Attimi di paura a Venezia. Una barca si è schiantata contro il ponte di Rialto
rompendo parzialmente la balaustra in marmo ai piedi del ponte. Secondo quanto
si è appreso, la causa pare sia stato il tentato furto, da parte di una donna,
del mototopo con carico di consegne di una ditta di spedizioni. La barca,
appesantita dal carico, ha colpito con la poppa tre colonnine e spezzato il
piano d’appoggio. La giovane donna nel frattempo è riuscita a scendere
dall’imbarcazione e a darsi alla fuga, ma è stata bloccata dagli agenti della
Polizia Locale, accorsi sul posto dal richiamo dei testimoni.
La barca era ormeggiata dalla parte opposta del Canale Grande, sotto la Riva del
Palazzo dei Camerlenghi a Rialto, sede della Corte dei Conti ed era
momentaneamente incustodita, perché i due operatori della compagnia di
spedizioni erano impegnati a fare consegne: la donna ha così approfittato del
momento per salire a bordo e attraversare il canale a velocità sostenuta,
andando poi a sbattere dalla parte opposta.
Al momento sono ancora ignote le motivazioni del gesto.
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Rialto: incidente da film a Venezia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Una cena raffinata, una bottiglia di Amarone tra le più pregiate della carta,
piatti di alta cucina serviti uno dopo l’altro. Al Chat Qui Rit, bistrot
gastronomico a pochi passi da piazza San Marco, tutto sembrava procedere come
ogni sera, fino al momento del conto. È allora che un turista spagnolo di 47
anni ha tentato di trasformare l’esperienza gourmet in una fuga senza pagare,
lasciando dietro di sé stupore, amarezza e una denuncia per insolvenza
fraudolenta.
Secondo la ricostruzione dei gestori, l’uomo aveva cenato scegliendo piatti
della tradizione veneziana accanto a proposte più creative, accompagnando il
tutto con una delle etichette più care tra le oltre 500 presenti nella carta dei
vini. Gamberi scottati su spuma di patate al tartufo nero, linguine al granchio
e Champagne: un percorso studiato con cura e consumato senza esitazioni, come un
cliente abituale dell’alta ristorazione. Al momento di pagare, però, la carta di
credito ha dato errore. L’uomo, raccontano dal locale, non si sarebbe
minimamente agitato: avrebbe anzi garantito che sarebbe tornato il giorno
successivo per saldare il conto. Una spiegazione talmente poco credibile che il
titolare, Giovanni Mozzato, ha preferito avvisare subito i carabinieri. I
militari sono arrivati in pochi minuti, accompagnando l’uomo in caserma e
raccogliendo la denuncia del ristoratore.
È qui, secondo quanto riferito dagli investigatori, che il turista avrebbe
inscenato un tentativo maldestro di dimostrare la propria solidità economica.
Dalle tasche della giacca sarebbero spuntate diverse carte di credito, scontrini
e fatture di boutique di lusso, nel tentativo di suggerire un recente shopping
di alto livello. Ma la messa in scena è durata poco: i documenti presentati non
erano che preventivi di spesa per abiti e accessori mai acquistati. Una
strategia già vista, dicono gli inquirenti, e che ha trovato riscontro nel
materiale sequestrato: numerose carte, schede telefoniche e documenti utilizzati
dal 47enne per costruire un’immagine fasulla di benessere economico e,
probabilmente, tentare altri colpi simili.
La denuncia è scattata immediatamente. Il reato ipotizzato, insolvenza
fraudolenta, punisce chi si procura servizi fingendo di poterli pagare pur
sapendo di non esserne in grado. Intanto, tra i ristoranti della zona, è già
circolata la fotografia del cliente: un passaparola rapido per evitare che
l’uomo possa sedersi nuovamente in un locale di lusso e ripetere lo schema.
L’episodio si inserisce in un fine settimana di controlli intensificati da parte
dell’Arma nella laguna. Oltre al caso del turista, i militari del nucleo natanti
hanno sanzionato due persone per ubriachezza molesta vicino all’imbarcadero del
Lido, emettendo anche un ordine di allontanamento nei confronti di uno dei due.
Nel frattempo, al Chat Qui Rit resta l’amarezza per una serata finita nel
peggiore dei modi. “Ha ordinato, è stato servito e accontentato – dicono dal
locale – ora aspettiamo che torni a pagare il conto”.
