Mancano 71 giorni alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, ma l’evento è
già entrato nel vivo con l’accensione della fiamma olimpica oggi – 25 novembre –
in Grecia, a Olimpia appunto, patria dei Giochi e prima tappa di un lungo
tragitto che porterà la fiamma in Italia fino a Milano il prossimo 6 febbraio.
COME SI ACCENDE IL FUOCO OLIMPICO
La cerimonia di accensione si svolge appunto a Olimpia, antica città vicino alla
costa ionica dove sono nate le Olimpiadi e che, dopo secoli, ospita ancora il
rito simbolico. Il comitato organizzatore ha però deciso di spostare la
cerimonia all’interno del Museo Archeologico per le avverse condizioni meteo. La
fiamma sarà accesa da una “sacerdotessa” – un’attrice – che sarà Mary Mina che
verrà accompagnata da un gruppo di quarantacinque fra ragazzi e ragazze
incaricati di uno spettacolo.
Sempre secondo delle regole che risalgono quasi a tremila anni fa, il fuoco
viene acceso facendo convergere i raggi del sole dentro uno specchio parabolico
concavo. Se il meteo non dovesse permetterlo, ci sarà il “fuoco di riserva”, già
acceso qualche giorno prima della cerimonia.
Il compito di dare il via alla staffetta della fiamma olimpica è
tradizionalmente affidato a un atleta greco e, per l’occasione, era stato AJ
Ginnis, ma lo sciatore si è infortunato e ha ceduto il testimone al canottiere
Petros Gaidatzis, bronzo alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024 nel 2 di coppia
pesi leggeri.
I PRIMI TEODOFORI ITALIANI E IL PERCORSO IN ITALIA
Poco dopo la cerimonia di Olimpia, la torcia passerà in “mani italiane”: Armin
Zöggeler e Stefania Belmondo. Il commissario tecnico della Nazionale di slittino
(oro Salt Lake City 2002 e Torino 2006) e la campionessa di sci di fondo (a
segno ad Albertville 1992 e Salt Lake City 2002) percorreranno un piccolo tratto
della staffetta olimpica, avvicinandosi all’Italia. I due rappresentano anche un
ponte ideale tra gli ultimi Giochi italiani, quelli di Torino 2006, e le
Olimpiadi del 2026, che dopo vent’anni torneranno in Italia.
L’approdo della torcia olimpica in Italia è previsto per giovedì 4 dicembre a
Roma: alle 18 di quel giorno raggiungerà il Quirinale per una cerimonia con il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La torcia ripartirà quindi
ufficialmente alle 11 di venerdì 5 dicembre per un percorso di 12mila chilometri
attraverso 110 province e oltre 300 comuni. Il 6 febbraio arriverà a Milano per
la Cerimonia d’Apertura dei Giochi.
Con il passaggio della Fiamma in ogni regione italiana, tutti i cittadini
avranno l’opportunità di partecipare alla grande emozione di Milano-Cortina 2026
e di condividere i valori Olimpici e sportivi attraverso un grande momento
collettivo.
