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Barberino del Mugello, 71enne muore nell’esplosione della casa in cui viveva. “Doveva lasciare l’abitazione”
C’è anche l’ipotesi di un gesto volontario nelle indagini condotte dai carabinieri sulla morte di un 71enne a Barberino del Mugello (Firenze) nell’esplosione, seguita da un incendio, di una abitazione in via Garibaldi. I vigili del fuoco hanno effettuato la verifica dell’edificio in cui l’uomo viveva in affitto, riscontrando danni alla copertura e ad altre porzioni dello stabile. La sindaca di Barberino di Mugello, Sara Di Maio, esprime cordoglio e vicinanza e spiega che “ci sono persone che non sono ancora rientrate nelle proprie abitazioni e sono in corso verifiche strutturali. Presumibilmente una famiglia rimarrà fuori casa e cercheremo di capire come supportarla”. La vittima, aggiunge, “era una persona conosciuta in paese, non rilevo problemi particolari e so che abitava in un appartamento che doveva lasciare”. L’eplosione ha causato danni anche al retrostante viale della Repubblica, principale arteria di Barberino di Mugello, che è stato chiuso al traffico: “L’esplosione ha sradicato in parte il muro dell’abitazione” sul retro “che è pericolante – spiega ancora Di Maio – e abbiamo dovuto mettere in sicurezza il viale e chiuderlo. Per il momento la viabilità è stata interrotta e vediamo se si riuscirà a fare lavori di messa in sicurezza spediti, così da permettere di riaprire quanto prima almeno una carreggiata a senso unico alternato”. L'articolo Barberino del Mugello, 71enne muore nell’esplosione della casa in cui viveva. “Doveva lasciare l’abitazione” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Milano, Ambrogino d’Oro ai carabinieri e polemiche per la morte di Ramy: “La verità è ancora sospesa”
È iniziato tutto con un manifesto, è proseguito con una t-shirt indossata da un consigliere comunale e il discorso del sindaco, è finita con le parole del presidente del Senato. La cerimonia degli Ambrogini d’Oro, la benemerenza civica assegnata dalla città di Milano, è stata contraddistinta da polemiche e messaggi legati alla decisione di concederla alla Radiomobile dei carabinieri di Milano, nell’anno alcuni militari del Nucleo operativo sono finiti nell’inchiesta per la morte di Ramy Elgaml, il ragazzo del quartiere Corvetto morto 13 mesi fa dopo un inseguimento con alcune pattuglie. L’inchiesta è stata chiusa pochi giorni fa e 7 carabinieri risultano indagati: in due devono rispondere di omicidio stradale, uno è accusato anche di lesioni e a ben cinque vengono contestati i reati di frode e depistaggio per aver fatto cancellare i video ripresi con un cellulare da due testimoni. IL MANIFESTO PER RAMY Nel giorno della consegna degli Ambrogini, a pochi metri dal teatro Dal Verme dove si tiene la cerimonia, è comparso su un’edicola un manifesto – realizzato dall’artista Cristina Donati Meyer – dedicato a Elgaml. L’opera ritrae Ramy che fa il segno della vittoria e tiene in mano un cartello con la scritta “Chiediamo pane e cultura e ci date polizia”. L’artista ha spiegato sui social: “Un gesto necessario, prima della cerimonia dell’Ambrogino d’Oro, che premierà il reparto coinvolto in quella notte ancora piena di domande. Sono profondamente in disaccordo con questa scelta istituzionale. Quando la verità è ancora sospesa, celebrare è pericoloso. L’arte può ricordarlo”. IL CONSIGLIERE DEI VERDI CON LA T-SHIRT All’interno del Dal Verme, invece, il capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Tommaso Gorini, ha deciso di indossare una maglia con il volto di Elgaml nel corso della cerimonia: “La scelta nasce dal fatto che c’è stata una commemorazione per Ramy al Corvetto – ha spiegato – a cui abbiamo partecipato noi consiglieri comunali dei Verdi ed eravamo gli unici rappresentanti delle istituzioni presenti”. Il fratello di Ramy “ci ha regalato questa maglietta e oggi ho deciso di indossarla per continuare a raccontare questa storia e portarla anche agli Ambrogini”, ha dichiarato il capogruppo, precisando che “non si tratta di un gesto polemico per l’Ambrogino al Nucleo radiomobile. Noi non abbiamo strumentalizzato questo premio ma abbiamo solo voluto portare la storia di Ramy qui”. SALA: “RADIMOBILE STORIA IMPORTANTE” Sull’assegnazione della benemerenza al Radiomobile è intervenuto anche il sindaco Beppe Sala nel corso della cerimonia: “È un corpo di polizia che ha una storia importante. Si può anche