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Crolla la Statua della libertà (brasiliana): la riproduzione alta 40 metri cade sotto la forza del vento
Il forte vento che ha colpito la città brasiliana di Guaiba ha fatto crollare una riproduzione della Statua della Libertà alta 40 metri. La statua si trovava vicino al parcheggio di un megastore e fortunatamente il crollo non ha colpito auto e non ha provocato feriti. Alcuni video pubblicati sui social mostrano il busto che si piega sotto la forza del vento L'articolo Crolla la Statua della libertà (brasiliana): la riproduzione alta 40 metri cade sotto la forza del vento proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Gli scivola addosso il bilanciere in palestra: bodybuilder muore a 55 anni dopo aver usato la “presa suicida”. Il video choc ripreso dalle telecamere
Un allenamento di routine, una tecnica rischiosa padroneggiata per decenni, e poi l’incidente fatale: il bilanciere scivola e si trasforma in una condanna a morte. Ronald José Salvador Montenegro, bodybuilder di 55 anni, è morto in una palestra di Olinda, in Brasile, dopo essere stato colpito al petto dal peso che stava sollevando. La tragedia, ripresa dalle telecamere di sicurezza, è un monito sulla sottile linea tra l’esperienza sportiva e il rischio. L’episodio è avvenuto mentre Montenegro, cliente abituale della palestra e con oltre 30 anni di esperienza nel bodybuilding, stava eseguendo l’esercizio alla panca piana. L’uomo aveva sollevato un carico medio-alto (stimato oltre i 70 kg totali), ma il bilanciere gli è scivolato da entrambe le mani, cadendo e colpendolo in pieno sul torace. Secondo quanto ricostruito, Montenegro stava utilizzando la cosiddetta “falsa presa” – o “suicide grip” – una tecnica diffusa tra gli atleti esperti che permette di avere i polsi più dritti e stabili, diminuendo lo stress articolare, ma che, eliminando l’opposizione del pollice, aumenta esponenzialmente il rischio che il peso possa scivolare. Quei pochi centimetri di distanza tra il bilanciere e il suo petto si sono rivelati fatali. Il video dell’incidente, circolato sui social, mostra la drammatica sequenza: Montenegro, colpito dal bilanciere, riesce ad alzarsi e a muovere solo un paio di passi prima di stramazzare a terra. Nonostante il rapidissimo intervento del personale della palestra e il trasporto d’urgenza al pronto soccorso di Olinda, i soccorritori non sono riusciti a rianimarlo. L’uomo è morto per un arresto cardiaco sopraggiunto in seguito al colpo secco ricevuto sul torace. I familiari hanno confermato che Montenegro non aveva mai subito incidenti di questo tipo durante la sua lunga carriera sportiva. La Polizia Civile di Pernambuco ha classificato il caso come morte accidentale, escludendo qualsiasi fattore esterno o intenzionale nella tragedia. L’episodio, così assurdo nella sua immediatezza, sottolinea la pericolosità di una tecnica che, se pur usata da atleti esperti, non lascia margini di errore. > @tenpageslater8HARD TO WATCH: A man died in Brazil after he lost control of a > barbell that came crashing down on his chest > > > > ♬ original sound – Tenpageslater8 L'articolo Gli scivola addosso il bilanciere in palestra: bodybuilder muore a 55 anni dopo aver usato la “presa suicida”. Il video choc ripreso dalle telecamere proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Bolsonaro rimarrà in carcere almeno fino al 2033. “Potrà richiedere la semilibertà solo a 78 anni”
