Duemila euro per i lavoratori con figli a carico che scendono a 1.000 per la
generalità degli altri dipendenti. Sono le soglie dei fringe benefit esentasse
in vigore nel 2025. Per i neoassunti che si spostano fuori sede è previsto il
cosiddetto bonus affitto, per il quale il limite di non tassabilità è stato
innalzato a 5.000 euro: questa agevolazione spetta per due anni dalla data di
assunzione, purché il beneficiario abbia un reddito inferiore a 35.000 euro
l’anno prima rispetto a quello che è stato assunto.
Ma fino a quando i fringe benefit del 2025 possono essere erogati senza andare
ad intaccare i limiti del prossimo anno? I datori di lavoro li possono
distribuire fino al 12 gennaio 2026, facendoli rientrare in tutto e per tutto in
quelli di quest’anno.
FRINGE BENEFIT 2025, FINO A QUANDO POSSONO ESSERE EROGATI
Onde evitare di doverli includere in quelli del 2026, i datori di lavoro devono
tenere bene a mente quali siano le scadenze entro le quali possono mettere in
pagamento i fringe benefit del 2025.
A determinare in modo preciso e dettagliato come ed entro quando vanno erogati è
l’articolo 51 del Tuir, rubricato come “determinazione del reddito di lavoro
dipendente”.
Al comma 1 viene esplicitamente spiegato che il reddito di lavoro dipendente è
costituito da tutte le somme e i valori in genere che vengono percepiti dal
dipendente a qualunque titolo, anche se arrivano sotto forma di erogazioni
liberali. Vengono considerati percepiti nel periodo d’imposta anche quelli
arrivati entro il 12 gennaio del periodo d’imposta successivo rispetto a quello
a cui si riferiscono.
Questo significa che lo stipendio e i fringe benefit relativi al 2025 devono
essere erogati entro e non oltre il 12 gennaio 2026. Dopo rientrano tra quelli
del prossimo anno.
Ma perché questo tempo supplementare nel 2026? Il legislatore, per i lavoratori
dipendenti, utilizza il “principio di cassa allargato”, attraverso il quale
vengono fatti rientrare eventuali importi pagati nei primi giorni dell’anno
successivo del periodo d’imposta in questione.
COSA SUCCEDE PER I PAGAMENTI DOPO IL 12 GENNAIO
Il datore di lavoro può liberamente erogare dei fringe benefit anche il 13
gennaio 2026, ma da un punto di vista fiscale rientrano tra quelli del prossimo
anno. Con tutte le conseguenze del caso: rientreranno nei limiti esentasse
previsti nel 2026.
Ricordiamo che all’interno delle soglie esentasse rientrano i beni e i servizi
che il datore di lavoro mette a disposizione dei propri dipendenti: una volta
superata la soglia, l’intero importo deve essere sottoposto a tassazione.
QUALI SONO I FRINGE BENEFIT
I benefit aziendali a disposizione dei dipendenti sono molti: si va dai
contributi per le bollette di casa alla copertura delle spese relative al
contratto di locazione ai costi relativi al mutuo sulla prima casa.
Indubbiamente, però, tra i fringe benefit più popolari ci sono i buoni pasto, le
auto aziendali, gli immobili messi a loro disposizione, i beni e i servizi
ceduti gratuitamente al dipendente, le polizze e i prestiti concessi.
ANCHE PER LO STIPENDIO VIGE LA STESSA SCADENZA
Il discorso che abbiamo visto fino a questo momento per i fringe benefit vale
anche per lo stipendio: se viene pagato entro il 12 gennaio 2026 rientra nel
periodo d’imposta 2025. Si applica, anche in questo caso, il principio di cassa
allargato.
L’emolumento verrà anche inserito all’interno della certificazione unica del
2025.
L'articolo Fringe benefit, le scadenze di fine anno: ecco fino a quando possono
essere erogati quelli del 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Il bonus affitto riservato ai lavoratori del settore del turismo potrà essere
richiesto fino al prossimo 19 dicembre 2025. Il contributo potrà essere
richiesto direttamente dalle aziende, che dovranno utilizzare i fondi ottenuti
per mettere a disposizione dei propri dipendenti delle soluzioni abitative
agevolate.
Le regole per accedere all’agevolazione sono state definite attraverso un
apposito decreto del ministero del Turismo datato 13 novembre. Il contributo ha
un duplice obiettivo: dare supporto alle imprese che devono sostenere le spese
per affittare gli alloggi da destinare ai dipendenti e garantire a questi ultimi
delle condizioni abitative stabili ed accessibili.
COME FUNZIONA IL BONUS AFFITTI
Il bonus affitti per il settore del turismo è un contributo diretto alle
aziende. Attraverso i fondi ricevuti dovranno coprire parte dei costi dei canoni
di locazione degli alloggi destinati ai lavoratori.
