“Grazie alle nostre avventure ‘promiscue’ abbiamo capito l’importanza della
differenza, della tolleranza”, così Renato Zero, ospite da Fabio Fazio a “Che
Tempo Che Fa” nella puntata di ieri, 16 novembre. Entrato in studio,
acclamatissimo dal pubblico che veniva apposta per lui anche “dalla Sicilia,
dalla Sardegna”, il cantautore ha parlato del suo nuovo disco, della
consapevolezza e l’accettazione di sé e della propria sessualità. L’album,
intitolato “L’Ora Zero”, “nasce sull’accensione di questi conflitti terrificanti
degli ultimi tempi. Ho cominciato a buttare giù delle idee che erano aderenti ad
uno stato d’animo di un abitante del pianeta che vede sgretolarsi tutte queste
premesse e promesse di un futuro di pace ed alleanze”, ha spiegato.
Renato Zero ha da poco compiuto 75 anni. “Per il compleanno ho preso ‘Renato’ e
me lo sono portato a pranzo. Abbiamo fatto pace. Si parlava di trascuratezza
perché Renato dice ‘Sono vergine di una scelta che è stata arbitraria di Zero,
che ha voluto coinvolge questo Renato e fargli fare chilometri di pentagramma’”,
ha detto Zero, che ha poi raccontato qualche divertente aneddoto legato alla sua
gioventù.
L’artista, come da lui stesso spiegato, non ha mai fatto uso di sostanze
stupefacenti. Ma, nonostante ciò, si è trovato più volte vicino a chi
(soprattutto) fumava le canne. “C’erano questi miei amici che dentro la 500 si
rollavano le sigarette con l’olio indiano. Mi chiedevano se volessi fare un tiro
ma, anche se il mio rifiuto era palese, mi sentivo addosso tutta questa
monnezza. Tornato a casa il letto mi si risucchiava. Ho chiamato Mimì alle 4 di
notte e mi aveva detto: ‘Torna a dormì’. Allora ho messo giù il telefono e il
letto mi si risucchiava un’altra volta. Io però non dormivo, quindi ho chiamato
mio padre, poliziotto, per raccontargli della canna e lui mi ha portato al
Fatebenefratelli dove mi hanno dato 12 gocce di Simpathyl e il letto non mi ha
più risucchiato”, ha raccontato Zero.
Zero ha ripercorso anche un incidente con Roberto D’Agostino, in cui “fummo
colpiti da un’auto sulla nostra Fiat 500. Dopo il colpo sono uscito come un
palombaro dal finestrino. Avevo dato un tale capocciata che D’Agostino decise di
portarmi all’ospedale. Arrivato in ospedale, vedo D’Agostino che mi fa: ‘Ma ti
hanno messo nel reparto delle donne? Ma fagli vedere il pisello a questi!’. Una
figura…”. E sul rapporto riscoperto con Loredana Bertè: “Ogni tanto una pausa è
necessaria, per non far sì che la stanchezza abbia il sopravvento
sull’invenzione. Io e Loredana avevamo un momento di stasi, ci eravamo detti
troppo e detti male”. È stato Renato Zero ad allontanarsi per un periodo: “Mi
ritenevo un paracadute scomodo. Se sappiamo che c’è sempre l’angelo custode
vicino, non facciamo il massimo. Serviva ascoltarsi senza protezioni”.
Il famosissimo “triangolo” amoroso è realmente “successo. Per non lasciare lui o
lei fuori pensi ‘ma lo faccio entrare?’. Il divertimento, anche scelerato, di
una sessualità che ai tempi prometteva una scelta definitiva della nostra
anagrafe ma oggi, a furia di tener dentro quello si vorrebbe essere e non si è,
si finisce dallo psichiatra”. E ancora: “Il sesso non veniva preso sul serio
come oggi, era una forma di evasione allegra. Grazie alle nostre avventure
promiscue abbiamo capito l’importanza della differenza, della tolleranza”. Ma
“se non hai avuto l’intelligenza e l’astuzia di penetrare negli affetti e
nell’amore degli altri, non crescerai bene”, ha concluso il cantautore.
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rollavano le canne con l’olio indiano. Non riuscivo più a dormire, ho chiesto
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Tiziana Tosca Donati, in arte solo Tosca, è la seconda ospite a La Confessione
di Peter Gomez in onda sabato 15 novembre alle 20.20 su Rai 3. “Io so che lei da
bambina vedeva Renato Zero nel suo quartiere, e ho letto che sua nonna le
diceva: ‘se non fai la brava, ti faccio sposare quello lì'”, ha detto il
conduttore alla cantante dopo averle mostrato un’esibizione dell’artista romano
ne “Il carrozzone” del 1979. “Io dicevo: ‘faccio la brava, faccio la brava,
faccio la brava’ – ha risposto Tosca, nata e cresciuta nelle stesse borgate
frequentate da Zero, la Garbatella e la Montagnola – Veniva Renato con una tuta
viola con tutte palle davanti, tutti i suoi capelli fonati, scendeva lì con un
cappottone…”, ha ricordato l’artista. “So che però oggi siete molto amici. Chi è
veramente Renato Zero?”, ha domandato ancora Gomez. “E’ un amico vero, è uno di
quelli che se tu lo chiami di notte, lui c’è”, ha concluso la fondatrice di
Officina Pasolini, scuola di formazione per giovani artisti a Roma.
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Zero nel mio quartiere. Oggi è uno che se lo chiamo di notte, c’è” proviene da
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