Nessuno potrà mai capire quale meccanismo induca i politici a dire le bugie, a
stravolgere l’oggettività a proprio uso e consumo, a fornire dati errati per il
semplice piacere di apparire, affermare una differenza, rivendicare un merito.
Sperando di uscirne senza smentite. In questa sagra degli strafalcioni, più o
meno voluti, c’è un terreno – quello della storia delle Olimpiadi – che dovrebbe
essere risparmiato. Basterebbe studiare o soltanto leggere qualche scheda messa
a disposizione da Fondazione Milano Cortina 2026. Il Comitato organizzatore ha
investito, infatti, cifre importanti nell’allestimento del sistema informatico,
al punto da sfidare le procedure di appalto, come hanno testimoniato le
inchieste aperte nel 2024 dalla Procura della Repubblica di Milano, nell’ipotesi
di turbativa d’asta. A parte l’esito di quel filone investigativo, con la parola
che è passata alla Corte Costituzionale, non si può negare che la mole di
notizie sulle caratteristiche presenti, passate e future dei Giochi fornite agli
appassionati sia molto consistente e affidabile.
Un capitolo speciale è dedicato, per esempio, a tutte le edizioni, estive e
invernali, che si sono succedute nell’era moderna, a partire da Atene 1896 e da
Chamonix-Mont Blanc 1924, con un corollario di informazioni, a cominciare dalla
successione cronologica delle edizioni. Per questo motivo non possono che
stupire le parole pronunciate dall’ormai ex governatore del Veneto Luca Zaia sul
piazzale del Quirinale, poco dopo l’accensione della fiamma da parte del
presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Rivendicando per l’ennesima volta
l’intuizione della candidatura italiana distribuita sul territorio (Regioni
Lombardia e Veneto, Province autonome del Trentino – Alto Adige) ha detto,
gonfiando il petto: “Nasce tutto da una mia idea candidare Cortina, Trento e
Bolzano. Dicevano che sarebbe stato impossibile, perché Cortina aveva già avuto
le Olimpiadi nel 1956. Oggi posso dire che Cortina è l’unica realtà al mondo che
ha avuto per due volte le Olimpiadi e quindi è un bel risultato. Tre miliardi e
mezzo di cittadini del mondo vedranno le nostre Olimpiadi. L’ultima indagine ci
dice che vale 5,3 miliardi di Pil. Direi che ci sono tutti i presupposti per un
nuovo Rinascimento”.
Trascurando l’eterna giaculatoria dei miliardi di telespettatori che guarderanno
le nostre montagne e dei soldi che nevicheranno sui borghi alpini, colpisce
l’enfasi con cui viene celebrata la doppia Olimpiade che a distanza di
settant’anni sarebbe celebrata nello stesso luogo, unico luogo, Cortina
d’Ampezzo. Un record storico. Una medaglia d’oro che l’ex governatore leghista
del Veneto si è appuntato da solo al petto, ancor prima di essere premiato da
200 mila preferenze nelle regionali di fine novembre.
Peccato si tratti di una balla. È vero che Cortina è sede di due edizioni, nel
1956 (821 atleti, 32 paesi) e nel 2026 (più di tremila atleti e 93 paesi). Ma
non è la sola. Ce ne sono altre quattro ad aver avuto lo stesso privilegio. La
svizzera Sankt Moritz è stata sede dei secondi giochi invernali nel 1928 (464
atleti, 25 nazioni partecipanti) e della quinta edizione nel 1948 (669 atleti,
28 nazioni), la prima dopo l’interruzione dovuta alla Seconda guerra mondiale.
Ma c’è anche la statunitense Lake Placid, sui Monti Adirondack, contea di Essex,
nello Stato di New York: venne scelta nel 1932 (terza edizione, 232 atleti, 17
nazioni) e fece il bis nel 1980 (13. edizione, 1.072 gareggianti e 37 nazioni).
Non manca nemmeno l’Austria, con Innsbruck, la cui pista da bob ha costituito
un’alternativa nel caso Cortina non riuscisse a costruire il proprio impianto:
fu sede nel 1964 (nona edizione, 1.091 atleti, 36 paesi) e nel 1976 (12.
edizione, 1.123 atleti, 37 paesi). C’è infine un quinto caso, la statunitense
Salt Lake City, stato dell’Utah, ospitante nel 2002 (19. edizione, 2.399 atleti,
77 paesi) che è già stata designata per la 26. edizione, nel 2034.
