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Juve, come sei caduta in basso: l’offerta di Thether è l’ultima mancanza di rispetto verso la Vecchia Signora
C’era una volta la Juventus. Istituzione, egemonia sul calcio italiano. C’era una volta e non c’è più perché oggi di quel potere intoccabile, non solo metaforicamente, rimane poco o niente. Sul mercato è una squadra con scarso appeal, che attira solo giocatori di seconda fascia. Le rivali dirette per il quarto posto si chiamano Como, Bologna, Roma e oggi tutti scendono in campo convinti di poterla battere o comunque giocarsela alla pari, quando c’è stato un momento in cui le avversarie quasi non si presentavano allo Stadium. Anche gli arbitri hanno finalmente dismesso la famosa sudditanza che per anni ha segnato la Serie A. Insomma, nessuno sembra più rispettare la vecchia signora. E l’offerta di Thether ne è l’ultima dimostrazione. Il particolare momento storico dei bianconeri va al di là della mediocrità dei risultati sportivi: la stagione non è compromessa, come dimostra anche la fondamentale vittoria a Bologna; è difficile pensare che possa regalare grandi soddisfazioni ma si può ancora salvare, centrando i primi quattro posti da cui dipende la qualificazione in Champions. La notizia della settimana però è la proposta d’acquisto di Thether. O meglio lo sarebbe stata, se l’offerta non fosse troppo ridicola, a tratti quasi grottesca, per essere vera. Ci sono diversi motivi per cui Elkann non avrebbe mai potuto prenderla sul serio, e infatti non l’ha fatto. Uno, per la valutazione: offrendo 725 milioni per il 65,4% di Exor, Thether ha valutato il club 1,1 miliardi, 1,4 compresi i debiti. È vero che il prezzo per azione è superiore a quello attuale in Borsa (2,66 euro invece di 2,2), ma parliamo del club più importante d’Italia, con una fanbase di milioni di tifosi e un impianto di proprietà. Se il Milan è stato venduto a 1,2 miliardi di euro, la Juve ne vale sicuramente di più. Poi ci sono tempistiche e modalità della proposta. Arrivata nel bel mezzo della trattativa per la cessione del gruppo Gedi, ed è impensabile che Exor possa concludere contemporaneamente due partite così delicate: equivarrebbe ad una fuga precipitosa dall’Italia, e invece alla famiglia Agnelli sono sempre piaciute le cose ordinate (almeno per le apparenze). Thether aveva dato una settimana di tempo per accettare, Exor ci ha messo ancora meno per rifiutare. Vedremo se il comunicato di John Elkann ha messo un punto alla vicenda o ci saranno sviluppi. Quel che è certo è che dieci anni fa, o anche solo cinque anni fa, quando la Juventus era la vera Juventus, una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere. Un’offerta irricevibile, presentata da un socio di minoranza opaco e sempre più ostile, per approfittare della situazione della società, manco fosse sul mercato alla disperata ricerca di un compratore, o peggio ancora soltanto per farsi pubblicità sulle spalle del club. Nel recente passato è successo all’Inter e Milan in banter era, ai tempi di Thohir e Yonghong Li, mai ai bianconeri. Fino ad oggi. La dice lunga su quanto in basso sia sprofondata la Juventus. Senza entrare nel merito di chi siano Devasini e Ardoino, delle ombre che aleggiano intorno al loro business e che sono state più volte raccontate dal Fatto. Senza tantomeno riabilitare la famiglia Agnelli/Elkann, ciò ha fatto in Italia e nel calcio italiano. Guardandola solo con gli occhi del tifoso juventino, chi oggi si augura la cessione (e sono in tanti) dovrebbe interrogarsi su cosa vorrebbe dire passare dalle mani di Exor a quelle di Thether. Da uno dei più potenti gruppi italiani (benché il legame con l’Italia sia quasi completamente dissolto, e proprio la Juve rischia di rimanerne l’ultimo lembo) a una società di stablecoin con sede legale a El Salvador. Certo, la recente gestione Elkann è stata