Ogni giornata inizierà alle 7.30 con la partenza del convoglio, e si chiuderà
intorno alle 19.30 con l’accensione del braciere nella città ospitante: un
momento di festa che celebrerà il legame tra sport, territori e comunità. Il
percorso attraverserà luoghi iconici come il Colosseo, la Fontana di Trevi, il
Duomo di Milano e il Canal Grande di Venezia, ma anche realtà che hanno saputo
trasformare la propria storia in forza e rinascita, come Amatrice e il quartiere
Scampia. Girerà da Aosta ad Agrigento, toccando tutte le province italiane. Dopo
il Lazio toccherà Umbria e Toscana, prima di arrivare nelle isole tra il 13 e il
18 dicembre, prima in Sardegna e poi in Sicilia. Di seguito tutte le tappe:
* Tappa 1
Roma 6 dicembre 2025
* Tappa 2
Viterbo
7 dicembre 2025
* Tappa 3
Terni
8 dicembre 2025
* Tappa 4
Perugia
9 dicembre 2025
* Tappa 5
Siena
10 dicembre 2025
* Tappa 6
Firenze
11 dicembre 2025
* Tappa 7
Livorno
12 dicembre 2025
* Tappa 8
Nuoro
13 dicembre 2025
* Tappa 9
Cagliari
14 dicembre 2025
* Tappa 10
Palermo
15 dicembre 2025
* Tappa 11
Agrigento
16 dicembre 2025
* Tappa 12
Siracusa
17 dicembre 2025
* Tappa 13
Catania
18 dicembre 2025
* Tappa 14
Reggio Calabria
19 dicembre 2025
* Tappa 15
Catanzaro
20 dicembre 2025
* Tappa 16
Salerno
21 dicembre 2025
* Tappa 17
Pompei
22 dicembre 2025
* Tappa 18
Napoli
23 dicembre 2025
* Tappa 19
Latina
26 dicembre 2025
* Tappa 20
Benevento
27 dicembre 2025
* Tappa 21
Potenza
28 dicembre 2025
* Tappa 22
Taranto
29 dicembre 2025
* Tappa 23
Lecce
30 dicembre 2025
* Tappa 24
Bari
31 dicembre 2025
* Tappa 25
Campobasso
1 gennaio 2026
* Tappa 26
Pescara
2 gennaio 2026
* Tappa 27
L’Aquila
3 gennaio 2026
* Tappa 28
Ancona
4 gennaio 2026
* Tappa 29
Rimini
5 gennaio 2026
* Tappa 30
Bologna
6 gennaio 2026
* Tappa 31
Ferrara
7 gennaio 2026
* Tappa 32
Parma
8 gennaio 2026
* Tappa 33
Genova
9 gennaio 2026
* Tappa 34
Cuneo
10 gennaio 2026
* Tappa 35
Torino
11 gennaio 2026
* Tappa 36
Aosta
12 gennaio 2026
* Tappa 37
Novara
13 gennaio 2026
* Tappa 38
Varese
14 gennaio 2026
* Tappa 39
Pavia
15 gennaio 2026
* Tappa 40
Piacenza
16 gennaio 2026
* Tappa 41
Brescia
17 gennaio 2026
* Tappa 42
Verona
18 gennaio 2026
* Tappa 43
Mantova
19 gennaio 2026
* Tappa 44
Vicenza
20 gennaio 2026
* Tappa 45
Padova
21 gennaio 2026
* Tappa 46
Venezia
22 gennaio 2026
* Tappa 47
Trieste
23 gennaio 2026
* Tappa 48
Udine
24 gennaio 2026
* Tappa 49
Belluno
25 gennaio 2026
* Tappa 50
Cortina d’Ampezzo
26 gennaio 2026
* Tappa 51
Bolzano
27 gennaio 2026
* Tappa 52
Cavalese
28 gennaio 2026
* Tappa 53
Trento
29 gennaio 2026
* Tappa 54
Livigno
30 gennaio 2026
* Tappa 55
Sondrio
31 gennaio 2026
* Tappa 56
Lecco
1 febbraio 2026
* Tappa 57
Bergamo
2 febbraio 2026
* Tappa 58
Como
3 febbraio 2026
* Tappa 59
Monza
4 febbraio 2026
* Tappa 60
Milano
5 febbraio 2026
L'articolo Milano-Cortina 2026, oggi si accende la fiamma olimpica: come
funziona il rito e il viaggio della torcia dalla Grecia all’Italia proviene da
Il Fatto Quotidiano.
Tag - Olimpiadi 2026
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina
d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel
febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture
Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno
6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore
del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i
numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni
anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per
le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli
annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura
sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico
(ed economico) insostenibile.
Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà
un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni
e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire
rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una
approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio
del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio
d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche
perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero
ambientale.
Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha
raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno
piantati “13 mila alberelli”, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante
una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo
dei “10 mila alberelli” da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un
politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18
novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui
interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio
olimpico a Fiames?”) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni”
metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le
spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri.
Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai
politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa
conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni,
sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre
scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8
mila nuovi alberi”. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno
di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia
nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10
mila” il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che
nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a
Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberi”.
Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo
della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva
fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato,
assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di
nuovi”. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila piante”, regalo
all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco.
Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione,
altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover
rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente
raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che
debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta
un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob
era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi,
così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando
il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse
Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte,
il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha
potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla
costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la
piantumazione.
L'articolo Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob
a Cortina i politici danno i numeri proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Non è un vantaggio, ma uno svantaggio dover rimanere aperti in un periodo in
cui sappiamo che proprio quella zona sarà solo per la famiglia olimpica”. Alla
domanda del Fattto.it sul perché il ristorante “El Camineto” di cui è socio il
suo compagno Dimitri Kunz potrà rimanere aperto mentre gli altri no, la ministra
del turismo Daniela Santanché prova a schermirsi. “Non credo che il ministro del
Turismo debba rispondere a questa domanda perché non sono così informata” inizia
a rispondere, per poi dichiarare che secondo “quello che ho capito parlando in
famiglia è che non è un vantaggio perché ci saranno delle convenzioni a prezzi
diversi rispetto a quelli che fa il Caminetto”. Eppure rispetto ad altri rifugi,
che dovranno chiudere per mancanza di sciatori da metà gennaio a metà marzo,
l’esercizio di lusso potrà rimanere aperto. Ma per la ministra del turismo,
rispondere a questa domanda, rappresenta una “perdita di tempo”.
L'articolo Santanché: “Il ristorante del mio compagno unico aperto durante
Milano-Cortina? È uno svantaggio. Perdita di tempo rispondere a queste domande”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Ora che dai piani alti di Milano s’intravede la prima neve che ha spruzzato un
po’ di bianco persino sulle vicine montagne del gruppo delle Grigne, le menti
sottili che stanno organizzando la trepidante attesa pubblica delle Olimpiadi
avranno tirato un sospiro di sollievo. Adesso tutti quei murales e quei
monumenti simbolici davanti a Palazzo Marino, nonché tutto il battage mediatico,
sembreranno magari meno assurdi.
Appena poche ore fa, però, c’era quasi da ridere – se non fosse che sarebbe da
piangere – anche solo ad ascoltare le prime parole dei commentatori televisivi
della seconda gara di Coppa del Mondo dello Sci, che si è svolta a Levi, nel
comprensorio d’impianti di risalita più importante del Nord, nella Lapponia
finlandese, circa 180 km a nord-ovest del Circolo Polare Artico. Si sentiva
prima di tutto giustificare la non particolare presenza di pubblico all’arrivo,
per via delle temperature rigide della mattina, intorno ai meno 16, ma poi ecco
che gli esperti viravano subito sul tecnico, esaltando le perfette delle
condizioni della neve.
Ohibò, ci sarà pure la neve buona da sciare almeno oltre il circolo polare
artico, veniva da pensare. E invece no: le piste di Levi erano in ottime
condizioni per la puntuale preparazione del manto di ‘snowfarm’ con i vari
macchinari come i gatti delle nevi e i rasaghiaccio nonché un tot di iniezioni
di liquidi chimici. Vale a dire che ormai, persino dove s’immagina vivano Babbo
Natale e le sue renne, si comincia a sciare a novembre perché è stata
immagazzinata e conservata la neve della stagione invernale precedente, quando
non viene prodotta ad hoc. E i costi e gli sprechi energetici connessi
all’innevamento programmato sono soltanto una parte del regalino ecologico del
circo bianco: va poi considerato tutto quello che comporta far viaggiare avanti
e indietro per mezzo mondo atleti e accompagnatori, apparati televisivi e
sportivi legati alle gare di sci. Ogni anno è la stessa solfa, anche nelle
nostre Alpi.
