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Berlinguer, Lerner, Orsini e Carofiglio ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 13 dicembre. Con Travaglio e Scanzi
Ultimo appuntamento del 2025 con il talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, condotto da Luca Sommi, che sabato 13 dicembre torna in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario politico italiano e internazionale. Ospiti in studio la giornalista e conduttrice Bianca Berlinguer e l’ex magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, in collegamento l’editorialista Gad Lerner e il professore di Sociologia del Terrorismo Alessandro Orsini. Si discuterà dei negoziati per la pace in Ucraina, del ruolo dell‘Europa e dell’Italia, e degli interventi politici in programma ad Atreju. In attesa di ripartire a gennaio, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana. L'articolo Berlinguer, Lerner, Orsini e Carofiglio ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 13 dicembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Più libri più liberi, Montanari sul Nove: “Io sto con chi non va. Effetto boomerang? No, i fascisti sono già al governo del Paese”
Andare o non andare alla Fiera più libri più liberi dove è presente una casa editrice che pubblica libri nazifascisti? “Io sto con chi non va. Il fascismo e il nazismo non sono idee che hanno diritto di cittadinanza“. Così Tomaso Montanari ad Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi, in onda ogni sabato sul Nove con la partecipazione di Marco Travaglio e Andrea Scanzi a proposito della polemica che ha visto contrapposte due “scuole di pensiero”: da una parte gli autori come Alessandro Barbero e Zerocalcare che, di fronte alla partecipazione di ‘Passaggio al Bosco’ hanno scelto di boicottare la fiera, dall’altra quella di altri scrittori, come Cacciari e Canfora che sostengono che non andare sia inutile, sciocco e controproducente. Nel giorno in cui alla fiera si è svolto anche un flash mob di protesta sulle note di Bella ciao, lo storico dell’arte ha spiegato: “Io avevo già messo in conto di non andare, per cui non faccio testo, ma non ci sarei andato. Capisco anche le ragioni degli altri però credo che non si tratti di andare via dal Parlamento, non è l’Aventino. Questo è una manifestazione commerciale. E siccome il punto problematico è l’Associazione italiana editori e il suo presidente Innocenzo Cipolletta, che ha candidamente dichiarato che questa è una fiera di idee e che tutte le idee sono benvenute, allora io dico no grazie, vado da un’altra parte: – ha proseguito – vado per esempio a Testo, a Firenze, a febbraio, in un’analoga manifestazione dove i nazisti non sono accolti. E’ un meccanismo fondamentale di autodifesa nel mondo del mercato, il metodo che hanno soprattutto le personalità più in vista per indurre se non per la Costituzione almeno per la prostituzione cioè, come dire, se non per i principi almeno per l’utile. Facciamo leva almeno sulle casse”. “Se questa casa editrice non viola la legge ed è deprecabile semplicemente sotto un punto di vista morale per quello che pubblica, non è rischioso che un’associazione, un ente che organizza una fiera cominci a valutare tu sì, tu no? Non sono metodi tipici di un’altra parte politica?”, ha chiesto Sommi. “No, io non credo. Credo che ci sia una sola idea che la nostra Costituzione proibisce. C’è una sola cosa che non si ha la libertà di professare in Italia, cioè il fascismo. Gustavo Zagrebelsky ha scritto che la Costituzione è anche un comando sui vinti, è un comando sui fascisti. I fascisti non l’hanno scritta la Costituzione, sono gli unici fuori e il fascismo e il nazismo non sono idee che hanno diritto di cittadinanza. Allora da questo punto di vista io credo che la magistratura si dovrebbe occupare del catalogo di Passaggio al bosco, che ricordo è l’editrice da cui sono usciti, per esempio, i picchiatori che hanno aggredito i ragazzi del liceo Michelangelo qua a Firenze. Non si tratta soltanto di libri si tratta del braccio editoriale di un movimento che ha come fine l’eversione dello Stato“. Montanari ha poi aggiunto: “Basta guardare cosa hanno in catalogo. Il punto è che queste idee non hanno diritto di cittadinanza e io credo che se non se ne occupa la magistratura, se ne deve occupare la coscienza delle persone perché queste manifestazioni sono a inviti e se la linea è quella della Costituzione allora tutti sono ammessi tranne i fascisti“. “Però il risultato è