Cortina è già bella di suo, o meglio lo era prima degli stravolgimenti
infrastrutturali provocati dall’infernale macchina organizzativa delle
Olimpiadi. Che bisogno c’era di attribuirle un merito che non ha? Nessuno, anche
perché la citazione errata è immediatamente confutabile e va ascritta a quella
babele di parole che gli amministratori, gonfiando il proprio ego e il consenso
personale, distribuiscono ai cittadini più creduloni o a quelli così
disincantati da non prestarvi nemmeno attenzione.
L'articolo “Cortina è l’unica ad aver avuto due volte le Olimpiadi”. Zaia gonfia
il petto per un primato inesistente proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Olimpiadi Milano-Cortina 2026
L’ultimo monitoraggio civico di Open Olympics, la rete che vigila sulle spese e
gli appalti di Milano Cortina 2026, emette un verdetto molto negativo sulla fase
di avvicinamento alla kermesse sportiva che sarà inaugurata tra meno di due
mesi. Sul fronte infrastrutturale le opere per oltre quattro miliardi di euro
sono in ritardo, i costi crescono continuamente, mentre i cronoprogrammi
subiscono un progressivo slittamento man mano che ci si avvicina all’accensione
del braciere, prevista per il 6 febbraio nello stadio di San Siro. Sul versante
di Fondazione Milano Cortina 2026, il comitato organizzatore del grande evento,
permane inoltre l’opacità sulla natura e quantità delle spese, che sono
destinate a raggiungere i due miliardi di euro, con un generoso contributo di
finanziamenti pubblici.
Il documento è stato redatto da “Libera – Associazioni nomi e numeri contro le
mafie”, fondata da don Luigi Ciotti, ma ha alle spalle il lavoro delle
principali associazioni ambientaliste italiane. Riguarda 98 opere indicate nel
sito di Società infrastrutture Simico, con un investimento di tre miliardi e
mezzo, di cui 31 (solo il 13%) dedicate a impianti sportivi per i Giochi e 67
(l’87%) destinate alla cosiddetta legacy, “soprattutto interventi stradali o
ferroviari” (45 su 67), che vengono pagate con i soldi dei contribuenti. “Per
ogni euro destinato alle opere indispensabili ai Giochi, se ne spendono 6,6 per
opere di legacy. La spesa si concentra principalmente in due territori: Veneto e
Lombardia sfiorano ciascuno 1,5 miliardi di euro” scrive Open Olympics.
A fine ottobre risultavano concluse 16 opere, mentre 51 erano in esecuzione, 3
in gara e addirittura 28 ancora in progettazione. Solo 42 opere finiranno prima
dell’evento, mentre il 57% sarà completato dopo i Giochi, con l’ultimo cantiere
nel 2033. Inoltre, 16 interventi (inclusa la controversa pista da bob di
Cortina) presentano una consegna solo parziale. L’analisi evidenzia come durante
il 2025 la data di fine lavori sia stata posticipata per il 73% delle opere,
“con slittamenti che in alcuni casi superano i tre anni”. Nei primi dieci mesi
del 2025 il valore del Piano è cresciuto di ulteriori 157 milioni di euro.
Molti dati non sono disponibili. Si va dall’entità dei subappalti, all’impatto
ambientale delle singole opere, dal valore dei piani redatti dalle Regioni, come
la Lombardia e il Veneto, all’effettiva copertura delle spese. È quella che gli
analisti definiscono una “asimmetria informativa sistemica”: “Il portale Open
Milano Cortina 2026 ha permesso di illuminare una parte rilevante, ma non
esaustiva, della macchina olimpica. Per questo il nostro lavoro non finirà allo
spegnersi delle luci dei Giochi, continueremo il monitoraggio fino alla chiusura
dell’ultimo cantiere, per capire la sorte del 57% dei cantieri che resteranno
aperti”.