sbagliare nella vita, come tutti noi sbagliamo, però non bisogna dimenticare che alla fine mettersi sul fronte, metterci la faccia vuol dire tanto per la comunità”, ha detto precisando anche di continuare “a pensare che la storia di Ramy comunque meriti giustizia e che la famiglia e la loro storia siano esemplari, non voglio correre il rischio di classificare tra i buoni e i cattivi, gli uni e gli altri”. LA RUSSA DIFENDE L’AMBROGINO AI CARABINIERI Le polemiche si sono riverberate fino alle più alte cariche istituzionali dello Stato, con il presidente del Senato Ignazio La Russa che ha espresso “pieno e convinta solidarietà” all’Arma e al Nucleo: “Accusare un intero reparto senza che la verità sia stata ancora accertata è un atto incomprensibile e ingiusto, che mina la reputazione di donne e uomini che ogni giorno affrontano seri rischi per difendere la nostra città – ha sostenuto – La giustizia seguirà il suo corso ma ritengo fondamentale non dimenticare il valore e l’onore di chi lavora con dedizione e coraggio, senza mai arretrare di fronte al pericolo”. L'articolo Milano, Ambrogino d’Oro ai carabinieri e polemiche per la morte di Ramy: “La verità è ancora sospesa” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Violenze sessuali e maltrattamenti in una casa di riposo a Capri: arrestato un operatore sanitario
Violenze sessuali, percosse e maltrattamenti avvenivano tra le docce e le stanze 12 e 15 della casa di riposo “San Giuseppe” a Capri. Vittime, quattro persone anziane – un uomo e tre donne tra gli 82 e i 91 anni – affette da demenza senile, Parkinson e altre patologie tipiche dell’età avanzata. Persone particolarmente deboli e fragili, in evidente stato di inferiorità fisica e psichica. Erano finite nelle grinfie di un operatore sanitario di 47 anni, in servizio in questa struttura dal 2019. Con queste accuse l’uomo è stato arrestato stamane su ordine del Gip di Napoli, Anna Tirone. La procura di Napoli, sezione fasce deboli – procuratore Nicola Gratteri, aggiunto Raffaello Falcone, pm Monica Campese – aveva chiesto il carcere. Il giudice ha ritenuto adeguati i domiciliari col braccialetto elettronico. È stata un’indagine molto rapida, quella condotta dai carabinieri della stazione di Capri e del nucleo investigativo della Compagnia di Sorrento. In poche settimane, tra metà ottobre e fine novembre, i militari agli ordini del capitano Mario Gioia hanno raccolto prove sufficienti per incastrare l’indagato. Grazie agli audio e ai video delle cimici e delle telecamere nascoste nella struttura, è stato possibile documentare le condotte sessualmente predatorie dell’operatore socio sanitario, sul quale già gravavano alcuni sospetti. La struttura infatti ospita 16 persone anziane ed alcune erano “riluttanti” a farsi assistere da lui, l’unico operatore maschio in servizio. Lo ha riferito una sua collega sentita dagli investigatori. Si tratta dell’operatrice che ha lanciato l’allarme, riferendo alla direttrice, con una telefonata del 16 ottobre scorso, di aver assistito ad un episodio di violenza sessuale ai danni di un anziano. L’uomo è accusato anche di aver preso a schiaffi un’anziana restìa a prendere medicinali e di aver insultato e deriso le sue vittime. “Ti fa male la testa? E tu tieni la merda dentro quella sta girando”. Questa è una delle frasi pubblicabili, rivolta a un anziano. Impubblicabili quelle che diceva alle anziane ospiti della casa di riposo mentre provvedeva alla loro igiene. L'articolo Violenze sessuali e maltrattamenti in una casa di riposo a Capri: arrestato un operatore sanitario proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Roma, blitz contro il clan Senese: 14 arresti per detenzione illecita di armi, tentati omicidio ed estorsione
Maxi blitz di dda e carabinieri contro la criminalità organizzata a Roma. Nella mattinata del 5 dicembre, sono state arrestate 14 persone accusate, a vario titolo, di tentato omicidio e detenzione illecita di armi da sparo. Tra gli episodi contestati, anche un tentativo di sequestro di persona, e un tentativo di estorsione entrambi aggravati dal metodo mafioso e dal fine di agevolare le attività del clan Senese. Nell’ultimo caso, la tentata estorsione ha riguardato un gioielliere della Capitale su cui convergevano gli interessi anche del clan Di Lauro, attivo nella provincia di Napoli, da parte di un malvivente romano che avrebbe lasciato falsamente intendere di essere un emissario della famiglia Senese, determinando