L’Inps allarga i servizi che mette a disposizione delle famiglie. L’ultimo in
ordine cronologico – comunicato attraverso il messaggio n. 3515 – è un sistema
attraverso il quale invita i potenziali beneficiari a chiedere il bonus nuovi
nati nel momento in cui un bambino viene al mondo.
BONUS NUOVI NATI, COME FUNZIONA L’AVVISO
Il nuovo servizio – è partito nel corso del mese di novembre – prevede che, a
seguito di una nuova nascita, arrivi alla famiglia una comunicazione tramite
posta elettronica per invitare a presentare la domanda per ottenere l’assegno
unico ed universale per i figli a carico e, nel caso in cui l’Isee dovesse
essere inferiore al limite previsto per ottenere la prestazione, anche per
chiedere il bonus nuovi nati. La comunicazione non arriverà trasversalmente a
tutte le famiglie, ma solo agli utenti che hanno prestato il proprio consenso
per ricevere le comunicazioni proattive dall’Inps. Proprio su questo punto
ricordiamo che quanti fossero interessati a ricevere dei contenuti
personalizzati si possono iscrivere direttamente sul portale istituzionale
dell’Inps, accedendo all’area My Inps, all’interno della quale devono seguire il
percorso i “I tuoi dati” poi “Contatti e consensi” della sezione “Adesione ai
servizi proattivi”.
COME FUNZIONA IL BONUS NUOVI NATI
Il bonus nuovi nati è stato previsto dalla legge di Bilancio 2025. È un sostegno
economico una tantum pari a 1.000 euro, rivolto alle famiglie dove è nato un
bambino dopo il 1° gennaio 2025. Il contributo spetta anche in caso di adozione
o di affidamento in via preadottiva. La finalità dell’iniziativa è quella di
fornire un sostegno economico ai genitori, almeno nei primi momenti in cui i
pargoli hanno fatto il loro ingresso in famiglia. Contribuendo, quindi, a
sostenere le spese iniziali. Le condizioni per poter accedere al bonus nuovi
nati sono rimaste immutate nel corso del tempo. Possono presentare la domanda
per ottenerlo i cittadini italiani, i residenti di altri Paesi dell’Unione
europea e i cittadini di Stati terzi che siano titolari di un permesso di
soggiorno di lungo periodo o di altre autorizzazioni previste dalla legge. Nel
momento in cui il genitore presenta la domanda deve essere domiciliato in
Italia. Deve essere in possesso, inoltre, di un Isee minorenni che sia inferiore
a 40.000 euro l’anno. Il bonus nuovi nati non concorre alla formazione del
reddito imponibile ai fini fiscali.
CHI PUÒ PRESENTARE LA DOMANDA
Per coprire il bonus nuovi è stata messa a disposizione una dote pari a 330
milioni di euro per il 2025, che saliranno a 360 milioni nel 2026. Spetterà
all’Inps verificare l’andamento della spesa e a trasmettere ai ministero del
Lavoro e a quello dell’Economia l’andamento dell’utilizzo delle risorse. La
domanda per ottenere il contributo deve essere presentata entro 120 giorni dalla
nascita o dal momento in cui il minore è stato adottato: deve essere inoltrata
da uno solo dei due genitori. Nel caso in cui non dovessero vivere sotto lo
stesso tetto, il contributo spetta al genitore che convive con il bambino.
Spetterà a chi esercita la responsabilità genitoriale o al tutore richiedere il
bonus nel caso in cui il genitore del bambino appena nato sia minorenne. La
domanda deve essere presentata telematicamente accedendo al portale dell’Inps.
In alternativa è possibile farlo attraverso l’app Inps Mobile o contattando il
Contact Center Multicanale (al numero verde 803164 per chi chiama da telefono
fisso o al 06/164164 per chi chiama da cellulare). In alternativa è possibile
rivolgersi agli istituti di patronato che forniscono la dovuta assistenza per
compilare e trasmettere l’istanza.
