Geely Auto Group ha inaugurato a Ningbo, in Cina, il Safety Centre, il più
grande e avanzato centro di collaudo per la sicurezza automobilistica a livello
globale. La struttura si estende su 45.000 m² e rappresenta un investimento
iniziale superiore a 2 miliardi di RMB (oltre 240 milioni di euro), con
l’obiettivo di supportare lo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza
nell’era dei veicoli elettrificati e intelligenti.
Il centro copre l’intero spettro dei test di sicurezza riconosciuti a livello
internazionale, inclusi crash test ad alta velocità, protezione dei pedoni,
sicurezza attiva, test su batterie e sistemi di propulsione, oltre a valutazioni
su cybersecurity, salute e impatto ambientale. L’impianto è stato progettato
secondo il concetto Geely di “sicurezza integrata”, che va oltre la protezione
di veicolo e occupanti e include anche dati, ambiente e benessere delle persone.
Il Geely Safety Centre dispone di capacità avanzate per test di cybersecurity
conformi agli standard CNAS, con simulazioni di attacchi multipli e verifiche su
chip, firmware, crittografia dei dati, aggiornamenti OTA e sistemi elettronici
di bordo. È inoltre attivo il team “Golden Nose”, specializzato nell’analisi di
materiali e nella rilevazione di sostanze nocive e odori, a supporto dello
standard interno “zero gas/odori dannosi”.
La struttura ha stabilito cinque Guinness World Record, tra cui il più grande
laboratorio di sicurezza automobilistica, la pista indoor per crash test più
lunga al mondo, la galleria del vento più ampia con simulazioni climatiche
avanzate e il maggior numero di tipologie di test disponibili in un centro di un
costruttore automobilistico.
L'articolo Geely inaugura in Cina il più grande centro di collaudo veicoli
elettrificati al mondo proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Sicurezza
Un centinaio di persone tra studenti, docenti e collaboratori scolastici sono
state evacuate per un’intossicazione causata dalla presenza nell’aria di una
sostanza urticante, probabilmente spray al peperoncino. Il fatto è accaduto alla
scuola superiore Gerolamo Cardano, nella zona Lampugnano di Milano.
Il secondo piano dell’edificio scolastico è stato evacuato per consentire
l’intervento dei vigili del fuoco, tra cui l’unità Nucleare biologico chimico
radiologico (NBCR): al termine delle operazioni di controllo e di bonifica non
sono emerse particolari criticità. Il 118 è intervenuto per curare cinque
persone che sono state lievemente intossicate. Già ieri mattina si è verificato
un episodio analogo, e alcuni studenti hanno dovuto ricorrere alle cure dei
sanitari.
Non è la prima volta che l’istituto in via Natta viene evacuato: a gennaio del
2023 per un principio di incendio, a ottobre dello stesso per una fuga di gas e
a novembre di quest’anno, quando uno spray urticante ha causato delle
intossicazioni a decine di studenti, con alcuni ricoveri in ospedale.
L'articolo Spray al peperoncino nell’aria, evacuato il secondo piano di una
scuola superiore di Milano: 5 intossicati proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Gli Stati Uniti usano il potere economico, anche sotto forma di minacce di dazi
elevati, per imporre la propria volontà e non escludono più l’uso della forza
militare, anche contro gli alleati”. Queste parole provengono dai servizi
segreti danesi e fanno parte del rapporto annuale sulla valutazione delle
minacce: per la prima volta, gli Stati Uniti sono stati inseriti nel rapporto in
quanto potenziale minaccia, come rivela il New York Times.
La scelta è stata motivata dalla politica estera dell’amministrazione del
presidente Donald Trump, contraddistinta da atti e dichiarazioni a sfavore
dell’Unione europea e dei Paesi membri: un cambiamento nei rapporti che ha
destato preoccupazione a Copenaghen, generando delle incertezze sulla sicurezza
danese. Il riferimento, neanche troppo velato, è alla volontà espressa dagli Usa
di voler conquistare la Groenlandia. Così come le tensioni geopolitiche per il
controllo dell’Artico.
