“Adesso posso cambiare”. È stato il primo pensiero del vincitore della 13esima
edizione di “Bake Off Italia – Dolci in forno” Gennaro ‘Gerry’ Marfella che ha
battuto la concorrenza di Marzia, Patrizia e Pelayo. I giudici Ernst Knam,
giudice storico del programma, Damiano Carrara e Tommaso Foglia, e il
superospite fisso della prova tecnica, il Maestro Pasticcere Iginio Massari,
hanno incoronato Gerry che ha 35 ed è di Serravalle Scrivia (Alessandria). Dopo
aver intrapreso la carriera militare per diventare poliziotto come il padre, si
è congedato per avere più stabilità e costruire una famiglia.
Oggi Gerry ha una moglie e un bimbo di tre anni e mezzo. Ha un passato militare
che lo ha reso “rigoroso e quadrato dietro ai fornelli”, Gerry dedica tutto il
suo tempo libero alla pasticceria, studiando e provando ricette sempre più
complesse. Nella vita ha fatto tanti lavori, ma nel suo futuro ne vede solo uno:
una bakery di viennoiserie.
“È un progetto che avevo in testa da un po’ di tempo. Ora con questa vittoria ho
la forza di farlo. – ha detto a La Repubblica il vincitore – Mi licenzio, anche
se non sarà facile lasciare l’azienda in cui lavoro e in cui sono socio. Ma lo
devo fare. Voglio cambiare vita. Prima studio, faccio esperienza e poi vediamo.
Devo iniziare la gavetta che finora non ho fatto. Prima di aprire la bakery
devo, passatemi il termine, rubare il mestiere a chi ha molta più esperienza di
me”.
E ancora: “È stata più che altro la spinta di mia moglie a farmi decidere.
Perché era sempre lei che mi diceva che dovevo andarci. Ho mandato la domanda
nel 2023, ed è andata completamente nel dimenticatoio. Fino a quando quest’anno
mi hanno chiamato”.
Il cooking show targato BBC, prodotto da Banijay Italia per Warner Bros.
Discovery, e condotto da Brenda Lodigiani, ha centrato gli ascolti con 832mila
spettatori e share del 5% (sul target Donne 15-54 anni: 12%). Il picco d’ascolto
è stato di 928mila spettatori.
L'articolo “Mi licenzio dall’azienda in cui lavoro. Voglio cambiare vita e poi
aprirò una mia bakery”: Gennaro ‘Gerry’ Marfella ha vinto “Bake Off Italia”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Warner Bros
Adesso è braccio di ferro. Paramount Skydance rilancia la corsa all’acquisizione
di Warner Bros. Discovery. La proposta del colosso guidato da David Ellison è di
pagare in contanti la rivale mettendo sul piatto 30 dollari ad azione per
acquistare l’azienda, valutata 108,4 miliardi di dollari. L’offerta di Paramount
riguarda l’intera Warner e quindi anche i canali televisivi come Cnn. In
sostanza, l’offerta supera di 18 miliardi di dollari quella di Netflix, che
comprende solo la casa di produzione cinematografica e il servizio di streaming
HBO.
“Gli azionisti di Warner Bros. Discovery meritano l’opportunità di considerare
la nostra offerta interamente in contanti per le loro azioni dell’intera società
che è superiore a quella di Netflix. La nostra offerta pubblica si basa sugli
stessi termini che abbiamo fornito privatamente al Consiglio di Amministrazione
e offre un valore superiore e un percorso più sicuro e rapido verso il
completamento”, ha commentato Ellison.
Il presidente e Ceo di Paramount ha aggiunto: “Riteniamo che il Consiglio di
Amministrazione di Wbd stia perseguendo una proposta inferiore che espone gli
azionisti a un mix di liquidità e azioni e a un futuro incerto per il business
delle reti. Stiamo portando la nostra offerta direttamente agli azionisti per
dare loro l’opportunità di agire nel proprio interesse e massimizzare il valore
delle loro azioni”. In un’intervista a Cncb ha inoltre sostenuto che la proposta
“è buona per Hollywood” mentre quella di Netflix è “anticoncorrenziale” poiché
l’unione metterebbe “fine all’industria” cinematografica “così come la
conosciamo”.
