Solo 5 gol in tutte le competizioni, tre panchine consecutive, il litigio con
Slot, le dichiarazioni e l’esclusione contro l’Inter. L’inizio di stagione di
Mohamed Salah è stato decisamente da dimenticare. L’attaccante egiziano – reduce
da un 2024/25 a livelli altissimi con 29 gol solo in Premier League – è al
momento un separato in casa Liverpool e la situazione non sembra risolvibile
nell’immediato.
Storia che ha fatto il giro del mondo ed è stata commentata da tanti, compresi
alcuni illustri ex calciatori. Tra questi c’è Marco Van Basten, che negli studi
di Ziggo Sport e in occasione della due giorni dedicata alla sesta giornata
della fase campionato di Champions League, ha dichiarato: “Se questa è la sua
reazione alle panchine, ha il cervello di un insetto. L’anno scorso ha fatto una
stagione eccezionale, ma quest’anno fin qui non è stato all’altezza”, ha
esordito Van Basten.
L’ex attaccante di Milan e Olanda ha poi proseguito: “Il suo rendimento non è
stato certo dei migliori negli ultimi mesi. Vedo Slot come una persona schietta
e onesta, che non si tira indietro di fronte al confronto e non parla mai alla
leggera. Salah, d’altra parte, ha iniziato ad attaccare l’uomo e a comportarsi
in modo inappropriato”, ha concluso Van Basten.
Nei giorni scorsi infatti Salah – dopo la terza panchina consecutiva in Premier
League – aveva dichiarato: “Ho detto più volte in passato di avere un buon
rapporto con l’allenatore e, all’improvviso, non c’è più alcun rapporto tra di
noi. Non so perché ma a me sembra chiaro che qualcuno non mi voglia più nel
club. Mi sento come se mi avessero gettato sotto un bus”, aveva dichiarato Salah
che poi ha concluso: “Ho fatto tanto per questo club, e ora mi ritrovo a dovermi
difendere da solo davanti a media e tifosi. Se fossi altrove, la società
proteggerebbe il suo miglior giocatore. Qui invece sembra che io sia diventato
il problema”.
L’allenatore Arne Slot non aveva gradito le dichiarazioni e aveva deciso di
escluderlo dal match contro l’Inter in Champions League, dichiarando: “Non mi
aspettavo quelle parole“. Adesso il caso continua a far parlare di sé: da capire
se ci sarà margine per ricucire il rapporto o già a gennaio Salah può partire.
L'articolo “Ha il cervello di un insetto, ha iniziato ad attaccare l’uomo e a
comportarsi in modo inappropriato”: Van Basten contro Salah proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Champions League
Una bella e una brutta notizia per Cristian Chivu e per la sua Inter dopo gli
infortuni di Francesco Acerbi e Hakan Calhanoglu nel match perso contro il
Liverpool. La brutta riguarda Acerbi: per lui risentimento al bicipite femorale
della coscia destra. Tradotto: almeno un mese di stop dopo l’infortunio nel
match contro il Liverpool. La bella quindi riguarda Calhanoglu: il
centrocampista non fa al momento risonanza perché sta meglio. Di sicuro salterà
la trasferta di Genova contro il Genoa e il club valuterà di giorno in giorno in
vista di Riyad, dove si svolgerà la Supercoppa Italiana e dove ci sono buone
possibilità che ci sia, come riporta Sky Sport.
Il problema riguarda però Acerbi: l’infortunio del difensore centrale è più
grave di ciò che si potesse pensare. Lo stop sarà di almeno un mese,
considerando che nella nota non viene specificato il grado di risentimento.
Acerbi salterà la Supercoppa Italiana, la trasferta di Bergamo contro l’Atalanta
e la sfida in casa col Bologna. La speranza, ma al momento è difficile, è di
averlo a disposizione per Inter-Napoli, prevista nel weekend del 10 e 11
gennaio. Se non dovesse farcela, ci proverebbe o per Inter-Lecce del 14 gennaio
o per Udinese-Inter.
Chivu dovrà adesso pensare alle soluzioni nel ruolo. Le alternative sono Stefan
De Vrij – suo sostituto naturale – o l’inserimento di Yann Bisseck. Il tedesco
può giocare da centrale o da braccetto con lo spostamento di Manuel Akanji in
mezzo. Soluzione già adottata in diverse partite, anche a gara in corso contro
il Liverpool: finora ha dato buoni risultati.
L'articolo Inter: Acerbi salta la Supercoppa, Calhanoglu non parte per Genova.
