La scomparsa di Nicola Pietrangeli ha scatenato nel vostro blogger ottuagenario
un’ondata di antichi ricordi; riportandolo ai tempi lontani del tennis presunto
“romantico”, prima dell’avvento del professionismo. Anche se sulla purezza
disinteressata dei nostri eroi di allora è meglio stendere un velo pietoso (voci
ricorrenti dell’epoca raccontavano sottovoce come la Federazione Italiana Tennis
FIT erogasse paghette per il campione defunto nei giorni scorsi per consentirgli
di resistere alle sirene della Troupe Kramer, il team di campioni che aveva
aggirato per primo il divieto di giocare a scopo di lucro).
Resta il fatto che prima dell’avvento dei Sinner boys Pietrangeli è stato di
gran lunga il migliore tennista italiano. Non certo per atletismo, semmai un
giocatore dal braccio d’oro e con un rovescio che incantava. Inguaribilmente
“terraiolo” – come i suoi colleghi dell’epoca Beppe Merlo e Fausto Gardini –
riuscì perfino nell’impresa – in coppia con Orlando Sirola – di battere gli
“erbivori” statunitensi in un’epica semifinale giocata sul green australiano nel
1960. Per poi soccombere in finale contro l’Australia. Ma a quell’epoca i
“canguri” erano i veri marziani della racchetta, con una nidiata di talenti
inarrivabili: Ken Rosewall, Neale Frazer, Roy Emerson e, schiena permettendo,
l’apollineo Lew Hoad; con il plus del più grande talento tennistico mondiale
prima di Roger Federer. Rod Laver, il mancino rosso di capelli (come un certo
Jannik) che batté nella finale di quella Davis il nostro Pietrangeli.
Ho ancora negli occhi il ricordo del singolare copricapo in tela a forma di
campanula con cui si difendeva dal sole cocente della stagione australe
quell’immenso campione (unico vincitore di due grandi Slam, uno nel 1962 prima
di passare al professionismo, l’altro sette anni dopo quando i tornei divennero
open).
Va comunque detto che l’arrogante Nic italo-tunisino era un giocatore completo,
che se non si fosse impigrito nel ponentino romano avrebbe potuto vincere molto
di più in campo internazionale di due Roland Garros. La vittoria che ha
trasformato in icona anche il suo successore sul trono di signore degli
Internazionali d’Italia al Foro Italico. Ma il simpatico Adriano Panatta
(riciclato in piacevolissimo telecronista sportivo) aveva un repertorio di colpi
più limitato del predecessore. Ad esempio il passante, che andava in crisi
quando l’avversario conquistava la rete prima di lui. Ricordo le sue sofferenze
giocando contro il John Alexander non eccelso ma abile nel serve-and-volley, che
lo batteva regolarmente. Un australiano che già allora superava la taglia – oggi
sul normale – del metro e novanta, coprendo con l’estensione del braccio gran
parte del campo di gioco.
Dunque, una narrazione dei tempi eroici che il ripristino della memoria porta a
ridimensionare. Come – francamente – andrebbe demistificata perfino l’epica
impresa della prima vittoria nella coppa Davis 1976 in Cile. A tale proposito si
tende a silenziare il fatto che l’evento di Santiago, tre anni dopo il golpe
cileno con mattanza del generale fellone Pinochet e la morte del presidente
Allende, era stato ostracizzato dalla pubblica opinione mondiale. Tanto che la
semifinale venne disertata per protesta dalla squadra dell’Urss; per cui la
nostra si trovò il sentiero d’accesso facilitato alla finale.
Un’occasione irripetibile per una squadra che non aveva mai vinto una Davis e
che ora poteva conquistarla contro la modestissima formazione dei padroni di
casa. Allora fu il capitano non giocatore – proprio Nicola Pietrangeli,
notoriamente destrorso e simpatizzante per Pinochet – a imporre la controversa
partecipazione. Da qui la vittoria di cui la grancassa nazionalistica ha
cancellato le ombre.