L’impresa, per ottenere il sostegno economico, si deve impegnare a garantire un
alloggio a canone ridotto – rispetto a quello di mercato deve essere più basso
del 30% – per un periodo che va da un minimo di cinque anni ad un massimo di 10.
È previsto un tetto massimo di spesa pari a 3.000 euro per posto letto.
I contributi possono essere utilizzati per una singola unità immobiliare o per
più unità, purché siano ubicate nella stessa provincia nella quale insiste la
struttura turistico-ricettiva a cui gli alloggi sono collegati. La distanza tra
il luogo di lavoro e l’alloggio, ad ogni modo, non deve superare i 40
chilometri.
Perché l’azienda possa accedere al bonus affitto, gli immobili devono essere
nella disponibilità del beneficiario, che ne deve essere il proprietario o deve
aver sottoscritto un contratto di locazione (che deve essere regolarmente
registrato).
L’immobile deve essere destinato ai lavoratori del comparto turistico-ricettivo,
compresi quanti sono impegnati negli esercizi di somministrazione di alimenti e
bevande. Per poter fare richiesta del contributo le imprese devono avere il
codice Ateco nelle seguenti macro categorie: I, attività dei servizi di alloggio
e ristorazione; T, altre attività di servizi; S, attività artistiche, sportive e
di divertimento.
I CRITERI PER EROGARE IL CONTRIBUTO
Il bonus affitto viene concesso sulla base di una serie di criteri di
valutazione che danno valore alla disponibilità effettiva delle unità
immobiliari e alla reale capacità di mettere a disposizione dei lavoratori un
alloggio.
Le spese sostenute, per essere ammissibili, devono essere pertinenti,
tracciabili e documentate attraverso dei contratti o delle fatture quietanzate.
E, soprattutto, devono essere coerenti con il piano dei costi che è stato
presentato.
Il contributo viene erogato in una o più quote, fino ad esaurimento delle
risorse stanziate, che sono pari a 22 milioni all’anno per il 2025, per il 2026
e per il 2027.
COME PRESENTARE LA DOMANDA
La domanda deve essere presentata telematicamente, accedendo al portale di
Invitalia (il gestore del contributo): il richiedente deve accedere all’area
dedicata utilizzando lo Spid, la Cie o la Cns.
Per trasmettere l’istanza c’è tempo fino alle 17 del 19 dicembre 2025. Fino a
questa data lo sportello telematico è attivo dalle 10 alle 17 dal lunedì al
venerdì.
Eventuali domande per le quali non c’è copertura finanziaria nelle risorse
disponibili saranno sospese, in attesa che si liberino dei fondi dalle
istruttorie in corso (perché sono state respinte o non utilizzate) o da un
eventuale rifinanziamento della misura.
L'articolo Bonus affitto per i lavoratori del turismo: chi può riceverlo e fino
a quando si può fare domanda proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si avvicina la scadenza Imu del 16 dicembre e la domanda che molti si fanno in
questi giorni è se sia possibile risparmiare qualcosa sul versamento
dell’imposta. Il legislatore è andato incontro ai proprietari che hanno
affittato il proprio immobile a canone concordato, permettendo loro di ottenere
uno sconto. Agevolazione simile spetta a chi ha concesso l’immobile in comodato
d’uso.
Alle agevolazioni a livello nazionale si aggiungono quelle previste a livello
locale dalle amministrazioni comunali. Come sempre, poi, spetta uno sconto Imu
per gli immobili inagibili.
EMERGENZA ABITATIVA ED IMU SCONTATA
Il legislatore ha previsto una serie di agevolazioni Imu per quanti mettono a
disposizione gli immobili nelle zone caratterizzate da emergenza abitativa. Per
una serie di motivi – primo tra tutti il timore di una potenziale morosità degli
inquilini – sono molti i proprietari immobiliari che preferiscono lasciare vuoti
gli alloggi. In questo contesto ottenere uno sconto Imu è un valido incentivo
per cambiare idea.
La riduzione dell’imposta si unisce ad una serie di altri incentivi (tra i quali
la cedolare secca, che permette di pagare imposte più basse sul canone di
locazione percepito) il cui intento è di favorire dei contratti di affitto a
lungo termine, rispetto a quelli più brevi, ritenuti più appetibili dal punto di
vista economico e gestibili meglio sotto il profilo delle potenziali morosità.
Quanti dovessero sottoscrivere contratti di locazione a canone concordato
possono accedere ad uno sconto del 25% dell’Imu. Lo sconto, invece, sale al 50%
per quanti dovessero concedere in comodato d’uso gratuito l’immobile a un
parente entro il primo grado in linea retta (come genitori-figli). In questo
caso l’agevolazione spetta se il contratto di comodato viene registrato presso
l’Agenzia delle Entrate: l’immobile, inoltre, deve essere ubicato nello stesso
Comune nel quale il proprietario ha la residenza.
Anche ai pensionati residenti all’estero è riconosciuto uno sconto del 50%
dell’Imu, ma è necessario che la residenza sia stata presa in un Paese
convenzionato con l’Italia.
