale di uno dei suoi volti di punta. Ronaldo ha già
saltato la gara successiva, quella conclusiva delle qualificazioni contro
l’Armenia. Una partita che ha fatto da sfondo alla prima e unica giornata di
squalifica che il portoghese dovrà scontare, almeno per ora. La FIFA ha
stabilito che le restanti due giornate resteranno congelate per un anno, sospese
con la condizionale, nel caso in cui CR7 commetta nel prossimo anno “un’altra
infrazione di natura e gravità simili”. Una decisione annunciata attraverso una
nota severa nella forma, permissiva nella sostanza. Ed è proprio qui che nasce
la discussione.
Secondo indiscrezioni rilanciate dalla BBC e dal Daily Mail, la Federazione
portoghese avrebbe fatto appello per ottenere una riduzione della pena,
sottolineando che si trattava del primo rosso in 225 presenze di Ronaldo con la
Nazionale. Una linea difensiva che avrebbe trovato terreno fertile negli
articoli 25 e 27 del codice disciplinare FIFA, che consentono all’organo
giudiziario di attenuare o sospendere una sanzione anche in modo totale. Non si
tratta, in effetti, di un precedente isolato. Laurent Koscielny nel 2014 vide
ridotta una squalifica dopo uno schiaffo a Oleksandr Kucher dell’Ucraina, mentre
Mario Mandzukic, espulso durante gli spareggi contro l’Islanda, poté giocare già
dalla seconda partita dei Mondiali brasiliani. Niente però è comparabile alla
portata simbolica del caso che vede protagonista Ronaldo.
A rendere la questione più incandescente ci ha pensato il Daily Mail, rivelando
che le federazioni che si ritroveranno ad affrontare il Portogallo potrebbero
ricorrere al TAS per contestare la sospensione della squalifica. Un percorso
tortuoso, perché occorrerebbe dimostrare un danno diretto, un legame
causa–effetto tra la presenza di Ronaldo in campo e una minore possibilità di
qualificazione. Una prova quasi impossibile da portare davanti a un tribunale
internazionale dello sport, soprattutto considerando l’ampio margine di
discrezionalità che il regolamento concede proprio alla FIFA.
Eppure, la sfera disciplinare non è l’unica in cui questa storia si muove. C’è
un’altra trama parallela, fatta di alleanze, simboli e rapporti di forza.
Ronaldo è oggi un volto centrale del calcio saudita, ambasciatore della Saudi
Pro League, figura chiave nella strategia di modernizzazione degli Emirati. Il
suo rapporto con Gianni Infantino è noto, così come quello con Donald Trump.
Proprio a Washington il campione portoghese è apparso recentemente come invitato
d’onore a una cena esclusiva alla Casa Bianca, organizzata per accogliere il
principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Un evento dal peso politico
enorme, in cui CR7 sedeva a pochi metri dal podio da cui Trump svelava: “Mio
figlio Barron è un tuo grande fan”. Che tutto ciò abbia influito sulla decisione
della FIFA? Nessuna prova, ma dei sospetti si sono manifestati. E nello sport
moderno, dove i confini tra campo, geopolitica e affari si intrecciano, anche le
percezioni contano. Così, tra regolamenti flessibili, pressioni internazionali e
un gioco di alleanze che va oltre il calcio, Cristiano Ronaldo potrà scendere in
campo all’avvio della sua ultima Coppa del Mondo. Non senza polemiche.
L'articolo Squalifica sospesa per Cristiano Ronaldo: così potrà partecipare a
tutte le partite dei Mondiali 2026. È polemica proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dopo aver definito i quattro gruppi per i playoff, è quasi tempo di sorteggio
dei gironi dei Mondiali 2026 che si giocheranno tra Usa, Canada e Messico.
Intanto è stata confermata la procedura per determinare la composizione dei
dodici gruppi da quattro squadre, che comporranno la prima fase del torneo.
Il sorteggio si svolgerà venerdì 5 dicembre al John F. Kennedy Center for the
Performing Arts di Washington D.C. Anche l’Italia, impegnata a marzo nei
playoff, osserverà il sorteggio con attenzione: nei gironi verranno infatti
inserite con asterisco anche le squadre che si qualificheranno tramite i playoff
di marzo.