Le condizioni e i tempi di recupero proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sei punti su dodici: l’Italia in Champions continua a essere ondivaga, un passo
avanti e un altro indietro. Breve riassunto: splendida vittoria dell’Atalanta
(2-1) sui campioni del mondo del Chelsea, successo sofferto (2-0) della Juventus
sui ciprioti del Pafos che per un’ora mettono alla frusta gli “spallettiani”,
sconfitta dell’Inter (0-1) che contro il Liverpool paga le rigidità arbitrali
europee, ma anche l’ingenuità di Bastoni, ennesimo flop in trasferta del Napoli
(0-2), stracciato dal Benfica dell’eterno Mourinho.
Citazione per l’Arsenal, che con il 3-0 a Bruges continua a marciare a punteggio
pieno e si mette alle spalle il ko in Premier con l’Aston Villa. Il Manchester
City sbanca meritatamente il Bernabeu (2-1) e il destino di Xabi Alonso alla
guida del Real Madrid è ora nelle mani dell’Alaves, prossimo avversario nella
Liga: Florentino Perez sta già ragionando sul nuovo allenatore. I campioni in
carica del PSG pareggiano a Bilbao (0-0), il Bayern rialza la testa e demolisce
lo Sporting Lisbona (3-1). Cinquantacinque gol il bottino totale: media 3,05.
IN – LODE A MOU: HA RIMESSO IN PISTA IL BENFICA
8 ATALANTA
Regala la pagina più bella di questa sesta giornata. Il 2-1 sul Chelsea è pieno
di buone cose, soprattutto la posizione in classifica, che vede ora i
bergamaschi al quinto posto, migliore delle italiane e con la qualificazione
diretta agli ottavi a un passo. Palladino sta certificando quanto sia stata
sbagliata la scelta-Juric.
7,5 MOURINHO
Sei punti nelle ultime due partite e il Benfica è tornato a galla: i playoff non
sono più un sogno. Il calendario è pesante, prima la Juventus a Torino e poi il
Real Madrid a Lisbona, ma Mourinho è un competitor da Champions e ha rimesso in
pista una squadra indebolita dalle vicende di mercato. Lode a Mou, che si gioca
il futuro in Europa contro un vecchio nemico (la Juve) e un passato ormai
lontano (il Real).
7 COPENAGHEN
C’è del calcio in Danimarca: il 3-2 della banda di Neestrup sul campo del
Villarreal vale il 24° posto in classifica. La prossima sfida è contro il
Napoli, stessi punti in classifica (7), ma miglior differenza reti, seppure solo
di un gol. Nel gelo del Parken, il 20 gennaio 2026 sarà un vero spareggio.
7 MADUEKE
Doppietta a Bruges e l’Arsenal continua il volo. A Londra ancora non sono chiare
le potenzialità di questo giocatore inglese che, tra giovanili e prima squadra,
ha fatto il giro delle squadre della capitale britannica: Crystal Palace,
Tottenham e Chelsea prima di approdare, pochi mesi, fa alla corte dei Gunners.
L'ARTICOLO THE BOLD CHAMPIONS, LE PAGELLE | BASTONI POTEVA EVITARE L’INUTILE
TRATTENUTA, SPALLETTI CONTINUA A “PICCONARE” L’AMBIENTE CON LE SUE DICHIARAZIONI
PROVIENE DA IL FATTO QUOTIDIANO.
“Era fondamentale vincere, con le vittorie si mettono a posto tante cose. Per
quanto riguarda l’analisi della partita, è chiaro che noi dobbiamo fare di più,
non siamo contenti, io non sono contento, i ragazzi non sono contenti di loro
stessi”. La Juventus batte il Pafos per 2-0 grazie ai gol di McKennie e David,
sale a nove punti in classifica e vede avvicinarsi i playoff. Una vittoria
importante, ma Luciano Spalletti – come si evince dalle dichiarazioni post gara
– salva soltanto il risultato e critica la prestazione.
“In alcuni momenti abbiamo fatto proprio il minimo, ci sono state anche delle
situazioni imbarazzanti nel primo tempo. Poi nel secondo tempo ci siamo sciolti
un po’ di più e abbiamo avuto un po’ più di tranquillità nel trattare tutto”, ha
spiegato Luciano Spalletti nell’immediato post gara.
Tra i temi c’è anche un possibile cambio modulo, ma il tecnico spiega: “Volevo
farlo già nel primo tempo, ma avevo paura di far confusione poi a muoverli
dentro la partita, perché a volte alcuni possono recepire, alcuni no. Ma sono
partite difficili comunque, perché loro hanno preso pochissimi gol, solo col
Bayern avevano subito la partita”.
