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“Si è presentato come Henry Shovlin, cappello basso e si è seduto in un angolo”: Kimi Antonelli corre una gara di kart in incognito
Sergio Perez, Isack Hadjar, ma anche star del cinema e dello spettacolo come Tom Cruise. Sono soltanto alcuni dei nomi a cui la Daytona di Milton Keynes, pista di go-kart vicino alla sede della Red Bull, è abituata a ospitare. E sabato – nonostante la forte pioggia – si è presentato anche Henry Shovlin. Agli appassionati maniacali di Formula 1 forse il cognome dirà qualcosa: Andrew Shovlin è infatti il direttore tecnico di pista della Mercedes. Ma Henry Shovlin era in realtà Andrea Kimi Antonelli, pilota italiano che al suo primo anno in Formula 1 su Mercedes ha chiuso al settimo posto nella classifica piloti. Il giovane talento 18enne – che in Canada ha anche ottenuto un podio storico (tre in totali, gli altri due in Brasile e Stati Uniti) – si è infatti presentato in incognito – con occhiali da sole a coprire il viso, cappellino e felpone – alla citata pista di go-kart, chiedendo: “C’è qualche gara con un posto libero?”. “Sì, ma prima devi fare il briefing insieme agli altri piloti per ripassare regole e bandiere”, la risposta dell’organizzazione. Il travestimento curato nei minimi dettagli ha funzionato e gli organizzatori non hanno avuto sospetti di nessun genere, tanto che gli è stato chiesto: “Ci serve un nome. Sai, se sarai fortunato potresti finire in questa classifica qui”, gli è stato spiegato indicando il tabellone dove figurano i migliori tempi della pista. “Shovlin… mi chiamo Henry Shovlin”, ha replicato Antonelli. A quel punto Kimi Antonelli è stato accompagnato nella sala dove gli altri piloti stavano seguendo il briefing prima di scendere in pista. “Si è seduto in un angolo – raccontano sui social del tracciato inglese – e ha ascoltato con attenzione tutta la spiegazione in silenzio”. Poi i piloti sono scesi in pista e lì è stato impossibile non notare la prova di tale “Henry Shovlin“. Si spengono i semafori sotto la pioggia e si parte. Antonelli stravince, dà tre secondi a tutti a giro sul bagnato. “Ma chi è quel ragazzo che girava tre secondi più rapido di tutti?”, si chiedono i partecipanti. A quel punto via il casco: è Kimi Antonelli. Il pilota di Formula 1 ha concesso una foto a tutti ed è stato immortalato davanti al famoso tabellone dei più veloci: 1’24’’500 il suo tempo. Tempo più rapido della pista su bagnato. Alex Albon – pilota della Williams – sotto la pioggia era stato cinque secondi più lento. L'articolo “Si è presentato come Henry Shovlin, cappello basso e si è seduto in un angolo”: Kimi Antonelli corre una gara di kart in incognito proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Elezioni FIA, una farsa annunciata: Ben Sulayem resta il capo mondiale dei motori, i rivali fatti fuori per regolamento
Farsa sub iudice, ma sempre farsa. Il voto di oggi per eleggere il presidente della FIA ha avuto l’esito già scritto, ovvero la riconferma di Mohammed Ben Sulayem. Non c’erano infatti altri candidati in corsa, ma non perché nessuno abbia voluto sfidare l’emiratino. Tutt’altro: gli sfidanti erano tre, tutti eliminati a causa di una norma del regolamento che sembra fatta apposta per favorire la conferma del presidente uscente. Si tratta della scelta dei vicepresidenti: ogni candidato deve dichiarare in anticipo quali saranno, pescandoli da una lista fornita direttamente dalla federazione, e dovranno provenire da sei diverse aree (Europa – due, Asia e Pacifico, Africa, Medio Oriente e Nord Africa, Sud America e Nord America). L’inghippo nasce dalla presenza di una sola persona per il Sud America, Fabiana Ecclestone, moglie dell’ex patron della F1 Bernie, che ha dichiarato il suo appoggio a Ben Sulayem. Gli altri candidati si sono quindi ritrovati con una casella bianca che non possono riempire. Le reazioni sono state diverse. L’americano Tim Mayer, figlio dello storico team manager della McLaren nonché ex commissario di gara, si è ritirato dalla competizione parlando di “illusione della democrazia”. Era il candidato più temibile per Ben Sulayem, vista la sua lunga esperienza nel mondo della