Open Olympics sintetizza in tre “domande civiche” i nodi problematici
dell’imponente cantiere olimpico. La prima: “Quante opere esistono davvero e
quanto costano?”. Le 98 opere ufficiali non esauriscono tutto il quadro di
impegno pubblico, visto che “la sola Regione Lombardia pubblica sulla
piattaforma “Oltre i Giochi 2026” un numero di 78 interventi per 5,1 miliardi,
dove rientrano 44 opere (per un valore di 3,82 miliardi) che non sono presenti
nel portale governativo”. Seconda domanda: “Quanto costa davvero realizzare i
Giochi e garantire salute e sicurezza durante l’evento? Il budget dichiarato da
Fondazione nel 2025 ammonta a 1,7 miliardi, ma il documento non è pubblico”. Il
terzo quesito riguarda il ruolo e la trasparenza del Commissario straordinario
per le Paralimpiadi nominato solo la scorsa estate dal governo Meloni. “Il
Decreto Sport ha assegnato al Commissario 328 milioni da spendere da settembre a
dicembre 2025. La stima iniziale del costo per le Paralimpiadi era di 71,5
milioni: si è verificato un aumento del 359%, ma i ruoli del Commissario sono
enormi e dai contorni molto poco definiti”. Spenderà quei soldi in un arco di
tempo limitato soprattutto per sanare i debiti di Fondazione, le cui spese sono
passate da un miliardo e mezzo a due miliardi di euro.
L'articolo Milano-Cortina, il report: a fine ottobre concluse solo 16 opere su
98. E il 57% sarà consegnato dopo i Giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
A meno di due mesi dall’avvio delle Olimpiadi di Milano-Cortina, la Federazione
sport invernali paralimpici (Fisip) è stata commissariata. La decisione, da
quanto appreso da ilFattoQuotidiano.it, è stata adottata all’unanimità dal
Comitato italiano paralimpico (Cip) nel pomeriggio di lunedì 15 dicembre.
La Fisip era stata scossa nei mesi scorsi dalle accuse, mosse da alcune
dirigenti, nei confronti del presidente Paolo Tavian. E così dopo sei mesi di
indagini, il procuratore federale Stefano Comellini aveva chiesto il deferimento
di Tavian per “violazioni gravissime dei principi di lealtà e correttezza dei
tesserati” per via di “abusi psicologici, molestie, minacce in danno del
segretario generale Sonia Nolli e di altri componenti della segreteria”. Tra le
frasi ritenute lesive: “Qui il mondo va alla rovescia, le donne vogliono
prendere il potere” oltre a bestemmie pronunciate “all’interno degli uffici
federali”. Secondo le ricostruzioni, la segretaria Nolli ha fatto ricorso a cure
psicologiche e farmacologiche proprio a causa del clima lavorativo, dal momento
che Tavian l’avrebbe esclusa dai procedimenti gestionali della Fisip e avrebbe
chiesto ad altre dipendenti di spiarla. Infine, due dipendenti su cinque si sono
dimesse per lo stress e alcuni collaboratori hanno rifiutato il rinnovo del
contratto.
Articolo in aggiornamento
L'articolo Commissariata la Federazione sport invernali paralimpici a due mesi
dalle Olimpiadi: il terremoto dopo il caso Tavian proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Ho compilato il form per fare il teodoforo, ma mi hanno escluso. Hanno
preferito i vip“. A denunciare quanto già raccontato da Ilfattoquotidiano.it nei
giorni scorsi è Giorgio D’Urbano, preparatore atletico del Cesena che oggi lotta
per la promozione in Serie A, ma in passato anche preparatore di Alberto Tomba.
D’Urbano è stato al fianco del campionissimo dello sci azzurro durante molti dei
suoi successi. Ma ha anche collaborato con altri grandi sportivi : da Isolde
Kostner alla Nazionale di volley maschile. Uno sportivo vero, un artefice delle
vittorie dello sport italiano, che però non può avere l’onore di portare la
fiamma olimpica durante il suo viaggio per l’Italia in attesa delle Olimpiadi
invernali di Milano-Cortina 2026.
Gli sportivi finora sono stati d’altronde relegati in secondo piano. “Abito a
Sestriere – ha spiegato D’Urbano in un’intervista al Corriere della Sera – e
quindi avevo fatto richiesta per poter portare la torcia nella tappa di Torino,
oppure in quella di Cesena, dato che ora lavoro lì. Nelle note ho evidenziato il
mio curriculum e sottolineato che le olimpiadi sono parte del mio dna, ma
purtroppo non c’è stato nulla da fare”.