L’analisi di Luciano Spalletti però prosegue su un’onda critica, con la Juventus
che nel primo tempo ha sofferto contro una squadra di qualità decisamente
inferiore: “Per me non cambia quello che è il mio pensiero sui calciatori, per
ora si sta facendo poco di quello che io mi aspetto, troppo poco. Il tempo? Noi
siamo tornati da Napoli, si è guastato l’aereo, siamo rientrati alle 5 la
mattina. Poi si arriva il giorno dopo, si fanno due passettini, il giorno dopo
siamo in ritiro per la partita e anche hanno da recuperare i calciatori”.
Giocando ogni tre giorni, però, secondo Spalletti “non ritrovi il ritmo, non
trovi l’intensità, non vedi quando quello arriva in ritardo, non c’è possibilità
di stargli addosso e fargli sentire il fiato sul collo. Ci sono delle cose da
mettere a posto, di portare a livello questa squadra in diversi elementi, perché
va portata a livello, poi sono convinto che si possa far vedere qualcosa di
differente, però per il momento si va piano, è vero”.
L'articolo “Ci sono state situazioni imbarazzanti, non sono contento”: la Juve
batte il Pafos, ma Spalletti lancia l’allarme proviene da Il Fatto Quotidiano.
La Champions è la kryptonite di Antonio Conte? A giudicare dalla sconfitta del
Napoli contro il Benfica sembrerebbe di sì. Un’involuzione evidente rispetto al
Napoli che nel post Bologna, al ritorno dalla sosta di novembre con tanto di
pausa contiana, si era visto in campo.
Un Napoli che in Serie A era stato in grado di riguadagnare un primo posto che
sembrava un miraggio sconfiggendo l’Atalanta, la Roma all’Olimpico, la Juventus
e rimettendosi in pista in Champions con la vittoria al Maradona sul Qarabag.
Già, il Maradona: fattore imprescindibile del Napoli contiano se pensiamo che
nel 2025 lo stadio non ha visto, né vedrà, sconfitte e se, guardando alla
Champions, i sette punti azzurri racimolati fin qui sono tutti frutto delle
prove casalinghe.
E soprattutto se nella manifestazione europea il Napoli da trasferta è quello
disastroso di Eindovhen e quello pasticcione, disattento e timoroso di Lisbona.
Il tabellino dei viaggi europei della truppa di Conte è impietoso: tre sconfitte
su tre gare, un solo gol fatto, dieci subiti. Dati che se snocciolati “al buio”
in un quiz a premi non verrebbero mai associati alla squadra campione d’Italia.
Certo, poi come ricorda Conte c’è una squadra incerottatissima e di fronte ci
sono gli avversari, non irresistibili ma tutt’altro che sprovveduti.
Mourinho alla vigilia quasi esecrava l’esasperato tatticismo italico che però
mostra di aver quantomeno assorbito quando in un’azione di ripartenza dopo dieci
minuti fa vedere le streghe al Napoli: Ivanovic si presenta tutto solo davanti a
Milinkovic che resta in piedi mentre l’avversario tira male, col risultato che
la minaccia è neutralizzata. Proprio Milinkovic sette minuti dopo regala palla
ad Aursnes ancora una volta solo davanti al portiere: troppa grazia, cicca pure
lui.
Il Napoli continua a scherzare col fuoco e sull’ennesimo pasticcio difensivo
Rios porta in vantaggio i portoghesi. Un’avvisaglia che quasi evoca i fantasmi
del Psv, ma il Napoli riesce a riorganizzarsi seppur senza spaventare granché il
Benfica, ben attento a far la guardia alla porta difesa da Trubin e a provare a
ripartire facendo male.
Conte prova a sfruttare l’effetto sorpresa mandando dentro Politano e Spinazzola
per Beukema ed Olivera, ma il Benfica passa di nuovo appena mette il naso fuori
dalla propria metà campo, con un tocco leggero di Barreiro. Gli azzurri provano
a metterci il cuore, quel cuore che Conte cita a più riprese nelle conferenze
stampa, ma se quello non sembra in discussione nel Napoli formato trasferta
europea manca la testa: pare emblematica l’immagine di Buongiorno che nel primo
tempo grida a McTominay “Scott, calmati”, dopo un paio di errori non da McFratm.
Finisce due a zero per i portoghesi perché la reazione del Napoli è un po’ lo
specchio di tutta la partita azzurra: generosa ma disordinata, timida, senza
cattiveria. Una squadra che pare lontana parente di quella cinica e feroce, e
pure smaliziata, vista negli ultimi turni del campionato: smaliziata come
Vergara, che ragazzino non è, come si vorrebbe far credere, ma neppure timido e
impacciato.
