Nasce a Zocca la Scuola di Teatro Vasco Rossi, un corso sperimentale condotto da
Andrea Ferrari per over 14, al via da gennaio 2026 al Teatro Comunale di Zocca.
L’obiettivo? “Dare la possibilità alla gente di incontrarsi, non tanto per
imparare a recitare o diventare attore. Quello che facciamo è più bello e nasce
da un’esperienza che è stata molto importante per me”.
Il rocker ha ricordato a La Repubblica: “A scuola c’era la recita di Natale, che
si faceva tutti gli anni. Una volta la professoressa dice: “Guardate, io sono
stanca di fare queste cose, stavolta si è presentato un ragazzo che potrebbe
organizzarlo e verrà a parlarvi”. Arriva così questo Alvarez e ci fa: “Bene, chi
vuole partecipare quest’anno al teatro venga a casa mia domani pomeriggio”.
Andiamo tutti, quelli che facevano teatro già prima, ci mettiamo nel salone e
Alvarez va dal primo che vede e gli dice: “Urla!”. Quello lo guarda come un
matto e allora lui gli fa: “Te ne puoi andare”, poi va dal secondo e così via,
finché arriva da me. Io a quel punto penso proprio di scappare via… e invece,
senza rendermene conto, urlo”.
“Ho urlato più forte che potevo e sono rimasti tutti a bocca aperta. – ha
continuato – Poi abbiamo cominciato a incontrarci nella sua casa e l’anno dopo
presso un’altra sede nel paese. Prima inventavamo le cose da dire, i testi. Il
primo spettacolo eravamo tutti al buio: uno accendeva la pila e la puntava
sull’altro che faceva il suo monologo (…) Avevo scritto: “Mi sono fatto un
bozzolo della mia solitudine amara, un bozzolo d’oro e di cristallo. Per starci
bene. E di liquido fetale mi circondo … galleggio… e respiro delle mie branchie
diventate di amarezza folle e sublime”. La cosa incredibile è che dopo
quarant’anni e più io mi sono sentito proprio così”.
Poi i racconti dell’adolescenza: “Io da piccolo ero stato bullizzato dal punto
di vista fisico, come succedeva a tutti quelli più piccoli per taglia e per età,
perché io avevo fatto la primina. E poi anche dal punto di vista psicologico
quando sono andato a studiare a Modena, che per me era una città perché io
venivo dai monti. E negli anni Sessanta, quando dicevi che venivi da Zocca, la
gente ti guardava male, ci si vergognava quasi. Era una cosa che non si diceva
volentieri, perché ti sentivi come se fossi di serie B”.
E un curioso aneddoto: “Andavo al Collegio dei Salesiani e lì mi sono chiuso
completamente, proprio come in un bozzolo: non ho mai comunicato con nessuno per
tutto il tempo o quasi. A quei tempi nei collegi c’erano orari precisi per
tutto, era molto rigido. Alla fine sono stato proprio buttato fuori. Avevo solo
due amici, uno era anche lui di Zocca e avevamo combinato un guaio: compravamo
quelle riviste porno che si trovavano ai tempi e poi le attaccavamo come
manifesti sui muri del collegio, in alto, nei posti più visibili con la scritta:
Kazzik colpisce ancora”.
E infine: “Fecero un’ispezione e trovarono uno scritto nel foglio del mio amico
Moreno Diamanti dove c’era anche la mia calligrafia. Lui fu cacciato
immediatamente: era tutto contento. Il giorno dopo dissero anche a me: “Devi
andare a prendere il materasso perché ti hanno buttato fuori anche te”. Pensa
che allora i materassi ce li dovevamo portare noi da casa!”.
L'articolo “Io e due amici attaccavamo riviste porno sui muri del nostro
collegio con la scritta: ‘Kazzik colpisce ancora’. Avevamo combinato un guaio”:
il ricordo di Vasco Rossi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Cosa succede in città”, l’ottavo album di Vasco Rossi, compie 40 anni e per
l’occasione il 5 dicembre Carosello Records pubblicherà il cofanetto da
collezione “Cosa succede in città 40Th RPlay Edition”. Per lanciare il progetto
uscirà l’inedita versione di “Bolle di Sapone”, in una nuova veste sonora curata
da Vince Pàstano. Il brano sarà accompagnato anche da un videoclip animato.
“Anche se può sembrare un brano minore, per me è sempre stato un piccolo
capolavoro. – ha dichiarato Vasco Rossi – Sono riuscito a raccontare come nasce
e si scrive una canzone, la magia unica di mettere le parole su una musica.
Funziona così: se cerchi di scrivere un testo pensandoci e ripensandoci non
viene fuori niente. Se invece ti lasci andare, allora succedono delle cose. E
qui nasce la metafora delle bolle di sapone”.
