Volkswagen ferma la produzione di auto a Dresda da martedì 16 dicembre: lo
stabilimento interromperà l’assemblaggio di veicoli elettrici rappresentando la
prima chiusura di una fabbrica in Germania in 88 anni di storia. Lo stop arriva
in un momento particolare per Volkswagen, il più grande produttore
automobilistico europeo: la casa costruttrice è sotto il fuoco incrociato della
debolezza delle vendite in Europa, dei dazi Usa che pesano sulle vendite negli
Stati Uniti e dell’arrivo sul mercato continentale dei veicoli elettrici cinesi.
Dal 2002, quando venne inaugurato, fino a oggi la fabbrica ha assemblato 200mila
veicoli. Da sempre è stato lo stabilimento dedicato alle produzioni di alta
gamma. Per anni a Desdra è stata sfornata la VW Phaeton. La produzione di questo
modello era cessato nel 2016 e da quel momento era arrivata l’assegnazione della
ID.3 a batteria, modello simbolo degli sforzi di Volkswagen per
l’elettrificazione.
La direzione aziendale ha trovato un’intesa con le rappresentanze sindacali per
implementare misure di sostegno per i circa 250 lavoratori impiegati nella
“fabbrica di vetro” di Dresda. Chi accetterà il trasferimento in altri siti del
gruppo riceverà un incentivo economico di 30.000 euro: un “assegno” pensato per
mitigare le conseguenze sociali della chiusura, assicurando ai dipendenti e alle
loro famiglie un passaggio meno traumatico nella nuova destinazione.
La casa tedesca non abbandonerà completamente la fabbrica, ma trasformerà l’area
in un polo di ricerca e sviluppo in collaborazione con il Politecnico di Dresda.
Il centro si concentrerà su tecnologie all’avanguardia come intelligenza
artificiale, robotica e semiconduttori, grazie a un investimento di 50 milioni
di euro su sette anni. Come noto, Volkswagen ha deciso di ridurre il proprio
piano di investimenti quinquennale da 180 a 160 miliardi di euro, con
l’obiettivo di migliorare il flusso di cassa per il 2025.
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anni proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Volkswagen ha alzato il velo sulla futura ID Polo, il modello elettrico compatto
con cui la Casa di Wolfsburg punta a rafforzare la propria offensiva contro
l’avanzata dei costruttori cinesi nel segmento delle elettriche accessibili.
L’obiettivo è chiaro: portare sul mercato un’auto elettrica credibile, spaziosa
ed efficiente a un prezzo di partenza intorno ai 25.000 euro, soglia considerata
decisiva per la diffusione di massa degli EV in Europa.
Con la ID Polo, VW rompe con lo schema tecnico della prima generazione di
modelli ID. La nuova piattaforma adotta un’architettura più leggera e razionale,
progettata per ridurre drasticamente costi e complessità senza penalizzare lo
spazio interno. Anzi, grazie al nuovo layout della trasmissione e alla maggiore
integrazione dei componenti, l’abitabilità e il bagagliaio risultano
paragonabili a quelli di auto di categoria superiore.
Al centro del progetto c’è il nuovo motore elettrico anteriore APP290, abbinato
a un inverter sviluppato internamente. Non si tratta di un adattamento dei
sistemi già visti su ID.3 e ID.4, ma di una soluzione completamente nuova, con
meno parti, peso ridotto e costi di produzione inferiori. Sotto il pianale trova
posto la batteria PowerCo a celle unificate “cell-to-pack”, più densa dal punto
di vista energetico e più economica da assemblare. Nella versione da 52 kWh
promette fino a 450 km di autonomia e ricariche rapide dal 10 all’80% in circa
23 minuti.
Un altro elemento chiave è il ritorno ai nomi storici. Volkswagen ha deciso di
unificare la nomenclatura dei modelli elettrici e termici, puntando su
appellativi già noti al grande pubblico. “Polo è un nome iconico, sinonimo di
affidabilità e successo da oltre 50 anni”, ha spiegato Martin Sander,
responsabile vendite del brand. Una scelta pensata per semplificare la
comunicazione e rafforzare il legame emotivo con i clienti.