Semmai immacolate sono le vittorie degli ultimi tre anni, seppure in una Davis
che è l’ombra della manifestazione clou di un tempo. E due di queste portano la
firma di Jannik Sinner, il capofila dell’attuale stagione d’oro del nostro
tennis. Alla faccia degli improvvisati nazionalisti della racchetta che ne hanno
stigmatizzato l’assenza all’ultima edizione. A riprova che il metro di giudizio
di costoro non gli consente di capire lo specifico del tennis. Specie in questa
orgia di propaganda nazionalistica sul bellico, culminata negli spot TV delle
Olimpiadi della neve in cui si proclama l’essenza ferrea dello spirito nazionale
di un popolo mollaccione quale il nostro. Semmai Sinner è anti-italiano per la
determinazione assoluta nell’applicazione e nel miglioramento con cui ha
conquistato il podio sportivo mondiale.
Quel duopolio tennistico dello scugnizzo iberico e del principino italico, l’uno
di fuoco e l’altro di ghiaccio, che sta scrivendo un’epopea che non consente
demistificazioni. Una volta tanto italiana al 50%. E che meriterebbe nuovi
cantori alla Gianni Clerici e Rino Tommasi; non sciovinisti fuori registro alla
Bruno Vespa o il feticista del capello Ivan Zazzaroni, inconsapevoli che la Val
Pusteria è – nonostante loro – ancora territorio nazionale.
L'articolo Prima di Sinner il migliore fu l’ispido Nic: perché Pietrangeli
poteva vincere molto di più proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Coppa Davis
“Caro Nick, se ne va un pezzo enorme della nostra storia. Questa foto a
Montecarlo per me vale tutto: il tuo esempio, la tua ironia, la tua luce”. Tra
le tantissime reazioni del mondo sportivo dopo la morte di Nicola Pietrangeli
c’è anche quella di Fabio Fognini, ex tennista italiano che si è ritirato nei
mesi scorsi a Wimbledon. “Hai insegnato a tutti cosa significa vincere davvero.
Buon viaggio, leggenda”. Così Fognini su Instagram, postando una foto insieme a
Pietrangeli a Montecarlo.
Ma sono davvero tanti gli attestati di stima e i post di cordoglio per il due
volte campione slam e non solo dall’Italia. Anche Rafael Nadal infatti ha
pubblicato un post su X: “Ho appena saputo della triste notizia della scomparsa
di un grande del tennis italiano e mondiale”, ha scritto lo spagnolo sui social,
porgendo poi le “più sentite condoglianze a tutta la sua famiglia, il suo figlio
Filippo, e tutta la famiglia del tennis italiano. Riposa in pace, Nicola”.
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VOLANDRI: “PRIMO IDOLO E PUNTO DI RIFERIMENTO”
Bello anche il ricordo di Filippo Volandri, tra i primi a esprimersi dopo la
morte di Pietrangeli: “Oggi il nostro tennis perde un gigante. Nicola
Pietrangeli è stato il primo idolo e il primo vero punto di riferimento per
chiunque abbia amato questo sport. Per noi che indossiamo o abbiamo indossato la
maglia azzurra, non è mai stato soltanto un grande campione del passato”, ha
scritto Volandri che poi ha voluto parlare anche della sua personalità: “Dalla
battuta ironica al consiglio più serio, aveva sempre il modo giusto per farti
riflettere e per ricordarti cosa significhi rappresentare l’Italia. Era libero,
diretto, autentico: per questo unico”.
Pietrangeli ha poi sottolineato quanto e come Pietrangeli sia stato importante
per l’evoluzione del tennis in Italia: “Ha aperto la strada a tutti noi. Le sue
vittorie, la sua personalità e il suo modo di vivere il tennis hanno permesso
all’Italia di credere di poter competere ai massimi livelli. Siamo cresciuti con
i suoi racconti, con la sua passione travolgente, con la sua capacità di farci
sentire parte di una storia più grande”.
