Pesticidi e Pfas non solo nell’acqua e nel vino, ma anche nel prosecco. Il
Salvagente ha fatto analizzare 15 bottiglie di marche differenti: in tutti i
campioni sono stati individuati residui di pesticidi (fino a 10 principi attivi
diversi nello stesso campione) e tracce elevate di Tfa (acido trifluoroacetico),
metabolita delle sostanze perfluoroalchiliche, i cosiddetti inquinanti eterni,
alcuni dei quali sono classificati come potenziali cancerogeni, oltre che
interferenti endocrini o legati a patologie cardiovascolari e riproduttive. A
preoccupare, anche gli esperti sentiti nel corso dell’inchiesta è il problema
dell’esposizione cumulativa dovuta al fatto che il Tfa è stato individuato, in
recenti indagini, anche nell’acqua e in molti alimenti. Dalle schede valutative
nessuna bottiglia ha ottenuto un risultato eccellente (sei punti su sei), ottimo
(5 punti) o buono (4 punti). Solo due bottiglie hanno ottenuto un risultato
medio (3 punti su 6), otto hanno ottenuto un risultato mediocre (2 punti su sei)
e cinque un risultato scarso (un solo punto). Per quanto riguarda i Pfas, dato
che per il vino non esiste una soglia, sono stati utilizzati i limiti previsti
per l’acqua potabile: in Unione europea entrerà in vigore nel 2026 la soglia di
100 ng/l per il parametro “somma di Pfas”, che include 20 Pfas (ma non il Tfa).
Per l’acido trifluoroacetico, infatti, è stato però utilizzato come riferimento
il limite di 10mila nanogrammi a litri che, sempre per l’acqua potabile, in
Italia sarà in vigore dal 2027.
RESIDUI DI TFA SOPRA LA SOGLIA INDICATA PER L’ACQUA
Il Tfa è un sottoprodotto di processi industriali e della degradazione di alcune
sostanze fluorurate usate nei gas refrigeranti, nei pesticidi e nei prodotti
farmaceutici. La sostanza è tuttora al vaglio dell’Agenzia europea per le
sostanze chimiche e, secondo studi più recenti, può avere effetti negativi su
fegato, sistema endocrino e riproduttivo, oltre a un impatto ecotossicologico.
Al mensile diretto da Riccardo Quintili, l’esperto di diritto alimentare e di
agricoltura biologica, Roberto Pinton, racconta che “dal 2010 la frequenza delle
rilevazioni di questi metaboliti si è impennata, con i vini delle vendemmie dal
2021 al 2024 che presentano livelli medi di 122mila nanogrammi al litro. Più
aumenta l’utilizzo di pesticidi fluorurati, più aumenta la presenza di residui”.
Avendo riscontrato in tutti i campioni dei residui molto al di sopra della
soglia di 10mila ng/l, nessuna delle bottiglie ha superato la sufficienza,
secondo l’analisi. Tfa a parte, i test sui prosecchi hanno rivelato la presenza
di poche tipologie di Pfas. Per quanto riguarda i pesticidi, invece, nel test
nessuna delle sostanze ha superato i limiti massimi di residui stabiliti dalla
legge. Nel giudizio complessivo, però, ha pesato la presenza di principi attivi
in concentrazioni pari o superiori al limite di quantificazione analitica (0,01
mg/kg) e in dosi superiori a un decimo della soglia massima di concentrazione
consentita. E, come scrive l’autore dell’inchiesta, Lorenzo Misuraca, “trovare
fino a dieci tipi diversi di principi attivi nella stessa bottiglia non è una
buona notizia”.
LA CLASSIFICA SECONDO IL SALVAGENTE
Dalle schede valutative nessuna bottiglia ha ottenuto un risultato eccellente,
ottimo o buono. Le due bottiglie che hanno ottenuto un risultato medio sono
Corderìe Valdobbiadene di Astoria (voto 7) e Valdobbiadene Millesimato 2024 di
Bortolomiol Bandarossa (voto 6,5). Otto bottiglie hanno ottenuto un risultato
mediocre (2 punti su sei): con una votazione di 4,5, Valdobbiadene Millesimato
di Casa Sant’Orsola, Valdobbiadene (Eurospin) della Cantina Viticoltori Meolo,
Prosecco Martini, Valdobbiadene Bernabei, Cuvèe storica Cinzano, Valdobbiadene
La Gioiosa et amorosa, Millesimato 2024 Maschio Valdobbiadene e Valdobbiadene di
Villa Sandi. Infine, 5 bottiglie hanno ottenuto un risultato scarso (un solo
punto): con una votazione di 3,5, Rive di San Piero di Barbozza Valdo
Valdobbiadene, Valdobbiadene di Mionetto, Conegliano Valdobbiadene
Cerpenè-Malvolti, Valdobbiadene Bolla e Coextra Dry 2024 (Lidl) di Allini
Valdobbiadene.
