Ultimo appuntamento del 2025 con il talk di approfondimento di Nove
“Accordi&Disaccordi”, condotto da Luca Sommi, che sabato 13 dicembre torna in
prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario politico italiano e
internazionale.
Ospiti in studio la giornalista e conduttrice Bianca Berlinguer e l’ex
magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, in collegamento l’editorialista Gad
Lerner e il professore di Sociologia del Terrorismo Alessandro Orsini.
Si discuterà dei negoziati per la pace in Ucraina, del ruolo dell‘Europa e
dell’Italia, e degli interventi politici in programma ad Atreju.
In attesa di ripartire a gennaio, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco
Travaglio e il giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della
settimana.
L'articolo Berlinguer, Lerner, Orsini e Carofiglio ospiti di Luca Sommi ad
Accordi&Disaccordi sabato 13 dicembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Tag - Accordi & Disaccordi
Andare o non andare alla Fiera più libri più liberi dove è presente una casa
editrice che pubblica libri nazifascisti? “Io sto con chi non va. Il fascismo e
il nazismo non sono idee che hanno diritto di cittadinanza“. Così Tomaso
Montanari ad Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi, in onda ogni
sabato sul Nove con la partecipazione di Marco Travaglio e Andrea Scanzi a
proposito della polemica che ha visto contrapposte due “scuole di pensiero”: da
una parte gli autori come Alessandro Barbero e Zerocalcare che, di fronte alla
partecipazione di ‘Passaggio al Bosco’ hanno scelto di boicottare la fiera,
dall’altra quella di altri scrittori, come Cacciari e Canfora che sostengono che
non andare sia inutile, sciocco e controproducente. Nel giorno in cui alla fiera
si è svolto anche un flash mob di protesta sulle note di Bella ciao, lo storico
dell’arte ha spiegato: “Io avevo già messo in conto di non andare, per cui non
faccio testo, ma non ci sarei andato. Capisco anche le ragioni degli altri però
credo che non si tratti di andare via dal Parlamento, non è l’Aventino. Questo è
una manifestazione commerciale. E siccome il punto problematico è l’Associazione
italiana editori e il suo presidente Innocenzo Cipolletta, che ha candidamente
dichiarato che questa è una fiera di idee e che tutte le idee sono benvenute,
allora io dico no grazie, vado da un’altra parte: – ha proseguito – vado per
esempio a Testo, a Firenze, a febbraio, in un’analoga manifestazione dove i
nazisti non sono accolti. E’ un meccanismo fondamentale di autodifesa nel mondo
del mercato, il metodo che hanno soprattutto le personalità più in vista per
indurre se non per la Costituzione almeno per la prostituzione cioè, come dire,
se non per i principi almeno per l’utile. Facciamo leva almeno sulle casse”.
“Se questa casa editrice non viola la legge ed è deprecabile semplicemente sotto
un punto di vista morale per quello che pubblica, non è rischioso che
un’associazione, un ente che organizza una fiera cominci a valutare tu sì, tu
no? Non sono metodi tipici di un’altra parte politica?”, ha chiesto Sommi. “No,
io non credo. Credo che ci sia una sola idea che la nostra Costituzione
proibisce. C’è una sola cosa che non si ha la libertà di professare in Italia,
cioè il fascismo. Gustavo Zagrebelsky ha scritto che la Costituzione è anche un
comando sui vinti, è un comando sui fascisti. I fascisti non l’hanno scritta la
Costituzione, sono gli unici fuori e il fascismo e il nazismo non sono idee che
hanno diritto di cittadinanza. Allora da questo punto di vista io credo che la
magistratura si dovrebbe occupare del catalogo di Passaggio al bosco, che
ricordo è l’editrice da cui sono usciti, per esempio, i picchiatori che hanno
aggredito i ragazzi del liceo Michelangelo qua a Firenze. Non si tratta soltanto
di libri si tratta del braccio editoriale di un movimento che ha come fine
l’eversione dello Stato“.
Montanari ha poi aggiunto: “Basta guardare cosa hanno in catalogo. Il punto è
che queste idee non hanno diritto di cittadinanza e io credo che se non se ne
occupa la magistratura, se ne deve occupare la coscienza delle persone perché
queste manifestazioni sono a inviti e se la linea è quella della Costituzione
allora tutti sono ammessi tranne i fascisti“. “Però il risultato è che questa
casa editrice che nessuno conosceva, ora la conoscono tutti, quindi si è
ottenuto l’effetto contrario”, ha ribattuto il conduttore. “Ma l’effetto
contrario lo abbiamo ottenuto in altro modo. I fascisti sono al governo del
paese, cioè non è che stiamo promuovendo idee sconosciute o marginali di una
periferia del Paese, non stiamo in una perfetta democrazia in mano a sinceri
democratici, non stiamo promuovendo dei bizzarri personaggi che nessuno conosce.