fallimentare (anche se le vedove di Andrea Agnelli dovrebbero ricordarsi chi ha ridotto la società in queste condizioni, tra bilanci fuori controllo, plusvalenze fittizie e penalizzazioni). I tempi dell’egemonia bianconera probabilmente sono finiti, il nuovo piano industriale si basa sull’autofinanziamento e non fa sognare i tifosi. Ma anche così, con tutti questi limiti e paletti, la Juventus rimane la squadra con maggiori mezzi a disposizione in Serie A, con la proprietà più solida. Magari un giorno Exor venderà davvero la Juventus, perché l’operazione di pulizia dei conti che è stata la priorità del mandato prima di Giuntoli e ora di Comolli (ben più dell’aspetto sportivo) potrebbe essere propedeutica a una cessione. Però un conto è finire nelle mani di Bin Salman (altra indiscrezione non confermata delle ultime ore), un conto di Thether o di chi per lui. Come si dice in questi casi: si sa quel che si lascia, non quel che si trova. X: @lVendemiale L'articolo Juve, come sei caduta in basso: l’offerta di Thether è l’ultima mancanza di rispetto verso la Vecchia Signora proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“È la vittoria più importante da quando sono qui”: perché Spalletti è così felice della sua Juventus (e cosa ancora non va)
“Sicuramente è la vittoria più bella e importante da quando alleno la Juventus, perché affrontavamo una squadra con un valore e una forza definiti, che ha entusiasmo, costruita bene”. A parlare è Luciano Spalletti dopo il successo della sua Juve per 0-1 sul campo del Bologna grazie al gol di Juan Cabal. Una vittoria fondamentale per più motivi: per la classifica in primis, per il morale, per dare continuità in trasferta, per ritrovare serenità dopo le questioni extra campo degli ultimi giorni, con l’offerta di Tether Investments per rilevare il club e il “no” secco di Exor. Perché con questi tre punti la Juventus rivede il quarto posto (-1 dalla Roma, che però giocherà questa sera, 15 dicembre, contro il Como) e ottiene la quinta vittoria in sei partite tra tutte le competizioni. Unica sconfitta: quella per 2-1 sul campo del Napoli. “Questa sera ai ragazzi ho detto ‘bravi veramente’. Avevo visto delle cose fatte bene durante gli allenamenti, soprattutto in questa settimana li avevo trovati energici e reattivi. C’era bisogno di una prestazione che desse tranquillità”, ha spiegato Spalletti. Una vittoria che ha senza dubbio un gusto diverso da quella ottenuta in Champions League contro il Pafos, in cui Spalletti era stato parecchio critico nei confronti della sua squadra: “In alcuni momenti abbiamo fatto proprio il minimo, ci sono state anche delle situazioni imbarazzanti nel primo tempo”, aveva dichiarato il tecnico. Adesso invece è felice della prova dei suoi, dell’approccio, della gestione e della solidità mostrata. LE NOTE LIETE Non ci sono soltanto vittoria e clean sheet tra le note liete dello 0-1 di Bologna per Luciano Spalletti. Ci sono anche le prestazioni di alcuni singoli: partendo dall’uomo partita Juan Cabal, che è entrato, ha fatto gol e poi galvanizzato dalla situazione ha tirato fuori una super prestazione. E ancora il ritorno di Gleison Bremer: il difensore non giocava dal 27 settembre per infortunio, è tornato in campo per circa 20 minuti ed è sicuramente il recupero più importante in casa Juve. Lo è per diversi motivi: per il valore del giocatore in primis, ovviamente. Ma anche perché Bremer è quel centrale che Spalletti aspettava per attuare una rivoluzione e passare alla difesa a quattro, nei suoi pensieri sin da quando è arrivato. E poi c’è Lois Openda, che da subentrato ha tirato fuori forse la sua miglior prestazione stagionale: “Openda l’ho visto molto bene e anche in questo caso bisogna sottolineare la prestazione. Lui è un calciatore differente da David, ha i 60 metri di strappo fatti di potenza pura”. LE NOTE NEGATIVE C’è però ancora