L'articolo Bonus nuovi nati: come funziona e chi può presentare la domanda per
avere i 1.000 euro proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ci sarà tempo fino al prossimo 31 dicembre per chiedere la riduzione dei
contributi Inps per artigiani e commercianti. L’agevolazione è stata introdotta
dalla legge di Bilancio 2025 ed è riservata ai neo iscritti che hanno avviato
una nuova attività nel corso di quest’anno.
La misura consiste in uno sconto del 50% dei contributi fissi e di quelli
variabili, ossia quelli che eccedono il minimale. È possibile fruirne per tre
annualità.
SCONTO CONTRIBUTI, ANCORA POCHI GIORNI PER RICHIEDERLO
I commercianti e gli artigiani hanno ancora poco tempo per poter fruire della
riduzione del 50% dei contributi per i primi tre anni di attività.
All’agevolazione possono accedere i titolari di ditte individuali e familiari
che stanno percependo un reddito d’impresa anche in regime forfettario, i soci
delle società – sia quelle di persone che quelle di capitali, come le srl -, i
coadiuvanti e i coadiutori familiari.
L’accesso all’agevolazione è subordinato al possesso di alcuni requisiti: il più
importante è l’aver avviato l’attività imprenditoriale nel corso del 2025. Ma
non solo: è necessario essersi iscritti per la prima volta ad una delle gestioni
speciali autonome degli artigiani e degli esercenti attività commerciali nel
corso dello stesso periodo.
Il possesso dei requisiti viene attestato dall’iscrizione al Registro delle
Imprese e all’Inps entro i termini di legge: chi dovesse avviare l’attività
entro il 20 dicembre 2025 può beneficiare della riduzione nel caso in cui
dovesse presentare l’iscrizione al Registro e alla gestione speciale autonoma
entro il 19 gennaio.
Volendo sintetizzare al massimo, per poter accedere alle riduzione dei
contributi Inps, è necessario avviare l’attività nel corso del 2025 e iscriversi
alle gestioni speciali autonome per la prima volta nel corso dello stesso
periodo.
DA QUANDO È IN VIGORE LA MISURA
Tecnicamente parlando la misura è in vigore a partire dal 1° gennaio 2025, anche
se da un punto di vista strettamente operativo è partita solo ad agosto, quando
l’Inps ha iniziato a dare il via libera alle richieste. Purtroppo al ritardo
iniziale si sono aggiunti una serie di disservizi segnalati dagli stessi utenti:
quando si doveva pagare la terza rata dei contributi (la deadline era prevista
lo scorso 17 novembre 2025), i Modelli F24 prodotti dall’Inps erano ancora
calcolati con la formula piena, anche se chi li presentava aveva chiesto di
aderire alla misura.
COME DEVE ESSERE PRESENTATA LA DOMANDA
La normativa prevede che l’agevolazione abbia una durata pari a tre anni
dall’avvio dell’attività. Tecnicamente può essere richiesta solo alla fine del
2025, perché spetta unicamente ai commercianti e agli artigiani che abbiano
avviato una nuova attività.
Chi avesse interesse a vedersi ridurre i contributi Inps – e non avesse ancora
presentato la domanda – lo deve fare entro il 31 dicembre 2025, in modo da non
perdere il diritto ad ottenere lo sconto.
L’istanza per accedere allo sconto può essere trasmessa accedendo al “Portale
delle Agevolazioni (ex DiResCo)”: in questa sede deve essere compilato il modulo
“Riduzione 50% ART-COM 2025”.
Il richiedente deve dichiarare di essere in possesso dei requisiti: la
dichiarazione deve essere inserita, sotto la propria responsabilità, all’interno
del modulo della domanda. Nel momento in cui la richiesta viene accettata la
riduzione dei contributi Inps viene applicata per tre anni.
Nell’arco del triennio cui spetta l’agevolazione la posizione aziendale potrebbe
variare sotto il profilo fiscale – potrebbe avvenire uno spostamento di
provincia dell’attività o si potrebbe optare per una diversa gestione Inps -:
l’agevolazione continuerà senza che il beneficiario sia obbligato a presentare
una nuova domanda.
È bene non lasciarsi sfuggire l’occasione, perché potrebbe essere l’ultima
possibilità per ottenere lo sconto dei contributi Inps: al momento non sono
previsti dei rinnovi dell’agevolazione.
