L’ultimo monitoraggio civico di Open Olympics, la rete che vigila sulle spese e
gli appalti di Milano Cortina 2026, emette un verdetto molto negativo sulla fase
di avvicinamento alla kermesse sportiva che sarà inaugurata tra meno di due
mesi. Sul fronte infrastrutturale le opere per oltre quattro miliardi di euro
sono in ritardo, i costi crescono continuamente, mentre i cronoprogrammi
subiscono un progressivo slittamento man mano che ci si avvicina all’accensione
del braciere, prevista per il 6 febbraio nello stadio di San Siro. Sul versante
di Fondazione Milano Cortina 2026, il comitato organizzatore del grande evento,
permane inoltre l’opacità sulla natura e quantità delle spese, che sono
destinate a raggiungere i due miliardi di euro, con un generoso contributo di
finanziamenti pubblici.
Il documento è stato redatto da “Libera – Associazioni nomi e numeri contro le
mafie”, fondata da don Luigi Ciotti, ma ha alle spalle il lavoro delle
principali associazioni ambientaliste italiane. Riguarda 98 opere indicate nel
sito di Società infrastrutture Simico, con un investimento di tre miliardi e
mezzo, di cui 31 (solo il 13%) dedicate a impianti sportivi per i Giochi e 67
(l’87%) destinate alla cosiddetta legacy, “soprattutto interventi stradali o
ferroviari” (45 su 67), che vengono pagate con i soldi dei contribuenti. “Per
ogni euro destinato alle opere indispensabili ai Giochi, se ne spendono 6,6 per
opere di legacy. La spesa si concentra principalmente in due territori: Veneto e
Lombardia sfiorano ciascuno 1,5 miliardi di euro” scrive Open Olympics.
A fine ottobre risultavano concluse 16 opere, mentre 51 erano in esecuzione, 3
in gara e addirittura 28 ancora in progettazione. Solo 42 opere finiranno prima
dell’evento, mentre il 57% sarà completato dopo i Giochi, con l’ultimo cantiere
nel 2033. Inoltre, 16 interventi (inclusa la controversa pista da bob di
Cortina) presentano una consegna solo parziale. L’analisi evidenzia come durante
il 2025 la data di fine lavori sia stata posticipata per il 73% delle opere,
“con slittamenti che in alcuni casi superano i tre anni”. Nei primi dieci mesi
del 2025 il valore del Piano è cresciuto di ulteriori 157 milioni di euro.
Molti dati non sono disponibili. Si va dall’entità dei subappalti, all’impatto
ambientale delle singole opere, dal valore dei piani redatti dalle Regioni, come
la Lombardia e il Veneto, all’effettiva copertura delle spese. È quella che gli
analisti definiscono una “asimmetria informativa sistemica”: “Il portale Open
Milano Cortina 2026 ha permesso di illuminare una parte rilevante, ma non
esaustiva, della macchina olimpica. Per questo il nostro lavoro non finirà allo
spegnersi delle luci dei Giochi, continueremo il monitoraggio fino alla chiusura
dell’ultimo cantiere, per capire la sorte del 57% dei cantieri che resteranno
aperti”.
Open Olympics sintetizza in tre “domande civiche” i nodi problematici
dell’imponente cantiere olimpico. La prima: “Quante opere esistono davvero e
quanto costano?”. Le 98 opere ufficiali non esauriscono tutto il quadro di
impegno pubblico, visto che “la sola Regione Lombardia pubblica sulla
piattaforma “Oltre i Giochi 2026” un numero di 78 interventi per 5,1 miliardi,
dove rientrano 44 opere (per un valore di 3,82 miliardi) che non sono presenti
nel portale governativo”. Seconda domanda: “Quanto costa davvero realizzare i
Giochi e garantire salute e sicurezza durante l’evento? Il budget dichiarato da
Fondazione nel 2025 ammonta a 1,7 miliardi, ma il documento non è pubblico”. Il
terzo quesito riguarda il ruolo e la trasparenza del Commissario straordinario
per le Paralimpiadi nominato solo la scorsa estate dal governo Meloni. “Il
Decreto Sport ha assegnato al Commissario 328 milioni da spendere da settembre a
dicembre 2025. La stima iniziale del costo per le Paralimpiadi era di 71,5
milioni: si è verificato un aumento del 359%, ma i ruoli del Commissario sono
enormi e dai contorni molto poco definiti”. Spenderà quei soldi in un arco di
tempo limitato soprattutto per sanare i debiti di Fondazione, le cui spese sono
passate da un miliardo e mezzo a due miliardi di euro.