qualcosa da aggiustare. Partendo da Jonathan David: l’attaccante canadese non riesce a trovare continuità e anche contro il Bologna è stato un corpo estraneo, con una prestazione decisamente insufficiente. “È uno che lega il gioco e a volte mi sembra più una seconda punta che una prima punta, proprio per questa sua capacità”, ha spiegato Spalletti. David, ma anche Andrea Cambiaso che è stato sostituito da Juan Cabal dopo un’altra prestazione negativa. Tassello dopo tassello però adesso Luciano Spalletti comincia a intravedere la “sua” Juve. L'articolo “È la vittoria più importante da quando sono qui”: perché Spalletti è così felice della sua Juventus (e cosa ancora non va) proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“La Juventus, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita”: Elkann risponde a “Tether Investments” – Video
“La Juventus, la nostra storia, i nostri valori, non sono in vendita”, così John Elkann in un video diffuso sul sito ufficiale della Juventus. Il messaggio dell’amministratore delegato di Exor arriva dopo il rifiuto ufficiale della proposta di Tether Investments per rilevare la Juventus. “La Juve fa parte della mia famiglia da 102 anni, fa parte nel vero senso della parola perché nel corso di un secolo, quattro generazioni l’hanno ingrandita, resa forte, accudita nei momenti difficili e festeggiata nei tanti momenti felici”, ha spiegato John Elkann. L’ad di Exor ha poi rivolto un messaggio ai tifosi della Juventus: “Ma non solo: la Juve fa parte di una famiglia, molto, molto più grande. Quella bianconera fatta da milioni di tifosi in Italia e nel mondo, che amano la Juve come si amano le persone care. Proprio pensando a questa passione e questa storia d’amore che ci unisce da oltre un secolo, come famiglia continuiamo a sostenere la nostra squadra e guardare al futuro per costruire una Juve vincente“. In precedenza era arrivata la nota ufficiale di Exor: “Il proprio Consiglio di Amministrazione ha respinto all’unanimità una proposta non richiesta presentata da Tether Investments per l’acquisizione di tutte le azioni della Juventus Football Club di proprietà di Exor”. Exor nel comunicato ufficiale “ribadisce le sue precedenti e coerenti dichiarazioni secondo cui non ha alcuna intenzione di vendere alcuna delle sue azioni della Juventus a terzi, inclusa, ma non limitatamente a, Tether con sede in El Salvador”. A presentare l’offerta al Consiglio di amministrazione della Juve è stata Tether Investments, interamente controllata da Tether Holdings, colosso degli stablecoin. L’offerta era a un prezzo di acquisto interamente in denaro pari a 2,66 euro per azione con un equity value per l’acquisizione del 100% della società pari a circa 1,1 miliardi. Nel comunicato si sottolineava che, se l’operazione fosse andata a buon fine, ci sarebbe stato un impegno a mettere a disposizione della società bianconera risorse per circa 1 miliardo. > ????️”La Juventus, la nostra storia, i nostri valori non sono in vendita.” > > [ John #Elkann ] > > ???? @juventusfc pic.twitter.com/UjRFZEsJCR > > — RiD ThE RoCk™️ (@RidTheRock) December 13, 2025 L'articolo “La Juventus, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita”: Elkann risponde a “Tether Investments” – Video proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Exor respinge l’offerta di Tether Investments: “La Juventus è un club di successo di cui la famiglia Agnelli è azionista orgogliosa”