L'articolo “Ha ordinato, è stato servito e accontentato, ora aspettiamo che
torni a pagare”: cena da 700 euro in un ristorante a Venezia, turista scappa
fingendo problemi con la carta di credito proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ancora maltempo sull’Italia. Costanti piogge, temporali e venti di burrasca
soprattutto al Sud hanno fatto scattare per oggi – 4 dicembre – l’allerta meteo
in alcune regioni (tre le allerte arancioni, cinque gialle). La causa di questa
nuova ondata sarebbe, dalle parole della Protezione civile, un minimo
depressionario sul Mar Ionio in direzione Balcani che porterà diffuse
precipitazioni e a qualche temporale su Calabria, Basilicata, Puglia e nei
settori orientali della Campania. Possibili mareggiate sulle coste esposte e
forti venti su Puglia e Basilicata, soprattutto nei settori ionici.
Le possibili criticità idrauliche e idrogeologiche sono riportate nel bollettino
nazionale consultabile sul sito del Dipartimento di protezione civile. A essere
interessate all’allerta meteo di oggi diverse regioni. Preallarme arancione per
Puglia, gran parte della Basilicata e il settore settentrionale ionico della
Calabria. Possibile allerta gialla in Toscana, Molise, Campania e nei restanti
territori lucani e calabresi.
Inoltre, torna da oggi il rischio acqua alta a Venezia e di conseguenza la
possibilità di nuovi sollevamenti del Mose. Previsto dal centro maree comunale
un picco di 105 centimetri di marea oltre che alle 9.30 di oggi anche alle 10 di
venerdì. 95 centimetri previsti alle 10.40 di sabato 6.
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del Sud. Torna l’acqua alta a Venezia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un sistema illecito finalizzato a garantire appalti pubblici per l’acquisto di
scuolabus. Succede in Friuli Venezia-Giulia e a essere favorita sarebbe
un’azienda con sede in provincia di Venezia, vincitrice di tutte le gare
esaminate. L’inchiesta, denominata “Filobus”, è coordinata dalle Procure di
Udine e Pordenone ed è partita nel 2022 da un’indagine della Guardia di finanza
di Udine che ha ricostruito 14 procedure di gara bandite tra le due città
friulane dal valore complessivo superiore a 1,6 milioni di euro. Gare tutte
vinte dalla società veneta.
Le Fiamme Gialle hanno perquisito diversi uffici tecnici in vari enti locali e
hanno sequestrato fascicoli di gara e computer ai funzionari coinvolti. Sarebbe
emerso – soprattutto dalle mail – un sistema di “accordi illeciti” collaudato
perfettamente che vedeva attori i funzionari pubblici e il responsabile
commerciale dell’azienda interessata. Il meccanismo, da quanto ricostruito, era
questo: l’agente dell’azienda poi vincitrice contattava gli uffici comunali per
presentare i mezzi e le offerte economiche, ma lo faceva prima della stesura del
bando a cui collaborava per stendere i capitolati d’appalto. All’interno di
essi, inseriva specifiche tecniche tanto dettagliate da corrispondere
esattamente ai mezzi prodotti dalla sua azienda. In questo modo il bando veniva
regolarmente pubblicato ma con concorrenza nulla. La società partecipava
all’avviso proponendo ribassi minimi (il prezzo era già concordato) e si
garantiva così la “vittoria”.
E ora 18 funzionari pubblici e l’agente di vendita della società favorita sono
segnalati alle due Procure sopracitate secondo l’articolo 353-bis del Codice
Penale “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Il reato
prevede fino a cinque anni di carcere e l’indagine ha evidenziato profili di
responsabilità erariale per alcuni funzionari pubblici rei di non aver
contestato il raddoppio dei costi nella fornitura degli scuolabus e di non aver
garantito l’applicazione delle penali previste per alcuni ritardi nelle
consegne. A valutare su di un possibile rimborso alle casse pubbliche la Corte
dei Conti di Trieste. Intanto è stato definito il primo grado di quattro
procedimenti, i primi a essere svolti. Il Tribunale di Udine ha emesso due
sentenze di condanna e due con patteggiamento.
