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“Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Ho 29 anni e sono nato il 24 agosto 1996, ma nessuno ci crede”: lo sfogo di Minala
“I test dicono che sono nato nel 1996. Anzi, hanno attestato che dimostro persino un anno in meno. Sa quante volte ho sentito dire ‘questo ha 40 anni, come può giocare?’. L’80% delle persone mi ha giudicato male”. A distanza di più di 10 anni dallo scandalo sull’età, Joseph Minala non riesce a darsi pace. L’ex centrocampista della Lazio – accusato di aver molti più anni dei 17 dell’epoca – ha parlato a La Gazzetta dello Sport. Ma sull’età ci torneremo. Minala arrivò in Italia da giovanissimo, a 15 anni. Fu notato in un torneo, gli fu promesso un provino. “I miei fecero di tutto per pagarmi il biglietto. Partii dal Camerun, poi andai in Libia e arrivai a Fiumicino. Da lì, presi un treno per la stazione Termini, a Roma. Quella persona mi aveva dato un telefono per chiamarlo appena arrivato. Non l’ho più visto, né sentito“. Da solo, in stazione, da giovanissimo e senza nulla in mano, in un paese lontanissimo dal suo Camerun e con una lingua diversa. “Sì. Rimasi ore e ore alla stazione da solo. Avevo fame, sete, sonno, neanche un soldo. Mi resi conto in fretta della truffa, così andai alla polizia per spiegare tutto. Mi spiegarono che il telefono era senza scheda. Non avendo mai avuto un telefonino non potevo saperlo”. Cominciò a fare dei lavoretti: pizzaiolo, pulizie, giardiniere. Lo fece per continuare a vivere in Italia e continuare a coltivare il sogno di fare il calciatore. Cominciò in un campionato provinciale con una squadra del posto, poi con la Vigor Perconti e infine arrivò alla Lazio. Nell’aprile 2014 esordì in Serie A con la maglia biancoceleste contro la Sampdoria: l’inizio di un sogno poi diventato incubo. “Ha 42 anni”: la voce di un sito senegalese si sparse in pochissimo tempo e da lì la sua carriera fu un continuo declino. “Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Il bello è che non ero uno sconosciuto. Dominavo il campionato Primavera. Tre giorni dopo l’esordio vinsi la Coppa Italia di categoria segnando un gol in finale contro la Fiorentina. Qualche mese prima avevo vinto il torneo delle regioni in Sardegna. Fu un attacco mirato, ma ho una mia idea”. Perché Minala sa a chi addossare le colpe del polverone sull’età che lo colpì nei mesi successivi all’esordio in Serie A: “La voce fu messa in giro da qualcuno che prima teneva a me, che mi seguiva. In Senegal, un sito poi oscurato, inventò la notizia secondo cui avessi 42 anni. La gente iniziò a fare fotomontaggi, a prendermi in giro. Nessuno lo sa, ma in quel periodo fui anche minacciato e ricattato da persone che mi avevano aiutato, di cui mi fidavo. Io ero solo e indifeso, nessuno mi ha protetto”. Poi lo sfogo finale: “Ho 29 anni e sono nato il 24 agosto 1996: come mai nessuno ci crede?”. L'articolo “Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Ho 29 anni e sono nato il 24 agosto 1996, ma nessuno ci crede”: lo sfogo di Minala proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Tentata estorsione e minacce a Lotito per fargli cedere la Lazio: 5 indagati, sequestri e perquisizioni
Minacciavano sui social, al telefono e via mail Claudio Lotito per costringerlo a vendere la Lazio. Per questo motivo sono state eseguite cinque perquisizioni nei confronti di cinque persone indagate per tentata estorsione e manipolazione del mercato a danno del presidente della Lazio. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma, secondo quanto riferito dall’’Adnkronos, hanno sequestrato diversi dispositivi, tra cui tablet, computer e telefoni agli indagati, sia a casa che negli uffici. I pm della Capitale che hanno avviato l’inchiesta dopo le denunce presentate da Lotito. In particolare, ai cinque indagati viene contestato in concorso di aver, con reiterati atti di minaccia tramite social, mail e telefonate anonime al presidente della Lazio, compiuto atti per costringere Lotito a cedere il capitale della società. Inoltre, per l’ipotesi di reato di manipolazione del mercato, ai cinque si contesta di aver, insieme ad altre persone non ancora identificate, diffuso attraverso social e tramite una testata online, notizie false relative a un’imminente cessione del pacchetto di controllo da parte di Lotito, dello stato di quasi fallimento della società e anche dell’intenzione, sempre non veritiera, di far retrocedere la Lazio. Notizie diffuse per alterare il valore delle azioni della società biancoceleste, che è quotata in Borsa. Il materiale sequestrato verrà ora analizzato anche per capire se c’è una “regia”. Uno degli indagati avrebbe anche commissionato lo striscione “Lotito libera la Lazio” appeso ad un aereo che la scorsa estate ha sorvolato il centro sportivo di Formello. L'articolo Tentata estorsione e minacce a Lotito per fargli cedere la Lazio: 5 indagati, sequestri e perquisizioni proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lazio-Milan, Milinkovic-Savic esulta tra i tifosi e Sarri ammette: “Lui e Luis Alberto ci farebbero comodo, ma ormai sono abituati ad altre cifre”