Nessuna semilibertà almeno fino al 2033 per Jair Bolsonaro. Nuovi dettagli sulla sentenza che ha condannato l’ex presidente del Brasile a 27 anni di carcere per il tentato golpe del 2022. Come riportato dal Tribunale penale di Brasilia, l’ex leader d’estrema destra dovrà rimanere recluso come minimo fino al 24 aprile 2033, data in cui avrà 78 anni. Da quel momento potrà richiedere la misura alternativa che – se concessa – gli permetterebbe di uscire dalla prigione durante il giorno per lavorare o studiare, con l’obbligo di rientro per dormire. Per quanto riguarda la libertà vigilata, non detentiva ma soggetta comunque a obblighi e restrizioni, Bolsonaro dovrà aspettare almeno il suo 82esimo compleanno. La potrà richiedere dal 13 marzo 2037. L’ex militare, al governo dal 2019 al 2022, ora vede ridursi al minimo le possibilità di vincere il ricorso presentato dai suoi legali la scorsa settimana. Proprio pochi giorni fa, infatti, la Corte Suprema ha dichiarato chiuso il caso esaurendo tutte le possibilità di appello e rendendo così definitiva la sentenza emessa a settembre. La difesa insisteva sui domiciliari per motivi di salute, ma – a seguito anche dei tentativi di fuga dell’ex capo di stato – è stata confermata la sua detenzione in una stanza “protetta”. L'articolo Bolsonaro rimarrà in carcere almeno fino al 2033. “Potrà richiedere la semilibertà solo a 78 anni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Jair Bolsonaro
Condannati
“Mi hanno sparato. Il proiettile è entrato nella mia schiena ma è uscito senza causare grossi danni”: la storia choc della pallavolista Julia Rocha Marques de Azevedo
“Ieri sera sono rinata! Ho vissuto qualcosa che non avrei mai immaginato di passare: mi hanno sparato”. Comincia così un lungo post Instagram di Julia Rocha Marques de Azevedo, pallavolista brasiliana che gioca con il Tijuca Tennis Club di Rio de Janeiro. La pallavolista era in auto con il papà, quando a loro si è avvicinata una banda di malviventi, che armati hanno sparato contro la portiera del veicolo per rapinarli. Tre i colpi partiti dalle armi dei rapinatori: due hanno colpito l’auto, il terzo ha perforato il bagagliaio della Honda Civic e poi ha trapassato la schiena della giocatrice. “Prima di tutto voglio tranquillizzare tutti, sto bene. Il proiettile è entrato nella mia schiena, ma grazie a Dio non ha colpito il mio midollo, è passato a 1 mm dalla collana vertebrale e non ha perforato nessun organo, passando a meno di 1 cm dalla mia vescica, ma è uscito senza causare grossi danni. Per poco la mia storia poteva essere un’altra… sono letteralmente nata di nuovo”, ha dichiarato l’atleta brasiliana. “Si stanno prendendo cura di me, sono in convalescenza e avrò bisogno di allontanarmi per un po’ dalla pallavolo, che è la cosa che amo fare di più, per riprendermi con calma. Ma starò bene e tornerò ancora più forte”, ha proseguito Julia Rocha Marques de Azevedo, che ha poi concluso lanciando un vero e proprio allarme sicurezza nella sua città. “Allo stesso tempo, è impossibile non provare una profonda tristezza per la violenza che viviamo. Non si può normalizzare e tanto meno proteggere chi sceglie di fare del male. La vita è il nostro bene più prezioso, e ieri la mia è stata risparmiata da un miracolo”, ha concluso la pallavolista prima dei ringraziamenti finali ai medici, alla famiglia, agli amici e a chiunque le abbia mostrato supporto sui social. L'articolo “Mi hanno sparato. Il proiettile è entrato nella mia schiena ma è uscito senza causare grossi danni”: la storia choc della pallavolista Julia Rocha Marques de Azevedo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Pallavolo
Arrestato l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro: “Ha violato i domiciliari”. A settembre la condanna a 27 anni per il tentato golpe
