Notte di paura nell’Avellinese. A Montefredane, nella provincia irpina, è stata
registrata appena un minuto dopo la mezzanotte di oggi una scossa di magnitudo
3.0. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nella sua sede di
Roma, ha stimato l‘ipocentro – cioè il punto di origine di rottura della crosta
terrestre – a una profondità di 11 km. Già il 25 ottobre, sempre in provincia di
Avellino, c’erano stati eventi sismici con apici vicini al 4.0.
Le scosse sono state percepite in numerosi centri della provincia, tra le
cittadine entro 10 km è presente anche il capoluogo. Il comune più vicino
all’epicentro rimane però Montefredane, il cui sindaco Ciro Aquino assicura: “Al
momento non si registrano danni a persone o cose. Mi sono subito messo in
contatto con la Prefettura di Avellino e ho emanato un’ordinanza di chiusura
della scuola, in via precauzionale, per la giornata di oggi. A quanti mi hanno
scritto, desidero rassicurare che la situazione sembra sotto controllo.”
Nell’ordinanza di chiusura degli edifici scolastici del piccolo comune – poco
più di 2000 abitanti – si legge che le scuole rimarranno chiuse al fine di
“effettuare le verifiche tecniche di integrità strutturale degli edifici”.
Immagine da Open Street Map
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Il sindaco: “Al momento nessun danno” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’imponente sciame di terremoti che ha scosso le isole greche di Santorini e
Amorgos nel 2025 non è stato causato da una faglia in scivolamento, ma da un
inatteso flusso di magma che agisce come un cuore sotterraneo, battendo con
cicli di espansione e contrazione. A scoprirlo è stato uno studio internazionale
– frutto della collaborazione tra l’ALomax Scientific (Francia), l’Università
Aristotele di Salonicco (Grecia) e l’University College London (Regno Unito) –
che offre uno sguardo inedito e dettagliato sulle dinamiche del magma a grandi
profondità. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Science.
Tra la fine di gennaio e l’inizio di marzo, i ricercatori hanno analizzato oltre
25.000 terremoti che si sono verificati tra Santorini e le isole di Amorgos.
Centinaia di questi erano abbastanza forti con magnitudo superiore a 4,5. Lo
sciame sismico ha provocato lo stato di emergenza locale, la chiusura delle
scuole e l’allarme tra residenti e turisti di Santorini. Per decenni, l’origine
dell’agitazione sismica in aree vulcaniche attive come Santorini è stata oggetto
di dibattito, spesso attribuita a movimenti lungo le faglie o a intrusioni
magmatiche.
Nel nuovo studio il team di ricerca ha superato i limiti della sorveglianza
tradizionale applicando avanzati metodi di machine learning per individuare e
localizzare con precisione circa 25.000 terremoti registrati durante la crisi.
Questi tremori, normalmente visti solo come sintomi, sono stati trasformati in
veri e propri “sensori virtuali”. Sfruttando una nuova tecnica di imaging 3D
chiamata CoulSeS, i ricercatori hanno mappato come i cambiamenti di stress nel
sottosuolo abbiano innescato l’attività sismica, tracciando il percorso
migratorio dei sismi stessi. Il risultato è l’immagine chiara di un dicco, cioè
un intrusione di magma, in propagazione che non avanza in modo lineare, ma con
un meccanismo dinamico e sorprendente: il “flusso a pompa”.
Mentre il magma spingeva in avanti la sua sacca sotterranea, ha dovuto superare
ripetutamente delle “barriere di stress” nella crosta terrestre. Dopo ogni
rottura, il flusso si arrestava, per poi subire cicli dinamici di contrazione ed
espansione, un comportamento che ricorda i battiti di un cuore geologico.
“Abbiamo utilizzato un nuovo metodo per determinare la causa di uno sciame di
terremoti, trattando ciascuno dei 25.000 terremoti localizzati con precisione
come ‘misuratori di stress virtuali’, ovvero indizi su come lo stress stava
cambiando nel sottosuolo”, spiega Stephen Hicks, del Dipartimento di Scienze
della Terra dell’UCL. “Questo ci ha fornito un quadro robusto e ad alta
risoluzione di ciò che stava accadendo, consentendoci di escludere lo
slittamento della faglia come causa principale dei terremoti. La nostra tecnica
– continua – potrebbe essere applicata ai futuri sciami sismici quasi in tempo
reale e potrebbe consentirci di prevedere meglio la probabilità di eruzioni
vulcaniche o terremoti più forti”.
Le evidenze dello studio suggeriscono che il magma che ha causato i terremoti di
Santorini non si stava avvicinando alla superficie. “Se applicassimo la nostra
tecnica a sciami di terremoti simili in futuro, potremmo individuare con
precisione dove il magma potrebbe fuoriuscire e potenzialmente in che quantità”,
spiega Hicks. “Il nostro approccio utilizza solo dati provenienti dai sismometri
che registrano le vibrazioni del terreno, ed è quindi particolarmente utile per
gli eventi sottomarini in cui le immagini satellitari o il GPS terrestre,
utilizzati per individuare i cambiamenti nella posizione del terreno, potrebbero
non essere disponibili”, conclude.
Valentina Arcovio
Lo studio
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cosa ha provocato i terremoti del 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.