L'articolo Milano-Cortina, il report: a fine ottobre concluse solo 16 opere su
98. E il 57% sarà consegnato dopo i Giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Cortina
La maledizione di Socrepes sembra perseguitare cantieri e strutture in alta
quota a Cortina. Dopo la frana causata da troppi lavori in corso, dopo il
contestato cantiere di Simico per realizzare la cabinovia che servirà a
trasportare gli spettatori delle gare di sci alpino, è arrivata un’autentica
doccia fredda per l’inaugurazione del locale dei vip. Nel bel mezzo del “ponte
dell’Immacolata”, che avrebbe dovuto marcare l’avvio della stagione olimpica,
con le piste innevate artificialmente e il primo afflusso di massa della
stagione, il Comune ha fermato l’entrata in funzione dello Chalet Franz Kraler
Club Moritzino a Ria de Saco. Si tratta di una struttura nuovissima, ricavata
con una ardita ristrutturazione di un edificio preesistente con la realizzazione
di due piani interrati e un terzo in superficie, che ha l’ambizione di diventare
luogo di ritrovo per l’après-ski di chi ha un po’ di soldi da spendere o per chi
vuole trovare in montagna un ambiente raffinato e gastronomia d’eccellenza. Non
a caso è una copia dell’idea che ha portato a realizzare il Club Moritzino a La
Villa, in Alta Badia.
Era tutto pronto per accogliere i primi turisti, quando dal municipio di Cortina
sono state notificate due ordinanze, che finiranno anche alla Procura della
Repubblica e alla Provincia di Belluno. Sono entrambe firmate dal geometra
Roland Garramone, responsabile del servizio di Edilizia Privata. Il giorno prima
dell’apertura, prevista per sabato 6 dicembre, è stato effettuato un sopralluogo
da parte dei tecnici comunali. Dovevano verificare l’avvenuta fine dei lavori,
dopo un lungo iter avviato con una “segnalazione certificata di avvio
dell’attività” (Scia). Tutto in regola? Non sembra, visto che l’ordinanza n. 256
attesta che “la situazione rappresentata nella comunicazione e nella SCIA non
corrisponde al reale stato dei luoghi”.
Un professionista che si è occupato dei lavori ha dichiarato l’esistenza delle
“condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici
e degli impianti negli stessi installati”. Un’altra dichiarazione attestava “la
conformità dell’impianto alla regola dell’arte”. Invece il Comune ha verificato
che “i lavori relativi agli impianti elettrici e alle finiture dell’edificio
sono tuttora in corso di esecuzione e che pertanto le sopra citate attestazioni
e asseverazioni non risultano veritiere”. Accertata “la non conformità”, è stata
negata “l’agibilità dei locali” dello chalet. Ne è seguita una seconda ordinanza
(numero 257) che ha disposto “il divieto di prosecuzione dell’attività di
bar/ristorante”. Il Comune ha anche specificato che “sarà possibile presentare
nuova SCIA per l’attività di bar/ristorante all’esito dell’ottenimento
dell’agibilità dei locali”.
I Kraler hanno presentato un ricorso d’urgenza ante causam al Tar del Veneto che
ha accolto la sospensione temporanea delle due ordinanze in vista di un’udienza
di merito, consentendo di effettuare due feste in forma privata. Daniela Kraler
ha annunciato al Corriere delle Alpi che l’inaugurazione c’è stata, senza però
apertura pubblica: “Ieri sera (sabato, ndr) è andato tutto benissimo. Abbiamo
fatto questa cena privata ed abbiamo battezzato lo chalet. Ora speriamo che le
persone siano felici per una struttura come questa”. Erano presenti 80 persone.
La cena privata si è ripetuta nella serata di domenica.
