Un ragazzo di 19 anni è morto nella notte cadendo dal tetto di uno stabilimento
abbandonato ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. Un suo coetaneo che era
con lui è stato invece soccorso e portato in ospedale in codice verde.
L’episodio intorno all’una della notte scorsa in una struttura dismessa di via
Acerbis, un tempo sede dell’Italcementi. Sul posto sono giunti i mezzi del 118,
ma per il diciannovenne non c’è stato nulla da fare. Per ricostruire le
circostanze dell’accaduto sono intervenuti i carabinieri.
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muore 19enne proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Momenti di terrore giovedì sera per la famiglia di un imprenditore, sorpresa
nella propria villa di Treviglio da una banda di rapinatori. Erano pochi minuti
alle 20 quando, mentre si preparavano a cena, la madre e i due figli trentenni,
sono stati sorpresi da cinque malviventi, alcuni dei quali armati e coperti da
passamontagna.
Secondo quanto ricostruito, la rapina è stata pianificata nei minimi dettagli.
Mentre uno dei complici rimaneva di guardia in auto, gli altri quattro hanno
scavalcato il muro di cinta e, dopo aver forzato una finestra al primo piano,
sono entrati in casa. I rapinatori hanno immobilizzato i due figli, colpendoli,
e hanno minacciato la madre per farsi consegnare contanti e preziosi. Armati di
un piede di porco e di grossi cacciavite, hanno bloccato i due giovani uomini
sulle sedie legando loro le mani. Poi con un accento dell’Est Europa hanno
subito intimato a madre e figli di consegnare preziosi e contanti che avevano in
casa. Per dar forza alle loro minacce e scoraggiare ogni tentativo di
resistenza, i tre non hanno esitato a tirare pugni ai due figli. Per aumentare
la pressione psicologica, poi, il rapinatore armato di piede di porco ha
iniziato a usarlo come una spranga spaccando un paio di mobili.
Il saccheggio è stato rapido e metodico: due malviventi riempivano sacchi con la
refurtiva, mentre il terzo utilizzava alcol per cancellare eventuali tracce. Un
rilevatore di gas ha rischiato di complicare la situazione, ma fortunatamente
nessuno è rimasto ferito gravemente. Dopo circa un’ora e mezza, i rapinatori
sono fuggiti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Treviglio e
un’ambulanza per accertare le condizioni dei figli, che non hanno riportato
lesioni gravi. Il bottino, ancora in fase di quantificazione, sarebbe ingente.
Le indagini sono in corso per identificare i responsabili, che agirebbero con
modalità da professionisti, conoscendo bene le abitudini della famiglia.
L'articolo Rapina da incubo a Treviglio (Bergamo), famiglia sotto la minaccia:
picchiati i figli proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si stava occupando della manutenzione di un nastro trasportatore quando questo
si è azionato trascinandolo dentro il macchinario. È morto così, nel pomeriggio
di mercoledì, un operaio 27enne dipendente di una ditta esterna che stava
svolgendo il proprio lavoro all’interno della Montello Spa di Montello, nel
Bergamasco, azienda specializzata nel recupero e riciclo di materiali plastici e
organici. Sul posto è intervenuto il personale sanitario del 118, ma per il
giovane non c’è stato nulla da fare, nonostante i lunghi tentativi di
rianimarlo. Successivamente sono arrivati anche i Carabinieri di Bergamo e i
tecnici di Ats.
Il ragazzo era di origine marocchina e si trovava in Italia da otto anni. Viveva
a Pian Camuno, in provincia di Brescia, e da un anno si era sposato, con la
moglie che lo aveva raggiunto appena due settimane fa. “Siamo profondamente
colpiti e sgomenti per quanto accaduto al lavoratore e siamo vicini alla sua
famiglia – si legge in una nota della direzione della Montello – Stiamo
collaborando con le autorità per svolgere le più opportune verifiche ai fini di
determinare cause e circostanze del tragico accaduto che ha coinvolto il
dipendente di una società che da anni svolge attività di manutenzione
all’interno del nostro stabilimento. Costernati, rinnoviamo la vicinanza alle
persone colpite da questo lutto”.
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facendo manutenzione al nastro trasportatore proviene da Il Fatto Quotidiano.
Cento di Bergamo, via San Lazzaro. Attorno alle 16 di sabato 29 novembre, una
23enne è stata soccorsa da una passante e subito dopo dal fidanzato mentre il
27enne Amran Md, 27 anni, bengalese e connazionale della vittima, la picchiava
brutalmente. Sconosciuto alla giovane, l’uomo era stato processato due ore prima
per il furto di alcolici, due giubbotti e tre zaini in un supermercato Lidl, con
obbligo di firma disposto dal giudice, come riporta l’edizione locale del
Corriere della Sera.
