Si è impiccato nel bagno del suo ufficio dentro il carcere di Cremona. Si è
suicidato così un educatore giuridico-pedagogico, lunedì pomeriggio. Si tratta
del quarto caso di operatori penitenziari che si sono tolti la vita da inizio
anno: due erano appartenenti alla Polizia penitenziaria e due impiegati delle
funzioni centrali. A loro si aggiungono ben 71 detenuti in case circondariali e
uno in una Rems: “Numeri spaventosi, che restituiscono lo spaccato di carceri in
profondissima e perdurante emergenza e che, anche a dispetto del motto della
Polizia penitenziaria ‘Despondere spem munus nostrum’, alla stregua dell’inferno
dantesco, tolgono ogni speranza a chi vi è ristretto e a chi vi lavora”,
denuncia il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De
Fazio.
“Oltre 63.500 detenuti stipati in circa 46.500 posti, voragini negli organici
del personale, carenze strutturali, infrastrutturali, logistiche e strumentali,
mancanze sanitarie e disorganizzazione imperante fanno delle prigioni non luoghi
di recupero e rieducazione, come vorrebbe la Carta costituzionale, ma centri di
mera espiazione con l’annientamento della dignità umana non di rado anche per
chi vi presta la propria opera al servizio dello Stato che, per mano del
ministero della Giustizia, si mostra sempre più patrigno e ‘caporale”, aggiunge
il segretario.
Di “gravi condizioni di lavoro” che “da anni affliggono il personale
penitenziario, sia del comparto funzioni centrali sia del corpo di polizia
penitenziaria” parla Luca Dall’Asta, segretario generale Funzione pubblica della
Cgil di Cremona sottolineando i problemi di “sovraffollamento strutturale,
popolazione detenuta sempre più complessa, carichi lavorativi estenuanti e
croniche carenze di organico”. De Fazio rivendica: “Servono immediati e concreti
provvedimenti per deflazionare la densità detentiva, potenziare gli organici
della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali, ammodernare le
strutture, garantire l’assistenza sanitaria e avviare riforme complessive”. Si
tratterebbe, aggiunge, di “umanizzare la pena detentiva” e “le condizioni di
lavoro degli operatori”.
Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno,
ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto
attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine,
angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare
anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus
Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).
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del suo ufficio. È il quarto caso nel 2025 nei penitenziari proviene da Il Fatto
Quotidiano.
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Cercansi 20mila paia di scarpe. A lanciare questo anomalo appello, a Cremona, è
il gruppo dei docenti “La scuola per la Palestina” che con il Tavolo della pace
e l’Alac, l’Associazione latinoamericana hanno deciso di realizzare l’8 dicembre
un’installazione collettiva contro il genocidio per ricordare ogni bambino
palestinese ucciso nella Striscia di Gaza. Un’iniziativa simile a quella di
Brescia: le educatrici di asilo nido, le insegnanti della scuola dell’infanzia
insieme a famiglie e cittadini hanno ritagliato 20mila strisce di tessuto
scrivendo su ciascuno il nome e l’età dei ragazzini uccisi: i fili di seta
appesi al Mo.Ca, centro per le nuove culture fino a domenica prosssima.
A Cremona l’opera collettiva en plein air sarà invece nella piazza del Comune
dove saranno portate tutte le scarpe dalle 8 alle 19,30 sotto lo slogan “Quanti
sono 20mila bambini?”. Per rendersene conto realmente, per toccare con mano, per
sfiorare la sensazione di vedere cosa sia il genocidio in corso, la piazza più
famosa della città si trasformerà in un luogo di memoria e silenzio condiviso.
“Le scarpe, raccolte – spiegano le organizzatrici Josita Bassani, Chiara Beccari
e Luisa Zanacchi – grazie alla collaborazione di scuole, oratori e associazioni,
saranno disposte nello spazio urbano come segno tangibile dell’assenza e della
responsabilità collettiva verso l’infanzia violata. Ogni paio di scarpe
rappresenta un bambino che non potrà più camminare. Ma anche il passo di chi non
vuole smettere di cercare giustizia e pace”. “Stiamo lavorando con tutte le
coordinatrici del gruppo “La Palestina per la scuola” del Bresciano – spiegano
ancora le promotrici – per realizzare una vera e propria rete. Mentre loro hanno
fatto le strisce di tela noi stiamo recuperando scarpe. Siamo uniti. E’ uno
scambio, quello tra le nostre città, che ci vede impegnati da mesi ma ci saranno
altre iniziative su tutto il territorio nazionale. Abbiamo concordato le nostre
azioni, sfruttando nella maniera più intelligente possibile le risorse delle
nostre zone”.
Per contribuire all’iniziativa si possono portare scarpe da bambino (pulite,
accoppiate e legate) o da adulto in buono stato al Centro del Riuso, in via
dell’Annona, fino al 30 novembre (il mercoledì e sabato dalle 9 alle 12). Per
chi volesse più informazioni è possibile scrivere una mail a
scarpetteperlapace@gmail.com.
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l’iniziativa dei docenti di Cremona proviene da Il Fatto Quotidiano.