Formula 1, dal quale è stato cacciato proprio dall’attuale presidente, nel corso della sua campagna di epurazione interna volta alla repressione di qualsiasi voce contraria al proprio operato. La belga Virginie Philippot, per contro, era la candidata più debole (ma anche la più improbabile) ed è rimasta in silenzio. Ex modella e giornalista, molto attiva nel sociale attraverso l’organizzazione Drive for Hope, la sua era apparsa più come una mossa per sfruttare lo spirito dei tempi, dominati dal politically correct e dall’ossessione per l’inclusività, ma povera nella sostanza. Più addentro nel mondo dei motori era invece Laura Villars, passaporto svizzero e francese, pilota nelle formule minori e dotata di ampia esperienza nel campo della gestione aziendale. Villars è stata l’unica a non arrendersi, presentando un procedimento d’urgenza alla Corte di Parigi chiedendo il congelamento delle elezioni, previste appunto per oggi 12 dicembre in Uzbekistan , in attesa di un pronunciamento definitivo sulla questione. Ma il verdetto non è stato a lei favorevole, con la Corte che ha deciso di rinviare il caso al giudizio di merito, senza convalidare le argomentazioni della FIA né bloccare l’iter elettorali. Le elezioni quindi si sono svolte “regolarmente” e velocemente, visto l’unico candidato, che però dovrà attendere il 16 febbraio, data in cui è stata fissata la prima udienza, per vedere pienamente confermata la sua vittoria. Villars parla apertamente di irregolarità procedurali, argomentando come le regole attuali sembrano costruite appositamente per chi può già contare su reti di supporto consolidate in tutte le aree mondiali, rendendo problematica una vera competizione, basata sui programmi più sul proprio network personale, per la guida dell’organismo che governa tutti gli sport motoristici a livello mondiale. Dei metodi da tiranno di Ben Sulayem ilfattoquotidiano.it ha già parlato, e questo colpo di mano permette di vedere sotto un’altra prospettiva anche le mancate candidature di Susie Stoddart (moglie di Toto Wolff) e Carlos Sainz (padre dell’attuale pilota della Williams), i cui nomi erano circolati senza però mai concretizzarsi in un annuncio ufficiale. L’attuale boss della F1 Academy fu vittima di un’accusa, totalmente infondata, di aver passato al marito informazioni riservate, che provocò un’alzata di scudi di tutti i team contro l’illazione proveniente, con tempismo singolare, da ambienti della FIA. Il campione di rally e Dakar Sainz, invece, fece retromarcia quando sembrava oramai imminente la sua discesa in campo, senza spiegarne i motivi. Oggi però non è difficile tirare delle conclusioni. Va detto che anche in passato la FIA non ha mai brillato per democrazia e tendenza al ricambio, accendendo la competizione solo quando il presidente in carica era arrivato a completare il suo terzo mandato e quindi, da regolamento, non era più eleggibile. Basta ricordare i lungi regni di Jean-Marie Balestre e di Max Mosley, quest’ultimo abbattuto dallo scandalo sessuale a sfondo nazista, non nell’urna. Ma anche il suo successore Jean Todt dovette battere un solo avversario, l’ex campione del mondo Ari Vatanen, alla prima tornata, per poi viaggiare tranquillo per altri otto anni a causa della mancanza di avversari nelle due elezioni successive, nonostante una gestione disastrosa che creò un buco colossale tra le finanze della FIA. Per questo motivo nel 2021 il suo delfino, Graham Stocker, fu battuto da Ben Sulayem, all’epoca visto come il nuovo che avanzava. Solo che talvolta sono proprie le novità a nascondere le peggiori sorprese. Basti pensare, cambiando sport ma non livello di popolarità, alla FIFA di Gianni Infantino. L'articolo Elezioni FIA, una farsa annunciata: Ben Sulayem resta il capo mondiale dei motori, i rivali fatti fuori per regolamento proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’ex manager di Schumacher legato e rapinato nella sua villa: “Sono sotto choc, ho un occhio nero e la polizia è qui a parlarmi”