SCONTO DEL 20% GRAZIE ALLA DOMICILIAZIONE BANCARIA
In pochi si ricordano cosa aveva previsto il Decreto Rilancio, che aveva
introdotto uno sconto del 20% in favore dei contribuenti che decidono di
attivare la domiciliazione bancaria dell’Imu.
In questo caso, però, è bene sottolineare che lo sconto si può ottenere solo e
soltanto se il Comune lo ha deliberato, quindi non è detto che lo si possa avere
ovunque. È bene verificare cosa prevede l’amministrazione comunale nella quale
gli immobili sono ubicati e, se è possibile accedere all’agevolazione,
autorizzare l’addebito permanente sul conto corrente dell’Imu. Ovviamente sarà
anche necessario fornire agli uffici incaricati le coordinate bancarie sulle
quali addebitare l’imposta.
Per riuscire ad ottenere lo sconto l’autorizzazione deve essere rilasciata prima
dell’acconto di giugno: quindi per quest’anno è andata persa, ma è possibile
usufruirne per il 2026.
SCONTO ANCHE PER GLI IMMOBILI INAGIBILI
Confermati anche gli sconti previsti per gli immobili inagibili, per i quali è
possibile ottenere una riduzione del 50% dell’imposta da versare. Per poter
essere considerato inagibile l’immobile deve presentare una serie di carenze
strutturali particolarmente gravi, che ne impediscono l’uso in sicurezza. Non è
sufficiente chiudere le utenze o il fatto che manchi il certificato di
abitabilità.
Per riuscire ad ottenere la riduzione dell’Imu è necessario ottenere una perizia
tecnica asseverata redatta da un professionista abilitato – un architetto o un
ingegnere – che deve attestare l’inagibilità dell’immobile e la necessità di una
serie di interventi di recupero.
Successivamente deve essere presentata la dichiarazione Imu, attraverso la quale
deve essere attestata l’inagibilità dell’immobile.
Prima di procedere, ad ogni modo, è opportuno verificare con il Comune quale sia
la documentazione necessaria, che può variare da a caso a caso. Le informazioni
necessarie possono essere reperite sul portale del Comune o contattando
direttamente l’ufficio tributi, in modo da muoversi correttamente.
L'articolo Saldo Imu, quando spetta lo sconto? Tutti i casi, da chi affitta a
canone concordato ai pensionati residenti all’estero proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Ammonterà a 40 euro al mese e verrà erogato in un’unica soluzione (l’importo
sarà quindi pari a 480 euro) tra dicembre 2025 e (al massimo) febbraio 2026.
Stiamo parlando del bonus mamme 2025, per il quale le dirette interessate devono
presentare la domanda entro il 9 dicembre. Chi dovesse maturare i requisiti
oltre quella data ha la possibilità di inoltrare l’istanza entro e non oltre il
31 gennaio 2026.
Particolarità del bonus mamme 2025 è quella di essere esentasse e di non
influire sul calcolo dell’Isee.
BONUS MAMME, CHI HA DIRITTO A RICEVERLO
Il bonus mamme 2025 spetta alle donne lavoratrici dipendenti – sia quelle con
contratto a tempo indeterminato che a quelle con contratto a tempo determinato –
ma anche alle autonome e alle libere professioniste. Per accedere al contributo
è necessario avere un reddito inferiore a 40.000 euro e almeno due figli:
l’agevolazione decade nel momento in cui il figlio più piccolo compie dieci
anni. Non possono ottenerlo le lavoratrici domestiche.
Le lavoratrici dotate di partita Iva devono essere iscritte alle gestioni
previdenziali obbligatorie autonome o alle casse professionali. In questo caso
il contributo viene riconosciuto sulla base dei mesi di iscrizione al fondo di
appartenenza o alla cassa professionale nel corso del 2025. Alle lavoratrici
autonome iscritte alla Gestione Separata Inps, invece, il contributo viene
riconosciuto per i periodi nei quali hanno effettivamente lavorato nel 2025. Non
possono accedere all’agevolazione, invece, quante abbiano delle cariche sociali
e le imprenditrici che non siano iscritte all’Ago o a delle forme previdenziali
che esonerino dall’iscrizione a quest’ultima.
QUANDO VIENE EFFETTUATO IL PAGAMENTO
A fornire le indicazioni precise e dettagliate di quando verrà effettuato il
pagamento è stata direttamente l’Inps, con la circolare n. 139/2025. Chi
presenta la domanda entro la scadenza del 9 dicembre dovrebbe ricevere il
contributo per tutto l’anno entro il mese di dicembre 2025.
Tempistiche leggermente più lunghe per le lavoratrici che dovessero maturare i
requisiti nel periodo compreso tra il 9 ed il 31 dicembre 2025: in questo caso
la domanda va presentata entro il 31 gennaio 2026. Si allungano anche i tempi
dell’erogazione del contributo, che dovrebbe arrivare entro il mese di febbraio
2026.
