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Truffe a nome di Giorgia Meloni e Sigfrido Ranucci attraverso false mail Consob: l’allarme sulle nuove tecniche
Truffavano persone utilizzando false mail con indirizzi Consob fittizi. Per farlo si fingevano personalità conosciute come la premier Giorgia Meloni o il giornalista Sigfrido Ranucci. Le frodi riguardavano nello specifico trasferimenti inesistenti da conti esteri o ipotetici obblighi derivanti dalla Brexit. A dare l’allarme la stessa Consob, l’organo di controllo del mercato finanziario italiano, che ha pubblicato un’avvertenza per avvisare i risparmiatori. Nell’avviso si legge che lo scopo delle truffe era quello di indurre i risparmiatori a versare somme di denaro per ottenere i cosiddetti servizi di “recupero crediti” o per sbloccare fondi o cripto-valute inesistenti. Oscurati quindi 10 siti internet, 6 dei quali prestavano abusivamente servizi e attività di investimento su strumenti finanziari. I primi sei siti erano“FXInvest”, “ICCTRADES”, “FortivestTrade” , “Vorenixio” ,”Eurotradecfd” , “Morgan Capital Ltd – huriyettdaily.news”. Un altro sito, invece, promuoveva una piattaforma di trading non autorizzata ricorrendo alle immagini di personaggi pubblici come Ranucci e Meloni. I restanti tre siti (due dei quali sono “Druvaxio”; “Lucrumiagroup”) venivano prestati abusivamente per servizi di cripto-attività. Inoltre, Consob – che dal 2019 ha oscurato 1517 siti web – ha chiesto ad Apple di rimuovere dal proprio store l’applicazione DataShark GT, collegata a Eurotradecfd e utilizzata per offrire i finti servizi. Nel comunicato si legge: “La Consob richiama l’attenzione sull’evoluzione delle condotte ingannevoli che sfruttano internet per appropriarsi del denaro e dei dati personali degli utenti: è aumentato il ricorso a nuovi strumenti, come messaggi e–mail e siti web clonati, profili contraffatti di figure politiche, personaggi famosi e contenuti generati con sistemi di intelligenza artificiale – come immagini, voci o video – con l’obiettivo di indurre i risparmiatori ad effettuare scelte di investimento dannose”. L'articolo Truffe a nome di Giorgia Meloni e Sigfrido Ranucci attraverso false mail Consob: l’allarme sulle nuove tecniche proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Risulta un pedaggio non saldato”: attenzione ai falsi sms di Autostrade per l’Italia. Ecco come funziona la nuova truffa
Sugli smartphone circola una nuova truffa, questa volta legata ad Autostrade per l’Italia. Tramite la pratica illegale chiamata “phishing” i ladri rubano dati sensibili con un link allegato al messaggio. Nella notifica si legge “Autostrade per l,Italia: risulta un pedaggio non saldato”. Non c’è alcun errore di punteggiatura nella frase precedente, infatti è l’sms incriminato ad avere un apostrofo “caduto” tra l’articolo e la I maiuscola. Questo è senza dubbio un primo campanello d’allarme. Tuttavia, nella frenesia della vita odierna, può capitare di non prestare attenzione ai dettagli e, dunque, di aprire il messaggio e cliccare sul link allegato. Inserendo i propri dati i truffatori rubano password e codici personali con cui possono, tra le tante informazioni, sottrarre i numeri bancari e svuotare conti correnti. IL LINK TRUFFALDINO Il fulcro della truffa sta nel link allegato al messaggio. Cliccando sul sito indicato nell’sms da pc si viene reindirizzati sul sito ufficiale di Autostrade per l’Italia, arginando così la truffa. Il problema sussiste se si procede tramite telefono. Aprendo il link compare una pagina identica a quella di Autostrade che, però, è falsa. Il sito è replicato alla perfezione e utilizza un codice complesso che non richiede l’inserimento di dati tramite moduli standard, a differenze dei tradizionali siti di phishing. Nel caso della nuova truffa, con un