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Milano-Cortina, il report: a fine ottobre concluse solo 16 opere su 98. E il 57% sarà consegnato dopo i Giochi
L’ultimo monitoraggio civico di Open Olympics, la rete che vigila sulle spese e gli appalti di Milano Cortina 2026, emette un verdetto molto negativo sulla fase di avvicinamento alla kermesse sportiva che sarà inaugurata tra meno di due mesi. Sul fronte infrastrutturale le opere per oltre quattro miliardi di euro sono in ritardo, i costi crescono continuamente, mentre i cronoprogrammi subiscono un progressivo slittamento man mano che ci si avvicina all’accensione del braciere, prevista per il 6 febbraio nello stadio di San Siro. Sul versante di Fondazione Milano Cortina 2026, il comitato organizzatore del grande evento, permane inoltre l’opacità sulla natura e quantità delle spese, che sono destinate a raggiungere i due miliardi di euro, con un generoso contributo di finanziamenti pubblici. Il documento è stato redatto da “Libera – Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, fondata da don Luigi Ciotti, ma ha alle spalle il lavoro delle principali associazioni ambientaliste italiane. Riguarda 98 opere indicate nel sito di Società infrastrutture Simico, con un investimento di tre miliardi e mezzo, di cui 31 (solo il 13%) dedicate a impianti sportivi per i Giochi e 67 (l’87%) destinate alla cosiddetta legacy, “soprattutto interventi stradali o ferroviari” (45 su 67), che vengono pagate con i soldi dei contribuenti. “Per ogni euro destinato alle opere indispensabili ai Giochi, se ne spendono 6,6 per opere di legacy. La spesa si concentra principalmente in due territori: Veneto e Lombardia sfiorano ciascuno 1,5 miliardi di euro” scrive Open Olympics. A fine ottobre risultavano concluse 16 opere, mentre 51 erano in esecuzione, 3 in gara e addirittura 28 ancora in progettazione. Solo 42 opere finiranno prima dell’evento, mentre il 57% sarà completato dopo i Giochi, con l’ultimo cantiere nel 2033. Inoltre, 16 interventi (inclusa la controversa pista da bob di Cortina) presentano una consegna solo parziale. L’analisi evidenzia come durante il 2025 la data di fine lavori sia stata posticipata per il 73% delle opere, “con slittamenti che in alcuni casi superano i tre anni”. Nei primi dieci mesi del 2025 il valore del Piano è cresciuto di ulteriori 157 milioni di euro. Molti dati non sono disponibili. Si va dall’entità dei subappalti, all’impatto ambientale delle singole opere, dal valore dei piani redatti dalle Regioni, come la Lombardia e il Veneto, all’effettiva copertura delle spese. È quella che gli analisti definiscono una “asimmetria informativa sistemica”: “Il portale Open Milano Cortina 2026 ha permesso di illuminare una parte rilevante, ma non esaustiva, della macchina olimpica. Per questo il nostro lavoro non finirà allo spegnersi delle luci dei Giochi, continueremo il monitoraggio fino alla chiusura dell’ultimo cantiere, per capire la sorte del 57% dei cantieri che resteranno aperti”. Open Olympics sintetizza in tre “domande civiche” i nodi problematici dell’imponente cantiere olimpico. La prima: “Quante opere esistono davvero e quanto costano?”. Le 98 opere ufficiali non esauriscono tutto il quadro di impegno pubblico, visto che “la sola Regione Lombardia pubblica sulla piattaforma “Oltre i Giochi 2026” un numero di 78 interventi per 5,1 miliardi, dove rientrano 44 opere (per un valore di 3,82 miliardi) che non sono presenti nel portale governativo”. Seconda domanda: “Quanto costa davvero realizzare i Giochi e garantire salute e sicurezza durante l’evento? Il budget dichiarato da Fondazione nel 2025 ammonta a 1,7 miliardi, ma il documento non è pubblico”. Il terzo quesito riguarda il ruolo e la trasparenza del Commissario straordinario per le Paralimpiadi nominato solo la scorsa estate dal governo Meloni. “Il Decreto Sport ha assegnato al Commissario 328 milioni da spendere da settembre a dicembre 2025. La stima iniziale del costo per le Paralimpiadi era di 71,5 milioni: si è verificato un aumento del 359%, ma i ruoli del Commissario sono enormi e dai contorni molto poco definiti”. Spenderà quei soldi in un arco di tempo limitato soprattutto per sanare i debiti di Fondazione, le cui spese sono passate da un miliardo e mezzo a due miliardi di euro. L'articolo Milano-Cortina, il report: a fine ottobre concluse solo 16 opere su 98. E il 57% sarà consegnato dopo i Giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Cortina, la “maledizione” di Socrepes: il Comune vuole fermare il locale dei vip a due mesi dalle Olimpiadi