Queste idee sono alla guida del Paese quindi ogni occasione per far capire in
che mani siamo è benedetta dal mio punto di vista”, ha concluso Montanari.
L'articolo Più libri più liberi, Montanari sul Nove: “Io sto con chi non va.
Effetto boomerang? No, i fascisti sono già al governo del Paese” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
“Non è vero che a Trump non serve l’Europa o che rinuncia all’Europa. Sa di
averla in tasca, è per quello che se ne frega. Li ha a rimorchio a prescindere”.
Così Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, in onda ogni sabato sul Nove, ha
commentato il documento di Strategia nazionale pubblicato dall’amministrazione
Trump venerdì 5 dicembre. Due esempi? “I dazi e il 5% di spese militari alla
Nato: avremmo potuto trattare un quattro e mezzo, un tre e mezzo, invece no:
abbiamo firmato il 5%. – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano –
L’Europa lui la dà per scontata con queste classi dirigenti che fanno finta di
contestarlo quando sono lontane e poi vanno a leccargli il culo quando sono alla
Casa Bianca. Non ha problemi, ci dà per scontati, ci brutalizza, ci violenta
tutte le volte che vuole con il nostro consenso e i nostri ringraziamenti. E
intanto si occupa dei dossier geopolitici importanti, che sono il Baltico, il
Medio Oriente, le terre rare, i minerali, il gas, il petrolio, le armi, la Cina,
l’intelligenza artificiale. Ed è ovvio che di queste cose serie non può parlare
con gente non seria”.
Inoltre Travaglio ha contestualizzato quella che i media italiani hanno chiamato
la ‘minaccia’ di Putin all’Europa. Durante la conferenza stampa del 2 dicembre
scorso, il presidente russo aveva detto: “Se l’Europa volesse iniziare una
guerra contro di noi, per noi non ci sarebbe più possibilità di negoziare e sarà
tutto estremamente rapido“. “Parla di usare le testate nucleari?”, ha chiesto il
conduttore, Luca Sommi. “Per fare rapidamente quello è l’unico modo – ha detto
il direttore del Fatto – Altrimenti devi cominciare con le battaglie, le
battaglie di attrito, i carri armati, eccetera. Lui lo dice sempre ridacchiando.
Dice: ‘se ci tenete a far la guerra con noi, noi non ci abbiamo mai nemmeno
pensato, però se poi ci tenete così tanto, sappiate che siamo pronti. 6000
testate nucleari contro non so, quante?”, ha detto ancora il giornalista che poi
è voluto tornare sull’intervento precedente in cui Rula Jebreal, altra ospite
della serata, aveva affermato che “Trump ha concesso al presidente russo tutto
ciò che voleva”.
Travaglio non è d’accordo e ha spiegato: “Non è vero che Trump abbia concesso a
Putin tutto quello che vuole. Ci hanno ripetuto per quattro anni che Putin
voleva prendere tutta l’Ucraina. Adesso nel piano in 28 punti di Trump c’è
scritto che si tiene il Donbass, più le parti che ha già conquistato e dà 100
miliardi dei 290 di asset russi da impiegare per la ricostruzione. Io non ho mai
visto un Paese vincitore che paga i danni al Paese sconfitto, quindi non è vero
che il piano di pace di in 28 punti fosse quello che voleva Putin. Era un
compromesso certamente più vantaggioso per chi vince e non per chi perde, ma è
l’unico modo per stoppare l’avanzata russa“.
Altro punto che il giornalista ha voluto sottolineare è che “il primo ad
affermare che la Nato fosse obsoleta, non è stato Trump venerdì nel documento di
Strategia estera perché lo sanno tutti che è così da quando è caduto il Patto di
Varsavia, il muro di Berlino, l’Unione Sovietica. Non avendo nemici, la Nato
avrebbe dovuto sciogliersi perché era nata in funzione anti blocco sovietico.