collegamento nascosto i ladri rubando i dati inseriti in tempo reale tramite un server controllato. PHISHING-AS-A-SERVICE La truffa proviene dal mercato nero, da un pacchetto definito “phishing-as-a-service“. Quest’ultimo costa migliaia di euro ed è venduto su marketplace illegali. I criminali creano pagine con sistemi di verifica identici a quelli delle principali banche italiane e rubano dati come Pin o i codici Otp (One time password). I documenti raccolti vengono inviati a un secondo dominio, dove i dati personali e biometrici raccolti vengono abbinati a informazioni già rubate. Questo sistema di phishing permette di individuare la banca della vittima tramite il numero della carta fornito. In questo caso, i criminali possono monitorare e accedere in tempo reale ai conti correnti. Inoltre i ladri possono creare nuovi conti senza che il possessore se ne accorga o dia il proprio consenso. COME RICONOSCERE LA TRUFFA Autostrade per l’Italia ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo la truffa che circola. L’azienda ha sottolineato a Corriere Login che sul proprio sito è presente una nota per aiutare gli utenti a riconoscere ed evitare una truffa messa in atto tramite sms o e-mail. Autostrade ha ricordato anche che i canali ufficiali per il pagamento dei “Rapporti di Mancato Pagamento del Pedaggio sono esclusivamente quelli pubblicati sul sito www.autostrade.it“. Qualora si cadesse trappola dei criminali è fondamentale bloccare quanto prima le proprie carte e cambiare le password. L'articolo “Risulta un pedaggio non saldato”: attenzione ai falsi sms di Autostrade per l’Italia. Ecco come funziona la nuova truffa proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Mi stavo facendo fregare, chiedono la caparra e poi spariscono”: Paola Turani denuncia la truffa del gatto
“È pieno il web, io tonta mi stavo facendo fregare. La fregatura è dietro l’angolo. Ci stavamo cascando, quindi attenzione a non farvi fregare“. Con questo monito, l’influencer e imprenditrice Paola Turani ha rotto il silenzio sui social per denunciare una truffa online ben congegnata, che sfrutta la tenerezza dei cuccioli per estorcere denaro. La modella, che con il marito Riccardo Serpellini era in procinto di adottare un gattino, è riuscita a bloccare il bonifico all’ultimo minuto, dopo aver scoperto la frode. La vicenda, raccontata da Paola Turani in un reel sul suo profilo Instagram da due milioni di follower, è iniziata con la foto di un “meraviglioso gattino” inviata dal marito. “Lo chiamo e gli chiedo: ‘Sei sicuro?'”, ha esordito l’influencer. La rassicurazione della presunta proprietaria era, apparentemente, onesta: il gattino non proveniva da un allevamento, ma da privati, e per questo motivo bisognava pagare solo le spese del veterinario (circa 150 euro). La coppia si è subito entusiasmata all’idea di accogliere il felino, che avrebbe reso felicissimo il loro bambino, Enea. Ricevuta la conferma che c’erano altri due o tre persone in lista d’attesa, la decisione è stata presa in fretta: “Gli dico che lo blocchiamo subito e le facciamo un bonifico istantaneo”. La proprietaria ha inviato immediatamente i dati. Mentre si vedeva già con il gattino, l’influencer ha raccontato che al marito “è venuto un dubbio“. La coppia ha deciso di fare una ricerca veloce sul web. È bastato un attimo per imbattersi nella conferma della frode: “Fate attenzione a chi vi propone questo gattino perché è una truffa… Dicono di abitare a Varese… Chiedono la caparra, ma poi scompaiono. State attenti, sono state truffate un sacco di persone”. La ricerca ha svelato un copione ormai rodato: le foto e i video di cuccioli adorabili vengono usati in modo seriale per raccogliere caparre da persone disposte a pagare subito pur di non perdere l’animale. Dopo aver bloccato il bonifico, Turani ha tentato