Lo chalet è il frutto di una collaborazione tra due famiglie altoatesine. I
Kraler di Dobbiaco sono leader nel settore del luxury e titolari di boutique,
con altre attività a Cortina, mentre la famiglia Craffonara ha già creato il
Moritzino in Val Badia e gestisce altre attività turistiche. La presentazione
del rifugio dei vip è enfatica: “Un progetto ‘visionario’, che andrà oltre la
semplice ristorazione. Un’esperienza ‘totale’, con attenzione all’architettura,
al design, alla gastronomia ed alla natura circostante. Un dialogo armonioso. Lo
chalet ridefinirà i confini dell’ospitalità esclusiva, con l’obiettivo di
diventare un nuovo polo per eventi, con lo sguardo rivolto ai Giochi olimpici e
paralimpici 2026”. Per il momento, a due mesi esatti dai Giochi Invernali resta
chiusa e nel calendario per le prenotazioni, in coincidenza con domenica 7 e
lunedì 8 dicembre sono comparse due caselle nere: “Data non prenotabile”.
Martedì 9 dicembre è, invece, indicato come giorno di chiusura. La struttura è
composta di tre aree. All’esterno l’Alpenglow Pavillon che si affaccia sulle
piste olimpiche della Tofana. All’interno si trovano l’Alpine Bar & Dining e il
Club Lounge per “incontri riservati ed eventi esclusivi”. Per il 7 dicembre era
previsto l’appuntamento con i suoni di Raffa Guido, accompagnato dai Dj Thomas
Rotunno e Andrew. Idem per il pomeriggio dell’8 dicembre, con la prevista
partecipazione di David Morales e dei Dj Thomas Dorsi e Bert.
L'articolo Cortina, la “maledizione” di Socrepes: il Comune vuole fermare il
locale dei vip a due mesi dalle Olimpiadi proviene da Il Fatto Quotidiano.
La pista per il bob, lo skeleton e lo slittino di Igls, nei pressi di Innsbruck,
ha superato solo parzialmente la fase di avvio agonistico dopo un pesante
intervento di ristrutturazione. Così si disputeranno solo le gare di coppa del
mondo del bob, mentre sono state annullate quelle di skeleton e slittino. Si
tratta della pista che era stata indicata come possibile alternativa alla
“Eugenio Monti” di Cortina, la cui costruzione (costo 124 milioni di euro) ha
costituito uno dei tanti scandali delle Olimpiadi invernali italiane che si
terranno a febbraio 2026. Rendere agibile l’impianto austriaco per le gare,
infatti, avrebbe richiesto un intervento di una trentina di milioni di euro, un
quarto della somma di denaro pubblico speso in Italia. A cose fatte Igls ha però
dimostrato di non aver superato tutte le criticità a conclusione di lavori
durati una ventina di mesi, anche a causa della mancanza di tempo. Se non fosse
stato concluso positivamente il cantiere di Cortina, Fondazione Milano Cortina
2026 aveva valutato l’ipotesi di disputare le gare dei Giochi all’estero, non
tanto a Innsbruck, quanto a Lake Placid, negli Stati Uniti, il vero “piano B”
alternativo alla “Eugenio Monti”.
A dire di no alle gare di coppa del mondo sono stati per primi gli slittinisti,
il che ha comportato il trasferimento delle gare a Winterberg, in Germania. La
Federazione Internazionale di Slittino (Fil) ha bloccato le gare a causa di
un’insufficiente aderenza ai requisiti tecnici, in particolare all’altezza della
curva 14. Saranno ora necessari interventi per sistemare la struttura.
Situazione analoga, ma con motivazioni legate anche allo scarso tempo per la
sistemazione dell’impianto e per le prove, è venuta dallo skeleton. La seconda
tappa di Coppa del mondo è stata cancellata dal comitato esecutivo della
Federazione internazionale (Ibsf) dopo una votazione degli atleti. Trenta di
loro si sono detti contrari a gareggiare, mentre 21 erano disposti a farlo.
Secondo la dichiarazione ufficiale, la decisione è stata presa “a causa del
ridotto tempo a disposizione degli atleti per testare e conoscere il tracciato”,
dopo un confronto con la loro rappresentante Elisabeth Vathje e le giurie di
gara. La prossima tappa della Coppa di skeleton, che si svolge in concomitanza
con quella di bob, è in programma dal 12 dicembre a Lillehammer in Norvegia.
Restano invece confermate a Igls le gare di bob, per le quali i requisiti
tecnici e di sicurezza hanno superato l’esame. Igls è un impianto storico per
gli sport di scivolamento che ha ospitato due edizioni dei Giochi invernali, nel
1964 e nel 1976.
