Alcune famiglie decidono di cambiare in modo estremo stili di vita, dal tipo di
casa all’alimentazione come quella vegana. Ma una domanda resta sempre la
stessa: come si garantisce la crescita sana di un bambino quando si adottano
scelte alimentari o abitative molto diverse da quelle comuni? La cronaca recente
della famiglia che viveva in un casolare isolato nel bosco a Palmoli, nel
Chietino, con tre figli piccoli, alimentazione rigorosamente vegetale, bagno a
secco e istruzione domestica non verificata, ha riacceso un dibattito che spesso
rischia di ridursi a uno scontro tra ideologie. Al di là di questo caso,
l’interesse è capire come certe scelte – quando diventano estreme o non
accompagnate dal supporto medico – possano incidere sulla nutrizione, sulla
crescita e sulla relazione del bambino con la famiglia e con i pari.
Tuttavia, quando si parla di alimentazione nei primi anni di vita, non ha senso
creare “buoni” e “cattivi”: ogni modello – onnivoro, vegetariano o vegano – può
essere equilibrato o carente. La differenza la fanno competenza, informazione e,
questo è il concetto chiave, il fatto che sia seguita dietro stretta
supervisione medica. Per mettere ordine nel dibattito, abbiamo raccolto il
parere del dottor Luciano Proietti, medico pediatra: ha seguito migliaia di
famiglie con approcci alimentari diversi e si occupa di educazione nutrizionale
nei primi anni di vita.
L’ESPERTO: “NEI PRIMI DUE ANNI SERVE UNA PIANIFICAZIONE ATTENTA”
Il primo interrogativo riguarda la dieta vegana: può essere adeguata nei primi
anni?
“Può esserlo, ma non è mai un percorso improvvisato – spiega Proietti. Nei
bambini sotto i due anni la dieta vegana richiede pianificazione attenta,
controlli regolari e integrazioni obbligatorie. Le carenze da monitorare sono
soprattutto vitamina B12 e vitamina D; più raramente ferro e omega-3. Nei primi
due anni, il cardine resta l’allattamento al seno o, se non possibile, una
formula per lattanti. Mai latte vaccino e mai bevande vegetali usate come
sostituti del latte materno che fornisce grassi essenziali, lattosio e nutrienti
critici che non si possono ottenere semplicemente aumentando frutta e verdura”.
Svezzamento vegetale: quali errori evitare?
“Nei primi due anni bisogna limitare la fibra, perché riduce l’assorbimento di
ferro, zinco e calcio. La frutta va proposta preferibilmente come puree o
succhi, non in grandi quantità integre. Si possono introdurre gradualmente
legumi ben cotti e lavorati; dopo i due anni anche semi oleosi e frutta secca,
ma solo in crema o polvere, per evitare rischi di soffocamento. I cereali
integrali andrebbero introdotti dopo i due anni, quando l’apparato digerente è
più maturo”.
Vitamina B12, vitamina D, ferro e omega-3
“La B12 va sempre integrata: è un pilastro, non un’opzione. La vitamina D va
integrata nella maggior parte dei bambini, anche non vegani. Ferro e omega-3
vanno controllati con esami mirati, non integrati a tappeto. L’importante è
monitorare crescita, peso, sviluppo psicomotorio e fare il punto con il
pediatra”.
Quanto conta il clima familiare?
“Un bambino cresce bene se vive in un ambiente affettuoso, regolato e coerente.
Anche una dieta più restrittiva può essere vissuta con serenità se il bambino
percepisce che fa parte di uno stile di vita condiviso, non di un’imposizione.
Quando arriverà il confronto con i pari – a scuola, alle feste, nei primi pranzi
fuori casa – è importante che sappia perché mangia in un certo modo, senza
sentirsi diverso o penalizzato. I bambini cresciuti in un clima positivo, anche
con scelte alimentari fuori dalla norma, sviluppano più facilmente abitudini
sane e durature”.
GLI ERRORI PIÙ COMUNI NELLE FAMIGLIE “ONNIVORE”
Fatti di cronaca di questo tipo che fanno notizia, non rischiano di fare
dimenticare i problemi più comuni e diffusi nella popolazione?
“Sì, gli estremi fanno notizia, ma la maggior parte dei problemi nutrizionali
nasce in contesti assolutamente ordinari. L’eccesso di zuccheri è quotidiano; i
cibi ultraprocessati sono percepiti come innocui ma contengono additivi, grassi
poco salutari e sale in eccesso. Le proteine animali sono spesso troppo
abbondanti rispetto alle linee guida, e verdure e legumi restano marginali. C’è
poi il tema dei contaminanti: microplastiche e sostanze derivate dal packaging
sono state rinvenute già nella placenta materna. Le ricerche attuali indicano
potenziali effetti su infiammazione, stress ossidativo e sviluppo neurologico”.
In definitiva, di fronte a certi casi estremi che ci interrogano, la domanda
giusta resta: il bambino cresce in salute, è seguito, è accompagnato nelle sue
scelte, vive in un ambiente affettivo equilibrato?”
“È qui che si gioca la vera differenza. Qualunque sia il modello alimentare
scelto”.
L'articolo “La dieta vegana nei primi anni di vita? Possibile, ma solo se
seguita da un medico”: il parere del pediatra proviene da Il Fatto Quotidiano.