Dopo otto giorni di mobilitazione, i lavoratori del magazzino AFS-BRT di Madonna
dell’Acqua, in provincia di Pisa, hanno ottenuto un accordo con l’azienda.
L’annuncio è arrivato dal sindaco di San Giuliano Terme, Matteo Cecchelli, che
fin dall’inizio della protesta ha svolto un ruolo di mediazione tra le parti:
“Un risultato significativo che permette a tutte le persone coinvolte di tornare
al lavoro”, ha dichiarato il primo cittadino alla stampa locale, impegnandosi a
“fare da garante per l’applicazione concreta di quanto concordato”.
Lo sciopero, proclamato dal sindacato MULTI con l’adesione del 100% dei
magazzinieri e di molti autisti, era nato per denunciare condizioni di lavoro
che i dipendenti definivano inaccettabili. Secondo quanto riportato dai
manifestanti, l’azienda non riconoscerebbe le ore effettive di lavoro:
“Contratti di due ore che diventano giornate da sei o sette, con il resto pagato
come straordinario”, si legge in un comunicato. Una forma di sfruttamento che
lasciava i lavoratori nell’incertezza: “Non sai mai quanto guadagnerai e se ti
ammali non lavori e non prendi nulla”. Ma le rivendicazioni non si fermavano
alle irregolarità contrattuali. I dipendenti denunciavano anche gravi problemi
di sicurezza all’interno del magazzino, dove sarebbero presenti “fili elettrici
scoperti, con infiltrazioni d’acqua quando piove”.
A questo si aggiungevano accuse di “violenza verbale, discriminazione e
razzismo”, soprattutto nei confronti dei lavoratori migranti. Secondo la
consigliera comunale Giulia Contini di Diritti in Comune, presente al presidio,
“l’azienda risponde soltanto ‘se non ti piace, cambia lavoro’, come se chi
lavora fosse sostituibile da chi ha più fame”. La risposta dell’azienda alla
mobilitazione è stata immediata e dura: lo stesso giorno dell’inizio dello
sciopero, AFS ha inviato “contestazioni disciplinari a otto lavoratori che
avevano denunciato la mancanza di sicurezza nel magazzino, e con la sospensione
dal lavoro del nostro delegato sindacale”, come denunciato dai lavoratori
stessi. Il 21 novembre, al presidio è arrivata la Polizia. Secondo il sindacato
MULTI, l’intervento sarebbe stato richiesto dal privato con l’intento di
“sostituire i lavoratori per far passare le merci nonostante lo sciopero”.
Un episodio che Diritti in Comune ha definito “fatto gravissimo, inaudito ed
ingiustificabile”, denunciando come “decidere di inviare un reparto della celere
contro un picchetto di operai in sciopero è qualcosa di nuovo e preoccupante
nella nostra città”. Il giorno precedente, un incontro in Prefettura tra le
parti si era concluso con un nulla di fatto. Domenica 23 novembre era stata
indetta un’assemblea pubblica al presidio. L’azienda, da parte sua, aveva
respinto tutte le accuse, definendole diffamatorie e annunciando querele. Ma la
mobilitazione dei lavoratori ha avuto eco anche a livello istituzionale. Dopo un
incontro tra il sindaco, i lavoratori in sciopero e i rappresentanti
dell’azienda è stato annunciato l’accordo.
La vicenda solleva però interrogativi più ampi sul sistema degli appalti nella
logistica. Come hanno sottolineato Diritti in Comune e Rifondazione Comunista,
che hanno portato il tema in Consiglio comunale. I lavoratori in sciopero, nella
loro dichiarazione pubblica, hanno ricostruito la propria battaglia: “Da molti
anni lavoriamo in appalto per la multinazionale BRT, sia in magazzino sia su
strada come autisti”. Un riferimento particolare è andato al passato di BRT,
“per anni sotto amministrazione giudiziaria per caporalato e frode”. Con il
piano Galileo, l’azienda “aveva promesso di stabilizzare i dipendenti e risanare
gli appalti”. La lotta di Madonna dell’Acqua si inserisce proprio in questo
quadro di richiesta di applicazione concreta di quegli impegni.
