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Milano-Cortina 2026, oggi si accende la fiamma olimpica: come funziona il rito e il viaggio della torcia dalla Grecia all’Italia
Mancano 71 giorni alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, ma l’evento è già entrato nel vivo con l’accensione della fiamma olimpica oggi – 25 novembre – in Grecia, a Olimpia appunto, patria dei Giochi e prima tappa di un lungo tragitto che porterà la fiamma in Italia fino a Milano il prossimo 6 febbraio. COME SI ACCENDE IL FUOCO OLIMPICO La cerimonia di accensione si svolge appunto a Olimpia, antica città vicino alla costa ionica dove sono nate le Olimpiadi e che, dopo secoli, ospita ancora il rito simbolico. Il comitato organizzatore ha però deciso di spostare la cerimonia all’interno del Museo Archeologico per le avverse condizioni meteo. La fiamma sarà accesa da una “sacerdotessa” – un’attrice – che sarà Mary Mina che verrà accompagnata da un gruppo di quarantacinque fra ragazzi e ragazze incaricati di uno spettacolo. Sempre secondo delle regole che risalgono quasi a tremila anni fa, il fuoco viene acceso facendo convergere i raggi del sole dentro uno specchio parabolico concavo. Se il meteo non dovesse permetterlo, ci sarà il “fuoco di riserva”, già acceso qualche giorno prima della cerimonia. Il compito di dare il via alla staffetta della fiamma olimpica è tradizionalmente affidato a un atleta greco e, per l’occasione, era stato AJ Ginnis, ma lo sciatore si è infortunato e ha ceduto il testimone al canottiere Petros Gaidatzis, bronzo alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024 nel 2 di coppia pesi leggeri. I PRIMI TEODOFORI ITALIANI E IL PERCORSO IN ITALIA Poco dopo la cerimonia di Olimpia, la torcia passerà in “mani italiane”: Armin Zöggeler e Stefania Belmondo. Il commissario tecnico della Nazionale di slittino (oro Salt Lake City 2002 e Torino 2006) e la campionessa di sci di fondo (a segno ad Albertville 1992 e Salt Lake City 2002) percorreranno un piccolo tratto della staffetta olimpica, avvicinandosi all’Italia. I due rappresentano anche un ponte ideale tra gli ultimi Giochi italiani, quelli di Torino 2006, e le Olimpiadi del 2026, che dopo vent’anni torneranno in Italia. L’approdo della torcia olimpica in Italia è previsto per giovedì 4 dicembre a Roma: alle 18 di quel giorno raggiungerà il Quirinale per una cerimonia con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La torcia ripartirà quindi ufficialmente alle 11 di venerdì 5 dicembre per un percorso di 12mila chilometri attraverso 110 province e oltre 300 comuni. Il 6 febbraio arriverà a Milano per la Cerimonia d’Apertura dei Giochi. Con il passaggio della Fiamma in ogni regione italiana, tutti i cittadini avranno l’opportunità di partecipare alla grande emozione di Milano-Cortina 2026 e di condividere i valori Olimpici e sportivi attraverso un grande momento collettivo. Ogni giornata inizierà alle 7.30 con la partenza del convoglio, e si chiuderà intorno alle 19.30 con l’accensione del braciere nella città ospitante: un momento di festa che celebrerà il legame tra sport, territori e comunità. Il percorso attraverserà luoghi iconici come il Colosseo, la Fontana di Trevi, il Duomo di Milano e il Canal Grande di Venezia, ma anche realtà che hanno saputo trasformare la propria storia in forza e rinascita, come Amatrice e il quartiere Scampia. Girerà da Aosta ad Agrigento, toccando tutte le province italiane. Dopo il Lazio toccherà Umbria e Toscana, prima di arrivare nelle isole tra il 13 e il 18 dicembre, prima in Sardegna e poi in Sicilia. Di seguito tutte le tappe: * Tappa 1 Roma 6 dicembre 2025 * Tappa 2 Viterbo 7 dicembre 2025 * Tappa 3 Terni 8 dicembre 2025 * Tappa 4 Perugia 9 dicembre 2025 * Tappa 5 Siena 10 dicembre 2025 * Tappa 6 Firenze 11 dicembre 2025 * Tappa 7 Livorno 12 dicembre 2025 * Tappa 8 Nuoro 13 dicembre 2025 * Tappa 9 Cagliari 14 dicembre 2025 * Tappa 10 Palermo 15 dicembre 2025 * Tappa 11 Agrigento 16 dicembre 2025 * Tappa 12 Siracusa 17 dicembre 2025 * Tappa 13 Catania 18 dicembre 2025 * Tappa 14 Reggio Calabria 19 dicembre 2025 * Tappa 15 Catanzaro 20 dicembre 2025 * Tappa 16 Salerno 21 dicembre 2025 * Tappa 