La sconfitta per 2-0 complica ovviamente il già non semplice cammino del Napoli:
a oggi la squadra di Conte rientrerebbe nei playoff, ventitreesima e dunque al
limite per la qualificazione. Il discorso è rimandato a gennaio, con una notizia
buona e una cattiva: la buona è che al Napoli resta una gara al Maradona, la
cattiva è che l’avversario è il Chelsea. Provare a vincere la gara che resta in
trasferta dunque, quella contro il Copenaghen, non pare affatto una cattiva
idea.
L'articolo La Champions League è la kryptonite di Antonio Conte: i numeri
europei fuori dal “Maradona” sono impietosi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Stava per accadere contro il Liverpool, poi è arrivato il Var, il rigore che
definire “generoso” è poco, la trasformazione di Szoboszlai e la seconda
sconfitta consecutiva in Champions League. E anche questa volta – come nel resto
della stagione – non è arrivato il pareggio. Perché la squadra di Cristian Chivu
non sa pareggiare: 21 partite giocate tra campionato, Coppa Italia e Champions
League, 15 vittorie e 6 sconfitte. E anche quando il pareggio sembra a un passo,
l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Vedi Liverpool, Atletico Madrid, Juventus
per citarne tre.
La squadra di Chivu gioca bene, diverte, è lì a competere per la vetta sia in
Europa che in Serie A, tira fuori prestazioni straripanti come contro il Como,
ma poi si perde in piccole cose. Dettagli che fanno la differenza. È successo in
tutti i big match (a eccezione della Roma) e non è un caso. E quattro sconfitte
in quattordici giornate sono tante per chi mira al massimo.
L’INTER È INGENUA
Che sia per un rigore come contro il Liverpool, un calcio d’angolo come contro
l’Atletico Madrid, un’ingenuità e un rigore sbagliato come contro il Milan,
errori individuali come contro la Juventus, la costante dell’Inter 2025/26 è che
non c’è una via di mezzo. O si perde o si vince. Un dato che visto così può
sembrare casuale, ma che in realtà non lo è. Sfortuna a parte – fattore peraltro
soggettivo e opinabile – l’Inter di Cristian Chivu è bella da vedere, gioca un
bel calcio, è aggressiva, organizzata ma pecca in altro.
Ma andiamo con ordine. L’Inter è a tratti ingenua. L’esempio è la sfida di
Champions League contro il Liverpool. E lo ha detto anche Manuel Akanji: “È uno
dei rigori più leggeri che abbia mai visto. Ma alla fine dobbiamo essere onesti,
non possiamo metterci nella posizione di dare all’arbitro l’opportunità di
fischiare un rigore in quel caso”.
Ecco, il punto è proprio dare “l’opportunità all’arbitro di fischiare”. Perché –
ribadiamo – il rigore è più che generoso ed è un pensiero comune a tanti
dall’immediato post gara, ma la leggerissima trattenuta di Alessandro Bastoni è
ingenua, inutile. Perché Wirtz è spalle alla porta, ha già perso contatto con il
pallone e infatti si lascia cadere quando capisce che non può più arrivarci. E
lo fa perché sente tirare appena la sua maglia.
Ingenua lo è stata anche a Madrid, contro l’Atletico. Lo è stato Pio Esposito –
per carità, ha 20 anni e deve ancora maturare – quando anziché tenere e
proteggere palla o fare un passaggio sicuro, ha preferito cercare un improbabile
filtrante per Frattesi in mezzo a due avversari. E da quel possesso perso è nato
quel calcio d’angolo dove l’Inter ha marcato in maniera troppo leggera (e
all’ultimo secondo una big non può permetterselo) e Gimenez ha segnato il
definitivo 2-1.
SPRECONA
Oltre a essere ingenua, l’Inter è sprecona. E qui arriva anche il supporto dei
numeri. Nelle sei sconfitte stagionali, i nerazzurri hanno sempre chiuso con un
dato sugli xG (gli expected goals, cioè i gol attesi da una squadra in quel
match in base alle occasioni) più alto rispetto all’avversaria. Unica eccezione
è la sfida contro il Liverpool, ma il dato (0.4 xG per l’Inter contro l’1.40 del
Liverpool) – così come contro il Milan – è inflazionato dal calcio di rigore.
Nell’ordine: Udinese, Juventus, Napoli, Milan, Atletico Madrid. Questi i dati
presi da Understat per la Serie A, Fbref per la Champions League:
* Inter-Udinese 1-2 (1.67 xG vs 1.20 xG)
* Juventus-Inter 4-3 (0.77 xG vs 1.02 xG)
* Napoli-Inter 3-1 (1.19 xG vs 2.07 xG)
* Inter-Milan 0-1 (1.74 xG vs 0.86 xG)
* Atletico Madrid-Inter 2-1 (1.10 xG vs 1.40 xG)
Un dato che sta a significare che l’Inter produce tanto anche nei big match, ma
spreca troppo. Vedi primo tempo contro il Napoli, sul 2-3 contro la Juventus o
sullo 0-0 e dopo il gol di Pulisic contro il Milan.