Nonostante ciò, il capo del Servizio di intelligence della difesa danese (Ddis),
Thomas Ahrenkiel, ha voluto sottolineare che gli Stati Uniti rimangono il
partner e alleato più stretto della Danimarca. Insomma, i rapporti tra Ue e
Trump si fanno sempre più tesi: qualche giorno fa, il tycoon ha rilasciato
un’intervista a Politico che è diventata famosa per i toni aggressivi nei
confronti dei leader europei.
L'articolo Per la Danimarca gli Usa sono per la prima volta una potenziale
minaccia: il report dei servizi segreti proviene da Il Fatto Quotidiano.
Prima i malori, poi l’odore anomalo e l’interruzione della partita, che ha
salvato molte vite. Sabato sera, alcune atlete di volley femminile sono state
improvvisamente male durante il match tra Zafferana Volley e Volley ’96 Milazzo.
Il fatto è accaduto al palatenda di Zafferana Etnea, in provincia di Catania.
Durante il terzo set, sul punteggio di 1-1 e con il parziale di 3-5 a favore
della squadra ospite, sono arrivati i primi segnali di quello che stava
accadendo nel corso della partita.
La prima a sentirsi male è stata una giocatrice della squadra ospite, che ha
accusato un malore, è svenuta e dopo poco tempo ha ripreso conoscenza. Subito
dopo un’altra compagna di squadra ha accusato giramenti di testa e difficoltà
respiratorie. Sintomi che hanno iniziato a manifestarsi anche nelle altre
atlete.
A quel punto c’è stato l’intervento del 118, che ha visitato le due squadre. Una
dottoressa, insospettita da un odore anomalo, ha chiamato i vigili del fuoco. E
aveva ragione: una volta giunti sul posto ed aver effettuato dei rilievi, i
vigili hanno riscontrato la presenza di monossido di carbonio nella palestra.
Dopodiché, quindici persone sono state trasferite al pronto soccorso
dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Sei atlete della squadra ospite, una
giocatrice della squadra di casa e un adulto hanno fatto ricorso alla camera
iperbarica. Le altre sette persone sono state sottoposte all’ossigeno-terapia
nel pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi di Catania. Nella notte tutte le
persone sono state dimesse.
Su Facebook, l’account social della Volley ’96 Milazzo denuncia l’accaduto:
“Questa volta non possiamo stare zitti e non possiamo non agire”. “Il monossido
di carbonio è un gas letale e silenzioso. Oggi le nostre atlete hanno rischiato
la vita. E questo, per noi, è inaccettabile. Non possiamo fare silenzio. Non
possiamo non agire. Lo dobbiamo alle nostre ragazze, alle loro famiglie e a chi
ogni giorno entra in quella palestra”.
L'articolo Allarme monossido di carbonio durante la partita di volley a Catania:
in 15 finiscono in ospedale proviene da Il Fatto Quotidiano.
Alla Triennale di Milano, a margine dell’evento Direzione Nord, va in scena un
duello a distanza tra il sindaco Giuseppe Sala e il vice premier Matteo Salvini.
“Sento che vuole organizzare un ‘Remigration Summit’ ad aprile in piazza Duomo –
commenta il sindaco – Remigrazione? Ma se nel 2018 aveva promesso di mandare a
casa a 600mila clandestini. Son passati sette anni, cosa è successo? Niente.
Solo spot elettorali. Che facciano qualcosa”. Un attacco respinto al mittente
dal vice presidente del Consiglio: “Io vado a processo l’11 dicembre perché ho
bloccato gli sbarchi degli immigrati irregolari, mentre lui starà a casa o in
ufficio. Dunque c’è una grande differenza tra chi chiacchiera e chi va a
processo“.