Secondo fonti vicine all’offerta che hanno chiesto di non essere identificate
perché i dettagli erano riservati, si tratta della stessa offerta che Warner
Bros ha respinto la scorsa settimana. La proposta è supportata da un
finanziamento azionario della famiglia Ellison e della società di private equity
RedBird Capital, oltre a 54 miliardi di dollari di impegni di debito da parte di
Bank of America, Citi e Apollo Global Management.
L'articolo Ora è braccio di ferro per Warner Bros: Paramount rilancia l’offerta
di Netflix proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’accordo commerciale Netflix-Warner è “catastrofico” e “minaccia l’intera
industria dell’intrattenimento”. Parola di Jane Fonda. Una delle attrici più
iconiche del sistema hollywoodiano di fine Novecento si è espressa sull’intesa
epocale e clamorosa tra una delle più antiche società statunitensi di
intrattenimento e il nuovo impero dello streaming. “La notizia che Warner Bros
Discovery ha accettato un’offerta di acquisto è un’allarmante escalation del
processo di consolidamento che minaccia l’intera industria dell’intrattenimento,
il pubblico democratico che la segue e il Primo Emendamento”.
La 87enne interprete di Sindrome cinese e Il cavaliere elettrico, nonché membro
attivo del Comitato per il Primo Emendamento, aveva in realtà pubblicato sul
sito TheAnkler.com una lunga riflessione rispetto a una fusione in sé tra Warner
e qualsiasi altro concorrente prima che Netflix si aggiudicasse la vittoria
della trattativa. A quel punto la Fonda ha rilanciato ampi stralci della sua
lunga riflessione già pubblicata aggiornandola con un riferimento generico
all’“accordo” senza mai citare Netflix.
Il tono delle sue parole rimane comunque identico: “Un consolidamento di questa
portata sarebbe catastrofico per un settore fondato sulla libertà di
espressione, per i creativi che lo alimentano e per i consumatori che dipendono
da un ecosistema mediatico libero e indipendente per comprendere il mondo.
Significherebbe meno posti di lavoro, meno opportunità di vendere opere, meno
rischi creativi, meno fonti di informazione e molta meno diversità nelle storie
che gli americani ascoltano”.
La star di A piedi nudi nel parco ha aggiunto: “Per attori, sceneggiatori,
registi, montatori, designer, animatori e troupe già in lotta per il lavoro,
l’accorpamento ridurrà la domanda complessiva delle loro competenze. E quando
solo una manciata di mega-aziende controlla l’intero processo, acquisiscono il
potere di schiacciare ogni corporazione – SAG-AFTRA, WGA, PGA, DGA, IATSE, tutte
– rendendo più difficile per i lavoratori contrattare, più difficile difendersi
e più difficile guadagnarsi da vivere”.
Poi ha chiosato: “E per quanto pericolose possano essere le ricadute economiche,
non è questo che mi spaventa di più. Ciò che mi terrorizza – e dovrebbe
terrorizzare chiunque abbia a cuore una società libera – è il modo in cui questa
amministrazione ha utilizzato le fusioni previste come strumenti di pressione
politica e censura”. Fonda cita altre recenti fusioni nell’industria
dell’intrattenimento come “fenomeno che abbiamo già visto all’opera” come quello
accaduto tra Skydance-Paramount.
L’accordo tra Warner Bros Discovery e Netflix vale 82,7 miliardi di dollari e ha
comunque lunghi tempi – 12/18 mesi – per concludersi nei dettagli e nella
definitiva archiviazione. La voce critica della Fonda si aggiunge a quella
recente di James Cameron e a quella, curiosa, di un gruppo anonimo di importanti
registi di Hollywood che ha inviato una lettera aperta a deputati repubblicani e
democratici del Congresso USA. Nella lettera questi grossi nomi di Hollywood
sostengono che Netflix distruggerà il mercato cinematografico aumentando o
eliminando il periodo di programmazione in sala dei film Warner prima di finire
sulla piattaforma streaming. Il team anonimo di star della macchina da presa ha
definito in maniera inequivocabile la vittoria di Netflix come un “cappio
attorno al mercato cinematografico”.