L'articolo Sconto del 50% sui contributi per artigiani e commercianti, ecco chi
può chiederlo e come si fa domanda proviene da Il Fatto Quotidiano.
Sotto organico, trattati male e, presto, alle dirette dipendenze dell’ex
presidente dei consulenti del lavoro, la ministra Marina Elvira Calderone.
Potrebbe essere questo il destino che attende gli ispettori del lavoro nel 2026.
L’idea di chiudere l’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) e di spostarne
funzioni e dipendenti all’interno del ministero del Lavoro non è nuova per il
governo Meloni. La ministra l’aveva accarezzata a inizio legislatura, mettendo
in allarme le forze sindacali, già alle prese coi salari insufficienti e
l’indebolimento strutturale dell’Ispettorato, nato nel 2015 come agenzia
pubblica per svolgere l’attività ispettiva a livello nazionale, integrando le
funzioni precedentemente svolte dal ministero ma anche di Inps e Inail, che
infatti avevano visto il definitivo blocco delle assunzioni del personale
ispettivo. Un’agenzia vigilata dal ministero, ma dotata di autonomia
regolamentare, amministrativa e contabile. Autonomia che ora rischia di perdere,
come emerso dall’incontro di martedì 25 novembre tra sindacati e ministero. “Per
gli ispettori c’è il rischio di perdere terzietà ed essere sempre più
assoggettati e assoggettabili alla politica”, aveva spiegato al Fatto il
segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio. Ma è anche una questione di
soldi, perché l’Ispettorato ha un tesoretto sul quale il ministero ha messo gli
occhi.
“Si tratta di un’idea nient’affatto nuova, che ci era stata già paventata ad
inizio del mandato della ministra Calderone, con tanto di bozze di disegno di
legge e creazione di uno specifico Dipartimento del Ministero del Lavoro, il
dipartimento vigilanza, il cui capo Dipartimento sarebbe nominato direttamente
dal Ministro del Lavoro e riceverebbe direttive ed indicazioni dal Ministro
stesso e della sua diretta esecuzione dovrebbe rispondere”, si legge nel
comunicato unitario di Cgil, Uilpa e Usb seguito all’incontro al ministero con
capo di Gabinetto e vicecapo di Gabinetto, tra gli altri. L’idea venne poi
accantonata, ma nel frattempo i segnali di attenzione chiesti dai sindacati su
rinnovo dei contratti, aumenti salariali, welfare aziendale e indennità
ispettiva per valorizzare il personale non sono mai arrivati. E intanto se ne
andavano i funzionari, ispettori compresi, perché a fronte delle molte
responsabilità all’INL il gioco non vale la candela. Tra le soluzioni proposte
da anni dalle sigle sindacali, quella di finanziare il welfare aziendale e il
sistema indennitario, anche in vista di future assunzioni, utilizzando parte
dell’avanzo di bilancio disponibile dell’Agenzia, che oggi ammonta a 368 milioni
di euro.
“Da quanto abbiamo appreso nel corso dell’incontro, sembra fare molto appetito
l’ingente avanzo di bilancio dell’INL”, hanno scritto i sindacati. Ma, prosegue
il comunicato, “durante il confronto con la rappresentanza ministeriale non
abbiamo registrato alcuna misura concreta capace di mettere nelle migliori
condizioni tutti i lavoratori dell’INL (o del Dipartimento della vigilanza) per
operare efficacemente e assolvere le funzioni cui sono adibiti”. Ad ora si
starebbe verificando se tecnicamente, nell’ipotesi di rientro, una qualche forma
di compensazione spetti al ministero. “L’avanzo di bilancio va all’erario, ma
visto il trasferimento di funzioni si aspettano che qualcosa venga riconosciuto
al ministero, ed è quanto stanno cercando di capire”, spiega Giorgio Dell’Erba,
dirigente del coordinamento nazionale dell’Unione sindacale di base, presente
all’incontro a Roma. “Ma il problema è proprio questo: di questi soldi cosa ne
vogliono fare?”. Si intende seguire “una logica di conservazione dello stato
attuale o si intendono invece potenziare davvero, e non a “costo zero”, tutte le
attività e le funzioni trasferite dell’INL”?