Willi Weber, ex manager della leggenda della Formula 1, Michael Schumacher, è stato aggredito nella sua villa a Stoccarda. Secondo quanto riporta Bild, l’83enne Weber è stato legato e rapinato nella sua abitazione martedì sera. Secondo le informazioni che arrivano dai quotidiani tedeschi, alcune casseforti in casa di Weber sono state scassinate e svuotate. Diverse persone erano presenti in casa al momento della rapina. Lo stesso Weber è rimasto ferito durante l’aggressione. “Ho un occhio nero, la polizia è qui a parlarmi. Mi sento malissimo. Sono completamente sotto choc”, ha raccontato l’83enne. Weber ha aggiunto che uno dei suoi conoscenti è riuscito a liberarsi dalle manette dopo un’ora e ad avvisare la polizia. Gli oggetti rubati e l’entità dei danni sono ancora oggetto di accertamento. Per oltre vent’anni Weber è stato il manager di Schumacher.Già negli anni ’80 aveva portato il giovane pilota nella sua scuderia di Formula 3 e lo aveva poi accompagnato verso i suoi più grandi successi, tra cui sette titoli mondiali. Con il ritorno di Schumacher in Formula 1 nel 2010, le loro strade si sono separate. Weber ha ceduto i suoi compiti all’ex consulente di Schumacher, Sabine Kehm. Solo poche settimane prima dell’aggressione è stato reso noto che l’ex manager voleva vendere la sua villa. L'articolo L’ex manager di Schumacher legato e rapinato nella sua villa: “Sono sotto choc, ho un occhio nero e la polizia è qui a parlarmi” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lo sfogo di Hamilton: “Ho bisogno di staccare, butterò il telefono nel cestino”
“Al momento non vedo l’ora che arrivi la pausa. Ho bisogno di staccare la spina, non parlare di Formula 1 con nessuno”. Così un deluso Lewis Hamilton dopo una difficile prima stagione alla guida della Ferrari, conclusa senza podi e con un rendimento decisamente deludente. “Nessuno potrà contattarmi quest’inverno. Non avrò il telefono con me e non vedo l’ora. Staccare completamente la spina”, le parole del campione britannico riportate dall’emittente britannica Sky Sports F1. Alla domanda se fosse mai stato senza telefono per un periodo simile, Hamilton ha risposto: “No, in genere l’ho sempre avuto a portata di mano. Ma questa volta finirà nel cestino…“. Una stagione complicatissima per la Ferrari, ma soprattutto per lui che, dopo 18 stagioni consecutive con almeno un podio, ha chiuso l’annata con zero piazzamenti dal terzo posto in su. Sesto nella classifica generale – dietro al campione del mondo Lando Norris,ma anche a Verstappen, Piastri, Russell e Leclerc – Hamilton ha finito come peggio non poteva la sua stagione in Formula 1, con tre eliminazioni consecutive nel Q1 delle qualifiche tra Las Vegas e Yas Marina (quattro, contando anche la Sprint di Losail). Una stagione deludente per la scuderia di Maranello, che sicuramente si aspettava qualcosa in più sia da Charles Leclerc che però ha collezionato sette podi in stagione (ma zero vittorie), ma soprattutto da Lewis Hamilton. Anche per questo, il pilota britannico non ha nascosto la sua voglia di staccare la spina in questa pausa invernale, con l’obiettivo poi di tornare in pista a fine gennaio, quando si svolgeranno i primi test verso il Mondiale 2026, che si preannuncia rivoluzionario dal punto di vista tecnico con i nuovi regolamenti. L'articolo Lo sfogo di Hamilton: “Ho bisogno di staccare, butterò il telefono nel cestino” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Formula 1, le pagelle della stagione: Verstappen come l’Olanda al Mondiale ’74, la Ferrari disastrosa (anche a parole)
Va in archivio una stagione 2025 bella e palpitante, che ha visto addirittura un triello finale per la conquista del titolo Piloti. Di seguito i nostri vostri al campionato appena chiusosi ad Abu Dhabi. 10 MAX VERSTAPPEN Il migliore, anche se non ha vinto. Come l’Olanda ai Mondiali di Calcio del 1974. Lotta contro una monoposto inizialmente in formato tronco, non si fa intossicare dai veleni del crepuscolo dell’era Horner, si aggrappa a tutto quello che può per limare il più possibile a un’auto dominante come la McLaren, ribaltando nel set up dei week-end di gara la sua RB21. A volte la Red Bull è talmente scarica a livello aerodinamico che, con un altro pilota al volante, volerebbe via. Esce da Zandvoort a 104 punti dal leader e si presenta ad Abu Dhabi con margine ridotto a 12, riaprendo a suon di vittorie un Mondiale monopolizzato dalla McLaren. Finisce a -2, conquistando quasi il 94% dei punti totalizzati dalla Red Bull, terza nel Costruttori. Fenomeno assoluto. 