“Robot microscopici che percepiscono, pensano, agiscono ed elaborano dati”. Un
team di ricercatori coordinato dell’Università della Pennsylvania ha realizzato
i primi robot con dimensioni comparabili a quelle di un batterio. Macchine,
invisibili a occhio nudo, sono in grado di percepire l’ambiente circostante,
eseguire calcoli, prendere decisioni autonome e muoversi. Il risultato dello
studio, pubblicato su Science Robotics, è stato così innovativo da meritare la
copertina della rivista.
La robotica ha da decenni come obiettivo la miniaturizzazione di macchine
completamente automatizzate, ossia capaci di operare senza alcun controllo
esterno. Tuttavia, tutti i tentativi precedenti si erano scontrati con limiti
tecnologici significativi: i robot più piccoli realizzati fino ad oggi avevano
dimensioni non inferiori a un millimetro e necessitavano di ricevere
dall’esterno sia energia sia istruzioni operative.
Per superare questi limiti, i ricercatori hanno sfruttato le tecniche di
litografia, comunemente impiegate per la produzione di transistor. Grazie a
questo approccio, il volume complessivo dei microrobot è stato ridotto di circa
10.000 volte rispetto agli standard precedenti. I nuovi microrobot misurano
appena 250 micrometri, ossia 250 milionesimi di metro, equivalenti alle
dimensioni di un paramecio, uno degli organismi unicellulari più noti.
Nonostante le dimensioni estremamente ridotte, i robot incorporano un
micro-calcolatore, sensori e altri dispositivi miniaturizzati che permettono
loro di muoversi autonomamente. Il consumo energetico è estremamente basso, pari
a circa 100 nanoWatt, ossia un miliardesimo di Watt. La programmazione dei
microrobot avviene tramite impulsi luminosi, permettendo loro di rispondere a
stimoli esterni. I primi test sperimentali hanno dimostrato che i robot sono
capaci di percepire variazioni di temperatura nell’ambiente e di dirigersi verso
la fonte di calore, confermando una forma elementare di comportamento adattivo.
Le potenziali applicazioni di questa tecnologia sono molteplici. I microrobot
potrebbero essere utilizzati per il monitoraggio ambientale, per interventi
chirurgici o per il trasporto mirato di farmaci all’interno dell’organismo,
aprendo nuove prospettive nella robotica medica e nella nanotecnologia
applicata. Lo studio rappresenta un passo fondamentale verso la realizzazione di
sistemi robotici completamente autonomi a scala microscopica, capaci di operare
in ambienti complessi senza intervento umano diretto.
Lo studio su Science
L'articolo Ecco i primi robot microscopici: possono prendere decisioni autonome
e muoversi. Lo studio su Science proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’imponente sciame di terremoti che ha scosso le isole greche di Santorini e
Amorgos nel 2025 non è stato causato da una faglia in scivolamento, ma da un
inatteso flusso di magma che agisce come un cuore sotterraneo, battendo con
cicli di espansione e contrazione. A scoprirlo è stato uno studio internazionale
– frutto della collaborazione tra l’ALomax Scientific (Francia), l’Università
Aristotele di Salonicco (Grecia) e l’University College London (Regno Unito) –
che offre uno sguardo inedito e dettagliato sulle dinamiche del magma a grandi
profondità. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Science.
Tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo, i ricercatori hanno analizzato oltre
25.000 terremoti che si sono verificati tra Santorini e le isole di Amorgos.
Centinaia di questi erano abbastanza forti con magnitudo superiore a 4,5. Lo
sciame sismico ha provocato lo stato di emergenza locale, la chiusura delle
scuole e l’allarme tra residenti e turisti di Santorini. Per decenni, l’origine
dell’agitazione sismica in aree vulcaniche attive come Santorini è stata oggetto
di dibattito, spesso attribuita a movimenti lungo le faglie o a intrusioni
magmatiche.
Nel nuovo studio il team di ricerca ha superato i limiti della sorveglianza
tradizionale applicando avanzati metodi di machine learning per individuare e
localizzare con precisione circa 25.000 terremoti registrati durante la crisi.
Questi tremori, normalmente visti solo come sintomi, sono stati trasformati in
veri e propri “sensori virtuali”. Sfruttando una nuova tecnica di imaging 3D
chiamata CoulSeS, i ricercatori hanno mappato come i cambiamenti di stress nel
sottosuolo abbiano innescato l’attività sismica, tracciando il percorso
migratorio dei sismi stessi. Il risultato è l’immagine chiara di un dicco, cioè
un intrusione di magma, in propagazione che non avanza in modo lineare, ma con
un meccanismo dinamico e sorprendente: il “flusso a pompa”.
Mentre il magma spingeva in avanti la sua sacca sotterranea, ha dovuto superare
ripetutamente delle “barriere di stress” nella crosta terrestre. Dopo ogni
rottura, il flusso si arrestava, per poi subire cicli dinamici di contrazione ed
espansione, un comportamento che ricorda i battiti di un cuore geologico.