Exor ha rifiutato ufficialmente la proposta di Tether Investments per rilevare la Juventus. Ad annunciarlo è proprio la stessa holding con una nota ufficiale: “Il proprio Consiglio di Amministrazione ha respinto all’unanimità una proposta non richiesta presentata da Tether Investments per l’acquisizione di tutte le azioni della Juventus Football Club di proprietà di Exor”. Exor nel comunicato ufficiale “ribadisce le sue precedenti e coerenti dichiarazioni secondo cui non ha alcuna intenzione di vendere alcuna delle sue azioni della Juventus a terzi, inclusa, ma non limitatamente a, Tether con sede in El Salvador”. Poi la holding ha ribadito l’impegno della famiglia Agnelli: “La Juventus è un club storico e di successo, di cui Exor e la famiglia Agnelli sono azionisti stabili e orgogliosi da oltre un secolo, e rimangono pienamente impegnati nei confronti del Club, sostenendo il suo nuovo gruppo dirigente nell’attuazione di una strategia chiara per ottenere risultati eccellenti sia dentro che fuori dal campo”. A presentare l’offerta al Consiglio di amministrazione della Juve è stata Tether Investments, interamente controllata da Tether Holdings, colosso degli stablecoin. L’offerta era a un prezzo di acquisto interamente in denaro pari a 2,66 euro per azione con un equity value per l’acquisizione del 100% della società pari a circa 1,1 miliardi. Nel comunicato si sottolineava che, se l’operazione fosse andata a buon fine, ci sarebbe stato un impegno a mettere a disposizione della società bianconera risorse per circa 1 miliardo. L'articolo Exor respinge l’offerta di Tether Investments: “La Juventus è un club di successo di cui la famiglia Agnelli è azionista orgogliosa” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Juventus, Tether presenta offerta per acquistare il club. Exor: “Non negoziamo”
Tether vuole la Juventus tutta per sé. La società guidata da Paolo Ardoino, che già detiene l’11,52% del club, ha presentato a Exor un’offerta vincolante non concordata per l’acquisto di tutte le azioni del club che sono in possesso della holding della famiglia Agnelli-Elkann e che rappresentano il 65,4% del capitale sociale. Una proposta che, a quanto pare, Exor sarebbe intenzionata a rifiutare, al momento. A presentare l’offerta al Consiglio di amministrazione della Juve è stata Tether Investments, interamente controllata da Tether Holdings. L’offerta è a un prezzo di acquisto interamente in denaro pari a 2,66 euro per azione con un equity value per l’acquisizione del 100% della società pari a circa 1,1 miliardi. Nel comunicato si sottolinea, se l’operazione andrà a buon fine, l’impegno a mettere a disposizione della società bianconera risorse per circa 1 miliardo “per rafforzare la prima squadra e sostenere lo sviluppo e la crescita della società” “Non sono in corso negoziazioni riguardanti la vendita di una quota della Juventus”, ha tagliato corto un portavoce di Exor. La questione, più che legata alla volontà di mantenere in ogni caso il controllo del club, costato 1 miliardo di euro di ricapitalizzazioni negli ultimi dieci anni, è legata alla valutazione della società. Nonostante la capitalizzazione da 840 milioni, l’offerta non viene ritenuta congrua avendo la Juventus uno stadio di proprietà e il maggior numero di tifosi in Italia. L'articolo Juventus, Tether presenta offerta per acquistare il club. Exor: “Non negoziamo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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The Bold Champions, le pagelle | Bastoni poteva evitare l’inutile trattenuta, Spalletti continua a “picconare” l’ambiente con le sue dichiarazioni
Sei punti su dodici: l’Italia in Champions continua a essere ondivaga, un passo avanti e un altro indietro. Breve riassunto: splendida vittoria dell’Atalanta (2-1) sui campioni del mondo del Chelsea, successo sofferto (2-0) della Juventus sui ciprioti del Pafos che per un’ora mettono alla frusta gli “spallettiani”, sconfitta dell’Inter (0-1) che contro il Liverpool paga le rigidità arbitrali europee, ma anche l’ingenuità di Bastoni, ennesimo flop in trasferta del Napoli (0-2), stracciato dal Benfica dell’eterno Mourinho. Citazione per l’Arsenal, che con il 3-0 a Bruges continua a marciare a punteggio pieno e si mette alle spalle il ko in Premier con l’Aston Villa. Il