Ammonterà a 40 euro al mese e verrà erogato in un’unica soluzione (l’importo
sarà quindi pari a 480 euro) tra dicembre 2025 e (al massimo) febbraio 2026.
Stiamo parlando del bonus mamme 2025, per il quale le dirette interessate devono
presentare la domanda entro il 9 dicembre. Chi dovesse maturare i requisiti
oltre quella data ha la possibilità di inoltrare l’istanza entro e non oltre il
31 gennaio 2026.
Particolarità del bonus mamme 2025 è quella di essere esentasse e di non
influire sul calcolo dell’Isee.
BONUS MAMME, CHI HA DIRITTO A RICEVERLO
Il bonus mamme 2025 spetta alle donne lavoratrici dipendenti – sia quelle con
contratto a tempo indeterminato che a quelle con contratto a tempo determinato –
ma anche alle autonome e alle libere professioniste. Per accedere al contributo
è necessario avere un reddito inferiore a 40.000 euro e almeno due figli:
l’agevolazione decade nel momento in cui il figlio più piccolo compie dieci
anni. Non possono ottenerlo le lavoratrici domestiche.
Le lavoratrici dotate di partita Iva devono essere iscritte alle gestioni
previdenziali obbligatorie autonome o alle casse professionali. In questo caso
il contributo viene riconosciuto sulla base dei mesi di iscrizione al fondo di
appartenenza o alla cassa professionale nel corso del 2025. Alle lavoratrici
autonome iscritte alla Gestione Separata Inps, invece, il contributo viene
riconosciuto per i periodi nei quali hanno effettivamente lavorato nel 2025. Non
possono accedere all’agevolazione, invece, quante abbiano delle cariche sociali
e le imprenditrici che non siano iscritte all’Ago o a delle forme previdenziali
che esonerino dall’iscrizione a quest’ultima.
QUANDO VIENE EFFETTUATO IL PAGAMENTO
A fornire le indicazioni precise e dettagliate di quando verrà effettuato il
pagamento è stata direttamente l’Inps, con la circolare n. 139/2025. Chi
presenta la domanda entro la scadenza del 9 dicembre dovrebbe ricevere il
contributo per tutto l’anno entro il mese di dicembre 2025.
Tempistiche leggermente più lunghe per le lavoratrici che dovessero maturare i
requisiti nel periodo compreso tra il 9 ed il 31 dicembre 2025: in questo caso
la domanda va presentata entro il 31 gennaio 2026. Si allungano anche i tempi
dell’erogazione del contributo, che dovrebbe arrivare entro il mese di febbraio
2026.
COME VIENE EROGATO IL CONTRIBUTO
Perché il bonus venga erogato correttamente, è necessario che nel momento in cui
viene presentata la domanda vengano indicate anche le modalità di pagamento, che
possono essere l’accredito su un conto corrente dotato di un Iban o un bonifico
domiciliato.
COSA È PREVISTO PER LE LAVORATRICI CON PIÙ DI TRE FIGLI
Le donne con tre o più figli possono accedere ad un tipo diverso di esonero
contributivo, pari al 100% della quota Ivs a loro carico per un valore massimo
pari a 3.000 euro all’anno che corrispondono a 250 euro al mese: l’agevolazione
è stata confermata fino al 31 dicembre 2026.
L’accesso alla misura spetta fino al compimento del diciottesimo anno d’età del
figlio più piccolo.
QUANTE DONNE SONO INTERESSATE DALLA MISURA
Secondo le stime dell’Istat ad essere interessate dal bonus mamme 2025 sarebbero
almeno 870.000 lavoratrici, la maggior parte delle quali – almeno 695.000 – sono
dipendenti.
Un recente rapporto Istat-Cnel ha ricordato che tra le donne in età compresa tra
i 25 ed i 34 anni meno di una su due è occupata.
L'articolo Bonus mamme, ultimo giorno per chiedere il contributo da 480 euro.
