“Siamo consapevoli di quello che stiamo facendo e di quello che vogliamo fare.
Le parole che utilizziamo, noi sappiamo cosa vogliono dire”. È entrato in punta
di piedi e con il tempo Cristian Chivu si sta già prendendo l’Inter. Lo
dimostrano le sue esultanze sfrenate a ogni gol a testimonianza di quanto
l’allenatore tenga alla causa, lo dimostrano anche le ultime dichiarazioni pre e
post vittoria contro il Genoa.
Perché il tecnico ex Parma nel corso di questi mesi ha sempre tenuto un profilo
basso, ma senza mai dimenticare le dichiarazioni e le etichette applicate sulla
sua Inter. “Stiamo cercando di combattere contro tutte le negatività. Si va
avanti con consapevolezza e lavoro. Se nello spogliatoio ci siamo detti
‘finalmente’? Cinque mesi fa dovevamo finire ottavi o decimi perché eravamo
finiti, ma noi sappiamo dove siamo”.
Chivu si sta togliendo qualche sassolino della scarpa: lo ha fatto già nella
conferenza stampa pre Genoa (“Dicevano che eravamo falliti e finiti, ma siamo
ancora lì, a metterci tutti la faccia e non era scontato”), lo fa soprattutto
adesso che l’Inter è per la prima volta in stagione la capolista solitaria del
campionato di Serie A.
UN MESE DI FUOCO: L’INTER ADESSO SI GIOCA TANTO
Il pareggio del Milan contro il Sassuolo, la sconfitta del Napoli contro
l’Udinese e poi la contemporanea vittoria per 1-2 dei nerazzurri (gol di Bisseck
e ancora Lautaro Martinez) hanno portato l’Inter a 33 punti, a +1 sui rossoneri
e +2 sulla squadra di Antonio Conte, che mostra ancora difficoltà quando c’è di
mezzo una gara infrasettimanale.
“Bisogna mantenere un po’ di coerenza. Ci aspetta una partita importante a
Riyad, non pensiamo ad altro. Nel bene e nel male io sorrido sempre, perché la
vita è sempre bella“, ha proseguito Chivu che ora però chiede attenzione e
concentrazione ai suoi in una fase importante della stagione.
Nel prossimo mese infatti ci si gioca il primo titolo dell’anno (la Supercoppa
Italiana), il simbolico titolo di “campione d’inverno” in Serie A e la
qualificazione agli ottavi di Champions League, che si è complicata dopo le
ultime due beffarde sconfitte contro Atletico Madrid e Liverpool.
L'articolo “Finalmente? Ma se cinque mesi fa ci davano per ottavi o decimi
perché eravamo finiti”: anche Chivu si arrabbia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Inter
Ogni tanto date e numeri giocano a intrecciare presente e passato. Quest’anno in
vetta alla Serie A si procede a rilento: nessuna delle pretendenti allo scudetto
finora ha mostrato la solidità necessaria per tenere un passo costante. Tutte
inciampino, a fasi alterne: questa domenica è toccato al Milan, frenato in casa
dal Sassuolo, e al Napoli, caduto a Udine. Ne ha approfittato l’Inter, tornata
alla vittoria a Marassi con un 2 a 1 sofferto contro il Genoa. Oggi i nerazzurri
si godono così la vetta della Serie A: ci erano già arrivati all’undicesima
giornata, ma in coabitazione con la Roma. Ora invece la squadra di Chivu è in
testa da sola con 33 punti. Dopo 15 giornate, nell’ultimo decennio mai erano
bastati così “pochi” punti per essere in cima alla classifica della Serie A.
Un anno fa in realtà la situazione non era molto diversa: in testa c’era
l’Atalanta a 34 punti, virtualmente insieme alla Fiorentina (i viola avevano una
partita in meno, avrebbero poi vinto a gennaio il recupero contro l’Inter). Un
dato che meriterebbe una riflessione a parte, se si pensa alla situazione
attuale dei bergamaschi ma soprattutto della Fiorentina, desolatamente ultima in
classifica, con di fatto 28 punti in meno rispetto alla passata stagione.
