Interessata a spegnere l’eco delle tensioni post regionali, Giorgia Meloni
mercoledì ha tentato di ricompattare la maggioranza trovando la quadra sui nodi
della manovra. Uno dei primi punti di caduta della trattativa riguarda il
dossier affitti brevi. L’accordo prevede che sul primo immobile affittato a fini
turistici continui ad applicarsi la cedolare secca al 21%, senza distinzione tra
chi gestisce direttamente l’affitto e chi si affida a intermediari immobiliari o
piattaforme digitali. L’aumento al 26% previsto dalla prima versione del ddl di
Bilancio scatterà solo dal secondo appartamento, mentre dal terzo in poi –
ricorda Il Sole 24 Ore – l’attività sarà considerata di natura imprenditoriale,
con conseguente obbligo di aprire la partita Iva. Una soluzione che risponde
alle richieste di Forza Italia e Noi Moderati.
In attesa del voto sugli emendamenti atteso per la prossima settimana, resta
irrisolta la questione delle coperture. Per sostenere le richieste dei partiti,
come emerso dopo il vertice a Palazzo Chigi, servirebbe circa un miliardo. Tra
le possibili fonti di introiti aggiuntivi, oltre alla “tassa sull’oro” che però
garantirebbe entrate limitate, l’aumento graduale dell’aliquota sulle
transazioni finanziarie nota come Tobin Tax: un emendamento di FdI propone di
portarla – per i trasferimenti di azioni – dal 2% attuale allo 0,3% dal 2027,
allo 0,35% nel 2028 e 0,4% dal 2029.
Secondo Il Sole tra le intese raggiunte ieri c’è anche la riscrittura della
norma che prevedeva l’esclusione dalla base imponibile del 95% dei dividendi
incassati da un’altra società solo per chi detiene almeno il 10% del capitale
della partecipata. Per l’accesso al regime che esenta da imposizione gran parte
dei dividendi derivanti dal possesso di partecipazioni societarie arriverà
invece una doppia soglia. Per godere dell’esenzione occorrerà possedere almeno
il 5% e mantenere la partecipazione per almeno tre anni.
Più fragile l’ipotesi della tassa da 2 euro sui mini-pacchi extra Ue. Mentre
verrà con tutta probabilità ritirato l’emendamento sull’“oro alla patria”,
quello che attribuiva formalmente allo Stato la proprietà delle riserve della
Banca d’Italia, che aveva attirato l’attenzione del Quirinale e avrebbe potuto
aprire contenziosi con la Bce.
Restano aperti altri dossier sensibili: la modifica allo stop alle compensazioni
tra crediti d’imposta e contributi previdenziali, assunzioni nelle forze
dell’ordine e ulteriore aumento dell’Irap sulle grandi banche con una franchigia
per gli istituti minori. Su questo fronte nel pomeriggio il governo incontrerà i
rappresentanti del mondo delle banche, delle assicurazioni e delle imprese per
fare il punto.
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immobile. Verso il ritiro la proposta sull’oro di Bankitalia proviene da Il
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