LE QUATTRO FASCE DEI SORTEGGI
La procedura finale di estrazione prevede che i paesi ospitanti – Canada,
Messico e Stati Uniti – saranno inserite nel primo Pot, mentre le altre 39
squadre qualificate saranno distribuite nei quattro Pot di dodici squadre
ciascuno, basate sulla classifica mondiale Fifa maschile pubblicata mercoledì 19
novembre 2025. Infine, i due posti riservati alle squadre del torneo di
qualificazione ai Mondiali FIFA 2026, così come i quattro posti relativi alle
qualificazioni europee, saranno assegnati al quarto Pot. Tradotto: le vincitrici
dei playoff – compresa l’Italia – finiranno in quarta fascia.
* Pot 1: Canada, Messico, Stati Uniti, Spagna, Argentina, Francia, Inghilterra,
Brasile, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio e Germania.
* Pot 2: Croazia, Marocco, Colombia, Uruguay, Svizzera, Giappone, Senegal, Iran
PR, Repubblica di Corea, Ecuador, Austria e Australia.
* Pot 3: Norvegia, Panama, Egitto, Algeria, Scozia, Paraguay, Tunisia, Costa
d’Avorio, Uzbekistan, Qatar, Arabia Saudita e Sudafrica.
* Pot 4: Giordania, Capo Verde, Ghana, Curaçao, Haiti, Nuova Zelanda,
Qualificazioni Europee A, B, C e D, Qualificazioni Fifa 1 e 2.
COME SI SVOLGE IL SORTEGGIO DEI MONDIALI
Il sorteggio inizierà con tutte le squadre del Pot 1 che saranno distribuite dal
Gruppo A al Gruppo L. Verranno poi estratti i Pot 2, 3 e 4, in quest’ordine. Nel
Pot 1, Canada, Messico e Stati Uniti, come paesi ospitanti, saranno identificati
con palline di colori diversi. Visto il calendario delle partite pubblicato il 4
febbraio 2024, al Messico sarà assegnata la posizione A1 (palla verde), al
Canada posizione B1 (palla rossa) e ali Usa la posizione D1 (palla blu). Le
altre nove squadre del Pot 1 saranno identificate da nove palline dello stesso
colore e saranno automaticamente assegnate alla posizione 1 nel gruppo in cui
sono posizionate.
Per garantire l’equilibrio competitivo, si è optato per svolgere due sorteggi
separati fino alle semifinali del calendario delle partite. Per ottenere una
distribuzione equilibrata delle squadre, sono state applicate le seguenti
restrizioni al sorteggio per le prime quattro squadre del ranking Mondiale: la
Spagna, squadra migliore in classifica e Argentina, la seconda più alta, saranno
assegnate casualmente alle squadre opposte. Lo stesso principio si applicherà
alle squadre classificate terza e quarta (rispettivamente Francia e
Inghilterra).
Nei Pot 2, 3 e 4, la posizione delle squadre in ciascun gruppo sarà assegnata
secondo uno schema predefinito. In linea di principio, nessun gruppo conterrà
due squadre della stessa confederazione, con l’unica eccezione della Uefa,
rappresentata da 16 squadre. Ogni gruppo avrà almeno una e al massimo due
squadre Uefa.
L'articolo Mondiali 2026, le regole del sorteggio: in caso di qualificazione
l’Italia sarà nella stessa fascia di Curaçao, Haiti e Capo Verde proviene da Il
Fatto Quotidiano.
La nazionale rischia di rimanere fuori dai Mondiali per la terza volta di fila.
A fine marzo la doppia sfida contro Irlanda del Nord (in casa), e poi – si spera
– lo spareggio finale da giocare in trasferta contro la vincente tra Galles e
Bosnia rappresenta lo snodo decisivo per il futuro del pallone italiano.
Probabilmente un punto di non ritorno, perché rimanere fuori un’altra volta dai
Mondiali significherebbe davvero sparire in maniera quasi definitiva dal
panorama calcistico internazionale. Uno scenario da brividi che in qualsiasi
Paese normale porterebbe all’azzeramento immediato del sistema. Ma in
Federcalcio il presidente Gabriele Gravina mette già le mani avanti e fa capire
di non avere alcuna intenzione di dimettersi: “Non c’è una norma che lo
prevede”, risponde quasi provocatoriamente a chi gli chiede se il suo futuro è
legato al risultato degli spareggi.