la controprova: “Blocco tutto, scrivo chiedendo carta d’identità, indirizzo. Sparita”. La rapidità con cui la finta proprietaria è svanita ha confermato la truffa. L’influencer ha voluto usare la sua notorietà per lanciare un monito alla sua vasta comunità: “Ci stavamo cascando, quindi attenzione a non farvi fregare“. Un avviso necessario, data la diffusione capillare di questo tipo di raggiro sui social. L'articolo “Mi stavo facendo fregare, chiedono la caparra e poi spariscono”: Paola Turani denuncia la truffa del gatto proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Non riuscivo a separarmici”, parla l’uomo che ritirava la pensione della madre morta travestito da lei
Parla per interposta persona l’uomo che fingeva di essere la madre deceduta per incassarne la pensione. E dice di averlo fatto per avere accanto a sé l’amata mamma e di provare vergogna per l’accaduto. Le parole sono affidate al suo avvocato, Francesco Ferrari, che scrive: “Il mio assistito vuole sottolineare come lo scopo del proprio agire non sia stato quello di trarre benefici patrimoniali dalle proprie condotte bensì quello di stare vicino alla mamma dalla quale non è mai riuscito a separarsi”. L’uomo, ex infermiere 56enne originario di Borgo Virgilio (Mantova) è stato soprannominato dai media internazionali Mrs. Doubtfire – come il famoso film di Robin Williams – ma la storia sembrerebbe più tragica del contorno grottesco che ha acquisito. L’uomo, che è stato denunciato, assicura di non avere responsabilità sulla morte della madre, Graziella Dall’Oglio, e di essere molto legato a lei. Ora la procura di Mantova ha però disposto un’autopsia per la donna, morta a 82 anni nel 2022. Il suo corpo è stato tenuto nascosto in cantina per tre anni. L’uomo ha scelto di non presenziare – assieme al proprio consulente – all’esame ribadendo che “non ci sono misteri, si è trattato di una morte naturale“. L’indagato ha confessato anche di aver pensato di tenere la donna in casa mummificata e avrebbe cambiato diversi hotel per sfuggire ai giornalisti. Sono state intanto aperte le indagini per occultamento di cadavere, truffa contro lo Stato, falso in atto pubblico e sostituzione di persona. L’ex infermiere assicura: nessun complice, nessuno sapeva nulla. Si dice pronto a risarcire lo stato e “sorretto dalla fede, confida nell’umana comprensione chiedendo di accettare la decisione di ritirarsi nel silenzio” conclude l’avvocato. L'articolo “Non riuscivo a separarmici”, parla l’uomo che ritirava la pensione della madre morta travestito da lei proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Nuovi guai per Adrian Sutil: il pilota ex Formula 1 arrestato per una maxi frode sulle auto di lusso
Ancora guai con la legge per Adrian Sutil, arrestato dopo un’operazione di polizia internazionale condotta dalla polizia tedesca, svizzera e monegasca. L’accusa è di traffico illecito di automobili di lusso e frode. Il pilota tedesco, non nuovo a problemi con i tribunali, si trova in custodia cautelare in un carcere vicino Stoccarda. Il blitz della polizia, riporta la Bild, è avvenuto nella cittadina di Sindelfingen vicino Stoccarda. L’avvocato dell’ex pilota ha rifiutato di commentare la notizia. La polizia ha spiegato che Sutil è accusato di “concorso in frode aggravata e concorso in appropriazione indebita“. Sutil, 42 anni, è ricordato per i suoi trascorsi nelle scuderie Spyker, Sauber e Force India. Ha corso in Formula 1 dal 2007 al 2011 e dal 2013 al 2014. Nel 2011, mentre era sotto contratto con la formazione indiana, Sutil si rese protagonista di una violenta rissa con l’ex capo della Lotus Eric Lux, colpito dal tedesco al collo con un calice di champagne. Il gesto costò all’uomo una denuncia per lesioni personali gravi e finì con 18 mesi di carcere (sospesi con la condizionale) oltre a 