L'articolo Scontro Sala-Salvini sulla sicurezza. “Non ha fatto nulla, solo spot
elettorali”. “Io a processo per averci provato” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Un problema di sicurezza che accomuna l’ufficio e lo stadio, i giovanissimi e
gli over 80: l’uso di password incredibilmente deboli e prevedibili. A
confermarlo è la ricerca annuale “Top 200 Most Common Passwords” di NordPass,
che svela un quadro allarmante sulle abitudini digitali degli italiani. In
Italia, la password più utilizzata nel 2025 è “admin“, un termine tecnico che
spesso è la chiave di accesso preimpostata per router, videocamere connesse e
pannelli di gestione. L’abitudine di lasciare inalterata questa chiave di
fabbrica, avvertono gli esperti, equivale a spalancare le porte ai criminali
informatici.
Ma non è solo la pigrizia a guidare le scelte. La classifica è un ritratto
fedele degli stereotipi italiani, includendo:
* Le bestemmie, che rientrano, seppur con un tono ironico, nel “calderone dei
grandi successi” annuali.
* Le squadre di calcio, con “Napoli1926” all’ottavo posto e “juventus” al
diciassettesimo.
* Nomi propri come Veronica, Lorena, Maria e Rodolfo.
* Sequenze semplici come “password” e la stringa “123456“, che scivola al
secondo posto dopo essere stata la più usata l’anno precedente.
La mancanza di consapevolezza sui rischi è un dato trasversale, che non fa
distinzione di età: “Tendiamo a dare per scontato che le generazioni più
giovani, nativi digitali, abbiano una comprensione più elevata della sicurezza
informatica e dei suoi rischi”, spiegano i ricercatori di NordPass. “Tuttavia,
le abitudini di un diciottenne in materia di password sono molto simili a quelle
di un ottantenne”. Insomma, passano gli anni ma sia tra gli utenti senior che
tra i giovani della Gen Z le sequenze numeriche elementari come “123456” e
“1234567890” continuano a dominare incontrastate. A nulla sono valsi i continui
avvertimenti degli esperti: per essere considerata “forte”, una password
dovrebbe contenere almeno otto caratteri, con una combinazione di maiuscole,
minuscole, numeri e simboli speciali. La semplicità delle chiavi d’accesso
rimane il principale tallone d’Achille della sicurezza online.
Come arginare il problema? Gli esperti sottolineano che per proteggersi dalla
compromissione di un singolo account (che può estendersi “a macchia d’olio” a
tutti gli altri), la soluzione è duplice:
* Doppia autenticazione: utilizzare sistemi che associano alla password un
codice monouso ricevuto via SMS o app.
* Passkey: adottare il futuro della sicurezza digitale, ovvero le passkey
basate sui dati biometrici (impronte digitali o riconoscimento facciale), che
permettono di accedere ai servizi sfruttando la stessa autenticazione
utilizzata per sbloccare lo smartphone, garantendo un’esperienza più sicura e
fluida.
L'articolo “La Gen Z è come gli ottantenni per le password. Usa ‘admin’, le
bestemmie e le squadre di calcio”: la classifica 2025 delle parole più usate
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Arriverà mercoledì in Consiglio dei ministri, secondo fonti di governo, il nuovo
dl cosiddetto “sicurezza”, che contiene anche un pacchetto di misure volto a
rendere (molto) più veloce l’esecuzione degli sfratti. Il dl sfratti sembrava
destinato a un Cdm già nella prima settimana di novembre, ma è stato rinviato:
non è un segreto che norme simili creino malumore in una parte di mondo
cattolico che pur è vicino al centrodestra.
Il pacchetto in sintesi: una nuova Autorità per l’esecuzione degli sfratti,
indipendente dai tribunali, che in caso di due mesi di morosità dell’inquilino,
in 10 giorni possa far eseguire lo sfratto. E l’iter velocizzato, già previsto
per l’occupazione delle prime case dal primo dl sicurezza del 2025 (di
sicurezza, a quanto pare, non ce n’è mai abbastanza), che viene esteso anche
alle seconde, terze, quarte case. Un segnale di forte vicinanza a quei
proprietari che attendono mesi, a volte anni, per rientrare in possesso di un
immobile. Ma che difficilmente risolverà il problema: che non dipende solo dalle
leggi (già oggi con le leggi vigenti il provvedimento si potrebbe chiudere in
quattro o cinque mesi) ma dal contesto. Tribunali in carenza di personale, case
pubbliche insufficienti, affitti in costante crescita.