che questa casa editrice che nessuno conosceva, ora la conoscono tutti, quindi si è ottenuto l’effetto contrario”, ha ribattuto il conduttore. “Ma l’effetto contrario lo abbiamo ottenuto in altro modo. I fascisti sono al governo del paese, cioè non è che stiamo promuovendo idee sconosciute o marginali di una periferia del Paese, non stiamo in una perfetta democrazia in mano a sinceri democratici, non stiamo promuovendo dei bizzarri personaggi che nessuno conosce. Queste idee sono alla guida del Paese quindi ogni occasione per far capire in che mani siamo è benedetta dal mio punto di vista”, ha concluso Montanari. L'articolo Più libri più liberi, Montanari sul Nove: “Io sto con chi non va. Effetto boomerang? No, i fascisti sono già al governo del Paese” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Tomaso Montanari
Nazisti
Travaglio sul Nove: “Trump rinuncia all’Europa? No, sa di avere in tasca questa classe politica: li brutalizza con il loro consenso”
“Non è vero che a Trump non serve l’Europa o che rinuncia all’Europa. Sa di averla in tasca, è per quello che se ne frega. Li ha a rimorchio a prescindere”. Così Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, in onda ogni sabato sul Nove, ha commentato il documento di Strategia nazionale pubblicato dall’amministrazione Trump venerdì 5 dicembre. Due esempi? “I dazi e il 5% di spese militari alla Nato: avremmo potuto trattare un quattro e mezzo, un tre e mezzo, invece no: abbiamo firmato il 5%. – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano – L’Europa lui la dà per scontata con queste classi dirigenti che fanno finta di contestarlo quando sono lontane e poi vanno a leccargli il culo quando sono alla Casa Bianca. Non ha problemi, ci dà per scontati, ci brutalizza, ci violenta tutte le volte che vuole con il nostro consenso e i nostri ringraziamenti. E intanto si occupa dei dossier geopolitici importanti, che sono il Baltico, il Medio Oriente, le terre rare, i minerali, il gas, il petrolio, le armi, la Cina, l’intelligenza artificiale. Ed è ovvio che di queste cose serie non può parlare con gente non seria”. Inoltre Travaglio ha contestualizzato quella che i media italiani hanno chiamato la ‘minaccia’ di Putin all’Europa. Durante la conferenza stampa del 2 dicembre scorso, il presidente russo aveva detto: “Se l’Europa volesse iniziare una guerra contro di noi, per noi non ci sarebbe più possibilità di negoziare e sarà tutto estremamente rapido“. “Parla di usare le testate nucleari?”, ha chiesto il conduttore, Luca Sommi. “Per fare rapidamente quello è l’unico modo – ha detto il direttore del Fatto – Altrimenti devi cominciare con le battaglie, le battaglie di attrito, i carri armati, eccetera. Lui lo dice sempre ridacchiando. Dice: ‘se ci tenete a far la guerra con noi, noi non ci abbiamo mai nemmeno pensato, però se poi ci tenete così tanto, sappiate che siamo pronti. 6000 testate nucleari contro non so, quante?”, ha detto ancora il giornalista che poi è voluto tornare sull’intervento precedente in cui Rula Jebreal, altra ospite della serata, aveva affermato che “Trump ha concesso al presidente russo tutto ciò che voleva”. Travaglio non è d’accordo e ha spiegato: “Non è vero che Trump abbia concesso a Putin tutto quello che vuole. Ci hanno ripetuto per quattro anni che Putin voleva prendere tutta l’Ucraina. Adesso nel piano in 28 punti di Trump c’è scritto che si tiene il Donbass, più le parti che ha già conquistato e dà 100 miliardi dei 290 di asset russi da impiegare per la ricostruzione. Io non ho mai visto un Paese vincitore che paga i danni al Paese sconfitto, quindi non è vero che il piano di pace di in 28 punti fosse quello che voleva Putin. Era un compromesso certamente più vantaggioso per chi vince e non per chi perde, ma è l’unico modo per stoppare l’avanzata russa“. Altro punto che il giornalista ha voluto sottolineare è che “il primo ad affermare che la Nato fosse obsoleta, non è stato Trump venerdì nel documento di Strategia estera perché lo sanno tutti che è così da quando è caduto il Patto di Varsavia, il muro di Berlino, l’Unione Sovietica. Non avendo nemici, la Nato avrebbe dovuto sciogliersi perché era nata in funzione anti blocco sovietico. Sparita l’Unione Sovietica, è sparito il Patto di Varsavia. Andreotti disse: ‘che cosa ci sta a fare la Nato? In tempi più recenti lo dissero Macron, che parlò di ‘morte cerebrale della Nato’ e Angela Merkel, Francia e Germania, quando ancora esisteva un’Europa autonoma dagli Stati Uniti, dissero che la Nato non aveva più alcun senso”, ha concluso Travaglio. L'articolo Travaglio sul Nove: “Trump rinuncia all’Europa? No, sa di avere in tasca questa classe politica: li brutalizza con il loro consenso” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Guerra Russia Ucraina