La Lazio batte il Milan agli ottavi di Coppa Italia per 1-0 grazie al gol di Mattia Zaccagni, lo elimina dalla Coppa Italia e riscatta la sconfitta di domenica scorsa proprio contro i rossoneri. Una partita che i biancocelesti hanno vinto sotto gli occhi di Sergej Milinkovic-Savic, calciatore che ha giocato con la Lazio tra il 2015 e il 2023, lasciando un gran ricordo tra i tifosi. Motivo per cui la curva della Lazio lo ha accolto con uno striscione emblematico: “In mezzo a noi perché uno di noi. Bentornato Sergej!”. Milinkovic-Savic – oggi in forza all’Al Hilal di Simone Inzaghi – è stato accolto dai tifosi tra cori e striscioni, ma soprattutto ha seguito la partita proprio insieme a loro come testimoniano i tantissimi video apparsi sui social. Tra questi anche un video negli attimi immediatamente dopo il gol di Zaccagni, con l’Olimpico che è esploso di gioia e Milinkovic-Savic si è lasciato andare a un’esultanza sfrenata per la sua ex squadra. Una serata magica per la Lazio e per il centrocampista, che è rimasto nel cuore dei tifosi biancocelesti. Sabato a San Siro c’era Luis Alberto, dopo qualche giorno è arrivato anche Sergej Milinkovic-Savic. E Sarri ha commentato così in conferenza stampa: “Milinkovic e Luis Alberto? Penso si stiano abituando a stipendi che qui non prendono, felice che sono rimasti legati a questi colori. Ho visto l’esultanza di Sergio al gol, sembra che faccia ancora parte del gruppo. Hanno situazioni economiche difficilmente proponibili”. Ma se dovesse fare un pensierino a riprenderli, Sarri non saprebbe chi scegliere: “Uno ha qualità tecnica e numero di assist, l’altro negli ultimi anni ha sempre fatto doppia cifra. Ci farebbero comodo entrambi”, ha dichiarato il tecnico biancoceleste. L'articolo Lazio-Milan, Milinkovic-Savic esulta tra i tifosi e Sarri ammette: “Lui e Luis Alberto ci farebbero comodo, ma ormai sono abituati ad altre cifre” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Spostiamo le postazioni var lontane dalle panchine, così l’arbitro decide in tranquillità”: la proposta di Maurizio Sarri
“Mi viene in mente un suggerimento: mettiamo le postazioni Var dalla parte opposta delle panchine. L’arbitro deve prendere delle decisioni in una tranquillità diversa da quella che ho visto”. La proposta arriva da Maurizio Sarri – allenatore della Lazio – a Sport Mediaset. Il riferimento è ovviamente al rigore richiesto dalla squadra biancoceleste nel finale della gara di campionato con il Milan. L’allenatore della Lazio però non vuole sentire parlare di vendette. “Rivalsa? Noi dobbiamo giocare per i nostri obiettivi, di tutto abbiamo bisogno meno che di una partita nervosa”. In una delle ultime azioni della sfida tra Milan e Lazio – con i rossoneri in vantaggio per 1-0 per il gol di Rafael Leao – su un cross in area, infatti, il difensore della Lazio Alessio Romagnoli calcia al volo con il piattone di sinistro, ma Pavlovic – di spalle – devia con il gomito. L’arbitro Collu assegna un calcio d’angolo, ma viene richiamato dal var Di Bello (che adesso sarà fermato per un turno prima di ripartire dalla Serie B) dopo un check da Lissone. Una situazione che – tra on field review e dialogo tra var e arbitro – dura tantissimo, oltre sei minuti (con anche pressioni dietro da parte dei membri delle due panchine), e che poi porta Collu all’annuncio a centrocampo: Pavlovic commette fallo di mano, ma prima subisce fallo da Marusic. Quindi si riparte con un calcio di punizione in favore del club rossonero. Decisione non condivisa dal designatore arbitrale Gianluca Rocchi, che ha sentenziato: la decisione corretta sarebbe stata ripartire con un calcio d’angolo. Adesso la Lazio riaffronterà il Milan in Coppa Italia giovedì, ma Maurizio Sarri non ha dubbi. “Se facciamo per 90 minuti quello che abbiamo fatto nel primo tempo va benissimo, non possiamo pensare di azzerare la pericolosità del Milan, un avversario che può farti gol in tanti modi. La Coppa Italia? Come sapete è una formula che non mi piace, giocheremo turno per turno senza fare progetti a lungo periodo”, ha proseguito Sarri che ha poi parlato del mercato. “Bisognerà vedere se a gennaio sarà a zero, se sarà libero, se proprio ci sarà un mercato. Per noi sarà decisivo quello di giugno. Ho detto quello che secondo me può mancare a livello di ruoli e di qualità, poi individuare i nomi è compito della società”, ha concluso Sarri. L'articolo “Spostiamo le postazioni var lontane dalle panchine, così l’arbitro decide in tranquillità”: la proposta di Maurizio Sarri proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Lazio, è già polemica sul nuovo falconiere Giacomo Garruto. Sui social scriveva: “Quanto manchi all’Italia, Benito”
