Un centinaio di persone tra studenti, docenti e collaboratori scolastici sono
state evacuate per un’intossicazione causata dalla presenza nell’aria di una
sostanza urticante, probabilmente spray al peperoncino. Il fatto è accaduto alla
scuola superiore Gerolamo Cardano, nella zona Lampugnano di Milano.
Il secondo piano dell’edificio scolastico è stato evacuato per consentire
l’intervento dei vigili del fuoco, tra cui l’unità Nucleare biologico chimico
radiologico (NBCR): al termine delle operazioni di controllo e di bonifica non
sono emerse particolari criticità. Il 118 è intervenuto per curare cinque
persone che sono state lievemente intossicate. Già ieri mattina si è verificato
un episodio analogo, e alcuni studenti hanno dovuto ricorrere alle cure dei
sanitari.
Non è la prima volta che l’istituto in via Natta viene evacuato: a gennaio del
2023 per un principio di incendio, a ottobre dello stesso per una fuga di gas e
a novembre di quest’anno, quando uno spray urticante ha causato delle
intossicazioni a decine di studenti, con alcuni ricoveri in ospedale.
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La sessualità è un aspetto dello sviluppo che coinvolge la persona a vari
livelli: sensoriale, sociale, cognitivo, affettivo, morale ed emotivo; pertanto
non ci si può permettere di ignorarla nel corso della crescita dei nostri
bambini e ragazzi. Nel libro uscito per edizioni San Paolo dal titolo “È l’ora
di educazione sessuale”, lo psicologo e psicoterapeuta Alessandro Ricci si
rivolge a genitori, educatori e insegnanti perché il tema venga finalmente
affrontato. Tutte le ricerche concordano rispetto al fatto che l’argomento
affettività-sessualità non è mai oggetto di dialogo aperto fra genitori e figli,
sia per i maschi sia per le femmine. I genitori sanno quasi sempre, da indizi e
congetture, che i propri figli hanno una loro vita affettiva-sessuale ma, come
se esistesse un tacito accordo, non ne parlano. Questo libro, spiega l’autore,
si rivolge proprio a loro e offre alcune indicazioni e materiali che permettano
di affrontare il percorso, guidando adolescenti verso una sana, corretta e
positiva educazione affettiva-sessuale. Ilfattoquotidiano.it ne pubblica un
estratto.
Educare all’affettività e alla sessualità tra i banchi di scuola
Effettivamente da molto tempo, anche nella scuola italiana, si propongono agli
alunni corsi, incontri, laboratori di educazione sessuale, ma cosa poi
effettivamente essi debbano comprendere non è così chiaro. Che cosa è veramente
importante, per la crescita e la maturazione sessuale (intesa nel senso più
ampio) di un individuo? A che età questo tipo di educazione deve iniziare, quali
“interventi” in questo senso devono essere proposti? Di solito si pensa all’età
in cui i “problemi” e le domande relative alla sfera sessuale si fanno più serie
e pressanti e il ragazzo o la ragazza che vive su di sé enormi cambiamenti non
si accontenta più di risposte pressappochiste.
Forse però aspettare la preadolescenza, l’adolescenza e la maturazione fisica
inevitabile dell’individuo, senza preparare adeguatamente questo momento non è
così positivo. La naturalezza dell’evento può portare ad una sottovalutazione,
al tralasciare o al sottintendere troppe cose, soprattutto da parte delle
famiglie, forse più per mascherare un certo imbarazzo. Il ruolo della scuola è
fondamentale, ma non può sostituirsi ai genitori o alle altre figure di
riferimento per la vita privata dei ragazzi. Perciò, anche in questo caso è
fondamentale parlare di approcci integrati, sia nel senso di integrare tutte le
sfere della personalità (cognitiva, emozionale, fisica, spirituale, ecc.), sia
nel senso di attivare processi di lavoro di rete fra le varie figure che ruotano
attorno all’individuo in crescita, al quale si vuole rivolgere l’educazione
sessuale.
La scuola e in particolare quella dell’obbligo è l’agenzia privilegiata per
portare avanti un discorso del genere. Proprio per il fatto che tutti vi
trascorrono più anni, coinvolgendo anche le famiglie e le altre eventuali
agenzie educative (parrocchia, sport, ecc.) nel processo formativo, potrebbe
quindi essere il nodo principale di un eventuale lavoro di rete. Tuttavia è
importante che l’attenzione ai temi della sessualità e socio-affettività inizi
già dalla Scuola dell’Infanzia e prosegua nel secondo ciclo d’istruzione, in
un’ottica di accompagnamento continuo del soggetto in crescita, nella
prospettiva di un’educazione permanente (anche attraverso l’autoformazione). La
scuola nella quale la persona è realmente al centro ha i tratti della comunità,
non quelli dell’organizzazione burocratica o efficientistica. In quanto comunità
educante la scuola coltiva una diffusa convivialità relazionale, valorizza le
diversità, si prende cura di tutti e di ciascuno, promuove la condivisione dei
valori, favorisce il confronto e insegna il rispetto, sollecita la
partecipazione e l’assunzione personale di responsabilità.