Marco Travaglio
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Jebreal, Orsini e Montanari ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 6 dicembre. Con Travaglio e Scanzi
Nuovo appuntamento con il talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, condotto da Luca Sommi, che torna sabato 6 dicembre in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario politico italiano e internazionale. Ospiti la giornalista Rula Jebreal, il rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari e il professore di Sociologia del Terrorismo Alessandro Orsini. Si discuterà degli incontri tra la delegazione americana, quella ucraina e quella europea per trovare un accordo di pace tra Kiev e Mosca. Inoltre si parlerà della situazione a Gaza e delle polemiche interne tra le forze di governo riguardanti l’ultimo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, previsto entro il 31 dicembre. Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana. L'articolo Jebreal, Orsini e Montanari ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 6 dicembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Russia-Ucraina? L’Ue ha fatto un piano di pace apposta perché Putin lo respinga”: il monologo di Travaglio sul Nove
Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, in onda ogni sabato sul Nove, è tornato a parlare di Russia e Ucraina. “Che fa Zelensky? – si chiede il direttore del Fatto Quotidiano nel monologo – con l’esercito in rotta e la Tangentopoli in casa sembra rassegnato alla resa. Ha fatto un discorso alla Nazione, resa non a Putin, alla realtà ovviamente. Ha fatto un discorso alla nazione, ha detto ‘dobbiamo scegliere fra perdere la dignità e perdere l’alleato americano’. Anche i vertici della Nato si sono subito allineati al padrone, ma l’Unione europea si è incazzata”. “E certo, se si arriva alla firma ci sarà scritto nero su bianco che i governi europei hanno perso la guerra e non ne hanno azzeccata una, anzi hanno condannato a morte l’Ucraina – continua – Sarebbero 28 punti di sutura. Per von der Leyen, Kallas, Merz, Schulz, Macron, Johnson, Draghi, Meloni. Gli scemi di guerra, insomma quelli che deliravano di vittoria contro la Russia”. “E allora che fa l’Unione Europea? Fa un altro piano di pace, che in realtà è un piano di guerra in 27 punti, fatto apposta perché Putin lo respinga”, dice ancora Travaglio che spiega poi gli otto punti principali. Dopo averli sciorinati, Travaglio continua ancora: “A questo punto che cosa succede. Per evitare che l’Unione europea faccia saltare un’altra volta il banco, Trump e i suoi mediatori si armano di santa pazienza e intanto incassano da Zelensky il sì su 19 punti che non sono controversi e lasciano fuori le cose più serie come i territori, le truppe Nato, le armi Nato, le dimensioni dell’esercito ucraino e gli asset russi”. “A quel punto i sabotatori della pace cosa fanno? – continua – Fanno uscire una telefonata tra il mediatore di Trump e il consigliere di Putin. E fanno pure trapelare che Mosca boccerà il piano. Ma Putin, che non è proprio completamente scemo, non cade nella trappola, anzi dice subito che il negoziato è serio per lui. Che attende notizie sugli altri punti accantonati e la tregua subito lui la potrà concedere soltanto se Kiev si ritira da quella piccola parte di Donbass che ancora controlla, se no lui se la prende con le armi andando avanti nell’avanzata”. Secondo Travaglio “prima o poi, comunque, di lì bisognerà passare da queste forche caudine che è il campo di battaglia a imporre sempre uguale da tre anni. Ma non da sempre, non da quattro. Perché se nel 2022 Zelensky fosse rimasto seduto al tavolo a Istanbul e al posto di Biden ci fosse stato già Trump, ora l’Ucraina sarebbe tutta intera, tranne la Crimea, avrebbe centinaia di migliaia di morti in meno e avrebbe milioni di profughi che insiste che anziché stare in Europa sarebbero a casa loro in Ucraina al caldo e l’economia europea non sarebbe distrutta”. “E soprattutto – conclude – Calenda avrebbe un tatuaggio in meno“. L'articolo “Russia-Ucraina? L’Ue ha fatto un piano di pace apposta perché Putin lo respinga”: il monologo di Travaglio sul Nove proviene da Il Fatto Quotidiano.
