Il proprietario di un labrador ha postato un video su Tiktok in cui il cane
abbaia alla telecamera quando lui è fuori. L’utente, il cui pseudonimo è “Beau
the Labracadabrador” ha raccontato che “Il cane ha capito che se abbaia alla
telecamera quando esco, mi viene inviata una notifica e io gli parlo”. Il
protagonista della storia ha esposto il suo dilemma: “Sono combattuto tra il
trovare questo comportamento super carino o straziante“. Il video ha totalizzato
oltre un milione di visualizzazioni e quasi 300 mila like.
LA REAZIONE DEGLI ISCRITTI
Su Tiktok il video che ritrae Beau davanti alla telecamera ha spopolato. Gli
utenti hanno commentato le immagini scrivendo: “Mi si spezza il cuore, il
cucciolo sente la tua mancanza“. Un altro iscritto alla piattaforma ha fatto un
parallelismo: “È come quando tuo figlio ti chiama a casa per le cose più
inutili”. “È così intelligente ad averlo capito. Vorrei che il mio cane sapesse
quanto spesso lo controllo, così capirebbe che in realtà non è mai solo perché
lo tengo d’occhio tutto il tempo” una terza persona ha lasciato questo commento
sotto il popolare video. Il proprietario di Beau vanta oltre 13 mila followers
su Tiktok. L’utente pubblica periodicamente video del cane in una serie di
situazioni adorabili.
> @beau.the.labracadabrador #labracadabrador #labrador #dog #funnydog ♬ original
> sound – Beau the Labracadabrador
L'articolo “Il mio cane ha capito che se abbaia alla telecamera mi arriva una
notifica e gli parlo. Sono combattuto: è carino o straziante?”: il dilemma su
Tiktok proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Animali
Giada Smania, nota sui social come Vaccapower, ha raccolto oltre 15 mila euro
grazie alle donazioni dei propri followers per curare la sua cagnolina. Peep, un
Golden retriever, si è ammalata di tumore. “Peep ha la leucemia mieloide acuta.
Non c’è molto che si può dire in questi casi, non vuol dire che morirà oggi ma è
un tumore molto aggressivo e che si sviluppa molto velocemente” ha scritto sui
social la ragazza.
Nei giorni successivi al post, il cane della ragazza ha iniziato le cure
chemioterapiche. Ogni ciclo costa circa 2.900 euro, una somma elevatissima che
ha spinto l’influencer ad aprire una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe.
In poche ore Vaccapowers ha raccolto oltre 15 mila euro grazie a più di 1700
donazioni dei suoi followers. La somma – e il gran numero di persone che hanno
partecipato all’evento – ha diviso l’opinione degli utenti sui social. Il
dibattito si è ampliato dopo l’intervento di don Andrea Forest, direttore della
Caritas di Vittorio Veneto che, parlando al Corriere del Veneto, si è chiesto
“quante persone avrebbero potuto essere aiutate con 15 mila euro“.
IL BOTTA E RISPOSTA
Giada Smania ha aggiornato periodicamente i suoi followers sugli sviluppi
riguardanti Peep. “L’oncologa mi ha spiegato che la qualità della sua vita
migliorerebbe in caso la chemio facesse effetto e potrebbe anche donarle 4 mesi
di vita in più” aveva dichiarato l’influencer parlando del Golden retriever. Le
costose cure e la conseguente donazione non sono state viste di buon occhio da
tutti. Don Andrea Forest si è detto positivamente colpito dall’affetto delle
persone che hanno versato soldi per aiutare la cagnolina. Il sacerdote,
tuttavia, ha aggiunto: “Si perde spesso una gerarchia dei valori e la
razionalità delle scelte”. E ancora: “Mi domando se la vita di un cane possa
essere sullo stesso piano di questo bisogno umanitario“.
Alle parole di don Forest han fatto seguito le dichiarazioni di Vaccapower. “La
raccolta fondi non l’ho aperta subito proprio perché mi metteva a disagio” ha
replicato la ragazza. Giada ha aggiunto: “Non avrei mai voluto chiedere aiuto, e
non lo avrei mai fatto se non per Peep”. L’influencer ha concluso la sua
risposta sottolineando che “gli eventuali fondi che avanzeranno verranno donati
ad associazioni che si occupano di aiutare animali malati o in difficoltà”. Alla
fine Peep non ce l’ha fatta. Come reso noto da Giada, la cagnolina è morta lo
scorso 9 dicembre.