D’Urbano non ha nascosto la sua amarezza a riguardo: “A chi si occupa di fare
questo tipo di selezioni, dico di prediligere lo sport. Anche di chi, come me,
hanno fatto sport ma dietro le quinte. Penso sia un riconoscimento dovuto,
invece che premiare il vip di turno, che ovviamente dà visibilità alla
manifestazione, ci mancherebbe. Ma mi pare una questione non eticamente e
fondamentalmente corretta“. Finora invece i veri protagonisti del viaggio della
torcia olimpica sono stati cantanti, registi, soubrette, amici degli amici e
raccomandati.
D’Urbano ha collaborato anche con Kristian Ghedina, un altro simbolo dello sci
italiano che è rimasto molto deluso dal comportamento dei vertici di
Milano-Cortina: lui potrà fare da tedoforo a Bressanone. Ma solo perché ha
compilato il il form sul sito, nessuno lo ha invitato. Bisognava aspettare una
risposta via mail: in caso di mancato riscontro, la candidatura era stata
respinta. A Ghedina è andata bene, a D’Urbano no. Evidentemente essere il
preparatore di Alberto Tomba nei suoi anni d’oro e detenere il record di
medaglie vinte da quando esistono i campionati iridati femminili e maschili non
è bastato: “E, infatti, così è stato. Quando ho telefonato per chiedere i motivi
dell’esclusione, mi hanno solamente risposto che si inchinavano al mio
curriculum“.
“SI SONO DIMENTICATI DI ME”: LE PAROLE DI GHEDINA
Qualche giorno prima – nel Salotto di Zenato, la rassegna culturale ideata da
Nadia Zenato nella cantina di famiglia – un’altra polemica era arrivata da
Kristian Ghedina, il discesista italiano più vincente nella storia della Coppa
del Mondo, con 13 vittorie e 33 podi: “Mi aspettavo di essere uno dei volti
delle Olimpiadi. Invece si sono dimenticati di me”.
Ghedina si aspettava di essere coinvolto nel viaggio della fiamma olimpica, ma
così non è stato. Per regalarsi questo privilegio ha dovuto appunto compilare il
form sul sito e – a lui sì – è stata assegnata una tappa: “Sì, ho compilato il
form sulla pagina della Fondazione Milano-Cortina e mi hanno assegnato una tappa
a Bressanone, dove vivo con la mia famiglia, così i miei figli potranno vedermi
passare con la torcia. Sarà un bel ricordo per loro. Ma nessuno mi ha invitato,
è partito da me”.
L'articolo “Ho compilato il form per fare il tedoforo di Milano-Cortina, ma
hanno preferito i vip”: la denuncia del preparatore di Tomba e il caso Ghedina
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nell’ultima puntata prima della pausa natalizia di Fratelli di Crozza, in onda
il venerdì sera in prima serata sul Nove e in streaming su Discovery+, Maurizio
Crozza commenta la gestione di Milano-Cortina 2026 tra ritardi, spese fuori
controllo e piste contestate.
“Live streaming ed episodi completi su discovery+ (www.discoveryplus.it)”
L'articolo L’ironia di Crozza sulle Olimpiadi: “Pista da bob di Cortina? Per
ripagarla facciamo sborsare 80mila euro a giro…” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Alle 12.12 del 12 dicembre 2025 il presidente del Coni Luciano Buonfiglio ha
annunciato i quattro portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici Invernali di
Milano-Cortina 2026. A Cortina sfileranno con la bandiera italiana Amos Mosaner
e Federica Brignone, a Milano questo onore toccherà a Federico Pellegrino e
Arianna Fontana. L’annuncio è stato accompagnato da un richiamo simbolico al
numero 12 e al valore dell’armonia, come ha spiegato Buonfiglio: “Avere un senso
di complicità con i numeri, la fortuna, la cabala e il 12 è considerato il
numero della completezza, dell’armonia e della ciclicità, sono 12 i sono mesi,
le ore, e i segni zodiacali, ma la parola che mi sta più a cuore è l’armonia che
in tutte le circostanze stiamo cercando di portare avanti, il desiderio che ci
sia un mondo in armonia, quello di cui ci occupiamo noi. Vorrei che fossimo di
esempio”.
