St3pny è stato assolto dall’accusa di evasione fiscale. La notizia arriva
direttamente dallo youtuber che ha raccontato la storia con un video sulla
piattaforma: “Non sapete quante volte in questi anni ho sperato di registrare
questo contenuto”. Stefano Lepri, il nome dello streamer all’anagrafe, ha
parlato delle difficoltà vissute dal 2021, quando in tribunale fu condannato a 8
mesi di reclusione per non aver dichiarato allo Stato 75 mila euro di Iva.
“Ieri era l’ultima data disponibile, poi il caso sarebbe caduto in prescrizione
e avrei lottato alla ricerca della verità invano”, ha detto il ragazzo, in
passato uno degli streamer con più visualizzazioni su YouTube.
“VI HO ODIATI”
St3pny si è sfogato, raccontando brevemente l’inizio della vicenda: “La notizia
è arrivata dai giornali prima che la ricevessi io, è stata disgustosa”. Il
31enne ha detto di essere stato “distrutto” e ha svelato che “i brand e le
persone mi hanno abbandonato“. Una storia non semplice, appesantita dalle
battute delle persone sul web.
Stefano Lepri, senza filtri, ha messo in chiaro che non perdonerà chi lo ha
denigrato: “Voi che avete fatto i meme a riguardo, vi ho odiati. Mi avete
portato al minimo della sopportazione umana. Non sono Dio, non vi perdono”. La
vicenda si è conclusa con un lieto fine: “Ieri c’è stato il processo e mi hanno
assolto. Sono ufficialmente innocente. Quando mi ha chiamato l’avvocato sono
rinato” ha dichiarato St3pny ai suoi followers.
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persone mi hanno abbandonato. Vi ho odiati”: lo streamer St3pny si sfoga su
YouTube proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Assoluzione
Ha agito per legittima difesa. Per questa ragione la Corte d’Assise di Arezzo ha
assolto Sandro Mugnai, l’artigiano aretino di 56 anni che il 5 gennaio 2023
uccise il vicino di casa, il 59enne Gezim Dodoli, sparandogli mentre stava
colpendo la sua abitazione con una ruspa. La pm Laura Taddei aveva chiesto una
condanna a quattro anni riqualificando l’accusa di omicidio volontario in
eccesso colposo di legittima difesa. Richiesta respinta dal collegio presieduto
dal giudice Anna Maria Loprete.
La sentenza arriva al termine di un procedimento che ha ripercorso minuto per
minuto la notte di follia, paura e violenza in cui Dodoli raggiunse l’abitazione
dei Mugnai mentre la famiglia era riunita a cena. Secondo quanto ricostruito
nelle indagini e confermato in aula, l’uomo prese a colpire con una ruspa le
auto parcheggiate nel piazzale, per poi dirigere il mezzo contro la casa di
Mugnai, sfondando parte di una parete. Mugnai afferrò il suo fucile da caccia e
sparò diversi colpi verso la cabina della ruspa, uccidendo Dodoli. Una reazione
che la procura ha definito “precipitosa, avventata e sproporzionata“, sostenendo
che, pur di fronte a un’aggressione grave e reale, l’esito mortale potesse
essere evitato.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli,
ha insistito fino all’ultimo sulla piena legittima difesa, sottolineando le
condizioni di estremo pericolo, il buio, la zona isolata e il terrore vissuto
dalla famiglia. Elementi che, secondo i legali, avrebbero escluso ogni
responsabilità penale. Durante il dibattimento sono stati ascoltati i familiari
della vittima, costituiti parte civile, mentre diversi esponenti politici e
militari – tra cui l’ex generale Roberto Vannacci – si erano schierati
pubblicamente accanto a Mugnai. Nei giorni successivi al fatto, la comunità di
San Polo aveva organizzato fiaccolate e iniziative di solidarietà in favore
dell’artigiano. Il fascicolo giudiziario aveva già attraversato passaggi
complessi: un primo giudice non aveva accolto la richiesta iniziale di condanna
a 2 anni e 8 mesi, disponendo ulteriori approfondimenti sull’ipotesi di omicidio
volontario. La magistrata Giulia Soldini aveva invece disposto in un primo
momento la scarcerazione dell’imputato, riconoscendo la legittima difesa.