La maledizione di Socrepes sembra perseguitare cantieri e strutture in alta quota a Cortina. Dopo la frana causata da troppi lavori in corso, dopo il contestato cantiere di Simico per realizzare la cabinovia che servirà a trasportare gli spettatori delle gare di sci alpino, è arrivata un’autentica doccia fredda per l’inaugurazione del locale dei vip. Nel bel mezzo del “ponte dell’Immacolata”, che avrebbe dovuto marcare l’avvio della stagione olimpica, con le piste innevate artificialmente e il primo afflusso di massa della stagione, il Comune ha fermato l’entrata in funzione dello Chalet Franz Kraler Club Moritzino a Ria de Saco. Si tratta di una struttura nuovissima, ricavata con una ardita ristrutturazione di un edificio preesistente con la realizzazione di due piani interrati e un terzo in superficie, che ha l’ambizione di diventare luogo di ritrovo per l’après-ski di chi ha un po’ di soldi da spendere o per chi vuole trovare in montagna un ambiente raffinato e gastronomia d’eccellenza. Non a caso è una copia dell’idea che ha portato a realizzare il Club Moritzino a La Villa, in Alta Badia. Era tutto pronto per accogliere i primi turisti, quando dal municipio di Cortina sono state notificate due ordinanze, che finiranno anche alla Procura della Repubblica e alla Provincia di Belluno. Sono entrambe firmate dal geometra Roland Garramone, responsabile del servizio di Edilizia Privata. Il giorno prima dell’apertura, prevista per sabato 6 dicembre, è stato effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici comunali. Dovevano verificare l’avvenuta fine dei lavori, dopo un lungo iter avviato con una “segnalazione certificata di avvio dell’attività” (Scia). Tutto in regola? Non sembra, visto che l’ordinanza n. 256 attesta che “la situazione rappresentata nella comunicazione e nella SCIA non corrisponde al reale stato dei luoghi”. Un professionista che si è occupato dei lavori ha dichiarato l’esistenza delle “condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati”. Un’altra dichiarazione attestava “la conformità dell’impianto alla regola dell’arte”. Invece il Comune ha verificato che “i lavori relativi agli impianti elettrici e alle finiture dell’edificio sono tuttora in corso di esecuzione e che pertanto le sopra citate attestazioni e asseverazioni non risultano veritiere”. Accertata “la non conformità”, è stata negata “l’agibilità dei locali” dello chalet. Ne è seguita una seconda ordinanza (numero 257) che ha disposto “il divieto di prosecuzione dell’attività di bar/ristorante”. Il Comune ha anche specificato che “sarà possibile presentare nuova SCIA per l’attività di bar/ristorante all’esito dell’ottenimento dell’agibilità dei locali”. I Kraler hanno presentato un ricorso d’urgenza ante causam al Tar del Veneto che ha accolto la sospensione temporanea delle due ordinanze in vista di un’udienza di merito, consentendo di effettuare due feste in forma privata. Daniela Kraler ha annunciato al Corriere delle Alpi che l’inaugurazione c’è stata, senza però apertura pubblica: “Ieri sera (sabato, ndr) è andato tutto benissimo. Abbiamo fatto questa cena privata ed abbiamo battezzato lo chalet. Ora speriamo che le persone siano felici per una struttura come questa”. Erano presenti 80 persone. La cena privata si è ripetuta nella serata di domenica. Lo chalet è il frutto di una collaborazione tra due famiglie altoatesine. I Kraler di Dobbiaco sono leader nel settore del luxury e titolari di boutique, con altre attività a Cortina, mentre la famiglia Craffonara ha già creato il Moritzino in Val Badia e gestisce altre attività turistiche. La presentazione del rifugio dei vip è enfatica: “Un progetto ‘visionario’, che andrà oltre la semplice ristorazione. Un’esperienza ‘totale’, con attenzione all’architettura, al design, alla gastronomia ed alla natura circostante. Un dialogo armonioso. Lo chalet ridefinirà i confini dell’ospitalità esclusiva, con l’obiettivo di diventare un nuovo polo per eventi, con lo sguardo rivolto ai Giochi olimpici e paralimpici 2026”. Per il momento, a due mesi esatti dai Giochi Invernali resta chiusa e nel calendario per le prenotazioni, in coincidenza con domenica 7 e lunedì 8 dicembre sono comparse due caselle nere: “Data non prenotabile”. Martedì 9 dicembre è, invece, indicato come giorno di chiusura. La struttura è composta di tre aree. All’esterno l’Alpenglow Pavillon che si affaccia sulle piste olimpiche della Tofana. All’interno si trovano l’Alpine Bar & Dining e il Club Lounge per “incontri riservati ed eventi esclusivi”. Per il 7 dicembre era previsto l’appuntamento con i suoni di Raffa Guido, accompagnato dai Dj Thomas Rotunno e Andrew. Idem per il pomeriggio dell’8 dicembre, con la prevista partecipazione di David Morales e dei Dj Thomas Dorsi e Bert. L'articolo Cortina, la “maledizione” di Socrepes: il Comune vuole fermare il locale dei vip a due mesi dalle Olimpiadi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Criticità sulla pista da bob di Innsbruck dopo la ristrutturazione: annullate le gare di slittino e skeleton