9 MCLAREN La MCL39 è stata una monoposto frutto di un progetto tecnico talmente ben pensato e integrato da risultare superiore a tutti i vuoti emersi nel team nel corso della stagione: la discontinuità manifesta di Lando Norris (voto 8) e Oscar Piastri (voto 7), ognuno con le proprie debolezze; le scelte strategiche non sempre ottimali; una politica interna delle Papaya Rules talvolta ai limiti dell’autosabotaggio. Ma il divario con le rivali, pur assottigliatosi nel finale quando sono stati interrotti gli sviluppi per concentrarsi sul 2026, ha garantito una rete di protezione efficace ad assorbire qualsiasi caduta. Risultato? Secondo titolo Costruttori consecutivo, e primo titolo Pilota dal 2008. Un successo, per il rapporto pilota/macchina, dal sapore Brawn GP. 8 ANDREA KIMI ANTONELLI Growing up in public, canterebbe Lou Reed. Il rookie più atteso non ha deluso le aspettative, correndo veloce, commettendo errori e risorgendo dagli stessi. In poche parole, crescendo e maturando in pista. Il primo podio in Canada è arrivato nel mezzo del black out europeo, dal quale è riemerso con prepotenza terminando in netto crescendo: secondo in Brasile, terzo a Las Vegas, con prestazioni a livello del compagno di squadra George Russell (voto 8). Uno che la Mercedes, però, la guida dal 2022. 7 MATTIA BINOTTO Punti Kick Sauber nel Costruttori 2024: 4. Punti nel 2025: 70. Non sufficienti, è vero, per andare oltre il nono posto, ma la classifica non rende giustizia a un’annata piena di cose importanti. Come il podio a Silverstone, il primo per la Sauber dal 2012, il primo per Nico Hulkenberg dopo 238 gare. Come il sesto posto in Ungheria di Gabriel Bortoleto, debuttante a cui sono stati forniti tutti gli strumenti per mostrare il proprio valore. Poche chiacchiere, tanto lavoro, lucidità operativa e una sana voglia di rivincita: Binotto a Hinwil ha fatto centro, in attesa dell’arrivo di Audi. 6 CARLOS SAINZ Inizio faticoso, difficile, a testimonianza di come anche i migliori manici abbiano la necessità di ambientarsi in un contesto nuovo. Ma quando si è presentata l’occasione, è stato lui a coglierla, con classe ed esperienza: terzo posto in Azerbaigian (podio che in Williams mancava da Baku 2017, non contando la farsa di Spa 2021), terzo in Qatar. Il compagno Alexander Albon ha raccolto più, ma i momenti clou per la scuderia di Grove, quinta forza nei Costruttori, sono stati tutti firmati dal Matador. 6 ISACK HADJAR Debutta in Australia finendo in testacoda nel giro di formazione, finisce in lacrime e Helmut Marko (voto 2 per la sistematicità con la quale butta ogni cosa in cagnara) lo deride. Un macigno che il pilota francese riesce trasformare in energia positiva, andando a punti con discreta regolarità fino a centrare un incredibile podio a Zandvoort. Dopo Antonelli, è lui il miglior rookie. Adesso, superato a pieni voti l’apprendistato in VCARB, lo attende il sedile di Yuki Tsunoda (voto 5) nel tritacarne Red Bull. Auguri. 5 LEWIS HAMILTON I fatti, nudi e crudi: l’unica volta che la Ferrari ha chiuso una gara stagionale davanti a tutti, nella Sprint race in Cina, al volante c’era lui; il suo compagno Charles Leclerc (voto 7) lo ha regolarmente bastonato in qualifica e in gara. I fuochi d’artificio del Castello Sforzesco sono svaniti tra le pieghe malinconiche di un rapporto con il team mai decollato, sommando una serie di errori individuali e collettivi tra i quali è difficile districarsi. Mai a podio, vanta anche il peggior rapporto tra investimento e risultato: stipendio alla mano, ogni suo punto è costato alla Ferrari 450mila dollari, contro i 180mila di Verstappen, i 150mila di Leclerc, gli 80mila di Norris, i 70mila di Russell, i 50mila di Piastri e i 30mila di Antonelli. 