L’Inter invece rispetto a un anno fa ha due punti in più, mentre il Napoli
nonostante la campagna acquisti ma con l’impegno Champions sta praticamente
replicando lo stesso campionato finora: adesso ha 31 punti, nel 2024 ne aveva
32. Certo per Antonio Conte pesa la sconfitta in trasferta contro l’Udinese, la
settima complessiva stagionale. Il Milan invece ha esattamente 10 punti in più
rispetto a un anno fa: è una parziale consolazione dopo il 2 a 2 in casa contro
il Sassuolo.
Ogni squadra ha le sue giustificazioni per i vari passi falsi. La realtà è che,
come appunto accaduto anche l’anno scorso, finora non sta emergendo una
dominatrice del campionato. Nella stagioni precedenti, dopo 15 partite, la
squadra in vetta aveva già preso un ritmo importante (vedi elenco in basso). Si
va dal massimo dei 43 punti della Juventus nel 2018/19 fino ai 36 del Napoli nel
2021/22, quando poi vinse il Milan lo scudetto al fotofinish contro l’Inter.
Per ritrovare una squadra da sola in vetta alla classifica con 33 punti dopo 15
giornate bisogna tornare indietro di esattamente dieci anni, alla stagione
2015/16. In vetta allora c’era sempre l’Inter, ma guidata da Roberto Mancini.
Subito dietro Fiorentina e Napoli. I nerazzurri non erano una squadra costruita
per vincere, venivano da stagioni drammatiche e infatti crollarono a metà
campionato, chiudendo al quarto posto (fuori dalla zona Champions) con appena 67
punti. Quel campionato lo vinse la Juventus di Allegri, che aveva cominciato
malissimo la stagione e dopo 15 giornate aveva appena 27 punti. I bianconeri
furono protagonisti di una rimonta-record suggellata da 24 vittorie in 25
partite. L’attuale Juve di Spalletti è a quota 26 punti dopo la vittoria con il
Bologna, ma non sembra sinceramente in grado di ripetere un’impresa di quella
portata. La Juve vinse quello scudetto di un decennio fa con 91 punti, mentre un
anno fa al Napoli ne bastarono 82. Cosa accadrà quest’anno dipenderà dalle
squadre adesso in vetta. Da oggi tocca all’Inter provare a prendere il largo.
LA CAPOLISTA DELLA SERIE A DOPO 15 GIORNATE
2025/2026: Inter 33
2024/2025: Atalanta (e Fiorentina) 34
2023/2024: Inter 38
2022/2023: Napoli 41
2021/2022: Napoli 36
2020/2021: Milan 37
2019/2020: Inter 38
2018/2019: Juventus 43
2017/2018: Inter 39
2016/2017: Juventus 36
2015/2016: Inter 33
LA NUOVA CLASSIFICA DELLA SERIE A
1. Inter 33
2. Milan 32
3. Napoli 31
4. Roma 27 (una partita in meno)
5. Juventus 26
6. Bologna 25
7. Como 24 (una partita in meno)
8. Lazio 22
9. Sassuolo 21
10. Udinese 21
11. Cremonese 20
12. Atalanta 19
13. Torino 17
14. Lecce 16
15. Cagliari 14
16. Genoa 14
17. Parma 14
18. Verona 12
19. Pisa 10
20. Fiorentina 6
L'articolo Cade il Napoli, frena il Milan: così l’Inter è in testa alla Serie A
con “soli” 33 punti, come dieci anni fa proviene da Il Fatto Quotidiano.
Incendi e lanci di fumogeni e bottiglie. Poco prima delle 17 sono scoppiati
scontri tra i tifosi del Genoa e dell’Inter davanti allo stadio di Marassi. I
tafferugli sono iniziati prima della partita, all’arrivo dei pullman dei tifosi
dell’Inter. Secondo i testimoni, questi sarebbero arrivati con le porte pullman
già aperte, lanciando fumogeni e bombe carta. Un furgone e una moto hanno preso
fuoco, due auto posteggiate sono rimaste danneggiate.