La pista per il bob, lo skeleton e lo slittino di Igls, nei pressi di Innsbruck, ha superato solo parzialmente la fase di avvio agonistico dopo un pesante intervento di ristrutturazione. Così si disputeranno solo le gare di coppa del mondo del bob, mentre sono state annullate quelle di skeleton e slittino. Si tratta della pista che era stata indicata come possibile alternativa alla “Eugenio Monti” di Cortina, la cui costruzione (costo 124 milioni di euro) ha costituito uno dei tanti scandali delle Olimpiadi invernali italiane che si terranno a febbraio 2026. Rendere agibile l’impianto austriaco per le gare, infatti, avrebbe richiesto un intervento di una trentina di milioni di euro, un quarto della somma di denaro pubblico speso in Italia. A cose fatte Igls ha però dimostrato di non aver superato tutte le criticità a conclusione di lavori durati una ventina di mesi, anche a causa della mancanza di tempo. Se non fosse stato concluso positivamente il cantiere di Cortina, Fondazione Milano Cortina 2026 aveva valutato l’ipotesi di disputare le gare dei Giochi all’estero, non tanto a Innsbruck, quanto a Lake Placid, negli Stati Uniti, il vero “piano B” alternativo alla “Eugenio Monti”. A dire di no alle gare di coppa del mondo sono stati per primi gli slittinisti, il che ha comportato il trasferimento delle gare a Winterberg, in Germania. La Federazione Internazionale di Slittino (Fil) ha bloccato le gare a causa di un’insufficiente aderenza ai requisiti tecnici, in particolare all’altezza della curva 14. Saranno ora necessari interventi per sistemare la struttura. Situazione analoga, ma con motivazioni legate anche allo scarso tempo per la sistemazione dell’impianto e per le prove, è venuta dallo skeleton. La seconda tappa di Coppa del mondo è stata cancellata dal comitato esecutivo della Federazione internazionale (Ibsf) dopo una votazione degli atleti. Trenta di loro si sono detti contrari a gareggiare, mentre 21 erano disposti a farlo. Secondo la dichiarazione ufficiale, la decisione è stata presa “a causa del ridotto tempo a disposizione degli atleti per testare e conoscere il tracciato”, dopo un confronto con la loro rappresentante Elisabeth Vathje e le giurie di gara. La prossima tappa della Coppa di skeleton, che si svolge in concomitanza con quella di bob, è in programma dal 12 dicembre a Lillehammer in Norvegia. Restano invece confermate a Igls le gare di bob, per le quali i requisiti tecnici e di sicurezza hanno superato l’esame. Igls è un impianto storico per gli sport di scivolamento che ha ospitato due edizioni dei Giochi invernali, nel 1964 e nel 1976. CORTINA CHIEDE SOLDI ALLA REGIONE VENETO. Intanto a Cortina si è disputata la prima tappa della Coppa del mondo di bob e skeleton sul nuovo impianto olimpico. Praticamente non c’era pubblico, visto che l’area mantiene l’aspetto di un cantiere. Gli atleti hanno però portato a compimento le loro gare a distanza di 18 anni dalle ultime che vennero disputate nel 2007. Adesso l’appuntamento si sposta alla fase olimpica. Il Comune di Cortina deve però pensare ai problemi economici di gestione della pista. La Regione Veneto si è già impegnata con 4,5 milioni di euro (a sostegno anche di altre opere nell’Ampezzano), ma non basteranno. Durante il consiglio comunale il sindaco Gianluca Lorenzi ha ammesso: “E’ un tema che affronteremo con il nuovo presidente Alberto Stefani, perché si tratta di una situazione che non può essere sottovalutata”. Il primo cittadino ha anche ammesso che, contrariamente a quanto previsto dal dossier di candidatura olimpica, “le province autonome di Trento e Bolzano non hanno firmato la convenzione per la gestione della pista dopo le Olimpiadi”. L’ex sindaco Giampietro Ghedina, che fu in prima linea durante la candidatura, ha ricordato che l’impegno era di un sostegno economico per un periodo di 15 anni. Alla prova dei fatti sia il Trentino che l’Alto Adige hanno lasciato Cortina da sola, anche perché si sono resi inutilizzabili i Fondi di confine, che non possono essere impiegati in spese di gestione, ma solo nel finanziamento di progetti. L'articolo Criticità sulla pista da bob di Innsbruck dopo la ristrutturazione: annullate le gare di slittino e skeleton proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Cabinovia per Milano-Cortina, l’alert dell’Agenzia per la sicurezza: “Mancano certificazioni Ue e nulla osta su frane e valanghe”