4 ALPINE Declino triste, suggellato dall’ultimo posto nei Costruttori e dall’addio della Renault alla produzione di power unit. Ma le brutte annate capitano a chiunque. Però, proprio nell’anno in cui Felipe Massa ha ottenuto il via libera per agire in giudizio contro la FIA per il crashgate del 2008, continuare a vedere al muretto il principale artefice di quella truffa, Flavio Briatore, rimane un fastidio per chiunque conservi una certa etica sportiva. Dove non arriva la giustizia (per un cavillo legale, non per innocenza dell’imputato – è bene ricordarlo), dovrebbe farlo il buon senso. 3 COMUNICAZIONE FERRARI Non è la prima annata sotto le aspettative vissuta a Maranello, anche se il lungo digiuno da titoli non giova alla serenità ambientale. In Ferrari però il vero disastro, quest’anno, è stato a livello comunicativo, tra le sparate di John Elkann e le analisi proposte da Fred Vasseur (la chicca? Il vento che ha mandato Leclerc nel muro a Baku). Un’autentica coppia di maestri del tua culpa: i piloti che parlano troppo, i giornalisti che speculano, Cardile – ora in Aston Martin – che ha progettato la macchina (chissà come mai, però, i meriti del bel finale Ferrari del 2024 se li era presi Vasseur). Supponenza a mille, autocritica a zero. 0 STEFANO DOMENICALI E MOHAMMED BEN SULAYEM Il primo si rimangia la promessa fatta di recuperare il GP di Imola saltato per l’alluvione mediante l’estensione di un anno del contratto con il circuito Enzo e Dino Ferrari, tolto invece dal calendario 2026. Il secondo si inventa un regolamento su misura per impedire altre candidature alle elezioni presidenziali FIFA in programma venerdì prossimo. Il peggio del Circus, per distacco. POSTILLA Non un voto ma un grande augurio a Carlo Vanzini. Può non piacere per i toni e la faziosità (specialmente per chi non tifa Ferrari), ma di fronte a una battaglia per la salute tutto scompare. La speranza è quella di continuare ad ascoltarlo ancora per lunghissimo tempo. Su i motori, Carlo. L'articolo Formula 1, le pagelle della stagione: Verstappen come l’Olanda al Mondiale ’74, la Ferrari disastrosa (anche a parole) proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Chi è Lando Norris, il pilota di una McLaren dominante che si ritrova campione del mondo | Il commento
Alla fine lo ha vinto lui, il pilota meno entusiasmante dei tre a essersi giocati questo Mondiale. Un titolo che per tre-quarti di campionato racconta più le crepe degli altri che la forza di Lando Norris, prima però (è doveroso ammetterlo) di una super conduzione di gara nell’ultima parte di Mondiale, precisamente dal GP di Singapore fino a Yas Marina, dove il britannico di Bristol ha fatto vedere una costanza fino a prima di Marina Bay mai vista. Un campionato che finirà negli albi d’oro, per una battaglia per carità bellissima, ma — come detto da Max Verstappen prima del Qatar — resa aperta fino in fondo più per gli errori dei piloti papaya che per il merito dell’olandese, che ne ha comunque tanti. Non un’impresa da fuoriclasse, insomma, considerando che Norris lo ha fatto su una vettura, la McLaren, mai raggiunta dalle rivali nella sua completezza, sebbene resta la maturità mostrata, anche nelle scelte di gara viste ad Abu Dhabi. Insomma Norris, pur raggiungendo lo scettro iridato sotto le luci di Yas Marina, resta il protagonista di una stagione storta, confusa, in cui il merito è sembrato sempre altrove: nell’ingombrante superiorità tecnica della vettura di Woking, nei cali inspiegabili dei rivali e, soprattutto, nella gestione politica di un team che più volte lo ha protetto nel confronto interno. Il punto critico dell’anno, quello che probabilmente ha orientato tutto, porta il nome di Oscar Piastri. Fino a Baku, l’australiano era il vero contendente al titolo in arancione: veloce, costante, incisivo. Poi il buio dal GP azero fino a Las Vegas, una flessione inevitabile che Lando Norris ha saputo sfruttare. Perché nonostante i risultati, il britannico fino a Singapore ha mostrato il solito limite: l’incapacità di essere continuo, quel saliscendi che ha fatto perdere punti e occasioni in serie nella prima parte di stagione. Errori banali, scelte discutibili, qualche gara buttata via quando una guida più matura avrebbe imposto ordine e lucidità. Eppure, anche nei momenti in cui Piastri era più efficace, la McLaren ha spesso scelto di non intervenire. A Suzuka, ad esempio, con Norris secondo e Piastri terzo, di ritorno con