Atterra con il suo elicottero sulla neve senza autorizzazione, indossa gli sci
ai piedi e comincia una discesa sulle piste come se nulla fosse. Otto mesi fa in
Trentino, sulle piste di Madonna di Campiglio, il 13 dicembre sui monti in
provincia di Brescia sulle piste del Maniva. Cambiano le montagne, ma la scena
si ripete e il protagonista è lo stesso: l’imprenditore bresciano Bortolo
Giorgio Oliva, 66 anni, atterrato con il suo elicottero sulla neve senza averne
l’autorizzazione.
L’elicottero è sceso direttamente in piena area sciabile. Oliva lo ha
“parcheggiato” a bordo pista, ha indossato sci e scarponi e si è concesso una
discesa, prima di essere raggiunto e identificato dai carabinieri intervenuti
sul posto. Una manovra vietata, che comporta ora una sanzione amministrativa da
parte dell’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, e potrebbe portare
anche alla sospensione del titolo di volo.
E Oliva non poteva non sapere che stava infrangendo la legge, visto che appunto
lo scorso aprile l’imprenditore bresciano era stato multato a Madonna di
Campiglio per un episodio praticamente identico.
In quell’occasione il suo elicottero era atterrato nella zona “fuoripista” del
comprensorio del Grostè, sopra i 1600 metri di quota, dove la normativa del
Trentino Alto Adige vieta espressamente gli atterraggi. Fermato dai carabinieri
mentre stava sciando, l’imprenditore aveva ammesso di non avere alcun permesso
ed era stato sanzionato con una multa da 2mila euro. Anche quel giorno, conclusi
gli accertamenti, era ripartito in volo.
Industriale di Odolo, in Valsabbia, titolare della Olifer – azienda
specializzata nella produzione industriale di laminati mercantili e trafilati –
Oliva è un pilota con un’esperienza di volo importante. Ma il suo nome è legato
anche a una tragedia. Nel 2020, in Valle d’Aosta, mentre stava rientrando da una
sciata in quota, il suo elicottero precipitò, lui finì in rianimazione a Berna,
in Svizzera, e si salvò miracolosamente.
Nell’incidente perse la vita il passeggero che era con lui, Alfredo Buda, 59
anni, manager della Iro spa, anche lui originario di Odolo in provincia di
Brescia. Una perizia disposta dal gip nell’inchiesta della Procura di Aosta
stabilì che quel giorno, il 25 ottobre 2020, sarebbero mancate le condizioni di
sicurezza indispensabili per volare, in prima istanza una visibilità adeguata.
Al termine del processo che lo vide imputato di omicidio colposo, nel febbraio
del 2023 ha patteggiato una pena di otto mesi con la sospensione condizionale.
L'articolo Brescia, l’imprenditore Giorgio Oliva ci ricasca: con l’elicottero
sulla pista da sci per la seconda volta in 8 mesi proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Tag - Neve
Ora che dai piani alti di Milano s’intravede la prima neve che ha spruzzato un
po’ di bianco persino sulle vicine montagne del gruppo delle Grigne, le menti
sottili che stanno organizzando la trepidante attesa pubblica delle Olimpiadi
avranno tirato un sospiro di sollievo. Adesso tutti quei murales e quei
monumenti simbolici davanti a Palazzo Marino, nonché tutto il battage mediatico,
sembreranno magari meno assurdi.
Appena poche ore fa, però, c’era quasi da ridere – se non fosse che sarebbe da
piangere – anche solo ad ascoltare le prime parole dei commentatori televisivi
della seconda gara di Coppa del Mondo dello Sci, che si è svolta a Levi, nel
comprensorio d’impianti di risalita più importante del Nord, nella Lapponia
finlandese, circa 180 km a nord-ovest del Circolo Polare Artico. Si sentiva
prima di tutto giustificare la non particolare presenza di pubblico all’arrivo,
per via delle temperature rigide della mattina, intorno ai meno 16, ma poi ecco
che gli esperti viravano subito sul tecnico, esaltando le perfette delle
condizioni della neve.
Ohibò, ci sarà pure la neve buona da sciare almeno oltre il circolo polare
artico, veniva da pensare. E invece no: le piste di Levi erano in ottime
condizioni per la puntuale preparazione del manto di ‘snowfarm’ con i vari
macchinari come i gatti delle nevi e i rasaghiaccio nonché un tot di iniezioni
di liquidi chimici. Vale a dire che ormai, persino dove s’immagina vivano Babbo
Natale e le sue renne, si comincia a sciare a novembre perché è stata
immagazzinata e conservata la neve della stagione invernale precedente, quando
non viene prodotta ad hoc. E i costi e gli sprechi energetici connessi
all’innevamento programmato sono soltanto una parte del regalino ecologico del
circo bianco: va poi considerato tutto quello che comporta far viaggiare avanti
e indietro per mezzo mondo atleti e accompagnatori, apparati televisivi e
sportivi legati alle gare di sci. Ogni anno è la stessa solfa, anche nelle
nostre Alpi.
Parliamo di uno spreco che rasenta la follia, tutto alimentato con soldi
pubblici anche se poi a guadagnarci sono soltanto aziende private che peraltro
non avrebbero certo bisogno. Ma nessuno si stupisce più di nulla, nel pieno del
menefreghismo negazionista climatico di ritorno. Questo fenomeno di rigetto
etero-diretto delle istanze ecologiste si combina perfettamente all’ormai
definitiva accettazione delle logiche del turbo-capitalismo finanziario, per cui
nessuno più si scandalizza nemmeno se viene già pubblicizzata con enfasi, per
esempio, la notizia che per le Olimpiadi del 2026 il costo medio del
pernottamento alberghiero a Milano sarà di 459 euro. Per non dire poi della fu
perla delle Dolomiti, Cortina, con appartamenti affittati a 25mila euro per le
due settimane olimpiche!