Il presidente del Coni ha scelto Arianna Fontana, l’azzurra più vincente di
sempre alle Olimpiadi invernali. E poi Federica Brignone, la sciatrice italiana
con più vittorie in Coppa del Mondo, preferita a Sofia Goggia, che pure era in
lizza come portabandiera. Al maschile invece spazio a un veterano come Federico
Pellegrino, baluardo della tradizione azzurra nello sci di fondo, e a una delle
stelle degli ultimi Giochi invernali, Amos Mosaner, medaglia d’oro nel curling
in coppia con Stefania Constantini.
Arianna Fontana
Classe 1990, Fontana è la short tracker più medagliata di sempre. Nel suo
palmarès figurano due ori olimpici e undici medaglie complessive conquistate in
sei edizioni dei Giochi. Ai Mondiali e agli Europei ha accumulato decine di
successi, imponendosi come una delle atlete più vincenti nella storia della
disciplina e dello sport olimpico italiano.
Federica Brignone
Nata nel 1990, Brignone è la sciatrice alpina italiana più vincente di sempre.
Ha conquistato due Coppe del Mondo generali, diverse Coppe di specialità e 37
vittorie in Coppa del Mondo. In ambito olimpico vanta una medaglia d’argento e
una di bronzo, mentre ai Mondiali ha collezionato più titoli e podi,
affermandosi come una delle atlete di riferimento dello sci alpino
internazionale.
Federico Pellegrino
Valdostano, classe 1990, Pellegrino è uno dei fondisti più titolati nella storia
dello sci di fondo italiano. Campione del mondo nella sprint e vincitore della
Coppa del Mondo di specialità, ha ottenuto anche un argento olimpico nella
sprint e diversi podi ai Mondiali. La sua carriera è segnata da una continuità
ai massimi livelli che lo ha reso un punto fermo della nazionale azzurra.
Amos Mosaner
Trentino, classe 1995, Mosaner è uno dei protagonisti del curling azzurro. Il
punto più alto della sua carriera è l’oro olimpico nel doppio misto ai Giochi di
Pechino 2022, conquistato in coppia con Stefania Constantini. Nel suo palmarès
figurano anche titoli europei e mondiali nella specialità del doppio misto,
oltre a diverse presenze sul podio internazionale che hanno contribuito alla
crescita del curling italiano.
L'articolo Olimpiadi, annunciati i 4 portabandiera dell’Italia: a Cortina
Mosaner e Brignone, a Milano Pellegrino e Fontana proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Un’altra impresa, forse la più clamorosa di una carriera leggendaria: Lindsey
Vonn ha vinto la discesa libera di St. Moritz, diventando a 41 anni e due mesi
la sciatrice più anziana di sempre a vincere una gara di Coppa del mondo di sci
alpino, primato detenuto da Federica Brignone. Vonn ha dominato sulle nevi
svizzere, rifilando quasi un secondo all’austriaca Magdalena Egger, seconda
all’arrivo. Incredibile per una sciatrice che si era ritirata ben sei anni fa,
dopo i Mondiali 2019 di Are. A fine 2024 aveva annunciato il suo ritorno in
vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, nonostante un ginocchio
praticamente distrutto e ricostruito dopo un’operazione. Il sogno era appunto la
partecipazione ai Giochi, ma oggi questa Vonn può addirittura pensare di
ridefinire i suoi obiettivi e puntare a un’altra medaglia olimpica: ne ha giù
vinte tre, compreso un oro proprio in discesa. Era Vancouver 2010, un’era
sportiva fa.
Articolo in aggiornamento
L'articolo Clamorosa Lindsey Vonn: a 41 anni vince la discesa libera di Coppa
del Mondo a St. Moritz. Si era ritirata nel 2019 proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Doppietta storica per l’Italia nel primo dei due ski cross della tappa di
apertura della Coppa del Mondo. Sulle nevi di Val Thorens (Francia), Simone
Deromedis ha trionfato nella gara maschile, seguito dall’altro italiano Edoardo
Zorzi. È una prima volta nella storia dello ski cross: un trionfo che dà segnali
importanti in vista delle olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, in
programma tra meno di due mesi.
