Guai per lo youtuber francese Loris Giuliano. Tifoso sfegatato del Napoli, due
giorni fa ha deciso di promuovere il suo documentario sulla squadra partenopea
mettendo in scena uno spettacolo pirotecnico davanti alla Torre Eiffel, al
Trocadero.
Peccato che, secondo la prefettura parigina, lo spettacolo non fosse
autorizzato: per questo Giuliano è stato denunciato con l’accusa di aver “messo
in pericolo la vita altrui”, come riporta Le Parisien.
Nella clip lo youtuber è di spalle davanti alla spianata del Trocadero, la Torre
Eiffel sullo sfondo, indossa un abito nero ed ha appoggiata sulle spalle una
maglietta del Napoli.
“Annuncio speciale – si legge nella didascalia della clip – Solo per te e per
Napoli, grazie di tutto fin dall’inizio”.
Il creator, con oltre 1,1 milioni di follower su Instagram e quasi 2 milioni su
Youtube, poco dopo l’uscita del video promozionale, ha pubblicato sul suo canale
un lungo video-documentario sulla squadra campana.
L'articolo Fuochi d’artificio davanti alla Torre Eiffel per promuovere il
documentario sul Napoli: denunciato youtuber francese – Video proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Tag - Napoli Calcio
Ogni tanto date e numeri giocano a intrecciare presente e passato. Quest’anno in
vetta alla Serie A si procede a rilento: nessuna delle pretendenti allo scudetto
finora ha mostrato la solidità necessaria per tenere un passo costante. Tutte
inciampino, a fasi alterne: questa domenica è toccato al Milan, frenato in casa
dal Sassuolo, e al Napoli, caduto a Udine. Ne ha approfittato l’Inter, tornata
alla vittoria a Marassi con un 2 a 1 sofferto contro il Genoa. Oggi i nerazzurri
si godono così la vetta della Serie A: ci erano già arrivati all’undicesima
giornata, ma in coabitazione con la Roma. Ora invece la squadra di Chivu è in
testa da sola con 33 punti. Dopo 15 giornate, nell’ultimo decennio mai erano
bastati così “pochi” punti per essere in cima alla classifica della Serie A.
Un anno fa in realtà la situazione non era molto diversa: in testa c’era
l’Atalanta a 34 punti, virtualmente insieme alla Fiorentina (i viola avevano una
partita in meno, avrebbero poi vinto a gennaio il recupero contro l’Inter). Un
dato che meriterebbe una riflessione a parte, se si pensa alla situazione
attuale dei bergamaschi ma soprattutto della Fiorentina, desolatamente ultima in
classifica, con di fatto 28 punti in meno rispetto alla passata stagione.
L’Inter invece rispetto a un anno fa ha due punti in più, mentre il Napoli
nonostante la campagna acquisti ma con l’impegno Champions sta praticamente
replicando lo stesso campionato finora: adesso ha 31 punti, nel 2024 ne aveva
32. Certo per Antonio Conte pesa la sconfitta in trasferta contro l’Udinese, la
settima complessiva stagionale. Il Milan invece ha esattamente 10 punti in più
rispetto a un anno fa: è una parziale consolazione dopo il 2 a 2 in casa contro
il Sassuolo.
Ogni squadra ha le sue giustificazioni per i vari passi falsi. La realtà è che,
come appunto accaduto anche l’anno scorso, finora non sta emergendo una
dominatrice del campionato. Nella stagioni precedenti, dopo 15 partite, la
squadra in vetta aveva già preso un ritmo importante (vedi elenco in basso). Si
va dal massimo dei 43 punti della Juventus nel 2018/19 fino ai 36 del Napoli nel
2021/22, quando poi vinse il Milan lo scudetto al fotofinish contro l’Inter.
Per ritrovare una squadra da sola in vetta alla classifica con 33 punti dopo 15
giornate bisogna tornare indietro di esattamente dieci anni, alla stagione
2015/16. In vetta allora c’era sempre l’Inter, ma guidata da Roberto Mancini.