17 Pompei 22 dicembre 2025 * Tappa 18 Napoli 23 dicembre 2025 * Tappa 19 Latina 26 dicembre 2025 * Tappa 20 Benevento 27 dicembre 2025 * Tappa 21 Potenza 28 dicembre 2025 * Tappa 22 Taranto 29 dicembre 2025 * Tappa 23 Lecce 30 dicembre 2025 * Tappa 24 Bari 31 dicembre 2025 * Tappa 25 Campobasso 1 gennaio 2026 * Tappa 26 Pescara 2 gennaio 2026 * Tappa 27 L’Aquila 3 gennaio 2026 * Tappa 28 Ancona 4 gennaio 2026 * Tappa 29 Rimini 5 gennaio 2026 * Tappa 30 Bologna 6 gennaio 2026 * Tappa 31 Ferrara 7 gennaio 2026 * Tappa 32 Parma 8 gennaio 2026 * Tappa 33 Genova 9 gennaio 2026 * Tappa 34 Cuneo 10 gennaio 2026 * Tappa 35 Torino 11 gennaio 2026 * Tappa 36 Aosta 12 gennaio 2026 * Tappa 37 Novara 13 gennaio 2026 * Tappa 38 Varese 14 gennaio 2026 * Tappa 39 Pavia 15 gennaio 2026 * Tappa 40 Piacenza 16 gennaio 2026 * Tappa 41 Brescia 17 gennaio 2026 * Tappa 42 Verona 18 gennaio 2026 * Tappa 43 Mantova 19 gennaio 2026 * Tappa 44 Vicenza 20 gennaio 2026 * Tappa 45 Padova 21 gennaio 2026 * Tappa 46 Venezia 22 gennaio 2026 * Tappa 47 Trieste 23 gennaio 2026 * Tappa 48 Udine 24 gennaio 2026 * Tappa 49 Belluno 25 gennaio 2026 * Tappa 50 Cortina d’Ampezzo 26 gennaio 2026 * Tappa 51 Bolzano 27 gennaio 2026 * Tappa 52 Cavalese 28 gennaio 2026 * Tappa 53 Trento 29 gennaio 2026 * Tappa 54 Livigno 30 gennaio 2026 * Tappa 55 Sondrio 31 gennaio 2026 * Tappa 56 Lecco 1 febbraio 2026 * Tappa 57 Bergamo 2 febbraio 2026 * Tappa 58 Como 3 febbraio 2026 * Tappa 59 Monza 4 febbraio 2026 * Tappa 60 Milano 5 febbraio 2026 L'articolo Milano-Cortina 2026, oggi si accende la fiamma olimpica: come funziona il rito e il viaggio della torcia dalla Grecia all’Italia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Olimpiadi 2026
Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno 6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico (ed economico) insostenibile. Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero ambientale. Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno piantati “13 mila alberelli”, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo dei “10 mila alberelli” da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18 novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio olimpico a Fiames?”) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni” metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri. Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni, sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8 mila nuovi alberi”. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10 mila” il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberi”. Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato, assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di nuovi”. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila piante”, regalo all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco. Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione, altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi, così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte, il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la piantumazione. L'articolo Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Cortina
Santanché: “Il ristorante del mio compagno unico aperto durante Milano-Cortina? È uno svantaggio. Perdita di tempo rispondere a queste domande”
“Non è un vantaggio, ma uno svantaggio dover rimanere aperti in un periodo in cui sappiamo che proprio quella zona sarà solo per la famiglia olimpica”. Alla domanda del Fattto.it sul perché il ristorante “El Camineto” di cui è socio il suo compagno Dimitri Kunz potrà rimanere aperto mentre gli altri no, la ministra del turismo Daniela Santanché prova a schermirsi. “Non credo che il ministro del Turismo debba rispondere a questa domanda perché non sono così informata” inizia a rispondere, per poi dichiarare che secondo “quello che ho capito parlando in famiglia è che non è un vantaggio perché ci saranno delle convenzioni a prezzi diversi rispetto a quelli che fa il Caminetto”. Eppure rispetto ad altri rifugi, che dovranno chiudere per mancanza di sciatori da metà gennaio a metà marzo, l’esercizio di lusso potrà rimanere aperto. Ma per la ministra del turismo, rispondere a questa domanda, rappresenta una “perdita di tempo”. L'articolo Santanché: “Il ristorante del mio compagno unico aperto durante Milano-Cortina? È uno svantaggio. Perdita di tempo rispondere a queste domande” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Olimpiadi 2026