COME VIENE EROGATO IL CONTRIBUTO
Perché il bonus venga erogato correttamente, è necessario che nel momento in cui
viene presentata la domanda vengano indicate anche le modalità di pagamento, che
possono essere l’accredito su un conto corrente dotato di un Iban o un bonifico
domiciliato.
COSA È PREVISTO PER LE LAVORATRICI CON PIÙ DI TRE FIGLI
Le donne con tre o più figli possono accedere ad un tipo diverso di esonero
contributivo, pari al 100% della quota Ivs a loro carico per un valore massimo
pari a 3.000 euro all’anno che corrispondono a 250 euro al mese: l’agevolazione
è stata confermata fino al 31 dicembre 2026.
L’accesso alla misura spetta fino al compimento del diciottesimo anno d’età del
figlio più piccolo.
QUANTE DONNE SONO INTERESSATE DALLA MISURA
Secondo le stime dell’Istat ad essere interessate dal bonus mamme 2025 sarebbero
almeno 870.000 lavoratrici, la maggior parte delle quali – almeno 695.000 – sono
dipendenti.
Un recente rapporto Istat-Cnel ha ricordato che tra le donne in età compresa tra
i 25 ed i 34 anni meno di una su due è occupata.
L'articolo Bonus mamme, ultimo giorno per chiedere il contributo da 480 euro.
Ecco chi ne ha diritto proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’Inps allarga i servizi che mette a disposizione delle famiglie. L’ultimo in
ordine cronologico – comunicato attraverso il messaggio n. 3515 – è un sistema
attraverso il quale invita i potenziali beneficiari a chiedere il bonus nuovi
nati nel momento in cui un bambino viene al mondo.
BONUS NUOVI NATI, COME FUNZIONA L’AVVISO
Il nuovo servizio – è partito nel corso del mese di novembre – prevede che, a
seguito di una nuova nascita, arrivi alla famiglia una comunicazione tramite
posta elettronica per invitare a presentare la domanda per ottenere l’assegno
unico ed universale per i figli a carico e, nel caso in cui l’Isee dovesse
essere inferiore al limite previsto per ottenere la prestazione, anche per
chiedere il bonus nuovi nati. La comunicazione non arriverà trasversalmente a
tutte le famiglie, ma solo agli utenti che hanno prestato il proprio consenso
per ricevere le comunicazioni proattive dall’Inps. Proprio su questo punto
ricordiamo che quanti fossero interessati a ricevere dei contenuti
personalizzati si possono iscrivere direttamente sul portale istituzionale
dell’Inps, accedendo all’area My Inps, all’interno della quale devono seguire il
percorso i “I tuoi dati” poi “Contatti e consensi” della sezione “Adesione ai
servizi proattivi”.
COME FUNZIONA IL BONUS NUOVI NATI
Il bonus nuovi nati è stato previsto dalla legge di Bilancio 2025. È un sostegno
economico una tantum pari a 1.000 euro, rivolto alle famiglie dove è nato un
bambino dopo il 1° gennaio 2025. Il contributo spetta anche in caso di adozione
o di affidamento in via preadottiva. La finalità dell’iniziativa è quella di
fornire un sostegno economico ai genitori, almeno nei primi momenti in cui i
pargoli hanno fatto il loro ingresso in famiglia. Contribuendo, quindi, a
sostenere le spese iniziali. Le condizioni per poter accedere al bonus nuovi
nati sono rimaste immutate nel corso del tempo. Possono presentare la domanda
per ottenerlo i cittadini italiani, i residenti di altri Paesi dell’Unione
europea e i cittadini di Stati terzi che siano titolari di un permesso di
soggiorno di lungo periodo o di altre autorizzazioni previste dalla legge. Nel
momento in cui il genitore presenta la domanda deve essere domiciliato in
Italia. Deve essere in possesso, inoltre, di un Isee minorenni che sia inferiore
a 40.000 euro l’anno. Il bonus nuovi nati non concorre alla formazione del
reddito imponibile ai fini fiscali.
CHI PUÒ PRESENTARE LA DOMANDA
Per coprire il bonus nuovi è stata messa a disposizione una dote pari a 330
milioni di euro per il 2025, che saliranno a 360 milioni nel 2026. Spetterà
all’Inps verificare l’andamento della spesa e a trasmettere ai ministero del
Lavoro e a quello dell’Economia l’andamento dell’utilizzo delle risorse. La
domanda per ottenere il contributo deve essere presentata entro 120 giorni dalla
nascita o dal momento in cui il minore è stato adottato: deve essere inoltrata
da uno solo dei due genitori. Nel caso in cui non dovessero vivere sotto lo
stesso tetto, il contributo spetta al genitore che convive con il bambino.
Spetterà a chi esercita la responsabilità genitoriale o al tutore richiedere il
bonus nel caso in cui il genitore del bambino appena nato sia minorenne. La
domanda deve essere presentata telematicamente accedendo al portale dell’Inps.
