Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda il venerdì sera sul Nove e in
streaming su Discovery+, Maurizio Crozza porta in scena la coppia
Roccella–Nordio, dopo le ultime dichiarazioni, trasformandola in un surreale duo
ministeriale che rovescia i dati sulla violenza di genere e sullo stato del
Paese.
“Live streaming ed episodi completi su discovery+ (www.discoveryplus.it)”
L'articolo Crozza veste i panni di Roccella e Nordio: così il surreale duo
ministeriale stravolge la narrazione del Paese proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Eugenia Roccella
“Il rischio è il rovesciamento dell’onere della prova“. Anche la ministra per la
Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella, si scaglia contro il
ddl sul “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. Lo fa
criticando il testo del provvedimento e sollevando dubbi, salvo poi essere
smentita – punto per punto – dal presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia,
magistrato da decenni impegnato nel contrasto alla violenza di genere: “Dovrà
essere sempre il pubblico ministero a dover dimostrare che quel rapporto è
avvenuto senza un libero consenso da parte della donna”, spiega Roia.
Dopo la battuta d’arresto a sorpresa arrivata martedì in Senato, la destra prova
ad abbattere definitivamente il ddl, nonostante le garanzie date dalla stessa
premier Giorgia Meloni. Matteo Salvini, con orgoglio, si intesta la frenata
parlamentare: per il leader della LEga la legge è “troppo interpretabile” e
lascia “spazio alle vendette personali”. Poco dopo è la ministra Roccella,
intervistata durante la trasmissione “Ping Pong” su Rai Radio 1, a condividere
la decisione di non approvare il ddl: “È meglio prendere più tempo ma approvare
una legge convincente”, ha detto. Per Roccella “quello che è emerso dopo
l’approvazione alla Camera è una forte perplessità da ambienti importanti: gli
avvocati, l’ex presidente delle Camere Penali Caiazza è stato molto duro su
questa legge, anche altri hanno sollevato dei dubbi“. Critiche condivise dalla
ministra: “Il rischio è il rovesciamento dell’onere della prova, questo è il
dubbio”, insiste la ministra.
Alla presa di posizione di Roccella risponde il magistrato Roia che ha ricevuto
per il suo impegno sul tema del contrasto alla violenza di genere l’Ambrogino
d’Oro nel 2018. Non è “assolutamente vero che introdurre il concetto di consenso
libero ed attuale” nel reato di violenza sessuale “costituisca un’inversione
dell’onere della prova”. Come spiega Roia, la donna “si limiterà a fare una
denuncia, sempre sotto assunzione di responsabilità”, ma poi “dovrà essere il
pubblico ministero a dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero
consenso”. Parlando con l’Ansa, il presidente del Tribunale di Milano sottolinea
che parlare di rischio di inversione della prova “è una suggestione, un profondo
sbaglio giuridico-processuale e probabilmente, ma questo non sta a me dirlo, può
essere una scusa per non approvare una legge di civiltà“. Legge che, ricorda il
magistrato, “altri Paesi hanno e che stanno applicando e che la stessa Europa ci
ha richiesto di adottare”.
Roia spiega infatti che “già nell’attuale legge ci sono delle condizioni che
tendono ad eliminare il consenso, che sono la violenza, la minaccia e l’abuso di
condizioni di inferiorità, anche transitoria, psichica o fisica da parte della
donna”. Questi, spiega, sono i casi “tipici della donna che assume sostanze
stupefacenti o alcoliche“. Introdurre “il concetto di consenso – prosegue il
presidente del Tribunale – è un qualcosa di più ampio, ma che non sposta
assolutamente il tema, perché dovrà essere sempre il pubblico ministero a dover
dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero consenso da parte della
donna”. Pm che “ovviamente utilizzerà le dichiarazioni della donna, ma questo
già avviene nei processi attuali”, aggiunge.
Per Roia quella di martedì “è una pagina oscura che è capitata, tra l’altro,
proprio il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne,
ndr) e lo è sul piano di quel raggiungimento di obiettivi di libertà delle donne
verso i quali tutti dicono, a parole, di orientarsi, tranne poi assumere
atteggiamenti contraddittori rispetto a quegli stessi obiettivi”, conclude il
magistrato.