Daniela Santanchè
Pure in Lapponia serve neve artificiale, figuriamoci a Milano-Cortina. Uno spreco che rasenta la follia
Ora che dai piani alti di Milano s’intravede la prima neve che ha spruzzato un po’ di bianco persino sulle vicine montagne del gruppo delle Grigne, le menti sottili che stanno organizzando la trepidante attesa pubblica delle Olimpiadi avranno tirato un sospiro di sollievo. Adesso tutti quei murales e quei monumenti simbolici davanti a Palazzo Marino, nonché tutto il battage mediatico, sembreranno magari meno assurdi. Appena poche ore fa, però, c’era quasi da ridere – se non fosse che sarebbe da piangere – anche solo ad ascoltare le prime parole dei commentatori televisivi della seconda gara di Coppa del Mondo dello Sci, che si è svolta a Levi, nel comprensorio d’impianti di risalita più importante del Nord, nella Lapponia finlandese, circa 180 km a nord-ovest del Circolo Polare Artico. Si sentiva prima di tutto giustificare la non particolare presenza di pubblico all’arrivo, per via delle temperature rigide della mattina, intorno ai meno 16, ma poi ecco che gli esperti viravano subito sul tecnico, esaltando le perfette delle condizioni della neve. Ohibò, ci sarà pure la neve buona da sciare almeno oltre il circolo polare artico, veniva da pensare. E invece no: le piste di Levi erano in ottime condizioni per la puntuale preparazione del manto di ‘snowfarm’ con i vari macchinari come i gatti delle nevi e i rasaghiaccio nonché un tot di iniezioni di liquidi chimici. Vale a dire che ormai, persino dove s’immagina vivano Babbo Natale e le sue renne, si comincia a sciare a novembre perché è stata immagazzinata e conservata la neve della stagione invernale precedente, quando non viene prodotta ad hoc. E i costi e gli sprechi energetici connessi all’innevamento programmato sono soltanto una parte del regalino ecologico del circo bianco: va poi considerato tutto quello che comporta far viaggiare avanti e indietro per mezzo mondo atleti e accompagnatori, apparati televisivi e sportivi legati alle gare di sci. Ogni anno è la stessa solfa, anche nelle nostre Alpi. Parliamo di uno spreco che rasenta la follia, tutto alimentato con soldi pubblici anche se poi a guadagnarci sono soltanto aziende private che peraltro non avrebbero certo bisogno. Ma nessuno si stupisce più di nulla, nel pieno del menefreghismo negazionista climatico di ritorno. Questo fenomeno di rigetto etero-diretto delle istanze ecologiste si combina perfettamente all’ormai definitiva accettazione delle logiche del turbo-capitalismo finanziario, per cui nessuno più si scandalizza nemmeno se viene già pubblicizzata con enfasi, per esempio, la notizia che per le Olimpiadi del 2026 il costo medio del pernottamento alberghiero a Milano sarà di 459 euro. Per non dire poi della fu perla delle Dolomiti, Cortina, con appartamenti affittati a 25mila euro per le due settimane olimpiche! Le anime belle che sono scese in piazza per l’Europa appena eletto ‘Orco Trump’ a presidente degli Stati Uniti, votano magari per i complici principali dello scempio olimpico invernale prossimo venturo. E non hanno battuto ciglio nemmeno quando la Commissione Von der Leyen ha stipulato un accordo kamikaze sui dazi che prevede un impegno colossale di denaro pubblico europeo da destinare all’acquisto di petrolio ed altra energia sporca nonché di armi e sistemi per la difesa americani. Dovrebbe pure manifestare di nuovo, gli pseudo-neo-europeisti, adesso che il governo Ue s’è s’è accomodato in Parlamento a prendere proprio i voti dei nazionalisti populisti e dei conservatori, pur di decretare un pesante stop al caro vecchio strombazzato piano per il Green New Deal, che già aveva intaccato appena la follia dei finanziamenti diretti e indiretti ai trust delle energie fossili, e pur di dirottare tranquillamente enormi risorse ex novo su un cinico e tragico piano di riarmo generalizzato. Si