Documentazione incompleta, progetti mancanti, ritardi nel rispondere alle richieste di spiegazioni tecniche per la martoriata e controversa cabinovia di Socrepes a Cortina d’Ampezzo, una delle opere dei Giochi olimpici 2026. Sono queste le accuse che vengono mosse dall’Agenzia per la sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (Ansfisa) non solo alle imprese realizzatrici, ma anche a Società infrastrutture Milano Cortina (Simico) il braccio operativo del ministero delle Infrastrutture impegnato in una corsa contro il tempo e contro il buonsenso. Contro il tempo perché a fine novembre si sta lavorando alle stazioni di partenza (Apollonio) e di arrivo, mentre è ancora un punto interrogativo la stazione intermedia sugli splendidi prati di Mortisa. Si tratta anche di una corsa contro il buonsenso, visto che l’area è soggetta a frane profonde, al punto da aver ipotizzato piloni mobili, per adattarsi allo scivolamento verso valle del terreno. I LAVORI FINIRANNO IN PARTE DOPO I GIOCHI La cabinovia da 34 milioni di euro ha Simico come stazione appaltante e come soggetto attuatore, mentre l’impresa aggiudicataria è un raggruppamento temporaneo di imprese composto dalle società a responsabilità limitata Graffer, Ecoedile e Dolomiti Strade. Subappaltatori sono il Consorzio Tem e l’impresa De Sandre Riccardo. Il fine lavori ante-Olimpiadi è indicato nell’1 febbraio prossimo, cinque giorni prima dell’inizio dei Giochi, ma poi i lavori continueranno fino al luglio 2026. Il nulla osta di Ansfisa è cruciale, come quello riguardante la compatibilità di frana da parte della Regione Veneto. I lavori sono cominciati ugualmente, ma senza questi passaggi – solo in realtà burocratici, in realtà sostanziali ai fini della sicurezza – la cabinovia per portare gli spettatori delle Olimpiadi in quota non diventa collaudabile. LE FRUSTATE DI ANSFISA: “SIGNIFICATIVE CARENZE” Ansfisa ha deciso di intervenire a causa delle notizie finite sui giornali. Si dichiara “pienamente consapevole della rilevanza strategica dell’opera, in vista delle prossime Olimpiadi”, per questo “ha dedicato risorse specifiche per istruire con la massima tempestività i procedimenti di propria competenza”. La premessa serve per respingere sospetti di ritardi nelle verifiche tecniche. Leggi alla mano, Ansfisa è però tassativa: “Per il rilascio del Nulla Osta Tecnico sull’intero impianto funiviario, la normativa vigente prevede la trasmissione del progetto definitivo completo, in ogni sua parte, e corredato delle relative sottoscrizioni e certificazioni di legge”. Questo non è avvenuto. “L’Agenzia ha sollecitato più volte la trasmissione di tale documentazione. Solo il 12 novembre sono pervenuti ad Ansfisa circa 90 elaborati progettuali, che presentavano tuttavia significative carenze per cui, con nota del 18 novembre, l’Agenzia ha sollecitato integrazione, al fine di poter procedere alla verifica della documentazione completa, come previsto in termini di legge”. IL NODO DELLE NORME UE SU SICUREZZA La risposta è stata insoddisfacente: “Alcune integrazioni, che hanno consentivo di colmare solo in parte le lacune rilevate, sono state trasmesse in data 21 novembre, e alcuni refusi progettuali sono stati chiariti per le vie brevi, nello spirito di massima collaborazione istituzionale che Ansfisa ha mantenuto in ogni fase”. Se Ansfisa sta verificando “la correttezza e completezza della documentazione” ricevuta, “risultano tuttora mancanti le certificazioni previste dalla normativa europea sui componenti di sicurezza degli impianti, indispensabili per il rilascio del nulla osta finale e definitivo”. Siamo ancora lontani dalla meta che autorizza il completamento della cabinovia. Ansfisa aggiunge: “Per agevolare l’avanzamento dei lavori sono stati rilasciati, nelle scorse settimane, una serie di nulla osta parziali sul Progetto di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE), riferiti alle stazioni di monte (2 ottobre), di valle (14 ottobre) e ad alcuni sostegni (21 ottobre). Tali provvedimenti hanno reso possibile la realizzazione delle opere civili, pur in assenza del parere di compatibilità rispetto a frane e valanghe da parte della Regione Veneto, parere che il soggetto attuatore non ha ancora acquisito e che potrà eventualmente comportare ulteriori