L'articolo Ddl stupro, Roccella: “Rovescia l’onere della prova”. Il magistrato
Roia: “Falso, spetta al pm dimostrare l’assenza di consenso” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
di Francesco Valendino
Siamo nel 2025, ma la Conferenza internazionale contro il femminicidio ci
riporta in un salotto ottocentesco dove si discute di frenologia tra un brandy e
l’altro. I protagonisti del teatro dell’assurdo sono il Ministro della Giustizia
Carlo Nordio e la Ministra Eugenia Roccella. Le loro parole non sono gaffe: sono
un manifesto di rassegnazione travestito da pragmatismo.
“Il maschio non accetta la parità, il suo codice genetico fa resistenza”,
dichiara Nordio con la sicurezza di chi ha appena scoperto il fuoco. Ecco il
Ministro della Giustizia trasformato in biologo evoluzionista della domenica,
che offre su un piatto d’argento l’alibi perfetto a ogni uomo violento d’Italia:
“Non sono stato io, Vostro Onore, è il cromosoma Y che è reazionario. Il mio Dna
è di destra”.
È determinismo biologico da osteria, quello che fa rabbrividire. Se la violenza
è scritta nei geni, a che serve la Giustizia? A che serve il Codice Penale se
siamo marionette di una doppia elica immutabile? È l’ammissione di una sconfitta
totale: il maschio è una bestia programmata, rassegnatevi. Meglio risparmiare
sui tribunali e investire in gabbie.
Roccella chiude il cerchio: “Non c’è correlazione tra educazione sessuale e calo
dei femminicidi”. Curioso. Se l’educazione non modifica i comportamenti, perché
sprecare denaro pubblico nelle scuole? Dovremmo chiuderle tutte e affidarci al
destino genetico di Nordio.
La Ministra liquida decenni di pedagogia con una scrollata di spalle. Il
messaggio è chiaro: non disturbate la famiglia tradizionale, come se ce ne fosse
una o ce ne fosse stata mai una. Meglio che i ragazzi imparino l’affettività su
Pornhub o dai video trap. L’educazione al consenso? Roba da radical chic. Il
rispetto? Un vezzo progressista.
Queste posizioni negano la radice del problema con l’eleganza di chi ha già
deciso di non risolverlo.
Quello che Nordio chiama “resistenza del Dna” si chiama potere consolidato che
non vuole essere ceduto. Non è biologia, è cultura patriarcale tramandata per
millenni. A volte con le parole, spesso con le clave. Se fosse tutto scritto nei
geni, vivremmo ancora nelle caverne a tirarci pietre. L’evoluzione ci ha dato la
corteccia prefrontale per inibire gli istinti primordiali, non per giustificarli
davanti alle telecamere.
I giovani che uccidono le ex fidanzate non hanno un gene impazzito: hanno un
vuoto educativo dove “NO” non è mai stato insegnato come frase completa.
L’educazione sessuale moderna non spiega solo “come nascono i bambini”, insegna
il consenso, insegna che l’altro non è un oggetto, insegna a gestire il rifiuto
senza trasformarlo in ossessione omicida. I paesi del Nord Europa che investono
in educazione affettiva dall’asilo lavorano sulla prevenzione a lungo termine,
decostruendo gli stereotipi prima che diventino violenza. Ma qui da noi
preferiscono contare i cadaveri e dare la colpa al Dna.
I ministri ci stanno dicendo che il problema è nella natura (quindi
irrisolvibile) e che la cultura non serve. È la più comoda delle capitolazioni:
se è colpa dei geni, nessuno è responsabile. Né lo Stato, né la famiglia, né la
scuola. Possiamo continuare a fare convegni, stringerci le mani e tornare a casa
con la coscienza a posto.
Ma se loro hanno alzato bandiera bianca davanti a un nemico che chiamano “codice
genetico”, la società civile non può permetterselo. La parità si impara, il
rispetto si insegna. E il Dna è solo la scusa più elegante per chi non vuole
fare la fatica di evolversi — o di governare davvero.
IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI
CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA
SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST
INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ
INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL
VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA
FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN
RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA”
POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ –
MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM
RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI!
L'articolo Educazione sessuale, Nordio e Roccella liquidano decenni di lotte e
pedagogia con una scrollata di spalle proviene da Il Fatto Quotidiano.
