Tag - Eugenia Roccella

Crozza veste i panni di Roccella e Nordio: così il surreale duo ministeriale stravolge la narrazione del Paese
Nella nuova puntata di Fratelli di Crozza, in onda il venerdì sera sul Nove e in streaming su Discovery+, Maurizio Crozza porta in scena la coppia Roccella–Nordio, dopo le ultime dichiarazioni, trasformandola in un surreale duo ministeriale che rovescia i dati sulla violenza di genere e sullo stato del Paese. “Live streaming ed episodi completi su discovery+ (www.discoveryplus.it)” L'articolo Crozza veste i panni di Roccella e Nordio: così il surreale duo ministeriale stravolge la narrazione del Paese proviene da Il Fatto Quotidiano.
Televisione
Carlo Nordio
Eugenia Roccella
Ddl stupro, Roccella: “Rovescia l’onere della prova”. Il magistrato Roia: “Falso, spetta al pm dimostrare l’assenza di consenso”
“Il rischio è il rovesciamento dell’onere della prova“. Anche la ministra per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella, si scaglia contro il ddl sul “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. Lo fa criticando il testo del provvedimento e sollevando dubbi, salvo poi essere smentita – punto per punto – dal presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, magistrato da decenni impegnato nel contrasto alla violenza di genere: “Dovrà essere sempre il pubblico ministero a dover dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero consenso da parte della donna”, spiega Roia. Dopo la battuta d’arresto a sorpresa arrivata martedì in Senato, la destra prova ad abbattere definitivamente il ddl, nonostante le garanzie date dalla stessa premier Giorgia Meloni. Matteo Salvini, con orgoglio, si intesta la frenata parlamentare: per il leader della LEga la legge è “troppo interpretabile” e lascia “spazio alle vendette personali”. Poco dopo è la ministra Roccella, intervistata durante la trasmissione “Ping Pong” su Rai Radio 1, a condividere la decisione di non approvare il ddl: “È meglio prendere più tempo ma approvare una legge convincente”, ha detto. Per Roccella “quello che è emerso dopo l’approvazione alla Camera è una forte perplessità da ambienti importanti: gli avvocati, l’ex presidente delle Camere Penali Caiazza è stato molto duro su questa legge, anche altri hanno sollevato dei dubbi“. Critiche condivise dalla ministra: “Il rischio è il rovesciamento dell’onere della prova, questo è il dubbio”, insiste la ministra. Alla presa di posizione di Roccella risponde il magistrato Roia che ha ricevuto per il suo impegno sul tema del contrasto alla violenza di genere l’Ambrogino d’Oro nel 2018. Non è “assolutamente vero che introdurre il concetto di consenso libero ed attuale” nel reato di violenza sessuale “costituisca un’inversione dell’onere della prova”. Come spiega Roia, la donna “si limiterà a fare una denuncia, sempre sotto assunzione di responsabilità”, ma poi “dovrà essere il pubblico ministero a dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero consenso”. Parlando con l’Ansa, il presidente del Tribunale di Milano sottolinea che parlare di rischio di inversione della prova “è una suggestione, un profondo sbaglio giuridico-processuale e probabilmente, ma questo non sta a me dirlo, può essere una scusa per non approvare una legge di civiltà“. Legge che, ricorda il magistrato, “altri Paesi hanno e che stanno applicando e che la stessa Europa ci ha richiesto di adottare”. Roia spiega infatti che “già nell’attuale legge ci sono delle condizioni che tendono ad eliminare il consenso, che sono la violenza, la minaccia e l’abuso di condizioni di inferiorità, anche transitoria, psichica o fisica da parte della donna”. Questi, spiega, sono i casi “tipici della donna che assume sostanze stupefacenti o alcoliche“. Introdurre “il concetto di consenso – prosegue il presidente del Tribunale – è un qualcosa di più ampio, ma che non sposta assolutamente il tema, perché dovrà essere sempre il pubblico ministero a dover dimostrare che quel rapporto è avvenuto senza un libero consenso da parte della donna”. Pm che “ovviamente utilizzerà le dichiarazioni della donna, ma questo già avviene nei processi attuali”, aggiunge. Per Roia quella di martedì “è una pagina oscura che è capitata, tra l’altro, proprio il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr) e lo è sul piano di quel raggiungimento di obiettivi di libertà delle donne verso i quali tutti dicono, a parole, di orientarsi, tranne poi assumere atteggiamenti contraddittori rispetto a quegli stessi obiettivi”, conclude il magistrato. L'articolo Ddl stupro, Roccella: “Rovescia l’onere della prova”. Il magistrato Roia: “Falso, spetta al pm dimostrare l’assenza di consenso” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Violenza di Genere