L'articolo Appalti scuolabus “truccati” in Friuli: 19 indagati e già quattro
condanne proviene da Il Fatto Quotidiano.
Chiuse le indagini sul sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. L’inchiesta della
procura di Venezia riguarda presunte irregolarità legate alle spese elettorali
sostenute dal primo cittadino, per le elezioni comunali del 2020, quando venne
rieletto nella Serenissima.
Nei giorni scorsi è stato notificato il deposito degli atti all’Avvocatura
civica di Venezia, indicata come parte lesa, e ai quattro indagati: Brugnaro, a
cui vengono contestati finanziamento illecito e falso; il direttore generale del
Comune, Morris Ceron e Walter Bianchi, del Consorzio produzione e sviluppo
Nordest, per il reato di finanziamento illecito, e il mandatario delle spese
elettorali, Adriano Giugie, accusato di falso. L’indagine è diversa da quella
per corruzione con Brugnaro imputato: in questo caso l’udienza preliminare è
fissata l’11 dicembre.
L’inchiesta sul finanziamento illecito, invece, riguarda un presunto
“sforamento” del tetto di spesa elettorale, previsto intorno ai 300mila euro: a
Brugnaro viene contestato l’utilizzo di contributi per 513mila, mentre al
Collegio regionale di garanzia presso la Corte d’appello sarebbe stata
dichiarata una spesa di 251.202 euro, con entrate per 251.548 euro. Di queste,
circa 20.072 euro sarebbero provenute dall’associazione “Un’impresa Comune”,
costituita dalle elezioni del 2015.
Per la Guardia di Finanza il finanziamento ammonterebbe invece a 900mila euro,
in un periodo che va dal dicembre 2019 al dicembre 2020. Ma il mandatario
elettorale Giugie avrebbe fornito solo comunicazioni relative ai 45 giorni
antecedenti le elezioni. Secondo le difese, il denaro sarebbe proveniente dallo
stesso Brugnaro, attraverso due sue società che avrebbero registrato a bilancio
versamenti a favore dei comitati elettorali in maniera corretta.
L'articolo Chiusa l’indagine sul sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: i pm
contestano finanziamento illecito e falso proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un’odissea aerea di quasi due ore si è conclusa con un atterraggio in un Paese
diverso da quello previsto. Un volo Wizz Air partito da Venezia e diretto a
Skopje, in Macedonia del Nord, ha tentato ben 17 giri di avvicinamento
all’aeroporto di destinazione, senza mai riuscire a toccare terra. L’Airbus
A321neo è stato infine dirottato verso Pristina, in Kosovo.
La vicenda, che ha coinvolto un aereo da 239 posti, è avvenuta ieri, 25
novembre. Il jet, decollato dall’aeroporto Marco Polo alle 14:33 (ora italiana),
è arrivato sopra Skopje alle 15:41. Da quel momento è iniziata una prolungata
manovra di attesa a bassa quota: dopo due ore di giri in tondo a vuoto sopra
l’aeroporto senza riuscire a procedere all’atterraggio, il velivolo ha deviato
verso nord alle 17:33, atterrando a Pristina alle 17:55, con oltre tre ore di
ritardo sulla tabella di marcia.
La compagnia aerea, attraverso la sua divisione di Abu Dhabi, ha attribuito
l’accaduto al maltempo: “Wizz Air conferma che il volo W6 4752 da Venezia a
Skopje del 25 novembre è stato dirottato su Pristina a causa delle avverse
condizioni meteorologiche a Skopje. La sicurezza dei nostri passeggeri,
dell’equipaggio e dell’aeromobile è la nostra priorità assoluta, e ringraziamo
il nostro equipaggio per la professionalità e i passeggeri per la loro
comprensione”, ha dichiarato il vettore al Corriere della Sera scusandosi poi
per il disagio arrecato ai passeggeri-
Tuttavia, la versione della compagnia aere non convince gli esperti del settore,
da cui il “giallo”. Fonti e dati di volo non ufficiali suggeriscono infatti che,
negli stessi istanti in cui l’Airbus di Wizz Air compiva i suoi 17 giri di
attesa a bassa quota, altri aerei sono regolarmente atterrati e decollati
dall’aeroporto macedone, dove la visibilità era etichettata come massima. Un
dettaglio che solleva interrogativi sulla reale natura del problema che ha
impedito al pilota di completare la manovra. Una volta atterrati in Kosovo, ai
passeggeri è stata fornita la soluzione logistica per raggiungere la
destinazione originaria: “Tutti i passeggeri saranno trasportati a Skopje con
mezzi di trasporto via terra”, ha concluso la compagnia.