Subito dietro Fiorentina e Napoli. I nerazzurri non erano una squadra costruita
per vincere, venivano da stagioni drammatiche e infatti crollarono a metà
campionato, chiudendo al quarto posto (fuori dalla zona Champions) con appena 67
punti. Quel campionato lo vinse la Juventus di Allegri, che aveva cominciato
malissimo la stagione e dopo 15 giornate aveva appena 27 punti. I bianconeri
furono protagonisti di una rimonta-record suggellata da 24 vittorie in 25
partite. L’attuale Juve di Spalletti è a quota 26 punti dopo la vittoria con il
Bologna, ma non sembra sinceramente in grado di ripetere un’impresa di quella
portata. La Juve vinse quello scudetto di un decennio fa con 91 punti, mentre un
anno fa al Napoli ne bastarono 82. Cosa accadrà quest’anno dipenderà dalle
squadre adesso in vetta. Da oggi tocca all’Inter provare a prendere il largo.
LA CAPOLISTA DELLA SERIE A DOPO 15 GIORNATE
2025/2026: Inter 33
2024/2025: Atalanta (e Fiorentina) 34
2023/2024: Inter 38
2022/2023: Napoli 41
2021/2022: Napoli 36
2020/2021: Milan 37
2019/2020: Inter 38
2018/2019: Juventus 43
2017/2018: Inter 39
2016/2017: Juventus 36
2015/2016: Inter 33
LA NUOVA CLASSIFICA DELLA SERIE A
1. Inter 33
2. Milan 32
3. Napoli 31
4. Roma 27 (una partita in meno)
5. Juventus 26
6. Bologna 25
7. Como 24 (una partita in meno)
8. Lazio 22
9. Sassuolo 21
10. Udinese 21
11. Cremonese 20
12. Atalanta 19
13. Torino 17
14. Lecce 16
15. Cagliari 14
16. Genoa 14
17. Parma 14
18. Verona 12
19. Pisa 10
20. Fiorentina 6
L'articolo Cade il Napoli, frena il Milan: così l’Inter è in testa alla Serie A
con “soli” 33 punti, come dieci anni fa proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Sì, ‘abbè, uno ggol abbasta”. Pensi a questa frase, che confonde anche il
compianto Italo Khune, e pensi a Maurizio Gaudino. C’è molto di più però, dietro
al dialetto ereditato a mo’ di paisà, di quel calciatore che in quella finale di
Coppa Uefa diede filo da torcere a Maradona e ai suoi. Nato il 12 dicembre di 59
anni fa a Bruhl in Renania Settentrionale: “È la città di Steffi Graf” ricordava
spesso Maurizio, che in fondo la campionessa era lei, lui veniva dalla strada.
Già, non poteva essere altrimenti: papà di Orta di Atella, minatore, partito per
la Renania per fare il camionista. Mamma di Frattamaggiore, che in Germania va a
lavorare alla Henkel. E Maurizio, riccioluto e scugnizzello, gioca in strada:
mica facile quando sei figlio di emigranti. A volte essere più forte non basta,
specie quando per un gol fantasma o un fallo reclamato si finisce a botte: a
volte le prendi, a volte le dai. E con quella mentalità Gaudino cresce: piedi
buoni sì, ma senza pensare che bastino ad aprire tutte le porte. Dai campetti
improvvisati passa alle giovanili del Rheinau, tra calcio e scuola ci mette pure
un’altra passione: quella per le auto, possibilmente sportive e veloci, facendo
un apprendistato come meccanico. Passa al Waldhof Mannheim e qui trova il suo
padre calcistico, Klaus Schlappner, che lo fa debuttare a 17 anni in Bundesliga
contro l’Eintracht Braunschweig: dopo 30 minuti in campo, Gaudino viene espulso.
Tuttavia il ragazzo è forte: diventa titolare fisso e attira le attenzioni dei
grandi club. Nel 1987 passa allo Stoccarda, che l’anno successivo trascina in
finale di Coppa Uefa. Di fronte c’è proprio il suo Napoli, suo senza virgolette
visto che ad accoglierlo all’aeroporto, nella gara d’andata, ci sono i parenti
con ogni leccornia, e che la mamma intervistata prima della gara dichiara di
augurarsi due cose: che Maurizio segni, e va bene, ma che alla fine vinca il
Napoli, che è sempre il Napoli, pure di fronte a un figlio. Andrà proprio così,
con Gaudino che segnerà spaventando gli azzurri, bravi a ribaltarla al San Paolo
e a dominare la gara di ritorno in Germania portandosi a casa il trofeo.