200mila euro di multa e l’assenza dall’intera stagione 2012. Il pilota ha corso 128 gran premi in carriera, e ha raccolto 124 punti. Ritiratosi nel 2015 dopo una stagione da terzo pilota alla Williams, il suo miglior piazzamento in carriera rimane il quarto posto a Monza nel GP d’Italia del 2009. L'articolo Nuovi guai per Adrian Sutil: il pilota ex Formula 1 arrestato per una maxi frode sulle auto di lusso proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“È la truffa Mrs. Doubtfire”: dalla Cnn ai tg di Sidney, il 56enne di Mantova travestito come la madre morta fa il giro del mondo
Le due foto a confronto ormai le hanno viste praticamente tutti. Da una parte una signora anziana, morta tre anni fa quando era 82enne. Dall’altra parte il figlio, ex infermiere, vestito e truccato da donna per tentare di ottenere il rinnovo della carta d’identità e continuare a riscuotere la pensione. La macabra truffa orchestrata da un 56enne di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova, ha fatto il giro del mondo. In Europa ne ha parlato tutti i principali media, da El Mundo in Spagna alla tedesca Bild. Negli Stati Uniti ne ha scritto la Cnn, spiegando ai suoi lettori che “le frodi sulle pensioni statali sono diffuse in Italia”. Ma anche il New York Post, che ha ribattezzato la storia come “la truffa Mrs. Doubtfire“, facendo riferimento al celebre film del 1993 con Robin Williams. Lo stesso accostamento è stato fatto anche da 9 news, emittente di Sidney in Australia, che ne ha perfino parlato nel suo telegiornale. “It’s a modern-day Mrs Doubtfire with a macabre twist”, è l’attacco del servizio australiano. In effetti, se Robin Williams si travestiva da domestica per vedere i propri figli, il 56enne di Mantova invece lo ha fatto per continuare a incassare la pensione della madre morte. Nel frattempo, aveva conservato nel locale lavanderia e coperto da più strati di lenzuola il cadavere mummificato dell’anziana. La truffa ai danni dell’Inps è durata diversi anni ed è stata coperta solo quando la carta d’identità della donna, che oggi avrebbe 85 anni, è scaduta. Per non perdere la pensione riscossa indebitamente, il figlio si è vestito da donna, ha indossato la parrucca e lo scorso 11 novembre si è presentato all’ufficio anagrafe di Borgo Virgilio. Fingendosi la madre, ha firmato tutti i documenti necessari al rinnovo e consegnato le fototessere, prima di allontanarsi. L’addetta allo sportello lo ha lasciato andare, ma insospettita ha allertato la Polizia locale del Comune in provincia di Mantova. L’ufficio anagrafe a quel punto ha ricontattato la finta anziana, chiedendole di tornare negli uffici per nuove firme la mattina del 19 novembre. All’appuntamento si è nuovamente presentato il figlio, sempre travestito da donna, con trucco e smalto sulle unghie. Scoperto dalla Polizia locale, ha ammesso tutto. L'articolo “È la truffa Mrs. Doubtfire”: dalla Cnn ai tg di Sidney, il 56enne di Mantova travestito come la madre morta fa il giro del mondo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Chiara Ferragni, la Procura chiede la condanna a un anno e 8 mesi per il Pandoro gate. Lei replica: “Fatto tutto in buona fede, nessuno ha lucrato”
Un anno e otto mesi: questa la condanna chiesta dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli per Chiara Ferragni, imputata con il suo ex braccio destro Fabio Damato e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia, per truffa aggravata dall’uso del mezzo informatico in relazione ai casi di presunta pubblicità ingannevole del Pandoro Balocco Pink Christmas e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi. L’influencer è arrivata presto questa mattina al Tribunale di Milano evitando così le telecamere e i flash dei paparazzi che l’aspettavano nel giorno dell’udienza a porte chiuse. I difensori