> Visualizza questo post su Instagram
>
>
>
>
> Un post condiviso da Giada Smania ???? (@vaccapower)
L'articolo “Quante persone si potevano aiutare con quella cifra?”: il cane
dell’influencer Vaccapower si ammala e i followers le donano oltre 15 mila euro,
la rabbia della Caritas proviene da Il Fatto Quotidiano.
A Chernobyl, nel nord dell’Ucraina, a ottobre sono stati avvistati tre cani con
il pelo blu. Le immagini sono diventate virali sui social e molti utenti hanno
ricondotto il colore del pelo agli effetti delle radiazioni nucleari che ancora
pervadono la zona dopo il disastro del 1986. Gli scienziati del programma Dogs
of Chernobyl hanno fatto chiarezza in merito. Come riporta La Repubblica, gli
esperti del posto hanno accertato che i cani non sono blu a causa delle scorie
di uranio, bensì per una tintura proveniente da un bagno chimico rovesciato. I
tre cani, come sono soliti fare, si rotolavano tra gli escrementi e, di
conseguenza, nel liquido blu.
DOGS OF CHERNOBYL
La spiegazione, dunque, è meno scientifica e più disgustosa. Ad accertare i
fatti è stata l’associazione Dogs of Chernobyl che, dal 2017, assiste circa 700
cani provenienti dall’area circostante all’impianto nucleare. Negli scorsi mesi
la pagina aveva dichiarato sui social di aver scoperto i tre esemplari blu
durante la ricerca di cani da sterilizzare sul territorio. Dogs of Chernobyl ha
reso nota l’informazione senza fornire una risposta immediata. La pubblicazione
del post ha dunque suscitato scalpore e le teorie più differenti che, alla fine,
riconducevano tutte alla contaminazione da scorie radioattive.
A fare chiarezza ci ha pensato il biologo Timothy A. Mousseau, dell’Università
della South Carolina e consulente scientifico di Dogs of Chernobyl. Lo
scienziato ha dichiarato che: “La tintura blu proveniva da un bagno chimico
rovesciato, dove i cani si rotolavano negli escrementi, come sono soliti fare”.
E ancora: “La colorazione blu era semplicemente un segno del comportamento poco
igienico del cane“.
LE CONSEGUENZE DEL DISASTRO
Nell’area di Chernobyl, circa 46 chilometri quadrati, vivono circa 700 cani.
Questi sono “figli” della generazione di animali abbandonati in maniera
improvvisa il 26 aprile 1986, quando esplose il reattore 4 della centrale
atomica. Circa 120 mila persone abbandonarono in fretta le loro abitazioni per
scappare dalla nube tossica. Nel 2023 Science advances ha pubblicato uno studio
basato sull’analisi del Dna di 302 cani del sito. Gli scienziati hanno scoperto
differenze genetiche tra i cani che vagabondano attorno alla centrale e quelli
che vivono a 10 miglia di distanza. Quasi due anni dopo, su Plos one un gruppo
della North Carolina State University e della Columbia University ha pubblicato
su una ricerca che ha smentito i risultati di Science advances, escludendo
dunque mutazioni legate alla radioattività.
L'articolo Cani blu a Chernobyl colpa delle contaminazioni radioattive? Gli
scienziati fanno chiarezza sul colore del pelo (e la motivazione è disgustosa)
proviene da Il Fatto Quotidiano.
di Michele Versace
Da alcuni mesi, da quando la Ue ha declassato il lupo come specie protetta,
rendendolo di fatto suscettibile di abbattimenti pretestuosi, nel nostro paese
sono apparsi via via, sempre in numero crescente, articoli allarmanti sulla
presenza dei lupi nei boschi, nelle campagne e nei centri urbani.
Persone aggredite (non è mai stato dimostrato), armenti sbranati (cosa ci
sarebbe di strano?) e perfino cani (lasciati fuori casa) catturati dal
predatore.