Volodymyr Zelensky
Marco Travaglio
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Orsini (Nove): “Reintrodurre la leva militare? Si usa una retorica morbida per non spaventare gli italiani, ma ci si prepara alla guerra”
“Io sono assolutamente d’accordo con Crosetto quando dice che la difesa italiana è in ginocchio e deve riarmarsi, perché io trovo che sia inaccettabile e vergognoso che l’Italia non abbia un esercito all’altezza delle sfide. Critico Crosetto perché lui sta concependo questo riarmo in funzione della guerra con la Russia, ma non lo dice chiaramente”. Così Alessandro Orsini, ospite ad Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi sul Nove il sabato sera con la partecipazione di Andrea Scanzi e Marco Travaglio. “E questo per quale motivo? Perché l’opinione pubblica italiana è pacifista, mentre in Germania c’è una cultura politica diversa come anche in Francia. E Crosetto non dice le cose come stanno. Il capo di Stato maggiore della Difesa (il Generale Fabien Mandon, ndr) si è rivolto ai francesi e ha detto loro: ‘Dovete prepararvi all’idea di avere i vostri figli morti in battaglia‘. – ha spiegato il prof. di Sociologia del Terrorismo alla Luiss di Roma – In un’altra occasione i francesi hanno dichiarato: ‘Dobbiamo costruire più ospedali perché avremo tanti morti in battaglia’. Ecco, Crosetto in realtà sta preparando la stessa cosa, soltanto che utilizza una retorica diversa, cioè utilizza la retorica pacifista per preparare l’Italia la guerra con la Russia. – ha proseguito – Perché? Perché Crosetto sa benissimo in questo la lezione di Machiavelli è molto attuale che a culture politiche diverse nei popoli corrispondono retoriche diverse. Quindi che cosa dice? Che noi dobbiamo aumentare il numero di soldati, dobbiamo migliorare la dotazione militare perché qualcuno potrebbe attaccarci e non dice la verità cioè che noi dobbiamo fare tutto questo perché l’Unione europea deve essere pronta a fare la guerra con la Russia”, ha concluso Orsini. L'articolo Orsini (Nove): “Reintrodurre la leva militare? Si usa una retorica morbida per non spaventare gli italiani, ma ci si prepara alla guerra” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Alessandro Orsini
Albanese, Padellaro, Canfora, Orsini e Veludo ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 29 novembre. Con Travaglio e Scanzi
Nuova puntata del talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, che torna sabato 29 novembre in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario politico italiano e internazionale. Insieme al conduttore Luca Sommi, la Relatrice speciale dell’Onu per i Territori occupati palestinesi Francesca Albanese, il giornalista Antonio Padellaro, lo storico Luciano Canfora, il professore di Sociologia del Terrorismo alla Luiss di Roma Alessandro Orsini e l’insegnante e poetessa Virginia Veludo. Si discuterà delle negoziazioni tra Stati Uniti, Russia, Ucraina e Unione europea per arrivare a un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca, della drammatica situazione a Gaza e dei risultati delle elezioni regionali in Veneto, Puglia e Campania. Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana. L'articolo Albanese, Padellaro, Canfora, Orsini e Veludo ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 29 novembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Di Battista (Nove): “Meloni cerca di far dimenticare le sue responsabilità su Gaza e Ucraina: per questo non prende una posizione netta sul piano Trump”
“Come è in atto una strategia politico-mediatica di rimozione del genocidio a Gaza come se tutto fosse dimenticato, è in atto da parte del governo soprattutto da parte di Giorgia Meloni, un tentativo di rimuovere le sue stesse responsabilità anche dal disastro ucraino”. Così Alessandro Di Battista, ospite di Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi con la partecipazione di Marco Travaglio e Andrea Scanzi, in onda il sabato su Nove. “Perché a scommettere sulla vittoria ucraina non era soltanto Ursula Von der Leyen. Credo che Giorgia Meloni abbia ripetuto la frase ‘scommetto sulla vittoria dell’Ucraina’ dieci volte, almeno dieci volte, quando si accontentava del bacino sulla fronte di Biden, quando obbediva alla Casa Bianca durante tutto quel periodo, sia lei che tutto il governo. – ha proseguito l’ex deputato M5S – Dunque lei è politicamente corresponsabile del disastro europeo in Ucraina. In