Il mondo scopre allora quel numero 10 atipico e per la verità già noto ai club
italiani: lo avrebbe preso volentieri il Verona qualche stagione prima, ma non
se ne fece nulla, mentre a prescindere dai club sarebbe stato l’azzurro della
nazionale il sogno di Gaudino, che rifiuta per tre volte le chiamate dell’Under
21 tedesca, prima di rassegnarsi ed accettare, proprio nel 1989.
Calcio e auto, dunque, per quel ragazzo sempre in mise da rockstar: riccioli
lunghi, orecchino, catene d’oro, giacche in pelle e una passione per le Ferrari,
tale da fargli dichiarare apertamente di essere in grado di percorrere la
distanza tra Stoccarda e Monaco di Baviera in meno di un’ora. Una passione che
gli causerà anche qualche incidente: nel 1994 mentre è ospite di un noto talk
show viene arrestato, col conduttore che ci scherzerà anche su “di solito si
viene prima arrestati e poi si va ospiti nei talk show, non il contrario”.
L’accusa è di una presunta frode assicurativa: se la caverà con una multa e una
pena sospesa.
Dalla Germania in quel periodo passa in Inghilterra, in prestito al Manchester
City, offrendo sprazzi della sua classe, per poi tornare in patria, e poi in
Messico alla corte di Marcelo Bielsa al Club America, con tanto di preparazione
atletica a 3500 metri d’altezza, su di un vulcano. Torna ancora in Germania,
all’Eintracht, per poi dividersi tra Basilea, Bochum e Antalyaspor prima di
chiudere la carriera con una presenza nella squadra che l’aveva lanciato, il
Waldhof Mannehim, e diventare procuratore sportivo.
Resta quell’intervista e tutto quello che c’è dietro e attorno, ma forse il
segreto di Maurizio stava proprio lì: un ragazzo di Mannheim col Vesuvio nel
sangue, capace di tenere insieme romanticismo e ruvidezza. Non è diventato
un’icona, ma è rimasto una storia.
L'articolo Ti ricordi… la storia di Maurizio Gaudino, lo scugnizzo tedesco che
fece tremare il Napoli di Maradona proviene da Il Fatto Quotidiano.
La Champions è la kryptonite di Antonio Conte? A giudicare dalla sconfitta del
Napoli contro il Benfica sembrerebbe di sì. Un’involuzione evidente rispetto al
Napoli che nel post Bologna, al ritorno dalla sosta di novembre con tanto di
pausa contiana, si era visto in campo.
Un Napoli che in Serie A era stato in grado di riguadagnare un primo posto che
sembrava un miraggio sconfiggendo l’Atalanta, la Roma all’Olimpico, la Juventus
e rimettendosi in pista in Champions con la vittoria al Maradona sul Qarabag.
Già, il Maradona: fattore imprescindibile del Napoli contiano se pensiamo che
nel 2025 lo stadio non ha visto, né vedrà, sconfitte e se, guardando alla
Champions, i sette punti azzurri racimolati fin qui sono tutti frutto delle
prove casalinghe.
E soprattutto se nella manifestazione europea il Napoli da trasferta è quello
disastroso di Eindovhen e quello pasticcione, disattento e timoroso di Lisbona.
Il tabellino dei viaggi europei della truppa di Conte è impietoso: tre sconfitte
su tre gare, un solo gol fatto, dieci subiti. Dati che se snocciolati “al buio”
in un quiz a premi non verrebbero mai associati alla squadra campione d’Italia.
Certo, poi come ricorda Conte c’è una squadra incerottatissima e di fronte ci
sono gli avversari, non irresistibili ma tutt’altro che sprovveduti.
Mourinho alla vigilia quasi esecrava l’esasperato tatticismo italico che però
mostra di aver quantomeno assorbito quando in un’azione di ripartenza dopo dieci
minuti fa vedere le streghe al Napoli: Ivanovic si presenta tutto solo davanti a
Milinkovic che resta in piedi mentre l’avversario tira male, col risultato che
la minaccia è neutralizzata. Proprio Milinkovic sette minuti dopo regala palla
ad Aursnes ancora una volta solo davanti al portiere: troppa grazia, cicca pure
lui.