Le dichiarazioni dei ministri Carlo Nordio e Eugenia Roccella, rilasciate
durante la Conferenza internazionale contro il femminicidio a Roma, hanno
scatenato un’ondata di reazioni critiche da parte delle opposizioni. Il
dibattito si concentra sulla tesi del Guardasigilli secondo cui la
prevaricazione maschile secolare ha a che fare con “codice genetico del maschio
che resiste all’uguaglianza”, e sulla posizione della ministra Roccella,
convinta che “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e
una diminuzione delle violenze contro le donne”. Così facendo, dicono le
opposizioni, “minimizza il ruolo dell’educazione sessuale nella prevenzione
della violenza”.
Le reazioni a Nordio – Il fronte delle opposizioni ha respinto in maniera
univoca l’approccio che ricondurrebbe la violenza a una “sedimentazione
genetica”. Le parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione bicamerale
denunciano che dirlo “significa spostare l’attenzione dalle responsabilità
umane, culturali e politiche a una sorta di destino inevitabile”. Per le
deputate, il femminicidio “non è un retaggio biologico, ma il frutto avvelenato
di scelte, silenzi, mancati investimenti”. Stefania Ascari, Anna Bilotti,
Alessandra Maiorino e Daniela Morfino hanno poi sollecitato il ministro Nordio a
smettere “di filosofeggiare sulla ‘legge del più forte'” e iniziare “a
rafforzare la legge dello Stato”. La deputata M5S Chiara Appendino ha commentato
sui social le parole sul codice genetico come “un’altra perla”, chiedendo
polemicamente se “La prossima sarà propagandare Lombroso?”.
Dure anche le critiche dal Pd. Chiara Gribaudo, vicepresidente del partito, ha
etichettato le parole dei ministri come “gravissime” e “false”, dichiarando con
decisione: “Non c’è nessun ‘codice genetico che fa resistenza’: è una questione
culturale, di valori introiettati, di patriarcato”. Cecilia D’Elia, senatrice
dem, ha definito il Guardasigilli “imbarazzante”: “parla di genetica maschile e
inchioda così gli uomini ad essere violenti”. La deputata del Pd Ilenia Malavasi
sostiene che ridurre millenni di oppressione a un “presunto retaggio muscolare
inscritto nel codice genetico degli uomini significa banalizzare un fenomeno
complesso e profondamente culturale”. La violenza, ha aggiunto, “nasce da
rapporti di potere, da strutture sociali ingiuste”.
Le reazioni a Roccella – Anche le dichiarazioni della ministra Roccella, che a
margine della Conferenza ha negato la correlazione tra educazione
sessuo-affettiva e il lieve calo della violenza rivendicato dal governo, hanno
incontrato una ferma opposizione. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del
Pd, ha giudicato le sue affermazioni “fuorvianti e non supportate da un’analisi
seria dei dati”, specificando che “i percorsi di educazione alle relazioni, al
rispetto e al consenso sono una parte essenziale delle strategie di prevenzione,
non certo un orpello marginale”. Manzi ha inoltre criticato che richiamare la
Svezia in modo isolato “significa ridurre un tema complesso a un argomento
ideologico” e ha ribadito che “È sbagliato rappresentare l’educazione
sessuo-affettiva come un’operazione ideologica”.
Angelo Bonelli, parlamentare AVS e co-portavoce di Europa Verde, ha riassunto
così: “Benvenuti nel Medioevo!”. Aggiungendo che con le posizioni governative
“si deresponsabilizzano gli aggressori e si nega il carattere strutturale della
violenza di genere”. Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva,
ha definito le parole dei ministri “Imbarazzanti”, concludendo che le donne “non
hanno bisogno di teorie ottocentesche, ma di leggi applicate, fondi certi,
centri antiviolenza sostenuti e una cultura del rispetto che si costruisce
proprio a scuola”. La senatrice M5s Sabrina Licheri ricorda che l’educazione
sessuo-affettiva che la ministra “ritiene inutile” è “raccomandata da OMS e
UNESCO per eradicare la violenza di genere. Sembra di essere ripiombati in un
racconto dell’Ancella, o nel peggior Medioevo”.
L'articolo “Nordio e Roccella imbarazzanti”. Opposizioni all’attacco dopo le
parole dei ministri sulla violenza di genere proviene da Il Fatto Quotidiano.
Gli interventi e le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Giustizia, Carlo
Nordio, e dalla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità,
Eugenia Roccella, in occasione della Conferenza internazionale di alto livello
contro il femminicidio che si è tenuta a Roma, hanno riacceso il dibattito sul
tema della violenza contro le donne e in particolare sul ruolo dell’educazione
sessuale e affettiva, suscitando immediate reazioni da parte delle opposizioni.