approfondimenti o modifiche progettuali”. L’AVVISO: “PRIORITÀ LA TUTELA DELLA SICUREZZA” L’Autorità ha concesso alle imprese e a Simico la possibilità di avviare i lavori a pezzi, ma mancano due importanti passaggi riguardanti il rischio di frana e la compatibilità dei materiali con le norme europee. La conclusione è affilata come un rasoio: “Alla luce di questi elementi, è doveroso sottolineare che i tempi finora registrati nell’iter autorizzativo non sono riconducibili a inerzie dell’Agenzia, bensì alla progressiva e non ancora completata definizione del progetto, ancora soggetto a varianti in corso d’opera. Ansfisa intende continuare ad assicurare la massima celerità e prontezza per quanto di sua competenza, nel rispetto del ruolo che continuerà a svolgere con rigore tecnico, imparzialità e spirito di collaborazione istituzionale, con l’obiettivo prioritario di tutelare la sicurezza degli utenti e del territorio”. CHI COSTRUISCE L’IMPIANTO DA 2.400 PASSEGGERI ALL’ORA La parola “sicurezza” risuona in contrasto con l’intenzione di Simico di costruire la cabinovia a qualsiasi costo, per permettere il trasporto (2.400 passeggeri all’ora) degli spettatori delle gare di sci alpino. Il commissario straordinario Fabio Saldini, che è anche amministratore delegato di Simico, continua ad assicurare che l’opera sarà pronta in tempo e che il collaudo avverrà a gennaio. I piloni non sono ancora stati trasportati sul pendio e anche l’assemblaggio delle componenti tecniche (funi, cabinovie, sistema di propulsione) non è privo di problemi. L’appalto è stato assegnato con procedura diretta alla ditta Graffer di Sergio Lima, che ha ottenuto in cordata altri due impianti olimpici, a Bormio e Livigno, la cui realizzazione è però ormai rimandata a dopo le Olimpiadi. Si tratta di una società dal fatturato modesto, che in questo caso è riuscita ad ottenere assegnazioni per 130 milioni di euro: 34 a Cortina, 52 milioni a Livigno e 44 milioni a Bormio. L'articolo Cabinovia per Milano-Cortina, l’alert dell’Agenzia per la sicurezza: “Mancano certificazioni Ue e nulla osta su frane e valanghe” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri
Quanti alberelli saranno piantati nell’area della nuova pista da bob di Cortina d’Ampezzo, per mascherare lo scempio provocato dal cantiere olimpico aperto nel febbraio 2024 da Impresa Pizzarotti e da Simico, la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, braccio operativo dello Stato per le grandi opere? Saranno 6 mila pianticelle? Oppure 8 mila? O ancora, 10 mila? O infine il totalizzatore del restyling si fermerà alla iperbolica cifra di 13 mila arboscelli? A dare i numeri sono i principali rappresentanti politici italiani impegnati da alcuni anni a realizzare e rendere operativo prima del 6 febbraio 2026 l’impianto per le gare di bob, skeleton e slittino. Disinvoltura delle parole. Demagogia degli annunci. Fumo negli occhi per rispondere all’obiezione che una struttura sportiva per poche decine di praticanti in tutta Italia ha un impatto ecologico (ed economico) insostenibile. Cosa volete che siano 800 larici abbattuti a Ronco, quando al loro posto sorgerà un bosco sterminato? Ormai la frase è stata pronunciata, in diverse declinazioni e in occasioni pubbliche, centinaia di volte, al punto da dover apparire rassicurante. Invece si traduce nell’esatto contrario, il segno di una approssimazione delle parole, imbonimento da fiera, presa in giro a beneficio del consenso. Innanzitutto perché un piccolo abete impiegherà un centinaio d’anni prima di raggiungere le dimensioni degli alberi abbattuti. Ma anche perché non sappiamo ancora la reale dimensione dell’intervento di recupero ambientale. Pochi giorni fa a Cortina il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha raggiunto l’apice della demagogia, spiegando ai giornalisti che verranno piantati “13 mila alberelli”, smentendo se stesso che nel luglio 2024, durante una delle periodiche visite al cantiere di Pizzarotti, aveva fissato l’obiettivo dei “10 mila alberelli” da mettere a dimora. Non è un semplice lapsus di un politico che parla molto e non risponde alle domande, come ha dimostrato il 18 novembre scorso proprio a Cortina: dopo aver soddisfatto un paio di innocui interrogativi (“Come va la pista da bob? Com’è la situazione del villaggio olimpico a Fiames?”) ha girato sui tacchi e se ne è andato, inviando “bacioni” metaforici ai giornalisti insistenti che gli chiedevano una spiegazione per le spese folli e i conti pubblici in perenne crescita, con ritardi nei cantieri. Il balletto delle cifre che non