CORTINA CHIEDE SOLDI ALLA REGIONE VENETO. Intanto a Cortina si è disputata la
prima tappa della Coppa del mondo di bob e skeleton sul nuovo impianto olimpico.
Praticamente non c’era pubblico, visto che l’area mantiene l’aspetto di un
cantiere. Gli atleti hanno però portato a compimento le loro gare a distanza di
18 anni dalle ultime che vennero disputate nel 2007. Adesso l’appuntamento si
sposta alla fase olimpica. Il Comune di Cortina deve però pensare ai problemi
economici di gestione della pista. La Regione Veneto si è già impegnata con 4,5
milioni di euro (a sostegno anche di altre opere nell’Ampezzano), ma non
basteranno.
Durante il consiglio comunale il sindaco Gianluca Lorenzi ha ammesso: “E’ un
tema che affronteremo con il nuovo presidente Alberto Stefani, perché si tratta
di una situazione che non può essere sottovalutata”. Il primo cittadino ha anche
ammesso che, contrariamente a quanto previsto dal dossier di candidatura
olimpica, “le province autonome di Trento e Bolzano non hanno firmato la
convenzione per la gestione della pista dopo le Olimpiadi”. L’ex sindaco
Giampietro Ghedina, che fu in prima linea durante la candidatura, ha ricordato
che l’impegno era di un sostegno economico per un periodo di 15 anni. Alla prova
dei fatti sia il Trentino che l’Alto Adige hanno lasciato Cortina da sola, anche
perché si sono resi inutilizzabili i Fondi di confine, che non possono essere
impiegati in spese di gestione, ma solo nel finanziamento di progetti.
L'articolo Criticità sulla pista da bob di Innsbruck dopo la ristrutturazione:
annullate le gare di slittino e skeleton proviene da Il Fatto Quotidiano.
Documentazione incompleta, progetti mancanti, ritardi nel rispondere alle
richieste di spiegazioni tecniche per la martoriata e controversa cabinovia di
Socrepes a Cortina d’Ampezzo, una delle opere dei Giochi olimpici 2026. Sono
queste le accuse che vengono mosse dall’Agenzia per la sicurezza delle Ferrovie
e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (Ansfisa) non solo alle imprese
realizzatrici, ma anche a Società infrastrutture Milano Cortina (Simico) il
braccio operativo del ministero delle Infrastrutture impegnato in una corsa
contro il tempo e contro il buonsenso. Contro il tempo perché a fine novembre si
sta lavorando alle stazioni di partenza (Apollonio) e di arrivo, mentre è ancora
un punto interrogativo la stazione intermedia sugli splendidi prati di Mortisa.
Si tratta anche di una corsa contro il buonsenso, visto che l’area è soggetta a
frane profonde, al punto da aver ipotizzato piloni mobili, per adattarsi allo
scivolamento verso valle del terreno.
I LAVORI FINIRANNO IN PARTE DOPO I GIOCHI
La cabinovia da 34 milioni di euro ha Simico come stazione appaltante e come
soggetto attuatore, mentre l’impresa aggiudicataria è un raggruppamento
temporaneo di imprese composto dalle società a responsabilità limitata Graffer,
Ecoedile e Dolomiti Strade. Subappaltatori sono il Consorzio Tem e l’impresa De
Sandre Riccardo. Il fine lavori ante-Olimpiadi è indicato nell’1 febbraio
prossimo, cinque giorni prima dell’inizio dei Giochi, ma poi i lavori
continueranno fino al luglio 2026. Il nulla osta di Ansfisa è cruciale, come
quello riguardante la compatibilità di frana da parte della Regione Veneto. I
lavori sono cominciati ugualmente, ma senza questi passaggi – solo in realtà
burocratici, in realtà sostanziali ai fini della sicurezza – la cabinovia per
portare gli spettatori delle Olimpiadi in quota non diventa collaudabile.
LE FRUSTATE DI ANSFISA: “SIGNIFICATIVE CARENZE”
Ansfisa ha deciso di intervenire a causa delle notizie finite sui giornali. Si
dichiara “pienamente consapevole della rilevanza strategica dell’opera, in vista
delle prossime Olimpiadi”, per questo “ha dedicato risorse specifiche per
istruire con la massima tempestività i procedimenti di propria competenza”. La
premessa serve per respingere sospetti di ritardi nelle verifiche tecniche.