IL RICORDO DI TATHIANA GARBIN
“Nicola per me è stato molto più di un grandissimo campione. È stato un punto
fermo del nostro tennis, una presenza che sentivi sempre lì, anche quando non
era fisicamente accanto a te”, così Tathiana Garbin, capitana di Billie Jean
King Cup sulla scomparsa dell’ex tennista azzurro. “Per la mia generazione, e
per tutte quelle che sono venute dopo, rappresentava una guida silenziosa: un
esempio, una voce autorevole, il custode vero della nostra storia. Aveva un modo
unico di trasmettere amore per questo sport e per la maglia azzurra”.
Poi un accenno anche a Lea Pericoli, ex tennista italiana e grande amica di
Pietrangeli: “La sua storia resterà per sempre intrecciata a quella di Lea
Pericoli: insieme hanno acceso la prima grande luce del tennis italiano, facendo
innamorare intere generazioni e dando stile, anima e identità al nostro
movimento. Oggi perdiamo una pietra miliare del nostro sport, ma quello che
Nicola ci ha lasciato va ben oltre i risultati e i trofei”.
L'articolo “Caro Nick, questa foto per me vale tutto”: l’emozionante ricordo di
Fognini per Pietrangeli | Da Nadal a Volandri, il tennis in lutto proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Primo italiano a vincere uno Slam, capitano della prima Coppa Davis, di cui è
anche primatista mondiale di tutti i tempi per partite giocate (164). Nicola
Pietrangeli – ex tennista morto oggi, 1 dicembre – è stato un’icona del tennis
italiano, colui che ha fatto da apripista a uno sport che oggi è tra i più
popolari e vincenti in Italia. Una personalità definita “simbolo del tennis in
Italia”, ma anche “uno spirito libero“, “dall’ironia tagliente“, “diretta”, come
quando sul padel disse: “Il trionfo delle pippe, permette a tutti di divertirsi.
Anche agli scarsi”.
Aggettivi che si riferiscono soprattutto all’ultimo periodo, quando Pietrangeli
ha spesso espresso la propria idea sulle vittorie italiane, su Sinner, su tutti
gli altri tennisti azzurri, sulla Coppa Davis e altri argomenti, senza giri di
parole. Tra le affermazioni più “controverse” e popolari degli ultimi anni ce
n’è una su Sinner. “Supererà tutti i miei record, ma l’unico che non mi potrà
levare è quello delle presenze e delle vittorie in Coppa Davis“, aveva
dichiarato con orgoglio rivendicando il primato citato di partite giocate nella
competizione, ben 164.
E a proposito di Coppa Davis, Pietrangeli è stato il capitano non giocatore
dello storico trionfo (il primo) dell’Italia nel 1976. Da lì mai più nessuna
vittoria fino al 2023, quando è arrivata la prima delle tre consecutive in una
striscia ancora aperta (la terza è arrivata poco più di una settimana fa). Dopo
il trionfo del 2024 Pietrangeli dichiarò: “È stata una bella emozione, ma non è
che abbiamo battuto chissà quale avversario“.
E ancora, sempre dopo quel successo, aveva parlato così di Berrettini: “Le sue
due partite sono state bruttissime, ma bellissime per il risultato che poi è
quello che conta nella Davis. Lo spettacolo lasciamolo agli altri tornei”.
Mentre dopo la prima delle tre vittorie consecutive in Davis – dopo che gli
azzurri avevano declinato l’invito per il 21 dicembre (poi rimandato) al
Quirinale, dal presidente della repubblica Sergio Mattarella – Pietrangeli aveva
con ironia spiegato: “I ragazzi hanno declinato l’invito perché in vacanza? Ci
andrò io”.
Tra le frasi che maggiormente hanno fatto fatto discutere però ci sono quelle su
Sinner, che ha superato Pietrangeli per numero di slam vinti (già quattro),
arrivando proprio nell’olimpo del tennis italiano accanto a lui. Pietrangeli ha
ammesso che “Sinner è il più forte italiano della storia“, ma anche in quel caso
aveva usato tradito una certa insofferenza: “È il miglior tennista italiano di
tutti i tempi. E forse austriaco“, aveva dichiarato il due volte vincitore al
Roland Garros.