I due azzurri, autori rispettivamente del quarto (1:06.30) e del 17° (1:06.87)
miglior tempo nelle qualificazioni, si sono guadagnati in scioltezza il pass per
la fase ad eliminazione diretta. Qui, dopo aver superato gli ottavi ed i quarti
di finale, si sono ritrovati nella stessa semifinale, in cui sono riusciti ad
arrivare davanti sia allo svizzero Alex Fiva sia all’austriaco Johannes Aujesky.
Stesso risultato anche nella big final riservata ai migliori quattro atleti in
cui il campione mondiale di Bakuriani 2023, dopo un combattuto testa a testa
disputato sin dal settore iniziale, ha tagliato la linea di arrivo per primo di
fronte all’esperto connazionale originario di Songavazzo, regalatosi il migliore
risultato della carriera in una gara di Coppa del Mondo.
Per Edoardo Zorzi invece, si tratta del diciassettesimo podio sul massimo
circuito internazionale nonché della sesta vittoria (la seconda ottenuta nella
località francese dopo quella di un anno fa). A completare la top-3 ci ha
pensato il francese Youri Duplessis-Kergomard (terzo) mentre quarto si è
piazzato l’altro transalpino Melvin Tchiknavorian.
“Sono partito bene, ho sempre sciato al meglio e sono contento di quello che
sono riuscito a fare, anche perché per me questa gara è speciale”, queste le
prime parole di Deromedis dopo il successo attraverso i canali della
federazione. Una gara speciale per un motivo ben preciso: “Un paio di mesi fa è
morto mio nonno e ci tenevo moltissimo a dedicargli una vittoria”, ha concluso
il freestyler italiano.
Credit photo: coni.it
L'articolo Deromedis-Zorzi: storica doppietta italiana in Coppa del Mondo di ski
cross, battuti i francesi in casa loro proviene da Il Fatto Quotidiano.
“A Cortina mi sento a casa. Per la prima volta sarò in pista ai Giochi su una
pista che conosco bene, è un’enorme opportunità. In tutte le altre Olimpiadi
avevo fatto forse una o due gare sullo stesso pendio, ma questa volta è
totalmente diverso”. Così la stella dello sci alpino, la statunitense Lindsey
Vonn, in una intervista a La Repubblica, alla vigilia delle prove di CdM sulla
Corviglia di St. Moritz, parlando dei Giochi di Milano-Cortina, al via tra meno
di due mesi.
“Devo fare i conti, ma forse ho gareggiato 40, 50 volte sulla Olympia delle
Tofane: molte di più delle altre ragazze. Non ci alleneremo quasi per niente
fino alle Olimpiadi: è più pericoloso allenarsi che gareggiare, e io voglio
restare sana”. L’americana, la più veloce nelle prove della prima discesa della
stagione a St. Moritz, riparte dal secondo posto nel superG di Sun Valley dello
scorso marzo. “È stata una stagione di alti e bassi quella passata. Ho iniziato
bene, ho faticato a metà e poi sono riuscita a concludere alla grande. A Sun
Valley ho trovato la sicurezza che cercavo. Ho sfruttato quello slancio, e mi
sono portata avanti per tutta l’estate, a Park City, in Nuova Zelanda, in Cile:
quello è il tipo di risultato che voglio”, ha spiegato.
Per quanto riguarda la sua condizione fisica: “Mi sento bene. In palestra tutto
va alla grande. Il corpo non è dolorante, sono forse nella forma migliore di
sempre. Mai sono stata così attenta alla dieta e alla preparazione, ho messo su
più di 5 chili di muscoli. Per l’età che ho mi sento dannatamente bene, se penso
che mi sono rotta il primo crociato nel 2013, ne è passato di tempo”.