Parliamo di uno spreco che rasenta la follia, tutto alimentato con soldi
pubblici anche se poi a guadagnarci sono soltanto aziende private che peraltro
non avrebbero certo bisogno. Ma nessuno si stupisce più di nulla, nel pieno del
menefreghismo negazionista climatico di ritorno. Questo fenomeno di rigetto
etero-diretto delle istanze ecologiste si combina perfettamente all’ormai
definitiva accettazione delle logiche del turbo-capitalismo finanziario, per cui
nessuno più si scandalizza nemmeno se viene già pubblicizzata con enfasi, per
esempio, la notizia che per le Olimpiadi del 2026 il costo medio del
pernottamento alberghiero a Milano sarà di 459 euro. Per non dire poi della fu
perla delle Dolomiti, Cortina, con appartamenti affittati a 25mila euro per le
due settimane olimpiche!
Le anime belle che sono scese in piazza per l’Europa appena eletto ‘Orco Trump’
a presidente degli Stati Uniti, votano magari per i complici principali dello
scempio olimpico invernale prossimo venturo. E non hanno battuto ciglio nemmeno
quando la Commissione Von der Leyen ha stipulato un accordo kamikaze sui dazi
che prevede un impegno colossale di denaro pubblico europeo da destinare
all’acquisto di petrolio ed altra energia sporca nonché di armi e sistemi per la
difesa americani. Dovrebbe pure manifestare di nuovo, gli pseudo-neo-europeisti,
adesso che il governo Ue s’è s’è accomodato in Parlamento a prendere proprio i
voti dei nazionalisti populisti e dei conservatori, pur di decretare un pesante
stop al caro vecchio strombazzato piano per il Green New Deal, che già aveva
intaccato appena la follia dei finanziamenti diretti e indiretti ai trust delle
energie fossili, e pur di dirottare tranquillamente enormi risorse ex novo su un
cinico e tragico piano di riarmo generalizzato.
Si vis pace para bellum, ha ripetuto la ministra Ue Kaja Kallas all’ultimo
convegno dei pacifinti della Cisl. Già, se la sinistra e i progressisti vogliono
ripartire da qualche parte, invece di chiudersi nei partiti e nella lotta tra
correnti e pseudo-leader, possono farlo soltanto preparando una guerra politica
seria sui grandi temi come la svolta ecologica e più che mai la deriva mostruosa
del riarmo generalizzato, piuttosto che la lotta contro il lavoro povero e le
nuove forme di schiavitù – fenomeno poi è strettamente conseguente alla
globalizzazione incontrollata e alla lotta di facciata all’emigrazione, che ha
creato di fatto una massa di disperati disposta a tutto. Forse invece di
strepitare in piazza e nei convegni sempre soltanto contro il regime neo-post
fascista di Giorgia Meloni, sarebbe ora di prendere coscienza che anche la ‘sua’
amica Ursula ha gettato definitivamente la maschera pseudo-democratica
cristiana, che quanto fosse fasulla per un’aristocratica di rango lo si poteva
pure intuire anche solo quando non ha esitato a far declassificare i lupi dalle
razze di animali ‘rigorosamente protetti’ solo perché un grande esemplare
affamato, censito come GW950m, nella regione di Hannover aveva assalito uno dei
suoi amati Pony, Dolly, in un castello di famiglia del marito.