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che stava demolendo la sua casa con una ruspa proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, è stata assolta dalle accuse
di falso e favoreggiamento nel cosiddetto processo “Pifferi bis” su una presunta
attività di manipolazione compiuta per ottenere una perizia psichiatrica che
certificasse un vizio parziale di mente della sua assistita, condannata in
appello a 24 anni per la morte della piccola figlia Diana. Assolti anche gli
altri quattro imputati, tre ex psicologhe del carcere di san Vittore e lo
psichiatra Marco Garbarini, ex consulente della difesa. Il pm Francesco De
Tommasi aveva chiesto condanne fino a quattro anni. Per l’accusa le psicologhe
avevano somministrato dei test “incompatibili con le caratteristiche psichiche
effettive della detenuta”, mentre lo psichiatra Garbarini l’aveva “eterodiretta”
nelle risposte da fornire. L’avvocata Pontenani è stata definita dal pm la “vera
regista dell’operazione volta a farla passare per scema”.
L’assoluzione è arrivata al termine del processo con il rito abbreviato con la
formula “perché il fatto non sussiste” e, in un caso, per la particolare tenuità
del fatto. Rinviata a giudizio, invece, una psicologa che aveva optato per il
rito ordinario, ma in riferimento a un caso esterno riguardante una presunta
irregolarità sul conseguimento di alcuni crediti in dei corsi di aggiornamento.
Le motivazioni della sentenza pronunciata dal gup di Milano Roberto Crepaldi
saranno disponibili entro un mese. La condanna più alta – quattro anni – era
stata richiesta per Pontenani: secondo la legale, la sentenza “dimostra che gli
avvocati devono continuare a fare il loro lavoro” e che “non esiste l’eccesso di
difesa”. L’avvocato Corrado Limentani, che la assisteva, ha parlato di “un
procedimento parallelo fondato sul nulla che ha condizionato il processo
principale”.
Nell’ambito del processo si era consumato un duro scontro tra Procura e
avvocati, culminato in uno sciopero indetto dalla Camera penale di Milano del 4
marzo 2024. I penalisti protestavano contro l’indagine, definita un'”ingerenza”
da parte del pm, in violazione del diritto di difesa e del principio del giusto
processo. De Tommasi aveva anche chiesto l’astensione del giudice Crepaldi, a
causa di un comunicato dell’Associazione nazionale magistrati milanese, da lui
redatto in quanto membro della giunta, che secondo il pm dimostrava un
pregiudizio nei confronti dell’indagine: un’istanza respinta dal presidente del
Tribunale Fabio Roia. Dall’inchiesta nei confronti dell’avvocata e delle
psicologhe si era dissociata anche Rosaria Stagnaro, la pm che insieme a De
Tommasi aveva condotto il processo Pifferi.
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di manipolazione per farla risultare inferma di mente proviene da Il Fatto
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Monia Bortolotti è stata assolta dall’accusa di aver ucciso i suoi due bambini
neonati, Alice e Mattia, di 4 e 2 mesi. Nel caso della bimba la Corte d’Assise
di Bergamo ha ritenuto che “il fatto non sussiste” in quanto l’omicidio non è
stato provato, mentre per Mattia la donna è stata riconosciuta come “non
punibile” per lo “stato di totale incapacità di intendere e volere al momento
del fatto”. Sempre sulla base valutazioni degli psichiatri, però, per la donna
29enne è stata disposta la “misura di sicurezza di 10 anni in una Rems“, una
residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in quanto ritenuta
socialmente pericolosa. “Non si aspettava nulla di diverso” da una assoluzione,
ha commentato il legale di Bortolotti, Luca Bosisio. La procura, che prima aveva
sostenuto la necessità di una nuova perizia psichiatrica, aveva chiesto per la
donna l’ergastolo.
Bortolotti – di origini indiane e residente fin da bambina a Pedrengo, in
provincia di Bergamo – era stata arrestata nel novembre del 2023 per l’accusa di
duplice infanticidio in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere. La donna era accusata di aver ucciso soffocandoli, a distanza di un
anno, entrambi i suoi figli: Alice di quattro mesi, morta il 15 novembre 2021, e
Mattia di due mesi, nato dopo il decesso della primogenita e morto a sua volta
il 25 ottobre 2022. La prima morte era stata ricondotta dal medico intervenuto a
un soffocamento da rigurgito, causato da problemi di deglutizione. Le indagini,
affidate ai carabinieri, erano state aperte dopo il secondo decesso. A
insospettire gli inquirenti il fatto che in entrambe le occasioni fosse stata la
madre, sola in casa con i figli, a chiamare i soccorsi. Gli accertamenti non
hanno potuto dare una spiegazione alternativa al decesso di Alice, per via del
cattivo stato di conservazione della salma riesumata. Nel caso di Mattia,
invece, l’autopsia non ha lasciato dubbi, confermando la morte per asfissia
meccanica da compressione del torace.
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bambini di 4 e 2 mesi proviene da Il Fatto Quotidiano.