L'articolo “Per due ore ha volato in tondo facendo 17 giri sopra l’aeroporto
senza mai atterrare”: il “giallo” del volo Wizz Air Venezia-Skopje dirottato in
Kosovo proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si acuisce ulteriormente lo scontro al Teatro la Fenice di Venezia, dove dal 22
settembre scorso la totalità dei dipendenti chiede il ritiro dell’incarico di
direttrice musicale a Beatrice Venezi. Nelle stesse ore in cui la direzione
aveva fatto circolare il dato di un aumento degli abbonati, volto a stemperare
l’idea di una difficoltà del teatro (Venezi però entrerà in carica nel 2026, e
proprio nel 2026 oltre 150 abbonati hanno minacciato di non rinnovare) arriva
dalla rappresentanza sindacale unitaria la notizia che il consiglio d’indirizzo
del Teatro/Fondazione, il 19 novembre – nella stessa riunione in cui aveva dato
il sostegno a Venezi e al sovrintendente Nicola Colabianchi che l’ha nominata –
ha votato all’unanimità di non erogare la rata invernale del cosiddetto “welfare
aziendale”, un bonus di circa 1.300 euro (diviso in due rate) che da sette anni
veniva dato ai lavoratori del Teatro, dati gli ottimi risultati ottenuti.
Ne dà notizia la rappresentanza sindacale unitaria del Teatro, definendo la
scelta punitiva. Si tratta di un bonus istituito nel 2018, di circa 1.300 euro,
trattato e confermato di anno in anno. “Uno strumento di gratificazione
economica che le lavoratrici e i lavoratori di questo teatro si sono guadagnati
con anni di impegno e con anni di bilanci in pareggio, unici in Italia”
sottolineano le rappresentanze sindacali. Un modo anche per alzare compensi
fissati da un contratto collettivo nazionale, che a Venezia centro, per forza di
cose, vale decisamente meno che in altri capoluoghi di regione. “Siamo
profondamente delusi dalla decisione del Cdi, presa peraltro a un mese dal
Natale” continua la Rsu, mentre la dirigenza parla “da un decennio del “modello
Fenice”, chi questo modello lo costruisce ogni giorno, oggi viene punito. Punito
per aver espresso, in modo legittimo e democratico, un’opinione diversa dalla
loro. Punito per un dissenso che non è personale, ma condiviso dal mondo del
lavoro che rappresentiamo”.
La direzione del Teatro da parte sua conferma il congelamento del bonus, ma lo
rimette a semplici ragioni di bilancio. “La decisione sarà riesaminata nel
prossimo Consiglio di Indirizzo di primavera 2026, in occasione
dell’approvazione definitiva del bilancio 2025, quando il quadro
economico-finanziario sarà completo e definitivo. La sospensione è dovuta alle
attuali condizioni che non consentono, al momento, di disporre di previsioni
affidabili per una valutazione prudente e responsabile”. La direzione precisa
anche che “tale anticipazione welfare fa riferimento all’anno 2025, e
rappresenta una prestazione unilaterale e liberale dalla Fondazione. Essa non è
prevista dalla contrattazione collettiva”. Ma questo i dipendenti del teatro lo
sapevano bene.
Al Fatto raccontano che poche settimane fa si era parlato della possibilità o
meno di vedere confermato questo bonus, e gli era stato detto che non ci
sarebbero stati problemi. Ma, d’altronde, gli era anche stato detto, quattro
giorni prima della nomina a direttrice musicale, che Beatrice Venezi non sarebbe
stata nominata presto, e non senza il loro consenso. “Ma vogliamo rassicurare
tutti: i mezzi ritorsivi adottati non ci intimoriscono – ribadiscono i
dipendenti del teatro – Ci auguriamo che chi ha il potere di cambiare questa
triste decisione pensi ai lavoratori non come pericolosi sovversivi ma come
cittadini che sono consapevoli di avere un significativo ruolo sociale e che ce
la mettono tutta per esprimerlo al meglio dentro e fuori il proprio orario di
lavoro”.