Il Napoli continua a scherzare col fuoco e sull’ennesimo pasticcio difensivo
Rios porta in vantaggio i portoghesi. Un’avvisaglia che quasi evoca i fantasmi
del Psv, ma il Napoli riesce a riorganizzarsi seppur senza spaventare granché il
Benfica, ben attento a far la guardia alla porta difesa da Trubin e a provare a
ripartire facendo male.
Conte prova a sfruttare l’effetto sorpresa mandando dentro Politano e Spinazzola
per Beukema ed Olivera, ma il Benfica passa di nuovo appena mette il naso fuori
dalla propria metà campo, con un tocco leggero di Barreiro. Gli azzurri provano
a metterci il cuore, quel cuore che Conte cita a più riprese nelle conferenze
stampa, ma se quello non sembra in discussione nel Napoli formato trasferta
europea manca la testa: pare emblematica l’immagine di Buongiorno che nel primo
tempo grida a McTominay “Scott, calmati”, dopo un paio di errori non da McFratm.
Finisce due a zero per i portoghesi perché la reazione del Napoli è un po’ lo
specchio di tutta la partita azzurra: generosa ma disordinata, timida, senza
cattiveria. Una squadra che pare lontana parente di quella cinica e feroce, e
pure smaliziata, vista negli ultimi turni del campionato: smaliziata come
Vergara, che ragazzino non è, come si vorrebbe far credere, ma neppure timido e
impacciato.
La sconfitta per 2-0 complica ovviamente il già non semplice cammino del Napoli:
a oggi la squadra di Conte rientrerebbe nei playoff, ventitreesima e dunque al
limite per la qualificazione. Il discorso è rimandato a gennaio, con una notizia
buona e una cattiva: la buona è che al Napoli resta una gara al Maradona, la
cattiva è che l’avversario è il Chelsea. Provare a vincere la gara che resta in
trasferta dunque, quella contro il Copenaghen, non pare affatto una cattiva
idea.
L'articolo La Champions League è la kryptonite di Antonio Conte: i numeri
europei fuori dal “Maradona” sono impietosi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Miglior società, miglior presidente con Aurelio De Laurentiis, miglior
allenatore con Antonio Conte, oltre ad Amir Rrahmani e Scott McTominay tra i
migliori undici del torneo. Il Napoli grande protagonista del Gran Galà del
calcio 2025, che si è svolto ieri, 2 dicembre, a Milano nello Spazio
Antologico-East End Studios. Una cerimonia dedicata ai migliori momenti e ai
protagonisti della Serie A 2024/25, vinta appunto dal Napoli. Il miglior
giocatore è ancora azzurro: Scott McTominay, protagonista con 12 gol in
campionato.
Ben rappresentata anche l’Inter, che nella top XI annuale schiera ben cinque
giocatori: Denzel Dumfries, Alessandro Bastoni, Federico Dimarco, Nicolò Barella
e Lautaro Martinez. Tra gli altri premiati anche Alessandro Deiola per il gol in
Cagliari-Venezia, poi Mile Svilar, Tijjani Reijnders (ex Milan, ora al
Manchester City), Moise Kean e Mateo Retegui a completare la Top XI.
TUTTI I PREMI AL GRAN GALÀ DEL CALCIO
* Miglior gol: Alessandro Deiola in Cagliari-Venezia
* Miglior allenatore: Antonio Conte (Napoli)
* Miglior società: SSC Napoli
* Miglior presidente: Aurelio De Laurentiis (Napoli)
* Miglior portiere: Mile Svilar (Roma)
* Migliori difensori: Denzel Dumfries (Inter), Alessandro Bastoni (Inter), Amir
Rrahmani (Napoli), Federico Dimarco (Inter)
* Migliori centrocampisti: Tijjani Reijnders (Milan), Nicolò Barella (Inter),
Scott McTominay (Napoli)
* Migliori attaccanti: Matteo Retegui (Atalanta), Moise Kean (Fiorentina),
Lautaro Martinez (Inter)
* Miglior giocatore della stagione: Scott McTominay (Napoli)
L'articolo Gran Galà del calcio, da Conte miglior allenatore ad Alessandro
Deiola: tutti i premi assegnati proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Se Dazn dovesse mollarci come ha fatto in Francia, saremmo tutti nei guai”. Mai
banale Aurelio De Laurentiis, nemmeno sul palco del Gran Galà del Calcio,
durante un evento in cui sono stati premiati i migliori dello scorso campionato.