L'articolo “Netflix-Warner è un cappio attorno al mercato cinematografico”, un
gruppo di registi anonimi scrive ai deputati Usa. Jean Fonda: “Catastrofico”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’acquisizione di Warner Bros da parte di Netflix ha innescato un vero terremoto
nel mondo del cinema e dell’audiovisivo globale. La notizia, destinata a
ridisegnare gli equilibri dell’industria, sta suscitando reazioni anche
preoccupate da parte di associazioni, istituzioni e osservatori, preoccupati per
il destino delle sale cinematografiche e per le conseguenze sulla concorrenza.
La piattaforma dello streaming che “divora” di fatto un colosso storico della
cinematografica con un catalogo che va Kubrick a Tom&Jerry agita gli addetti ai
lavori ma anche gli appassionati del cinema in sala come gli abbonati per il
timore che i prezzi salgano e l’operazione possa portare a una desertificazione
delle sale, visto lo scarso interesse di Netflix per la sale.
Negli Stati Uniti l’acquisizione ha aperto un fronte politico e regolatorio.
Secondo quanto riferito alla CNBC, l’amministrazione Trump avrebbe espresso
“forte scetticismo” sull’operazione, una posizione condivisa anche da esponenti
democratici come la senatrice Elizabeth Warren, convinta che l’accordo
porterebbe a “prezzi di abbonamento più alti e meno scelta”, mettendo “a rischio
i lavoratori americani”. Intanto Paramount Skydance starebbe valutando la
possibilità di rivolgersi direttamente agli azionisti di Warner Bros. Discovery
per contestare l’operazione, sostenendo che l’acquisizione da parte di Netflix
verrebbe comunque bloccata dalle autorità. Sul fronte antitrust, le probabilità
non sono facilmente prevedibili: Netflix è leader dello streaming, ma detiene
solo il 25% del mercato globale delle piattaforme e meno del 10% se l’ambito
viene ampliato alla televisione nel suo complesso.
Il Washington Post rileva che, salvo prove concrete di un danno ai consumatori,
difficilmente il governo potrebbe impedire un accordo approvato da entrambe le
assemblee degli azionisti. E ricorda anche gli ottimi rapporti tra la famiglia
Ellison – coinvolta nell’operazione – e il presidente Donald Trump,
sottolineando che “il favoritismo politico e il timore delle grandi dimensioni
non sono motivi sufficienti” per un blocco. La partita è dunque ancora tutta
aperta, ma il settore del cinema segue con preoccupazione uno scenario che
potrebbe segnare una delle più profonde trasformazioni dell’industria
dell’intrattenimento degli ultimi decenni.
In Italia, l’Associazione nazionale esercenti cinema (Anec) chiede che
“eventuali operazioni di concentrazione nel mercato globale dell’audiovisivo
vengano valutate con la massima attenzione”. Il presidente Mario Lorini
ribadisce l’impegno nel “difendere la centralità della sala” e invita il governo
ad aprire un confronto istituzionale a livello europeo. Per l’Anec, il rischio è
che un colosso come Netflix – tradizionalmente orientato allo sfruttamento
streaming – possa ridurre drasticamente il numero di film destinati alla
distribuzione cinematografica, compromettendo la diversità dei contenuti e la
sopravvivenza di molte sale.
Una preoccupazione condivisa dall’Unione Internazionale dei Cinema (Unic), che
rappresenta 39 Paesi. Il presidente Phil Clapp e la CEO Laura Houlgatte
avvertono che “la sparizione di una Major all’interno di un gruppo guidato da un
operatore che in passato ha mostrato scarso interesse verso lo sfruttamento in
sala potrebbe ridurre in modo significativo il numero di film disponibili e
indebolire l’esclusività delle uscite cinematografiche“. Per l’Unic, questo
potrebbe compromettere un pilastro essenziale per “sostenibilità, varietà e
valore culturale” dell’esperienza al cinema, con ricadute occupazionali e di
vivibilità dei territori.
