L’uomo forte del Pakistan sta per diventarlo ancora di più. Anzi, la riforma
costituzionale che il parlamento del paese asiatico ha appena approvato lo sta
per rendere di fatto intoccabile. Con tutte le potenziali conseguenze del caso
sull’equilibrio di un paese tanto popoloso e forte militarmente quanto fragile.
Per non parlare delle possibili ricadute regionali. La figura in questione è
quella del generale Asim Munir, capo dell’esercito di Islamabad che, sulla base
della nuova normativa, salirà al vertice assoluto delle forze di difesa
pachistane, arrivando a guidare anche la marina e l’aviazione. Non solo: la
nuova posizione gli garantirà anche l’immunità perpetua da qualunque eventuale
procedimento giudiziario nei suoi confronti, rendendolo, appunto, intoccabile.
Il Pakistan, che dispone di un ingente arsenale nucleare, non è nuovo a
situazioni di questo tipo. L’ultimo esempio in ordine di tempo è quello che,
dopo un colpo di stato, vide dal 1999 al 2008 governare sul paese Pervez
Musharraf. L’attuale contesto però è ulteriormente complicato dal fatto che le
modifiche legislative approvate dai parlamentari pachistani porteranno anche
alla creazione di una corte giudiziaria federale al di sopra della Corte
Suprema. I membri del nuovo organismo saranno scelti dal governo, favorendo di
fatto il controllo del potere esecutivo, e quindi politico, su quello
giudiziario.
Ovviamente non sono mancate proteste, tensioni interne che potrebbero aumentare
di intensità, ma la strada sembra segnata. Un percorso che ha portato numerosi
analisti a parlare addirittura di un vero e proprio colpo di stato. Va detto che
in Pakistan le forze armate sono da sempre considerate le vere detentrici del
potere. Una presa che non riguarda solamente la sfera prettamente politica e
legislativa, ma che si allarga anche a quella economica e che non risparmia
nessun settore, da quello finanziario a quello commerciale. Questo controllo
assume di volta in volta la forma di conglomerati di varia natura o di
fondazioni, che servono comunque allo scopo di garantire ai militari una grande
influenza.
Sulla base dell’assunto che tra uomini forti ci si intende, Munir è uno dei
fautori del grande riavvicinamento tra il Pakistan e gli Stati Uniti guidati da
Donald Trump. Il generale pachistano ha incontrato il presidente Usa già tre
volte quest’anno, in un caso addirittura alla Casa Bianca (nella foto a sinistra
insieme al primo ministro pakistano Muhammad Shehbaz Sharif), e l’intesa tra i
due traspare dalle immagini che li ritraggono insieme. La fase di grande calore
tra Islamabad e Washington è legata anche alle operazioni di lobbying che il
Pakistan sta portando avanti, una campagna di posizionamento messa a terra a
suon di investimenti di milioni di dollari utilizzati per influenzare la visione
dell’amministrazione statunitense nei confronti del paese asiatico. E che ha
dato i suoi frutti, considerando anche che alcune aziende Usa stanno iniziando a
investire nell’economia pachistana e che Trump ha imposto al Pakistan dazi tra i
più bassi a livello asiatico. A differenza di quanto invece fatto nei confronti
dell’India.
Proprio Nuova Delhi è uno degli attori che con più attenzione guardano a quanto
succede all’interno dell’odiato vicino. Munir ha spesso usato toni molto duri
nei confronti dell’India ed è chiaro che gli attuali sviluppi non rassicurano
sul futuro il paese guidato dal primo ministro Narendra Modi. I due confinanti
sono oltretutto appena stati scossi da attentati che hanno colpito le rispettive
capitali, causando in entrambi i casi più di dieci vittime. È raro che Islamabad
e Nuova Delhi vengano interessate da attacchi terroristici e ovviamente non sono
mancate accuse reciproche anche se sembra che nel primo caso a essere coinvolta
sia la filiale pachistana dei Talebani. Una situazione che ha spinto il ministro
degli Esteri pachistano a parlare di “stato di guerra”.
Parlando di Talebani entra in gioco l’Afghanistan. I rapporti con il Pakistan
sono sempre più tesi – a metà ottobre lungo il confine si sono verificati gli
scontri più pesanti degli ultimi anni –, mentre l’India sta compiendo passi di
grande avvicinamento al movimento fondamentalista che guida Kabul. Questo
soprattutto in chiave anti-pachistana e per rompere il senso di isolamento
regionale di cui Nuova Delhi soffre a corrente alternata. Considerando che anche
le forze armate indiane dispongono di un arsenale nucleare, una militarizzazione
del subcontinente – anche con la definitiva presa del potere da parte dei
militari in Pakistan – non può che causare preoccupazione.
L'articolo Il Pakistan si affida al super-generale che piace a Trump e lo rende
intoccabile. Il ruolo Usa e le tensioni con l’India proviene da Il Fatto
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