Salito sul palco per ritirare il premio di miglior società del 2024/25 e
intervistato da Fabio Caressa, De Laurentiis ha lanciato l’allarme per quanto
riguarda la situazione dei diritti televisivi e nello specifico le difficoltà
economiche che vivono i club di Serie A.
Dopo il flop dello scorso anno, la Ligue 1 ha deciso di chiudere ogni rapporto
con Dazn, creando una piattaforma televisiva e digitale ufficiale gestita da LFP
(Ligue de Football Professionnel) Media, con il canale Ligue 1+ a trasmettere i
match. Ecco perché il patron del Napoli ha poi proseguito criticando la
situazione attuale, anche quando è stato invitato a mantenere la calma.
“Va bene, godiamoci il premio senza far arrabbiare nessuno: comportiamoci da
italiani”, cioè fingendo che tutto vada bene, si leggeva tra le righe delle
parole del presidente del club campano. E ancora: “Lavorano bene? Benissimo,
finché non ci sono commentatori filo-romanisti”, ha tuonato ancora il presidente
del Napoli facendo riferimento probabilmente al match tra Roma e Napoli giocato
domenica sera.
“Se sei più piccolo di Roma, Napoli, Juve, Inter o Milan, la paura di scendere
ti blocca. In Nba non retrocede nessuno e i club valgono miliardi”, ha
continuato De Laurentiis, che alla fine ha anche lanciato una proposta: “Vorrei
convocare gli Stati Generali del calcio italiano. Voglio vedere i proprietari
dei fondi, i veri padroni delle società che non si vedono mai e che dovrebbero
conoscere questo mondo prima di entrarci”.
L'articolo “Se Dazn ci molla come ha fatto in Francia, siamo tutti nei guai.
Vorrei convocare gli Stati Generali”: l’allarme di De Laurentiis proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Nevrosi del calcio. Sono bastate (per così dire) tre vittorie per rivedere un
po’ di serenità a Napoli. Atalanta, Qarabag e soprattutto Roma, la partita che
proprio non si doveva fallire. I campani di nuovo al primo posto, ex aequo con
il Milan, sorridono e rendono la lotta per la testa della classifica sempre più
divertente. E sembra passata già un’era rispetto a quattro settimane fa, quando
dopo le bordate in conferenza stampa post sconfitta contro il Bologna, Antonio
Conte a Castel Volturno non si è presentato. E non l’ha fatto per una settimana,
la prima delle due di sosta del campionato. Il Napoli era stato chiaro: “Nessun
caso” era stata la comunicazione data ai giornalisti, “non è nemmeno la prima
volta che capiti. L’allenatore è a Torino, a casa sua, per un po’ di riposo,
tornerà il lunedì dopo”. E così è stato. Tutto normale? Secondo il Napoli, sì.
Secondo i media, mica tanto. Ma alla fine anche Conte è stato chiaro:
“All’estero capita spesso e potrà ricapitare ancora” ha detto domenica sera, con
tono molto più disteso. Perché la vittoria della Roma ha riportato, almeno in
ambiente Napoli, la chiesa al centro del villaggio. E da qui si riparte.
CAMBIAMENTI
De Laurentiis ha tenuto a rimarcarlo: “Grande vittoria di un gruppo guidato da
un vero condottiero!”, ha twittato, per sottolineare come la squadra fosse tutta
con l’allenatore. Che qualche matassa ha dovuto districarla, per riuscire a
riavere i risultati che ha ora. Soprattutto sugli esterni, con due protagonisti
in particolare: Noa Lang e David Neres. Il primo, poco più di un mese fa, con il
suo allenatore era stato moltocritico dopo aver perso malamente contro la sua ex
squadra, il PSV. Poteva generarsi una frattura forse insanabile, perché di
solito queste cose Conte non le tollera proprio. E invece dopo la sosta,
l’olandese è sempre partito titolare e contro l’Atalanta è anche arrivata la sua
prima rete in Serie A.