NON HA UN CALCIATORE DA “GIOCATA DECISIVA”
Il dato sugli xG ha sicuramente un significato immediatamente percepibile
(l’Inter spreca tanto), ma anche un altro intrinseco. La squadra di Chivu ha
spesso perso i big match perché non ha un giocatore in grado di risolverlo da
solo, un giocatore che spacchi la partita o che inventi la giocata. Lautaro
Martinez è tra i migliori al mondo ma non ha quelle caratteristiche, Barella e
Mkhitaryan hanno altre grandissime qualità, gli esterni incidono ma sono
calciatori da uno contro uno, Thuram potrebbe essere l’unico a farlo, ma
l’infortunio, il ritardo di condizione e altri fattori fin qui non glielo hanno
permesso.
Ai nerazzurri manca quello che Pulisic o Leao sono per il Milan, Yildiz per la
Juventus, McTominay e ultimamente Neres per il Napoli, Lookman per l’Atalanta
negli anni scorsi. Un calciatore in grado di inventare la giocata, un gol,
risolvere partite chiuse con un dribbling o un big match con un lampo nello
stretto. Da tutti questi punti può passare l’essere pronti o meno per vincere.
Problema risolvibile, ci mancherebbe.
L’Inter è al momento tra le prime otto in Champions League, a un punto da Milan
e Napoli – coppia in testa alla classifica – in Serie A e rimane tra le favorite
in tutte le competizioni in cui gioca. Ma se il Verona non ti punisce perché i
valori in campo sono diversi e magari al 95esimo arrivano i tre punti, Milan,
Napoli, Juventus, Atletico Madrid e Liverpool sì. Che sia una giocata del
singolo, una ripartenza, un errore del portiere o un’ingenuità poco cambia. Il
risultato è fin qui stato sempre lo stesso: l’Inter non ha vie di mezzo. O vince
divertendo o perde. E in un campionato equilibrato e che si deciderà per
dettagli, un punto può fare tutta la differenza del mondo. Per il morale e per
la classifica.
L'articolo Perché l’Inter non sa pareggiare: la squadra di Chivu è bella e
diverte, ma ha dei limiti che emergono soprattutto nei big match proviene da Il
Fatto Quotidiano.
La nuova Atalanta di Raffaele Palladino vola in Europa. In una serata storica,
la Dea batte in rimonta i campioni del mondo del Chelsea per 2 a 1. Le reti di
Scamacca e De Ketelaere regalano ai nerazzurri tre punti fondamentali per la
classifica di Champions League: con questa vittoria, i bergamaschi volano a 13
punti e guadagnano il momentaneo terzo posto, dietro solamente ad Arsenal e
Bayern Monaco, davanti anche all’Inter sconfitta dal Liverpool a San Siro. Il
paradosso di una stagione cominciata con Ivan Juric in panchina e già
condizionata da una situazione disastrosa in campionato: 16 punti in 14 partite,
contro i 13 raccolti in Champions in 6 match. In Europa, soprattutto ora che è
arrivato Palladino, l’Atalanta pare trasfigurarsi. E ora può sognare una
stagione da protagonista.
La qualificazione diretta agli ottavi infatti non è più solo una speranza, ma
una possibilità realmente concreta. Ai bergamaschi infatti restano da giocare
due partite abbordabili: la prima il 21 gennaio in casa contro l’Athletic
Bilbao. La seconda il 28 gennaio in Belgio contro l’Union Saint-Gilloise. Fare
sei punti è possibile, ma per qualificarsi tra le prime otto ne basteranno
sicuramente quattro, forse anche tre. Per questo motivo, ad oggi l’Atalanta è da
considerare una delle favorite per un posto agli ottavi. Più sicuramente delle
altre italiane, anche dell’Inter, che è ferma a quota 12 punti e deve affrontare
Arsenal (in casa) e Borussia Dortmund (in trasferta).
LA CRONACA DI ATALANTA-CHELSEA
La serata dell’Atalanta a Bergamo contro il Chelsea inizia con due occasioni non
concretizzate. Prima Lookman entra in area, prova la conclusione e Sanchez
respinge. Poi De Ketelaere pecca di lucidità sulla respinta e manca il vantaggio
in maniera clamorosa. Altra grande chance per i nerazzurri al 19′: Lookman ci
prova da due passi, ma viene murato da Acheampong. Poi il tiro di De Roon alto
sulla traversa. Il Chelsea buca la difesa nerazzurra al 25esimo e passa al primo
affondo. James sguscia via sulla sinistra, arriva a fondo campo e mette in mezzo
un pallone teso e perfetto per Joao Pedro: il 24enne brasiliano batte
Carnesecchi e porta i suoi in vantaggio. Tutto convalidato dopo revisione al Var
e Chelsea avanti al termine di un primo tempo intenso e combattuto.