Manchester City sbanca meritatamente il Bernabeu (2-1) e il destino di Xabi Alonso alla guida del Real Madrid è ora nelle mani dell’Alaves, prossimo avversario nella Liga: Florentino Perez sta già ragionando sul nuovo allenatore. I campioni in carica del PSG pareggiano a Bilbao (0-0), il Bayern rialza la testa e demolisce lo Sporting Lisbona (3-1). Cinquantacinque gol il bottino totale: media 3,05. IN – LODE A MOU: HA RIMESSO IN PISTA IL BENFICA 8 ATALANTA Regala la pagina più bella di questa sesta giornata. Il 2-1 sul Chelsea è pieno di buone cose, soprattutto la posizione in classifica, che vede ora i bergamaschi al quinto posto, migliore delle italiane e con la qualificazione diretta agli ottavi a un passo. Palladino sta certificando quanto sia stata sbagliata la scelta-Juric. 7,5 MOURINHO Sei punti nelle ultime due partite e il Benfica è tornato a galla: i playoff non sono più un sogno. Il calendario è pesante, prima la Juventus a Torino e poi il Real Madrid a Lisbona, ma Mourinho è un competitor da Champions e ha rimesso in pista una squadra indebolita dalle vicende di mercato. Lode a Mou, che si gioca il futuro in Europa contro un vecchio nemico (la Juve) e un passato ormai lontano (il Real). 7 COPENAGHEN C’è del calcio in Danimarca: il 3-2 della banda di Neestrup sul campo del Villarreal vale il 24° posto in classifica. La prossima sfida è contro il Napoli, stessi punti in classifica (7), ma miglior differenza reti, seppure solo di un gol. Nel gelo del Parken, il 20 gennaio 2026 sarà un vero spareggio. 7 MADUEKE Doppietta a Bruges e l’Arsenal continua il volo. A Londra ancora non sono chiare le potenzialità di questo giocatore inglese che, tra giovanili e prima squadra, ha fatto il giro delle squadre della capitale britannica: Crystal Palace, Tottenham e Chelsea prima di approdare, pochi mesi, fa alla corte dei Gunners. L'ARTICOLO THE BOLD CHAMPIONS, LE PAGELLE | BASTONI POTEVA EVITARE L’INUTILE TRATTENUTA, SPALLETTI CONTINUA A “PICCONARE” L’AMBIENTE CON LE SUE DICHIARAZIONI PROVIENE DA IL FATTO QUOTIDIANO.
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“Ci sono state situazioni imbarazzanti, non sono contento”: la Juve batte il Pafos, ma Spalletti lancia l’allarme
“Era fondamentale vincere, con le vittorie si mettono a posto tante cose. Per quanto riguarda l’analisi della partita, è chiaro che noi dobbiamo fare di più, non siamo contenti, io non sono contento, i ragazzi non sono contenti di loro stessi”. La Juventus batte il Pafos per 2-0 grazie ai gol di McKennie e David, sale a nove punti in classifica e vede avvicinarsi i playoff. Una vittoria importante, ma Luciano Spalletti – come si evince dalle dichiarazioni post gara – salva soltanto il risultato e critica la prestazione. “In alcuni momenti abbiamo fatto proprio il minimo, ci sono state anche delle situazioni imbarazzanti nel primo tempo. Poi nel secondo tempo ci siamo sciolti un po’ di più e abbiamo avuto un po’ più di tranquillità nel trattare tutto”, ha spiegato Luciano Spalletti nell’immediato post gara. Tra i temi c’è anche un possibile cambio modulo, ma il tecnico spiega: “Volevo farlo già nel primo tempo, ma avevo paura di far confusione poi a muoverli dentro la partita, perché a volte alcuni possono recepire, alcuni no. Ma sono partite difficili comunque, perché loro hanno preso pochissimi gol, solo col Bayern avevano subito la partita”. L’analisi di Luciano Spalletti però prosegue su un’onda critica, con la Juventus che nel primo tempo ha sofferto contro una squadra di qualità decisamente inferiore: “Per me non cambia quello che è il mio pensiero sui calciatori, per ora si sta facendo poco di quello che io mi aspetto, troppo poco. Il tempo? Noi siamo tornati da Napoli, si è guastato l’aereo, siamo rientrati alle 5 la mattina. Poi si arriva il giorno dopo, si fanno due passettini, il giorno dopo siamo in ritiro per la