E ancora: “Se soffi forte, non nascono, come non nascono i testi delle canzoni o
delle poesie quando li cerchi con troppa ostinazione. E allora non rimane che
aspettare, in attesa della magia della parola, della strofa, che all’improvviso
arriva da sola. Questo non significa rimanere passivi o scegliere di non fare
fatica, significa invece che per arrivare a parole vere, oneste, sincere e pure
quelle che vengono da dentro, devi stare attento e ‘soffiare’ piano come si fa
con le bolle di sapone”.
LA STORIA DI “COSA SUCCEDE IN CITTÀ”
Pubblicato il 9 giugno 1985, “Cosa succede in città” nasce in un momento di
transizione e diventa un momento di passaggio essenziale, uno snodo che apre la
strada a grandi classici come i successivi C’è chi dice no (1987) e Liberi
liberi (1989). È un disco che vende oltre seicentomila copie e viaggia su due
binari distinti: la dimensione collettiva della città come luogo di caos e
alienazione, e quella più intima che fotografa magistralmente la vulnerabilità
dei rapporti e della vita. Individualismo, maleducazione, culto della ricchezza,
confusione e perbenismo: sono questi i temi portanti, tra disillusione e nuova
consapevolezza, che attraversano le strofe del brano che dà il titolo al disco.
Una “cronaca” in presa diretta della metropoli anni Ottanta: lo smarrimento per
quel che succede “fuori”, che inevitabilmente ha ripercussioni “dentro”. Un
testo scritto quattro decenni fa che oggi suona più che mai attuale e
coincidente con la realtà: «Non c’è dubbio. Il mondo è sempre andato al
rovescio, ma adesso siamo al ribaltamento totale. Tutto è plateale, urlato,
sbattuto in faccia senza riguardi e il potere si mostra esattamente per quello
che è, senza pudori e senza vergogna.
La forza con cui “Cosa succede in città” arriva al pubblico è dirompente: il
disco resta in classifica per 29 settimane e uno dopo l’altro otto dei suoi nove
brani vengono trasmessi dalle radio., diventando di fatto dei classici senza
tempo. Un risultato eclatante, figlio di una tattica promozionale in totale
controtendenza rispetto alle strategie discografiche degli anni Ottanta (…).
L’obiettivo non è promuovere una canzone alla volta, ma far vivere l’esperienza
dell’ascolto dell’intero lavoro. – tratto dal libro intervista.
Quarant’anni e non sentirli: nove tracce che raccontano la realtà urbana, le
inquietudini di una generazione e la voglia di riscatto di un artista che non ha
mai smesso di mettersi in gioco, l’album resta una testimonianza autentica di
un’epoca in fermento. (tratto dalle note dell’album)
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attento e soffiare piano come si fa con le bolle di sapone”: Vasco Rossi celebra
i 40 anni di “Cosa succede in città” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il mondo dello spettacolo commosso per la scomparsa di Ornella Vanoni. La
celebre cantante aveva in mente diversi progetti discografici. A rivelarlo il
suo amico e produttore di lunga data. “Ultimamente aveva registrato la cover di
Vivere di Vasco Rossi, credo uscirà per la Bmg. Quando l’ho sentita mi è venuta
la pelle d’oca, non so che effetto potrà fare ora”, ha detto a La Repubblica
Lavezzi.
Immediata la reazione di Vasco Rossi: “È una grande…. Non so come spiegare, una
grande emozione sapere che la grande Ornella Vanoni… La straordinaria,
simpatica, eccezionale Vanoni abbia interpretato proprio poco tempo fa, quindi
prima di lasciarci, ‘Vivere’ che è una canzone che in effetti a questo punto
cantata da lei, secondo me, prende una notevole forza. Non so come spiegare…
Sono cose straordinarie. Ecco, queste sono le cose che non si possono spiegare
con delle parole, ma solo ascoltando e stando in silenzio. Evviva!” .
Abbiamo contattato fonti della Bmg, la casa discografica dell’artista scomparsa,
che ci ha confermato: “Con Ornella eravamo attivi a diverse cose molto carine e
di profilo. Faremo in modo, nel rispetto dei tempi e del momento così delicato,
di gestire eventuali future pubblicazioni. Il dettaglio dei brani è tutto da
verificare a livello qualitativo in studio. Di certo sarà nostra premura non
pubblicare prodotti che non sono stati approvati da lei e non rispettosi del
livello qualitativo alto che lei ci ha abituati ad avere nell’ultimo periodo”.
Ornella Vanoni si era già cimentata con un altro brano di Vasco Rossi, “Ogni
volta”, contenuto nel disco “Live al Blue Note”, uscito nel 2010.
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una grande, sono cose straordinarie”. La discografica Bmg: “Garantiremo la
qualità” proviene da Il Fatto Quotidiano.