Appendono 5 palle come addobbi di Natale ma i vicini condomini minacciano
denunce perché “non evocano” le feste natalizie. L’assurda vicenda è accaduta in
un edificio di Senigallia, in provincia di Ancona, dove all’esterno della
facciata di un appartamento condominiale invece di renne, babbi natali, fiocchi
di neve sono apparse una mezza dozzina di palle. “Sembrano più addobbi da
compleanno che natalizi”, hanno spiegato piccati i vicini di casa e appartenenti
allo stesso condominio.
Ma quella che sembrava una mera questione estetica è diventata legale: gli
oppositori alle palle come addobbo hanno chiesto l’intervento
dell’amministratore e ottenenuto l’ordine di rimozione della decorazione. Come
riporta AnconaToday, visto che la famiglia dell’addobbo poco natalizio ha
invitato i vicini bonariamente a non rompere … le p…e, al che questi si sono
imbufaliti e hanno minacciato addirittura vie legali. Il sito web marchigiano
segnale però che la famiglia rea di un addobbo considerato poco consono non ha
ceduto, ma rilanciato ricordando che è stato l’amministratore stesso a fine
novembre a ricevere l’annuncio delle palle da appendere e che non è giunta
alcuna contestazione a riguardo. Se mai l’azione legale andasse in porto si
spera che non ci sia qualche tribunale pronto ad istituire un processo per
cinque palle appese al balcone.
Credit foto: viveresenigallia.it
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denunciano in tribunale: “Sembrano più addobbi da compleanno che natalizi”
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È stato trovato dai Carabinieri riverso al suolo, gravemente ferito ma vivo, in
una zona impervia del territorio di Matelica (Macerata). Nazif Muslija, il
50enne di origine macedone accusato del femminicidio della moglie Sadjide
Muslija, era irreperibile da ieri: è accusato di omicidio volontario aggravato.
I sanitari del 118 sono intervenuti per stabilizzarlo. La sua auto, una Smart
bianca, è stata trovata abbandonata nei pressi del luogo di ritrovamento
dell’uomo, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti.
È lui il principale sospettato per il femminicidio della moglie Sadjide Muslija,
ritrovata mercoledì riversa sul letto con il volto sfigurato nella sua casa di
Pianello Vallesina, frazione di Monte Roberto, in provincia di Ancona. La donna
aveva già denunciato il marito. Il 50enne tra l’altro avrebbe dovuto frequentare
un percorso per uomini maltrattanti della durata di un anno, come previsto nel
patteggiamento, ma non lo ha fatto perché nell’associazione “non c’era posto”.
Quel percorso legato al suo patteggiamento a un anno e dieci mesi di reclusione
per le aggressioni e i maltrattamenti alla stessa moglie, non è mai iniziato.
L’uomo aveva un anno di tempo per svolgerlo da quando la sentenza era passata in
giudicato a settembre 2025: avrebbe dovuto fare incontri ogni due settimane per
una durata totale di 60 ore. L’avvocato dell’uomo, Antonio Gagliardi, ha
tuttavia affermato che “non c’era posto per l’uomo nell’associazione indicata
dal percorso”.
“Questa storia lascia l’amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di
violenza nello stesso modo. Credo che questo caso avrebbe meritato una corsia
preferenziale, che nel caso in specie non c’è stata”, ha commentato la
procuratrice capo della Repubblica ad Ancona, Monica Garulli, rispondendo alle
domande dei cronisti. “Io penso – ha aggiunto – che nel momento in cui si
individua una struttura deputata al percorso di recupero, per evitare il
pericolo di recidiva bisogna comprendere qual è il pericolo di recidiva e
differenziare i percorsi a seconda della gravità dei fatti. Credo che questo
caso avrebbe meritato una corsia preferenziale che nel caso in specie non c’è
stata. La legge però non lo consente- spiega Garulli – perché il giudice quando
emette una sentenza deve individuare e subordinare la sospensione condizionale
della pena alla partecipazione al percorso. Poi c’è la parte dell’esecuzione che
è rimessa a organi diversi da quelli giudiziari e non abbiamo possibilità di
intervento. Lì andrebbero meditate le situazioni che hanno una valenza
prioritaria, ma il giudice non può intervenire dando una corsia preferenziale,
ma penso che sarebbe auspicabile. Bisogna modellare il trattamento in relazione
alla gravità della situazione, bisogna che si consideri questo aspetto, che è un
profilo sostanziale, non formale”, conclude la magistrata.
Intanto fuori dall’abitazione dove la donna è stata trovata morta, i carabinieri
hanno trovato e sequestrato un tubo di ferro da cantiere: potrebbe essere l’arma
del delitto della 49enne di origine macedone. Il tubo sarà fatto analizzare per
vedere se le ferite riportate dalla donna, colpita alla testa e al torace, sono
compatibili e se ci siano le impronte del marito. La Procura disporrà l’autopsia
sul corpo della donna. I primi riscontri, fatti sul posto dal medico legale
Angelo Montana, hanno evidenziato diversi colpi severi sul cranio e sul corpo
della donna ritrovata sul letto. L’aggressione mortale sarebbe avvenuta al
mattino, anche se l’orario indicativo della morte sarà stabilito dall’autopsia.
Il tubo di ferro, che presenterebbe tracce ematiche, era appoggiato a un muro
esterno dell’abitazione: è un tubo vuoto all’interno, come quelli utilizzati per
le impalcature nei cantieri.
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denuncia e il percorso per uomini maltrattanti mai iniziato proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Picchiata a morte dentro la sua casa. L’ultimo femminicidio è avvenuto a
Pianello Vallesina, frazione di Monte Roberto, in provincia di Ancona. La
vittima è una donna macedone di 50 anni, ritrovata con il volto sfigurato, e i
sospetti degli investigatori sono tutti concentrati sul marito, un connazionale
che risulta irreperibile ed era stato arrestato ad aprile scorso per
maltrattamenti in famiglia.
I due, dopo una separazione, erano tornati a vivere insieme. Ora i carabinieri
stanno cercando di capire cosa sia accaduto tra la serata di lunedì e il momento
del ritrovamento del corpo, attorno alle 13. Il marito, operaio in un’azienda
del posto, non si trova e martedì mattina non si è presentato al lavoro.
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già arrestato per maltrattamenti proviene da Il Fatto Quotidiano.