LA REPLICA DELLE AZIENDE AI TEST
Il Salvagente ha contattato le aziende coinvolte nel test. Carpenè-Malvolti
dichiara che i suoi laboratori di riferimento trovano dati diversi di Tfa ed
escludono altri Pfas, sostenendo che “non esistono conferme scientifiche che
collegano i Tfa ai pesticidi”. Sia Lidl (prosecco Allini) che il Gruppo italiano
vini, che produce il Bolla, sottolineano che rispetto alle più recenti
rilevazioni di Tfa sui vini (con una media di 120-130mila nanogrammi per litro e
picchi di 300mila), i risultati del test dimostrerebbero che il prosecco è
soggetto a una contaminazione bassa. Giv ricorda che secondo l’Agenzia
statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) il Tfa non è da considerarsi
un Pfas, ma “una sostanza che si forma durante la degradazione dei Pfas” è la
definizione fornita dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
Cantine Maschio ricorda proprio alla quantità giornaliera assumibile fissata da
Efsa, molto maggiore rispetto ai numeri rilevati nel test del Salvagente,
trovando non corretto prendere come riferimento il limite previsto per l’acqua.
Il vino, è l’assunto, viene normalmente consumato in maniera e quantità molto
diversa rispetto a quella dell’acqua.
PFAS, IL NODO DELL’ACCUMULO E DELLA MANCANZA DI LIMITI
Alla luce di queste perplessità, allora, quanto sono preoccupanti i risultati
sui Pfas (e, in modo particolare sul Tfa) riscontrati nei campioni di Prosecco,
compresi tra 38mila e 60mila nanogrammi per litro? Per Carlo Foresta, presidente
della Fondazione Foresta Ets e uno dei massimi esperti internazionali di Pfas,
sono “elevati”, trattandosi di concentrazioni che “eccedono l’obiettivo di
qualità proposto dall’Istituto superiore di sanità nel 2024”. Ossia la soglia
che in Italia diventerà vincolante per l’acqua potabile a partire dal 12 gennaio
2027 e sfiorata nel test “dalle 3 alle 6 volte” da tutti i campioni. Ma non c’è
solo il problema dei limiti alla presenza di Tfa, attualmente inesistenti sia
per il vino che per l’acqua potabile (in Ue e in Italia). Ci sono anche poche
informazioni sull’emivita negli organismi, ossia del tempo che occorre perché la
concentrazione di questa sostanza nel sangue si riduca alla metà del valore
iniziale. E se non è detto che assunzioni occasionali con tali valori producano
automaticamente danni significativi, per lo stesso Foresta il problema è proprio
“l’esposizione ripetuta” non dovuta certo solo al prosecco. Insomma, è vero che
normalmente si beve una quantità di vino – o prosecco – certamente inferiore a
quella di acqua (come sostenuto da alcune aziende), ma diversi esperti ritengono
che occorre valutare non solo la quantità di composto assunto in un bicchiere di
prosecco, ma anche l’accumulo con le altri fonti, dall’acqua agli alimenti, a
maggior ragione se assunte più frequentemente. Tra le indagini più recenti,
quella di Greenpeace, anticipata da ilfattoquotidiano.it e nell’ambito della
quale sono stati analizzati in Germania e in Italia 16 campioni di acqua
minerale (12 contenevano Tfa). Pan Europe, invece, ad aprile scorso, ha
pubblicato un rapporto sulla presenza di Tfa in 49 vini di diverse annate
provenienti da 10 paesi dell’Unione europea (Leggi l’approfondimento), tra cui
Francia, Germania, Spagna, Svezia, Croazia, Austria e Italia. Il risultato ha
evidenziato una crescita esponenziale della contaminazione da Tfa negli ultimi
15 anni.
PESTICIDI SOTTO LA SOGLIA, MA PREOCCUPANO CONCENTRAZIONI (E CONTROLLI IN CALO)
Per quanto riguarda i pesticidi, nel test nessuna delle sostanze ha superato i
limiti massimi di residui stabiliti dalla legge. Tra le sostanze rilevate, il
dimethomorf (trovato in tracce) fungicida dannoso per l’ambiente e il metalaxyl,
considerati dannoso per l’ambiente da alcuni studi, il fenhexamid, fungicida
tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata e il
pyrimethanil (in tracce nel test) associato – secondo l’Ente di protezione
ambientale statunitense) – a una possibile tossicità per fegato, reni, ghiandole
surrenali, vescica e tiroide. Trovati anche due metaboliti dello spirotetramat:
cis enol e glucoside. Dal laboratorio, però, l’inchiesta si sposta anche nelle
vigne venete culla del prosecco. Dove il Salvagente indaga su alcuni fenomeni,
come il calo dei controlli nell’utilizzo di pesticidi e, dati alla mano,
l’utilizzo della chimica di sintesi nelle vigne che continua a crescere. C’è chi
produce senza fitofarmaci, ma la contaminazione dei vigneti non bio è una
minaccia continua contro cui è difficile difendersi.
L'articolo Inquinanti eterni anche nel prosecco. L’indagine: “Tracce elevate di
Tfa nelle bottiglie di 15 marche” proviene da Il Fatto Quotidiano.