vis pace para bellum, ha ripetuto la ministra Ue Kaja Kallas all’ultimo convegno dei pacifinti della Cisl. Già, se la sinistra e i progressisti vogliono ripartire da qualche parte, invece di chiudersi nei partiti e nella lotta tra correnti e pseudo-leader, possono farlo soltanto preparando una guerra politica seria sui grandi temi come la svolta ecologica e più che mai la deriva mostruosa del riarmo generalizzato, piuttosto che la lotta contro il lavoro povero e le nuove forme di schiavitù – fenomeno poi è strettamente conseguente alla globalizzazione incontrollata e alla lotta di facciata all’emigrazione, che ha creato di fatto una massa di disperati disposta a tutto. Forse invece di strepitare in piazza e nei convegni sempre soltanto contro il regime neo-post fascista di Giorgia Meloni, sarebbe ora di prendere coscienza che anche la ‘sua’ amica Ursula ha gettato definitivamente la maschera pseudo-democratica cristiana, che quanto fosse fasulla per un’aristocratica di rango lo si poteva pure intuire anche solo quando non ha esitato a far declassificare i lupi dalle razze di animali ‘rigorosamente protetti’ solo perché un grande esemplare affamato, censito come GW950m, nella regione di Hannover aveva assalito uno dei suoi amati Pony, Dolly, in un castello di famiglia del marito. Anche se poi alla fine, più truci e orribili di tutti i governanti che comandano a bacchetta, sono gli spietati accumulatori di grandi capitali a cui ora s’uniscono volentieri in Europa i nuovi Signori della Guerra, che almeno in Germania hanno un nome e cognome, come Armin Papperger di Rheinmetall, che ora produrrà carri armati come noccioline per tutti i governi europei. Ma che, peggio ancora, nella nostra ipocrita e sfacciata Italia sono perlopiù ex politici, anche di sinistra, che siedono sulle poltrone chiave di società pubbliche come Leonardo, non a caso oggi guidata dall’ex ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, per cui Beppe Grillo in persona si scomodò ad approvare il nuovo governo tecnico. L'articolo Pure in Lapponia serve neve artificiale, figuriamoci a Milano-Cortina. Uno spreco che rasenta la follia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Olimpiadi 2026
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Olimpiadi, Salvini ai giornalisti: “C’era chi non voleva i Giochi, mi spiace per i gufi ma saranno un successo”. “E i costi triplicati?”. “Un bacione”
Il ministro Matteo Salvini fa la passerella a Cortina dove stanno per cominciare le gare di coppa del mondo di bob. Elogia i costruttori della pista da 124 milioni di euro, le maestranze, i tecnici e l’impegno del governo italiano per lo svolgimento delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Quando però gli si chiede conto dell’impennata di costi, che ha portato a triplicare la spesa per il bob inizialmente prevista in 45 milioni di euro, il leader leghista comincia a innervosirsi. Quando un giornalista fa accenno al faro acceso della Corte dei Conti sugli sprechi e sui bilanci, il ministro delle Infrastrutture fa una piroetta e abbandona la conferenza stampa convocata davanti a una delle curve del nuovo impianto Eugenio Monti. Ha appena detto che i Giochi porteranno 5 miliardi di ricchezza al nostro Paese, ma non c’è nemmeno il tempo di obiettare che quelli sono i soldi che il governo spenderà per finanziare sia l’organizzazione delle Olimpiadi che le infrastrutture di collegamento, e che si tratta della stessa cifra che verrà sborsata dai contribuenti italiani. Salvini si è già allontanato, mentre i bob continuano a scendere. Delusi anche i giornalisti locali che avrebbero voluto chiedergli conto della nuova cabinovia di Socrepes che si sta costruendo su una frana, in una guerra contro il tempo per renderla operativa entro la fine di gennaio, così da portare in quota gli spettatori delle gare olimpiche. L'articolo Olimpiadi, Salvini ai giornalisti: “C’era chi non voleva i Giochi, mi spiace per i gufi ma saranno un successo”. “E i costi triplicati?”. “Un bacione” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi cancellano pure il parco giochi