un Paese normale la Meloni dovrebbe innanzitutto parlare, quando invece sta zitta, s’inabissa. No, questo è il tentativo mediatico. Non c’è un numero sufficiente di giornalisti capaci di ricordare alla Meloni quel che ha detto, anche di farle le giuste domande. Poi lei evita il confronto. Un po’ come la storia dei gasdotti russi che sappiamo essere stati sabotati con un atto terroristico dagli ucraini. Quando la Von der Leyen diceva ‘risponderemo con la forza’, c’è mai stato un un giornalista capace di andare sotto e dire: ‘Scusi ma ora che sappiamo che sono stati gli ucraini, che cosa fate?’, ‘scusi Giorgia Meloni ma lei che ha scommesso sulla vittoria Ucraina, adesso che fa? Sceglie la strada del silenzio? Fa l’equilibrista tra l’Unione europea e Trump quando ha già scelto Trump e per questo resta in silenzio?”, ha detto ancora il reporter. “Però il ministro Crosetto ha detto che alcuni punti di questo patto sono inaccettabili”, ha ribattuto il conduttore. “Secondo me questa è la solita strategia di mandare avanti uno mentre lei nel frattempo sta zitta, prova un po’ a proteggersi perché il fallimento è colossale. Giorgia Meloni è in totale continuità rispetto al governo Draghi perché è stato Draghi il primo a far approvare, durante il suo governo, da tutti i partiti, tutti quanti, il primo decreto di invio di armi in Ucraina, accettando anche la politica delle sanzioni. – ha spiegato Di Battista – Ci dissero che le sanzioni avrebbero buttato giù Mosca in pochi giorni. Questo lo disse Enrico Letta da segretario del Partito democratico. Quando io sono andato a Mosca a raccontare quello che succedeva e leggevo che secondo i giornali italiani mancavano le patatine fritte, non c’era la benzina: io leggevo questa roba e dicevo: ‘guardate che non è vero’. Scrivevano che non c’erano più armi e io andavo nella zona di Ekaterinburg dove le fabbriche ex sovietiche, spostate durante la Seconda guerra mondiale nella zona degli Urali per mettere in sicurezza dei nazisti, facevano turni h24. Io raccontavo un’altra storia”. “Quindi le armi non dovevano essere mandate dall’inizio in Ucraina?”, ha domandato ancora Sommi. “Intanto mandare armi all’interno di un teatro di guerra è una violazione della Costituzione perché fino a prova contraria per la Repubblica italiana la guerra non è mai un modo di risolvere i conflitti, le questioni internazionali. – ha risposto il fondatore di Schierarsi – Poi ho sempre detto, dal primo giorno, che l’Unione europea si doveva sbrigare ad individuare in Angela Merkel, che era la persona più autorevole – conosce Putin, parla il russo, aveva fatto accordi su accordi sul gas, era andata da XI Jinping non so quante volte – l’inviato speciale dell’Unione, dando questo messaggio a Putin: siamo favorevoli al riconoscimento della Crimea russa in cambio di un cessate il fuoco e di un percorso negoziale sul Donbass. Questo era quello che l’Unione Europea avrebbe dovuto fare. – ha continuato l’attivista – Invece l’Unione Europea non ha ancora nominato un inviato speciale per la negoziazione con la Russia e mai lo nominerà. L’hanno fatto gli americani che stanno al di là dell’Atlantico e ci stanno guadagnando grazie a questa guerra e non l’ha fatto l’Europa, che si è auto sanzionata. Ricordate quando Draghi, l’Altissimo il Messia diceva: ‘volete la pace o il condizionatore acceso?’ Ricordate Draghi dire: ‘in quattro e quattr’otto le sanzioni, con quella spocchia, le sanzioni alla Russia hanno distrutto la macchina bellica di Mosca’. Ma ve lo ricordate? Lo disse davanti alla all’Assemblea generale delle Nazioni unite da Presidente Consiglio dei Ministri, quello spocchioso, tenuto in vita politicamente da un sistema mediatico altamente corrotto. Adesso i nodi vengono al pettine. Per questo Giorgia Meloni, che è corresponsabile del fallimento, ha scelto la via del silenzio. Ma dobbiamo ricordare le sue responsabilità”, ha concluso Di Battista. L'articolo Di Battista (Nove): “Meloni cerca di far dimenticare le sue responsabilità su Gaza e Ucraina: per questo non prende una posizione netta sul piano Trump” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ucraina, Travaglio (Nove): “Con il piano di pace Trump, Zelensky può scegliere solo tra una sconfitta ora o una disfatta totale fra un anno”