Bene lui, sì. Ma non benissimo come Neres, che in questo momento è il volto del
Napoli rinato. Il brasiliano nelle ultime tre partite è stato protagonista
assoluto: una doppietta contro l’Atalanta, una partita strepitosa contro il
Qarabag (con tanto di rovesciata tentata ma non riuscita per un soffio), la rete
della vittoria contro la Roma. Uno stato di forma incredibile, certificato dai
numeri. Contro i nerazzurri, Soccerment conferma come sia stato efficace – oltre
ai gol – soprattutto nelle minacce create palla al piede e lo stesso ha fatto
anche contro i giallorossi, contro i quali i dati sono ancora migliori. Domenica
sera, le azioni principali sono praticamente passate tutte dai suoi piedi:
un’esplosione che il Napoli aspettava da un anno e che ora, forse, è diventata
davvero realtà. In attesa di conferme contro la Juventus, l’ultimo vero banco di
prova per certificare il passo in avanti.
Passo che, l’allenatore, si aspetterà anche dal mercato a gennaio. Cosa serve?
Un centrocampista, visti gli infortuni che stanno falcidiando la rosa (Gilmour
verrà operato per pubalgia, e si aggiunge alla lista dei lunghi assenti oltre ad
Anguissa e De Bruyne). L’ha confermato anche il ds Manna, già al lavoro per
cogliere l’opportunità giusta. Con maggiore serenità tra tutte le componenti che
puntano a un grande obiettivo: il secondo titolo consecutivo. Che non sembra per
niente utopistico. Al netto di ogni nevrosi.
L'articolo Serviva solo un po’ di riposo? Così Conte dopo le “ferie” ha
rigenerato il Napoli proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Il presidente si riferiva a me quindi? Ho temuto fosse autoreferenziale”.
Disteso, sereno, felice per la vittoria. Così Antonio Conte nel post
Roma-Napoli, gara vinta 0-1 dai suoi con gol di David Neres (il terzo in due
gare consecutive di Serie A), che ha regalato agli azzurri il primo posto
insieme al Milan, a quota 28 punti. Seguono Inter e la stessa Roma a quota 27.
L’allenatore leccese ha scherzato sulle parole di Aurelio De Laurentiis, che nel
classico post dopo la partita su X, aveva scritto: “Grande vittoria di un gruppo
guidato da un vero condottiero”.
Dopo tre partite senza vittorie, adesso il Napoli è reduce da tre vittorie
consecutive dal rientro della sosta tra campionato e Champions League: due in
Serie A contro Atalanta prima e Roma poi, una contro il Qarabag in Europa. “A
parte tutto, sono contento per i ragazzi perché è un momento da elmetto,
mantenerci su questo standard secondo me è incredibile. Dobbiamo continuare a
fare di necessità virtù, andiamo avanti uniti e compatti e l’abbiamo dimostrato,
battendo Atalanta, Qarabag e ora la Roma, vincendo in modo convincente, abbiamo
mandato un messaggio a noi stessi: se vogliamo, possiamo“, ha spiegato
l’allenatore del Napoli.
Poi l’analisi si è spostata sulla partita, vinta 0-1 in maniera “sporca” dal
club napoletano, con una gara di grande personalità e coraggio. “Sicuramente
venire a Roma facendo una prova di personalità come la nostra, con loro che
difendono in avanti, non era semplice. È un’ottima squadra. Ho chiesto ai
ragazzi di guardare l’avversario dritto negli occhi fin dall’inizio, l’hanno
fatto e ne sono molto contento”.
E poi ancora sugli infortunati: “Viviamo un momento comunque di grande
difficoltà perché tanti calciatori sono indisponibili e tutto questo durerà
ancora per un po’. Non sono preoccupato, però spero che i giocatori che ci sono
adesso non vengano meno, perché altrimenti la situazione sarebbe ancora più
grave”, ha concluso Conte sull’argomento.
Quella intrapresa però dal Napoli è la strada giusta secondo il tecnico leccese,
che ha elogiato i suoi: “Stiamo dimostrando di avere entusiasmo, voglia,
determinazione. Non dobbiamo mai smarrirle perché sono le qualità che ci hanno
fatto vincere lo scudetto, ora dobbiamo provare a difenderlo nonostante gli
infortuni di lungo corso”.