La ricostruzione delle Volanti parte dall’autobus della linea 5 proveniente da
Lallio, sul quale Md aveva rivolto avances alla ragazza. Rifiutato, era passato
agli insulti. Scesi in via Zambonate, la giovane gli aveva scattato delle foto
temendo che la seguisse. L’uomo avrebbe reagito estraendo una bottiglia di vetro
e minacciandola, continuando poi a seguirla per poi trascinarla in un portone di
via San Lazzaro e picchiarla.
Per fortuna una passante di 25 anni ha sentito le richieste di aiuto, ha aperto
il portone e ha allertato il 112. Il fidanzato, già avvisato e guidato dal Gps
inviato dalla ragazza, ha raggiunto la zona e ha bloccato Md mentre si
allontanava. La 23enne ha riportato un lieve trauma cranico, graffi ed
ecchimosi.
La polizia ha arrestato l’uomo, che nega le accuse. A suo carico risultano
precedenti per rapina a Desenzano del Garda e per rapina e resistenza a Venezia.
Dichiarava di vivere insieme ad altri connazionali, ma risulta assente dai
registri e privo del permesso di soggiorno per lavoro. Il giudice Alberto
Longobardi ha disposto il carcere per violenza privata e lesioni aggravate,
valutando gravi i fatti e non credibile la versione dell’uomo. L’udienza è
fissata per il 14 gennaio.
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27enne processato ore prima per furto proviene da Il Fatto Quotidiano.
Una pizzeria è stata sanzionata per aver inserito nel menù un ingrediente
misterioso. Si tratta del Grana non Padano ma Vegano. Più precisamente si chiama
“Grattosino”, che, ai due ristoratori di Bergamo, è costato carissimo. Ben 4.000
euro di multa, batosta che però i fratelli Gentile hanno preso con autoironia.
“L’idea del video è stata dell’agenzia di marketing che ci segue – confessa
Devis Gentile, titolare insieme al fratello Steve della pizzeria d’asporto
Kindness a Bergamo –. Con questa storia della multa, pensavano ci potesse essere
un grande ritorno”. La previsione si è confermata esatta, viste le centinaia di
commenti ricevuti.
“4mila euro per avere inserito il Grana nel nostro menù. Non stiamo scherzando,
è andata proprio così. E secondo me è stato qualche hater a mettere la pulce
nell’orecchio“. I due spiegano che nel menù figurano tre pizze vegane, preparate
con “buonissimi – assicurano loro – formaggini vegani”. Steve precisa subito:
“Non sono formaggi veri, ma sono delle ottime alternative per chi segue una
dieta vegana”.
Successivamente, Devis ha mostrato il prodotto che ha generato la contestazione:
“Questo sarebbe il Grana Padano, ma vegano. E per farvelo capire l’abbiamo
chiamato “Grana Vegano”. Steve ha ricordato però un punto essenziale: “Noi ci
siamo ‘pippati’ questo verbale per aver sbagliato a scrivere un ingrediente sul
menù. O meglio, nessuno ci ha insegnato che in Italia non si può usare la parola
“Grana” invano”. La soluzione adottata è immediata: «Abbiamo pagato e adesso il
formaggio si chiama “Grattosino” anche sul menù».
Intervistato successivamente, Devis chiarisce: “È la prima multa in sette anni
di attività, ma quando ho visto la cifra ho avuto un mancamento. Non volevamo
ingannare nessuno. Abbiamo sbagliato: il messaggio che vorremmo far passare è
diretto a tutti i ristoratori: state attenti, quattromila euro non sono proprio
noccioline”.
Secondo quanto riportato nel verbale, durante un controllo di metà agosto i
Carabinieri per la Tutela Agroalimentare hanno accertato l’uso della dicitura
“Grana Vegano”, considerata un’usurpazione della Dop “Grana Padano”, con
sanzioni previste da 2.000 a 13.000 euro. Una vicenda che, come osservano gli
stessi titolari, rappresenta “una bella grana, in tutti i sensi“.
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due pizzaioli di Bergamo proviene da Il Fatto Quotidiano.
C’è una città, in Italia, dove per tre mesi la gente esce da casa, lascia
Internet, i social, il cane, la partita di pallone, l’ultima serie di Neflix,
per stare insieme, per incontrarsi con uno scrittore, un prete, un attore, un
economista, una cantante. Siamo a Bergamo, la “capitale dei muratori”, una di
quei luoghi dove l’immaginario collettivo, un po’ stereotipato, fa pensare alla
fatica, alle levatacce per andare a lavorare, all’identità collettiva, a
Vittorio Feltri e alla Lega ma anche (per i palati più fini) a Giacomo Manzù,
Lorenzo Lotto e Ivo Lizzola.