Incredibile, ma fino a un certo punto. La notizia è che chi pensa che con una
sconfitta a marzo ci libereremmo automaticamente del peggior governo della
storia del calcio italiano, probabilmente si illude. Gravina ha già dimostrato
in passato di non avere alcuna vergogna dei risultati conseguiti sotto la
propria gestione, e di essere capace di andare avanti in sprezzo dell’opinione
pubblica e della decenza. È successo dopo la figuraccia contro la Macedonia del
Nord, archiviata con un’alzata di sopracciglia, mentre il suo predecessore
Tavecchio fu costretto a dimettersi dopo la Svezia. O la scorsa estate, agli
Europei 2024, dopo l’eliminazione agli ottavi con la Svizzera, forse il punto
più basso della nazionale in una grande manifestazione per come arrivò quella
sconfitta, ma comunque insufficiente a indurlo a farsi da parte.
Proprio quest’ultimo precedente viene chiamato in causa da Gravina nel suo
ragionamento: “Se n’era già parlato dopo la Svizzera, al nostro interno vige un
principio di democrazia sancito e dettato dalle norme federali, e la risposta è
stata un 98% di consenso. Quindi evidentemente c’è qualcosa che non torna”.
Gravina fa riferimento alle ultime elezioni, che nonostante risultati disastrosi
su tutti i fronti gli hanno riconfermato il mandato con percentuali bulgare.
Perché sa che la stessa situazione si riproporrà anche a marzo, comunque vada in
campo: l’intero sistema è nelle sue mani grazie ad una rete di potere
inscalfibile, ad oggi non esiste un’opposizione in grado di sfiduciarlo. Sa che
all’interno non corre pericoli. Forse soltanto un forte movimento d’opinione
pubblica o un’azione politica potrebbero mettere in discussione il suo potere,
ma fin qui non è successo.
Gravina del resto non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona e anzi è
pronto a rilanciare, come dimostrano le sue ultime mosse. Dall’inchiesta che la
procura federale sta chiudendo sul presidente dell’Aia, Antonio Zappi, che
sembra propedeutica a mettere le mani sul mondo arbitrale, con la creazione di
un nuovo soggetto per i fischietti di élite (la cosiddetta PGMOL, Professional
Game Match Officials Limited, sul modello inglese). All’assurdo progetto di
riforma dei campionati col taglio delle promozioni e retrocessioni, per
conquistarsi ulteriormente il favore dei club, anche a costo di dare il colpo di
grazia definitivo alla competitività del calcio italiano. Prima però c’è
l’incognita dei playoff a marzo, e per questo lascia solo una porticina aperta
quando parla di “riflessioni da fare, legate più ad una scelta di responsabilità
personale”: lo stesso bluff dello scorso anno, quando aveva confidato a destra e
manca di averne abbastanza, salvo poi ripresentarsi più forte di prima alle
urne. Infatti subito aggiunge: “Parlarne aprioristicamente mi sembra fuori
luogo. Soprattutto perché io per natura sono ottimista: andremo ai Mondiali”. Se
ne è convinto lui…
X: @lVendemiale
L'articolo Italia fuori dai Mondiali? Gravina mette già le mani avanti: “Nessuna
norma mi impone le dimissioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“L’Irlanda del Nord è una squadra fisica, con mentalità, che non molla mai, però
dobbiamo giocarcela. È alla nostra portata, servirà una grande partita ma ce la
possiamo giocare”. Così a Sky Sport il commissario tecnico della nazionale
italiana Gennaro Gattuso. Il ct ha commentato il sorteggio dei playoff Mondiali
2026 che vedrà gli azzurri in semifinale in casa contro l’Irlanda del Nord e in
finale in trasferta contro la vincente di Galles-Bosnia Erzegovina.
Ma Gattuso frena a RaiSport: “Dobbiamo commentare solo la gara contro l’Irlanda
del Nord, dove ci giochiamo tutto. Poi Galles e Bosnia hanno due ambienti
diversi, tipologie di gioco differenti, ma la testa è all’Irlanda del Nord e poi
speriamo di poter parlare di una delle altre due”. Perché l’Italia ha due
precedenti infelici con la selezione irlandese: uno nel lontano 1958, con
l’Italia che perse 2-1 e non si qualificò per la prima volta nella sua storia ai
Mondiali. Il secondo nel 2021: gli azzurri pareggiarono 0-0 all’ultima giornata
contro l’Irlanda del Nord e non riuscirono ad arrivare primi nel loro
raggruppamento, giocando (e perdendo) poi i playoff con la Svezia.
L’Irlanda del Nord è però un avversario sulla carta agevole. Una formazione con
una sola “stella” (Bradley, difensore del Liverpool), poi solo calciatori locali
o nelle serie inferiori inglesi. “Il problema non è tattico, tutti i moduli
hanno i pro e i contro ma il problema non è quello – ha aggiunto Gattuso -. In
questo momento dobbiamo lavorare sulla nostra fragilità perché abbiamo
dimostrato che quando facciamo le cose fatte bene siamo competitivi. Adesso
studieremo gli avversari e come affrontarla e dopo vediamo di fare meno danni
possibili”.