L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, è stato arrestato dalla polizia federale brasiliana nella sua casa di Brasilia. Le forze dell’ordine hanno reso noto che l’ex capo di Stato, condannato a settembre a 27 anni e tre mesi per il tentativo di golpe dopo la sconfitta elettorale del 2022, è stato raggiunto dal provvedimento della Corte Suprema per aver violato gli arresti domiciliari. Quella di oggi, spiega il quotidiano locale O’Globo, è quindi una detenzione cautelare scattata per il pericolo di fuga e non una decisione definitiva, dato che il caso del leader dell’estrema destra sarà riesaminato in appello. La polizia ha inoltre reso noto che l’arresto è stato eseguito senza manette e senza “esposizione mediatica”. L'articolo Arrestato l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro: “Ha violato i domiciliari”. A settembre la condanna a 27 anni per il tentato golpe proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Jair Bolsonaro
Vinicius de Moraes, che altro? (Traduzione di Massimiliano Damaggio)
Per prima cosa mi sono chiesto se fosse il caso di dire chi fosse Vinicius de Moraes. La risposta è stata “sì”, perché il tempo passa e il Brasile è un posto lontano. Poi mi sono chiesto cosa potessi dire su Vinicius. La risposta è stata “niente, o quasi”. Se non: Vinicius è stato più che un poeta, è stato una “ricetta di poeta”, un uomo che è vissuto “in” poesia, “per” la poesia, “con” la poesia. In modo umanissimo e umile, come solo nella povera quotidianità latino-americana si può ancora fare, lui che povero non era ma brasiliano sì, profondamente, totalmente. Anche in questo, soprattutto, è stata la sua grandezza: l’aver traghettato una poesia gigantesca e indimenticabile, coltissima ma popolare, dal libro alla strada, al bar, alla canzone. Alla vita. M.D. Soneto da fidelidade De tudo ao meu amor serei atento Antes, e com tal zelo, e sempre, e tanto Que mesmo em face do maior encanto Dele se encante mais meu pensamento. Quero vivê-lo em cada vão momento E em seu louvor hei de espalhar meu canto E rir meu riso e derramar meu pranto Ao seu pesar ou seu contentamento. E assim, quando mais tarde me procure Quem sabe a morte, angústia de quem vive Quem sabe a solidão, fim de quem ama Eu possa me dizer do amor (que tive): Que não seja imortal, posto que é chama Mas que seja infinito enquanto dure. * Sonetto della fedeltà Su tutto, al mio amore sarò attento per primo, e con tal zelo, e sempre, e tanto che pure di fronte al più grande incanto di lui sia maggiore l’incantamento. Voglio viverne ogni vano momento ed in suo onore spargere il mio canto ridere il mio riso, versare il pianto alla sua gioia oppure al suo scontento. Così, quando mi cercherà la morte, ansia del vivo, o dalla solitudine, destino di chi ama, io sia inseguito, mi dica (dell’amore avuto in sorte): che non è immortale, poiché è di fiamma, ma fino a quando dura è infinito. *** Soneto de separação De repente do riso fez-se o pranto Silencioso e branco como a bruma E das bocas unidas fez-se a espuma E das mãos espalmadas fez-se o espanto. De repente da calma fez-se o vento Que dos olhos desfez a última chama E da paixão fez-se o pressentimento E do momento imóvel fez-se o drama. De repente, não mais que de repente Fez-se de triste o que se fez amante E de sozinho o que se fez contente. Fez-se do amigo próximo o distante Fez-se da vida uma aventura errante De repente, não mais que de repente. * Sonetto di separazione All’improvviso il riso si fa pianto silenzioso e bianco come la bruma e delle bocche unite si fa schiuma e delle mani aperte disincanto D’improvviso la calma si fa vento che degli occhi disfà l’ultima fiamma la passione si fa presentimento e il momento immoto si fa dramma D’improvviso, non più che in un momento si fa triste colui ch’è stato amante ed è solo chi prima era contento Si fa l’amico prossimo distante si fa la vita un’avventura errante d’improvviso, non più che in un momento *** Poema de Natal Para isso fomos feitos: para lembrar e ser lembrados para chorar