Ecco chi ne ha diritto proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Si acuisce ulteriormente lo scontro al Teatro la Fenice di Venezia, dove dal 22
settembre scorso la totalità dei dipendenti chiede il ritiro dell’incarico di
direttrice musicale a Beatrice Venezi. Nelle stesse ore in cui la direzione
aveva fatto circolare il dato di un aumento degli abbonati, volto a stemperare
l’idea di una difficoltà del teatro (Venezi però entrerà in carica nel 2026, e
proprio nel 2026 oltre 150 abbonati hanno minacciato di non rinnovare) arriva
dalla rappresentanza sindacale unitaria la notizia che il consiglio d’indirizzo
del Teatro/Fondazione, il 19 novembre – nella stessa riunione in cui aveva dato
il sostegno a Venezi e al sovrintendente Nicola Colabianchi che l’ha nominata –
ha votato all’unanimità di non erogare la rata invernale del cosiddetto “welfare
aziendale”, un bonus di circa 1.300 euro (diviso in due rate) che da sette anni
veniva dato ai lavoratori del Teatro, dati gli ottimi risultati ottenuti.
Ne dà notizia la rappresentanza sindacale unitaria del Teatro, definendo la
scelta punitiva. Si tratta di un bonus istituito nel 2018, di circa 1.300 euro,
trattato e confermato di anno in anno. “Uno strumento di gratificazione
economica che le lavoratrici e i lavoratori di questo teatro si sono guadagnati
con anni di impegno e con anni di bilanci in pareggio, unici in Italia”
sottolineano le rappresentanze sindacali. Un modo anche per alzare compensi
fissati da un contratto collettivo nazionale, che a Venezia centro, per forza di
cose, vale decisamente meno che in altri capoluoghi di regione. “Siamo
profondamente delusi dalla decisione del Cdi, presa peraltro a un mese dal
Natale” continua la Rsu, mentre la dirigenza parla “da un decennio del “modello
Fenice”, chi questo modello lo costruisce ogni giorno, oggi viene punito. Punito
per aver espresso, in modo legittimo e democratico, un’opinione diversa dalla
loro. Punito per un dissenso che non è personale, ma condiviso dal mondo del
lavoro che rappresentiamo”.
La direzione del Teatro da parte sua conferma il congelamento del bonus, ma lo
rimette a semplici ragioni di bilancio. “La decisione sarà riesaminata nel
prossimo Consiglio di Indirizzo di primavera 2026, in occasione
dell’approvazione definitiva del bilancio 2025, quando il quadro
economico-finanziario sarà completo e definitivo. La sospensione è dovuta alle
attuali condizioni che non consentono, al momento, di disporre di previsioni
affidabili per una valutazione prudente e responsabile”. La direzione precisa
anche che “tale anticipazione welfare fa riferimento all’anno 2025, e
rappresenta una prestazione unilaterale e liberale dalla Fondazione. Essa non è
prevista dalla contrattazione collettiva”. Ma questo i dipendenti del teatro lo
sapevano bene.
Al Fatto raccontano che poche settimane fa si era parlato della possibilità o
meno di vedere confermato questo bonus, e gli era stato detto che non ci
sarebbero stati problemi. Ma, d’altronde, gli era anche stato detto, quattro
giorni prima della nomina a direttrice musicale, che Beatrice Venezi non sarebbe
stata nominata presto, e non senza il loro consenso. “Ma vogliamo rassicurare
tutti: i mezzi ritorsivi adottati non ci intimoriscono – ribadiscono i
dipendenti del teatro – Ci auguriamo che chi ha il potere di cambiare questa
triste decisione pensi ai lavoratori non come pericolosi sovversivi ma come
cittadini che sono consapevoli di avere un significativo ruolo sociale e che ce
la mettono tutta per esprimerlo al meglio dentro e fuori il proprio orario di
lavoro”.
La frattura all’interno del Teatro, che ormai vede una divisione netta tra
dipendenti e dirigenza (venerdì l’ultima protesta, sostenuta dal pubblico, in
occasione dell’apertura della stagione lirica) si fa più netta. Neppure nel
2024, quando i lavoratori – per motivi diversi, legati all’organizzazione
aziendale – avevano scioperato tre volte, si era pensato di sospendere il bonus.
L'articolo Il pacco di Natale della Fenice ai dipendenti dopo il caso Venezi:
bloccato il bonus. I sindacati: “Scelta punitiva” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
La Legge di Bilancio 2026 ha esteso a fino al 31 dicembre 2028 il credito
d’imposta Zes Unica. L’agevolazione, rivolta alle aziende che decidono di
investire nel sud Italia, è stata prorogata per il prossimo triennio: per
coprire gli investimenti in beni strumentali che effettueranno le aziende è
stato previsto uno stanziamento pari a circa 4 miliardi di euro.