Ai giornali, poi si sono sommati anche i servizi della tv, sia pubblica che
privata, a soffiare sul fuoco di una paura irrazionale e immotivata.
Questi avvistamenti e i presunti attacchi si sarebbero perpetrati sempre nelle
regioni centrosettentrionali, dove la gente non vedeva lupi da quasi un secolo,
e perciò non c’è da stupirsi di questa isteria, seppur pilotata, al limite del
reato di provocato allarme.
Dicono che a pensar male si commetta peccato ma si indovini quasi sempre, perciò
non posso fare a meno di credere che questi allarmismi, in determinate regioni e
Comuni, abbiano anche (se non solo) lo scopo di distrarre l’opinione pubblica da
problemi reali che la politica locale non è in grado di risolvere.
IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI
CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA
SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST
INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ
INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL
VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA
FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN
RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA”
POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ –
MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM
RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI!
L'articolo Panico lupi in Italia: sui media c’è allarmismo, ma credo che lo
scopo sia un altro proviene da Il Fatto Quotidiano.
All’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo, la Guardia di Finanza ha fermato un
uomo che trasportava nel suo bagaglio una testa essiccata di coccodrillo. Come
riporta Palermo Today, l’ispezione della valigia del passeggero, proveniente da
Bangkok e con scalo a Roma Fiumicino, ha permesso alle Fiamme Gialle e ai
Funzionari ADM dell’aeroporto Palermo-Punta Raisi di trovare la parte
dell’animale appartenente alla specie “Crocodylia spp” in via d’estinzione.
LA PROVENIENZA
L’accusato, un palermitano di rientro da un viaggio in Asia, ha acquistato il
manufatto in un mercato della capitale thailandese. La specie di coccodrillo in
questione è tipica della regioni tropicali e subtropicali del continente
asiatico. Per aggirare i controlli all’aeroporto di Bangkok, l’uomo aveva
avvolto la testa dell’animale essiccata in una busta di plastica. Dopo averla
fatta franca in Thailandia, il passeggero era atterrato a Roma e aveva poi preso
il volo diretto a Palermo. In Sicilia l’uomo ha dovuto aprire la valigia su
richiesta della Guardia di Finanza, che ha sequestrato il pezzo e denunciato
l’uomo.
LA PENA
Le Fiamme Gialle hanno denunciato l’uomo per crimini legati al commercio
illegale di flora e fauna. Al passeggero è stata contestata la condotta punita
dalla legge con un’ammenda dai 20 mila ai 200.000 euro o con l’arresto da tre
mesi a un anno. Il fenomeno del traffico illegale di flora e fauna e uno dei
temi che, proprio in questi giorni, è stato affrontato nella conferenza globale
Cites Cop20 che riunisce delegati di oltre 180 paesi in corso di svolgimento a
Samarcanda, in Uzbekistan.
L'articolo “Aveva una testa di coccodrillo in valigia”: la scoperta choc durante
i controlli all’aeroporto di Palermo. Rischia una multa da 200 mila euro
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una gattina trovata immobile in una pozzanghera sul retro di un’abitazione di
Indianapolis. In bilico tra la vita e la morte, ha trovato l’intervento dei
volontari di IndyHumane, che hanno ricostruito le condizioni iniziali
dell’animale e le successive fasi di crescita. La micina, chiamata Fallon, aveva
circa quattro giorni di vita e un peso di circa 110 grammi. Presentava
polidattilia e non era in grado di mantenere autonomamente la temperatura
corporea. Le sorelline ritrovate con lei non sono sopravvissute. I volontari
l’hanno stabilizzata con riscaldamento, alimentazione regolare e monitoraggio
costante.
Una delle volontarie, Kelsey, ha descritto come la gattina abbia iniziato subito
ad alimentarsi con vigore appena riscaldata. Quando ha aperto gli occhi, Fallon
ha iniziato a muoversi nello spazio circostante, mostrando capacità di
esplorazione progressive. Le zampette extra sembravano favorire l’equilibrio
durante le prime camminate. Dopo ogni pasto, la gattina si impegnava in attività
motorie adeguate all’età, incluse brevi scalate e piccoli salti. Una volta
raggiunti i 450 grammi, aveva già iniziato comportamenti tipici di un cucciolo
sicuro, con frequenti vocalizzazioni e attività di gioco.