In alternativa è possibile farlo attraverso l’app Inps Mobile o contattando il
Contact Center Multicanale (al numero verde 803164 per chi chiama da telefono
fisso o al 06/164164 per chi chiama da cellulare). In alternativa è possibile
rivolgersi agli istituti di patronato che forniscono la dovuta assistenza per
compilare e trasmettere l’istanza.
L'articolo Bonus nuovi nati: come funziona e chi può presentare la domanda per
avere i 1.000 euro proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ci sarà tempo fino al prossimo 31 dicembre per chiedere la riduzione dei
contributi Inps per artigiani e commercianti. L’agevolazione è stata introdotta
dalla legge di Bilancio 2025 ed è riservata ai neo iscritti che hanno avviato
una nuova attività nel corso di quest’anno.
La misura consiste in uno sconto del 50% dei contributi fissi e di quelli
variabili, ossia quelli che eccedono il minimale. È possibile fruirne per tre
annualità.
SCONTO CONTRIBUTI, ANCORA POCHI GIORNI PER RICHIEDERLO
I commercianti e gli artigiani hanno ancora poco tempo per poter fruire della
riduzione del 50% dei contributi per i primi tre anni di attività.
All’agevolazione possono accedere i titolari di ditte individuali e familiari
che stanno percependo un reddito d’impresa anche in regime forfettario, i soci
delle società – sia quelle di persone che quelle di capitali, come le srl -, i
coadiuvanti e i coadiutori familiari.
L’accesso all’agevolazione è subordinato al possesso di alcuni requisiti: il più
importante è l’aver avviato l’attività imprenditoriale nel corso del 2025. Ma
non solo: è necessario essersi iscritti per la prima volta ad una delle gestioni
speciali autonome degli artigiani e degli esercenti attività commerciali nel
corso dello stesso periodo.
Il possesso dei requisiti viene attestato dall’iscrizione al Registro delle
Imprese e all’Inps entro i termini di legge: chi dovesse avviare l’attività
entro il 20 dicembre 2025 può beneficiare della riduzione nel caso in cui
dovesse presentare l’iscrizione al Registro e alla gestione speciale autonoma
entro il 19 gennaio.
Volendo sintetizzare al massimo, per poter accedere alle riduzione dei
contributi Inps, è necessario avviare l’attività nel corso del 2025 e iscriversi
alle gestioni speciali autonome per la prima volta nel corso dello stesso
periodo.
DA QUANDO È IN VIGORE LA MISURA
Tecnicamente parlando la misura è in vigore a partire dal 1° gennaio 2025, anche
se da un punto di vista strettamente operativo è partita solo ad agosto, quando
l’Inps ha iniziato a dare il via libera alle richieste. Purtroppo al ritardo
iniziale si sono aggiunti una serie di disservizi segnalati dagli stessi utenti:
quando si doveva pagare la terza rata dei contributi (la deadline era prevista
lo scorso 17 novembre 2025), i Modelli F24 prodotti dall’Inps erano ancora
calcolati con la formula piena, anche se chi li presentava aveva chiesto di
aderire alla misura.
COME DEVE ESSERE PRESENTATA LA DOMANDA
La normativa prevede che l’agevolazione abbia una durata pari a tre anni
dall’avvio dell’attività. Tecnicamente può essere richiesta solo alla fine del
2025, perché spetta unicamente ai commercianti e agli artigiani che abbiano
avviato una nuova attività.
Chi avesse interesse a vedersi ridurre i contributi Inps – e non avesse ancora
presentato la domanda – lo deve fare entro il 31 dicembre 2025, in modo da non
perdere il diritto ad ottenere lo sconto.
L’istanza per accedere allo sconto può essere trasmessa accedendo al “Portale
delle Agevolazioni (ex DiResCo)”: in questa sede deve essere compilato il modulo
“Riduzione 50% ART-COM 2025”.
Il richiedente deve dichiarare di essere in possesso dei requisiti: la
dichiarazione deve essere inserita, sotto la propria responsabilità, all’interno
del modulo della domanda. Nel momento in cui la richiesta viene accettata la
riduzione dei contributi Inps viene applicata per tre anni.
Nell’arco del triennio cui spetta l’agevolazione la posizione aziendale potrebbe
variare sotto il profilo fiscale – potrebbe avvenire uno spostamento di
provincia dell’attività o si potrebbe optare per una diversa gestione Inps -:
l’agevolazione continuerà senza che il beneficiario sia obbligato a presentare
una nuova domanda.
È bene non lasciarsi sfuggire l’occasione, perché potrebbe essere l’ultima
possibilità per ottenere lo sconto dei contributi Inps: al momento non sono
previsti dei rinnovi dell’agevolazione.