Leggi alla mano, Ansfisa è però tassativa: “Per il rilascio del Nulla Osta
Tecnico sull’intero impianto funiviario, la normativa vigente prevede la
trasmissione del progetto definitivo completo, in ogni sua parte, e corredato
delle relative sottoscrizioni e certificazioni di legge”. Questo non è avvenuto.
“L’Agenzia ha sollecitato più volte la trasmissione di tale documentazione. Solo
il 12 novembre sono pervenuti ad Ansfisa circa 90 elaborati progettuali, che
presentavano tuttavia significative carenze per cui, con nota del 18 novembre,
l’Agenzia ha sollecitato integrazione, al fine di poter procedere alla verifica
della documentazione completa, come previsto in termini di legge”.
IL NODO DELLE NORME UE SU SICUREZZA
La risposta è stata insoddisfacente: “Alcune integrazioni, che hanno consentivo
di colmare solo in parte le lacune rilevate, sono state trasmesse in data 21
novembre, e alcuni refusi progettuali sono stati chiariti per le vie brevi,
nello spirito di massima collaborazione istituzionale che Ansfisa ha mantenuto
in ogni fase”. Se Ansfisa sta verificando “la correttezza e completezza della
documentazione” ricevuta, “risultano tuttora mancanti le certificazioni previste
dalla normativa europea sui componenti di sicurezza degli impianti,
indispensabili per il rilascio del nulla osta finale e definitivo”. Siamo ancora
lontani dalla meta che autorizza il completamento della cabinovia. Ansfisa
aggiunge: “Per agevolare l’avanzamento dei lavori sono stati rilasciati, nelle
scorse settimane, una serie di nulla osta parziali sul Progetto di Fattibilità
Tecnico Economica (PFTE), riferiti alle stazioni di monte (2 ottobre), di valle
(14 ottobre) e ad alcuni sostegni (21 ottobre). Tali provvedimenti hanno reso
possibile la realizzazione delle opere civili, pur in assenza del parere di
compatibilità rispetto a frane e valanghe da parte della Regione Veneto, parere
che il soggetto attuatore non ha ancora acquisito e che potrà eventualmente
comportare ulteriori approfondimenti o modifiche progettuali”.
L’AVVISO: “PRIORITÀ LA TUTELA DELLA SICUREZZA”
L’Autorità ha concesso alle imprese e a Simico la possibilità di avviare i
lavori a pezzi, ma mancano due importanti passaggi riguardanti il rischio di
frana e la compatibilità dei materiali con le norme europee. La conclusione è
affilata come un rasoio: “Alla luce di questi elementi, è doveroso sottolineare
che i tempi finora registrati nell’iter autorizzativo non sono riconducibili a
inerzie dell’Agenzia, bensì alla progressiva e non ancora completata definizione
del progetto, ancora soggetto a varianti in corso d’opera. Ansfisa intende
continuare ad assicurare la massima celerità e prontezza per quanto di sua
competenza, nel rispetto del ruolo che continuerà a svolgere con rigore tecnico,
imparzialità e spirito di collaborazione istituzionale, con l’obiettivo
prioritario di tutelare la sicurezza degli utenti e del territorio”.
CHI COSTRUISCE L’IMPIANTO DA 2.400 PASSEGGERI ALL’ORA
La parola “sicurezza” risuona in contrasto con l’intenzione di Simico di
costruire la cabinovia a qualsiasi costo, per permettere il trasporto (2.400
passeggeri all’ora) degli spettatori delle gare di sci alpino. Il commissario
straordinario Fabio Saldini, che è anche amministratore delegato di Simico,
continua ad assicurare che l’opera sarà pronta in tempo e che il collaudo
avverrà a gennaio. I piloni non sono ancora stati trasportati sul pendio e anche
l’assemblaggio delle componenti tecniche (funi, cabinovie, sistema di
propulsione) non è privo di problemi. L’appalto è stato assegnato con procedura
diretta alla ditta Graffer di Sergio Lima, che ha ottenuto in cordata altri due
impianti olimpici, a Bormio e Livigno, la cui realizzazione è però ormai
rimandata a dopo le Olimpiadi. Si tratta di una società dal fatturato modesto,
che in questo caso è riuscita ad ottenere assegnazioni per 130 milioni di euro:
34 a Cortina, 52 milioni a Livigno e 44 milioni a Bormio.