Tra le ultime dichiarazioni nei mesi scorsi invece aveva commentato la rinuncia
dell’altoatesino alla Coppa Davis, spiegando: “Deve giocare a tennis, mica fare
una guerra. Non capisco quando dice che è una scelta difficile, è uno schiaffo
al mondo dello sport”, salvo poi giustificarlo spiegando che “non è più la
stessa Coppa Davis di quando giocavo io“.
L'articolo Addio a Pietrangeli, l’ironia pungente e le sue frasi divisive:
“Sinner il più forte italiano, forse austriaco”, “le due partite di Berrettini
bruttissime” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Oggi il tennis italiano perde il suo simbolo più grande e io perdo un amico.
Nicola Pietrangeli non è stato soltanto un campione: è stato il primo a
insegnarci cosa volesse dire vincere davvero, dentro e fuori dal campo”. Queste
le parole del presidente della Federazione italiana tennis e padel, Angelo
Binaghi, dopo la morte a 92 anni di Nicola Pietrangeli. “È stato il punto di
partenza di tutto quello che il nostro tennis è diventato. Con lui abbiamo
capito che anche noi potevamo competere con il mondo, che sognare in grande non
era più un azzardo”.
“Quando si parla di Nicola, si pensa subito ai record, alle Coppe Davis, ai
titoli e ai trionfi che resteranno per sempre nella nostra storia. Ma la verità
è che Nicola era molto di più. Era un modo di essere. Con la sua ironia
tagliente, il suo spirito libero, la sua voglia inesauribile di vivere e di
scherzare, riusciva a rendere il tennis qualcosa di umano, di vero, di
profondamente italiano”, ha poi aggiunto Binaghi.
Il presidente della Fitp ha poi proseguito: “Parlare con lui era sempre un
piacere e una sorpresa: potevi uscire da una conversazione ridendo a crepapelle
o con una riflessione che ti restava dentro per giorni. Nel mio ufficio c’è una
foto a cui tengo moltissimo: io bambino, raccattapalle in una sfida di Coppa
Davis a Cagliari, e davanti a me proprio lui, Nicola Pietrangeli. Ogni volta che
la guardo, mi sembra di tornare a quel giorno. E mi rendo conto che, in fondo,
tutto per me è cominciato lì. Quella foto non è solo un ricordo: è un simbolo.
Il simbolo di come un bambino possa innamorarsi di uno sport grazie a chi lo
incarna in modo così pieno e naturale. Per me Nicola non era solo il più grande
giocatore della nostra storia. Era il tennis, nel senso più profondo del
termine”, ha proseguito Binaghi nel suo racconto di una icona del tennis
mondiale.
Poi anche un elogio per “quello che ha fatto per la Federazione e per come lo ha
fatto“, ha sottolineato Binaghi: “Gli devo molto, come uomo e come presidente.
Tutto ciò che ha fatto lo ha fatto con stile, con coraggio, con quella sua
irriverenza che era il segno dei veri fuoriclasse. A modo suo, Nicola non è mai
cambiato: diretto, sincero, incapace di essere banale. Anche quando provocava,
lo faceva con un’intelligenza che nasceva dall’amore profondo per il nostro
sport”.
Infine ha concluso: “Ci mancherà la sua voce, ci mancherà il suo sorriso, quella
sua capacità di dire sempre quello che pensava, senza paura e senza filtri. Oggi
salutiamo un monumento del nostro sport, ma anche un amico vero. Uno di quelli
che ti dicono le cose in faccia, che sanno farti arrabbiare e poi ridere un
secondo dopo. E questo, nel mondo di oggi, vale più di mille trofei. Grazie,
Nicola. Per tutto quello che ci hai dato, e per tutto quello che continuerai a
rappresentare per il tennis italiano”.