Anche se poi alla fine, più truci e orribili di tutti i governanti che comandano
a bacchetta, sono gli spietati accumulatori di grandi capitali a cui ora
s’uniscono volentieri in Europa i nuovi Signori della Guerra, che almeno in
Germania hanno un nome e cognome, come Armin Papperger di Rheinmetall, che ora
produrrà carri armati come noccioline per tutti i governi europei. Ma che,
peggio ancora, nella nostra ipocrita e sfacciata Italia sono perlopiù ex
politici, anche di sinistra, che siedono sulle poltrone chiave di società
pubbliche come Leonardo, non a caso oggi guidata dall’ex ministro della
Transizione ecologica del governo Draghi, per cui Beppe Grillo in persona si
scomodò ad approvare il nuovo governo tecnico.
L'articolo Pure in Lapponia serve neve artificiale, figuriamoci a
Milano-Cortina. Uno spreco che rasenta la follia proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Il ministro Matteo Salvini fa la passerella a Cortina dove stanno per cominciare
le gare di coppa del mondo di bob. Elogia i costruttori della pista da 124
milioni di euro, le maestranze, i tecnici e l’impegno del governo italiano per
lo svolgimento delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Quando però gli si chiede
conto dell’impennata di costi, che ha portato a triplicare la spesa per il bob
inizialmente prevista in 45 milioni di euro, il leader leghista comincia a
innervosirsi. Quando un giornalista fa accenno al faro acceso della Corte dei
Conti sugli sprechi e sui bilanci, il ministro delle Infrastrutture fa una
piroetta e abbandona la conferenza stampa convocata davanti a una delle curve
del nuovo impianto Eugenio Monti. Ha appena detto che i Giochi porteranno 5
miliardi di ricchezza al nostro Paese, ma non c’è nemmeno il tempo di obiettare
che quelli sono i soldi che il governo spenderà per finanziare sia
l’organizzazione delle Olimpiadi che le infrastrutture di collegamento, e che si
tratta della stessa cifra che verrà sborsata dai contribuenti italiani. Salvini
si è già allontanato, mentre i bob continuano a scendere. Delusi anche i
giornalisti locali che avrebbero voluto chiedergli conto della nuova cabinovia
di Socrepes che si sta costruendo su una frana, in una guerra contro il tempo
per renderla operativa entro la fine di gennaio, così da portare in quota gli
spettatori delle gare olimpiche.
L'articolo Olimpiadi, Salvini ai giornalisti: “C’era chi non voleva i Giochi, mi
spiace per i gufi ma saranno un successo”. “E i costi triplicati?”. “Un bacione”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si fa presto a dire Olimpiadi. Il più grande evento sportivo planetario, che dal
6 febbraio occuperà le Alpi italiane con un circo ridondante e costosissimo,
elogiato continuamente dalla grancassa dell’informazione compiacente, comporta
una serie di effetti collaterali che lasciano stupiti. Perché insensati e
contrari a qualsiasi logica di buona amministrazione. Ne ho avuto riprova di
fronte ad un pubblico a dir poco sconcertato a Cortina d’Ampezzo, dove ho
presentato e discusso Una montagna di soldi, edito da Paper First, un viaggio
senza reticenze nello scandalo dei Giochi Milano Cortina 2026. La fase di
avvicinamento ci riserva la previsione (non definitiva) di una spesa di due
miliardi di euro per l’organizzazione, in capo a Fondazione Milano Cortina 2026,
e di altri cinque miliardi di euro per infrastrutture sportive, stradali e
ferroviarie.
Cortina è trasformata in un cantiere totale, ma ancora più dei grandi numeri, in
attesa del consuntivo di un bilancio olimpico che si annuncia in perdita, sono
le storie minime a raccontarci la dissennatezza delle scelte di una politica che
punta agli affari, con il corollario del consenso che li accompagna. Non ci si
cura delle ricadute pratiche sulla popolazione, con il risultato di creare
ferite profonde, che nascono da scelte non condivise e non indirizzate a
perseguire il bene comune. Lo ha dimostrato il dibattito moderato dalla
giornalista Marina Menardi che si è svolto nella Sala Cultura del Palazzo delle
Poste e Telecomunicazioni, che fu ideato e realizzato dall’architetto Edoardo
Gellner per le Olimpiadi del 1956, i primi Giochi organizzati in Italia.