le gomme più fresche, non è arrivato nessun ordine nel finale di gara, vinta da Verstappen. Il messaggio è sembrato passare subito chiaro: coprire Norris aveva priorità rispetto a massimizzare il risultato. Situazione quasi speculare a Monza, dove Piastri ha ceduto la sua posizione proprio a Norris, dopo un pit-stop lento. Una mossa presa in giro dallo stesso Verstappen: “Io non lo avrei mai fatto”. Tre punti importantissimi, considerando che il duello Mondiale è stato vinto dal britannico sull’olandese di due punti. Oppure il sorpasso in Qatar nel finale per l’errore di Andrea Kimi Antonelli, valso proprio due lunghezze in più sul pilota della Red Bull. Dettagli? Non davvero, ma episodi che, messi in fila, disegnano una linea precisa. Norris è sembrato il pilota su cui il team ha deciso di puntare anche quando la pista, semplicemente, raccontava altro. Il paradosso è che lo stesso Lando Norris, nel 2024, aveva beneficiato della situazione inversa: si era preso a suo favore l’ordine di scuderia nei confronti di Piastri, che gli ha coperto le spalle nel finale di Mondiale nonostante il britannico commettesse errori a non finire, soprattutto in partenza. Più che un titolo conquistato, dunque, sembra quasi un titolo trovato. Eppure, dietro questa stagione piena di incognite, c’è sempre il ragazzo che è stato. Quello cresciuto tra padre Adam, manager di successo, e la madre belga Cisca Wauman. Curiosità: la stessa nazionalità della mamma di Max Verstappen,Sophie Kumpen. Quello con due cittadinanze, due mondi, e un’infanzia passata tra kart e sogni a due ruote. Perché prima dei kart, prima di tutto, c’erano le moto, e soprattutto Valentino Rossi: il suo idolo assoluto, a cui Lando Norris ha dedicato persino un casco dalle fantasie gialle, verdi e nere. Una passione vera, sincera, che però sul piano della personalità non ha mai trovato un equivalente in pista: Norris resta un pilota talentuoso, ma non travolgente, veloce ma non magnetico. Intanto, però, ha zittito tutti e si è preso un titolo che tanti sognano, come vorrebbe da anni Charles Leclerc, un altro che potrebbe lottare per un Mondiale ma che non ha mai avuto un’auto in grado di arrivare fino in fondo al campionato. La vita fuori dai circuiti di Lando Norris è quella di un ragazzo moderno: la relazione con Margarida Corceiro ufficializzata nel 2025, la residenza a Montecarlo, le ore passate sul sim racing tra stream, beneficenza e critiche. E poi gli allenamenti durissimi, il padel, i golf club frequentati anche con Carlos Sainz, e qualche peccato di gola con gli hamburger post-gara. Tutto vero, tutto legittimo. Ma alla fine, quando i conti si fanno, resta l’impressione netta: Norris ha vinto un Mondiale che non ha mai realmente dominato, ed è difficile raccontarlo come il simbolo di una stagione memorabile. Bravo lui, certo, come ottimo è stato nell’esperienza che ha messo pure ad Abu Dhabi, quando si è trattato di gestire su Charles Leclerc o di superare quattro piloti più davanti a lui dopo il primo pit, ma la sensazione resta quella di non essere il campione più convincente, per lo meno non così, non quest’anno. L'articolo Chi è Lando Norris, il pilota di una McLaren dominante che si ritrova campione del mondo | Il commento proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lando Norris è campione del mondo di Formula 1: McLaren in estasi, Verstappen vince ad Abu Dhabi ma non basta
Lando Norris è il nuovo campione del mondo della Formula 1. Il britannico riesce nell’impresa di riportare alla McLaren il titolo Piloti, al termine di una stagione dominata dalle vetture Papaya, se non fosse per gli inciampi degli ultimi mesi che avevano permesso la rimonta di Max Verstappen. L’olandese ha vinto anche l’ultima gara ad Abu Dhabi, ma dopo quattro stagioni deve abdicare: a Norris bastava il podio, è arrivato terzo al traguardo e ora è lui il nuovo campione iridato. Secondo al traguardo il suo compagno di squadra Oscar Piastri, che chiude terzo nella classifica Mondiale. A breve l’articolo completo L'articolo Lando Norris è campione del mondo di Formula 1: McLaren in estasi, Verstappen vince ad Abu Dhabi ma non basta proviene da Il Fatto Quotidiano.