LE PAROLE DI BARAZZUTTI
Esprime il suo cordoglio anche l’ex tennista Corrado Barazzutti, che faceva
parte della nazionale che vinse la coppa Davis nel 1976, con Pietrangeli
capitano. “Sono molto dispiaciuto per la scomparsa di Nicola, perché prima di
tutto era una persona di famiglia. Abbiamo praticamente vissuto una vita
insieme, per quanto mi riguarda da quando ero ragazzino lo vedevo giocare in
televisione, era un po’ il mio idolo, l’ho incontrato come giocatore in campo, è
stato compagno mio di Coppa Davis, quando io ero un ragazzino, è stato il mio
capitano quando abbiamo vinto la Coppa Davis e in questi ultimi 20 anni siamo
sempre stati insieme, abbiamo condiviso tante cose”, ha detto all’Adnkronos.
“Nicola era un amico, era una persona alla quale ero molto vicino e un grande
personaggio sportivo. Eta un ambasciatore nel mondo del tennis e dello sport, un
ambasciatore di principi e di valori, un grande personaggio sportivo che ha dato
tantissimo al tennis e allo sport italiano”, ha concluso l’ex capitano di Coppa
Davis.
L'articolo Morto Pietrangeli, Binaghi: “Il tennis italiano perde il simbolo più
grande. Ho una foto a cui tengo moltissimo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Con gran ritardo, ma alla fine la nuova legge è arrivata. Le semifinali e le
finali di tennis con italiani in campo saranno visibili in chiaro. Ovviamente
quelle dei tornei rilevanti: Masters 1000, Atp Finals (fin qui venivano
trasmesse in Rai solo per altri accordi), Slam e anche la United Cup, che si
aggiungono a Coppa Davis, Billie Jean King Cup e Internazionali d’Italia, già
previsti dall’ultima legge che risaliva al 2012. Sono serviti quattro slam e
tanti altri tornei vinti da Sinner per convincere tutti che il tennis è ormai
diventato uno sport popolare anche tra chi – fino a qualche anno fa – non lo
seguiva.
SLAM, MASTERS 1000 E ATP FINALS: LA LISTA DEGLI EVENTI AGGIUNTI
È stato infatti pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Ministero delle
Imprese e del made in Italy che “individua gli eventi, nazionali e non,
considerati di particolare rilevanza per la società, dei quali è assicurata la
diffusione su palinsesti in chiaro, in diretta o in differita, in forma
integrale oppure parziale, da parte di emittenti qualificate”. E se fino a
qualche anno fa – per quanto riguarda il tennis – erano previsti in chiaro
soltanto semifinali e finali di Coppa Davis, Fed Cup e Internazionali del Foro
Italico in caso di italiani in campo, adesso c’è altro.
Come si legge nel documento, a queste si sono aggiunte appunto anche “le
semifinali e la finale della United Cup alle quali partecipi la squadra
nazionale italiana; le semifinali e le finali dei tornei del Grande Slam ove
presenti atleti italiani; le semifinali e le finali di ATP e WTA Finals, di ATP
Masters 1000 e WTA 1000 ove presenti atleti italiani”. Poi però si precisa: “Per
gli eventi i cui diritti siano stati acquisiti prima della pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale del presente decreto, l’efficacia delle disposizioni decorre
dalla scadenza dei contratti in essere“.
Tradotto: per esempio per il Roland Garros – per cui Discovery ha i diritti fino
al 2030 – la trasmissione in chiaro di semifinale e finale con italiani in campo
partirà solo dopo il 2030. Fino a quel momento deciderà chi appunto detiene i
diritti tv, come accaduto agli ultimi Australian Open.
LA FINALE DEGLI AUSTRALIAN OPEN IN CHIARO ERA STATO UN SUCCESSO
Una via di mezzo tra ciò che era previsto nella vecchia legge e la prima
richiesta del governo (in particolare del ministro Urso), che aveva prodotto una
nuova lista a dir poco radicale: includeva infatti anche le finali e semifinali
di tutti tornei Atp, compresi quelli minori (Atp 250 e Atp 500), con italiani in
campo. Un’impostazione che era stata bocciata dall’Europa per esser riformulata
e circoscritta solo agli Slam. Alla fine sono stati inclusi anche i Masters
1000, le Atp Finals (venivano trasmesse in Rai negli ultimi anni grazie a un
accordo differente) e la United Cup.