L'articolo Petardi, auto in fiamme e lanci di bottiglie: scontri tra tifoserie
prima di Genoa-Inter. Il video proviene da Il Fatto Quotidiano.
Scontri tra ultras di Genoa e Inter a circa un’ora dall’inizio della partita. I
tafferugli sono avvenuti fuori dal “Ferraris” di Genova, dove alle 18 è in
programma la gara di serie A tra il club rossoblu e i nerazzurri. Gruppi di
tifosi si sono scontrati all’ingresso del settore ospiti e nei pressi di piazza
Romagnosi. A fuoco anche una vettura, colpita da uno dei tanti razzi lanciati.
Sul posto vigili del fuoco, ambulanze e forze dell’ordine.
Secondo le prime ricostruzioni, alcuni tifosi del Genoa hanno lanciato qualcosa
verso i tifosi dell’Inter che erano già nel piazzale dedicato. I tifosi
nerazzurri hanno poi forzato il cancello del settore a loro dedicato, uscendo
per cercare il contatto con i tifosi di casa. Da lì sono partiti scontri tra le
tifoserie e con la polizia, con lancio di oggetti e cassonetti incendiati.
L'articolo Scontri tra ultras di Genoa e Inter all’esterno dello stadio: alta
tensione prima del match proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Siamo felici del nostro lavoro, poi credo che la realtà del campo è diversa da
quella raccontata“. È un Cristian Chivu più polemico del solito quello visto
nella conferenza stampa pre partita di Genoa-Inter, gara che si giocherà
domenica 14 dicembre alle 18 al “Ferraris”. L’allenatore nerazzurro ha spiegato:
“Non ho sassolini nelle scarpe, ma bisogna parlare della realtà dei fatti. È da
20 anni che sono in questa società, le aspettative sull’Inter sono diverse, le
pressioni sono tante perché bisogna sempre vincere ed è giusto così”.
Poi la polemica sulle critiche di inizio stagione, con Chivu che ha dichiarato:
“Dicevano che eravamo falliti e finiti, ma siamo ancora lì, a metterci tutti la
faccia e non era scontato. Siamo a dicembre e abbiamo margini di miglioramento,
ma dall’inizio l’identità è rimasta la stessa”. È un’Inter che gioca bene, si
diverte e con le “piccole” non ha mai perso punti. Ma contro le big viene sempre
a mancare qualcosa nonostante le ottime prestazioni: “Siamo consapevoli che
dobbiamo aggiungere qualcosa in più dal punto di vista dell’attenzione, della
qualità, del divertimento. Nonostante quello che si diceva stiamo facendo una
grande stagione, con alti e bassi, e cerchiamo di toglierci quei bassi”.
La prestazione non è mai mancata, ma l’Inter ha perso punti importantissimi sia
in campionato che in Champions League a causa di alcune disattenzioni: “Abbiamo
sbagliato il primo tempo con l’Udinese e il secondo a Napoli, per il resto la
squadra è sempre stata lì, cercando di essere dominante e propositiva, mettendo
in campo i nostri valori senza cercare di speculare. Io non valuto solo una
vittoria e una sconfitta nel nostro percorso di crescita, a me non piacciono le
etichette, secondo me all’Inter se ne mettono troppe”.
L'articolo “Dicevano che eravamo falliti e finiti, ma siamo lì”: lo sfogo di
Chivu proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dirlo a distanza di pochi giorni da una sconfitta particolarmente bruciante in
Champions League, sembra quasi un controsenso. Ma l’Inter è bella da vedere. O
perlomeno, ci prova a esserlo e sta costruendo, con Chivu in panchina, una sua
identità. Che, dati alla mano, è molto offensiva e poco difensiva. Ancora troppo
poco difensiva, anzi.