Il legislatore ha anche definito quali debbano essere le tempistiche per
effettuare gli interventi e quando debba essere trasmessa all’Agenzia delle
Entrate la comunicazione contenente il rendiconto dettagliato degli interventi
effettuati.
CREDITO D’IMPOSTA ZES UNICA, INVESTIMENTI INCENTIVATI FINO AL 2028
Ad introdurre il credito d’imposta Zes Unica è stato il Decreto Legge n.
124/2023: questa agevolazione, prorogata dalla manovra 2026, è rivolta alle
imprese che hanno investito in beni strumentali nella zona economica speciale
per il Mezzogiorno, al cui interno sono comprese Campania, Puglia, Basilicata,
Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo.
Da quanto si apprende dal ddl di Bilancio bollinato dalla Ragioneria Generale
dello Stato verranno stanziati circa 4 miliardi di euro per coprire
finanziariamente l’agevolazione fino al 31 dicembre 2028. Entrando nello
specifico è prevista l’erogazione di 2,3 miliardi per il 2026, 1 miliardo per il
2027 e 750 milioni per il 2028. A questi importi si aggiungono i 2,2 miliardi di
euro che la manovra 2025 ha stanziato per quest’anno.
Ai fini pratici viene esteso il periodo entro il quale è possibile effettuare
gli investimenti: a quelli che sono stati effettuati nel periodo compreso tra il
1° gennaio ed il 15 novembre 2025 si andranno ad aggiungere quelli che le
imprese effettueranno nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2026 ed il 31
dicembre 2028.
LE COMUNICAZIONI VANNO EFFETTUATE FINO AL 30 MAGGIO
Per accedere al credito d’imposta Zes il legislatore ha confermato le stesse
modalità già operative e che le imprese conoscono già. Per poter fruire del
credito d’imposta Zes nel corso del 2026, è necessario che i diretti interessati
comunichino all’Agenzia delle Entrate l’ammontare delle spese ammissibili che
sono state sostenute a partire dallo scorso 1° gennaio 2025 e che prevedono di
sostenere fino al 31 dicembre 2026.
Sempre che non intervengano delle novità all’ultimo momento nel corso dell’esame
parlamentare della Manovra, la finestra temporale per inviare la comunicazione
si aprirà il prossimo 31 marzo per chiudersi al 30 maggio 2026.
Rimangono confermate anche le tempistiche nel corso degli anni successivi: gli
investimenti che sono stati effettivamente completati devono essere dichiarati –
per non perdere l’agevolazione – nella comunicazione integrativa che deve essere
inviata tra il 3 gennaio ed il 17 gennaio di ogni anno. Significa che per gli
investimenti realizzati nel corso del 2026 la finestra di riferimento per la
trasmissione della comunicazione integrativa è il 2027.
LA COMUNICAZIONE INTEGRATIVA
All’interno di questa comunicazione deve essere contenuta l’indicazione
dell’ammontare del credito d’imposta maturato in relazione agli investimenti che
sono stati realmente effettuati, dei quali le aziende devono essere in possesso
delle fatture elettroniche e degli estremi delle certificazioni che sono state
previste dal decreto del 17 maggio 2024 del Ministro per gli affari europei, il
Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Nella comunicazione integrativa dovrà essere indicato un ammontare di
investimenti effettivamente realizzati che non deve essere superiore a quelli
indicati all’interno della comunicazione provvisoria.
I modelli da utilizzare per effettuare queste comunicazioni e le modalità di
trasmissione telematica verranno messi a disposizione direttamente dall’Agenzia
delle Entrata, che emanerà un provvedimento entro 30 giorni dall’entrata in
vigore della Legge di Bilancio 2026.
Ogni singolo beneficiario potrà usufruire di un importo massimo pari al credito
d’imposta che risulta dalla comunicazione integrativa moltiplicato per la
percentuale che la stessa AdE provvederà ad annunciare ogni anno con un apposito
provvedimento.
