Una grave infezione, contratta in ospedale dopo un intervento al cuore, ha
portato alla morte un uomo di 53 anni, residente a Cisterna di Latina. È la
convinzione della famiglia che ha presentato una denuncia contro l’European
Hospital di Roma. La moglie e i due figli ritengono che si sia trattato di un
caso di malasanità e, assistiti dall’avvocato Renato Mattatelli, attendono la
prima udienza fissata al 18 marzo 2026 presso il Tribunale di Roma come
raccontano i media locali.
Secondo il legale, il paziente non sarebbe stato adeguatamente informato né sui
reali rischi dell’operazione, inclusa la possibilità di morire, né sulle
eventuali alternative terapeutiche. Se avesse ricevuto una corretta
comunicazione medica, ritiene il legale come riporta LazioTv, l’uomo non avrebbe
mai acconsentito all’intervento.
La ricostruzione dei fatti risale al 2022. L’uomo, affetto sin dalla nascita da
una patologia cardiaca, si era sottoposto a un intervento chirurgico definito
dai medici come una procedura di routine, consigliata per migliorare la qualità
della vita ma non ritenuta indispensabile. Forte delle rassicurazioni ricevute e
fidandosi dei professionisti, aveva accettato l’operazione. Tuttavia, dopo tre
interventi e il sopraggiungere di un’infezione contratta durante il ricovero, le
sue condizioni erano rapidamente peggiorate fino al decesso.
Sarà ora il tribunale a stabilire se sussistano responsabilità da parte della
struttura sanitaria. “Quando è entrato in ospedale godeva di una salute
discreta, se non buona – spiega l’avvocato Mattatelli –. È ragionevole presumere
che le gravi infezioni che lo hanno ucciso siano di origine ospedaliera.”
Dall’analisi della cartella clinica e dai risultati dell’autopsia, il legale
afferma emergano prove di errori chirurgici, emorragie dovute alla rottura dei
punti di sutura e infezioni contratte durante il ricovero, elementi che
avrebbero causato in pochi giorni il collasso degli organi vitali e la morte del
paziente. Saranno il processo a stabilire le eventuali responsabilità.
L'articolo “Emorragia dopo la rottura dei punti di sutura e infezioni”, la
denuncia della famiglia contro l’ospedale proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Malasanità
“Chi perde un genitore è orfano, chi perde un coniuge è vedovo. Ma noi che
abbiamo perso un figlio, cosa siamo?”. Biagio Nuovo, è il padre di Thomas,
l’uomo romano morto 5 anni fa, il 15 dicembre 2020, a seguito di un errore
medico. Mercoledì nell’ambito del processo sono state ascoltate le testimonianze
di famiglia e amici. Il calvario era iniziato due anni prima, nell’aprile del
2018, quando il dentista a cui si era rivolto gli diagnosticò una semplice
gengivite invece del melanoma che poi l’avrebbe ucciso, nonostante i dubbi
dell’igienista dentale che regolarmente lo visitava. L’odontoiatra, a processo
per omicidio colposo, era stato rinviato a giudizio lo scorso anno dopo le
indagini preliminari.
La madre, Francesca Favaloro, ricorda così il figlio che a 44 anni ha dovuto
salutare due bambini piccoli. “Mi chiese ‘posso venire a stare da voi dopo
l’operazione? Non voglio farmi vedere da mio figlio così” racconta la donna
spiegando che l’uomo era rimasto con lei fino alla morte. Gli interventi
cominciano nel 2018, Thomas accusa solo un dolore alla gengiva. Poi continuano,
regolarmente, perché l’ascesso peggiora. Solo a fine gennaio 2019 arriva la
diagnosi di melanoma. “Dicono che certe cose passano col tempo, invece mio
figlio mi manca ogni giorno di più. Era un camperista, spesso mi portava con sé.
E invece adesso sono depresso, non voglio neanche uscire. Mio figlio era un
consulente aziendale, aveva un cliente nella palazzina di questo dentista che
gli ha consigliato di rivolgersi a lui. Lui aveva capito bene che se ne stava
andando e aveva iniziato a crearsi il suo ambiente della morte“.
Chiamato a testimoniare anche Massimiliano Gelordi, un grande amico di Thomas
oltre ad essere un suo collega. Parla del suo carattere “una persona eccezionale
e dalle grandi capacità. Alcuni clienti lo ricordano ancora oggi. Era un ragazzo
atletico e consapevole del suo fisico.” e parla delle paure della vittima che
“ha sempre avuto la convinzione che quello che aveva non fosse un semplice
ascesso, ma qualcosa di più serio. Noi colleghi lo prendevamo in giro, gli
davamo dell’ipocondriaco. E invece ha sempre avuto ragione“.
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dell’uomo che morì per un melanoma scambiato per ascesso proviene da Il Fatto
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