Diritti
Eugenia Roccella
Stupro
Educazione sessuale, Nordio e Roccella liquidano decenni di lotte e pedagogia con una scrollata di spalle
di Francesco Valendino Siamo nel 2025, ma la Conferenza internazionale contro il femminicidio ci riporta in un salotto ottocentesco dove si discute di frenologia tra un brandy e l’altro. I protagonisti del teatro dell’assurdo sono il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e la Ministra Eugenia Roccella. Le loro parole non sono gaffe: sono un manifesto di rassegnazione travestito da pragmatismo. “Il maschio non accetta la parità, il suo codice genetico fa resistenza”, dichiara Nordio con la sicurezza di chi ha appena scoperto il fuoco. Ecco il Ministro della Giustizia trasformato in biologo evoluzionista della domenica, che offre su un piatto d’argento l’alibi perfetto a ogni uomo violento d’Italia: “Non sono stato io, Vostro Onore, è il cromosoma Y che è reazionario. Il mio Dna è di destra”. È determinismo biologico da osteria, quello che fa rabbrividire. Se la violenza è scritta nei geni, a che serve la Giustizia? A che serve il Codice Penale se siamo marionette di una doppia elica immutabile? È l’ammissione di una sconfitta totale: il maschio è una bestia programmata, rassegnatevi. Meglio risparmiare sui tribunali e investire in gabbie. Roccella chiude il cerchio: “Non c’è correlazione tra educazione sessuale e calo dei femminicidi”. Curioso. Se l’educazione non modifica i comportamenti, perché sprecare denaro pubblico nelle scuole? Dovremmo chiuderle tutte e affidarci al destino genetico di Nordio. La Ministra liquida decenni di pedagogia con una scrollata di spalle. Il messaggio è chiaro: non disturbate la famiglia tradizionale, come se ce ne fosse una o ce ne fosse stata mai una. Meglio che i ragazzi imparino l’affettività su Pornhub o dai video trap. L’educazione al consenso? Roba da radical chic. Il rispetto? Un vezzo progressista. Queste posizioni negano la radice del problema con l’eleganza di chi ha già deciso di non risolverlo. Quello che Nordio chiama “resistenza del Dna” si chiama potere consolidato che non vuole essere ceduto. Non è biologia, è cultura patriarcale tramandata per millenni. A volte con le parole, spesso con le clave. Se fosse tutto scritto nei geni, vivremmo ancora nelle caverne a tirarci pietre. L’evoluzione ci ha dato la corteccia prefrontale per inibire gli istinti primordiali, non per giustificarli davanti alle telecamere. I giovani che uccidono le ex fidanzate non hanno un gene impazzito: hanno un vuoto educativo dove “NO” non è mai stato insegnato come frase completa. L’educazione sessuale moderna non spiega solo “come nascono i bambini”, insegna il consenso, insegna che l’altro non è un oggetto, insegna a gestire il rifiuto senza trasformarlo in ossessione omicida. I paesi del Nord Europa che investono in educazione affettiva dall’asilo lavorano sulla prevenzione a lungo termine, decostruendo gli stereotipi prima che diventino violenza. Ma qui da noi preferiscono contare i cadaveri e dare la colpa al Dna. I ministri ci stanno dicendo che il problema è nella natura (quindi irrisolvibile) e che la cultura non serve. È la più comoda delle capitolazioni: se è colpa dei geni, nessuno è responsabile. Né lo Stato, né la famiglia, né la scuola. Possiamo continuare a fare convegni, stringerci le mani e tornare a casa con la coscienza a posto. Ma se loro hanno alzato bandiera bianca davanti a un nemico che chiamano “codice genetico”, la società civile non può permetterselo. La parità si impara, il rispetto si insegna. E il Dna è solo la scusa più elegante per chi non vuole fare la fatica di evolversi — o di governare davvero. IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA” POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ – MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI! L'articolo Educazione sessuale, Nordio e Roccella liquidano decenni di lotte e pedagogia con una scrollata di spalle proviene da Il Fatto Quotidiano.