Preoccupazioni che l’Anec definisce “pienamente condivise”, ricordando come
Netflix finora abbia portato in sala i propri titoli solo per brevi periodi e
quasi esclusivamente in funzione dei premi dell’industria. Un modello che,
secondo l’associazione, se esteso anche alla produzione Warner, “non potrà che
portare danni irreversibili” al settore. La vicenda arriva inoltre in un momento
delicato per le sale italiane, che attendono certezze su fondi, incentivi e
recupero dei tagli previsti dalla manovra.
L'articolo “Prezzi degli abbonamenti più alti e meno scelta”, l’acquisizione di
Warner Bros da parte di Netflix scuote il cinema e la politica proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Se ad Hollywood non è la notizia più eclatante del nuovo secolo poco ci manca.
Netflix ha ufficialmente acquisito Warner Bros Discovery. L’accordo prevede
l’acquisto anche degli studi cinematografici e televisivi, di HBO e HBO Max e ha
un valore aziendale totale (inclusi i debiti di WBD) di circa 82,7 milioni di
dollari. L’accordo ufficiale giunge dopo un’asta memorabile tra grandi
agglomerati aziendali – oltre a Netflix erano in gara Paramount Skydance e
Comcast – e dopo le posizioni pubbliche di diversi nemici del gigante dello
streaming come il più volte premio Oscar, nonché creatore dei film che hanno più
incassato nella storia del cinema, James Cameron. Il regista di Titanic aveva
tifato apertamente per Paramount sostenendo addirittura che Netflix avrebbe
distrutto il sistema delle sale cinematografiche come le conosciamo ora.
Insomma, a nulla è valso l’appello di Cameron per un’industria
dell’intrattenimento statunitense che corre sempre più verso la dissoluzione
dell’esperienza della sala a favore dello streaming casalingo e, per altri
versi, sull’uso smodato di AI per sostituire attori, sceneggiatori, registi e
cast tecnici tutti.
Netflix ha comunque rassicurato l’intero mondo del cinema sostenendo che
“manterrà le attuali attività di Warner e consoliderà i suoi punti di forza” tra
cui proprio l’uscita in sala delle proprie produzioni. Gli accordi formali di
Warner vogliono che ci sia un’uscita in sala dei propri film fino al 2029. Dal
quartier generale del gigante dello streaming la parola d’ordine è dunque
gettare acqua sul fuoco. A partire dal fatto che aggiungerà semplicemente le
produzioni HBO e HBO Max nel proprio catalogo senza nulla toccare. “I nostri
abbonati avranno a disposizione ancora più titoli tra cui scegliere”, gongolano
da Netflix che, peraltro, spera di raggiungere un risparmio sui costi annuo di
“2-3 miliardi di dollari entro il terzo anno dalla chiusura dell’accodo con WB”.
L’operazione risparmio dovrebbe contribuire quindi a aumentare gli utili per
azione (cioè 27,75 dollari ad azione) entro il secondo anno da quando l’accorso
entrerà in carica. Legali, tecnici e amministratori sono quindi al lavoro per un
percorso di stipula che durerà all’incirca un anno e mezzo. “Questa acquisizione
unisce due aziende di intrattenimento pioneristiche, combinando l’innovazione,
la portata globale e il miglior servizio di streaming di Netflix con la
tradizione secolare di narrazione di livello mondiale di WB”, hanno affermato in
un comunicato congiunto le due grandi major. In pratica serie, film e franchise
come The bing bang theory, I soprano, Il trono di spade, il Mago di Oz e
l’universo DC Comics diventeranno formalmente di Netflix.
Come ricorda Variety però non sembra tutto filare liscio. Già nelle prossime ore
il primo ostacolo per Netflix nell’acquisto di Warner riguarda l’antitrust,
punto segnalato da tempo dai dirigenti della Paramount. In sintesi vanno prese
le parole del deputato repubblicano californiano Darrell Issa che il 13 novembre
scorso aveva inviato a Trump una letteera con le proprie oggettive
preoccupazioni: “Con oltre 300 milioni di abbonati globali e un vasto catalogo
di contenuti Netflix detiene attualmente un potere di mercato senza pari”. Una
fonte citata sempre da Variety sostiene che se si scoprisse che Netflix non ha
sufficienti requisiti per l’approvazione degli enti regolatori antitrust,
l’azienda di Ted Sarandos sarebbe costretta a pagare una penale di 5,8 miliardi
di dollari a Warner Bros D. Sarandos dal canto suo parla di una procedura
“estremamentee velocità” per siglare l’approvazione normativa, ma soprattutto
che l’acquisizione di WBD “rafforzerà le capacità degli studi Netflix” e
“porterà alla creazione di nuovi posti di lavoro proprio nel settore della
produzione di nuovi contenuti”.