Kelsey ha osservato come Fallon avesse bisogno di un riferimento della stessa
età per sviluppare abilità sociali adeguate, come la modulazione del morso e la
gestione dell’interazione fisica. La volontaria ha inoltre provato a fare
avvicinare il suo gatto adulto, Tucker, alla nuova arrivata, proprio per farli
interagire. Anche un’altra volontaria, Belinda, stava accudendo il quel periodo
una piccola gattina appena arrivata, Isla. Tra Fallon e Isla è scattata quasi
subito una complicità inusuale, tanto che le due hanno iniziato a condividere le
attività quotidiane, comprese corse, salti e riposo. Attualmente Fallon e Isla
sono cresciute e risultano pronte per il passaggio all’adozione. La convivenza
ha permesso a entrambe di sviluppare competenze sociali e comportamentali
adeguate alla loro età, favorendo un percorso di crescita stabile e monitorato
dai volontari.
> Visualizza questo post su Instagram
>
>
>
>
> Un post condiviso da Penny & The Fosters (@pennyandthefosters)
L'articolo La gattina Fallon è resuscitata: affetta da polidattilia era stata
trovata in fin di vita in una pozzanghera. Ora è pronta per l’adozione proviene
da Il Fatto Quotidiano.
“Chissà cosa pensano i polli?”. È questo uno dei quesiti da cui è partito il
progetto interdisciplinare che indaga il pensiero degli animali e in particolare
di come essi riescano ad adattarsi ai mutamenti ambientali fin dall’inizio della
vita. Tra i vincitori del Synergy Grant 2025 dell’Erc c’è Maria Loconsole, 32
anni, cresciuta a Bari e oggi ricercatrice all’Università di Padova, che ha
ottenuto – insieme al collega Elias Garcia-Pelegrin della National University of
Singapore – un finanziamento di quattro milioni di euro per sviluppare Flap
(Fostering learning and adaptation through predictability).
Loconsole, dopo il liceo a Bari, si è trasferita a Padova per laurea e dottorato
in Psicologia. Durante un periodo a Cambridge ha conosciuto Garcia-Pelegrin, con
cui ha iniziato a condividere “le stesse domande scientifiche”. Da questo
confronto è nato un progetto che unisce psicologia comparata e zoologia. La
ricercatrice ha spiegato: “Ci siamo chiesti cosa apprendono gli animali
dall’ambiente e su quanto presto questo avvenga“. L’obiettivo è osservare come
la mente animale risponda a contesti più o meno prevedibili e come queste
condizioni influenzino comportamento, cognizione sociale e strategie di
esplorazione.
Il progetto analizzerà due specie molto distanti: il pollo domestico,
“sovrappopolato e sfruttato”, e il bucero asiatico, in via d’estinzione. Secondo
Loconsole, sono accomunati dal fatto che “vivono entrambi in ambienti modificati
dall’uomo e devono imparare ad adattarsi rapidamente“. Per questo verrà studiato
come le esperienze dei primi giorni e settimane di vita influenzino “la capacità
di esplorare o di restare conservativi, la tendenza a fidarsi o diffidare
dell’ambiente“. Un altro obiettivo è valutare “quanto l’ambiente è affidabile o
non affidabile per questi animali e come questo influenzi la loro mente, con
effetti a cascata sul temperamento e sulle interazioni sociali“.
Le ricadute pratiche includono indicazioni per il benessere dei polli domestici
e strumenti per strategie di conservazione del bucero. Loconsole ha chiarito di
non provenire da una tradizione legata all’allevamento: “Sono nata in città, a
Bari… Ma questo lavoro ti costringe a vedere quanto gli animali siano
raffinati“.
Il Synergy Grant, tra i più selettivi dell’Erc, richiede team transdisciplinari
e progetti capaci di affrontare questioni non gestibili da un singolo
ricercatore. “Siamo rimasti sorpresi e siamo felicissimi per questa vittoria”,
ha affermato Loconsole. Il prorettore alla ricerca Fabio Zwirner ha sottolineato
il valore di questi programmi per la crescita dei giovani studiosi. Quanto al
futuro, la ricercatrice osserva: “La cosa più bella di questo lavoro è che si
può viaggiare tanto e collaborare tanto… Le possibilità sono infinite“.