Blog
Politica
Carlo Nordio
Educazione Sessuale
Eugenia Roccella
“Nordio e Roccella imbarazzanti”. Opposizioni all’attacco dopo le parole dei ministri sulla violenza di genere
Le dichiarazioni dei ministri Carlo Nordio e Eugenia Roccella, rilasciate durante la Conferenza internazionale contro il femminicidio a Roma, hanno scatenato un’ondata di reazioni critiche da parte delle opposizioni. Il dibattito si concentra sulla tesi del Guardasigilli secondo cui la prevaricazione maschile secolare ha a che fare con “codice genetico del maschio che resiste all’uguaglianza”, e sulla posizione della ministra Roccella, convinta che “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. Così facendo, dicono le opposizioni, “minimizza il ruolo dell’educazione sessuale nella prevenzione della violenza”. Le reazioni a Nordio – Il fronte delle opposizioni ha respinto in maniera univoca l’approccio che ricondurrebbe la violenza a una “sedimentazione genetica”. Le parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione bicamerale denunciano che dirlo “significa spostare l’attenzione dalle responsabilità umane, culturali e politiche a una sorta di destino inevitabile”. Per le deputate, il femminicidio “non è un retaggio biologico, ma il frutto avvelenato di scelte, silenzi, mancati investimenti”. Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino hanno poi sollecitato il ministro Nordio a smettere “di filosofeggiare sulla ‘legge del più forte'” e iniziare “a rafforzare la legge dello Stato”. La deputata M5S Chiara Appendino ha commentato sui social le parole sul codice genetico come “un’altra perla”, chiedendo polemicamente se “La prossima sarà propagandare Lombroso?”. Dure anche le critiche dal Pd. Chiara Gribaudo, vicepresidente del partito, ha etichettato le parole dei ministri come “gravissime” e “false”, dichiarando con decisione: “Non c’è nessun ‘codice genetico che fa resistenza’: è una questione culturale, di valori introiettati, di patriarcato”. Cecilia D’Elia, senatrice dem, ha definito il Guardasigilli “imbarazzante”: “parla di genetica maschile e inchioda così gli uomini ad essere violenti”. La deputata del Pd Ilenia Malavasi sostiene che ridurre millenni di oppressione a un “presunto retaggio muscolare inscritto nel codice genetico degli uomini significa banalizzare un fenomeno complesso e profondamente culturale”. La violenza, ha aggiunto, “nasce da rapporti di potere, da strutture sociali ingiuste”. Le reazioni a Roccella – Anche le dichiarazioni della ministra Roccella, che a margine della Conferenza ha negato la correlazione tra educazione sessuo-affettiva e il lieve calo della violenza rivendicato dal governo, hanno incontrato una ferma opposizione. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, ha giudicato le sue affermazioni “fuorvianti e non supportate da un’analisi seria dei dati”, specificando che “i percorsi di educazione alle relazioni, al rispetto e al consenso sono una parte essenziale delle strategie di prevenzione, non certo un orpello marginale”. Manzi ha inoltre criticato che richiamare la Svezia in modo isolato “significa ridurre un tema complesso a un argomento ideologico” e ha ribadito che “È sbagliato rappresentare l’educazione sessuo-affettiva come un’operazione ideologica”. Angelo Bonelli, parlamentare AVS e co-portavoce di Europa Verde, ha riassunto così: “Benvenuti nel Medioevo!”. Aggiungendo che con le posizioni governative “si deresponsabilizzano gli aggressori e si nega il carattere strutturale della violenza di genere”. Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva, ha definito le parole dei ministri “Imbarazzanti”, concludendo che le donne “non hanno bisogno di teorie ottocentesche, ma di leggi applicate, fondi certi, centri antiviolenza sostenuti e una cultura del rispetto che si costruisce proprio a scuola”. La senatrice M5s Sabrina Licheri ricorda che l’educazione sessuo-affettiva che la ministra “ritiene inutile” è “raccomandata da OMS e UNESCO per eradicare la violenza di genere. Sembra di essere ripiombati in un racconto dell’Ancella, o nel peggior Medioevo”. L'articolo “Nordio e Roccella imbarazzanti”. Opposizioni all’attacco dopo le parole dei ministri sulla violenza di genere proviene da Il Fatto Quotidiano.