I dialoghi erano stati avviati dopo il boom del tennis negli ultimi anni: oggi
l’Italia si ferma davanti alla tv anche per una finale di Sinner e non solo per
il calcio. Ma le finale in chiaro sono state trasmesse solo quando lo hanno
deciso gli stessi broadcaster che ne detenevano i diritti. I risultati di share
sono stati sempre impressionanti, ai livelli della Nazionale di calcio appunto.
Per questo è emersa chiaramente la necessità di aggiornare la lista. Ci è voluto
tanto tempo però e – visti i contratti in essere – per vedere veramente tutti i
match decisivi in chiaro bisognerà aspettare ancora qualche anno.
L'articolo Le finali di tennis degli italiani si vedranno gratis in chiaro: cosa
prevede la nuova legge e perché l’obbligo non scatta subito proviene da Il Fatto
Quotidiano.
La forza del gruppo decisiva per la vittoria della Coppa Davis, dicevamo. Lo ha
evidenziato Flavio Cobolli, ma anche Matteo Berrettini. L’ennesima conferma è
arrivata da Andrea Vavassori, doppista dell’Italia convocato insieme a Simone
Bolelli. E la sua conferma arriva da un post social condiviso sul proprio
profilo in cui ha svelato tutti i retroscena e il dietro le quinte di un gruppo
che si divertiva fuori dal campo, in qualsiasi contesto e situazione. Tra i
primi video c’è una partita alla Playstation (la famosa di cui parlava Cobolli
dopo il trionfo) tra lo stesso Cobolli e Berrettini, con il primo che dopo una
sconfitta impreca.
E poi un Sonego scatenato che canta a squarciagola un coro per Flavio Cobolli
negli spogliatoi, un Berrettini in versione Ligabue, un collaboratore in stile
Superman, lo stesso Cobolli che beve miele dopo una partita. E ancora, un coro
anche per Simone Bolelli e Andrea Vavassori, ma anche la surreale conferenza
stampa vista da un’altra prospettiva: quella del telefono di Vavassori che –
consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere – ha da subito filmato lo show di
Cobolli.
Tra i video più simpatici ce n’è uno che ritrae proprio Vavassori e Bolelli
mentre si riscaldano negli spogliatoi, ma contemporaneamente guardano il match
di Cobolli ed esultano dopo un punto. I due infatti si stavano preparando a un
eventuale doppio in caso di sconfitta del collega. Tutti retroscena simpatici
apprezzati anche da Sara Errani e Jasmine Paolini. La prima ha commentato con un
emblematico “fusi veri“, con un cuore e una serie di emoji sorridenti. Paolini
ha invece scritto: “Questi siete: matti da legare“, con una lunga risata a
seguire.
L'articolo Berrettini canta Ligabue, Cobolli beve miele e il coro di Sonego: i
video di Vavassori con tutti i retroscena della Coppa Davis proviene da Il Fatto
Quotidiano.
“Noi non siamo per niente scaramantici”. Inizia così il dialogo tra Rosario
Fiorello e Filippo Volandri in un video diffuso dopo la vittoria della Coppa
Davis sul profilo dello showman siciliano. Poi la spiegazione: “Lo abbiamo fatto
due volte. Abbiamo palleggiato due volte prima della Coppa Davis e due volte ci
è andata bene“, spiega Fiorello mentre si trova in un campo da tennis proprio
con Volandri con una racchetta in mano e in tenuta tennistica.
“Adesso non succederà, la scaramanzia va assecondata”, continua Fiorello, che
poi ancora dichiara: “Non succederà, ma se succederà…”. Poi un incrocio delle
racchette sempre per scaramanzia e una risata finale. Un video che visto oggi
sembra profetico, visto che poi l’Italia ha trionfato per il terzo anno
consecutivo, battendo la Spagna.