L'articolo Credito di imposta per la Zes unica prorogato fino a fine 2028: ecco
quali investimenti copre proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il bonus genitori separati o divorziati è un contributo per sostenere le spese
di affitto. Partirà dal prossimo 1° gennaio ed è una delle novità previste dal
ddl di Bilancio, che crea un fondo da 20 milioni di euro per sostenere le
famiglie che stanno attraversando dei periodi di fragilità finanziaria. E,
soprattutto, con l’intento di dare una mano a quanti fanno fatica a far fronte
alle spese per l’alloggio.
BONUS GENITORI SEPARATI, A CHI È DESTINATO
Il bonus genitori separati è destinato a madri e padri che non hanno conservato
l’assegnazione della casa familiare e, da un punto di vista strettamente
fiscale, hanno a carico figli con un’età inferiore a 21 anni. Siamo davanti ad
una precisazione rilevante, perché aiuta a restringere la categoria di genitori
a cui è destinato il contributo, che oltre ad essere divorziati si trovano in
una posizione finanziaria debole. Quanti sono costretti ad abbandonare
l’abitazione coniugale, infatti, si trovano nella situazione di dover trovare un
nuovo alloggio, ma allo stesso tempo devono contribuire al sostentamento dei
figli.
Ma che cosa si intende per figli a carico? Sono quelli che, in base alla
normativa fiscale, non superano alcuni limiti di reddito individuale: devono
avere un reddito annuo inferiore a 4.000 euro al lordo degli oneri deducibili.
COME DEVE ESSERE RICHIESTO IL CONTRIBUTO
Le modalità operative attraverso le quali verrà attuato il bonus saranno
delineate attraverso un apposito decreto, che verrà emanato dal ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con quello dell’Economia e delle
Finanze. Nel provvedimento verranno specificati, in modo dettagliato, i criteri
per accedere, le procedure per inoltrare le domande, le somme che verranno
effettivamente riconosciute ai richiedenti e le soglie reddituali per poter
richiedere il contributo.
Stando alle prime indiscrezioni il sistema si dovrebbe basare su un modello a
domanda: questo significa che i genitori interessati ad ottenerlo dovranno
presentare un’istanza formale di richiesta, alla quale dovranno essere allegati
i documenti utili a dimostrare quale sia la propria condizione economica.
COME VERRÀ EROGATO
Deve essere chiarito anche in quale forma verrà erogato: il contributo potrebbe
concretizzarsi in un versamento una tantum o con periodicità regolare o come
un’agevolazione fiscale in grado di ridurre il peso delle imposte che il
genitore deve versare.
L’intervento dovrà rispettare il tetto di spesa stabilito in 20 milioni di euro
annui e dovrebbe attestarsi a 800 euro al mese, se dovesse essere confermato
l’importo erogato in passato.
Ufficialmente il nuovo contributo dovrebbe partire dal prossimo 1° gennaio 2026,
ma non è detto che le richieste possano essere inviate fin da inizio anno. È
necessario attendere la pubblicazione del decreto attuativo, che è atteso nel
corso dei primi mesi del prossimo anno.
QUALI DOCUMENTI SARANNO NECESSARI
Dato che il contributo sarà erogato fino ad esaurimento fondi, è bene prepararsi
fin da subito per presentare la domanda. I documenti da raccogliere per accedere
al bonus genitori separati sono la sentenza di separazione o divorzio,
l’attestazione di pagamento dell’affitto della nuova abitazione, i documenti
fiscali dei figli a carico e l’Isee aggiornato.
Riuscire ad avere la documentazione a disposizione il prima possibile permetterà
di inoltrare la richiesta del contributo velocemente e aumentare le possibilità
per ottenerlo, dato che il fondo si potrebbe esaurire rapidamente.
L'articolo Bonus genitori separati, in arrivo il contributo per chi ha figli a
carico e deve pagarsi un affitto proviene da Il Fatto Quotidiano.
E’ il giorno del click day per il bonus elettrodomestici. E la forte richiesta
ha mandato in tilt per qualche minuto il servizi attivato sulla App Io e anche
la possibilità di fare la richiesta sul portale BonusElettrodomestici.it. Le
difficoltà erano emerse già nel primo mattino sulla app, che reindirizzava sul
sito. La situazione si era poi normalizzata ma poi si sono verificati altri
disagi. Ora la situazione sembra tornata alla normalità. La società che gestisce
i due servizi sta monitorando le molte richieste e si stima che già oggi possano
esaurirsi i fondi previsti per l’iniziativa, che ammontano a 48,1 milioni di
euro.