Palladino non effettua cambi all’intervallo, ma i nerazzurri entrano in campo
con un altro spirito e al 55esimo ecco il pari di Scamacca. Grande iniziativa di
De Ketelaere sulla destra, palla morbida per il centravanti azzurro e colpo di
testa vincente per l’1-1. È il primo gol in Champions per l’attaccante, che poi
ci prende gusto e torna a farsi vedere dalle parti di Sanchez una manciata di
minuti dopo. Dopo aver speso tante energie a caccia del gol, l’Atalanta rifiata
e si spegne con il passare dei minuti. Il Chelsea non fa nulla per sfruttare il
momento e la squadra di Palladino ne approfitta nel finale: all’83esimo De Roon
recupera un pallone sulla trequarti e serve De Ketelaere. Il fantasista parte
palla al piede, entra in area e scarica un destro rasoterra: due a uno e rimonta
completata. Palladino può sorridere per un successo che pesa in termini di
morale e, come detto, anche per la classifica.
ATALANTA TERZA, LA NUOVA CLASSIFICA DELLA CHAMPIONS
1. Arsenal – 15 pt – Diff. reti +13 – 5 partite
2. Bayern Monaco – 15 pt – Diff. reti +11 – 6 partite
3. Atalanta – 13 pt – Diff. reti +2 – 6 partite
4. PSG – 12 pt – Diff. reti +11 – 5 partite
5. Inter – 12 pt – Diff. reti +8 – 6 partite
6. Real Madrid – 12 pt – Diff. reti +7 – 5 partite
7. Atlético Madrid – 12 pt – Diff. reti +3 – 6 partite
8. Liverpool – 12 pt – Diff. reti +3 – 6 partite
9. Tottenham – 11 pt – Diff. reti +6 – 6 partite
10. Borussia Dortmund – 10 pt – Diff. reti +6 – 5 partite
11. Chelsea – 10 pt – Diff. reti +5 – 6 partite
12. Manchester City – 10 pt – Diff. reti +5 – 5 partite
13. Sporting – 10 pt – Diff. reti +4 – 6 partite
14. Barcellona – 10 pt – Diff. reti +3 – 6 partite
15. Newcastle – 9 pt – Diff. reti +7 – 5 partite
16. Olympique Marsiglia – 9 pt – Diff. reti +3 – 6 partite
17. Galatasaray – 9 pt – Diff. reti 0 – 6 partite
18. Monaco – 9 pt – Diff. reti –1 – 6 partite
19. PSV Eindhoven – 8 pt – Diff. reti +4 – 6 partite
20. Leverkusen – 8 pt – Diff. reti –2 – 5 partite
21. Qarabağ – 7 pt – Diff. reti –1 – 5 partite
22. Napoli – 7 pt – Diff. reti –3 – 5 partite
23. Juventus – 6 pt – Diff. reti 0 – 5 partite
24. Pafos – 6 pt – Diff. reti –3 – 5 partite
25. Union SG – 6 pt – Diff. reti –8 – 6 partite
26. Olympiacos – 5 pt – Diff. reti –7 – 6 partite
27. Club Brugge – 4 pt – Diff. reti –5 – 5 partite
28. Athletic Bilbao – 4 pt – Diff. reti –5 – 5 partite
29. Copenhagen – 4 pt – Diff. reti –7 – 5 partite
30. Eintracht – 4 pt – Diff. reti –8 – 6 partite
31. Benfica – 3 pt – Diff. reti –4 – 5 partite
32. Slavia Praga – 3 pt – Diff. reti –9 – 6 partite
33. Bodø/Glimt – 2 pt – Diff. reti –4 – 5 partite
34. Villarreal – 1 pt – Diff. reti –8 – 5 partite
35. Kairat – 1 pt – Diff. reti –11 – 6 partite
36. Ajax – 0 pt – Diff. reti –15 – 5 partite
L'articolo L’Atalanta ora è favorita per un posto tra le prime 8 della
Champions: la nuova classifica dopo l’impresa contro il Chelsea proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Il rigore che ha deciso il match di Champions League tra Inter e Liverpool
sconvolge anche Raffaele Palladino. Il tecnico dell’Atalanta, raggiante per la
strepitosa vittoria dei bergameschi in rimonta contro il Chelsea per 2 a 1, era
in collegamento con Sky e stava aspettando la fine dell’intervista al suo
collega Cristian Chivu prima di intervenire in diretta. Nel frattempo,
l’emittente stava mandando in onda appunto le immagini della debole trattenuta
di Bastoni su Wirtz.