“È successo di nuovo”, ha scritto Fiorello su Instagram dopo le vittorie di
Matteo Berrettini contro Pablo Carreno Busta e di Flavio Cobolli contro Jaume
Munar. Tre partitelle pre Davis tra Fiorello e Volandri, tre vittorie nella
competizione. E visto il trend, è possibile che il prossimo anno, verso
novembre, i due si rivedranno su un campo da tennis per fare due scambi.
L'articolo Il video profetico di Fiorello e Volandri girato prima della Coppa
Davis: “È successo di nuovo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Sinner? Nella chat che abbiamo noi della Davis ci ha fatto i complimenti per la
vittoria”. Dopo l’accenno in conferenza stampa, Filippo Volandri conferma la
vicinanza di Jannik Sinner in Coppa Davis nonostante qualche settimana fa abbia
deciso di rinunciare a partecipare alla competizione.
“E ogni giorno ha scritto a me, separatamente, dicendomi ‘fai come hai sempre
fatto, tieni unito il gruppo e affidati a giocatori'”. Lo ha detto il capitano
dell’Italia in Coppa Davis a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora. E alla
domanda se l’anno prossimo spera di fare poker e rivincere ancora la Coppa Davis
(ancora in Italia), Filippo Volandri ha risposto: “Noi vorremmo tanto, si gioca
in Italia e questo ci dà una marcia in più, ci proveremo ad ogni modo”.
Una vicinanza – quella di Sinner e Musetti – che aveva già sottolineato anche
Berrettini nel corso di una conferenza stampa pre inizio della Coppa Davis:
“Loro ci stanno vicini, ci scrivono ogni giorno”, aveva dichiarato il tennista
romano prima dell’esordio contro l’Austria. Anche ieri sera – dopo il trionfo
contro la Spagna – entrambi hanno mostrato vicinanza al gruppo.
Sinner ha condiviso una storia Instagram scrivendo: “Complimenti per questa
vittoria incredibile”, con un cuore azzurro e una coppa ad accompagnare il
messaggio. Musetti ha invece condiviso un video mentre guardava il match point
in tv e ha scritto: “Che braviiii! Avete fatto la storia”, con tag a tutti i
protagonisti della vittoria in Coppa Davis.
L'articolo Volandri: “Sinner ci ha fatto i complimenti nella chat della Davis. E
a me scriveva ogni giorno lo stesso messaggio” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Ero in sala antidoping, Sonego mi ha scritto ‘vieni, abbiamo bisogno di te'”. E
da lì Flavio Cobolli è riuscito a far girare il match contro Munar e trascinare
l’Italia alla vittoria in Coppa Davis con il trionfo nel secondo singolare
contro la Spagna. Potrà sembrare una banale casualità, ma quanto visto in questi
giorni porta a pensare che in realtà non lo sia. Perché l’Italia ha vinto in
Davis grazie alla forza del gruppo, all’unione dei sei presenti (i cinque
tennisti più il capitano Filippo Volandri). E non è una frase fatta, ma una
sensazione percepibile per chiunque abbia visto tutte e tre le partite di Coppa
Davis.
Gli sguardi nei momenti di difficoltà, i pugni e l’esultanza dopo un break o una
vittoria di un set, gli abbracci finali dopo la vittoria, le risate, i
retroscena fuori dal campo, la corsa di Cobolli dopo la pazza vittoria contro
Bergs, la folle conferenza stampa dopo il successo. Tutti elementi che
sottolineano quanto quello dell’Italia a Bologna fosse un gruppo unito, senza
individualismi e con un unico obiettivo: fare la storia e regalare il terzo
trionfo consecutivo anche senza Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, i due elementi
di punta.
“È stato stressante, lo è stato perché sono stato selezionato – come tutti gli
altri – per svolgere il test antidoping. E ho pensato ‘vabbè, perderò i primi
venti minuti’. Il problema è stato che i primi venti minuti sono stati
esattamente il primo set”, ha scherzato Matteo Berrettini, che ha poi svelato un
retroscena: “Lorenzo Sonego mi ha scritto ‘vieni, abbiamo bisogno di te’. E
abbiamo iniziato a urlare più forte possibile. Credo che quella sia la nostra
forza, la nostra arma: siamo così uniti”.