Le anime belle che sono scese in piazza per l’Europa appena eletto ‘Orco Trump’
a presidente degli Stati Uniti, votano magari per i complici principali dello
scempio olimpico invernale prossimo venturo. E non hanno battuto ciglio nemmeno
quando la Commissione Von der Leyen ha stipulato un accordo kamikaze sui dazi
che prevede un impegno colossale di denaro pubblico europeo da destinare
all’acquisto di petrolio ed altra energia sporca nonché di armi e sistemi per la
difesa americani. Dovrebbe pure manifestare di nuovo, gli pseudo-neo-europeisti,
adesso che il governo Ue s’è s’è accomodato in Parlamento a prendere proprio i
voti dei nazionalisti populisti e dei conservatori, pur di decretare un pesante
stop al caro vecchio strombazzato piano per il Green New Deal, che già aveva
intaccato appena la follia dei finanziamenti diretti e indiretti ai trust delle
energie fossili, e pur di dirottare tranquillamente enormi risorse ex novo su un
cinico e tragico piano di riarmo generalizzato.
Si vis pace para bellum, ha ripetuto la ministra Ue Kaja Kallas all’ultimo
convegno dei pacifinti della Cisl. Già, se la sinistra e i progressisti vogliono
ripartire da qualche parte, invece di chiudersi nei partiti e nella lotta tra
correnti e pseudo-leader, possono farlo soltanto preparando una guerra politica
seria sui grandi temi come la svolta ecologica e più che mai la deriva mostruosa
del riarmo generalizzato, piuttosto che la lotta contro il lavoro povero e le
nuove forme di schiavitù – fenomeno poi è strettamente conseguente alla
globalizzazione incontrollata e alla lotta di facciata all’emigrazione, che ha
creato di fatto una massa di disperati disposta a tutto. Forse invece di
strepitare in piazza e nei convegni sempre soltanto contro il regime neo-post
fascista di Giorgia Meloni, sarebbe ora di prendere coscienza che anche la ‘sua’
amica Ursula ha gettato definitivamente la maschera pseudo-democratica
cristiana, che quanto fosse fasulla per un’aristocratica di rango lo si poteva
pure intuire anche solo quando non ha esitato a far declassificare i lupi dalle
razze di animali ‘rigorosamente protetti’ solo perché un grande esemplare
affamato, censito come GW950m, nella regione di Hannover aveva assalito uno dei
suoi amati Pony, Dolly, in un castello di famiglia del marito.
Anche se poi alla fine, più truci e orribili di tutti i governanti che comandano
a bacchetta, sono gli spietati accumulatori di grandi capitali a cui ora
s’uniscono volentieri in Europa i nuovi Signori della Guerra, che almeno in
Germania hanno un nome e cognome, come Armin Papperger di Rheinmetall, che ora
produrrà carri armati come noccioline per tutti i governi europei. Ma che,
peggio ancora, nella nostra ipocrita e sfacciata Italia sono perlopiù ex
politici, anche di sinistra, che siedono sulle poltrone chiave di società
pubbliche come Leonardo, non a caso oggi guidata dall’ex ministro della
Transizione ecologica del governo Draghi, per cui Beppe Grillo in persona si
scomodò ad approvare il nuovo governo tecnico.
L'articolo Pure in Lapponia serve neve artificiale, figuriamoci a
Milano-Cortina. Uno spreco che rasenta la follia proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Fuori guanti, sciarpe e cappellini di lana. Se non serviranno per ripararsi
dalla neve, saranno sicuramente utili per proteggersi dalle minime che domenica
a Milano sono previste a -2°. Avvisate i bambini perché, alle attuali
aspettative, potremmo vedere anche qualche fiocco.
Come precisa Carlo Migliore di 3bmeteo “L’ultima settimana di novembre sarà
caratterizzata da condizioni instabili e almeno in una prima fase piuttosto
fredde su parte d’Italia. I modelli inquadrano molto bene un cambio di scenario
che consisterà nell’arrivo sull’Europa di correnti polari marittime provenienti
dalla Groenlandia. Questo significa meno freddo per le nostre latitudini ma più
pioggia e nel passaggio di circolazione il rischio che possa nevicare a quote
molto basse, anche prossime al piano sulle regioni settentrionali”.
La dinamica, quindi, è quella classica invernale. La giornata (numeri alla mano)
potenzialmente più fredda sarà domenica 23 novembre, con un’oscillazione tra i
-2° e i 6° gradi, ma l’intervallo più basso è previsto lunedì: tra 1° e 2°.
E quando potrebbe arrivare la neve? Il meteorologo Migliore spiega che potremmo
vederla nella giornata di lunedì 24, perché il freddo “resiste nei bassi strati
e si intensifica per il rasserenamento del cielo e poi per l’arrivo di una
perturbazione atlantica”. Dinamica che potrebbe dare un tocco di bianco alle
regioni settentrionali, anche a quote basse e prossime al piano. E per una
Milano che si prepara già al calore del Natale, Let It Snow! Let It Snow! Let It
Snow!
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nevicate lunedì 24 proviene da Il Fatto Quotidiano.