Si fa presto a dire Olimpiadi. Il più grande evento sportivo planetario, che dal 6 febbraio occuperà le Alpi italiane con un circo ridondante e costosissimo, elogiato continuamente dalla grancassa dell’informazione compiacente, comporta una serie di effetti collaterali che lasciano stupiti. Perché insensati e contrari a qualsiasi logica di buona amministrazione. Ne ho avuto riprova di fronte ad un pubblico a dir poco sconcertato a Cortina d’Ampezzo, dove ho presentato e discusso Una montagna di soldi, edito da Paper First, un viaggio senza reticenze nello scandalo dei Giochi Milano Cortina 2026. La fase di avvicinamento ci riserva la previsione (non definitiva) di una spesa di due miliardi di euro per l’organizzazione, in capo a Fondazione Milano Cortina 2026, e di altri cinque miliardi di euro per infrastrutture sportive, stradali e ferroviarie. Cortina è trasformata in un cantiere totale, ma ancora più dei grandi numeri, in attesa del consuntivo di un bilancio olimpico che si annuncia in perdita, sono le storie minime a raccontarci la dissennatezza delle scelte di una politica che punta agli affari, con il corollario del consenso che li accompagna. Non ci si cura delle ricadute pratiche sulla popolazione, con il risultato di creare ferite profonde, che nascono da scelte non condivise e non indirizzate a perseguire il bene comune. Lo ha dimostrato il dibattito moderato dalla giornalista Marina Menardi che si è svolto nella Sala Cultura del Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni, che fu ideato e realizzato dall’architetto Edoardo Gellner per le Olimpiadi del 1956, i primi Giochi organizzati in Italia. A Cortina, accanto ai campi da tennis e alla palestra da roccia intitolata a Lino Lacedelli, al limitare del bosco di Ronco, esisteva una collinetta incantata che gli amministratori comunali avevano deciso di destinare al parco-giochi di Sopiazes. Un progetto virtuoso, composto da 22 aree ricreative, ribattezzato “Il parco dei sogni”. Le altalene e gli scivoli, i giochi con la sabbia, le torrette in legno, le palafitte, un micro-mondo di folletti. Ma anche un’arena per rappresentazioni dei bambini, strutture per barbecue e picnic, accessi per carrozzine e disabili. Il parco inclusivo, pensato a beneficio delle famiglie, è costato un milione di euro al Comune di Cortina d’Ampezzo, una delle due città olimpiche. Quando lo hanno inaugurato nel 2021 c’era il sindaco Gianpietro Ghedina, che indossava pomposamente la fascia tricolore, c’erano le signore vestite all’ampezzana e, soprattutto, c’erano i bambini delle scuole, festanti. Ghedina è il sindaco che nel 2019 ha vinto con Milano la candidatura olimpica. Due anni dopo il taglio del nastro, il suo successore Gianluca Lorenzi ha cancellato il parco e con esso quel piccolo, grande sogno. La collina è stata piallata e i larici sono stati abbattuti per far posto al cantiere dell’Impresa Pizzarotti, che ha costruito la costosissima pista da bob che sarà usata da uno sparuto pugno di atleti. ‹ › 1 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.35.14 I cantieri della pista da bob ‹ › 2 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.55 I cantieri della pista da bob ‹ › 3 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.34 I cantieri della pista da bob ‹ › 4 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.05 I cantieri della pista da bob In pochi giorni la struttura green è scomparsa, dimostrando l’insostenibile sproporzione tra i 124 milioni di euro della pista che rischia di diventare una cattedrale di ghiaccio dal futuro incerto, e il milione di euro faticosamente investito dal Comune. È la dimostrazione di come Cortina sia un vaso di coccio tra i vasi di ferro dei signori del Circo Bianco. Che cos’è un Comune di paese di 5.000 abitanti rispetto a Fondazione Milano Cortina (il comitato organizzatore dei Giochi), a Società Infrastrutture Milano Cortina (braccio operativo del governo per le grandi opere), ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, alle Regioni Lombardia e Veneto, alle ricche province autonome di Trento e Bolzano. Un pulviscolo, un fastidio, un fiocco di neve dentro una nevicata di soldi facili e di progetti complessi. Infatti, che è stato sciolto brutalmente dagli ingranaggi, senza che nessuno sentisse il bisogno di chiedere che cosa gli ampezzani volessero per davvero. L'articolo Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi cancellano pure il parco giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina
Da quando, sei anni fa, l’Italia ha vinto la candidatura olimpica con Milano Cortina 2026, nevicate di parole hanno continuato ad imperversare, dispensate dai politici, su cittadini ed elettori. Hanno contribuito a modellare il castello delle opere infrastrutturali formalizzato nel settembre 2023, con la assicurazione che i progetti si sarebbero trasformati in cantieri e questi ultimi avrebbero portato a realizzare strade, viadotti, ferrovie, ponti e perfino una pista ciclabile. Tutte da inserire tra le promesse olimpiche, finanziate con circa 4 miliardi di euro dal governo. Più ci si avvicina al momento dell’accensione del braciere nello stadio di San Siro (6 febbraio), più appare chiaro che solo una minima parte delle opere saranno realizzate in tempo. La maggioranza, per un valore di 3 miliardi di euro, rimarrà incompiuta. È per questo che la Corte dei Conti ha lanciato un severo monito ad aggiornare i cronoprogrammi, così da fissare una scadenza degli interventi. Ed è la stessa ragione per cui i politici cominciano a dire che il punto d’arrivo era già ampiamente previsto dopo le Olimpiadi, per smentire i ritardi. PROMESSE NON MANTENUTE A LONGARONE Alcuni giorni fa è stato annunciato che la variante di Longarone (costo 481 milioni di euro) è pronta ad entrare nella fase di gara per individuare un costruttore. In realtà, prima del secondo semestre 2026 non saranno aperti i cantieri per un tratto di strada che bypassa il paese bellunese e che è atteso da 34 anni, visto che la prima convenzione tra Regione Veneto e Anas risale al 1995. Le Olimpiadi sono state indicate come la grande mèta da raggiungere, dopo che i campionati mondiali di sci del 2021 a Cortina si erano trasformati in un grande buco nell’acqua. Adesso i politici si consolano. Il sindaco Roberto Padrin, presidente della Provincia: “Poco importa se la inaugureremo dopo il 2026, questa è l’onda lunga delle Olimpiadi”. Il ministro dello Sport Andrea Abodi: “È una delle eredità più importanti, migliorerà la qualità di vita dei residenti”. Invece il cronoprogramma di Simico si è spostato sempre più in avanti: solo pochi mesi fa assicurava che il 14 novembre sarebbero stati aperti i cantieri. Come dimenticare quello che nel dicembre 2022, quando Matteo Salvini era da poco ministro delle Infrastrutture, aveva detto pomposamente il governatore Luca Zaia? “La variante di Longarone è stata inserita in un elenco di opere Anas per le quali a gennaio (2023, ndr) partiranno gli appalti. La struttura viaria accoglierà, poco dopo l’uscita dalla A27, squadre, atleti, sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma”. Ben che vada sarà terminata nel 2029. LA VARIANTE DI CORTINA RESTA UN SOGNO Ancora più vistoso il bluff della variante di Cortina, suddivisa in tre lotti, il cui costo è passato dai 270 milioni di euro del 2020, agli attuali 677 milioni, con un fabbisogno finanziario di 363 milioni di euro, non ancora stanziati. Dovrebbe essere la soluzione dei problemi di traffico a Cortina, ma è anche l’anticipo di quella che potrebbe diventare una specie di Venezia-Monaco, il grande sogno dei politici veneti (a cominciare furono i democristiani con il doroteo Carlo Bernini) di un’autostrada che porti dalla Laguna nel cuore della Baviera. L’idea ha continuato a galleggiare nei piani olimpici, finché nel 2023 l’allora commissario straordinario di Simico, Luigivalerio Sant’Andrea, comunicò informalmente che il cantiere non sarebbe stato aperto prima dei Giochi per evitare ingorghi. In realtà il progetto non è ancora stato deciso e dovrà affrontare il tema molto delicato della modalità in galleria con cui passare ai piedi delle Tofane in un’area a forte rischio di dissesto geologico. Simico ci ha provato fissando un iniziale cronoprogramma al 2030, poi ha rivisto le date al rialzo, fino alla più recente stima del 18 dicembre 2032. VARIANTE DI VERCURAGO, APPUNTAMENTO AL 2033 L’opera-lumaca che arriverà per ultima è la variante