L'articolo “Non mi alleno fino alle Olimpiadi, è pericoloso. Sono nella forma
migliore di sempre”: Lindsey Vonn in vista di Milano-Cortina 2026 proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Cantanti, registi, soubrette, amici degli amici, raccomandati. E poi gli
sportivi, quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti dei Giochi e invece
finiscono quasi relegati in secondo piano. In questi giorni è partita la lunga
marcia della fiamma olimpica verso Milano-Cortina: 12mila chilometri in 63
giorni, con oltre 10mila tedofori, fino alla cerimonia inaugurale di Milano il
prossimo 6 febbraio. Dopo l’accensione in Grecia, il viaggio in Italia è partito
simbolicamente dalla Capitale, dove ha già dato il peggio di sé, trasformandosi
nel solito carrozzone da generone romano.
La passerella sotto le luci dei riflettori è stata occupata spesso e volentieri
da vip o sedicenti tali, che con i Giochi davvero non hanno nulla a che fare,
scelti non per merito o messaggio sociale – come invece ci si potrebbe aspettare
per un momento altamente simbolico –, ma per altre logiche, molto poco
olimpiche. Prendiamo ad esempio Claudia Gerini, una dei primi tedofori
annunciati: non è stata indicata dal Comitato organizzatore (del resto perché
avrebbe dovuto farlo), ma piazzata da uno dei tanti sponsor. Una marchetta,
insomma.
Poi vengono gli amici, e in alcuni casi persino gli amici degli amici. Giuseppe
Tornatore, grande regista indubbiamente, che ha appena prestato la sua firma
all’“agiografia” su Brunello Cucinelli, è notoriamente vicino al presidente
Malagò e socio del circolo Aniene. Così come Lavinia Biagiotti, che proprio
grazie alle sue conoscenze in passato ha ottenuto il privilegio di ospitare nel
suo circolo privato la Ryder Cup di golf (con tutti i benefici del caso), e ora
si è ritagliata una particina pure ai Giochi.
Oppure Achille Lauro, pupillo dell’assessore allo Sport di Roma, Alessandro
Onorato (il cui fratello Luigi ha un ruolo di primo piano nelle attività della
Fondazione olimpica, come raccontato dal Fatto in tempi non sospetti, ancor
prima della nota inchiesta giudiziaria che ha travolto il Comitato), che per
l’occasione si è portato dietro pure il sodale Boss Doms. Persino gli sportivi,
che ovviamente non sono mancati, sembrano essere stati selezionati più per
logiche di marketing, che reale attinenza con l’evento.
Non è un’opinione isolata nel mondo dello sport. Nelle ultime ore, Alex Bellini,
esploratore, sportivo e campione di “ocean race” (traversate oceaniche estreme),
ha dedicato un lungo e condivisibile post all’argomento: “Mi girano i co****. La
scelta di nominare tra i tedofori cantanti, attrici, chef e celebrità varie ed
eventuali mi ha fatto pensare che stiamo trasformando lo sport in puro
intrattenimento, e ogni volta che lo facciamo lo impoveriamo un po’, lo
riduciamo a un prodotto da consumare. Non ho nulla contro le figure scelte,
alcune mi stanno pure simpatiche. Il punto qui non è chi porta la torcia, ma
cosa rappresenta quella scelta. (…) Certo, un’Olimpiade senza spettacolo non può
esistere, ma il rischio è che lo spettacolo finisca per divorare la sostanza.
(…) Le Olimpiadi non hanno bisogno di diventare più spettacolari. Lo sport è la
forma più pura di spettacolo. Quello di cui abbiamo bisogno è che lo torni a
essere”.
In queste parole c’è più o meno tutto ciò che è successo a Roma negli scorsi
giorni per la celebrazione dell’arrivo della torcia in Italia. Per carità,
Milano-Cortina non è certo la prima a intraprendere questa strada. A Parigi 2024
per una delle ultime frazioni fu affidata Snoop Dogg, il rapper e produttore
discografico, che non è uno sportivo e addirittura in questo caso non è nemmeno
francese (scelta che infatti fece molto discutere in Francia).
Ed è vero che il viaggio è lungo, che nelle varie città si sta cercando di
coinvolgere personaggi legati al territorio, e che comunque la torcia – statuto
del Cio alla mano – non è necessariamente un simbolo olimpico. Però nemmeno
l’olimpismo può scivolare così in secondo piano.
X: @lVendemiale
L'articolo Milano-Cortina, prima vip e amici degli amici: il viaggio della
fiamma olimpica è un carrozzone, i veri sportivi in secondo piano proviene da Il
Fatto Quotidiano.