e fazer chorar para enterrar os nossos mortos – por isso temos braços longos para os adeuses mãos para colher o que foi dado dedos para cavar a terra. Assim será nossa vida: uma tarde sempre a esquecer uma estrela a se apagar na treva um caminho entre dois túmulos – por isso precisamos velar falar baixo, pisar leve, ver a noite dormir em silêncio. Não há muito o que dizer: uma canção sobre um berço um verso, talvez de amor uma prece por quem se vai – mas que essa hora não esqueça e por ela os nossos corações se deixem, graves e simples. Pois para isso fomos feitos: para a esperança no milagre para a participação da poesia para ver a face da morte – de repente nunca mais esperaremos… Hoje a noite é jovem; da morte, apenas nascemos, imensamente. * Poesia di Natale Per questo siamo fatti: per ricordare ed esser ricordati per piangere e far piangere per interrare i nostri morti – per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii mani per cogliere ciò che è dato dita per scavare la terra. Così sarà la nostra vita: una sera sempre a scordare una stella a spegnersi nella tenebra un sentiero fra due tumuli – per questo dobbiamo vegliare parlar basso, camminare piano, guardare la notte dormire in silenzio. Non c’è molto da dire: una canzone sopra una culla un verso, a volte di amore una preghiera per chi se ne va – ma quell’ora non si scorda ed è lì che i nostri cuori si abbandonano, gravi e semplici. Perché per questo siamo fatti: per la speranza nel miracolo per la partecipazione della poesia per vedere la faccia della morte – d’improvviso non attenderemo più… Oggi la notte è giovane; dalla morte appena siamo nati, immensamente. Vinicius de Moraes (1913-1980) è stato un poeta, paroliere e diplomatico brasiliano. È noto per aver contribuito alla nascita della Bossa nova, collaborando con Tom Jobim. Tra le sue canzoni più celebri: Garota de Ipanema e Chega de Saudade. La sua poesia fonde lirismo, passione e spiritualità. Ha lasciato un segno profondo nella cultura brasiliana del XX secolo. L'articolo Vinicius de Moraes, che altro? (Traduzione di Massimiliano Damaggio) proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Brasile
Paura alla Cop 30 del Brasile, incendio nella zona dei padiglioni dei Paesi: partecipanti evacuati, nessun ferito
Momenti di paura alla Cop 30 del Brasile: un incendio è divampato nello spazio della Zona Blu, dove si svolgono i negoziati che si stanno portando avanti – tra mille difficoltà – a Belém. È accaduto intorno alle 18 (alle 14 ora locale), in quella che dovrebbe essere la giornata che precede la chiusura. Le fiamme e il fumo si sono propagati nella zona dei padiglioni dei vari Paesi, proprio dietro il padiglione dell’Italia, nei pressi dell’ingresso della Cop. I partecipanti al vertici sono stati fatti evacuare verso la Green Zone, dall’altra parte del complesso che ospita la Conferenza delle Parti sul clima. Evacuata anche la sala stampa dove stavano lavorando reporter provenienti da tutto il mondo. Tra loro anche diversi giornalisti italiani. Contemporaneamente agenti della sicurezza e personale delle Nazioni Unite sono intervenuti, cercando di spegnere le fiamme con gli estintori. Sul posto anche i vigili del fuoco, che hanno messo in sicurezza l’area. Intorno alle 14.30, il ministro del Turismo brasiliano, Celso Sabino, ha dichiarato che l’incendio era sotto controllo. Il governo di Pará, invece, ha riferito che non ci sono stati feriti, ma non sono ancora note le cause che hanno provocato l’incendio. Video X e @andre_grieco L'articolo Paura alla Cop 30 del Brasile, incendio nella zona dei padiglioni dei Paesi: partecipanti evacuati, nessun ferito proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Cambiamenti Climatici