E stupisce, quasi, che a guidare la rosa sia un ex difensore, che proprio con
l’Inter aveva dimostrato quanto alla qualità dei piedi (e Chivu, da giocatore,
ne aveva davvero tanta) si potesse benissimo abbinare la quantità,
l’aggressività. Questa Inter ancora fatica: non è un caso che il tema della
difesa sia al centro del dibattito intorno ai nerazzurri. Che hanno giocatori
molto avanti con l’età (Acerbi, che si è appena infortunato e resterà fuori per
qualche settimana; o De Vrij): una questione che apre a un tema di mercato da
risolvere tra gennaio e giugno.
Bastoni e Bisseck, che ha convinto dopo qualche mese definitivamente il suo
allenatore, sono le certezze, ma anche a loro è richiesto un salto di qualità
per evitare che possano arrivare quei gol all’ultimo decisamente esiziali per le
ambizioni nerazzurri. Perché non è solo da risolvere esternamente, col mercato,
la questione: serve riflettere e concentrarsi anche su tutta la fase difensiva.
L’Inter, non è un mistero, è tra le squadre con il baricentro più alto di tutta
la Serie A. Lo dicono le heatmap, lo conferma il dato altissimo dei falli
tattici: con i giocatori che si trovano tanto in avanti, è necessario bloccare
il prima possibile le ripartenze avversarie. Con le buone o con le cattive. Ma
il problema è proprio questo: qual è la criticità della difesa? Si deve partire
dal dato dei gol subiti: 18 totali, di cui 13 in campionato. L’Inter è la
settima difesa della Serie A e per una squadra che punta allo scudetto è un
campanello d’allarme. Che diventa molto più squillante se si vedono i dati dei
gol subiti negli ultimi 15’ di gara: 2 contro la Juventus, 1 contro il Sassuolo,
1 contro la Cremonese (oltre a quelli contro Atletico Madrid e Liverpool). Non
può essere più una casualità.
Anzi, se si vede solo la Serie A, si tratta del 30,7% dei gol subiti. Un terzo.
Solo Verona (8 gol), Parma, Udinese e Cagliari (tutte a 5 gol) hanno fatto
peggio e non si parla di squadre con ambizioni particolarmente elevate. Anzi. Il
dato diventa anche più preoccupante se si guardano le percentuali: l’Inter è al
30,7%, il Verona al 38%. Nel mezzo, la Roma (37%), che ha subìto pochissime
reti, ma delle 8 prese, 3 sono arrivate proprio alla fine.
Un problema serio per Chivu, che dovrà capire quali corde toccare per sistemare
dal punto di vista tecnico, e anche mentale, la situazione. In attesa di quel
mercato che non prevede botti particolari, ma quella “giusta attenzione” per
citare il presidente Marotta, a cogliere le occasioni. La sensazione è che
qualcosa dovrà succedere. L’esame è un po’ per tutti: dirigenti, staff,
giocatori. Per continuare a piacere davvero, senza però mezzi termini.
L'articolo L’Inter piace, ma dietro soffre: i numeri difensivi preoccupano, dal
calciomercato serve urgentemente un centrale proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una bella e una brutta notizia per Cristian Chivu e per la sua Inter dopo gli
infortuni di Francesco Acerbi e Hakan Calhanoglu nel match perso contro il
Liverpool. La brutta riguarda Acerbi: per lui risentimento al bicipite femorale
della coscia destra. Tradotto: almeno un mese di stop dopo l’infortunio nel
match contro il Liverpool. La bella quindi riguarda Calhanoglu: il
centrocampista non fa al momento risonanza perché sta meglio. Di sicuro salterà
la trasferta di Genova contro il Genoa e il club valuterà di giorno in giorno in
vista di Riyad, dove si svolgerà la Supercoppa Italiana e dove ci sono buone
possibilità che ci sia, come riporta Sky Sport.
Il problema riguarda però Acerbi: l’infortunio del difensore centrale è più
grave di ciò che si potesse pensare. Lo stop sarà di almeno un mese,
considerando che nella nota non viene specificato il grado di risentimento.