Uno dei temi che tiene banco nelle ultime settimane è quello relativo agli stage
in periodo playoff. Un modo per stare insieme, amalgamare il gruppo e
concentrarsi in vista di due appuntamenti decisivi per il calcio italiano.
L’Italia ha infatti saltato le ultime due edizioni dei Mondiali, perdendo ai
playoff contro Svezia prima e Macedonia del Nord poi.
“Gli stage? Non sta a me decidere, io faccio l’allenatore, abbiamo chi si occupa
di queste cose. Normale che più giorni disponibili abbiamo per stare insieme e
meglio è perché siamo all’11esima giornata e ci rivedremo alla 30esima con i
giochi già quasi fatti. Però io devo pensare a come stare a contatto con i
giocatori, guardarli negli occhi e parlarci, non solo di calcio. E speriamo di
riuscire a fare le cose nel verso giusto”, ha concluso Gattuso.
L'articolo Gattuso avverte: “Dobbiamo commentare solo la gara contro l’Irlanda
del Nord. Il problema non è tattico” proviene da Il Fatto Quotidiano.
È il giorno dei sorteggi dei playoff per i Mondiali 2026: l’Italia di Gennaro
Gattuso scopre il proprio percorso
L'articolo Diretta sorteggio playoff Mondiali 2026: a breve l’Italia scopre le
sue avversarie | Possibile rivincita con Svezia e Macedonia del Nord proviene da
Il Fatto Quotidiano.
Oggi alle ore 13 l’Italia conoscerà le proprie avversarie ai playoff per
qualificarsi ai Mondiali 2026. La formazione di Gennaro Gattuso è arrivata
seconda dietro alla Norvegia di Haaland ed è costretta a disputare i playoff per
la terza edizione consecutiva della Coppa del Mondo. Non ricordi positivi per
gli azzurri nel corso degli ultimi spareggi disputati: nel 2018 è arrivata
l’eliminazione contro la Svezia, mentre nel 2022 è arrivata un’altra disfatta
contro la Macedonia del Nord. E proprio Svezia e Macedonia del Nord sono due
delle possibili avversarie in semifinale dell’Italia nel proprio percorso
spareggi.
Ma non solo: c’è un’altra bestia nera che Barella e compagni potrebbero
ritrovare. Parliamo dell’Irlanda del Nord, che nel 1958 eliminò gli azzurri.
L’Italia non ha infatti partecipato alla fase finale di un Mondiale per tre
volte: nel 1958 eliminata per mano dell’Irlanda del Nord, nel 2018 dopo la
sconfitta contro la Svezia e quattro anni dopo per mano della Macedonia del
Nord. Queste sono tre delle quattro squadre che l’Italia può incontrare in
semifinale. La quarta è la Romania.
IL REGOLAMENTO DEI PLAYOFF MONDIALI
Oggi, giovedì 20 novembre, a Zurigo, alle ore 13, l’Italia conoscerà la propria
avversaria in semifinale (e l’eventuale avversaria in finale) dei playoff per
andare ai Mondiali 2026. Le 16 squadre qualificate ai playoff saranno divise in
quattro differenti percorsi di spareggio (A, B, C e D) e si sfideranno in
semifinale e finale, entrambe in gara secca. Le quattro vincitrici voleranno in
Messico, Canada e Stati Uniti. La selezione azzurra tornerà in campo a marzo,
con precisione giocherà la semifinale il 26 marzo 2026 (giovedì) e l’eventuale
finale il 31 marzo 2026 (martedì). Due date cruciali, da dentro o fuori.
La nazionale di Gattuso sarà inserita in prima fascia nei sorteggi in programma
a Zurigo giovedì grazie al miglior ranking. Barella e compagni affronteranno in
semifinale secca (in casa) una squadra di quarta fascia, dunque tra le quattro
“ripescate” grazie alla vittoria della Nations League 2024/25. E le quattro sono
le squadre già citate: Svezia, Macedonia del Nord, Irlanda del Nord e Romania.
Poi, in caso di eventuale finale, una squadra di seconda e terza fascia: se in
casa o meno verrà deciso dal sorteggio. Le possibili avversarie in finale sono:
Slovacchia, Galles, Repubblica Ceca, Polonia, Albania, Irlanda,
Bosnia-Erzegovina e Kosovo.