“Mi sono sempre chiesto, da modesto studioso anche di storia, come mai siamo
arrivati a questa prevaricazione continua, ininterrotta, secolare, millenaria,
dell’uomo nei confronti della donna: è una risposta se vogliamo un po’
darwiniana della legge del più forte”, ha detto il Guardasigilli. “Nei primordi
il solo criterio di superiorità era quello della forza fisica, muscolare, di cui
la natura ha dotato i maschietti in misura maggiore rispetto alle femminucce”.
Condizione che avrebbe portato a una “sedimentazione anche nella mentalità
dell’uomo, intendo proprio del maschio, che è difficile da rimuovere”.
Nonostante l’uomo oggi debba accettare “questa assoluta parità formale e
sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio, nel suo codice
genetico trova sempre una certa resistenza”. Per Nordio serve intervenire “con
le leggi, con la repressione, con la prevenzione. Ma è soprattutto
sull’educazione, cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio questa
sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta e continua a tradursi
in atti di violenza”. Ha però precisato che “è necessaria l’educazione in
famiglia, fatta con l’esempio, prima ancora che con le belle parole: serve
un’educazione che cominci dall’infanzia e dalla famiglia”.
A mettere più nettamente in discussione l’educazione sessuo-affettiva, a partire
da quella di cui potrebbero occuparsi le scuole, è stata invece la ministra
Roccella, per cui è possibile “parlare di educazione sessuo-affettiva, ma
lateralmente” ha detto a margine della conferenza. “Se vediamo i Paesi dove da
molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che non c’è
correlazione con la diminuzione di femminicidi. La Svezia ha più violenze e più
femminicidi”. Ha quindi concluso che “non c’è una correlazione fra l’educazione
sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. E
invitato a concentrarsi su “strumenti veramente efficaci se non vogliamo essere
ideologici nei confronti della violenza contro le donne”, per la quale, ha detto
la ministra, “c’è stata una piccola diminuzione”, indice che la strada
intrapresa dal governo “è quella giusta”.
“Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il
ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una
‘tarà maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che
l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte
donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”, ha dichiarato la
presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi. “Il governo Meloni?
Benvenuti nel Medioevo! Questi sono i ministri che governano l’Italia. Da chi
(Nordio, ndr) difende Gelli, capo della loggia massonica eversiva P2 che
proponeva la separazione delle carriere, alla ministra Roccella che non vuole
educare i giovani a scuola. E se non lo fa la scuola, chi dovrebbe farlo? La
strada?”, ha dichiarato Angelo Bonelli di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
Per il M5s è “gravissimo che Nordio riduca la violenza di genere alla
sedimentazione genetica: è invece frutto di scelte tollerate”, hanno scritto in
una nota le parlamentari del Movimento 5 Stelle nella Commissione bicamerale di
inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere Stefania
Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino. Irene Manzi,
responsabile nazionale scuola del Pd, ha contestato Roccella, giudicando le sue
dichiarazioni “fuorvianti e non supportate da un’analisi seria dei dati”. Manzi
ha ribadito che i percorsi di educazione al rispetto e al consenso sono “una
parte essenziale delle strategie di prevenzione, non certo un orpello
marginale”. Concludendo che “è sbagliato rappresentare l’educazione
sessuo-affettiva come un’operazione ideologica”.
Sempre alla Conferenza di Roma, sulle iniziative legislative è intervenuta la
ministra per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
“Insieme al ministro Roccella e al presidente Semenzato stiamo lavorando a un
testo unico sulla prevenzione e violenza di genere, per raccogliere in un
documento di immediata accessibilità tutte le norme esistenti a tutela delle
donne”. Casellati ha insistito poi sulla necessità di cambiare l’approccio
comunicativo dei media sui casi di violenza: “Parlare di ‘amore malato‘ è un
errore gravissimo, un’attenuante linguistica che diventa quasi una forma di resa
culturale. Non possiamo più permetterla. Non c’è amore dove c’è dominio”.
L'articolo Violenza sulle donne, Roccella: “Lieve calo, ma l’educazione non
c’entra”. E Nordio: “Dna dei maschi non accetta parità” proviene da Il Fatto
Quotidiano.