Il bonus consiste in un contributo erogato sotto forma di voucher, destinato
all’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica da parte degli
utenti che sostituiscono apparecchiature obsolete. Obiettivo è favorire il
risparmio energetico e promuovere il corretto smaltimento dei vecchi apparecchi.
Il voucher copre fino al 30% del costo di acquisto, con un massimale di 100 euro
per nucleo familiare e di 200 euro per i nuclei con ISEE inferiore a 25.000 mila
euro annui.
L'articolo Bonus elettrodomestici, boom di richieste: app e sito in affanno
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Al via, dopo una lunga attesa, il bonus elettrodomestici. Dalle 7 di martedì 18
novembre i consumatori potranno presentare la domanda di adesione tramite la app
IO oppure sul sito dedicato www.bonuselettrodomestici.it. Il bonus consiste in
un contributo erogato sotto forma di voucher, destinato all’acquisto di
elettrodomestici ad alta efficienza energetica da parte degli utenti che
sostituiscono apparecchiature obsolete. Obiettivo è favorire il risparmio
energetico e promuovere il corretto smaltimento dei vecchi apparecchi.
Il voucher copre fino al 30% del costo di acquisto, con un massimale di 100 euro
per nucleo familiare e di 200 euro per i nuclei con ISEE inferiore a 25.000 euro
annui. Per il 2025, le risorse complessive destinate agli utenti finali
ammontano a 48,1 milioni di euro, a valere sul fondo istituito presso il
ministero delle Imprese e del Made in Italy. La piattaforma informatica per la
presentazione delle domande è gestita da PagoPA, mentre le attività istruttorie
sono svolte da Invitalia, soggetti gestori della misura. Accertato il possesso
dei requisiti, la piattaforma rilascerà un codice alfanumerico con allegato
l’importo massimo spendibile per il nuovo elettrodomestico. Dopo aver completato
l’acquisto, lo sconto verrà applicato direttamente all’interno della fattura
emessa dal venditore.
Ma quanto è possibile risparmiare sulla bolletta elettrica cambiando gli
apparecchi? Facile.it ha analizzato i consumi di una famiglia tipo (2.700 kWh
l’anno) e una tariffa energetica pari a 0,31 euro al kWh. Il risparmio è stato
calcolato confrontando i consumi degli elettrodomestici con l’etichetta
energetica più alta e quelli con l’etichetta più bassa. Prendendo in
considerazione un frigorifero con congelatore da 350 litri in classe energetica
F, il risparmio conseguibile passando a un modello più moderno in classe A è
pari a 64 euro l’anno, il 67% in meno.
Per un forno da 70 litri in classe B, considerando 220 cicli di cottura l’anno,
si arriva a spendere fino a 76 euro in bolletta elettrica; a parità di utilizzo,
passare ad un modello in classe A+++ consente di ridurre i costi del 66%, con un
risparmio intorno ai 50 euro. Passando alla lavatrice, per ogni ciclo di
lavaggio, considerando un modello da 9kg in classe F, si impiegano circa 0,97
kWh/ciclo che si tramutano in 55 euro l’anno con uso a giorni alterni.
Sostituendola con una nuova in classe A possiamo ridurre la spesa in bolletta di
quasi il 49%.
Ancora superiore è il risparmio conseguibile cambiando asciugatrice. Un vecchio
modello da 9 KG in classe B, utilizzato per 160 lavaggi l’anno, costa in
bolletta circa 191 euro. Passare ad una classe A+++ significa ridurre il costo
del 68%, con un risparmio annuo che arriva a poco più di 130 euro. Utilizzandola
ogni due giorni, una lavastoviglie in Classe E (13 coperti) consuma circa 172
kWh l’anno, con una spesa in bolletta che arriva a 53 euro: passare ad un
modello in classe A riduce la spesa del 43% annuo.
L'articolo Bonus elettrodomestici fino a 200 euro, domande al via martedì. Fino
a 200 euro per chi rottama vecchi apparecchi proviene da Il Fatto Quotidiano.