partita e anche hanno da recuperare i calciatori”. Giocando ogni tre giorni, però, secondo Spalletti “non ritrovi il ritmo, non trovi l’intensità, non vedi quando quello arriva in ritardo, non c’è possibilità di stargli addosso e fargli sentire il fiato sul collo. Ci sono delle cose da mettere a posto, di portare a livello questa squadra in diversi elementi, perché va portata a livello, poi sono convinto che si possa far vedere qualcosa di differente, però per il momento si va piano, è vero”. L'articolo “Ci sono state situazioni imbarazzanti, non sono contento”: la Juve batte il Pafos, ma Spalletti lancia l’allarme proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Capisco le responsabilità e il periodo di Giorgio, che non è semplice. Gli voglio tanto bene, lo vedo tanto magro”: Marchisio parla dell’amico Chiellini
“Gli voglio tanto bene, lo vedo tanto magro, gli dico sempre che deve mangiare qualche bistecca in più”. Così Claudio Marchisio – ridendo – ha parlato di Giorgio Chiellini (attuale director of football strategy della Juve) nel corso del podcast La Tripletta de La Gazzetta dello Sport. Il tema è il momento della Juventus, che non vince lo scudetto in Serie A dal 2020 e ha dovuto rivedere le proprie ambizioni anche nel corso di questa stagione, già segnata dall’esonero di Igor Tudor e dalla chiamata di Luciano Spalletti, che sta cercando faticosamente di risalire la china. Tanti cambiamenti in rosa e dirigenziali, tanta confusione e un’identità – secondo Claudio Marchio – che si è persa: “Sono due-tre anni che si sbaglia la costruzione della squadra. Quante volte nella sua storia la Juve ha esonerato l’allenatore nei primi mesi? E quanto volte la parte dirigenziale è stata cambiata dopo un anno?”, ha dichiarato Marchisio. Un problema che riguarda le scelte fatte negli ultimi anni: “Secondo me non si possono spendere così tanti soldi ogni anno, cambiando tanti giocatori. Devi riconoscere qual è il tuo livello e cambiare poco, non rimescolare tutto. Bisogna dare solidità al progetto e questo da alcuni anni non accade“, ha spiegato Marchisio. Marchisio ha poi criticato anche l’atteggiamento di diversi nuovi arrivati tra cui Jonathan David: “Entra in campo e trotterella: tu sei alla Juventus in situazione di difficoltà, ci deve essere un atteggiamento diverso. Questo vede oggi il tifoso: tanti non stanno dando tutto quello che serve”. Ecco perché – parlando di giocatori che oggi dovrebbero stare a Torino – Marchisio ha nominato Gianluigi Donnarumma e Davide Frattesi, per un “percorso italiano”. L’ex centrocampista quindi si è chiesto: “Ora, nello spogliatoio, chi racconta che cosa è la Juve?”. E qui il discorso si è spostato appunto su Chiellini, che dovrebbe avere il ruolo di preservare il dna bianconero: “Capisco le responsabilità e il periodo di Giorgio, che non è semplice“, ha commentato Marchisio. Sottolineando però le difficoltà dell’amico, che si sta ritrovando ad affrontare una sfida molto complessa: “Gli voglio tanto bene – ha spiegato appunto Marchisio – so che sta dando tutto sé stesso e non si può fare tutto da solo”. “Io, da tifoso, ho una gran paura di non andare in Champions“, ha però sottolineato l’ex centrocampista della Juventus. L'articolo “Capisco le responsabilità e il periodo di Giorgio, che non è semplice. Gli voglio tanto bene, lo vedo tanto magro”: Marchisio parla dell’amico Chiellini proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Pafos, il sogno che incanta Cipro: dove la Champions ha cambiato tutto, anche grazie a un italiano
