Il Comune di Roma deve risarcire i danni da rumore e da smog provocati dal
traffico ai residenti in prossimità di via del Foro Italico in Roma, nel tratto
della tangenziale est. Lo ha stabilito la terza sezione della Cassazione civile
con una sentenza (n. 29798) pubblicata pochi giorni fa, il 12 novembre 2025,
affermando che è dovere del Comune osservare, per le strade cittadine, le regole
tecniche e i canoni di diligenza e prudenza idonei ad evitare che il traffico
della zona provochi rumori intollerabili e smog oltre i limiti in danno degli
abitanti.
Tanto più che una prima sentenza aveva già condannato, con riferimento al
rumore, il Comune di Roma a “predisporre idonee misure affinché – nel tratto
stradale ove insistono le abitazioni degli attori/appellanti e interessato pure
dall’immissione di polveri sottili – sia collocato un limite di velocità
veicolare di 30 km/h, oltre che a provvedere a proprie cure e spese
all’eliminazione delle immissioni sonore nocive attraverso la collocazione di
pannelli fonoassorbenti”.
In particolare, la Cassazione ha respinto con decisione l’argomento principale
(peraltro di grande attualità, in vista del prossimo referendum) avanzato
dall’amministrazione capitolina, secondo cui solo il Comune può stabilire i
limiti di velocità sulle strade, osservando che non si tratta di comportamenti
discrezionali della pubblica amministrazione ma di “un’attività soggetta al
principio del neminem laedere”; per cui, “in presenza di immissioni
intollerabili, dipendenti dal contegno della pubblica amministrazione“
proprietaria delle strade, non può esservi alcuna discrezionalità in quanto è in
gioco la salute dei cittadini. E pertanto, non vi è alcuna invasione di campo da
parte della magistratura e l’amministrazione “può essere condannata al
risarcimento del danno, così come al facere necessario a ricondurre le dette
immissioni al di sotto della soglia della normale tollerabilità”.
Conclusione della Suprema Corte: il ricorso deve essere respinto e il Comune di
Roma deve corrispondere a ciascuno dei proprietari-abitanti cittadini che hanno
fatto causa un risarcimento di 10.000 euro ciascuno.
Trattasi, come è evidente, di una sentenza, a dir poco, della massima rilevanza
in quanto apre la porta a migliaia di ricorsi da parte di chi è costretto a
vivere in una città con alto tasso di inquinamento per smog e rumore. Con
milioni di euro che questi Comuni dovrebbero pagare per danni ai cittadini che
vivono nelle zone più inquinate. Situazione che non riguarda solo Roma ma anche
molte altre città italiane, fra cui spiccano Napoli, Palermo, Genova, Messina,
Torino e Milano.
Tanto più che non si tratta di una sentenza isolata. Pochi mesi fa, su
iniziativa di Greenpeace e altri, il nostro massimo organo giurisdizionale, la
Cassazione a sezioni unite, con una pronuncia rivoluzionaria (n. 20381 del 21
luglio 2025), ribaltando la sua precedente giurisprudenza, aveva infatti già
affermato la competenza dei giudici italiani a decidere per cause intentate al
fine di ottenere il risarcimento dei danni provocati dal mancato rispetto di
misure relative al cambiamento climatico come quelle per la limitazione delle
emissioni; aggiungendo che, parallelamente al dovere degli Stati e delle aziende
inquinanti di agire per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello
comunitario, esiste un diritto dei cittadini a ottenere il risarcimento dei
danni provocati da questo comportamento che lede il loro “diritto alla vita e al
rispetto della vita privata e famigliare”, tutelato dalla Convenzione europea
per i diritti dell’uomo.
E proprio per questo, in totale consonanza con la nostra Costituzione e con la
giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte
internazionale di giustizia, aveva respinto anche in quel caso tutte le
obiezioni secondo cui non si possono sindacare la libertà di impresa sancita
dalla Costituzione, né misure che presuppongono valutazioni di natura
politico-legislativa di competenza di organi politici.
L'articolo Il comune di Roma deve 10mila euro di risarcimento ai cittadini che
vivono in zone inquinate: una sentenza storica proviene da Il Fatto Quotidiano.