Acerbi salterà la Supercoppa Italiana, la trasferta di Bergamo contro l’Atalanta
e la sfida in casa col Bologna. La speranza, ma al momento è difficile, è di
averlo a disposizione per Inter-Napoli, prevista nel weekend del 10 e 11
gennaio. Se non dovesse farcela, ci proverebbe o per Inter-Lecce del 14 gennaio
o per Udinese-Inter.
Chivu dovrà adesso pensare alle soluzioni nel ruolo. Le alternative sono Stefan
De Vrij – suo sostituto naturale – o l’inserimento di Yann Bisseck. Il tedesco
può giocare da centrale o da braccetto con lo spostamento di Manuel Akanji in
mezzo. Soluzione già adottata in diverse partite, anche a gara in corso contro
il Liverpool: finora ha dato buoni risultati.
L'articolo Inter: Acerbi salta la Supercoppa, Calhanoglu non parte per Genova.
Le condizioni e i tempi di recupero proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sei punti su dodici: l’Italia in Champions continua a essere ondivaga, un passo
avanti e un altro indietro. Breve riassunto: splendida vittoria dell’Atalanta
(2-1) sui campioni del mondo del Chelsea, successo sofferto (2-0) della Juventus
sui ciprioti del Pafos che per un’ora mettono alla frusta gli “spallettiani”,
sconfitta dell’Inter (0-1) che contro il Liverpool paga le rigidità arbitrali
europee, ma anche l’ingenuità di Bastoni, ennesimo flop in trasferta del Napoli
(0-2), stracciato dal Benfica dell’eterno Mourinho.
Citazione per l’Arsenal, che con il 3-0 a Bruges continua a marciare a punteggio
pieno e si mette alle spalle il ko in Premier con l’Aston Villa. Il Manchester
City sbanca meritatamente il Bernabeu (2-1) e il destino di Xabi Alonso alla
guida del Real Madrid è ora nelle mani dell’Alaves, prossimo avversario nella
Liga: Florentino Perez sta già ragionando sul nuovo allenatore. I campioni in
carica del PSG pareggiano a Bilbao (0-0), il Bayern rialza la testa e demolisce
lo Sporting Lisbona (3-1). Cinquantacinque gol il bottino totale: media 3,05.
IN – LODE A MOU: HA RIMESSO IN PISTA IL BENFICA
8 ATALANTA
Regala la pagina più bella di questa sesta giornata. Il 2-1 sul Chelsea è pieno
di buone cose, soprattutto la posizione in classifica, che vede ora i
bergamaschi al quinto posto, migliore delle italiane e con la qualificazione
diretta agli ottavi a un passo. Palladino sta certificando quanto sia stata
sbagliata la scelta-Juric.
7,5 MOURINHO
Sei punti nelle ultime due partite e il Benfica è tornato a galla: i playoff non
sono più un sogno. Il calendario è pesante, prima la Juventus a Torino e poi il
Real Madrid a Lisbona, ma Mourinho è un competitor da Champions e ha rimesso in
pista una squadra indebolita dalle vicende di mercato. Lode a Mou, che si gioca
il futuro in Europa contro un vecchio nemico (la Juve) e un passato ormai
lontano (il Real).
7 COPENAGHEN
C’è del calcio in Danimarca: il 3-2 della banda di Neestrup sul campo del
Villarreal vale il 24° posto in classifica. La prossima sfida è contro il
Napoli, stessi punti in classifica (7), ma miglior differenza reti, seppure solo
di un gol. Nel gelo del Parken, il 20 gennaio 2026 sarà un vero spareggio.
7 MADUEKE
Doppietta a Bruges e l’Arsenal continua il volo. A Londra ancora non sono chiare
le potenzialità di questo giocatore inglese che, tra giovanili e prima squadra,
ha fatto il giro delle squadre della capitale britannica: Crystal Palace,
Tottenham e Chelsea prima di approdare, pochi mesi, fa alla corte dei Gunners.
L'ARTICOLO THE BOLD CHAMPIONS, LE PAGELLE | BASTONI POTEVA EVITARE L’INUTILE
TRATTENUTA, SPALLETTI CONTINUA A “PICCONARE” L’AMBIENTE CON LE SUE DICHIARAZIONI
PROVIENE DA IL FATTO QUOTIDIANO.