Sparita l’Unione Sovietica, è sparito il Patto di Varsavia. Andreotti disse:
‘che cosa ci sta a fare la Nato? In tempi più recenti lo dissero Macron, che
parlò di ‘morte cerebrale della Nato’ e Angela Merkel, Francia e Germania,
quando ancora esisteva un’Europa autonoma dagli Stati Uniti, dissero che la Nato
non aveva più alcun senso”, ha concluso Travaglio.
L'articolo Travaglio sul Nove: “Trump rinuncia all’Europa? No, sa di avere in
tasca questa classe politica: li brutalizza con il loro consenso” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Nuovo appuntamento con il talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”,
condotto da Luca Sommi, che torna sabato 6 dicembre in prima serata alle 21:30
per raccontare lo scenario politico italiano e internazionale.
Ospiti la giornalista Rula Jebreal, il rettore dell’Università per Stranieri di
Siena Tomaso Montanari e il professore di Sociologia del Terrorismo Alessandro
Orsini.
Si discuterà degli incontri tra la delegazione americana, quella ucraina e
quella europea per trovare un accordo di pace tra Kiev e Mosca. Inoltre si
parlerà della situazione a Gaza e delle polemiche interne tra le forze di
governo riguardanti l’ultimo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, previsto
entro il 31 dicembre.
Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il
giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana.
L'articolo Jebreal, Orsini e Montanari ospiti di Luca Sommi ad
Accordi&Disaccordi sabato 6 dicembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, in onda ogni sabato sul Nove, è tornato a
parlare di Russia e Ucraina. “Che fa Zelensky? – si chiede il direttore del
Fatto Quotidiano nel monologo – con l’esercito in rotta e la Tangentopoli in
casa sembra rassegnato alla resa. Ha fatto un discorso alla Nazione, resa non a
Putin, alla realtà ovviamente. Ha fatto un discorso alla nazione, ha detto
‘dobbiamo scegliere fra perdere la dignità e perdere l’alleato americano’. Anche
i vertici della Nato si sono subito allineati al padrone, ma l’Unione europea si
è incazzata”.
“E certo, se si arriva alla firma ci sarà scritto nero su bianco che i governi
europei hanno perso la guerra e non ne hanno azzeccata una, anzi hanno
condannato a morte l’Ucraina – continua – Sarebbero 28 punti di sutura. Per von
der Leyen, Kallas, Merz, Schulz, Macron, Johnson, Draghi, Meloni. Gli scemi di
guerra, insomma quelli che deliravano di vittoria contro la Russia”.
“E allora che fa l’Unione Europea? Fa un altro piano di pace, che in realtà è un
piano di guerra in 27 punti, fatto apposta perché Putin lo respinga”, dice
ancora Travaglio che spiega poi gli otto punti principali.
Dopo averli sciorinati, Travaglio continua ancora: “A questo punto che cosa
succede. Per evitare che l’Unione europea faccia saltare un’altra volta il
banco, Trump e i suoi mediatori si armano di santa pazienza e intanto incassano
da Zelensky il sì su 19 punti che non sono controversi e lasciano fuori le cose
più serie come i territori, le truppe Nato, le armi Nato, le dimensioni
dell’esercito ucraino e gli asset russi”.
“A quel punto i sabotatori della pace cosa fanno? – continua – Fanno uscire una
telefonata tra il mediatore di Trump e il consigliere di Putin. E fanno pure
trapelare che Mosca boccerà il piano. Ma Putin, che non è proprio completamente
scemo, non cade nella trappola, anzi dice subito che il negoziato è serio per
lui. Che attende notizie sugli altri punti accantonati e la tregua subito lui la
potrà concedere soltanto se Kiev si ritira da quella piccola parte di Donbass
che ancora controlla, se no lui se la prende con le armi andando avanti
nell’avanzata”.
Secondo Travaglio “prima o poi, comunque, di lì bisognerà passare da queste
forche caudine che è il campo di battaglia a imporre sempre uguale da tre anni.
Ma non da sempre, non da quattro. Perché se nel 2022 Zelensky fosse rimasto
seduto al tavolo a Istanbul e al posto di Biden ci fosse stato già Trump, ora
l’Ucraina sarebbe tutta intera, tranne la Crimea, avrebbe centinaia di migliaia
di morti in meno e avrebbe milioni di profughi che insiste che anziché stare in
Europa sarebbero a casa loro in Ucraina al caldo e l’economia europea non
sarebbe distrutta”. “E soprattutto – conclude – Calenda avrebbe un tatuaggio in
meno“.