Sul potenziamento dell’Ispettorato Calderone e sindacati non si sono mai intesi.
Il prossimo incontro, che il ministero propone per gennaio, dirà se l’attività
ispettiva a tutela di diritti, salute e dignità dei lavoratori ha ancora
cittadinanza o se l’imperativo è “non disturbare chi produce ricchezza”, per
dirla con Giorgia Meloni. Insomma, se la ministra Calderone intenda smantellare
definitivamente le funzioni di un Ispettorato che già oggi e soprattutto al
Nord, ha sedi sotto organico di oltre il 50%. “Non possiamo accettare anche il
solo paventarsi dell’ipotesi di un diretto controllo politico della vigilanza
sul lavoro, dopo averla disarticolata, riportando il quadro istituzionale
indietro di dieci anni”, scrivono Cgil, Uilpa, Usb, che annunciano una assemblea
nazionale del personale per il 2 dicembre e non a caso: “La sera del 2 dicembre
andrà in onda su Rai 1 la serie televisiva “L’altro ispettore”, la prima serie
TV dedicata alla figura dell’ispettore del lavoro. Ci sembra incredibile che,
mentre si illustra al grande pubblico il ruolo degli ispettori del lavoro
(sperando comunque non vi siano troppi luoghi comuni), il Governo si prepari
serenamente a comunicare l’intenzione di chiudere l’INL e riportare le lancette
indietro di dieci anni”.
L'articolo Calderone si mangia gli ispettori del lavoro e prova a mettere le
mani sul loro “tesoretto” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il bastone, la gonna ampia, il foulard al collo, le scarpe con il tacco comodo.
Ecco le immagini dell’uomo, che travestito dalla madre morta da anni, si era
presentato in comune per rinnovare la carte di identità scaduta che serviva a
riscuotere la pensione. Per risolvere il problema burocratico, il 57enne si è
presentato in municipio travestito da anziana, con parrucca e abito femminile,
sperando di rinnovarne il documento. Gli addetti all’ufficio anagrafe hanno
subito riconosciuto il travestimento e la polizia locale è stata chiamata ad
accertare la situazione. Durante le verifiche, è emerso il lato più oscuro della
vicenda: l’uomo aveva nascosto in cantina il corpo della madre, deceduta nel
2022 per cause naturali, e continuava a percepirne la pensione.
L'articolo Le immagini dell’uomo travestito dalla madre morta da anni per
riscuotere la pensione proviene da Il Fatto Quotidiano.
Non è la prima volta che un figlio o una figlia di un genitore con pensione
truffano lo Stato incassando i soldi dopo la morte di padre o madre. Ma la
storia che arriva da Borgo Virgilio, alle porte di Mantova e raccontata dalla
Gazzetta e dalle pagine locali del Corriere, un nuovo insolito elemento. Un
57enne ha ideato un macabro stratagemma per continuare a incassare la pensione
della madre dopo la sua morte. L’uomo, infatti, ha nascosto il cadavere
dell’anziana nella cantina di casa e ha percepito i bonifici Inps per tre anni
senza che nessuno sospettasse nulla.
Il piano per incassare indebitamente i soldi è, però, naufragato quando la carta
d’identità della donna è scaduta. Per risolvere il problema burocratico, il
57enne si è presentato in municipio travestito da anziana, con parrucca e abito
femminile, sperando di rinnovarne il documento. Gli addetti all’ufficio anagrafe
hanno subito riconosciuto il travestimento e, di conseguenza, la polizia locale
è stata chiamata ad accertare la situazione. Durante le verifiche, è emerso il
lato più oscuro della vicenda: l’uomo aveva nascosto in cantina il corpo della
madre, deceduta nel 2022 per cause naturali, e continuava a percepirne la
pensione. I resti dell’anziana sono stati trasferiti alle camere mortuarie
dell’ospedale di Mantova per ulteriori accertamenti. Per il 57enne potrebbero
configurarsi i reati di occultamento di cadavere e truffa ai danni dell’Inps,
mentre le indagini sono ancora in corso.
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scoperto dopo tre anni proviene da Il Fatto Quotidiano.