La frattura all’interno del Teatro, che ormai vede una divisione netta tra
dipendenti e dirigenza (venerdì l’ultima protesta, sostenuta dal pubblico, in
occasione dell’apertura della stagione lirica) si fa più netta. Neppure nel
2024, quando i lavoratori – per motivi diversi, legati all’organizzazione
aziendale – avevano scioperato tre volte, si era pensato di sospendere il bonus.
L'articolo Il pacco di Natale della Fenice ai dipendenti dopo il caso Venezi:
bloccato il bonus. I sindacati: “Scelta punitiva” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Stamattina il Canal Grande di Venezia si è di nuovo colorato di verde, come già
era successo due anni fa a causa di un’azione dimostrativa di Extinction
Rebellion. Presente anche Greta Thunberg. Due anni fa, in occasione dell’azione
che oltre a Venezia aveva coinvolto anche altre quattro città, gli attivisti
fecero sapere di aver usato la fluoresceina, un colorante innocuo. I precedenti
in realtà sono più d’uno: il Canal Grande si era già colorato di verde a maggio
2023, mentre ad aprile 2024 una coppia francese aveva versato sei taniche di
coloranti organici tingendo l’acqua di rosso e verde per un “progetto
artistico”. Azioni analoghe a Genova, Bologna, Padova e Parma.
L'articolo Il Canal Grande di Venezia si colora di verde, il blitz degli
attivisti per il clima: “Stop ecocidio”. Azioni analoghe a Genova e Bologna
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Protesta alla prima della nuova stagione della Fenice di Venezia. Davanti al
teatro, prima dell’inizio dell’opera inaugurale ‘La clemenza di Tito’, i
lavoratori hanno letto pubblicamente il comunicato con le ragioni della
mobilitazione sindacale contro la nomina a direttrice musicale di Beatrice
Venezi. Nel testo, che le maestranze avrebbero voluto leggere in sala ma a cui
la direzione ha posto il divieto, si legge: “Siamo qui oggi, non nei nostri
consueti luoghi di lavoro, ma in mezzo a voi. Siamo qui perché possiate vedere i
volti e ascoltare le voci di chi ogni giorno fa vivere questo teatro con
passione, competenza e dedizione. Questa sera è speciale per tutti noi:
inauguriamo la Stagione Lirica dedicata agli abbonati, al pubblico
internazionale e ai sostenitori del nostro Teatro. È la serata perfetta per
ribadire che le scelte fondamentali di un teatro pubblico – un bene comune,
patrimonio della città, della Regione e del Paese – devono nascere dal dialogo,
dal merito e dalla condivisione.” Gli stessi volantini sono stati distribuiti al
pubblico e poi fatti volare in platea durante gli applausi all’opera.
L'articolo La Fenice, protesta dei lavoratori alla prima: pioggia di volantini
in platea contro la nomina di Beatrice Venezi proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Mutilazione fraudolenta della propria persona”. Sembra un caso fin troppo
specifico per avere un nome ma è un reato previsto dal codice penale. Reato per
cui è stato condannato a 6 anni di carcere un 69enne di Marghera e ora è finito
in carcere. L’uomo, nel 2013, si era tagliato un braccio per truffare la sua
assicurazione. Non è l’unica truffa di cui è imputato, ma è sicuramente la più
clamorosa. La mutilazione, avvenuta come tutti gli altri reati in una zona
compresa tra Jesolo e Udine, era stata inizialmente presentata come un
incidente, ma il “curriculum” del 69enne ha spinto gli inquirenti a vederci
chiaro.
Ad arricchire il suo casellario giudiziario ci sarebbero tra le altre cose
fraudolento danneggiamento di beni assicurati, appropriazione indebita in
concorso e una serie di violazioni della legge n. 267 del 1942 (la vecchia legge
fallimentare) commesse fino al 2015. Le accuse hanno portato a una condanna
complessiva di 5 anni e 11 mesi da scontare nel carcere di Santa Maria Maggiore
a Venezia.
L'articolo Si taglia un braccio per avere i soldi dell’assicurazione. Condannato
69enne di Venezia proviene da Il Fatto Quotidiano.