L'articolo “Russia-Ucraina? L’Ue ha fatto un piano di pace apposta perché Putin
lo respinga”: il monologo di Travaglio sul Nove proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Io sono assolutamente d’accordo con Crosetto quando dice che la difesa italiana
è in ginocchio e deve riarmarsi, perché io trovo che sia inaccettabile e
vergognoso che l’Italia non abbia un esercito all’altezza delle sfide. Critico
Crosetto perché lui sta concependo questo riarmo in funzione della guerra con la
Russia, ma non lo dice chiaramente”. Così Alessandro Orsini, ospite ad
Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi sul Nove il sabato sera con
la partecipazione di Andrea Scanzi e Marco Travaglio. “E questo per quale
motivo? Perché l’opinione pubblica italiana è pacifista, mentre in Germania c’è
una cultura politica diversa come anche in Francia. E Crosetto non dice le cose
come stanno. Il capo di Stato maggiore della Difesa (il Generale Fabien Mandon,
ndr) si è rivolto ai francesi e ha detto loro: ‘Dovete prepararvi all’idea di
avere i vostri figli morti in battaglia‘. – ha spiegato il prof. di Sociologia
del Terrorismo alla Luiss di Roma – In un’altra occasione i francesi hanno
dichiarato: ‘Dobbiamo costruire più ospedali perché avremo tanti morti in
battaglia’. Ecco, Crosetto in realtà sta preparando la stessa cosa, soltanto che
utilizza una retorica diversa, cioè utilizza la retorica pacifista per preparare
l’Italia la guerra con la Russia. – ha proseguito – Perché? Perché Crosetto sa
benissimo in questo la lezione di Machiavelli è molto attuale che a culture
politiche diverse nei popoli corrispondono retoriche diverse. Quindi che cosa
dice? Che noi dobbiamo aumentare il numero di soldati, dobbiamo migliorare la
dotazione militare perché qualcuno potrebbe attaccarci e non dice la verità cioè
che noi dobbiamo fare tutto questo perché l’Unione europea deve essere pronta a
fare la guerra con la Russia”, ha concluso Orsini.
L'articolo Orsini (Nove): “Reintrodurre la leva militare? Si usa una retorica
morbida per non spaventare gli italiani, ma ci si prepara alla guerra” proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Nuova puntata del talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, che
torna sabato 29 novembre in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario
politico italiano e internazionale.
Insieme al conduttore Luca Sommi, la Relatrice speciale dell’Onu per i Territori
occupati palestinesi Francesca Albanese, il giornalista Antonio Padellaro, lo
storico Luciano Canfora, il professore di Sociologia del Terrorismo alla Luiss
di Roma Alessandro Orsini e l’insegnante e poetessa Virginia Veludo.
Si discuterà delle negoziazioni tra Stati Uniti, Russia, Ucraina e Unione
europea per arrivare a un cessate il fuoco tra Kiev e Mosca, della drammatica
situazione a Gaza e dei risultati delle elezioni regionali in Veneto, Puglia e
Campania.
Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il
giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana.
L'articolo Albanese, Padellaro, Canfora, Orsini e Veludo ospiti di Luca Sommi ad
Accordi&Disaccordi sabato 29 novembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il
Fatto Quotidiano.
“Come è in atto una strategia politico-mediatica di rimozione del genocidio a
Gaza come se tutto fosse dimenticato, è in atto da parte del governo soprattutto
da parte di Giorgia Meloni, un tentativo di rimuovere le sue stesse
responsabilità anche dal disastro ucraino”. Così Alessandro Di Battista, ospite
di Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi con la partecipazione di
Marco Travaglio e Andrea Scanzi, in onda il sabato su Nove. “Perché a
scommettere sulla vittoria ucraina non era soltanto Ursula Von der Leyen. Credo
che Giorgia Meloni abbia ripetuto la frase ‘scommetto sulla vittoria
dell’Ucraina’ dieci volte, almeno dieci volte, quando si accontentava del bacino
sulla fronte di Biden, quando obbediva alla Casa Bianca durante tutto quel
periodo, sia lei che tutto il governo. – ha proseguito l’ex deputato M5S –
Dunque lei è politicamente corresponsabile del disastro europeo in Ucraina. In
un Paese normale la Meloni dovrebbe innanzitutto parlare, quando invece sta
zitta, s’inabissa. No, questo è il tentativo mediatico. Non c’è un numero
sufficiente di giornalisti capaci di ricordare alla Meloni quel che ha detto,
anche di farle le giuste domande. Poi lei evita il confronto. Un po’ come la
storia dei gasdotti russi che sappiamo essere stati sabotati con un atto
terroristico dagli ucraini. Quando la Von der Leyen diceva ‘risponderemo con la
forza’, c’è mai stato un un giornalista capace di andare sotto e dire: ‘Scusi ma
ora che sappiamo che sono stati gli ucraini, che cosa fate?’, ‘scusi Giorgia
Meloni ma lei che ha scommesso sulla vittoria Ucraina, adesso che fa? Sceglie la
strada del silenzio? Fa l’equilibrista tra l’Unione europea e Trump quando ha
già scelto Trump e per questo resta in silenzio?”, ha detto ancora il reporter.