L'articolo Cabinovia per Milano-Cortina, l’alert dell’Agenzia per la sicurezza:
“Mancano certificazioni Ue e nulla osta su frane e valanghe” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina
d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel
febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture
Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno
6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore
del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i
numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni
anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per
le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli
annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura
sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico
(ed economico) insostenibile.
Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà
un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni
e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire
rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una
approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio
del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio
d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche
perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero
ambientale.
Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha
raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno
piantati “13 mila alberelli”, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante
una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo
dei “10 mila alberelli” da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un
politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18
novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui
interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio
olimpico a Fiames?”) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni”
metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le
spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri.
Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai
politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa
conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni,
sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre
scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8
mila nuovi alberi”. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno
di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia
nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10
mila” il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che
nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a
Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberi”.
Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo
della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva
fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato,
assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di
nuovi”. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila piante”, regalo
all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco.
Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione,
altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover
rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente
raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che
debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta
un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob
era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi,
così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando
il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse
Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte,
il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha
potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla
costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la
piantumazione.
L'articolo Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob
a Cortina i politici danno i numeri proviene da Il Fatto Quotidiano.
Si fa presto a dire Olimpiadi. Il più grande evento sportivo planetario, che dal
6 febbraio occuperà le Alpi italiane con un circo ridondante e costosissimo,
elogiato continuamente dalla grancassa dell’informazione compiacente, comporta
una serie di effetti collaterali che lasciano stupiti. Perché insensati e
contrari a qualsiasi logica di buona amministrazione. Ne ho avuto riprova di
fronte ad un pubblico a dir poco sconcertato a Cortina d’Ampezzo, dove ho
presentato e discusso Una montagna di soldi, edito da Paper First, un viaggio
senza reticenze nello scandalo dei Giochi Milano Cortina 2026. La fase di
avvicinamento ci riserva la previsione (non definitiva) di una spesa di due
miliardi di euro per l’organizzazione, in capo a Fondazione Milano Cortina 2026,
e di altri cinque miliardi di euro per infrastrutture sportive, stradali e
ferroviarie.
Cortina è trasformata in un cantiere totale, ma ancora più dei grandi numeri, in
attesa del consuntivo di un bilancio olimpico che si annuncia in perdita, sono
le storie minime a raccontarci la dissennatezza delle scelte di una politica che
punta agli affari, con il corollario del consenso che li accompagna. Non ci si
cura delle ricadute pratiche sulla popolazione, con il risultato di creare
ferite profonde, che nascono da scelte non condivise e non indirizzate a
perseguire il bene comune. Lo ha dimostrato il dibattito moderato dalla
giornalista Marina Menardi che si è svolto nella Sala Cultura del Palazzo delle
Poste e Telecomunicazioni, che fu ideato e realizzato dall’architetto Edoardo
Gellner per le Olimpiadi del 1956, i primi Giochi organizzati in Italia.
A Cortina, accanto ai campi da tennis e alla palestra da roccia intitolata a
Lino Lacedelli, al limitare del bosco di Ronco, esisteva una collinetta
incantata che gli amministratori comunali avevano deciso di destinare al
parco-giochi di Sopiazes. Un progetto virtuoso, composto da 22 aree ricreative,
ribattezzato “Il parco dei sogni”. Le altalene e gli scivoli, i giochi con la
sabbia, le torrette in legno, le palafitte, un micro-mondo di folletti. Ma anche
un’arena per rappresentazioni dei bambini, strutture per barbecue e picnic,
accessi per carrozzine e disabili.
Il parco inclusivo, pensato a beneficio delle famiglie, è costato un milione di
euro al Comune di Cortina d’Ampezzo, una delle due città olimpiche. Quando lo
hanno inaugurato nel 2021 c’era il sindaco Gianpietro Ghedina, che indossava
pomposamente la fascia tricolore, c’erano le signore vestite all’ampezzana e,
soprattutto, c’erano i bambini delle scuole, festanti. Ghedina è il sindaco che
nel 2019 ha vinto con Milano la candidatura olimpica. Due anni dopo il taglio
del nastro, il suo successore Gianluca Lorenzi ha cancellato il parco e con esso
quel piccolo, grande sogno. La collina è stata piallata e i larici sono stati
abbattuti per far posto al cantiere dell’Impresa Pizzarotti, che ha costruito la
costosissima pista da bob che sarà usata da uno sparuto pugno di atleti.