L'articolo Sconto del 50% sui contributi per artigiani e commercianti, ecco chi
può chiederlo e come si fa domanda proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il saldo Imu deve essere versato entro il 16 dicembre 2025. Confermata la
consueta deadline per pagare la seconda rata dell’imposta municipale unica che è
dovuta per l’intero anno. I calcoli devono essere effettuati sulle aliquote
comunali aggiornate, che sono state pubblicate nel portale del Dipartimento
delle Finanze.
La prima rata o acconto andava versato entro il 16 giugno 2025 ed era possibile
versare anche l’intero importo in un’unica soluzione già a giugno.
CHI È TENUTO A PAGARE L’IMU
Il pagamento del saldo Imu deve essere effettuato da quanti risultano essere
proprietari di un immobile diverso dall’abitazione principale (nella quale deve
essere anche stabilita la residenza anagrafica). Nel caso in cui dovessero
essere accatastate nelle categorie di lusso (nello specifico: A/1, A/8 e A/9)
l’imposta è dovuta anche sulle abitazioni principali. L’Imu, inoltre, è dovuta
anche per le aree fabbricabili e per i terreni agricoli.
I soggetti tenuti a versare l’imposta sono il proprietario del fabbricato, del
terreno o dell’area fabbricabile. Stesso obbligo ricade sul titolare di un
diritto reale di usufrutto, uso o abitazione o al coniuge assegnatario della
casa coniugale dopo la separazione. Gli inquilini non devono pagare.
COME SI CALCOLA L’AMMONTARE DELL’IMPOSTA
Sul portale del Dipartimento delle Finanze o sul sito del Comune nel quale sono
ubicati gli immobili è possibile prendere visione dell’aliquota Imu da
applicare. Ma attenzione a non sbagliare. Fanno testo le disposizioni
dell’amministrazione municipale dove si trova il manufatto o il terreno se
diverso dal Comune di residenza, non quello nel quale si abita regolarmente.
Le aliquote ordinarie Imu devono essere applicate alla rendita catastale degli
immobili, che, secondo quanto è stato previsto dalla legge di Bilancio 2020,
deve essere alzato di una percentuale che oscilla dal 7,6 all’8,6 per mille.
Questa aliquota può essere modificata a propria discrezione dalle varie giunte
comunali.
Soffermandosi, invece, sulle abitazioni che non sono esenti dal pagamento –
ossia quelle utilizzate come prima casa, ma che rientrano nelle categorie
catastali A/1, A/8 e A/9 – deve essere utilizzata l’aliquota ordinaria è al 5
per mille, anche se è modulabile dai vari Comuni, che possono aumentarla o
diminuirla di un punto millesimale o possono addirittura azzerarla.
Per le abitazioni principali non esenti la detrazione è fissata a 200 euro.
Il pagamento dell’Imu deve essere effettuato utilizzando un Modello F24: chi
dovesse decidere di suddividerla nelle due rate di giugno e dicembre deve pagare
il 50%.
LA DOPPIA ESENZIONE
Nella gestione delle pratiche relative all’Imu di particolare importanza è
quanto contenuto all’interno della sentenza n. 209/2022 della Corte
Costituzionale, che ha ritenuto illegittima una parte della norma con la quale
veniva istituita l’imposta: quella che legava il concetto di abitazione
principale non solo al proprietario dell’immobile, ma anche alla sua famiglia.
Le coppie coniugate o unite civilmente che risiedono e dimorano in due
abitazioni principali diverse possono quindi godere della doppia esenzione.
L’Imu, in questo caso, non deve essere versata per i due immobili
PER LE PERTINENZE SI PAGA L’IMU?
Le pertinenze dell’abitazione principale sono esenti Imu nel caso in cui lo sia
anche l’immobile a cui sono collegate. Devono essere classificate, però, nelle
categorie catastali C/2, C/6 e C/7 nella misura massima di una unità
pertinenziale per ciascuna categoria. In altre parole per ogni abitazione
principale ci deve essere un solo garage ed una sola cantina. Per il secondo
garage si deve pagare l’Imu.
A partire dal 2016, inoltre, sono esonerati dal pagamento dell’Imu i terreni
agricoli che sono posseduti e condotti direttamente dai coltivatori diretti e
dagli imprenditori professionali.
L'articolo Imu, entro il 16 dicembre il saldo dell’imposta. Come si calcola e
quando spetta l’esenzione proviene da Il Fatto Quotidiano.
A dicembre arriva la tredicesima, anche se il momento nel quale viene pagata può
variare da caso a caso. Le tempistiche della sua ricezione, infatti, non sono
uguali per tutti gli aventi diritto: i primi a riceverla saranno i pensionati,
che ottengono la mensilità aggiuntiva con il cedolino di dicembre.
Benché non sia prevista una data unica per il versamento, generalmente viene
erogata a ridosso delle festività natalizie: proprio in questo periodo la
maggior parte dei datori lavori procede con l’accredito.