“Però il ministro Crosetto ha detto che alcuni punti di questo patto sono
inaccettabili”, ha ribattuto il conduttore. “Secondo me questa è la solita
strategia di mandare avanti uno mentre lei nel frattempo sta zitta, prova un po’
a proteggersi perché il fallimento è colossale. Giorgia Meloni è in totale
continuità rispetto al governo Draghi perché è stato Draghi il primo a far
approvare, durante il suo governo, da tutti i partiti, tutti quanti, il primo
decreto di invio di armi in Ucraina, accettando anche la politica delle
sanzioni. – ha spiegato Di Battista – Ci dissero che le sanzioni avrebbero
buttato giù Mosca in pochi giorni. Questo lo disse Enrico Letta da segretario
del Partito democratico. Quando io sono andato a Mosca a raccontare quello che
succedeva e leggevo che secondo i giornali italiani mancavano le patatine
fritte, non c’era la benzina: io leggevo questa roba e dicevo: ‘guardate che non
è vero’. Scrivevano che non c’erano più armi e io andavo nella zona di
Ekaterinburg dove le fabbriche ex sovietiche, spostate durante la Seconda guerra
mondiale nella zona degli Urali per mettere in sicurezza dei nazisti, facevano
turni h24. Io raccontavo un’altra storia”.
“Quindi le armi non dovevano essere mandate dall’inizio in Ucraina?”, ha
domandato ancora Sommi. “Intanto mandare armi all’interno di un teatro di guerra
è una violazione della Costituzione perché fino a prova contraria per la
Repubblica italiana la guerra non è mai un modo di risolvere i conflitti, le
questioni internazionali. – ha risposto il fondatore di Schierarsi – Poi ho
sempre detto, dal primo giorno, che l’Unione europea si doveva sbrigare ad
individuare in Angela Merkel, che era la persona più autorevole – conosce Putin,
parla il russo, aveva fatto accordi su accordi sul gas, era andata da XI Jinping
non so quante volte – l’inviato speciale dell’Unione, dando questo messaggio a
Putin: siamo favorevoli al riconoscimento della Crimea russa in cambio di un
cessate il fuoco e di un percorso negoziale sul Donbass. Questo era quello che
l’Unione Europea avrebbe dovuto fare. – ha continuato l’attivista – Invece
l’Unione Europea non ha ancora nominato un inviato speciale per la negoziazione
con la Russia e mai lo nominerà. L’hanno fatto gli americani che stanno al di là
dell’Atlantico e ci stanno guadagnando grazie a questa guerra e non l’ha fatto
l’Europa, che si è auto sanzionata. Ricordate quando Draghi, l’Altissimo il
Messia diceva: ‘volete la pace o il condizionatore acceso?’ Ricordate Draghi
dire: ‘in quattro e quattr’otto le sanzioni, con quella spocchia, le sanzioni
alla Russia hanno distrutto la macchina bellica di Mosca’. Ma ve lo ricordate?
Lo disse davanti alla all’Assemblea generale delle Nazioni unite da Presidente
Consiglio dei Ministri, quello spocchioso, tenuto in vita politicamente da un
sistema mediatico altamente corrotto. Adesso i nodi vengono al pettine. Per
questo Giorgia Meloni, che è corresponsabile del fallimento, ha scelto la via
del silenzio. Ma dobbiamo ricordare le sue responsabilità”, ha concluso Di
Battista.