A un certo punto, la conduttrice Federica Masolin ha raccontato la reazione
fuori onda di Palladino, riportandola appunto a Chivu: “Non so se la può
rincuorare, ma anche Palladino scuoteva la testa e diceva ‘questo non è mai
rigore‘. Il tecnico romeno ha sorriso, facendo i complimenti all’Atalanta per la
vittoria contro il Chelsea, con cui peraltro ha superato l’Inter nella
classifica unica della Champions. Poi Palladino ha confermato anche ai
microfoni: “Ho visto il rigore, ma è inesistente“. A quel punto Chivu si è
limitato a chiudere la conversazione con un “no comment“.
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L'articolo “Questo non è mai rigore, è inesistente”: la reazione di Palladino
mentre è in onda l’intervista a Chivu proviene da Il Fatto Quotidiano.
Perdere col Liverpool in Champions League ci può stare, sempre. Una sconfitta
come quella dell’Inter a San Siro, nel sesto turno Champions, l’ultimo del 2025,
è qualcosa di davvero difficile da spiegare, anche in considerazione di
un’inerzia, quella regolamentare, che prende direzioni sempre più discutibili. I
nerazzurri perdono infatti per uno a zero contro i Reds, che passano grazie a un
rigore trasformato da Szoboszlai e concesso in maniera più che generosa
dall’arbitro tedesco Zwayer all’86esimo, richiamato dal var per una trattenuta
di Bastoni su Wirtz, ingenua sicuramente, inutile pure, ma che per definire
“reato” ci vuole molta fantasia.
Erano arrivate allo scontro praticamente in condizioni opposte Inter e
Liverpool: i nerazzurri in fiducia e in un ottimo momento di forma, il Liverpool
in difficoltà e col caso Salah deflagrato negli ultimi giorni. Certo in
Champions l’inerzia recente conta il giusto, le assenze pure se Salah o non
Salah attorno c’è quasi un miliardo di euro, mezzo speso solo nell’ultima
sessione di mercato. E infatti nella prima mezz’ora Ekitike e compagni scaldano
più volte i guantoni a Sommer mentre l’Inter, pericolosa in potenza sull’asse
solito Thu-La deve fare i conti pure con la sfortuna, perdendo prima Calhanoglu
e poi Acerbi per noie muscolari.
Il Liverpool va anche in vantaggio con Konate, sugli sviluppi di un calcio
d’angolo, ma l’arbitro annulla, dopo un lunghissimo consulto con il Var, vero
protagonista di serata, perché il pallone, prima di arrivare sulla testa del
francese era carambolato sul braccio di un compagno. Un episodio che scuote la
squadra di Chivu che da allora schiaccia i Reds nella loro metà campo, creando
occasioni, una su tutte quella di Lautaro che impegna severamente Alisson di
testa, seppur senza centrare il bersaglio.
Anche nel secondo tempo l’Inter impone il suo ritmo, con l’handicap però dei due
cambi effettuati per necessità nel primo tempo e dunque di dover tirare avanti
quanto più possibile per utilizzare il terzo e ultimo slot disponibile mandando
dentro le ultime forze fresche. La necessità di dosare le energie porta
probabilmente e alla lunga a non disdegnare la possibilità di uno zero a zero,
che per carità, contro i campioni d’Inghilterra e una delle squadre più vincenti
d’Europa degli ultimi anni non si disdegnerebbe mai, ma in fin dei conti per
quanto visto a San Siro sarebbe stato stretto ai nerazzurri.
Sarebbe stato stretto fin quando Bastoni dopo aver vinto un contrasto aereo
trattiene per la maglia ingenuamente, inutilmente, ma in maniera pressoché
impercettibile Wirtz che aggiunge qualche rotolamento: poca roba a dir la
verità, ma abbastanza evidentemente perché Var e arbitro decidano per il rigore,
trasformato poi da Szoboszlai al’85esimo per la vittoria finale dei Reds.
Un rigore fantasioso, sì, ma è chiaro che in presenza di variabili
imprevedibili, come evidentemente possono essere le letture del Var a livello
europeo, la maturità totale passa anche dal non creare precedenti: Bastoni il
contrasto aereo con Wirtz l’aveva vinto, e non poteva essere altrimenti
d’altronde, non doveva metterci una trattenuta che negli anni ’80 sarebbe stata
considerata al più un gesto d’affetto, oggi un evidente misfatto.
Una serata balorda che oltre alla beffa della sconfitta rovina il cammino
dell’Inter in Champions: prima a punteggio pieno e con gli ottavi in tasca fino
alla gara contro l’Atletico Madrid, ora deve evitare i playoff passando però da
Arsenal e Borussia Dortmund in otto giorni. Gare che l’Inter di Chivu, affronta
in ogni caso alla pari, come visto con Atletico Madrid e Liverpool… ingenuità,
trattenute e fantasie permettendo.