A Cortina, accanto ai campi da tennis e alla palestra da roccia intitolata a
Lino Lacedelli, al limitare del bosco di Ronco, esisteva una collinetta
incantata che gli amministratori comunali avevano deciso di destinare al
parco-giochi di Sopiazes. Un progetto virtuoso, composto da 22 aree ricreative,
ribattezzato “Il parco dei sogni”. Le altalene e gli scivoli, i giochi con la
sabbia, le torrette in legno, le palafitte, un micro-mondo di folletti. Ma anche
un’arena per rappresentazioni dei bambini, strutture per barbecue e picnic,
accessi per carrozzine e disabili.
Il parco inclusivo, pensato a beneficio delle famiglie, è costato un milione di
euro al Comune di Cortina d’Ampezzo, una delle due città olimpiche. Quando lo
hanno inaugurato nel 2021 c’era il sindaco Gianpietro Ghedina, che indossava
pomposamente la fascia tricolore, c’erano le signore vestite all’ampezzana e,
soprattutto, c’erano i bambini delle scuole, festanti. Ghedina è il sindaco che
nel 2019 ha vinto con Milano la candidatura olimpica. Due anni dopo il taglio
del nastro, il suo successore Gianluca Lorenzi ha cancellato il parco e con esso
quel piccolo, grande sogno. La collina è stata piallata e i larici sono stati
abbattuti per far posto al cantiere dell’Impresa Pizzarotti, che ha costruito la
costosissima pista da bob che sarà usata da uno sparuto pugno di atleti.
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I cantieri della pista da bob
In pochi giorni la struttura green è scomparsa, dimostrando l’insostenibile
sproporzione tra i 124 milioni di euro della pista che rischia di diventare una
cattedrale di ghiaccio dal futuro incerto, e il milione di euro faticosamente
investito dal Comune. È la dimostrazione di come Cortina sia un vaso di coccio
tra i vasi di ferro dei signori del Circo Bianco. Che cos’è un Comune di paese
di 5.000 abitanti rispetto a Fondazione Milano Cortina (il comitato
organizzatore dei Giochi), a Società Infrastrutture Milano Cortina (braccio
operativo del governo per le grandi opere), ai ministeri dell’Economia e delle
Infrastrutture, alle Regioni Lombardia e Veneto, alle ricche province autonome
di Trento e Bolzano. Un pulviscolo, un fastidio, un fiocco di neve dentro una
nevicata di soldi facili e di progetti complessi. Infatti, che è stato sciolto
brutalmente dagli ingranaggi, senza che nessuno sentisse il bisogno di chiedere
che cosa gli ampezzani volessero per davvero.
L'articolo Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi
cancellano pure il parco giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Da quando, sei anni fa, l’Italia ha vinto la candidatura olimpica con Milano
Cortina 2026, nevicate di parole hanno continuato ad imperversare, dispensate
dai politici, su cittadini ed elettori. Hanno contribuito a modellare il
castello delle opere infrastrutturali formalizzato nel settembre 2023, con la
assicurazione che i progetti si sarebbero trasformati in cantieri e questi
ultimi avrebbero portato a realizzare strade, viadotti, ferrovie, ponti e
perfino una pista ciclabile. Tutte da inserire tra le promesse olimpiche,
finanziate con circa 4 miliardi di euro dal governo. Più ci si avvicina al
momento dell’accensione del braciere nello stadio di San Siro (6 febbraio), più
appare chiaro che solo una minima parte delle opere saranno realizzate in tempo.
La maggioranza, per un valore di 3 miliardi di euro, rimarrà incompiuta. È per
questo che la Corte dei Conti ha lanciato un severo monito ad aggiornare i
cronoprogrammi, così da fissare una scadenza degli interventi. Ed è la stessa
ragione per cui i politici cominciano a dire che il punto d’arrivo era già
ampiamente previsto dopo le Olimpiadi, per smentire i ritardi.
