Ad Afragola con la sfiducia al sindaco Antonio Pannone non è soltanto caduta la
giunta di una cittadina di medie dimensioni. Le dimissioni degli otto
consiglieri di minoranza e di sei consiglieri di maggioranza hanno sfracellato
un avamposto del governo Meloni in Campania. Qui la sottosegretaria alla
presidenza del Consiglio Pina Castiello (Lega) ricopriva la carica di
vicesindaco. Qui la Lega e il centrodestra contavano di amministrare il comune
in scioltezza, vantando eccellenti rapporti con Palazzo Chigi e gli altri
ministeri che contano.
È andata a finire malissimo, con un disastro politico e giudiziario. Non è
infatti sfuggito il dato che Pannone sia stato sfiduciato poche ore dopo
l’incarcerazione di Vincenzo Nespoli. L’ex senatore Pdl, ritenuto sin dal giorno
dell’elezione di Pannone il vero dominus dell’amministrazione, era stato visto
aggirarsi per Afragola durante la campagna elettorale per le regionali. Violando
le prescrizioni degli arresti domiciliari coi quali stava scontando una condanna
definitiva a cinque anni e mezzo per la bancarotta di una società di vigilanza,
al termine di un processo nato da una inchiesta del 2010 dei pm di Napoli
Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock. Nespoli era stato assolto per le
ipotesi di voto di scambio e aveva rinunciato alla prescrizione per le restanti
accuse.
È stato anche aperto un fascicolo per il reato di evasione e le indagini del
commissariato di polizia di Afragola chiariranno se sono veri i rumors che
davano Nespoli in tour per sponsorizzare candidati e per provare a risolvere di
persona la crisi aperta due mesi prima con la sfiducia al presidente del
consiglio comunale, l’azzeramento della giunta e le dimissioni di Pannone
ritirate in extremis, poco prima della scadenza dei 20 giorni.
Secondo uno dei consiglieri dimissionari, il candidato sindaco sconfitto Antonio
Iazzetta, esiste un rapporto causa-effetto tra l’incarcerazione dell’ex senatore
e la sfiducia all’ex sindaco: “Pannone non è riuscito a mettere d’accordo una
maggioranza lacerata dai contrasti e ‘orfana’ della guida silenziosa di
Nespoli”, sostiene. Di qui la crisi irrisolta. E il ‘modello Afragola’, l’asse
con Roma, è naufragato: Castiello di fatto era quasi sempre assente dalle sedute
di giunta e di consiglio, e il suo contributo all’amministrazione cittadina è
risultato evanescente.
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avamposto del governo Meloni in Campania proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Se noi continuiamo a trattarvi come se foste nella bambagia non avremmo capito
nulla. Uagliu’ a vita e’ tosta. Si campa una volta sola e se perdiamo questa
occasione la seconda non l’avrete. Per il ragazzo di quindici anni abbiamo un’
altra occasione di recuperarlo, aiutarlo e speriamo di poterlo fare. Per Marco
Pio non abbiamo nessuna altra occasione. Marco Pio è morto ucciso a 19 anni e
non tornerà mai più. Voi avete capito che questo rischio voi non lo dovete e non
lo potete correre? Lo avete capito si o no?”. Don Maurizio Patriciello, il
parroco di Caivano minacciato persino sull’altare dalla criminalità, si è
rivolto così ai centinaia di studenti dell’istituto Superiore “Carlo Alberto
Dalla Chiesa” di Afragola, Napoli.
Tra le zone più difficili del Napoletano per densità camorristica e violenze sui
giovanissimi, il rione Salicelle dove ha sede la scuola non è molto distante dal
luogo dove solo pochi giorni fa è morto ammazzato, con un colpo di pistola in
testa, Marco Pio Salomone, 19 anni. A sparare, con un copione che si ripete in
questa città-Medea, un altro ragazzino, un minorenne, di 15 anni. Questo
ennesimo omicidio è stato uno dei temi al centro dell’incontro organizzato
mercoledì 26 novembre nell’I.S. “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, dal titolo “Contro
noi-La criminalità giovanile: cause, conseguenze e prevenzione”: un incontro
fortemente voluto dalla preside Giovanna Mugione e da tutto il corpo docenti, e
che ha visto come protagonisti, oltre a Don Maurizio Patriciello, il pm
antimafia Henry John Woodcock, il capitano della Guardia di Finanza Andrea
Zuppetti e la vicedirettrice del Fatto Quotidiano Maddalena Oliva, da sempre
impegnata con il giornale e la Fondazione FQ sulla gioventù perduta di Napoli.