L'articolo “Cosa pensano i polli?”: ecco lo studio sulla specie domestica
“sovrappopolata e sfruttata” e il bucero asiatico in via d’estinzione proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Dopo i 25 decessi registrati tra gennaio e marzo 2025 dal ministero della salute
indonesiano per contagio di rabbia, a Giacarta è entrata in vigore una nuova
legge che introduce il divieto del commercio e del consumo di carne di cane,
gatto e pipistrello.
La misura, formalizzata con il “Jakarta Regulation No. 36” del 2025 e attiva dal
24 novembre, proibisce la vendita di animali vivi, carcasse o prodotti—crudi o
lavorati—provenienti da specie considerate potenziali vettori di rabbia. Il
governatore Pramono Anung, citato dall’agenzia Antara, ha ricordato l’origine
del provvedimento: “Quando ho ricevuto gli amanti degli animali (il mese
scorso), ho promesso loro di istituire un regolamento”, esprimendo l’auspicio
che la misura possa contenere i contagi dopo i 25 decessi registrati tra gennaio
e marzo 2025 dal ministero della salute.
Il regolamento prevede un periodo di transizione di sei mesi. Secondo un
documento visionato da AFP, le sanzioni andranno da un ammonimento scritto fino
alla chiusura delle attività e alla revoca della licenza. In un messaggio
pubblico, il governatore ha confermato: “Ho firmato il regolamento… che
proibisce la vendita di animali che trasmettono la rabbia per scopi alimentari”,
precisando che il divieto riguarda “animali vivi, carne o altri prodotti, crudi
o lavorati”.
Le organizzazioni animaliste hanno accolto la decisione come un risultato
atteso. Dog Meat Free Indonesia ha dichiarato: “Questa politica è in linea con
il mandato della costituzione di proteggere tutto il popolo indonesiano e di
diventare una nazione giusta e civilizzata”. L’associazione stima che ogni mese
nella capitale vengano macellati circa 9.500 cani, il 97% dei quali trasportati
illegalmente da aree del Paese dove la rabbia è endemica.
Il governatore ha definito la situazione “molto preoccupante”, aggiungendo:
“Come città globale, Jakarta non dovrebbe accogliere tali pratiche”. Alcuni
ristoratori e consumatori hanno contestato la scelta, sostenendo motivazioni
culturali e credenze non supportate da evidenze scientifiche, tra cui il
presunto beneficio per i pazienti affetti da dengue.
Tuttavia, secondo la veterinaria Merry Ferdinandez, solo 11 delle 38 province
indonesiane risultano attualmente libere dalla rabbia, e il commercio illegale
potrebbe ridurre ulteriormente questo numero. Il provvedimento si inserisce nel
più ampio contesto regionale, in cui altri Paesi asiatici stanno rivedendo
pratiche analoghe, come la Corea del Sud che nel 2024 ha approvato una legge per
eliminare il settore entro il 2027.
L'articolo “Stop al consumo di carne di cane, gatto e pipistrello in Indonesia”:
dopo 25 decessi per contagio di rabbia il governatore passa all’azione proviene
da Il Fatto Quotidiano.
“Non riesco nemmeno a descrivere la sensazione perché era qualcosa per cui
avevamo lavorato così a lungo”, ha raccontato Elizabeth Henderson, ricercatrice
del Naval Information Warfare Center della Marina statunitense e autrice
principale dello studio pubblicato su Marine Mammal Science. La scoperta ha
qualcosa di incredibile. Si tratta dell’avvistamento e campionamento dello zifio
dai denti di ginkgo o anche detto mesoplodonte di Nishiwaki.
Un esemplare avvistato per la prima volta nel 2024 durante un escursione di
alcuni scienziati a bordo della nave Pacific Storm. Robert Pitman, allora
ricercatore dell’Oregon State University oggi in pensione, ha scoccato con una
balestra modificata una piccola freccia sul dorso di uno dei cetacei avvistati
quel giorno. La punta ha prelevato un frammento di pelle delle dimensioni di una
gomma da matita. Dopo un anno di analisi, proprio questo campione ha dimostrato
che il team aveva davanti una specie mai osservata prima in mare aperto.