Sembra che il contesto privilegiato per una buona educazione sessuale sia
l’educazione socio-affettiva, proprio per il clima di fiducia e di libertà che
si cerca di stabilire quando si lavora con questa strategia. Si può addirittura
prevedere un graduale passaggio dall’alfabetizzazione emotiva, all’educazione
socio-affettiva, per arrivare all’educazione sessuale, nella sua forma di
educazione socio- emotiva – affettiva sessuale.
Un programma efficace non può essere statico o basato esclusivamente su lezioni
frontali. La metodologia adottata deve stimolare il coinvolgimento attivo degli
studenti, promuovendo la partecipazione e il pensiero critico. L’approccio
esperienziale, che include anche simulazioni, giochi di ruolo e discussioni di
gruppo, rappresenta una delle strategie più efficaci per agevolare
l’apprendimento (Pellai, Papuzza, 2019).
Non è possibile progettare interventi di educazione affettiva-sessuale senza
prevedere per gli interlocutori un coinvolgimento diretto che li aiuti a
riflettere sui contenuti che si affronteranno. Aumentare il grado di conoscenza
è un obiettivo alquanto riduttivo poiché sul piano dei comportamenti incidono
anche variabili emotive, affettive e relazionali. Queste variabili devono essere
oggetto di riflessione e discussione all’interno di un contesto relazionale
accogliente e rispettoso delle diversità. La metodologia attiva è l’elemento
principale che può essere messo in campo a garanzia di tutto ciò. Essa si basa
su due presupposti fondamentali: la costruzione e l’utilizzo di un insieme di
strumenti messi a punto per facilitare il dialogo e la capacità del conduttore
di scegliere quelli più adeguati a uno specifico gruppo e di gestire il processo
comunicativo che si apre.
(…)
Per affrontare in classe i temi legati alla dimensione affettiva e sessuale,
temi intimi, coinvolgenti, personali e attinenti alla costruzione dell’identità
personale di ciascuno/a, è indispensabile poter creare un clima di dialogo
sereno, sicuro, basato sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco. Occorre
incoraggiare la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze, facilitando il
coinvolgimento di tutti ed è importante stimolare un pensiero creativo, nel
quale possano essere presenti una pluralità di idee e il rispetto delle opinioni
di tutti. È possibile facilitare la partecipazione della classe utilizzando
attività che promuovano il lavoro collaborativo ed è anche importante usufruire
di uno spazio fisico che garantisca la riservatezza e la comunicazione
circolare. A tal proposito può essere utile, quando si lavora insieme, disporre
le sedie in cerchio per sottolineare che è prioritario il dialogo tra i membri
del gruppo e non la relazione verticale insegnante-studente. È anche utile
chiedere il rispetto della riservatezza perché qualcuno potrebbe raccontare cose
personali che devono rimanere all’interno del gruppo.
È importante che i temi più specifici dell’educazione sessuale siano trattati
dopo un periodo di lavoro attuato esclusivamente con la strategia
dell’educazione socio-affettiva, in modo da creare il clima adatto per
affrontare con questo metodo anche temi più delicati.
La scuola, specie quella dell’obbligo, ma non solo, dovrebbe dare un
“orientamento di vita”, inteso come promozione della conoscenza di sé,
consapevolezza delle proprie capacità acquisite e da acquisire, visione dinamica
del proprio “essere nel mondo”, degli obiettivi da porsi e delle scelte e
strategie da mettere in atto per raggiungerli, orientamento che “può ben dirsi
un processo di empowerment”. La personalità si costruisce fin dai primi attimi
di vita e la scuola occupa un tempo grande e importante della nostra storia
individuale. È fondamentale stare bene a scuola, per imparare anche a stare, e
stare bene, in relazione. Nel futuro mondo del lavoro non basteranno le
competenze operative, questo sta diventando sempre più chiaro e pressante (se si
vuole pensare ad uno “stare bene insieme nei luoghi di lavoro”). Servirà saper
lavorare con altri – da – noi. Sarebbe perciò necessario imparare a scuola, fin
da bambini, anche le competenze relazionali.
(…)
Lo sforzo che l’insegnante deve compiere per facilitare lo sviluppo di una
affettività e sessualità serena comincia con la considerazione che i
comportamenti del bambino/a o del ragazzo/a sono strutture di “accomodamento” e
di “assimilazione” provvisorie, sulle quali tutti gli educatori naturali o
istituzionali (genitori e insegnanti) possono influire per facilitare la
realizzazione di adattamenti efficaci e positivi. Nello sviluppo di ogni
persona, i cambiamenti di contesto, di ruolo e di esperienza sono continui. Per
tale motivo, i processi educativi non devono essere rivolti a determinate
rigidità cognitiva ed emotiva, specialmente in un periodo di crescita
caratterizzato da grande potenzialità evolutiva.