La nuova aquila della Lazio deve ancora volare per la prima volta sopra l’Olimpico, ma è bastato un annuncio social per scatenare le polemiche. Prima Juan Bernabé ha accusato la Lazio di aver usato le foto e i video di Olimpia e non della nuova aquila. Adesso sui social in tanti hanno già attaccato Giacomo Garruto, nuovo falconiere della Lazio. La polemica principale è legata ad alcuni post Facebook del falconiere risalenti a diversi anni fa. A far discutere è uno in particolare, dove inneggiava al fascismo e a Benito Mussolini: “Siete delle mer*e. Quanto manchi all’Italia, Benito mio“, scriveva Garruto nel 2013. Per la seconda volta – era già accaduto con Bernabé – i social mettono sotto accusa il falconiere della Lazio e la società biancoceleste stessa, “colpevole” di non essersi nemmeno tutelata in tal senso. Juan Bernabè infatti, l’ultimo falconiere della Lazio, è stato licenziato – anche se per mesi si è rinchiuso a Formello – proprio per alcuni post e video in cui mostrava la sua protesi al pene dopo l’intervento. Peraltro anche lo stesso Bernabé negli anni scorsi era stato accusato per la sua inclinazione positiva nei confronti di Mussolini, per un saluto romano mostrato allo stadio durante una partita della Lazio. Per quanto riguarda Garruto, ad “aggravare” ulteriormente la situazione ci sarebbe la fede milanista del falconiere, che sempre in un vecchio post Facebook ripescato in questi giorni, scriveva anche “Lazio me*da”. Insomma, l’aquila non ha ancora un nome e non è ancora volata sull’Olimpico, ma per il nuovo falconiere la strada è già in salita. E i social, ancora una volta, non perdonano. LA POLEMICA DI BERNABÉ Dopo il licenziamento del falconiere Juan Bernabé per le foto pubblicate online dopo l’intervento di protesi penina, che ha portato a interrompere i voli di Olimpia, il club biancoceleste ha infatti pubblicato sui social una foto di un’altra aquila reale, accompagnata dalla scritta: “Presentiamo la nuova aquila”. Ma per Bernabé il rapace riprodotto sarebbe la stessa Olimpia. “L’aquila che appare in tutte le foto relative alla nuova aquila è Olimpia – scrive il falconiere su Instagram – Le cose stanno andando di male in peggio, come chi vi sta prendendo in giro. Non è che sembra Olimpia, è Olimpia“. Secondo l’ex falconiere biancoceleste, l’aquila che si vede nei post social biancazzurri è sempre la stessa e non una differente. L'articolo Lazio, è già polemica sul nuovo falconiere Giacomo Garruto. Sui social scriveva: “Quanto manchi all’Italia, Benito” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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La Lazio presenta la nuova aquila, ma l’ex falconiere attacca sui social: “Quella è sempre la solita Olimpia”
La Lazio ha una nuova aquila. La società biancoceleste – a distanza di mesi dal licenziamento di Juan Bernabé e quindi dell’addio di Olimpia – ha ufficializzato sui social una nuova aquila che volerà all’Olimpico prima delle partite del club biancoceleste. Il primo volo arriverà però nel 2026: serviranno settimane per permettere al nuovo falconiere di addestrare l’animale all’usuale giro di campo durante le partite casalinghe della squadra di Lotito. Torna l’aquila, ma torna anche la polemica. Dopo il licenziamento del falconiere Juan Bernabé per le foto pubblicate online dopo l’intervento di protesi penina, che ha portato a interrompere i voli di Olimpia, il club biancoceleste ha pubblicato sui social una foto di un’altra aquila reale, accompagnata dalla scritta: “Presentiamo la nuova aquila”. Ma per Bernabé il rapace riprodotto sarebbe la stessa Olimpia. “L’aquila che appare in tutte le foto relative alla nuova aquila è Olimpia – scrive il falconiere su Instagram – Le cose stanno andando di male in peggio, come chi vi sta prendendo in giro. Non è che sembra Olimpia, è Olimpia“. Secondo l’ex falconiere biancoceleste, l’aquila che si vede nei post social biancazzurri è sempre la stessa e non una differente. Intanto il club biancoceleste però si prepara a ri-accogliere il rapace all’Olimpico: Aquila che però ancora non ha un nome: a sceglierlo saranno i tifosi tramite un concorso che verrà effettuato dalla stessa Lazio, come già accaduto nel 2010. In quella circostanza i tre nomi più votati, oltre ovviamente a Olimpia, furono Libera, Vittoria e Skeggia. L'articolo La Lazio presenta la nuova aquila, ma l’ex falconiere attacca sui social: “Quella è sempre la solita Olimpia” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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