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F1, Gp Abu Dhabi: Verstappen si prende l’ultima pole e sogna ancora il Mondiale | La griglia di partenza
L’ultima pole position della stagione se la prende Max Verstappen. Il campione olandese vuole ancora provare l’impresa e farà di tutto per completare una storica rimonta nel Gp di Abu Dhabi, atto finale del campionato di Formula 1. Il Mondiale però è nelle mani di Lando Norris, secondo nelle qualifiche con la sua McLaren davanti al compagno di squadra Oscar Piastri. Al britannico basta non rischiare al via e chiudere sul podio per vincere il titolo. Verstappen scatta dalla pole e deve solo pensare a vincere. Teoricamente in lotta c’è anche Piastri, che a questo punto però deve sperare in una rocambolesca vittoria che metta fuori gioco gli altri due rivali (qui tutte le combinazioni). Verstappen si è preso la pole grazie a un grande giro e a un ottimo lavoro di squadra in casa Red Bull, con il compagno Yuki Tsunoda che gli ha concesso la scia con un tempismo perfetto. Le due McLaren però non hanno sbagliato e sono lì alle spalle. Dietro di loro l’unica insidia potrebbe essere George Russell, che ha messo la sua Mercedes in quarta posizione. Charles Leclerc è quinto e salva una Ferrari che però anche sul circuito di Yas Marina non pare all’altezza nemmeno del podio. Lo dimostra la prestazione di Lewis Hamilton, eliminato già in Q1: prestazione simbolo di un’annata da dimenticare in fretta. Esce deluso dalle qualifiche anche Kimi Antonelli, solo 14esimo. Meritano una menzione invece il veterano Alonso e il giovane Bortoleto, rispettivamente sesto e settimo con l’Aston Martin e la Sauber. LA GRIGLIA DI PARTENZA DEL GP DI ABU DHABI 2025 1. Max Verstappen (Red Bull) 2. Lando Norris (McLaren) 3. Oscar Piastri (McLaren) 4. George Russell (Mercedes) 5. Charles Leclerc (Ferrari) 6. Fernando Alonso (Aston Martin) 7. Gabriel Bortoleto (Suaber) 8. Esteban Ocon (Haas) 9. Isack Hadjar (Racing Bulls) 10. Yuki Tsunoda (Red Bull) 11. Oliver Bearman (Haas) 12. Carlos Sainz (Williams) 13. Liam Lawson (Racing Bulls) 14. Andrea Kimi Antonelli (Mercedes) 15. Lance Stroll (Aston Martin) 16. Lewis Hamilton (Ferrari) 17. Alexander Albon (Williams) 18. Nico Hülkenberg (Sauber) 19. Pierre Gasly (Alpine) 20. Franco Colapinto (Alpine) L'articolo F1, Gp Abu Dhabi: Verstappen si prende l’ultima pole e sogna ancora il Mondiale | La griglia di partenza proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Carlo Vanzini ha un tumore: “Mia sorella è morta per la stessa malattia. Ho imparato ad ascoltarmi”. A gennaio l’operazione
In un’intervista pubblicata oggi sul Corriere, il telecronista di Formula 1 per Sky Carlo Vanzini, 54 anni, ha rivelato che lo scorso 18 giugno ha scoperto di avere un tumore al pancreas. Da allora, il commentatore sportivo ha fatto dieci sedute di chemioterapia e a gennaio dovrà operarsi. La scoperta è avvenuta grazie al collega Davide Camicioli, che aveva pubblicato un post insieme al dottor Riccardo Ceccarelli al centro medico Formula Medicine di Viareggio: il medico ha invitato Vanzini a recarsi lì per un controllo. Dopo l’ecografia addominale, viene trovata una lesione e la moglie Cristina Fantoni, giornalista di La7, prenota una tac e una visita chirurgica a Verona. “Mia sorella è morta al San Raffaele, per la stessa malattia. Psicologicamente, preferivo farmi vedere altrove”, racconta Vanzini alla giornalista Elvira Serra. La chemio, invece, l’ha fatta a Roma, dove Carlo Vanzini e la sua famiglia vivono. La rivelazione della malattia ai figli è arrivata a luglio, dopo una vacanza. Ai genitori la notizia è stata comunicata due mesi dopo: “Mi ha addolorato vedere mia madre appassire come un fiore mentre mi ascoltava, ma si è subito ripresa e ci siamo focalizzati sull’intervento: se si può fare, il tumore si può togliere”. Oltre che telecronista, Carlo Vanzini è maestro e allenatore federale di sci, oltre che atleta delle Fiamme Oro per aver vinto una Coppa Italia nella disciplina dello sci alpino. “Ora ho imparato ad ascoltarmi, a sentire la stanchezza, le dita delle mani e dei piedi diverse dopo la chemio, le gambe che fanno giacomo giacomo”. La rivelazione è arrivata perché sui social stava cominciando a far discutere il suo cambiamento fisico dovuto alla chemio, e anche per i messaggi che molte persone hanno scritto ai figli di Vanzini. “Alcuni conoscenti hanno creduto senza battere ciglio alla mia storia di un cambio di look”. Durante tutta l’intervista, il pensiero di Vanzini va alla sua famiglia: il sostegno da parte della moglie, il concerto di Alfa visto insieme a sua figlia, l’albero di Natale che quest’anno ha un peso diverso. “È come se ora il mio tempo fosse più intenso, non mi va di farlo scivolare via”. L’intervista completa sul Corriere di oggi. L'articolo Carlo Vanzini ha un tumore: “Mia sorella è morta per la stessa malattia. Ho imparato ad ascoltarmi”. A gennaio l’operazione proviene da Il Fatto Quotidiano.