SORTEGGI PLAYOFF MONDIALI 2026: DOVE VEDERE IN TV E IN STREAMING
Il sorteggio dei playoff dei Mondiali 2026 si svolgerà giovedì 20 novembre alle
13 a Zurigo. L’evento sarà trasmesso in diretta in tv da Sky Sport e Rai Sport.
In streaming, invece, si potrà assistere al sorteggio su SkyGo, RaiPlay, Now e
sul canale ufficiale della Fifa.
L'articolo Mondiali 2026, è il giorno dei sorteggi playoff: per l’Italia in
semifinale c’è l’ombra di tre “bestie nere” proviene da Il Fatto Quotidiano.
La crema calcistica d’Europa si è qualificata in forza al mondiale: manchiamo
solo noi, costretti ad affrontare gli spareggi di marzo. Affronteremo in
semifinale una tra Svezia, Romania, Macedonia del Nord e Irlanda del Nord: il
sorteggio del 20 novembre a Zurigo ci dirà quale sarà l’incubo dei prossimi
quattro mesi. Due delle quattro possibili rivali, Svezia e Macedonia del Nord,
ci hanno già sbattuto la porta in faccia nei playoff 2018 e 2022. Per i valori
tecnici complessivi, nonostante un percorso di qualificazione fallimentare e un
posto agli spareggi ottenuto solo grazie alla Nations League, sarebbe
consigliabile evitare la nazionale scandinava. In attacco può schierare gente
come Isak e Gyokeres: non sono Haaland, ma possono far male.
L’ultimo turno ha promosso Spagna, Belgio, Svizzera, Austria e Scozia. La Roja
ha chiuso con il 2-2 con la Turchia, a Siviglia, un cammino trionfale. Il Belgio
si è divertito con il Liechtenstein (7-0). La Svizzera ha pareggiato 1-1 in
Kosovo. L’Austria è riuscita a ottenere il pass che la riporta al mondiale dopo
28 anni (nel 1998 l’ultima apparizione) grazie al gol di Gregoritsch che al
77esimo ha timbrato l’1-1 con la Bosnia. Una qualificazione batticuore, ma da
qualche tempo il calcio austriaco è in ripresa. L’impresa, e anche le immagini
più suggestive della serata, sono arrivate da Glasgow. Scozia-Danimarca è stata
una raffica di colpi di scena. Vantaggio dei padroni di casa con una rovesciata
da urlo di McTominay, pareggio su rigore di Hojlund e, appena quattro minuti, la
discutibilissima espulsione dell’ex romanista Kristensen per due cartellini
gialli. Il secondo è stato una forzatura dell’arbitro polacco Marciniak: ha
stravolto il match. La Scozia è tornata avanti con Shankland, ma la Danimarca,
che non ha mai abbassato la guardia, ha pareggiato all’81’ con l’ex Lecce Dorgu.
Qualificazione di nuovo nelle mani dei “rossi”, ma nel recupero i gol di Tierney
(93’) e McLean (98’) – quest’ultimo a segno da centrocampo, con il portiere
Schmeichel lontano dai pali dopo aver partecipato all’ultimo assalto – hanno
riportato la Scozia al mondiale, anche in questo caso dopo 28 anni di assenza.
La Scozia, battuta 3-2 dalla Grecia sabato scorso, ha affrontato la sfida
decisiva contro i danesi, avanti in classifica, con lo spirito giusto. “Dobbiamo
scendere in campo con la voglia di vincere e non con la paura del fallimento”,
le parole del ct Steve Clarke, che già ha condotto gli scozzesi alle fasi finali
degli europei 2020 e 2024. Lo spirito indomito della Tartan Army, la nazionale
più antica del mondo insieme a quella inglese – il 30 novembre 1872, a Glasgow,
le due squadre disputarono la prima partita internazionale della storia del
calcio, finì 0-0 -, è stato determinante, ma la Scozia non è solo agonismo:
McTominay, Tierney, Robertson, McGinn e Adams sono giocatori importanti.
Le qualificazioni europee hanno ribadito le gerarchie attuali. Inghilterra – la
prima a ottenere il pass -, Spagna e Francia sono candidate al titolo.