“Tutti sulla barca stavano esultando perché ce l’avevamo, finalmente ce
l’avevamo”. La scoperta è arrivata dopo cinque anni di lavoro. Dal 2020,
Henderson e colleghi di Stati Uniti e Messico seguivano un gruppo di zifi che
produceva una chiamata distintiva, catalogata come BW43 e attribuita
inizialmente allo zifio di Perrin, un’altra specie mai vista in mare. Il team
era tornato sul posto per tre anni, prima con una barca a vela, poi con un
peschereccio noleggiato, senza risultati. Nel 2024 la collaborazione con
l’Oregon State University e l’uso della sua nave da ricerca si sono rivelati
decisivi: l’imbarcazione trainava un array di idrofoni e disponeva di una
piattaforma di osservazione con binocoli ad alta potenza capaci di individuare
balene a centinaia di metri.
Gli scienziati hanno evidenziato il ruolo dei sonar militari nelle aree
frequentate dagli zifi. “Sapere dove vivono aiuta a evitare esercitazioni
militari nelle loro aree chiave”, hanno spiegato, ricordando anche l’episodio
dell’albatro che ha tentato di sottrarre il campione raccolto: “A ripensarci è
molto divertente, ma in quel momento è stato molto stressante”, ha detto
Henderson. L’analisi successiva dei database acustici ha ridefinito la
distribuzione della specie. “Ora sappiamo che non è così e che abitano queste
acque tutto l’anno”, ha aggiunto.
L'articolo Dal campione prelevato sul dorso alla scoperta inaspettata: ecco come
è stato avvistato per la prima volta il Mesoplodonte di Nishiwaki proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Una sentenza destinata a far discutere arriva dal Tribunale di Lecce, che ha
affrontato un caso di grave incuria nei confronti di un animale domestico,
culminato in una condanna significativa. Un cane è precipitato accidentalmente
da un balcone, dopo che il suo padrone lo aveva lasciato da solo lì per ore. La
seconda sezione penale ha infatti riconosciuto la responsabilità dell’imputato
per abbandono di animali, imponendo un’ammenda di 5mila euro, il risarcimento
dei danni all’associazione animalista costituitasi parte civile e il pagamento
delle spese processuali.
Le indagini hanno ricostruito una situazione di forte sofferenza per il cane
coinvolto. L’uomo lo avrebbe lasciato stabilmente su un piccolo balcone al terzo
piano dell’edificio in cui vive, uno spazio giudicato del tutto insufficiente a
garantirne il benessere. L’animale risultava esposto alle intemperie e, in
alcune occasioni, anche legato a una corda. Una condizione che, come ricostruito
dal Tribunale, ha provocato una costante manifestazione di disagio, solitudine e
sofferenza.
Il dramma si è consumato quando il cane è morto precipitando dal balcone,
probabilmente a causa della presenza di una panca posizionata vicino alla
ringhiera, che potrebbe avergli consentito di oltrepassare accidentalmente la
protezione. La nota diffusa dal Tribunale sottolinea come, nel giudicare il
caso, sia stata applicata la legge 20 luglio 2004, n. 189, relativa alle
“Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di
impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non
autorizzate”. La riforma, ricorda il giudice, ha ampliato la tutela degli
animali riconoscendoli come esseri viventi meritevoli di protezione diretta e ha
introdotto nel Codice penale un’apposita sezione dedicata ai delitti contro il
sentimento degli animali.
La stessa legge ha inoltre portato alla creazione del reato di maltrattamento e
alla revisione di quello di abbandono, adeguando il quadro giuridico alla
crescente sensibilità collettiva verso il benessere animale. Una sensibilità che
trova conferma anche in decisioni come questa, che ribadiscono la centralità del
rispetto e della cura nei confronti degli animali domestici.
L'articolo Cane viene lasciato solo su un balcone cade e muore: il proprietario
condannato a una multa da 5mila euro proviene da Il Fatto Quotidiano.