coincidono sembra essere un metodo seguito dai politici, a meno che non si ritenga che essi parlino per ignoranza e scarsa conoscenza dei dossier. Andrea Abodi, ministro allo Sport del governo Meloni, sull’argomento sembra giocare al ribasso. Intervenendo a Belluno il 21 novembre scorso a un convegno sulle Olimpiadi ha dichiarato: “Stiamo mettendo a dimora 8 mila nuovi alberi”. La stessa cifra che aveva esternato qualche mese fa, segno di una imprecisione perlomeno incoerente. Il governatore del Veneto Luca Zaia nel marzo 2025, sulla base di dichiarazioni giornalistiche, aveva fissato in “10 mila” il patrimonio del lascito verde delle Olimpiadi già piantato. Peccato che nel febbraio 2024, intervistato da Radio Cortina dopo il taglio del bosco a Ronco, avesse assicurato: “Piantaremo 6 mila nuovi alberi”. Depositaria della verità tecnica dovrebbe essere la società Simico che nel mezzo della bufera provocata dall’abbattimento dei larici, nel marzo 2024 aveva fissato in 560 piante e in 260 arbusti il patrimonio verde sacrificato, assicurando però che per ognuno di essi ne sarebbero stati piantati “12 di nuovi”. E’ così che si arriverebbe alle “oltre 10 mila piante”, regalo all’ambiente di Cortina da parte dei signori del Circo Bianco. Un giornalista, quando scrive un articolo, è tenuto al massimo della precisione, altrimenti può rischiare una querela. Allo stesso dovere non sembrano dover rispondere ministri o amministratori regionali, i quali possono allegramente raddoppiare la cifra di 6.000 piante fino a portarla a 13 mila, senza che debbano rendere conto della loro indifendibile bugia. A cui ne va aggiunta un’altra, per omissione. La piantumatura delle piante attorno alla pista da bob era prevista nel cronoprogramma originario prima dell’inizio delle Olimpiadi, così da dare almeno una parvenza di presentabilità estetica al cantiere. Quando il ministro Salvini nel dicembre 2023 presentò il progetto light, che indusse Pizzarotti a concorrere a una gara andata prima di allora deserta per due volte, il rimboschimento è stato posticipato a dopo le Olimpiadi. Così il cantiere ha potuto beneficiare di un accorciamento dei tempi, concentrandosi sulla costruzione del budello di acciaio e cemento, e rimandando al futuro la piantumazione. L'articolo Sei, otto, tredicimila? Sui nuovi alberi nell’area della pista da bob a Cortina i politici danno i numeri proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi cancellano pure il parco giochi
Si fa presto a dire Olimpiadi. Il più grande evento sportivo planetario, che dal 6 febbraio occuperà le Alpi italiane con un circo ridondante e costosissimo, elogiato continuamente dalla grancassa dell’informazione compiacente, comporta una serie di effetti collaterali che lasciano stupiti. Perché insensati e contrari a qualsiasi logica di buona amministrazione. Ne ho avuto riprova di fronte ad un pubblico a dir poco sconcertato a Cortina d’Ampezzo, dove ho presentato e discusso Una montagna di soldi, edito da Paper First, un viaggio senza reticenze nello scandalo dei Giochi Milano Cortina 2026. La fase di avvicinamento ci riserva la previsione (non definitiva) di una spesa di due miliardi di euro per l’organizzazione, in capo a Fondazione Milano Cortina 2026, e di altri cinque miliardi di euro per infrastrutture sportive, stradali e ferroviarie. Cortina è trasformata in un cantiere totale, ma ancora più dei grandi numeri, in attesa del consuntivo di un bilancio olimpico che si annuncia in perdita, sono le storie minime a raccontarci la dissennatezza delle scelte di una politica che punta agli affari, con il corollario del consenso che li accompagna. Non ci si cura delle ricadute pratiche sulla popolazione, con il risultato di creare ferite profonde, che nascono da scelte non condivise e non indirizzate a perseguire il bene comune. Lo ha dimostrato il dibattito moderato dalla giornalista Marina Menardi che si è svolto nella Sala Cultura del Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni, che fu ideato e realizzato dall’architetto Edoardo Gellner per le Olimpiadi del 1956, i primi Giochi organizzati in Italia. A Cortina, accanto ai campi da tennis e alla palestra da roccia intitolata a Lino Lacedelli, al limitare del bosco di Ronco, esisteva una collinetta incantata che gli amministratori comunali avevano deciso di destinare al parco-giochi di Sopiazes. Un progetto virtuoso, composto da 22 aree ricreative, ribattezzato “Il parco dei sogni”. Le altalene e gli scivoli, i giochi con la sabbia, le torrette in legno, le palafitte, un micro-mondo di folletti. Ma anche