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F1, il weekend decisivo è già infuocato. Lite tra Norris e Verstappen nelle seconde libere: “Rischiamo l’incidente”
È ancora venerdì, ma il weekend (l’ultimo) di Formula 1 ad Abu Dhabi decisivo per il titolo di campione è già infuocato. Perché a giocarselo saranno in tre: Lando Norris, Max Verstappen e Oscar Piastri. E tra i primi due c’è già stato qualche screzio durante le seconde prove libere del venerdì. In entrambe le sessioni – sia quella mattutina che la seconda pomeridiana – il più veloce è stato il pilota britannico della McLaren, seguito dall’olandese su Red Bull. Ma i due hanno avuto una breve lite via radio all’inizio delle seconde prove libere a Marina Bay. La polemica è nata dopo che mentre Norris e Verstappen giravano in pista, sono arrivati quasi a contatto. A quel punto il britannico – via radio – ha urlato: “Rischiamo l’incidente” proprio al rivale olandese. Non è però stata aperta nessuna investigazione nei confronti di Max Verstappen. Dinamiche normali di pista, ma che testimoniano quanto il clima sia teso in quella che è la gara decisiva per il titolo. Il favorito è Lando Norris. Il pilota della McLaren ha 408 punti in classifica, inseguono Max Verstappen su Red Bull a 396 (12 in meno) e Oscar Piastri a 392 punti (16 in meno). Sarà decisiva quindi l’ultima gara a Marina Bay. Al momento sembra più veloce la McLaren di Norris, che ha chiuso al primo posto entrambe le sessioni di prove libere, mentre Piastri (undicesimo) è più in difficoltà. Ma Verstappen è dietro, a pochi decimi e tra sabato e domenica ha dimostrato di saper e poter fare miracoli. È ciò che temono in casa McLaren. Ancora male la Ferrari: ottavo Leclerc, quattordicesimo Hamilton. FORMULA 1, I TEMPI DELLE PROVE LIBERE 2 1. Lando Norris McLaren 1:23.083 2. Max Verstappen Red Bull Racing +0.363 3. George Russell Mercedes +0.379 4. Oliver Bearman Haas F1 Team +0.418 5. Nico Hulkenberg Kick Sauber +0.467 6. Gabriel Bortoleto Kick Sauber +0.487 7. Isack Hadjar Racing Bulls +0.574 8. Charles Leclerc Ferrari +0.575 9. Fernando Alonso Aston Martin +0.625 10. Kimi Antonelli Mercedes +0.667 11. Oscar Piastri McLaren +0.680 12. Lance Stroll Aston Martin +0.749 13. Carlos Sainz Williams +0.789 14. Lewis Hamilton Ferrari +0.856 15. Alexander Albon Williams +0.867 16. Esteban Ocon Haas F1 Team +0.875 17. Yuki Tsunoda Red Bull Racing +1.220 18. Liam Lawson Racing Bulls +1.391 19. Franco Colapinto Alpine +1.688 20. Pierre Gasly Alpine +1.880 L'articolo F1, il weekend decisivo è già infuocato. Lite tra Norris e Verstappen nelle seconde libere: “Rischiamo l’incidente” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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