Uno in campo, il resto fuori a supporto in ogni punto. “Non gioca solo uno, ogni
partita giochiamo in cinque, in sei con il capitano. Abbiamo vinto i due
singolari ma è stata una vittoria di squadra”, ha concluso Matteo Berrettini. E
a conferma dell’unione del gruppo, c’è un’altra rivelazione di Filippo Volandri
in conferenza stampa: “Lorenzo Musetti e Jannik Sinner ci hanno scritto ogni
giorno”.
L'articolo Berrettini era a fare l’antidoping, poi il messaggio di Sonego:
“Vieni, abbiamo bisogno di te”. Ed è partita la rimonta di Cobolli proviene da
Il Fatto Quotidiano.
“Dicono, Jannik e Carlos, di cercare nuove soluzioni, magari di giocarla ogni
due o tre anni, ma di riportarla alla sua antica natura, con i match in tre
giorni”. Adriano Panatta elogia l’Italia vittoriosa in Coppa Davis, lo fa
esaltando Berrettini e Cobolli, poi però si schiera dalla parte di Jannik Sinner
e Carlos Alcaraz. L’ex tennista e oggi opinionista televisivo sulle colonne del
Corriere della Sera ha rimarcato quanto sia importante infatti rivoluzionare la
Coppa Davis. O almeno modificarla nel format, renderla più appetibile per far
tornare i migliori giocatori del mondo a giocarla con costanza.
“Faccio mia la loro proposta, spero abbia un seguito, e che Atp e Itf puntino,
insieme, non a svendere al miglior offerente, ma a proteggere una delle
espressioni più belle del nostro sport”, ha scritto Adriano Panatta, che si è
riallacciato appunto alle dichiarazioni di Sinner e Alcaraz durante le Atp
Finals. Sia l’azzurro che lo spagnolo hanno infatti auspicato il ritorno al
vecchio format, con sfide su 5 partite tutte da tre set su cinque. E con ogni
match giocato in casa o in trasferta, per ricreare quel clima da Coppa Davis.
Per tornare all’antico, i migliori giocatori al mondo chiedono che l’evento
diventi biennale o triennale, in modo da non intasare troppo i calendari.
“Coltivo la speranza che la Coppa possa ancora trasformarsi e ritrovare tutto
l’incanto sportivo che aveva una volta, che veniva dai confronti tra nazioni
disposte a mettere in campo tutte le forze migliori”, ha spiegato Panatta. E in
effetti il format attuale della Coppa Davis qualche limite lo ha. Perché non è
un caso che nell’attuale edizione ci sia stato solo un top 10 (Alexander Zverev)
e solo tre top 20 (Zverev e i due cechi Mensik e Lehecka): “Mi fanno sperare le
dichiarazioni rilasciate da Sinner e Alcaraz, entrambi catturati dall’idea di
giocare la Davis com’era una volta. Era una Coppa, quella, che metteva in campo
tutti i giocatori più forti. Sempre. Questo non avviene più ed è un peccato”.
Non sono infine mancati anche i complimenti all’Italia e a Matteo Berrettini e
Flavio Cobolli, protagonisti nei singolari delle tre sfide giocate. “L’abbraccio
tra Berrettini e Cobolli è stato bellissimo, per l’amicizia fraterna e
l’orgoglio comune che esprimeva subito dopo la vittoria. C’è tanta Davis in
quella immagine. C’è nella festa di tutti i ragazzi. Nel coraggio che hanno
messo in mostra, nella volontà di non mollare mai”, ha sottolineato Panatta.
L'articolo “Brava Italia, ma ora si cambi la Coppa Davis: faccio mia la proposta
di Jannik e Carlos, mi fa ben sperare”. Panatta si schiera con Sinner proviene
da Il Fatto Quotidiano.