PROMESSE NON MANTENUTE A LONGARONE
Alcuni giorni fa è stato annunciato che la variante di Longarone (costo 481
milioni di euro) è pronta ad entrare nella fase di gara per individuare un
costruttore. In realtà, prima del secondo semestre 2026 non saranno aperti i
cantieri per un tratto di strada che bypassa il paese bellunese e che è atteso
da 34 anni, visto che la prima convenzione tra Regione Veneto e Anas risale al
1995. Le Olimpiadi sono state indicate come la grande mèta da raggiungere, dopo
che i campionati mondiali di sci del 2021 a Cortina si erano trasformati in un
grande buco nell’acqua. Adesso i politici si consolano. Il sindaco Roberto
Padrin, presidente della Provincia: “Poco importa se la inaugureremo dopo il
2026, questa è l’onda lunga delle Olimpiadi”. Il ministro dello Sport Andrea
Abodi: “È una delle eredità più importanti, migliorerà la qualità di vita dei
residenti”. Invece il cronoprogramma di Simico si è spostato sempre più in
avanti: solo pochi mesi fa assicurava che il 14 novembre sarebbero stati aperti
i cantieri. Come dimenticare quello che nel dicembre 2022, quando Matteo Salvini
era da poco ministro delle Infrastrutture, aveva detto pomposamente il
governatore Luca Zaia? “La variante di Longarone è stata inserita in un elenco
di opere Anas per le quali a gennaio (2023, ndr) partiranno gli appalti. La
struttura viaria accoglierà, poco dopo l’uscita dalla A27, squadre, atleti,
sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma”. Ben
che vada sarà terminata nel 2029.
LA VARIANTE DI CORTINA RESTA UN SOGNO
Ancora più vistoso il bluff della variante di Cortina, suddivisa in tre lotti,
il cui costo è passato dai 270 milioni di euro del 2020, agli attuali 677
milioni, con un fabbisogno finanziario di 363 milioni di euro, non ancora
stanziati. Dovrebbe essere la soluzione dei problemi di traffico a Cortina, ma è
anche l’anticipo di quella che potrebbe diventare una specie di Venezia-Monaco,
il grande sogno dei politici veneti (a cominciare furono i democristiani con il
doroteo Carlo Bernini) di un’autostrada che porti dalla Laguna nel cuore della
Baviera. L’idea ha continuato a galleggiare nei piani olimpici, finché nel 2023
l’allora commissario straordinario di Simico, Luigivalerio Sant’Andrea, comunicò
informalmente che il cantiere non sarebbe stato aperto prima dei Giochi per
evitare ingorghi. In realtà il progetto non è ancora stato deciso e dovrà
affrontare il tema molto delicato della modalità in galleria con cui passare ai
piedi delle Tofane in un’area a forte rischio di dissesto geologico. Simico ci
ha provato fissando un iniziale cronoprogramma al 2030, poi ha rivisto le date
al rialzo, fino alla più recente stima del 18 dicembre 2032.
VARIANTE DI VERCURAGO, APPUNTAMENTO AL 2033
L’opera-lumaca che arriverà per ultima è la variante di Vercurago, lotto San
Gerolamo, inizialmente da 253,3 milioni di euro, poi cresciuti a 310 milioni.