Organizzazione, identità e passione. Per un’isola che ha fondato la sua cultura sul mito e su influenze greco-turche, c’è un piccolo paesino di 37mila abitanti della costa meridionale che ha risvegliato a Cipro la passione per il calcio. Luogo turistico per l’iconica Roccia di Afrodite (leggenda narra che la dea sia nata proprio in quel punto emegendo dalla spuma del mare), oggi tutto ruota attorno al Pafos FC, la vera sorpresa di questa Champions League, che oggi affronta la Juventus a Torino. La squadra cipriota si trova a pari punti con i bianconeri dopo 5 giornate: non male per la prima storica volta in League Phase di un club che fino a 11 anni fa praticamente non esisteva. Merito di una proprietà solida e di un italiano: Cristiano Giaretta, direttore sportivo del Pafos che dal 2023 ha portato metodologia e vittorie, raggiungendo risultati impronosticabili fino a qualche anno prima. Tra le antiche rovine romane e la città vecchia, la cenerentola d’Europa non è rinata per caso. Perché oltre le idee c’è anche una rosa che può contare su un’icona del calcio internazionale come David Luiz e sul nazionale croato Mislav Orsic. LA CHAMPIONS MONOPOLIZZA LA COSTA MERIDIONALE Per una tratta senza sosta di circa un’ora e mezza che unisce l’aeroporto di Larnaca a Pafos (rispettando la segnaletica britannica) c’è il fascino della Champions League che ha monopolizzato l’intera costa meridionale. Negli ultimi mesi le abitudini sono cambiate: lo stadio in Europa è costantemente sold-out e il giorno della partita casalinga lo store ufficiale deve chiudere almeno 4 ore prima del calcio d’inizio. Il messaggio è chiaro: in Champions League nessuno può perdersi il Pafos. Che sia vittoria o sconfitta, andare all’Alphamega Stadium è un’esperienza da vivere. I bambini cantano e riempiono la curva, dagli spalti i mugugni e fischi non esistono. Così 90 minuti si trasformano in una festa composta e rispettosa. Quando c’è la coppa, tutti si fermano per il Pafos. L’ALPHAMEGA STADIUM COME WEMBLEY E se vi dicessimo che lo stadio si trova in un’altra città e a poco più di un’ora di distanza? O meglio, quello riservato per le competizioni europee si trova a Limassol (sempre sulla costa meridionale) e non è di proprietà del Pafos. Il più vicino, e anche meno moderno, si trova proprio nel centro del paese: lo Stelios Kyriakides, obsoleto e non a norma per l’UEFA, è aperto solo per il campionato. La squadra è obbligata a utilizzare l’Alphamega Stadium per giocare contro le più forti d’Europa. Considerato a tutti gli effetti lo stadio nazionale di Cipro (come lo è Wembley per l’Inghilterra), trovare qualcosa che sia minimamente brandizzato “Pafos FC” è praticamente impossibile. Ci pensano i tifosi a renderlo facilmente riconoscibile e dipinto d’azzurro. LA FUNZIONALITÀ DEL CENTRO SPORTIVO C’è poi il centro sportivo, esempio lampante di come il progetto di rinnovamento stia proseguendo nella direzione giusta. Alla periferia di Pafos il quartier generale del club, oltre ai tre campi per la prima squadra, offre un grande spazio per lo sviluppo dell’Academy e per gli allenamenti della squadra femminile di beach soccer del paese. Per chiudere in bellezza, lo spazio più laterale è dedicato al padel, sempre più in voga anche a Cipro. Gli uffici, a pochi passi dalle strutture, accolgono i visitatori con una parete che mostra con orgoglio tutti i gagliardetti di questa stagione europea iniziata nel mese di luglio dai preliminari. Dai 900 tifosi ai 10mila di media grazie all’effetto “Europa”. Pafos sta cambiando la prospettiva e gli interessi di un’isola ancorata al passato e alla mitologia. Dopo i primi tentativi dei primi anni ‘10 dell’APOEL Nicosia, la squadra di Giaretta ha tutto per potersi riconfermare nei prossimi anni. Perché la prima storica qualificazione in Champions è solo il primo passo di un progetto a lungo termine. Ora, anche a Cipro, il calcio sta diventando un business riconoscibile e una passione vera. L'articolo Pafos, il sogno che incanta Cipro: dove la Champions ha cambiato tutto, anche grazie a un italiano proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Scudetto lontano e zona Champions a -4: la Juve è al ridimensionamento anche con Spalletti?