dell’imprenditrice digitale, che ha sempre respinto le accuse, dovrebbero prendere la parola nella prossima udienza fissata per il 19 dicembre. Nel frattempo il giudice Ilio Mannucci Pacini è stato chiamato a esprimersi sulla richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’associazione “La casa del consumatore”, che ha rifiutato il risarcimento proposto dalla difesa. L’influencer, sostiene sempre la difesa, non ha commesso alcun reato, e come scrive il Corriere “ha già chiuso il fronte amministrativo ed effettuato donazioni per 3,4 milioni di euro”. Diverso il quadro delineato dai pm, secondo i quali l’imprenditrice digitale avrebbe ingannato follower e consumatori con presunti ingiusti profitti di circa 2,2 milioni di euro derivanti dalla vendita di pandori e uova di Pasqua, il cui prezzo però non comprendeva la beneficenza pubblicizzata. Più nel dettaglio, l’“operazione Balocco” avrebbe indotto “in errore un numero imprecisato di acquirenti” convinti che con il proprio acquisto avrebbero contribuito alla raccolta fondi a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. La procura sostiene che l’accordo si sarebbe rivelato diverso: le società dell’influencer avrebbero incassato “poco più di un milione di euro per pubblicizzare via Instagram l’iniziativa benefica per la quale la società Balocco aveva destinato 50mila euro a favore dell’ospedale, indipendentemente dalle vendite” si legge su Il Messaggero. Ai tempi in cui la polemica scoppiò, Ferragni aveva parlato di un “errore di comunicazione”, che si sarebbe verificato anche nel secondo caso contestato. “Tutto quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in buona fede, nessuno di noi ha lucrato”, scrive la testata romana a proposito del senso delle dichiarazioni spontanee rese in aula da Chiara Ferragni. I prossimi capitoli della vicenda verranno scritti il 19 dicembre e a gennaio, quando è prevista la sentenza. L'articolo Chiara Ferragni, la Procura chiede la condanna a un anno e 8 mesi per il Pandoro gate. Lei replica: “Fatto tutto in buona fede, nessuno ha lucrato” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Fioraia e avvocata arrestate: isolata anziana sola e malata per impadronirsi di 3 milioni di beni
Una fioraia e un’avvocata sono state arrestata a Catania con l’accusa di aver tentato di appropriarsi del patrimonio di una donna di 85 anni, una vedova senza figli, né parenti stretti. La fioraia, 65 anni, vicina di casa dell’anziana, è stata portata in carcere; la legale, 54 anni, è agli arresti domiciliari. L’indagine è partita dopo che un istituto bancario ha segnalato movimenti sospetti sui conti della donna. Da lì, la Squadra mobile ha ricostruito il piano, complesso e ben organizzato, per mettere le mani su un patrimonio di circa 3 milioni di euro. Secondo gli investigatori, la fioraia sarebbe stata la figura centrale del raggiro. Dopo aver conquistato la fiducia dell’anziana, avrebbe progressivamente isolato la donna dal mondo esterno, rendendola dipendente da lei e da sua figlia, anche quest’ultima indagata. Un rapporto che, secondo la Procura, avrebbe permesso alla fioraia di orientare le decisioni della vittima fino a convincerla a firmare documenti a lei sfavorevoli. Il ruolo dell’avvocata, invece, sarebbe stato quello di gestire gli aspetti più tecnici del piano: il trasferimento dei fondi in un nuovo istituto di credito, l’intervento di un consulente finanziario (anch’egli indagato) e il tentativo di far predisporre una procura speciale in suo favore. Una segretaria di studio notarile, pure indagata, avrebbe suggerito le modalità più semplici per completare l’operazione, compresa la stesura di un nuovo testamento che avrebbe cancellato quello precedente, in cui l’anziana aveva destinato tutto il patrimonio a un ente religioso legato a Padre Pio. Per rendere possibile il trasferimento dei beni, l’avvocata avrebbe anche cercato di ottenere un certificato medico che attestasse la piena capacità di intendere e di volere dell’85enne, nonostante – secondo gli inquirenti – le sue condizioni di salute mostrassero il contrario. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati tutti i beni riconducibili alla vittima, tranne l’appartamento in cui vive. Tra questi anche un garage che era già stato ceduto alla fioraia a un prezzo considerato “irrisorio” rispetto al valore reale. La donna, ritenuta vulnerabile e facilmente manipolabile, è stata affidata a un curatore che si occuperà della sua tutela e assistenza. L'articolo Fioraia e avvocata arrestate: isolata anziana sola e malata per impadronirsi di 3 milioni di beni proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lei lascia il marito per stare con lui, che le ruba tutti i soldi dal conto. Il processo a Torino
Persi di vista e ritrovati da adulti su Facebook. La scintilla che scoppia, ma che si scopre essere unilaterale troppo tardi. Succede a Torino dove un uomo è a processo con l’accusa di aver truffato oltre 56mila euro ad una donna di 55 anni. La storia inizia quando la donna si rivolge all’uomo sul social “perché suo papà dirigeva una squadra di calcio dilettantistica e volevo iscrivere mio figlio”. Poi i messaggi diventano sempre più privati, la donna si fida e si confida parlando dei problemi del suo matrimonio. L’uomo la consola e la convince a lasciare il marito per stare con lui. Agli inizi della relazione il 54enne le chiede inoltre di impegnare 20mila euro per aprire un ristorante nel vercellese, appena dopo la separazione le chiede 12mila euro per l’acquisto di un’auto, che la donna versa sul conto Postepay. Ma non sul conto dell’uomo, che è misterioso e mendace. “Li versai sulla Postepay di sua madre. Mi disse che lavorava per una squadra di serie A e che poi avrebbe svincolato alcuni investimenti per restituirmi il denaro. Sosteneva di avere 2 milioni fermi. Capivo che qualcosa tra di noi non andava, ma continuai a dargli il denaro per amicizia. Ero coinvolta emotivamente e non riuscivo a staccarmi”. La donna aveva aperto un conto bancario a suo nome per metterlo a disposizione dell’imputato, che racconta di non poterne avere uno per via di un processo in corso per evasione fiscale. L’uomo, difeso dall’avvocato Andrea Giovetti, ha alle spalle diversi precedenti per truffa, estorsione, ricettazione e appropriazione indebita. L’imputato dopo qualche tempo propone alla donna l’acquisto di una casa alla Crocetta, il quartiere più ambito di Torino, e le promette di andarci a vivere insieme. La donna apre anche un finanziamento a tal fine, ma l’uomo (che, come la donna, della casa aveva visto solo la facciata) intasca i 40mila euro versati dalla signora sulla PostePay. L’uomo diceva alla donna di lavorare per una squadra di Serie A, probabilmente sfruttando il ricordo calcistico che la vittima aveva di suo padre. La donna poi si ritrova licenziata e chiede il rimborso dei soldi all’uomo che, a parole sue, invece “aveva venduto la casa al padre di un calciatore e che aveva investito i 40 mila euro per entrare nella società che avrebbe costruito lo stadio a Bologna“. Nessuna circostanza simile viene ovviamente riscontrata, e dal conto della donna risultano centinaia di transazioni destinate all’uomo. La difesa, però, ritiene che i prestiti non siano stati ottenuti con l’inganno e che la vittima abbia volontariamente prestato i soldi all’imputato per rimanere legata a lui. L'articolo Lei lascia il marito per stare con lui, che le ruba tutti i soldi dal conto. Il processo a Torino proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Vi darò il doppio dei bitcoin che inviate a questo conto”: così il finto Jeff Bezos truffava milioni di utenti. Condannato il “super hacker” 26enne che si spacciava per Obama e Musk
