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Suicidio in carcere a Cremona: educatore si toglie la vita nel bagno del suo ufficio. È il quarto caso nel 2025 nei penitenziari
Si è impiccato nel bagno del suo ufficio dentro il carcere di Cremona. Si è suicidato così un educatore giuridico-pedagogico, lunedì pomeriggio. Si tratta del quarto caso di operatori penitenziari che si sono tolti la vita da inizio anno: due erano appartenenti alla Polizia penitenziaria e due impiegati delle funzioni centrali. A loro si aggiungono ben 71 detenuti in case circondariali e uno in una Rems: “Numeri spaventosi, che restituiscono lo spaccato di carceri in profondissima e perdurante emergenza e che, anche a dispetto del motto della Polizia penitenziaria ‘Despondere spem munus nostrum’, alla stregua dell’inferno dantesco, tolgono ogni speranza a chi vi è ristretto e a chi vi lavora”, denuncia il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio. “Oltre 63.500 detenuti stipati in circa 46.500 posti, voragini negli organici del personale, carenze strutturali, infrastrutturali, logistiche e strumentali, mancanze sanitarie e disorganizzazione imperante fanno delle prigioni non luoghi di recupero e rieducazione, come vorrebbe la Carta costituzionale, ma centri di mera espiazione con l’annientamento della dignità umana non di rado anche per chi vi presta la propria opera al servizio dello Stato che, per mano del ministero della Giustizia, si mostra sempre più patrigno e ‘caporale”, aggiunge il segretario. Di “gravi condizioni di lavoro” che “da anni affliggono il personale penitenziario, sia del comparto funzioni centrali sia del corpo di polizia penitenziaria” parla Luca Dall’Asta, segretario generale Funzione pubblica della Cgil di Cremona sottolineando i problemi di “sovraffollamento strutturale, popolazione detenuta sempre più complessa, carichi lavorativi estenuanti e croniche carenze di organico”. De Fazio rivendica: “Servono immediati e concreti provvedimenti per deflazionare la densità detentiva, potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali, ammodernare le strutture, garantire l’assistenza sanitaria e avviare riforme complessive”. Si tratterebbe, aggiunge, di “umanizzare la pena detentiva” e “le condizioni di lavoro degli operatori”. Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22). L'articolo Suicidio in carcere a Cremona: educatore si toglie la vita nel bagno del suo ufficio. È il quarto caso nel 2025 nei penitenziari proviene da Il Fatto Quotidiano.
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In piazza per i bambini uccisi a Gaza con 20mila paia di scarpe: l’iniziativa dei docenti di Cremona
Cercansi 20mila paia di scarpe. A lanciare questo anomalo appello, a Cremona, è il gruppo dei docenti “La scuola per la Palestina” che con il Tavolo della pace e l’Alac, l’Associazione latinoamericana hanno deciso di realizzare l’8 dicembre un’installazione collettiva contro il genocidio per ricordare ogni bambino palestinese ucciso nella Striscia di Gaza. Un’iniziativa simile a quella di Brescia: le educatrici di asilo nido, le insegnanti della scuola dell’infanzia insieme a famiglie e cittadini hanno ritagliato 20mila strisce di tessuto scrivendo su ciascuno il nome e l’età dei ragazzini uccisi: i fili di seta appesi al Mo.Ca, centro per le nuove culture fino a domenica prosssima. A Cremona l’opera collettiva en plein air sarà invece nella piazza del Comune dove saranno portate tutte le scarpe dalle 8 alle 19,30 sotto lo slogan “Quanti sono 20mila bambini?”. Per rendersene conto realmente, per toccare con mano, per sfiorare la sensazione di vedere cosa sia il genocidio in corso, la piazza più famosa della città si trasformerà in un luogo di memoria e silenzio condiviso. “Le scarpe, raccolte – spiegano le organizzatrici Josita Bassani, Chiara Beccari e Luisa Zanacchi – grazie alla collaborazione di scuole, oratori e associazioni, saranno disposte nello spazio urbano come segno tangibile dell’assenza e della responsabilità collettiva verso l’infanzia violata. Ogni paio di scarpe rappresenta un bambino che non potrà più camminare. Ma anche il passo di chi non vuole smettere di cercare giustizia e pace”. “Stiamo lavorando con tutte le coordinatrici del gruppo “La Palestina per la scuola” del Bresciano – spiegano ancora le promotrici – per realizzare una vera e propria rete. Mentre loro hanno fatto le strisce di tela noi stiamo recuperando scarpe. Siamo uniti. E’ uno scambio, quello tra le nostre città, che ci vede impegnati da mesi ma ci saranno altre iniziative su tutto il territorio nazionale. Abbiamo concordato le nostre azioni, sfruttando nella maniera più intelligente possibile le risorse delle nostre zone”. Per contribuire all’iniziativa si possono portare scarpe da bambino (pulite, accoppiate e legate) o da adulto in buono stato al Centro del Riuso, in via dell’Annona, fino al 30 novembre (il mercoledì e sabato dalle 9 alle 12). Per chi volesse più informazioni è possibile scrivere una mail a scarpetteperlapace@gmail.com. L'articolo In piazza per i bambini uccisi a Gaza con 20mila paia di scarpe: l’iniziativa dei docenti di Cremona proviene da Il Fatto Quotidiano.
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