Se non di confusione, quantomeno di ridimensionamento in casa Juventus si può parlare. Si deve, anzi. Al netto di tutte le difficoltà che anche uno come Luciano Spalletti sta trovando nel suo percorso: una squadra che fatica a trovare la via del gol, che fatica a trovare anche la via del gioco. E che sta perdendo pezzi importanti, come Vlahovic e Gatti, assenze pesantissime rese ancora più marcate dopo la sconfitta per 2-1 contro il Napoli di domenica, che ha messo in mostra tutte le lacune a cui lo stesso allenatore deve trovare rimedio. “Bisogna farlo velocemente, o diventa difficile”, Spalletti dixit. È GIÀ ADDIO ALLO SCUDETTO E A RISCHIO LA CHAMPIONS? In effetti, il ruolino di marcia non sembra di molto migliorato, anche se la flessione positiva c’è: rispetto alle 11 partite complessive stagionali con Tudor, in cui sono arrivate 3 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte, nelle 8 gare con il nuovo allenatore si è vinto 4 volte, pareggiato tre e perso una, proprio contro il Napoli. Ma si tratta della terza sconfitta in campionato della stagione, che porta la Juventus a -8 dallo scudetto e soprattutto a -4 dalla zona Champions dopo 15 partite giocate. Cosa vuol dire? Che lo scudetto, individuato dallo stesso Spalletti nel giorno del suo insediamento come obiettivo, sembra davvero difficile da raggiungere. Ed è qui che il ‘ridimensionamento’ prende forma. Ma sarebbe esiziale non entrare in Champions. Per questione di prestigio, certo, ma anche di conti. CANTIERE APERTO Il problema è che questa Juventus continua a faticare a trovare la sua identità, sia dal mero punto di vista tattico, sia da quello più squisitamente mentale. La prova di maturità contro il Napoli è fallita non solo (o non tanto) per il risultato, ma da come questo sia maturato: per un’ora la Juventus ha fatto molto poco, si è risvegliata con Yildiz (unica nota “quasi” positiva) ed è poi tornata in balìa degli avversari. “Abbiamo fatto troppe cose scolastiche – ha confermato Spalletti – senza mai forzare la situazione”. Il riferimento va soprattutto alla fase offensiva che anche contro il Napoli è sembrata molto deficitaria. Perché Zhegrova, entrato nel secondo tempo, resta in ritardo di condizione (“Dovremo aspettarlo ancora”, ha detto l’allenatore) e i due attaccanti, David e Openda, continuano a non convincere. PAFOS E BOLOGNA: C’È L’ESAME DI MATURITÀ Per questo motivo è stato sperimentato un modulo con Yildiz falso nueve che non ha particolarmente brillato in quella posizione, al netto del gol. È sembrato l’ennesimo tentativo di trovare una quadratura del cerchio: un esperimento che, nel caso, è rimandato ad altra occasione. Forse non contro quel Pafos che, sulla carta, sembra un avversario abbordabile ma che in Grecia è al primo posto e viene da un 2-2 contro il Monaco in Champions. Sarà un altro esame di maturità per la Juventus, senza dubbio. “Questo lo abbiamo sbagliato”, ha detto Spalletti, che potrebbe proporre ancora delle novità in vista anche della partita delicatissima contro il Bologna di domenica prossima. Lì, forse, gli esperimenti saranno di meno. Anche se le certezze, per ora, non si trovano. Non del tutto. L'articolo Scudetto lontano e zona Champions a -4: la Juve è al ridimensionamento anche con Spalletti? proviene da Il Fatto Quotidiano.
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