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matura: la vittoria del Liverpool rovina il cammino in Champions proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Organizzazione, identità e passione. Per un’isola che ha fondato la sua cultura
sul mito e su influenze greco-turche, c’è un piccolo paesino di 37mila abitanti
della costa meridionale che ha risvegliato a Cipro la passione per il calcio.
Luogo turistico per l’iconica Roccia di Afrodite (leggenda narra che la dea sia
nata proprio in quel punto emegendo dalla spuma del mare), oggi tutto ruota
attorno al Pafos FC, la vera sorpresa di questa Champions League, che oggi
affronta la Juventus a Torino. La squadra cipriota si trova a pari punti con i
bianconeri dopo 5 giornate: non male per la prima storica volta in League Phase
di un club che fino a 11 anni fa praticamente non esisteva. Merito di una
proprietà solida e di un italiano: Cristiano Giaretta, direttore sportivo del
Pafos che dal 2023 ha portato metodologia e vittorie, raggiungendo risultati
impronosticabili fino a qualche anno prima. Tra le antiche rovine romane e la
città vecchia, la cenerentola d’Europa non è rinata per caso. Perché oltre le
idee c’è anche una rosa che può contare su un’icona del calcio internazionale
come David Luiz e sul nazionale croato Mislav Orsic.
LA CHAMPIONS MONOPOLIZZA LA COSTA MERIDIONALE
Per una tratta senza sosta di circa un’ora e mezza che unisce l’aeroporto di
Larnaca a Pafos (rispettando la segnaletica britannica) c’è il fascino della
Champions League che ha monopolizzato l’intera costa meridionale. Negli ultimi
mesi le abitudini sono cambiate: lo stadio in Europa è costantemente sold-out e
il giorno della partita casalinga lo store ufficiale deve chiudere almeno 4 ore
prima del calcio d’inizio. Il messaggio è chiaro: in Champions League nessuno
può perdersi il Pafos. Che sia vittoria o sconfitta, andare all’Alphamega
Stadium è un’esperienza da vivere. I bambini cantano e riempiono la curva, dagli
spalti i mugugni e fischi non esistono. Così 90 minuti si trasformano in una
festa composta e rispettosa. Quando c’è la coppa, tutti si fermano per il Pafos.
L’ALPHAMEGA STADIUM COME WEMBLEY
E se vi dicessimo che lo stadio si trova in un’altra città e a poco più di
un’ora di distanza? O meglio, quello riservato per le competizioni europee si
trova a Limassol (sempre sulla costa meridionale) e non è di proprietà del
Pafos. Il più vicino, e anche meno moderno, si trova proprio nel centro del
paese: lo Stelios Kyriakides, obsoleto e non a norma per l’UEFA, è aperto solo
per il campionato. La squadra è obbligata a utilizzare l’Alphamega Stadium per
giocare contro le più forti d’Europa. Considerato a tutti gli effetti lo stadio
nazionale di Cipro (come lo è Wembley per l’Inghilterra), trovare qualcosa che
sia minimamente brandizzato “Pafos FC” è praticamente impossibile. Ci pensano i
tifosi a renderlo facilmente riconoscibile e dipinto d’azzurro.
LA FUNZIONALITÀ DEL CENTRO SPORTIVO
C’è poi il centro sportivo, esempio lampante di come il progetto di rinnovamento
stia proseguendo nella direzione giusta. Alla periferia di Pafos il quartier
generale del club, oltre ai tre campi per la prima squadra, offre un grande
spazio per lo sviluppo dell’Academy e per gli allenamenti della squadra
femminile di beach soccer del paese. Per chiudere in bellezza, lo spazio più
laterale è dedicato al padel, sempre più in voga anche a Cipro. Gli uffici, a
pochi passi dalle strutture, accolgono i visitatori con una parete che mostra
con orgoglio tutti i gagliardetti di questa stagione europea iniziata nel mese
di luglio dai preliminari.
Dai 900 tifosi ai 10mila di media grazie all’effetto “Europa”. Pafos sta
cambiando la prospettiva e gli interessi di un’isola ancorata al passato e alla
mitologia. Dopo i primi tentativi dei primi anni ‘10 dell’APOEL Nicosia, la
squadra di Giaretta ha tutto per potersi riconfermare nei prossimi anni. Perché
la prima storica qualificazione in Champions è solo il primo passo di un
progetto a lungo termine. Ora, anche a Cipro, il calcio sta diventando un
business riconoscibile e una passione vera.
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