Se la notizia della morte di Marco Pio e la sua età hanno lasciato una comunità
sconvolta, quella che il suo assassino avesse solo quindici anni ha invece
lasciato “orripilati”, ha spiegato Don Maurizio, che alla platea di giovanissimi
studenti – questa scuola di frontiera ne accoglie oltre 1.400 – ha anche posto
una domanda: “Ma a quindici anni una persona è un bambino o un uomo?” . E
ancora: “A questo ragazzo la pistola chi gliel’ha data? Ma i genitori non si
erano mai accorti di niente? Ma che ci faceva alle due di notte in mezzo alla
strada? Che ci faceva?” ha urlato Don Maurizio alla platea di coetanei del baby
killer. “I ragazzi qua fuori mi hanno chiesto: lei ha un messaggio per i
ragazzi? No. Ho un messaggio lo voglio dare ai genitori. Per favore, portate i
vostri figli a scuola e ringraziate gli insegnanti davanti a loro, portateli al
Monumento dei Caduti che sta ad Afragola e spiegategli che sono morti per la
nostra libertà. Andate e leggete i nomi dei caduti, perché ormai nessuno ci
pensa neppure. Difendiamo questi ragazzini, se c’è bisogno anche dai loro stessi
genitori”.
Ai ragazzi si è rivolto anche il pm antimafia Henry John Woodcock, per cui il
bello può anche essere un antidoto al male, quello della droga in particolare:
“Avete la fortuna di vivere vicino ad una delle più belle città del mondo – ha
detto il sostituto procuratore di Napoli – e per arrivare da qua a Mergellina o
da qua al mare con un motorino o con un’autobus ci vuole pochissimo. Fatela
vicino al mare. Perché le cose belle, il bello in generale, ha qualcosa di
fortemente educativo, qualcosa di pedagogico. Magari se c’è qualche vostro
amico, qualche vostro parente che è meno fortunato di voi, perché vi rendete
conto che magari si fa di hashish o peggio ancora di cocaina, gli dovete dire:
andiamoci a fare una passeggiata. E ripuliamo le strade di Napoli dal sangue dei
giovani, tutti insieme”.
Ha chiuso il suo intervento con un appello ai ragazzi anche la vicedirettrice
del Fatto Maddalena Oliva, che ha raccontato delle sue inchieste sulla paranza
dei bambini e sulla criminalità giovanile, a partire dal suo film documentario
sui babyboss della camorra Robinù: “Riprendetevi quello che è vostro. E quello
che è vostro è avere la stessa possibilità di studiare, leggere un libro, andare
a una mostra e laurearvi, di un vostro coetaneo che vive nella parte alta della
città, a Chiaia o a Posillipo. Avete il diritto ad avere una vita che sia
dignitosa e che sia appunto uguale per tutti. Ma la scelta sta a voi. Dovrete
fare più fatica, certo. Come un po’ più fatica la dovranno fare la vostra
famiglia e i vostri insegnanti. Ma la società c’è. Noi ci siamo. C’è una parte
di questa città e di questo Paese che non vuole che vi perdiate e non vuole che
Napoli sia condannata a questo destino: quello di perdere i propri figli nel
sangue. E non possiamo solo più lavare il sangue dall’asfalto”.
Il capitano Andrea Zuppetti, ufficiale del Nucleo Pef della Guardia di Finanza
di Napoli, ha avvertito i ragazzi: “La camorra vi vende illusioni e vuole solo
usarvi”. E lo ha spiegato rispondendo al motivo per cui lui ha scelto la
carriera nelle forze armate: “Per comprendere il perché un ragazzo dovrebbe
scegliere la strada della legalità bisogna fare una domanda al contrario: cosa
spinge un ragazzo in età scolastica ad entrare nel mondo della criminalità? Non
c’è una risposta unica. Ci sono dei ragazzi che vivono in contesti familiari più
difficili, dove mancano dei punti di riferimento, dove la difficoltà economica
può comportare anche delle difficoltà quotidiane. Ci sono dei quartieri dove la
criminalità appare come una presenza normale e costante, quasi come se fosse una
parte del paesaggio. Ci sono anche tanti che si sentono invisibili, che
avvertono la mancanza di opportunità, di ascolto, sostegno. Dall’altra parte ci
sono gruppi criminali che conoscono molto bene queste fragilità. Cosi vi viene
offerta un’illusione, quella del guadagno facile, quella del rispetto immediato,
vi offrono l’illusione di diventare grandi prima del tempo e di sentirvi
qualcuno. Ma chi vi spinge verso l’illegalità lo fa solo perché vede in voi uno
strumento”.