Attesa sul mercato a metà 2026, la ID Polo farà parte della nuova famiglia
“Electric Urban Car” del Gruppo VW e dovrà vedersela con rivali agguerrite come
Renault 5 e BYD Dolphin Surf. Se manterrà le promesse su prezzo, autonomia e
qualità, potrebbe diventare il modello chiave per riportare Volkswagen al centro
del segmento delle compatte popolari, anche nell’era elettrica.
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cinesi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Non solo più grande, ma anche più “ricca”. Nel senso che, spiega Volkswagen, “il
livello di equipaggiamento è stato aumentato in linea generale”. Vale a dire che
grazie alle dotazioni di serie già la versione d’accesso è “tutt’altro che un
modello base”. Di sicuro in Italia, dove l’entry level, la Trend, non viene
nemmeno importata, il che contribuisce a spiegare il listino che parte da 33.900
euro. Con la seconda generazione della T-Roc, Volkswagen è ambiziosa quanto e
forse più che con la prima, già venduta in due milioni di esemplari. “I nostri
clienti amano la T-Roc e sono convinto che la nuova generazione abbia tutto ciò
che serve per continuare a scrivere questa fantastica storia di successo: un
design moderno, tecnologie innovative, massima qualità e pregio, comandi
intuitivi e un comportamento su strada piacevole ed equilibrato”, sintetizza
Thomas Schäfer, amministratore delegato di Volkswagen.
Il nuovo modello è stato sviluppato per andare incontro alle richieste dei
clienti europei, che chiedono Suv compatti eppure spaziosi e allo stesso tempo
in grado di poter essere guidati in città (11,1 metri di diametro di sterzata),
ma anche di poter venire impiegati per spostamenti più lunghi.
La T-Roc è la prima Volkswagen i cui motori sono esclusivamente elettrificati:
mild hybrid a 48 Volt al lancio e in futuro anche full hybrid. I primi due
sistemi sono basati sul sovralimentato quattro cilindri benzina da 1.5 litri
(eTSI) offerto sia con 116 sia con 150 Cv (l’unità guidata in Portogallo, tra
Lisbona, Palmela, dove la T-Roc viene fabbricata e il cui stabilimento vale il
4,5% dell’intero export lusitano) e Cascais. L’anno prossimo arriveranno anche
il duemila eTSI da 204 Cv e le due declinazioni full hybrid del millecinque, da
136 e 170 Cv. Per la versione più sportiva, la “R” da 333 Cv, ci sarà da
pazientare ancora più di un anno: al momento il debutto è previsto per i primi
mesi del 2027.
Stabile, anche se molto morbida, la T-Roc è comoda e si conferma fluida con la
sua discreta (nel senso che non si fa sentire) trasmissione automatica.
All’occorrenza è anche dinamica: impiega 8,9” per andare da 0 a 100 all’ora e
raggiunge i 212 km/h di velocità massima. Rispetto alla prima generazione è
cresciuta di 9 millimetri in altezza (1,57 metri), di 30 nel passo (2,63) e di
120 in lunghezza (4,37). Ciò nonostante l’aerodinamica è migliorata del 10% con
un Cx di 0,29. Il bagagliaio ha 30 litri di capacità in più e parte da 475
(arriva a 1.350).
I consumi omologati nel ciclo Wltp oscillano tra i 5.5 e 6 l/100 km: al termine
dei 150 chilometri al volante il computer ne ha rilevati 7, uno scostamento
sicuramente dovuto anche al tipo di guida. I cerchi arrivano fino a 20”, mentre
lo schermo “italiano” riservato all’infotainment ha una sola diagonale, quella
da 12.9. Tra le novità dell’armamentario tecnologico si sono il Park Assist Pro
con funzione Memory per posizionare il Suv in modo completamente automatico su
distanze fino a 50 metri e il più evoluto Travel Assist.
L'articolo Volkswagen T-Roc, la prova de Il Fatto.it – Più spazio e tecnologia
alla guida – FOTO proviene da Il Fatto Quotidiano.