così la reazione violenta sia del sodalizio campano che di quello capitolino, rappresentato da Angelo Senese, fratello del più noto Michele, con conseguente richiesta “risarcitoria”. Perquisizioni si sono svolte per tutta la mattinata alla ricerca di fonti di prova. Su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, i carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con l’ausilio di reparti speciali e specializzati dell’Arma dei carabinieri, dall’alba, hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Roma. L'articolo Roma, blitz contro il clan Senese: 14 arresti per detenzione illecita di armi, tentati omicidio ed estorsione proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Carabinieri
“Trovato il corpo di Tatiana Tramacere”, la 27enne scomparsa da Nardò. I Ris a casa dell’amico Dragos
Sarebbe stato trovato il cadavere di Tatiana Tramacere, la 27enne scomparsa da Nardò il 24 novembre. Il corpo, secondo quanto riportano alcuni media locali, sarebbe stato trovato in Contrada Fumo Nero in agro di Galatone. Intanto i Ris dei Carabinieri sono a casa del 30enne Dragos-Ioan Gheormescu per svolgere un’approfondita perquisizione. Dragos è formalmente indagato per istigazione al suicidio. Il 30enne sta raggiungendo il comando provinciale dei carabinieri di Lecce per essere interrogato. È lui l’ultima persona che avrebbe visto Tatiana Tramacere il giorno della sua scomparsa. Da allora non si hanno più notizie di lei. All’esterno dell’abitazione di Dragos è arrivato anche il fratello di Tatiana, Vladimir, che piange disperatamente. Articolo in aggiornamento L'articolo “Trovato il corpo di Tatiana Tramacere”, la 27enne scomparsa da Nardò. I Ris a casa dell’amico Dragos proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Rapina da incubo a Treviglio (Bergamo), famiglia sotto la minaccia: picchiati i figli
Momenti di terrore giovedì sera per la famiglia di un imprenditore, sorpresa nella propria villa di Treviglio da una banda di rapinatori. Erano pochi minuti alle 20 quando, mentre si preparavano a cena, la madre e i due figli trentenni, sono stati sorpresi da cinque malviventi, alcuni dei quali armati e coperti da passamontagna. Secondo quanto ricostruito, la rapina è stata pianificata nei minimi dettagli. Mentre uno dei complici rimaneva di guardia in auto, gli altri quattro hanno scavalcato il muro di cinta e, dopo aver forzato una finestra al primo piano, sono entrati in casa. I rapinatori hanno immobilizzato i due figli, colpendoli, e hanno minacciato la madre per farsi consegnare contanti e preziosi. Armati di un piede di porco e di grossi cacciavite, hanno bloccato i due giovani uomini sulle sedie legando loro le mani. Poi con un accento dell’Est Europa hanno subito intimato a madre e figli di consegnare preziosi e contanti che avevano in casa. Per dar forza alle loro minacce e scoraggiare ogni tentativo di resistenza, i tre non hanno esitato a tirare pugni ai due figli. Per aumentare la pressione psicologica, poi, il rapinatore armato di piede di porco ha iniziato a usarlo come una spranga spaccando un paio di mobili. Il saccheggio è stato rapido e metodico: due malviventi riempivano sacchi con la refurtiva, mentre il terzo utilizzava alcol per cancellare eventuali tracce. Un rilevatore di gas ha rischiato di complicare la situazione, ma fortunatamente nessuno è rimasto ferito gravemente. Dopo circa un’ora e mezza, i rapinatori sono fuggiti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Treviglio e un’ambulanza per accertare le condizioni dei figli, che non hanno riportato lesioni gravi. Il bottino, ancora in fase di quantificazione, sarebbe ingente. Le indagini sono in corso per identificare i responsabili, che agirebbero con modalità da professionisti, conoscendo bene le abitudini della famiglia. L'articolo Rapina da incubo a Treviglio (Bergamo), famiglia sotto la minaccia: picchiati i figli proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Hanno nascosto la presenza di dashcam e bodycam”: chiuse le indagini sulla morte di Ramy. 7 i carabinieri indagati