Sulla base di quanto esposto fino ad ora, si vede come l’educazione
socio-affettiva diventi un elemento fondamentale per la crescita delle persone.
Per questo è indispensabile cominciare a pensare di inserirla nel normale
processo di apprendimento didattico e curricolare, proposto dalla scuola, in
particolare quella dell’obbligo. Sarà importante però essere attenti ad
affrontarla secondo una modalità esperienziale, centrandola sui vissuti di
ognuno. L’apprendimento e la pratica delle competenze che si acquisiscono a
scuola sono immerse nel clima della relazione educativa che si instaura in ogni
classe. Il compito dell’insegnante, ad ogni livello di scuola, è quello di porsi
come facilitatore, cioè come colui che cerca di porre lo studente nelle migliori
condizioni per svolgere il suo compito (apprendere), minimizzando, per quanto
possibile, le fonti di disagio e di tensione, in modo da contribuire alla
costruzione di un “tempo in classe” più sereno e proficuo all’apprendimento
(Montesissa R., 2000). In definitiva, l’educazione socio-affettiva-sessuale a
scuola deve essere svolta con cura e attenzione e prevede una parte fondamentale
per l’insegnante: quella del conduttore del gruppo. Ciò non vuol dire che egli
debba essere preparatissimo su tutte le tematiche, anche perché, soprattutto con
la complessità dell’educazione socio-affettiva sessuale, egli dovrebbe conoscere
tutte le informazioni per le tematiche previste, dovrebbe avere competenze più
ampie per rispondere alle eventuali domande su tematiche non preventivate, ma
suscitate dal processo e possedere adeguate competenze per la gestione dei
gruppi. Per questo è importante che egli si concentri sul suo ruolo di
facilitatore, facendosi aiutare da esperti in merito alle tematiche affrontate,
ammettendo con autenticità, anche davanti ai ragazzi, di non conoscere tutte le
risposte e altrettanto autenticamente deve riconoscere quali argomenti non si
sente di gestire per via dell’imbarazzo che essi possono suscitare in lui o per
via di problematiche a questi attinenti e che egli non abbia risolto. Anche in
questo caso è fondamentale il contributo dell’esperto. L’insegnante in prima
persona deve essere in grado di ascoltare le opinioni di tutti in modo
accogliente ed empatico, di non giudicare né ridicolizzare; deve inoltre
stimolare con attività varie e divertenti la partecipazione degli studenti,
sapendo tuttavia rispettare e far rispettare i silenzi e la volontà di chiunque
non desideri esporsi.
Tutto questo discorso è valido e ancora più importante se si pensa
all’educazione sessuale, che tocca temi così delicati che il modo in cui si
affrontano e il clima all’interno del quale lo si fa deve essere di estrema
fiducia e libertà.
Sono convinto che le abilità di insegnamento richieste a un insegnante che si
appresta all’implementazione di un programma di educazione
socio-affettiva-sessuale non sono diverse da quelle che vengono richieste nella
generalità dei programmi educativi.
(…)
Vorrei approfondire ulteriormente quegli elementi del comportamento di relazione
connessi con la comunicazione. Se ci soffermiamo anche solamente sul passaggio
dell’informazione, sappiamo che la comunicazione comprende due tipi di
messaggio: quello riguardante il contenuto, rappresentato prevalentemente
dall’aspetto verbale e che veicola la trasmissione degli aspetti strettamente
informativi, e quello legato alla relazione, rappresentato dai messaggi
non-verbali e para-verbali che accompagnano qualsiasi e che spesso avvengono
senza che vi sia un completo controllo consapevole da parte dell’emittente.
Molti studi hanno dimostrato che i linguaggi non verbali e para verbali hanno un
ruolo importante nel conferire efficacia al passaggio dell’informazione e quindi
al processo insegnamento-apprendimento. Sappiamo che, ad esempio, il tono della
voce, la mimica del volto, la postura del corpo, il ritmo e le pause sono
informazioni che arrivano in modo diretto al ricevente che immediatamente
decodificano questi messaggi. Si pone quindi la necessità di conoscere e gestire
correttamente l’aspetto non-verbale e para-verbale del linguaggio perché, se la
parte verbale e quella non verbale sono in contrasto, si corre il rischio di
confondere l’informazione che si voleva passare.
Quando l’insegnate si trova ad affrontare argomenti che riguardano l’affettività
e la sessualità umana e le sue manifestazioni, una situazione in cui facilmente
vengono a essere toccati argomenti che lo coinvolgono nella propria sfera più
intima, nelle proprie emozioni e nei propri sentimenti, è inevitabile che la
comunicazione non verbale risenta di questi riflessi. L’insegnante non dovrà
quindi negarli ma tenerli presenti per gestirli nel modo più adeguato ed
efficace nel contesto educativo.
(…)
L'articolo “L’educazione socio-affettiva elemento fondamentale per la crescita”:
il libro sui metodi per affrontarla a scuola e a casa proviene da Il Fatto
Quotidiano.