Politica
Carlo Nordio
Violenza sulle Donne
Educazione Sessuale
Violenza Sessuale
Violenza sulle donne, Roccella: “Lieve calo, ma l’educazione non c’entra”. E Nordio: “Dna dei maschi non accetta parità”
Gli interventi e le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dalla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, in occasione della Conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio che si è tenuta a Roma, hanno riacceso il dibattito sul tema della violenza contro le donne e in particolare sul ruolo dell’educazione sessuale e affettiva, suscitando immediate reazioni da parte delle opposizioni. “Mi sono sempre chiesto, da modesto studioso anche di storia, come mai siamo arrivati a questa prevaricazione continua, ininterrotta, secolare, millenaria, dell’uomo nei confronti della donna: è una risposta se vogliamo un po’ darwiniana della legge del più forte”, ha detto il Guardasigilli. “Nei primordi il solo criterio di superiorità era quello della forza fisica, muscolare, di cui la natura ha dotato i maschietti in misura maggiore rispetto alle femminucce”. Condizione che avrebbe portato a una “sedimentazione anche nella mentalità dell’uomo, intendo proprio del maschio, che è difficile da rimuovere”. Nonostante l’uomo oggi debba accettare “questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio, nel suo codice genetico trova sempre una certa resistenza”. Per Nordio serve intervenire “con le leggi, con la repressione, con la prevenzione. Ma è soprattutto sull’educazione, cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio questa sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta e continua a tradursi in atti di violenza”. Ha però precisato che “è necessaria l’educazione in famiglia, fatta con l’esempio, prima ancora che con le belle parole: serve un’educazione che cominci dall’infanzia e dalla famiglia”. A mettere più nettamente in discussione l’educazione sessuo-affettiva, a partire da quella di cui potrebbero occuparsi le scuole, è stata invece la ministra Roccella, per cui è possibile “parlare di educazione sessuo-affettiva, ma lateralmente” ha detto a margine della conferenza. “Se vediamo i Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che non c’è correlazione con la diminuzione di femminicidi. La Svezia ha più violenze e più femminicidi”. Ha quindi concluso che “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. E invitato a concentrarsi su “strumenti veramente efficaci se non vogliamo essere ideologici nei confronti della violenza contro le donne”, per la quale, ha detto la ministra, “c’è stata una piccola diminuzione”, indice che la strada intrapresa dal governo “è quella giusta”. “Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tarà maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”, ha dichiarato la presidente dei deputati di Italia Viva, Maria Elena Boschi. “Il governo Meloni? Benvenuti nel Medioevo! Questi sono i ministri che governano l’Italia. Da chi (Nordio, ndr) difende Gelli, capo della loggia massonica eversiva P2 che proponeva la separazione delle carriere, alla ministra Roccella che non vuole educare i giovani a scuola. E se non lo fa la scuola, chi dovrebbe farlo? La strada?”, ha dichiarato Angelo Bonelli di AVS e co-portavoce di Europa Verde. Per il M5s è “gravissimo che Nordio riduca la violenza di genere alla sedimentazione genetica: è invece frutto di scelte tollerate”, hanno scritto in una nota le parlamentari del Movimento 5 Stelle nella Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, ha contestato Roccella, giudicando le sue dichiarazioni “fuorvianti e non supportate da un’analisi seria dei dati”. Manzi ha ribadito che i percorsi di educazione al rispetto e al consenso sono “una parte essenziale delle strategie di prevenzione, non certo un orpello marginale”. Concludendo che “è sbagliato rappresentare l’educazione sessuo-affettiva come un’operazione ideologica”. Sempre alla Conferenza di Roma, sulle iniziative legislative è intervenuta la ministra per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Insieme al ministro Roccella e al presidente Semenzato stiamo lavorando a un testo unico sulla prevenzione e violenza di genere, per raccogliere in un documento di immediata accessibilità tutte le norme esistenti a tutela delle donne”. Casellati ha insistito poi sulla necessità di cambiare l’approccio comunicativo dei media sui casi di violenza: “Parlare di ‘amore malato‘ è un errore gravissimo, un’attenuante linguistica che diventa quasi una forma di resa culturale. Non possiamo più permetterla. Non c’è amore dove c’è dominio”. L'articolo Violenza sulle donne, Roccella: “Lieve calo, ma l’educazione non c’entra”. E Nordio: “Dna dei maschi non accetta parità” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Politica
Carlo Nordio
Violenza sulle Donne
Educazione Sessuale
Eugenia Roccella