Chiuse le indagini sul caso della morte del 19enne Ramy Elgaml avvenuta il 24 novembre 2024 a Milano dopo un inseguimento di 8 km culminato con l’incidente contro un semaforo, all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Sono otto in tutto gli indagati, che adesso rischiano il processo: sette carabinieri e Fares Bouzidi, l’amico della vittima che guidava lo scooter T Max. Sia Fares che il carabiniere Antonio Lenoci devono rispondere di omicidio stradale. Lenoci è accusato anche di lesioni. I militari Mario Di Micco, Luigi Paternuosto, Federico Botteghin e Bruno Zanotto devono rispondere, invece, di frode e depistaggio per aver fatto cancellare i video ripresi con un cellulare da due testimoni. Inoltre quattro militari – Lenoci, Paternuosto, Ilario Castello e Nicola Ignazio Zuddas – devono rispondere di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici per aver nascosto la presenza di una telecamera dashcam sull’auto e di una bodycam personale, “dispositivi che riprendevano l’intera fase dell’inseguimento“. Castello e Zuddas devono rispondere anche di falso per le dichiarazioni rese ai pubblici ministeri. Il nuovo avviso notificato oggi è un atto complessivo con tutte le accuse: nel tempo, infatti, sono aumentate le imputazioni e gli indagati, rispetto alle tre chiusure indagini distinte per sei indagati che erano state notificate nei mesi scorsi. Atto che prelude la richiesta di processo. IL FALSO E IL DEPISTAGGIO Gli ultimi due indagati sono i carabinieri che si trovavano su una delle due pattuglie che arrivarono sul posto dopo quella che tallonava da vicino lo scooter. Nel verbale d’arresto per resistenza a pubblico ufficiale a carico di Fares Bouzidi, l’amico di Ramy, i quattro carabinieri che firmarono quel provvedimento avrebbero commesso un falso ideologico perché hanno omesso di “menzionare l’urto tra i mezzi coinvolti”, ossia l’auto dei militari e lo scooter, scrivendo che il secondo era “scivolato“. Urto che risulta, invece, da tutte le relazioni, anche dei consulenti, agli atti. E non hanno indicato nell’atto nemmeno “la presenza del testimone oculare“, né hanno segnalato la presenza “di una dashcam personale” e di una “bodycam”, che avevano ripreso “l’intera” fase “dell’inseguimento”. Lo scrivono i pm di Milano Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, della Procura diretta da Marcello Viola, nel nuovo avviso di conclusione delle indagini. Restano confermate anche le imputazioni per due militari per depistaggio e favoreggiamento: i due avrebbero detto “cancella immediatamente il video (…) adesso ti becchi una denuncia” al teste oculare. Testimone che fu individuato solo grazie ad una “trasmissione televisiva”. Altri due carabinieri, poi, sono accusati di depistaggio perché avrebbero costretto un altro teste “a cancellare” nove file “video“. L’OMICIDIO STRADALE In merito all’incidente stradale che ha provocato la morte del 19enne – come già emerso – i pm contestano a Fares l’omicidio stradale per quella fuga pericolosa, “con picchi di velocità superiori ai 120 km/h”, anche in “contromano“, chiarendo che all’altezza dell’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta lo scooter tentò di girare a sinistra, ma ci fu poi una “repentina ed improvvisa manovra a destra”. Da lì “l’urto” tra il lato posteriore destro del TMax con la “fascia anteriore del paraurti” della Giulietta dei militari. A causa dell’urto, lo scooter slittò e Ramy venne sbalzato “contro il palo” di un semaforo. Il ragazzo fu anche investito dalla macchina dei militari che si schiantò in quella direzione. A Fares – che è già stato condannato in primo grado a 2 anni 8 mesi per resistenza – vengono contestate anche le aggravanti della guida senza patente e contromano. Al carabiniere che guidava, invece, i pm contestano sempre l’essersi tenuto “ad una distanza estremamente ravvicinata“, quasi “affiancando” il T Max, senza essere, dunque, riuscito ad evitare “l’urto” quando lo scooter sterzò a destra. Sarebbe arrivato ad una distanza “laterale” di 80 cm. Anche lui, dunque, per la Procura, avrebbe concorso nell’omicidio stradale, non considerando nemmeno la “lunga durata dell’inseguimento”. Per la stessa condotta è anche accusato di aver causato lesioni a Bouzidi con una prognosi di 40 giorni. In questo caso, però, per il militare c’è “l’attenuante” che l’evento non è stato “conseguenza esclusiva” della sua azione. Per due volte i pm nei mesi scorsi hanno chiesto al gip di effettuare una perizia “terza” sulla dinamica in incidente probatorio. Istanza sempre respinta. Ora la Procura dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio per Bouzidi e i sette i militari. L'articolo “Hanno nascosto la presenza di dashcam e bodycam”: chiuse le indagini sulla morte di Ramy. 7 i carabinieri indagati proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Hai l’età di mia figlia, hai tutta la vita davanti”: così un carabiniere convince un giovane a non lanciarsi sotto un treno in corsa