L'articolo Di Battista (Nove): “Meloni cerca di far dimenticare le sue
responsabilità su Gaza e Ucraina: per questo non prende una posizione netta sul
piano Trump” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“La situazione per l’Ucraina non è ribaltabile: la scelta ora non è fra la
dignità e la perdita di un alleato, ma tra una sconfitta adesso o tra una
disfatta totale fra un anno“. Così Marco Travaglio, ospite di
Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi con la partecipazione di
Andrea Scanzi, in onda il sabato su Nove a proposito delle parole del presidente
ucraino dopo la pubblicazione del piano Trump in 28 punti per la pace. “Possiamo
solo immaginare che cosa succederebbe se non fosse la volta buona. Zelensky è un
bravissimo retore e bravissimo nel comunicare, è un uomo di spettacolo e sa
toccare le corde giuste, ma l’alternativa tra la dignità e la perdita del
principale direi unico alleato che hanno, a meno di non considerare alleati
questi sciagurati dei governi europei e della Commissione europea, non è
corretta. – ha detto il direttore del Fatto Quotidiano – Capisco che Zelensky
debba in questo momento, dopo avere detto e contraddetto tutto e il contrario di
tutto, in questi quasi quattro anni di guerra, debba far digerire agli ucraini
che avevano creduto alla propaganda a cui nemmeno lui credeva, che ormai hanno
l’acqua alla gola e sono messi con le spalle al muro da Trump. In realtà
purtroppo sono stati messi con le spalle al muro dalla realtà, che prescinde
dalla persona di Trump”.
Secondo il giornalista “per quattro anni abbiamo atteso che qualcuno dicesse
agli ucraini la verità. Nessuno degli europei ha osato dirgliela. Li hanno
riempiti, li hanno drogati di propaganda. E poi è arrivato Trump, che è un
mascalzone, che è tutto quello che sappiamo, ma dato che lui non si sente parte
dell’America che ha scatenato e provocato quella guerra, se ne è immediatamente
tirato fuori perché gli hanno fatto un quadro preciso della situazione sul
campo. – ha proseguito – Un quadro preciso che conosceva perfettamente anche
Biden, ove mai fosse lucido o chi comandava con la faccia di Biden, perché
quello che dice adesso Trump è quello che diceva il generale Mark Milley, che
era il più alto in grado fra i generali del Pentagono nel novembre 2022. Fino a
quando non è arrivato Trump, nessuno ha detto la verità a Zelensky. Trump
gliel’ha detta subito in quell’incontro (a febbraio, ndr) alla Casa Bianca, che
è stato scambiato per un agguato. Quello è un comportamento da amico, anche se
sgarbato, perché Trump non ha le buone maniere. Ma gli amici devono dire la
verità e devono criticare quando un altro amico sta sbagliando, soprattutto se
sta sbagliando a proprio danno”.
Perché, quando Trump disse a Zelensky ‘non hai le carte’, ha spiegato Travaglio
“stava ripetendo quello che lo stesso Zelensky aveva detto a dicembre, cioè un
mese prima che si insediasse Trump: ‘Noi non recupereremo i territori perduti’.
È passato un anno. Nessuno ha capito per quale motivo i soldati abbiano dovuto
continuare a combattere sapendo che ogni giorno che passava moriva gente e
perdevano territori. Adesso che sta accadendo? Zelensky è pronto a dire per
gradi, una goccia al giorno, la verità al suo popolo, che secondo me l’ha capita
benissimo, ma veniva sempre illuso che ci fosse un’arma segreta, una nuova
fornitura di missili più potenti, a raggio più lungo che potesse ribaltare la
situazione. La situazione però non è ribaltabile”.
L'articolo Ucraina, Travaglio (Nove): “Con il piano di pace Trump, Zelensky può
scegliere solo tra una sconfitta ora o una disfatta totale fra un anno” proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Nuova puntata del talk di approfondimento di Nove “Accordi&Disaccordi”, che
torna sabato 22 novembre in prima serata alle 21:30 per raccontare lo scenario
politico italiano e internazionale.
In studio con il conduttore Luca Sommi, l’ex deputato del Movimento 5 stelle ed
attivista Alessandro Di Battista, l’editorialista del Corriere della Sera Aldo
Cazzullo e il professore di Sociologia del Terrorismo alla Luiss di Roma
Alessandro Orsini.
Si discuterà degli scenari internazionali in Ucraina e a Gaza, dopo la votazione
dell’Onu che approva la fase due del piano di pace voluto dal presidente
americano Donald Trump.
Come da tradizione, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio e il
giornalista Andrea Scanzi analizzano i fatti più importanti della settimana.
L'articolo Cazzullo, Orsini e Di Battista ospiti di Luca Sommi ad
Accordi&Disaccordi sabato 22 novembre. Con Travaglio e Scanzi proviene da Il
Fatto Quotidiano.