“La situazione per l’Ucraina non è ribaltabile: la scelta ora non è fra la dignità e la perdita di un alleato, ma tra una sconfitta adesso o tra una disfatta totale fra un anno“. Così Marco Travaglio, ospite di Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi con la partecipazione di Andrea Scanzi, in onda il sabato su Nove a proposito delle parole del presidente ucraino dopo la pubblicazione del piano Trump in 28 punti per la pace. “Possiamo solo immaginare che cosa succederebbe se non fosse la volta buona. Zelensky è un bravissimo retore e bravissimo nel comunicare, è un uomo di spettacolo e sa toccare le corde giuste, ma l’alternativa tra la dignità e la perdita del principale direi unico alleato che hanno, a meno di non considerare alleati questi sciagurati dei governi europei e della Commissione europea, non è corretta. – ha detto il direttore del Fatto Quotidiano – Capisco che Zelensky debba in questo momento, dopo avere detto e contraddetto tutto e il contrario di tutto, in questi quasi quattro anni di guerra, debba far digerire agli ucraini che avevano creduto alla propaganda a cui nemmeno lui credeva, che ormai hanno l’acqua alla gola e sono messi con le spalle al muro da Trump. In realtà purtroppo sono stati messi con le spalle al muro dalla realtà, che prescinde dalla persona di Trump”. Secondo il giornalista “per quattro anni abbiamo atteso che qualcuno dicesse agli ucraini la verità. Nessuno degli europei ha osato dirgliela. Li hanno riempiti, li hanno drogati di propaganda. E poi è arrivato Trump, che è un mascalzone, che è tutto quello che sappiamo, ma dato che lui non si sente parte dell’America che ha scatenato e provocato quella guerra, se ne è immediatamente tirato fuori perché gli hanno fatto un quadro preciso della situazione sul campo. – ha proseguito – Un quadro preciso che conosceva perfettamente anche Biden, ove mai fosse lucido o chi comandava con la faccia di Biden, perché quello che dice adesso Trump è quello che diceva il generale Mark Milley, che era il più alto in grado fra i generali del Pentagono nel novembre 2022. Fino a quando non è arrivato Trump, nessuno ha detto la verità a Zelensky. Trump gliel’ha detta subito in quell’incontro (a febbraio, ndr) alla Casa Bianca, che è stato scambiato per un agguato. Quello è un comportamento da amico, anche se sgarbato, perché Trump non ha le buone maniere. Ma gli amici devono dire la verità e devono criticare quando un altro amico sta sbagliando, soprattutto se sta sbagliando a proprio danno”. Perché, quando Trump disse a Zelensky ‘non hai le carte’, ha spiegato Travaglio “stava ripetendo quello che lo stesso Zelensky aveva detto a dicembre, cioè un mese prima che si insediasse Trump: ‘Noi non recupereremo i territori perduti’. È passato un anno. Nessuno ha capito per quale motivo i soldati abbiano dovuto continuare a combattere sapendo che ogni giorno che passava moriva gente e perdevano territori. Adesso che sta accadendo? Zelensky è pronto a dire per gradi, una goccia al giorno, la verità al suo popolo, che secondo me l’ha capita benissimo, ma veniva sempre illuso che ci fosse un’arma segreta, una nuova fornitura di missili più potenti, a raggio più lungo che potesse ribaltare la situazione. La situazione però non è ribaltabile”. L'articolo Ucraina, Travaglio (Nove): “Con il piano di pace Trump, Zelensky può scegliere solo tra una sconfitta ora o una disfatta totale fra un anno” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Marco Travaglio
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Cazzullo, Orsini e Di Battista ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 22 novembre. Con Travaglio e Scanzi
Nuova puntata del talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, che torna sabato 22 novembre in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario politico italiano e internazionale. In studio con il conduttore Luca Sommi, l’ex deputato del Movimento 5 stelle ed attivista Alessandro Di Battista, l’editorialista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e il professore di Sociologia del Terrorismo alla Luiss di Roma Alessandro Orsini. Si discuterà degli scenari internazionali in Ucraina e a Gaza, dopo la votazione dell’Onu che approva la fase due del piano di pace voluto dal presidente americano Donald Trump. Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana. L'articolo Cazzullo, Orsini e Di Battista ospiti di Luca Sommi ad Accordi&Disaccordi sabato 22 novembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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