“Anche a te piace cucinare? Anche a me, potresti darmi qualche consiglio”. Un carabiniere della centrale operativa della Compagnia di Colleferro, alle porte di Roma, ha convinto un 17enne a non lanciarsi sotto un treno in corsa. Il giovane aveva chiamato il 112, manifestando la propria volontà. Il carabiniere di turno con lucidità e fermezza ha instaurato un dialogo col ragazzo, riuscendo a rassicurarlo e a guadagnare tempo fino all’arrivo della pattuglia, che lo ha rintracciato e messo in sicurezza. Nel video, la telefonata tra i due: “Hai quasi l’età di mia figlia, hai tutta la vita davanti”. Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22). L'articolo “Hai l’età di mia figlia, hai tutta la vita davanti”: così un carabiniere convince un giovane a non lanciarsi sotto un treno in corsa proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Donna ferita da un colpo di pistola nel Torinese: “Si è sparata durante una lite”
Il 118 è intervenuto sabato pomeriggio intorno alle 17:30 a Nole Canavese, in provincia di Torino, per soccorrere in strada una donna di 38 anni con una ferita da arma da fuoco, trasportata all’ospedale di Ciriè in codice rosso. Secondo una prima ricostruzione, la donna si è puntata una pistola alla testa sparandosi al culmine di una lite tra conviventi, con il suo compagno presente, ed è rimasta ferita marginalmente. Sull’accaduto indagano i carabinieri della compagnia di Venaria Reale, coordinati dalla procura di Ivrea. L'articolo Donna ferita da un colpo di pistola nel Torinese: “Si è sparata durante una lite” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Furti nelle boutique del lusso: tre arresti, recuperata refurtiva per 500mila euro
Una banda specializzata nei colpi ai negozi del lusso tra Roma e Firenze è stata colpita da una maxioperazione congiunta di carabinieri e polizia, che ha portato all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare e al recupero di parte della merce rubata, per un valore complessivo vicino ai 500 mila euro. Il gruppo criminale, composto da dieci persone con base nella Capitale, negli ultimi quattro mesi avrebbe preso di mira alcune delle boutique più prestigiose, tra cui Valentino, Dior e Louis Vuitton. A finire in arresto sono stati un 26enne romano, un 28enne moldavo e un 37enne uruguaiano, accusati di concorso in furto aggravato. Le indagini, coordinate dalle procure di Roma e Firenze, hanno permesso di ricostruire almeno tre colpi attribuiti alla banda, tutti caratterizzati da un modus operandi rapido e professionale. Il primo blitz risale all’8 agosto, quando i ladri hanno svaligiato il negozio Valentino in piazza Mignanelli, a pochi passi da piazza di Spagna, portando via 30 borse. Il secondo colpo è avvenuto il 31 agosto nel centro di Firenze, ai danni della boutique Dior, da cui sono spariti borse, sciarpe, occhiali e scarpe per un valore di 184 mila euro. Il furto più ingente è quello messo a segno il 17 novembre nella centralissima via Condotti a Roma. Qui i malviventi, arrivati a bordo di un suv nero, hanno sfondato la vetrata e forzato la saracinesca del magazzino Louis Vuitton in via Mario de’ Fiori. A volto coperto e con torce alla mano, hanno razziato 140 prodotti, tra borse e capi di alta moda, per un bottino di circa 300mila euro, fuggendo poi a tutta velocità. Secondo gli investigatori, l’analisi dei primi due episodi ha permesso di individuare immediatamente forti analogie e di riconoscere la mano di un gruppo di veri e propri “professionisti”. Fondamentale si è rivelata la visione delle immagini delle telecamere di sorveglianza posizionate nelle aree dei furti. Le indagini, coordinate dall’aggiunto Giovanni Conzo della procura di Roma, hanno anche permesso di individuare almeno due basi logistiche utilizzate dalla banda nella Capitale. Parallelamente alle misure cautelari, sono state eseguite numerose perquisizioni, durante le quali sono stati recuperati diversi articoli di lusso — scarpe, borse e altri accessori — trafugati durante i colpi. Le indagini proseguono per identificare gli altri membri del gruppo e ricostruire l’intera rete alla base dei tre maxi furti. L'articolo Furti nelle boutique del lusso: tre arresti, recuperata refurtiva per 500mila euro proviene da Il Fatto Quotidiano.
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