di Vercurago, lotto San Gerolamo, inizialmente da 253,3 milioni di euro, poi cresciuti a 310 milioni. Anche qui mancano un centinaio di milioni, visto che ne sono stati finanziati solo 159. L’ultimo cronoprogramma di Simico, ad agosto, ha fissato l’inizio lavori al 31 marzo 2027 e la fine dei cantieri nel marzo 2033. È esemplare quello che ha detto qualche mese fa la presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann, dopo la firma di una convenzione con Simico. “È un ulteriore concreto passo avanti nel percorso di realizzazione dell’opera, attesa da diversi anni. Il lavoro di costante interlocuzione permette di raggiungere risultati che ai più sembrano di difficile comprensione”. Sembra che i nodi della burocrazia, delle decisioni rimandate e dei soldi mancanti, si siano dissolti grazie a un colpo di bacchetta magica. Ma che bisogno c’era di scomodare lo sport, gli atleti, la sostenibilità ambientale, la montagna e le Olimpiadi? LA DELUSIONE DI SONDRIO I Giochi come paravento hanno creato illusioni e puntato sulla velocizzazione dei collegamenti, decongestionando il traffico attorno al capoluogo. Per questo in Provincia di Sondrio sono rimasti basiti quando la scorsa estate hanno avuto la conferma: la rotonda della Sassella e quella del Trippi saranno concluse solo nel 2027. Le Olimpiadi passeranno, ma i problemi resteranno insoluti. Il nodo Castione Andevenno (svincolo Sassella) prevede un intervento per 21,5 milioni di euro, ma l’inizio lavori è nel maggio 2026, la fine nell’agosto 2027. I lavori per la tangenziale sud di Sondrio da 43,5 milioni di euro, contestatissima dagli ambientalisti, non sono ancora iniziati. Il cronoprogramma di Simico è stato progressivamente spostato in avanti nel tempo: l’ultimo aggiornamento indica la fine dei lavori nell’agosto 2027. BERGAMO, APPUNTAMENTO AL 2030 Provincia che vai, appalto che trovi. Le Olimpiadi sono così, una giostra su cui salgono allegramente gli amministratori locali. Si tratta di interventi attesi da decenni, che vengono sbandierati grazie ai finanziamenti per i Giochi. Nel Bergamasco troviamo l’impegnativa variante Trescore Entratico suddivisa in due lotti, a Trescore Balneario (53,3 milioni) ed Entratico (218 milioni, con un fabbisogno extra di altri 35 milioni). L’inizio era previsto inizialmente per entrambe nel giugno 2026, con conclusione tra maggio 2028 e dicembre 2029. In realtà per entrambi i lotti l’inizio lavori è fissato al marzo 2027, un anno dopo le Olimpiadi, la fine si è già spostata nel gennaio 2029 per il primo lotto e nel settembre 2030 per il secondo. L'articolo Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Andrea Abodi
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Com’è messa l’Italia degli sport invernali in vista di Milano-Cortina? L’analisi delle speranze di medaglia in ogni disciplina
La stagione degli sport invernali è pronta a entrare nel vivo. Da oggi, sabato 15 novembre, con gli slalom di Levi e la prima tappa di Coppa del Mondo di pattinaggio di velocità inizia il countdown in vista di Milano Cortina 2026. I Giochi italiani, i terzi nel nostro Paese dopo Cortina 1956 e Torino 2006, scattano il 6 febbraio. “Vogliiamo passare a 19 medaglie”, ha dichiarato il Presidente del Coni Luciano Buonfiglio dal palco di Road to Milano Cortina 2026. L’auspicio è battere il record di 20 medaglie stabilito a Lillehammer 1994. A rovinare i piani azzurri, però, potrebbero essere gli infortuni di tre punte. Federica Brignone proverà a rientrare in extremis dopo l’infortunio di aprile, Marta Bassino a ottobre si è fratturata il piatto tibiale della gamba sinistra e difficilmente sarà alle Olimpiadi, rischia anche la freestyler Flora Tabanelli, che il 6 novembre si è rotta il legamento crociato anteriore del ginocchio destro. La sfortuna sembra perseguitare gli atleti italiani in questo periodo. Ma facciamo il punto sullo stato di salute azzurro negli sport invernali a meno di 90 giorni da Milano Cortina. L'articolo Com’è messa l’Italia degli sport invernali in vista di Milano-Cortina? L’analisi delle speranze di medaglia in ogni disciplina proviene da Il Fatto Quotidiano.
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