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Patriciello, il pm Woodcock e la vicedirettrice del Fatto proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Cambiano le alleanze di camorra, cambiano i metodi delle pratiche estorsive, si
confermano i contatti tra la politica e i clan, quest’ultimi un evergreen delle
indagini della Dda di Napoli: indagati per voto di scambio il sindaco di
Cicciano Giuseppe Caccavale, (eletto nel 2023 per la terza volta), e il
candidato sindaco sconfitto di Casamarciano Antonio Manzi, consigliere di
minoranza. Secondo le accuse, i loro intermediari avrebbero procacciato voti
attraverso uomini del clan Russo, egemone nel Nolano. Arrestato e ai domiciliari
anche un candidato al consiglio comunale di Monteforte Irpino, Giovanni Mazzola,
ma per un reato non elettorale: l’esercizio abusivo delle attività di scommesse
nella sua agenzia irpina, altra attività sotto il controllo della cosca.
C’è questo e altro nelle 44 misure cautelari eseguite stamane dai carabinieri di
Castello di Cisterna e di Nola, descritte nel corso di una conferenza stampa
presso la sala convegni della Procura di Napoli. “Dalle indagini – ha affermato
il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – è emersa una importante novità, il
clan Russo è nuovamente alleato coi Licciardi (dunque con l’Alleanza di
Secondigliano, ndr), si apre uno scenario importante in cui non c’è più una
camorra parcellizzata che va per i fatti suoi”. Un’alleanza “che si estrinsecava
nel settore del gioco di azzardo” come ha precisato il procuratore aggiunto
Sergio Ferrigno.
Inchiesta coordinata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Toscano e condotta
dai carabinieri, sintetizzata dal Gip Isabella Iaselli in una corposa ordinanza
di circa 450 pagine con 18 capi di imputazione. Tra i quali spicca la vicenda
dell’allora capo dell’Utc di Nola, l’architetto Rosa Pascarella, parte lesa di
una tentata estorsione orchestrata dall’ingegnere Michele Russo, rampollo del
clan, laurea ottenuta online e un lavoro in un centro di progettazione del
posto. La dirigente dell’Utc si era opposta ad alcune pratiche edilizie di
interesse di Russo – un parco residenziale nella frazione Piazzolla, una
sanatoria di un suo immobile – e fu avvicinata “ripetutamente” da persone vicine
a lui e al consigliere comunale di Nola Antonio Napolitano (finito ai
domiciliari): “Stai attenta, mo’ stai esagerando…ti devi fermare”. Lei però non
si è fermata e i lavori sono stati sospesi.
E anche la Curia di Nola si sarebbe piegata indirettamente ai metodi del clan
Russo, che avrebbe provato a indirizzare la cessione di un terreno a Palma
Campania. “La terra se la deve prendere Green Park”, queste le minacce arrivate
a un geometra, e veicolate da uomini del clan in modo da far ritirare la
concorrenza dall’affare che faceva gola alla ditta amica. Centrale la figura
dell’ingegnere Michele Russo, “promotore ed organizzatore” insieme ad Antonio
Russo dell’associazione a delinquere di stampo camorristico, che attraverso lo
studio professionale dove lavorava “imponeva una consulenza, un progetto,
qualcosa di più sofisticato rispetto ai soliti metodi, che aggiorna il metodo di
estorsione”, ha spiegato Gratteri. Russo così si imponeva nelle compravendite
immobiliari e nelle pratiche edili, il suo cognome e la sua provenienza
familiare gli aprivano porte che dovevano rimanere chiuse.
Le indagini e le attività tecniche di intercettazione hanno attraversato la
campagna elettorale delle elezioni amministrative di Casamarciano e Cicciano tra
il 2022 e il 2023. A Casamarciano il candidato avrebbe comprato dal clan un
pacchetto di voti in cambio di 18.500 euro. Si sente una intercettazione con
queste parole: “I soldi li ho cacciati… i voti dove stanno?...”. A Cicciano
invece il capo di imputazione riferisce una “utilità non meglio definita” alla
base dell’accordo. In entrambi i casi il giudice ha però escluso l’aggravante
camorristica. Indagini sono ancora in corso, invece, sulle pratiche che
riguardano un Caf e i migranti. “Quello dell’agro nolano – ha spiegato il
maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di
Cisterna – è un territorio solo apparentemente tranquillo, ma nessuno denuncia”.
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sindaco e un consigliere: “I soldi li ho cacciati, i voti dove stanno?” proviene
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