TREDICESIMA 2025, QUANDO VIENE PAGATA
La tredicesima è una sorta di gratifica natalizia: motivo per cui viene messa in
pagamento entro il 25 dicembre di ogni anno. Nel settore privato, da un punto di
vista strettamente normativo, i contratti di lavoro collettivi di categoria non
prevedono una data entro la quale debba essere erogata: l’unico riferimento
ufficiale è che debba essere pagata in prossimità delle feste natalizie.
Il discorso cambia leggermente per i dipendenti pubblici, per i quali la data di
pagamento della tredicesima è fissa: le regole, infatti, sono state disciplinate
dall’Allegato 1 del Decreto Legge n. 350/2001. Il provvedimento recita che
stipendio e tredicesima “possono essere corrisposti a decorrere dal 7 dicembre
sulla base degli scaglionamenti stabiliti in apposito calendario predisposto dal
Ministero dell’economia e delle finanze”. Per il personale della pubblica
amministrazione l’erogazione avviene in tre differenti date: per gli insegnanti
delle scuole materne ed elementari il 14 dicembre, per il personale amministrato
dalle direzioni provinciali del Tesoro con ruoli di spesa fissa il 15 dicembre e
per il personale insegnante supplente temporaneo e per gli altri dipendenti
pubblici il 16 dicembre. Alle regole fissate genericamente, almeno per
quest’anno, c’è un’eccezione, che riguarda la prima categoria di dipendenti:
dato che il 14 dicembre cade di domenica, la tredicesima verrà anticipata al 12
dicembre. La normativa, infatti, prevede che quando le scadenze dovessero cadere
in un giorno festivo vengano anticipate al primo giorno utile precedente. Non
sono previste delle variazioni per le altre giornate.
Cronologicamente parlando, a ricevere la tredicesima per primi sono i pensionati
Inps, che se la vedranno accreditare con il cedolino di dicembre il 1° dicembre
2025. In questo caso il primo giorno bancabile del mese è un lunedì: questo è il
motivo per il quale non ci sono delle differenze tra chi riceve l’accredito
presso Poste italiane e chi ha un conto presso un’altra banca. Chi, invece, va a
ritirare la pensione in contanti presso gli uffici postale deve rispettare il
calendario previsto.
COME DEVE ESSERE CALCOLATA LA PENSIONE
La gratifica natalizia altro non è che la tredicesima parte dell’intera
retribuzione annua. I lavoratori dipendenti hanno diritto a riceverla anche
quando si sono assentati per malattia, infortuni sul lavoro o maternità.
L’ammontare dell’importo che verrà erogato può essere calcolato come segue:
Retribuzione mensile * Mesi lavorati / 12 = importo tredicesima.
Non riceveranno la tredicesima i lavoratori straordinari discontinui e nei
conteggi non rientra il lavoro notturno e festivo. Dal calcolo rimangono fuori
anche le indennità ricevute per le ferie non godute, le somme una tantum e i
rimborsi spese che sono stati erogati nel corso del mese. Altro motivo di
esclusione è l’aspettativa.
CHI HA DIRITTO A RICEVERE LA GRATIFICA NATALIZIA
La tredicesima spetta anche ai lavoratori part time: l’importo non si calcola
esclusivamente sulla retribuzione fissa mensile, ma anche sull’importo
determinato dalla paga oraria, che deve essere moltiplicata per il divisore
orario mensile previsto dal contratto. Discorso simile vale per colf e badanti:
le ore lavorative possono essere suddivise su più luoghi di lavoro e su più
datori di lavoro: viene, quindi, applicato il metodo di calcolo orario.
La situazione è leggermente diversa per i docenti, che hanno diritto a ricevere
la gratifica natalizia anche in malattia e maternità. Ed è sufficiente un
periodo lavorativo superiore a 15 giorni per avviare il conteggio.
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privati. E cosa deve aspettarsi chi ha un part-time proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Per gli immobili occupati abusivamente spetta l’esenzione Imu. Ma ad alcune
condizioni ben precise: il proprietario deve aver sporto denuncia all’autorità
giudiziaria per violazione di domicilio o invasione di edificio e deve aver
comunicato la situazione al Comune dove è ubicato l’immobile, attraverso una
dichiarazione telematica.
Il legislatore ha riconosciuto ai proprietari, che si sono visti invadere senza
diritto da terzi gli immobili, la possibilità di ottenere l’esenzione in modo da
evitare le richieste di pagamento di imposte su un immobile che materialmente
non è più in loro possesso e che non può essere messo a reddito.
A disporlo è stata la legge di Bilancio 2023, anche se il vero cambio di passo è
arrivato attraverso la sentenza n. 60 del 18 aprile 2024 della Corte
Costituzionale, che ha ritenuto illegittimo il prelievo fiscale anche degli anni
precedenti. Questo significa che è possibile chiedere il rimborso dell’Imu sulle
case occupate a partire dal 2019.