Sono stati 81.054 nel 2024 i provvedimenti di sfratto in Italia, seguiti da
40.158 richieste di esecuzione e 21.337 sfratti eseguiti con la forza pubblica.
Numeri in crescita e comunque al ribasso, perché chi lascia la casa
volontariamente, dopo richiesta del proprietario o dopo l’ingiunzione, non è
conteggiato in questi dati, né chi non riesce a pagare ratei di mutui e viene
espropriato. L’80% circa degli sfratti, da sempre, è per morosità. Ma sono
aumentati anche quelli per finita locazione (insomma, persone che non hanno
trovato un altro posto dove andare). In Italia oltre 1.049.000 famiglie vivono
in povertà assoluta e in affitto, e rappresentano quasi la metà delle famiglie
povere del Paese. “Si tratta di un’emergenza strutturale, resa ancora più grave
dall’assenza nella legge di Bilancio di qualsiasi misura di welfare abitativo o
del tanto annunciato, e mai attivato, Piano Casa – commenta Silvia Paoluzzi
dell’Unione Inquilini – Gli sfratti, ricordiamo, vengono eseguiti con la forza
pubblica, ma la realtà quotidiana racconta di famiglie con minori, anziani,
persone invalide e lavoratori poveri lasciati senza alcuna alternativa
abitativa. I Comuni, privati di fondi e strumenti, sono costretti ad assistere
impotenti all’espulsione dei propri cittadini più fragili”.
Ed è questo il contesto per cui qualsiasi Autorità dotata di superpoteri per
sfratti lampo dovrà scontrarsi con altri contrappesi legislativi, a partire
dalla Costituzione, che contempera il diritto alla proprietà (“riconosciuta e
garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i
limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale”, art. 42). Va ricordato
che da pochi mesi è in vigore un ddl Sicurezza che prevede pene da due a sette
anni per chi “mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un
immobile destinato a domicilio altrui” o “impedisce il rientro nel medesimo
immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente” o chi “si
appropria di un immobile destinato a domicilio altrui o di sue pertinenze con
artifizi o raggiri”. Pene così severe non stanno fermando le occupazioni, così
come il nuovo reato di blocco stradale pacifico (da sei mesi a due anni se
commesso in più persone) non ha evitato gli oceanici blocchi stradali visti il 3
ottobre, i più grandi da decenni. Risolvere con la forza situazioni complesse
può portare semplicemente a più ricorsi, certo sulla pelle dei più deboli, che
soldi per gli avvocati non sempre ne hanno.
Il disegno di legge di FdI punterebbe a introdurre un fondo nazionale per
l’emergenza abitativa destinato a sostenere con l’erogazione di contributi le
situazioni di morosità per persone con Isee inferiore ai 12mila euro o in
situazioni gravi come licenziamenti, malattie, separazioni. Ma la realtà
racconta di persone che tutti i giorni si trovano a non avere un posto dove
andare perché le case in affitto (soprattutto nelle località turistiche, ma non
solo) sono sempre meno e gli affitti crescono (+28,5% dal 2020 sul portale
Immobiliare.it) molto più rapidamente dei salari. La Caritas in Alto Adige e
altrove sta evitando decine di sfratti tramite donazioni e mediazioni con i
creditori: persone che i soldi li hanno, ma non così tanti e non subito. La
fretta e i 10 giorni di preavviso, tutto questo, non possono risolverlo.
L'articolo Sfratti lampo in 10 giorni: il Consiglio dei ministri ci riprova
mercoledì proviene da Il Fatto Quotidiano.