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I cantieri della pista da bob
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I cantieri della pista da bob
In pochi giorni la struttura green è scomparsa, dimostrando l’insostenibile
sproporzione tra i 124 milioni di euro della pista che rischia di diventare una
cattedrale di ghiaccio dal futuro incerto, e il milione di euro faticosamente
investito dal Comune. È la dimostrazione di come Cortina sia un vaso di coccio
tra i vasi di ferro dei signori del Circo Bianco. Che cos’è un Comune di paese
di 5.000 abitanti rispetto a Fondazione Milano Cortina (il comitato
organizzatore dei Giochi), a Società Infrastrutture Milano Cortina (braccio
operativo del governo per le grandi opere), ai ministeri dell’Economia e delle
Infrastrutture, alle Regioni Lombardia e Veneto, alle ricche province autonome
di Trento e Bolzano. Un pulviscolo, un fastidio, un fiocco di neve dentro una
nevicata di soldi facili e di progetti complessi. Infatti, che è stato sciolto
brutalmente dagli ingranaggi, senza che nessuno sentisse il bisogno di chiedere
che cosa gli ampezzani volessero per davvero.
L'articolo Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi
cancellano pure il parco giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
Da quando, sei anni fa, l’Italia ha vinto la candidatura olimpica con Milano
Cortina 2026, nevicate di parole hanno continuato ad imperversare, dispensate
dai politici, su cittadini ed elettori. Hanno contribuito a modellare il
castello delle opere infrastrutturali formalizzato nel settembre 2023, con la
assicurazione che i progetti si sarebbero trasformati in cantieri e questi
ultimi avrebbero portato a realizzare strade, viadotti, ferrovie, ponti e
perfino una pista ciclabile. Tutte da inserire tra le promesse olimpiche,
finanziate con circa 4 miliardi di euro dal governo. Più ci si avvicina al
momento dell’accensione del braciere nello stadio di San Siro (6 febbraio), più
appare chiaro che solo una minima parte delle opere saranno realizzate in tempo.
La maggioranza, per un valore di 3 miliardi di euro, rimarrà incompiuta. È per
questo che la Corte dei Conti ha lanciato un severo monito ad aggiornare i
cronoprogrammi, così da fissare una scadenza degli interventi. Ed è la stessa
ragione per cui i politici cominciano a dire che il punto d’arrivo era già
ampiamente previsto dopo le Olimpiadi, per smentire i ritardi.
PROMESSE NON MANTENUTE A LONGARONE
Alcuni giorni fa è stato annunciato che la variante di Longarone (costo 481
milioni di euro) è pronta ad entrare nella fase di gara per individuare un
costruttore. In realtà, prima del secondo semestre 2026 non saranno aperti i
cantieri per un tratto di strada che bypassa il paese bellunese e che è atteso
da 34 anni, visto che la prima convenzione tra Regione Veneto e Anas risale al
1995. Le Olimpiadi sono state indicate come la grande mèta da raggiungere, dopo
che i campionati mondiali di sci del 2021 a Cortina si erano trasformati in un
grande buco nell’acqua. Adesso i politici si consolano. Il sindaco Roberto
Padrin, presidente della Provincia: “Poco importa se la inaugureremo dopo il
2026, questa è l’onda lunga delle Olimpiadi”. Il ministro dello Sport Andrea
Abodi: “È una delle eredità più importanti, migliorerà la qualità di vita dei
residenti”. Invece il cronoprogramma di Simico si è spostato sempre più in
avanti: solo pochi mesi fa assicurava che il 14 novembre sarebbero stati aperti
i cantieri. Come dimenticare quello che nel dicembre 2022, quando Matteo Salvini
era da poco ministro delle Infrastrutture, aveva detto pomposamente il
governatore Luca Zaia? “La variante di Longarone è stata inserita in un elenco
di opere Anas per le quali a gennaio (2023, ndr) partiranno gli appalti. La
struttura viaria accoglierà, poco dopo l’uscita dalla A27, squadre, atleti,
sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma”. Ben
che vada sarà terminata nel 2029.