Anche qui mancano un centinaio di milioni, visto che ne sono stati finanziati
solo 159. L’ultimo cronoprogramma di Simico, ad agosto, ha fissato l’inizio
lavori al 31 marzo 2027 e la fine dei cantieri nel marzo 2033. È esemplare
quello che ha detto qualche mese fa la presidente della provincia di Lecco
Alessandra Hofmann, dopo la firma di una convenzione con Simico. “È un ulteriore
concreto passo avanti nel percorso di realizzazione dell’opera, attesa da
diversi anni. Il lavoro di costante interlocuzione permette di raggiungere
risultati che ai più sembrano di difficile comprensione”. Sembra che i nodi
della burocrazia, delle decisioni rimandate e dei soldi mancanti, si siano
dissolti grazie a un colpo di bacchetta magica. Ma che bisogno c’era di
scomodare lo sport, gli atleti, la sostenibilità ambientale, la montagna e le
Olimpiadi?
LA DELUSIONE DI SONDRIO
I Giochi come paravento hanno creato illusioni e puntato sulla velocizzazione
dei collegamenti, decongestionando il traffico attorno al capoluogo. Per questo
in Provincia di Sondrio sono rimasti basiti quando la scorsa estate hanno avuto
la conferma: la rotonda della Sassella e quella del Trippi saranno concluse solo
nel 2027. Le Olimpiadi passeranno, ma i problemi resteranno insoluti. Il nodo
Castione Andevenno (svincolo Sassella) prevede un intervento per 21,5 milioni di
euro, ma l’inizio lavori è nel maggio 2026, la fine nell’agosto 2027. I lavori
per la tangenziale sud di Sondrio da 43,5 milioni di euro, contestatissima dagli
ambientalisti, non sono ancora iniziati. Il cronoprogramma di Simico è stato
progressivamente spostato in avanti nel tempo: l’ultimo aggiornamento indica la
fine dei lavori nell’agosto 2027.
BERGAMO, APPUNTAMENTO AL 2030
Provincia che vai, appalto che trovi. Le Olimpiadi sono così, una giostra su cui
salgono allegramente gli amministratori locali. Si tratta di interventi attesi
da decenni, che vengono sbandierati grazie ai finanziamenti per i Giochi. Nel
Bergamasco troviamo l’impegnativa variante Trescore Entratico suddivisa in due
lotti, a Trescore Balneario (53,3 milioni) ed Entratico (218 milioni, con un
fabbisogno extra di altri 35 milioni). L’inizio era previsto inizialmente per
entrambe nel giugno 2026, con conclusione tra maggio 2028 e dicembre 2029. In
realtà per entrambi i lotti l’inizio lavori è fissato al marzo 2027, un anno
dopo le Olimpiadi, la fine si è già spostata nel gennaio 2029 per il primo lotto
e nel settembre 2030 per il secondo.
L'articolo Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di
Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina proviene
da Il Fatto Quotidiano.
La stagione degli sport invernali è pronta a entrare nel vivo. Da oggi, sabato
15 novembre, con gli slalom di Levi e la prima tappa di Coppa del Mondo di
pattinaggio di velocità inizia il countdown in vista di Milano Cortina 2026. I
Giochi italiani, i terzi nel nostro Paese dopo Cortina 1956 e Torino 2006,
scattano il 6 febbraio. “Vogliiamo passare a 19 medaglie”, ha dichiarato il
Presidente del Coni Luciano Buonfiglio dal palco di Road to Milano Cortina 2026.
L’auspicio è battere il record di 20 medaglie stabilito a Lillehammer 1994. A
rovinare i piani azzurri, però, potrebbero essere gli infortuni di tre punte.
Federica Brignone proverà a rientrare in extremis dopo l’infortunio di aprile,
Marta Bassino a ottobre si è fratturata il piatto tibiale della gamba sinistra e
difficilmente sarà alle Olimpiadi, rischia anche la freestyler Flora Tabanelli,
che il 6 novembre si è rotta il legamento crociato anteriore del ginocchio
destro. La sfortuna sembra perseguitare gli atleti italiani in questo periodo.
Ma facciamo il punto sullo stato di salute azzurro negli sport invernali a meno
di 90 giorni da Milano Cortina.
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Milano-Cortina? L’analisi delle speranze di medaglia in ogni disciplina proviene
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