un’arena per rappresentazioni dei bambini, strutture per barbecue e picnic, accessi per carrozzine e disabili. Il parco inclusivo, pensato a beneficio delle famiglie, è costato un milione di euro al Comune di Cortina d’Ampezzo, una delle due città olimpiche. Quando lo hanno inaugurato nel 2021 c’era il sindaco Gianpietro Ghedina, che indossava pomposamente la fascia tricolore, c’erano le signore vestite all’ampezzana e, soprattutto, c’erano i bambini delle scuole, festanti. Ghedina è il sindaco che nel 2019 ha vinto con Milano la candidatura olimpica. Due anni dopo il taglio del nastro, il suo successore Gianluca Lorenzi ha cancellato il parco e con esso quel piccolo, grande sogno. La collina è stata piallata e i larici sono stati abbattuti per far posto al cantiere dell’Impresa Pizzarotti, che ha costruito la costosissima pista da bob che sarà usata da uno sparuto pugno di atleti. ‹ › 1 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.35.14 I cantieri della pista da bob ‹ › 2 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.55 I cantieri della pista da bob ‹ › 3 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.34 I cantieri della pista da bob ‹ › 4 / 4 WHATSAPP IMAGE 2025-11-17 AT 14.34.05 I cantieri della pista da bob In pochi giorni la struttura green è scomparsa, dimostrando l’insostenibile sproporzione tra i 124 milioni di euro della pista che rischia di diventare una cattedrale di ghiaccio dal futuro incerto, e il milione di euro faticosamente investito dal Comune. È la dimostrazione di come Cortina sia un vaso di coccio tra i vasi di ferro dei signori del Circo Bianco. Che cos’è un Comune di paese di 5.000 abitanti rispetto a Fondazione Milano Cortina (il comitato organizzatore dei Giochi), a Società Infrastrutture Milano Cortina (braccio operativo del governo per le grandi opere), ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, alle Regioni Lombardia e Veneto, alle ricche province autonome di Trento e Bolzano. Un pulviscolo, un fastidio, un fiocco di neve dentro una nevicata di soldi facili e di progetti complessi. Infatti, che è stato sciolto brutalmente dagli ingranaggi, senza che nessuno sentisse il bisogno di chiedere che cosa gli ampezzani volessero per davvero. L'articolo Via le altalene, ecco la pista da bob: a Cortina le Olimpiadi cancellano pure il parco giochi proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina
Da quando, sei anni fa, l’Italia ha vinto la candidatura olimpica con Milano Cortina 2026, nevicate di parole hanno continuato ad imperversare, dispensate dai politici, su cittadini ed elettori. Hanno contribuito a modellare il castello delle opere infrastrutturali formalizzato nel settembre 2023, con la assicurazione che i progetti si sarebbero trasformati in cantieri e questi ultimi avrebbero portato a realizzare strade, viadotti, ferrovie, ponti e perfino una pista ciclabile. Tutte da inserire tra le promesse olimpiche, finanziate con circa 4 miliardi di euro dal governo. Più ci si avvicina al momento dell’accensione del braciere nello stadio di San Siro (6 febbraio), più appare chiaro che solo una minima parte delle opere saranno realizzate in tempo. La maggioranza, per un valore di 3 miliardi di euro, rimarrà incompiuta. È per questo che la Corte dei Conti ha lanciato un severo monito ad aggiornare i cronoprogrammi, così da fissare una scadenza degli interventi. Ed è la stessa ragione per cui i politici cominciano a dire che il punto d’arrivo era già ampiamente previsto dopo le Olimpiadi, per smentire i ritardi. PROMESSE NON MANTENUTE A LONGARONE Alcuni giorni fa è stato annunciato che la variante di Longarone (costo 481 milioni di euro) è pronta ad entrare nella fase di gara per individuare un costruttore. In realtà, prima del secondo semestre 2026 non saranno aperti i cantieri per un tratto di strada che bypassa il paese bellunese e che è atteso da 34 anni, visto che la prima convenzione tra Regione Veneto e Anas risale al 1995. Le Olimpiadi sono state indicate come la grande mèta da raggiungere, dopo che i campionati mondiali di sci del 2021 a Cortina si erano trasformati in un grande buco nell’acqua. Adesso i politici si consolano. Il sindaco Roberto Padrin, presidente della Provincia: “Poco importa se la inaugureremo dopo il 2026, questa è l’onda lunga delle Olimpiadi”. Il ministro dello Sport Andrea Abodi: “È una delle eredità più importanti, migliorerà la qualità di vita dei residenti”. Invece il cronoprogramma di Simico si è spostato sempre più in avanti: solo pochi mesi fa assicurava che il 14 novembre sarebbero stati aperti i