ESENZIONE IMU PER LA CASA OCCUPATA, QUANDO SPETTA
È importante sottolineare che l’esenzione Imu per la casa occupata non spetta
automaticamente, ma devono essere rispettati alcuni requisiti, stabiliti
dall’articolo 1, commi 81 e 82 della Legge n. 197/2022.
Elemento fondamentale per ottenere l’esonero dal pagamento è la natura stessa
dell’occupazione, che deve essere abusiva: gli occupanti non devono avere alcun
titolo legittimo per rimanere nell’immobile. Non si può applicare agli inquilini
morosi, diventati tali dopo aver sottoscritto un regolare contratto di locazione
e per i quali sono previste delle procedure diverse.
È possibile riuscire ad evitare di pagare l’Imu solo e soltanto dopo aver
presentato una regolare denuncia alle autorità competenti per uno dei due
seguenti reati del Codice Penale: l’articolo 614, che al secondo comma punisce
la violazione di domicilio, e l’articolo 633 che sanziona l’invasione di terreni
ed edifici. La denuncia può essere sporta per uno dei due motivi a seconda della
tipologia d’immobile e dalle modalità dell’occupazione. Nella maggior parte dei
casi, ad ogni modo, il reato commesso è la violazione di domicilio (almeno
quando ad essere coinvolte sono delle abitazioni); quando invece vengono
occupati dei terreni, dei capannoni o degli immobili non abitativi ci si trova
davanti all’invasione di un edificio.
È necessario procedere con la denuncia in modo tempestivo, anche se la legge non
prevede delle tempistiche precise: i giudici in più occasioni hanno ribadito che
i proprietari si devono attivare senza colpevole ritardo dal momento in cui
vengono a conoscenza dell’occupazione. Attendere dei mesi se non addirittura
degli anni per rivolgersi alle autorità competenti potrebbe far venire meno il
diritto all’esenzione Imu, perché decade il requisito dell’impossibilità
effettiva di utilizzare l’immobile.
COME OTTENERE L’ESENZIONE
Presentare una denuncia per invasione di terreni o violazione di domicilio è
solo il primo passo per riuscire a tutelare i propri diritti. Per ottenere
l’esenzione Imu, però, oltra alla denuncia è necessaria la comunicazione
telematica al Comune per spiegare cosa è accaduto.
La comunicazione della situazione deve avvenire attraverso la dichiarazione Imu,
che il contribuente deve trasmettere esclusivamente in via telematica. La
scadenza per farlo è il 30 giugno successivo rispetto al periodo nel quale è
stata effettuata l’occupazione o sono intervenute delle variazioni rilevanti.
La comunicazione deve essere effettuata utilizzando il modello ufficiale Imu che
è stato approvato dal Ministero dell’Economia. Per l’invio delle dichiarazioni
Imu molti Comuni hanno predisposto dei portali dedicati a cui si può accedere
con le proprie credenziali digitali – come lo Spid o la Cie -. In alternativa è
possibile rivolgersi a un commercialista o un Caf che si occuperanno della
pratica.
La comunicazione deve essere ripetuta ogni anno, almeno fino a quando l’immobile
continua ad essere occupato, in modo da mantenere attivo il diritto
all’esenzione.
DICHIARAZIONE IMU, COME DEVE ESSERE COMPILATA
La dichiarazione Imu deve essere compilata seguendo le istruzioni fornite dal
Ministero dell’Economia. Uno dei campi più importanti è il Quadro A, che deve
essere utilizzato per segnalare l’esenzione. Nel Campo 15 deve essere indicata
il numero “1” per specificare che l’esenzione spetta per la non disponibilità
dell’immobile.
Nel campo 22 va indicata la motivazione giuridica che ha determinato
l’occupazione (una violazione di domicilio o un’invasione). Nei Campi 23 e 24
vanno indicate le autorità presso le quali è stata presentata la denuncia.
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spetta e come si può ottenerla proviene da Il Fatto Quotidiano.
E’ il giorno del click day per il bonus elettrodomestici. E la forte richiesta
ha mandato in tilt per qualche minuto il servizi attivato sulla App Io e anche
la possibilità di fare la richiesta sul portale BonusElettrodomestici.it. Le
difficoltà erano emerse già nel primo mattino sulla app, che reindirizzava sul
sito. La situazione si era poi normalizzata ma poi si sono verificati altri
disagi. Ora la situazione sembra tornata alla normalità. La società che gestisce
i due servizi sta monitorando le molte richieste e si stima che già oggi possano
esaurirsi i fondi previsti per l’iniziativa, che ammontano a 48,1 milioni di
euro.
Il bonus consiste in un contributo erogato sotto forma di voucher, destinato
all’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica da parte degli
utenti che sostituiscono apparecchiature obsolete. Obiettivo è favorire il
risparmio energetico e promuovere il corretto smaltimento dei vecchi apparecchi.
Il voucher copre fino al 30% del costo di acquisto, con un massimale di 100 euro
per nucleo familiare e di 200 euro per i nuclei con ISEE inferiore a 25.000 mila
euro annui.
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