Stava per accadere contro il Liverpool, poi è arrivato il Var, il rigore che
definire “generoso” è poco, la trasformazione di Szoboszlai e la seconda
sconfitta consecutiva in Champions League. E anche questa volta – come nel resto
della stagione – non è arrivato il pareggio. Perché la squadra di Cristian Chivu
non sa pareggiare: 21 partite giocate tra campionato, Coppa Italia e Champions
League, 15 vittorie e 6 sconfitte. E anche quando il pareggio sembra a un passo,
l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Vedi Liverpool, Atletico Madrid, Juventus
per citarne tre.
La squadra di Chivu gioca bene, diverte, è lì a competere per la vetta sia in
Europa che in Serie A, tira fuori prestazioni straripanti come contro il Como,
ma poi si perde in piccole cose. Dettagli che fanno la differenza. È successo in
tutti i big match (a eccezione della Roma) e non è un caso. E quattro sconfitte
in quattordici giornate sono tante per chi mira al massimo.
L’INTER È INGENUA
Che sia per un rigore come contro il Liverpool, un calcio d’angolo come contro
l’Atletico Madrid, un’ingenuità e un rigore sbagliato come contro il Milan,
errori individuali come contro la Juventus, la costante dell’Inter 2025/26 è che
non c’è una via di mezzo. O si perde o si vince. Un dato che visto così può
sembrare casuale, ma che in realtà non lo è. Sfortuna a parte – fattore peraltro
soggettivo e opinabile – l’Inter di Cristian Chivu è bella da vedere, gioca un
bel calcio, è aggressiva, organizzata ma pecca in altro.
Ma andiamo con ordine. L’Inter è a tratti ingenua. L’esempio è la sfida di
Champions League contro il Liverpool. E lo ha detto anche Manuel Akanji: “È uno
dei rigori più leggeri che abbia mai visto. Ma alla fine dobbiamo essere onesti,
non possiamo metterci nella posizione di dare all’arbitro l’opportunità di
fischiare un rigore in quel caso”.
Ecco, il punto è proprio dare “l’opportunità all’arbitro di fischiare”. Perché –
ribadiamo – il rigore è più che generoso ed è un pensiero comune a tanti
dall’immediato post gara, ma la leggerissima trattenuta di Alessandro Bastoni è
ingenua, inutile. Perché Wirtz è spalle alla porta, ha già perso contatto con il
pallone e infatti si lascia cadere quando capisce che non può più arrivarci. E
lo fa perché sente tirare appena la sua maglia.
Ingenua lo è stata anche a Madrid, contro l’Atletico. Lo è stato Pio Esposito –
per carità, ha 20 anni e deve ancora maturare – quando anziché tenere e
proteggere palla o fare un passaggio sicuro, ha preferito cercare un improbabile
filtrante per Frattesi in mezzo a due avversari. E da quel possesso perso è nato
quel calcio d’angolo dove l’Inter ha marcato in maniera troppo leggera (e
all’ultimo secondo una big non può permetterselo) e Gimenez ha segnato il
definitivo 2-1.
SPRECONA
Oltre a essere ingenua, l’Inter è sprecona. E qui arriva anche il supporto dei
numeri. Nelle sei sconfitte stagionali, i nerazzurri hanno sempre chiuso con un
dato sugli xG (gli expected goals, cioè i gol attesi da una squadra in quel
match in base alle occasioni) più alto rispetto all’avversaria. Unica eccezione
è la sfida contro il Liverpool, ma il dato (0.4 xG per l’Inter contro l’1.40 del
Liverpool) – così come contro il Milan – è inflazionato dal calcio di rigore.