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sciopero per contratti e condizioni di lavoro: “Trovato l’accordo” proviene da
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Sarebbe stato impossibile oggi fare quel gol: una decina di metri palla al piede
sulla trequarti avversaria, lento e indisturbato, con un bel destro però che si
infila alle spalle del portiere. Il Pisa vincerà 4 a 1 quella gara di
quarant’anni fa contro il Como, con il terzo gol in quella stagione di Wim
Kieft, centravanti olandese, intuizione di Romeo Anconetani, non la più felice
probabilmente. Nato il 12 novembre del 1962 ad Amsterdam Willem Corneliis
Nicolaas Kieft, detto semplicemente Wim cresce nell’Indische Buurt, quartiere
popolare nell’area orientale di Amsterdam, figlio di un operaio edile, in una
famiglia umile ma unita. Wim trascorre l’infanzia a giocare dove può, nei campi
e nelle piazze, finché entra nelle giovanili dell’Ajax di Cruijff, col papà che
quando va a vederlo giocare si siede dietro la porta. Ne vedrà pochi
inizialmente di gol papà Kieft: alto, muscoloso e non troppo tecnico Wim partirà
come difensore, salvo poi venir spostato centravanti cominciando anche a far
gol.
Gli piace far gol, anche se forse soffre ciò che il gol porta: aspettativa. Ne
farebbe volentieri a meno, continuando a giocare come nelle piazze di Amsterdam,
tanto che quando va agli allenamenti mentre i compagni si pavoneggiano lui
nasconde il logo dell’Ajax, per evitare che la gente gliene chieda conto. Di
fatto però i gol di Kieft “pesano”, tanto che a 17 anni diventa titolare, a 19
vince addirittura la Scarpa d’Oro con 32 gol nel campionato olandese. Anche
Joahn Cruijff spende parole al miele per Wim, tanto che il mercato lo considera
un oggetto del desiderio: lo vorrebbe il Real Madrid, ma negli anni ’80 il
fascino della Serie A è superiore, e di gran lunga, a qualsiasi altra cosa. Se
lo accaparra il Pisa dopo un mezzo giallo: quando sembra tutto fatto il
vicepresidente dell’Ajax rilascia un’intervista in cui assicura che Kieft non si
muoverà da Amsterdam, ma il presidentissimo Anconetani non è tipo da lasciarsi
prendere per la gola e assicura: “Domani sarà in città”.
Così è, con bagno di folla dei tifosi che sognano anche in virtù delle parole di
Cruijff, firma e ritorno in vacanza per l’attaccante olandese. L’inizio in campo
è promettente, con quattro gol segnati in Coppa Italia, ma in campionato stenta,
come il resto della squadra, guadagnandosi vista la sua scarsa mobilità in campo
l’appellativo di “Pennellone”. Il campionato si chiude con 3 gol di Kieft e col
Pisa in B, ma il presidente Anconetani non demorde e scommette ancora sul suo
centravanti, facendo bene: alla corte di Simoni segnerà 15 gol, contribuendo a
riportare i nerazzurri in Serie A. Più maturo e ormai ambientatosi in Toscana
Wim nella sua terza stagione fa meglio: 6 gol in Coppa Italia, 7 in campionato
uno in finale di Mitropa Cup, torneo che i nerazzurri si aggiudicheranno, ma
anche in questo caso la squadra retrocederà. Passerà al Torino di Radice,
facendo molto bene: tre gol nel girone di Coppa Italia che garantiranno la
qualificazione alla fase successiva ai granata, cinque gol nei primi due turni
di Coppa Uefa, contro Nantes e Raba Eto, cinque gol nelle prime giornate di
campionato…salvo poi infortunarsi gravemente, restando a lungo fuori, perdendo
la forma e ritrovandola solo a fine campionato quando segnerà altri tre gol.
Fu allora che per Wim cominciarono anche problemi di dipendenze, da alcol e
cocaina. Tornerà al Psv, vincendo la Coppa dei Campioni e un nuovo titolo di
Capocannoniere, vincendo anche l’Europeo dell’88, permettendo all’Olanda di
qualificarsi alla fase successiva con un gol all’Eire nell’ultima gara del
girone a 8 minuti dalla fine, quando lo zero a zero avrebbe qualificato
l’Irlanda. A carriera chiusa Wim farà i conti coi suoi demoni, mettendo a serio
rischio la sua salute, uscendone quando sarà chiamato dall’amico Fred Rutten a
collaborare nel Psv. È tornato a Pisa negli ultimi anni, apprezzando i tifosi a
cui non interessava sapere dei suoi problemi, ma solo ricordare i gol. Pisa lo
ha aspettato, lo ha fischiato, lo ha applaudito. E alla fine lo ha adottato.
Perché nel “Pennellone” c’era più dell’attaccante venuto dall’Olanda: c’era
l’uomo vero, fragile e testardo, capace di sbagliare e di rialzarsi. Come la sua
squadra.
L'articolo Ti ricordi… Wim Kieft e i suoi demoni nel Pisa romantico di Romeo
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