E’ qui che un gruppo di giovani delle Acli che hanno preso in mano il testimone
lasciato dall’ex presidente Daniele Rocchetti, anche quest’anno sono riusciti a
portare nelle chiese, nei cinema, nei teatri, all’Università e persino al
cimitero persone come Paola Caridi, Vito Mancuso, Vittorio Lingiardi, Lella
Costa, Ascanio Celestini, Carlo Cottarelli e tanti altri.
Basta leggere la prima pagina del programma (chiaro e agile) della rassegna
“Molte fedi” che nel 2025 ha avuto come titolo “Crash! Un pianeta su cui
ricominciare” per rendersi conto della portata di questo evento: “Aperta.
Accessibile, inclusiva: anche quest’anno cerchiamo di porre sempre più
attenzione agli spazi e al linguaggio che utilizziamo. Segnalaci le tue
esigenze. Aiutaci anche tu a rendere la nostra iniziativa un luogo in cui ogni
persona possa sentirsi accolta”.
Appuntamenti, mai scontati: è questo il segreto di questa manifestazione. E’
stato il caso dell’incontro con padre Jihad Youssef nella chiesa di Longuelo:
quell’uomo è arrivato nel bergamasco dal monastero di Mar Musa, in Siria.
Una serata dedicata (evviva che si parli ancora di lui) a padre Paolo Dall’Oglio
che ha fondato quell’oasi spirituale nel deserto riuscendo a dar vita a un
dialogo interreligioso vero. Una serata per riflettere sul libro “Dialogo sempre
con tutti” realizzato dal Centro Ambrosiano. Inedito anche al cimitero di
Bergamo con il paesologo ed ex maestro Franco Arminio che in occasione del
triduo dei morti ha fatto un rito laico collettivo grazie alle sue poesie
“Cartoline dei morti”.
Un reading all’interno del progetto “Contemporary Locus 17” dedicato agli
assenti e all’ultima soglia da attraversare per tutti noi. Non resta che
ricordare Sandro Pertini: “Cultura significa anzitutto creare una coscienza
civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di
cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua
coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla”.
Foto di Chiara Mammana, tratta dalla pagina fb di Molte fedi
L'articolo Le “Molte fedi” di Bergamo, una città che sa ancora far incontrare le
persone proviene da Il Fatto Quotidiano.
Monia Bortolotti è stata assolta dall’accusa di aver ucciso i suoi due bambini
neonati, Alice e Mattia, di 4 e 2 mesi. Nel caso della bimba la Corte d’Assise
di Bergamo ha ritenuto che “il fatto non sussiste” in quanto l’omicidio non è
stato provato, mentre per Mattia la donna è stata riconosciuta come “non
punibile” per lo “stato di totale incapacità di intendere e volere al momento
del fatto”. Sempre sulla base valutazioni degli psichiatri, però, per la donna
29enne è stata disposta la “misura di sicurezza di 10 anni in una Rems“, una
residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in quanto ritenuta
socialmente pericolosa. “Non si aspettava nulla di diverso” da una assoluzione,
ha commentato il legale di Bortolotti, Luca Bosisio. La procura, che prima aveva
sostenuto la necessità di una nuova perizia psichiatrica, aveva chiesto per la
donna l’ergastolo.
Bortolotti – di origini indiane e residente fin da bambina a Pedrengo, in
provincia di Bergamo – era stata arrestata nel novembre del 2023 per l’accusa di
duplice infanticidio in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere. La donna era accusata di aver ucciso soffocandoli, a distanza di un
anno, entrambi i suoi figli: Alice di quattro mesi, morta il 15 novembre 2021, e
Mattia di due mesi, nato dopo il decesso della primogenita e morto a sua volta
il 25 ottobre 2022. La prima morte era stata ricondotta dal medico intervenuto a
un soffocamento da rigurgito, causato da problemi di deglutizione. Le indagini,
affidate ai carabinieri, erano state aperte dopo il secondo decesso. A
insospettire gli inquirenti il fatto che in entrambe le occasioni fosse stata la
madre, sola in casa con i figli, a chiamare i soccorsi. Gli accertamenti non
hanno potuto dare una spiegazione alternativa al decesso di Alice, per via del
cattivo stato di conservazione della salma riesumata. Nel caso di Mattia,
invece, l’autopsia non ha lasciato dubbi, confermando la morte per asfissia
meccanica da compressione del torace.
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bambini di 4 e 2 mesi proviene da Il Fatto Quotidiano.