“A causa del Covid, ho deciso di restituire alla comunità il mio contributo. Tutti i bitcoin inviati al conto indicato saranno restituiti, con una cifra raddoppiata. Arriverò a un massimo di 50 milioni di dollari”. Con questo messaggio, apparso apparentemente sul profilo ufficiale di Jeff Bezos, era scattata una delle più grandi truffe informatiche della storia recente. Ma dietro la tastiera non c’era il fondatore di Amazon, bensì Joseph O’Connor, un 26enne di Liverpool che per giorni ha tenuto in scacco la sicurezza mondiale del web. La sua corsa criminale è giunta al capolinea con una sentenza esemplare: cinque anni di carcere e l’obbligo di risarcire le vittime per una somma che sfiora i 5 milioni di dollari. La vicenda, ricostruita nei dettagli dal Daily Mail, ha svelato l’incredibile portata dell’attacco informatico orchestrato da O’Connor e dal suo team a partire dal 2020. Penetrando nelle reti interne di Twitter (oggi X), il gruppo è riuscito a prendere il controllo di oltre 130 profili di alto livello, trasformando le bacheche dei potenti della terra in vetrine per raggiri finanziari. La lista delle vittime hackerate è impressionante: da Joe Biden a Barack Obama, passando per magnati come Warren Buffett e Elon Musk, fino a star della musica come Kanye West e leader politici come Benjamin Netanyahu. Il meccanismo era semplice quanto efficace: sfruttando la credibilità di questi account, che raggiungevano complessivamente una platea di 350 milioni di utenti, gli hacker promettevano guadagni facili in cambio di un “piccolo” investimento iniziale di mille dollari in Bitcoin. L’attività criminale di O’Connor, però, non si limitava alla frode finanziaria. Le indagini hanno portato alla luce un lato ancora più oscuro: il cyber-stalking e l’estorsione. Il giovane hacker aveva preso di mira l’attrice Bella Thorne, riuscendo ad accedere ai suoi archivi privati e minacciandola di diffondere online immagini compromettenti se non avesse pagato. Parallelamente, il gruppo aveva violato i sistemi di un importante provider di criptovalute a Manhattan, arrivando a manomettere gli smartphone dei dirigenti per ottenere accessi privilegiati. La latitanza del “super hacker” è finita nel 2021 in Spagna, dove è stato arrestato prima di essere estradato negli Stati Uniti. Nonostante si fosse inizialmente dichiarato innocente, le prove schiaccianti hanno portato alla condanna definitiva. “O’Connor ha preso di mira individui molto conosciuti per ingannare gente ignara e privarla del loro denaro“, ha dichiarato Adrian Foster, rappresentante dell’accusa, sottolineando il successo delle autorità nel recupero dei fondi. “Abbiamo bloccato le sue criptovalute. Resta da stabilire in quale nazione egli abbia nascosto il denaro, ma una volta scoperto questo ultimo dettaglio, le vittime otterranno giustizia tramite i canali diplomatici”. Dietro il genio del male informatico, c’è però una storia di isolamento digitale iniziata molto presto. A rivelarlo è stata Sandra O’Connor, la madre del ragazzo, che ha cercato di spiegare l’origine della deriva criminale del figlio: “L’ossessione per il gaming ha spinto mio figlio a unirsi a una community di hackers: da lì è cominciato tutto”. Oggi, quel “tutto” si conclude dietro le sbarre, con il sequestro di tutti i beni accumulati illecitamente, tra Bitcoin e asset digitali, che torneranno nelle tasche di chi aveva creduto di leggere un tweet di Elon Musk o Barack Obama. L'articolo “Vi darò il doppio dei bitcoin che inviate a questo conto”: così il finto Jeff Bezos truffava milioni di utenti. Condannato il “super hacker” 26enne che si spacciava per Obama e Musk proviene da Il Fatto Quotidiano.
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