Nell’ordine: Udinese, Juventus, Napoli, Milan, Atletico Madrid. Questi i dati
presi da Understat per la Serie A, Fbref per la Champions League:
* Inter-Udinese 1-2 (1.67 xG vs 1.20 xG)
* Juventus-Inter 4-3 (0.77 xG vs 1.02 xG)
* Napoli-Inter 3-1 (1.19 xG vs 2.07 xG)
* Inter-Milan 0-1 (1.74 xG vs 0.86 xG)
* Atletico Madrid-Inter 2-1 (1.10 xG vs 1.40 xG)
Un dato che sta a significare che l’Inter produce tanto anche nei big match, ma
spreca troppo. Vedi primo tempo contro il Napoli, sul 2-3 contro la Juventus o
sullo 0-0 e dopo il gol di Pulisic contro il Milan.
NON HA UN CALCIATORE DA “GIOCATA DECISIVA”
Il dato sugli xG ha sicuramente un significato immediatamente percepibile
(l’Inter spreca tanto), ma anche un altro intrinseco. La squadra di Chivu ha
spesso perso i big match perché non ha un giocatore in grado di risolverlo da
solo, un giocatore che spacchi la partita o che inventi la giocata. Lautaro
Martinez è tra i migliori al mondo ma non ha quelle caratteristiche, Barella e
Mkhitaryan hanno altre grandissime qualità, gli esterni incidono ma sono
calciatori da uno contro uno, Thuram potrebbe essere l’unico a farlo, ma
l’infortunio, il ritardo di condizione e altri fattori fin qui non glielo hanno
permesso.
Ai nerazzurri manca quello che Pulisic o Leao sono per il Milan, Yildiz per la
Juventus, McTominay e ultimamente Neres per il Napoli, Lookman per l’Atalanta
negli anni scorsi. Un calciatore in grado di inventare la giocata, un gol,
risolvere partite chiuse con un dribbling o un big match con un lampo nello
stretto. Da tutti questi punti può passare l’essere pronti o meno per vincere.
Problema risolvibile, ci mancherebbe.
L’Inter è al momento tra le prime otto in Champions League, a un punto da Milan
e Napoli – coppia in testa alla classifica – in Serie A e rimane tra le favorite
in tutte le competizioni in cui gioca. Ma se il Verona non ti punisce perché i
valori in campo sono diversi e magari al 95esimo arrivano i tre punti, Milan,
Napoli, Juventus, Atletico Madrid e Liverpool sì. Che sia una giocata del
singolo, una ripartenza, un errore del portiere o un’ingenuità poco cambia. Il
risultato è fin qui stato sempre lo stesso: l’Inter non ha vie di mezzo. O vince
divertendo o perde. E in un campionato equilibrato e che si deciderà per
dettagli, un punto può fare tutta la differenza del mondo. Per il morale e per
la classifica.
L'articolo Perché l’Inter non sa pareggiare: la squadra di Chivu è bella e
diverte, ma ha dei limiti che emergono soprattutto nei big match proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Il rigore che ha deciso il match di Champions League tra Inter e Liverpool
sconvolge anche Raffaele Palladino. Il tecnico dell’Atalanta, raggiante per la
strepitosa vittoria dei bergameschi in rimonta contro il Chelsea per 2 a 1, era
in collegamento con Sky e stava aspettando la fine dell’intervista al suo
collega Cristian Chivu prima di intervenire in diretta. Nel frattempo,
l’emittente stava mandando in onda appunto le immagini della debole trattenuta
di Bastoni su Wirtz.
A un certo punto, la conduttrice Federica Masolin ha raccontato la reazione
fuori onda di Palladino, riportandola appunto a Chivu: “Non so se la può
rincuorare, ma anche Palladino scuoteva la testa e diceva ‘questo non è mai
rigore‘. Il tecnico romeno ha sorriso, facendo i complimenti all’Atalanta per la
vittoria contro il Chelsea, con cui peraltro ha superato l’Inter nella
classifica unica della Champions. Poi Palladino ha confermato anche ai
microfoni: “Ho visto il rigore, ma è inesistente“. A quel punto Chivu si è
limitato a chiudere la conversazione con un “no comment“.
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L'articolo “Questo non è mai rigore, è inesistente”: la reazione di Palladino
mentre è in onda l’intervista a Chivu proviene da Il Fatto Quotidiano.