“Unendo l’esperienza degli iscritti e la portata globale di Netflix con i
rinomati franchise e l’ampia libreria di WB l’azienda creerà un valore maggiore
per i talenti, offrendo maggiori opportunità di lavorare con proprietà
intellettuali amate, raccontare nuove storie e connettersi con un pubblico più
vasto”. Ancora un paio di notazione a margine di un’acquisizione che se andrà in
porto avrà realmente, nel bene o nel male, una portata rivoluzionaria
nell’industria dell’audiovisivo. A pensare male sono la Directors Guild of
America e la catena di sale Cinema United che esprimono preoccupazione per il
fatto che le produzioni Netflix hanno spesso snobbato l’uscita in sala se non in
alcuni sporadici casi quando, per concorrere agli Oscar, il gigante dello
streaming ha fatto compiere il minimo passaggio necessario ai film in sala per
poi poterli candidare. Circa 15 anni fa fu l’allora capo della Time Warner, Jeff
Bewkes, a deridere Netflix sul New York Times sostenendo che l’arrivo del player
in streaming andava paragonato ad una scenetta comica in cui “l’esercito
albanese conquista il mondo”. Un trapasso feroce che, a dire il vero, non poteva
prevedere la pandemia globale di Covid tra il 2020 e il 2022 che ha
letteralmente tagliato le gambe alle classiche major che non avevano ancora
sbocchi in streaming.
L'articolo Netflix ha ufficialmente acquisito Warner Bros Discovery per 82,7
milioni di dollari (ma non tutto sembra ‘filare liscio’…) proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Hbo Max arriva in Italia e più precisamente il debutto è fissato al 13 gennaio
sulla piattaforma streaming del Gruppo Warner Bros. Discovery. In un’unica
piattaforma si potranno trovare le serie HBO Original, le serie Max Original, i
film Warner Bros. Pictures, Warner Bros. Television, DC Universe e l’offerta
sportiva di Eurosport.
E quindi le nuove produzioni italiane HBO Original al centro dell’offerta:
“Portobello”, la prima produzione originale italiana targata HBO diretta da
Marco Bellocchio, e “Il caso di Melania Rea”, con protagonista Maria Esposito.
Non mancheranno i film campioni d’incassi come “Superman”, “The Batman”, “Dune”,
la saga di “Harry Potter” e i recenti “Weapons” e “The Conjuring: Il rito
finale”.
Sul versante sportivo sarà possibile vedere tutti gli eventi dei Giochi Olimpici
Invernali Milano Cortina 2026 che saranno trasmessi in diretta, disponibili per
ogni abbonato e inclusi in ogni piano. E poi l’Australian Open e il
Roland-Garros: i primi due tornei del Grande Slam dell’anno per vedere il
ritorno in campo di Jannik Sinner nel 2026.
“Siamo entusiasti di portare HBO Max e le sue storie indimenticabili in nuovi
Paesi europei a partire da gennaio. – ha dichiarato JB Perrette, CEO e President
of Global Streaming and Games di Warner Bros. Discovery – Con una delle line-up
più forti di sempre con serie americane e locali targate HBO, i grandi successi
cinematografici locali e internazionali e i Giochi Olimpici invernali, questo è
il momento perfetto per rendere disponibile HBO Max a tutti gli spettatori. Non
è mai stato così semplice accedere alle serie del momento, ai film di successo,
all’imperdibile sport in diretta e alle straordinarie storie di real-life”.
L'articolo Hbo Max sbarca in Italia: film campioni al boxoffice, “Portobello”, i
Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026, Australian Open e Roland-Garros.
Come e dove vederlo proviene da Il Fatto Quotidiano.