cantieri. Come dimenticare quello che nel dicembre 2022, quando Matteo Salvini era da poco ministro delle Infrastrutture, aveva detto pomposamente il governatore Luca Zaia? “La variante di Longarone è stata inserita in un elenco di opere Anas per le quali a gennaio (2023, ndr) partiranno gli appalti. La struttura viaria accoglierà, poco dopo l’uscita dalla A27, squadre, atleti, sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma”. Ben che vada sarà terminata nel 2029. LA VARIANTE DI CORTINA RESTA UN SOGNO Ancora più vistoso il bluff della variante di Cortina, suddivisa in tre lotti, il cui costo è passato dai 270 milioni di euro del 2020, agli attuali 677 milioni, con un fabbisogno finanziario di 363 milioni di euro, non ancora stanziati. Dovrebbe essere la soluzione dei problemi di traffico a Cortina, ma è anche l’anticipo di quella che potrebbe diventare una specie di Venezia-Monaco, il grande sogno dei politici veneti (a cominciare furono i democristiani con il doroteo Carlo Bernini) di un’autostrada che porti dalla Laguna nel cuore della Baviera. L’idea ha continuato a galleggiare nei piani olimpici, finché nel 2023 l’allora commissario straordinario di Simico, Luigivalerio Sant’Andrea, comunicò informalmente che il cantiere non sarebbe stato aperto prima dei Giochi per evitare ingorghi. In realtà il progetto non è ancora stato deciso e dovrà affrontare il tema molto delicato della modalità in galleria con cui passare ai piedi delle Tofane in un’area a forte rischio di dissesto geologico. Simico ci ha provato fissando un iniziale cronoprogramma al 2030, poi ha rivisto le date al rialzo, fino alla più recente stima del 18 dicembre 2032. VARIANTE DI VERCURAGO, APPUNTAMENTO AL 2033 L’opera-lumaca che arriverà per ultima è la variante di Vercurago, lotto San Gerolamo, inizialmente da 253,3 milioni di euro, poi cresciuti a 310 milioni. Anche qui mancano un centinaio di milioni, visto che ne sono stati finanziati solo 159. L’ultimo cronoprogramma di Simico, ad agosto, ha fissato l’inizio lavori al 31 marzo 2027 e la fine dei cantieri nel marzo 2033. È esemplare quello che ha detto qualche mese fa la presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann, dopo la firma di una convenzione con Simico. “È un ulteriore concreto passo avanti nel percorso di realizzazione dell’opera, attesa da diversi anni. Il lavoro di costante interlocuzione permette di raggiungere risultati che ai più sembrano di difficile comprensione”. Sembra che i nodi della burocrazia, delle decisioni rimandate e dei soldi mancanti, si siano dissolti grazie a un colpo di bacchetta magica. Ma che bisogno c’era di scomodare lo sport, gli atleti, la sostenibilità ambientale, la montagna e le Olimpiadi? LA DELUSIONE DI SONDRIO I Giochi come paravento hanno creato illusioni e puntato sulla velocizzazione dei collegamenti, decongestionando il traffico attorno al capoluogo. Per questo in Provincia di Sondrio sono rimasti basiti quando la scorsa estate hanno avuto la conferma: la rotonda della Sassella e quella del Trippi saranno concluse solo nel 2027. Le Olimpiadi passeranno, ma i problemi resteranno insoluti. Il nodo Castione Andevenno (svincolo Sassella) prevede un intervento per 21,5 milioni di euro, ma l’inizio lavori è nel maggio 2026, la fine nell’agosto 2027. I lavori per la tangenziale sud di Sondrio da 43,5 milioni di euro, contestatissima dagli ambientalisti, non sono ancora iniziati. Il cronoprogramma di Simico è stato progressivamente spostato in avanti nel tempo: l’ultimo aggiornamento indica la fine dei lavori nell’agosto 2027. BERGAMO, APPUNTAMENTO AL 2030 Provincia che vai, appalto che trovi. Le Olimpiadi sono così, una giostra su cui salgono allegramente gli amministratori locali. Si tratta di interventi attesi da decenni, che vengono sbandierati grazie ai finanziamenti per i Giochi. Nel Bergamasco troviamo l’impegnativa variante Trescore Entratico suddivisa in due lotti, a Trescore Balneario (53,3 milioni) ed Entratico (218 milioni, con un fabbisogno extra di altri 35 milioni). L’inizio era previsto inizialmente per entrambe nel giugno 2026, con conclusione tra maggio 2028 e dicembre 2029. In realtà per entrambi i lotti l’inizio lavori è fissato al marzo 2027, un anno dopo le Olimpiadi, la fine si è già spostata nel gennaio 2029 per il primo lotto e nel settembre 2030 per il secondo. L'articolo Ritardi, costi esplosi e promesse mancate: dalla variante di Longarone alle strade di Sondrio, le 5 opere lumaca di Milano-Cortina proviene da Il Fatto Quotidiano.
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