LA VARIANTE DI CORTINA RESTA UN SOGNO
Ancora più vistoso il bluff della variante di Cortina, suddivisa in tre lotti,
il cui costo è passato dai 270 milioni di euro del 2020, agli attuali 677
milioni, con un fabbisogno finanziario di 363 milioni di euro, non ancora
stanziati. Dovrebbe essere la soluzione dei problemi di traffico a Cortina, ma è
anche l’anticipo di quella che potrebbe diventare una specie di Venezia-Monaco,
il grande sogno dei politici veneti (a cominciare furono i democristiani con il
doroteo Carlo Bernini) di un’autostrada che porti dalla Laguna nel cuore della
Baviera. L’idea ha continuato a galleggiare nei piani olimpici, finché nel 2023
l’allora commissario straordinario di Simico, Luigivalerio Sant’Andrea, comunicò
informalmente che il cantiere non sarebbe stato aperto prima dei Giochi per
evitare ingorghi. In realtà il progetto non è ancora stato deciso e dovrà
affrontare il tema molto delicato della modalità in galleria con cui passare ai
piedi delle Tofane in un’area a forte rischio di dissesto geologico. Simico ci
ha provato fissando un iniziale cronoprogramma al 2030, poi ha rivisto le date
al rialzo, fino alla più recente stima del 18 dicembre 2032.
VARIANTE DI VERCURAGO, APPUNTAMENTO AL 2033
L’opera-lumaca che arriverà per ultima è la variante di Vercurago, lotto San
Gerolamo, inizialmente da 253,3 milioni di euro, poi cresciuti a 310 milioni.
Anche qui mancano un centinaio di milioni, visto che ne sono stati finanziati
solo 159. L’ultimo cronoprogramma di Simico, ad agosto, ha fissato l’inizio
lavori al 31 marzo 2027 e la fine dei cantieri nel marzo 2033. È esemplare
quello che ha detto qualche mese fa la presidente della provincia di Lecco
Alessandra Hofmann, dopo la firma di una convenzione con Simico. “È un ulteriore
concreto passo avanti nel percorso di realizzazione dell’opera, attesa da
diversi anni. Il lavoro di costante interlocuzione permette di raggiungere
risultati che ai più sembrano di difficile comprensione”. Sembra che i nodi
della burocrazia, delle decisioni rimandate e dei soldi mancanti, si siano
dissolti grazie a un colpo di bacchetta magica. Ma che bisogno c’era di
scomodare lo sport, gli atleti, la sostenibilità ambientale, la montagna e le
Olimpiadi?
LA DELUSIONE DI SONDRIO
I Giochi come paravento hanno creato illusioni e puntato sulla velocizzazione
dei collegamenti, decongestionando il traffico attorno al capoluogo. Per questo
in Provincia di Sondrio sono rimasti basiti quando la scorsa estate hanno avuto
la conferma: la rotonda della Sassella e quella del Trippi saranno concluse solo
nel 2027. Le Olimpiadi passeranno, ma i problemi resteranno insoluti. Il nodo
Castione Andevenno (svincolo Sassella) prevede un intervento per 21,5 milioni di
euro, ma l’inizio lavori è nel maggio 2026, la fine nell’agosto 2027. I lavori
per la tangenziale sud di Sondrio da 43,5 milioni di euro, contestatissima dagli
ambientalisti, non sono ancora iniziati. Il cronoprogramma di Simico è stato
progressivamente spostato in avanti nel tempo: l’ultimo aggiornamento indica la
fine dei lavori nell’agosto 2027.
BERGAMO, APPUNTAMENTO AL 2030
Provincia che vai, appalto che trovi. Le Olimpiadi sono così, una giostra su cui
salgono allegramente gli amministratori locali. Si tratta di interventi attesi
da decenni, che vengono sbandierati grazie ai finanziamenti per i Giochi. Nel
Bergamasco troviamo l’impegnativa variante Trescore Entratico suddivisa in due
lotti, a Trescore Balneario (53,3 milioni) ed Entratico (218 milioni, con un
fabbisogno extra di altri 35 milioni). L’inizio era previsto inizialmente per
entrambe nel giugno 2026, con conclusione tra maggio 2028 e dicembre 2029. In
realtà per entrambi i lotti l’inizio lavori è fissato al marzo 2027, un anno
dopo le Olimpiadi, la fine si è già spostata nel gennaio 2029 per il primo lotto
e nel settembre 2030 per il secondo.
L'articolo Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di
Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina proviene
da Il Fatto Quotidiano.