“Abbiamo utilizzato un nuovo metodo per determinare la causa di uno sciame di
terremoti, trattando ciascuno dei 25.000 terremoti localizzati con precisione
come ‘misuratori di stress virtuali’, ovvero indizi su come lo stress stava
cambiando nel sottosuolo”, spiega Stephen Hicks, del Dipartimento di Scienze
della Terra dell’UCL. “Questo ci ha fornito un quadro robusto e ad alta
risoluzione di ciò che stava accadendo, consentendoci di escludere lo
slittamento della faglia come causa principale dei terremoti. La nostra tecnica
– continua – potrebbe essere applicata ai futuri sciami sismici quasi in tempo
reale e potrebbe consentirci di prevedere meglio la probabilità di eruzioni
vulcaniche o terremoti più forti”.
Le evidenze dello studio suggeriscono che il magma che ha causato i terremoti di
Santorini non si stava avvicinando alla superficie. “Se applicassimo la nostra
tecnica a sciami di terremoti simili in futuro, potremmo individuare con
precisione dove il magma potrebbe fuoriuscire e potenzialmente in che quantità”,
spiega Hicks. “Il nostro approccio utilizza solo dati provenienti dai sismometri
che registrano le vibrazioni del terreno, ed è quindi particolarmente utile per
gli eventi sottomarini in cui le immagini satellitari o il GPS terrestre,
utilizzati per individuare i cambiamenti nella posizione del terreno, potrebbero
non essere disponibili”, conclude.
Valentina Arcovio
Lo studio
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cosa ha provocato i terremoti del 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.
Mentre aumentano i focolai al Nord con aziende sequestrate e abbattimenti
eseguiti, contro lo spettro dell’influenza aviaria (negli Usa si è registrato un
contagio umano), dalla ricerca italiana arriva un sistema sentinella per
riconoscere i virus più a rischio di spillover. Si chiama FluWarning ed è stato
messo a punto da un team del Politecnico di Milano e dell’università degli Studi
del capoluogo lombardo. Si tratta di un sistema digitale – spiegano da PoliMi e
Statale – che analizza il codice genetico dei virus influenzali cercando
cambiamenti sottili, ma significativi, che potrebbero indicare il passaggio da
una specie animale all’altra: per esempio dagli uccelli al bestiame o all’uomo.
FluWarning è al centro di uno studio pubblicato di recente su Science Advances,
sviluppato nel contesto del Prin Pnrr 2022 – progetto Sensible, coordinato da
Anna Bernasconi. Del gruppo di ricerca fanno parte tre scienziati del
Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (Deib) del Politecnico
di Milano, ossia Bernasconi, il docente Stefano Ceri e il ricercatore Tommaso
Alfonsi, e per UniMi Matteo Chiara, docente del Dipartimento di Bioscienze. Per
lo studio sono stati utilizzati i dati della piattaforma Gisaid su cui vengono
condivise sequenze virali e relativi metadati prodotti dai laboratori di tutto
il mondo. In particolare – si legge in una nota – FluWarning è stato messo a
punto usando i dati della pandemia di influenza ‘suina’ H1N1 del 2009, esempio
ampiamente documentato di virus passato dagli animali agli esseri umani, ed è
stato poi applicato anche all’influenza aviaria H5N1, un ceppo altamente
patogeno diffuso tra gli uccelli e che nell’ultimo anno negli Stati Uniti ha
cominciato a diffondersi anche nel bestiame.
Il sistema utilizza un metodo statistico per riconoscere nel genoma virale
eventuali spie del rischio spillover, e a seconda delle impostazioni può essere
usato per riconoscere sequenze anomale singole o in gruppi. FluWarning le stana
ed emette un alert, quindi per ciascuna allerta i virologi analizzano le
sequenze corrispondenti e confermano o smentiscono la presenza di un salto di
specie. “Grazie alla sua semplice installazione e alla creazione di analisi che
possono essere effettuate su specifiche località e periodi temporali – afferma
Bernasconi – il software FluWarning ha il potenziale per essere utilizzato da
molti laboratori o istituzioni di sorveglianza genomica a livello regionale,
permettendo scoperte significative sia su piccola che su grande scala. Il
sistema, infatti, è perfettamente operativo: può dare riscontro giorno per
giorno di questi cambiamenti”.
Nel biennio 2024-2025 – ricordano PoliMi e Statale – due genotipi di H5N1 sono
stati collegati a focolai indipendenti negli Usa, dove numerosi capi di bovini
da latte sono risultati contagiati dall’influenza aviaria. Ebbene, “FluWarning –
riferisce Chiara – ha individuato cluster di attività virale in diversi Stati
americani e in particolare in California, dove è stato dichiarato lo stato di
emergenza il 18 dicembre 2024 per il rischio di contaminazione da aviaria nel
bestiame. Sorprendentemente, alcune allerte FluWarning sono apparse prima della
pubblicazione dei rapporti ufficiali. Il sistema ha inoltre rilevato mutazioni
specifiche nel gene dell’emoagglutinina (Ha), una proteina chiave che influisce
sul modo in cui il virus infetta le cellule ospiti”. Lo strumento è riuscito a
monitorare l’evoluzione del virus e a identificare marcatori caratteristici dei
ceppi californiani. “FluWarning – conclude Ceri – rappresenta un importante
passo avanti verso una rilevazione più efficace dei cambiamenti virali che
potrebbero rappresentare rischi per animali o esseri umani. Rendendo questa
tecnologia ampiamente accessibile, auspichiamo di contribuire a rafforzare la
sorveglianza a livello globale su un tema sanitario di impatto collettivo”.
Lo studio
L'articolo FluWarning, il sistema sentinella per riconoscere i virus a rischio
spillover proviene da Il Fatto Quotidiano.