L'articolo “Ah, ma parlava di me? Pensavo fosse autoreferenziale”: il Napoli
vince e torna in vetta, Conte scherza sulle parole di De Laurentiis proviene da
Il Fatto Quotidiano.
“Il Napoli non era morto, si tratta solo di continuare a lavorare e dare tutto
ciò che si ha. Le partite si vincono o meno, conta solo dare tutto”. Lo ha detto
a Sky Sport l’allenatore del Napoli Antonio Conte dopo la vittoria in Champions
League sul Qarabag, che poi però è subito tornato sulla situazione infortunati.
“Siamo ancora molto in difficoltà dal punto di vista numerico, oggi su sette
panchinari c’erano due portieri e due ragazzi di prospettiva come Vergara e
Ambrosino”, ha spiegato Conte.
Un 2-0 in cui è tornato al gol Scott McTominay, che ha anche propiziato
l’autogol del 2-0, ma dove sono emerse ancora una volta le qualità di David
Neres e Noa Lang per dirne due. “Quando non hai tanti calciatori a disposizione
devi trovare soluzioni nuove sfruttando sempre gli stessi e i rischi aumentano.
Noi stiamo rincorrendo dall’inizio, non si può controllare tutto. Ieri in 15
minuti di allenamento c’è stata una distorsione per Gutierrez”. Poi ha ribadito
un concetto già espresso nelle scorse settimane: “Contro l’Atalanta e oggi due
ottime partite, il Qarabag aveva ottenuto grandi risultati finora, in Champions
non esistono impegni facili”, ha aggiunto.
Per Napoli e per il Napoli era una serata speciale: era il quinto anniversario
della morte di Diego Armando Maradona, omaggiato sia in città durante il giorno,
sia durante il match, soprattutto al decimo minuto del primo tempo, con la
sciarpata e i cori in suo ricordo. “Maradona ha rappresentato e rappresenta un
qualcosa che è difficile da spiegare se non stai a Napoli. Ci tenevamo anche ad
onorare questo giorno, che comunque è un giorno triste perché è quello della
scomparsa di Diego”.
Seconda vittoria consecutiva per il Napoli dopo quella in campionato contro
l’Atalanta: “L’energia è troppo importante, devo essere il primo ad averla per
poi trasmetterla alla squadra. Dopo Bologna mi sono preso le responsabilità, ho
detto che probabilmente non sto trasferendo quello che vorrei e quindi la colpa
è mia. I ragazzi devono sprigionare energia ogni partita, essere squadra,
aiutarsi, avere voglia di soffrire e di gioire tutti insieme per un obiettivo”.
Infine Conte ha concluso: “Ci sono degli aspetti incontrollabili, poi uno parla
di Napoli in crisi senza andare a vedere che situazioni stiamo affrontando. Ci
saranno tantissime partite, andremo ad affrontarle con non tantissimi
giocatori”.
L'articolo “Il Napoli non è morto, ma siamo ancora pochi. In crisi? Vedete che
situazioni affrontiamo”: Conte dopo il 2-0 sul Qarabag proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Insulti contro Roberto Saviano, definito “parassita“. E un duro attacco ad
Aurelio De Laurentiis. Alla vigilia della sfida di Champions League contro il
Qarabag, per le strade di Napoli sono apparsi diversi manifesti contro il
presidente del club e contro il giornalista e scrittore. Sono firmati dagli
ultras delle due curve dello stadio Maradona: i gruppi Curva A e B. Il motivo?
Sarebbe l’atteggiamento avuto da De Laurentiis e Saviano in occasione
dell’espulsione dall’Olanda dei tifosi azzurri che erano ad Eindhoven per
l’incontro di Champions contro il Psv.
Su questo punto viene attaccato il presidente del Napoli: “Hai provato a
comprarci fin dal primo giorno ma non siamo mai stati sul mercato e questo tu
non l’hai mai accettato. In Olanda hai dimostrato il tuo modo di essere
presidente, tacere sugli abusi subiti dalla tua gente”, si legge nel manifesto.
L’attacco a Saviano invece è più generico: “Sulle problematiche della nostra
città hai costruito la tua notorietà – scrivono – ora miri agli ultras per il
tuo prossimo racconto“.
L'articolo Gli ultras del Napoli attaccano Saviano e De Laurentiis: il video dei
manifesti appesi in città proviene da Il Fatto Quotidiano.