Portogallo – più spettacolare e più libero quando manca Cristiano Ronaldo – e
Germania hanno legittime ambizioni di puntare almeno alle semifinali. Belgio –
con un Doku straripante – e Svizzera sono le eterne mine vaganti. La Croazia sta
tenendo botta, nonostante l’età avanzata dei suoi migliori attori, da Modric (40
anni) a Perisic (36). La Norvegia di Haaland – ma non solo lui, Odegaard, Nusa,
Bobb, Sorloth e Strand Larsen sono gli altri punti di forza – può essere la
sorpresa del mondiale. L’Olanda è imprevedibile.
L’Italia deve solo far autocritica per gli errori commessi negli ultimi
vent’anni. Gli spareggi vanno preparati con intelligenza e umiltà. Una terza
bocciatura di fila sarebbe un record negativo per una nazionale di alto livello,
quattro volte campione iridata. Bisogna scendere dal piedistallo e accettare la
realtà: oggi dobbiamo festeggiare la qualificazione mondiale come una mezza
impresa. Una volta era la normalità, ma non si vive di ricordi.
L'articolo Dalla Spagna al ritorno dell’Austria fino all’impresa della Scozia:
tutta l’Europa che conta è già ai Mondiali (tranne noi) proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Un gol in rovesciata ad aprire, un altro da centrocampo a chiudere: la Scozia
batte 4-2 la Danimarca nello scontro diretto dell’ultima giornata di
qualificazione e vola ai Mondiali del 2026. Una qualificazione che arriva dopo
28 anni dall’ultima volta. Tutti piangono, ma Andrew Robertson – capitano della
nazionale scozzese e terzino del Liverpool – lo fa più degli altri.
Perché oltre all’emozione per un traguardo storico del paese, c’è anche una
componente intima e personale, rivelata a fine partita alla Bbc: “Non riuscivo a
togliermi dalla testa il mio amico Diogo Jota. Abbiamo parlato tanto della Coppa
del Mondo. L’ho nascosto bene, ma oggi sono a pezzi“.
Il Mondiale era il filo diretto che legava Robertson e Diogo Jota, calciatore
portoghese morto in un incidente stradale il 3 luglio del 2025 con il fratello
André Silva. “So l’età che ho, questa potrebbe essere la mia ultima possibilità
di andare ai Mondiali. Lui non è stato convocato l’ultima volta a causa di un
infortunio, io non ci sono stato perché la Scozia non si è qualificata e abbiamo
sempre discusso di come sarebbe stato partecipare ad un Mondiale insieme”, ha
rivelato l’esterno del Liverpool, che ha poi precisato di “voler giocare anche
per lui” nella competizione che si giocherà tra Usa, Canada e Messico
nell’estate del 2026.
“So che oggi starà sorridendo guardandomi. Sono felicissimo che sia finita così.
Questo gruppo di ragazzi, questo staff, è il miglior gruppo con cui sia mai
stato”, ha concluso il capitano della Scozia lasciandosi andare a un pianto
lunghissimo.
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L'articolo “Non riuscivo a togliermi dalla testa il mio amico, oggi sono a
pezzi”: Robertson in lacrime mentre la Scozia torna ai Mondiali dopo 28 anni
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ravenna, Livorno, Rimini, Cagliari. Non sono le tappe di un tour estivo ma le
città italiane con una popolazione simile pari (o quasi pari) a quella di
Curacao. Che incredibilmente andrà ai mondiali, da paese più piccolo ad essersi
mai qualificato. Decisivo il pareggio a Kingston contro la Giamaica, uno 0 a 0
difeso stoicamente (soprattutto nel secondo tempo) contro la seconda
classificata del gruppo B della CONCAF. La piccola isola era prima alla vigilia,
ma con un solo punto di vantaggio.
La selezione caraibica è allenata dall’olandese Dick Advocaat, che ora farà
incetta di record e statistiche. A 78 anni diventerà l’allenatore più vecchio di
sempre su una panchina mondiale, l’unico a presentarsi a due mondiali a 34 anni
e distanza e sicuramente l’unico ad aver allenato in entrambi i mondiali Usa.
Nel lontano 94 era infatti c.t. dell’Olanda. Sembrano solo curiosità casuali ma
Curacao è una nazionale in crescita: è 88esima nel ranking Fifa, nel 2017 ha
vinto la coppa dei Caraibi ed ha ottenuto un ottimo quarto di finale nella Gold
Cup del 2019. La storica prima volta ai Mondiali è stata festeggiata da tutta
l’isola, tra balli in piazza e fuochi d’artificio.
L'articolo Delirio a Curacao, un’intera isola in festa: è lo Stato più piccolo
della storia a qualificarsi ai Mondiali | Video proviene da Il Fatto Quotidiano.