Cop30, in Amazzonia indigeni e attivisti uniti nel Vertice dei popoli: il soffio della foresta salverà il pianeta
di Silvia Zaccaria La “Cop della verità”, come l’ha definita Lula nella cerimonia di apertura dell’evento, è iniziata per me con una videochiamata con Davi Kopenawa, leader e sciamano yanomami noto a livello mondiale da quando fu protagonista del Vertice della Terra/Eco-92 di Rio. Più di trent’anni dopo il Brasile torna ad essere protagonista del dibattito sul futuro dell’Amazzonia e del Pianeta. Gli domandavo per quando fosse previsto il suo arrivo a Belem: “Ho preso una brutta influenza a Brasilia, ma ci sarò… Lì ho respirato molta benzina; con il clima secco la terra si surriscalda ed emette un mefitico odore di petrolio”. Nella parte finale del suo discorso Lula ha citato proprio uno dei passaggi più famosi di Kopenawa: “Il pensiero nelle città è oscurato, offuscato ed ostacolato dal rumore delle macchine”, nella speranza che invece “la serenità della foresta possa infondere in ciascun partecipante la chiarezza di pensiero necessaria per vedere” quale strada percorrere per invertire la rotta. La Ministra dell’ambiente Marina Silva, in un emozionante incontro con i rappresentanti del Consiglio Nazionale dei seringueiros per rendere omaggio alla memoria di Chico Mendes, ha affermato che sarebbe stata la luce della poronga (lampada usata nel lavoro notturno dai raccoglitori di caucciù nelle foreste dell’Acre da cui tanto Silva che Mendes sono originari), ad illuminare il cammino. Mentre Davi è stato coinvolto nelle consultazioni nella parte ufficiale dell’evento, i suoi “parenti”, soprattutto dello stato del Parà di cui Belem è la capitale e dagli stati confinanti di Amazonas, Tocantins, Maranhão, Amapà e Mato Grosso si sono ritrovati nel “Vertice dei popoli”. Sono Kayapò, Wai Wai, Katxuyana – per citarne alcuni. Per l’evento inaugurale avevano solcato le acque del fiume Guamà oltre 300 imbarcazioni, tante quante sono le lingue parlate dai popoli indigeni, per celebrare simbolicamente la diversità socioculturale del Paese che fa da specchio a quella naturale. Mentre fuori risuona il ritmo del Carimbò, genere musicale e danza tipica della regione, nei vari spazi di dibattito, le rivendicazioni di tutti quei gruppi sociali “periferici” – indigeni ma anche pescatori tradizionali, ribeirinhos, raccoglitrici di cocco – che, paradossalmente, proprio per essere gli ultimi custodi del pianeta, maggiormente subiscono le aggressioni del capitale, si sono mescolate ed amplificate. Sulle t-shirt erano impressi slogan che invocano giustizia: “Nessuno profani la tua terra”; “Silenzio, la terra sta parlando”, “La morte della foresta è la fine della nostra vita” fino a “dal fiume al mare Palestina Libera”, che assume un significato particolarmente forte qui dove le acque dolci del Rio delle Amazzoni con tutti i suoi affluenti si uniscono a quelle dell’Oceano. Tra la folla ho visto delle giovani Munduruku filmare un coro di bambini e il canto mesto di un pescatore del rio Tocantins che sembrava quasi un lamento per la morte dell’ambiente naturale della sua infanzia, che gli ha garantito sinora cibo e lavoro. Presto il “Pedral do Lourenço”, una conformazione geologica di 35 km verrà letteralmente fatta esplodere per consentire, anche nella stagione secca, il passaggio sul fiume Tocantins delle grandi navi cariche di soia e altre commodities dal centro sud verso il porto di Barcarena, da dove vengono esportate. Il ritornello recita “Lourenço, Lourenço”, perché in Amazzonia persino le rocce hanno un nome. IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA” POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ – MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI! L'articolo Cop30, in Amazzonia indigeni e attivisti uniti nel Vertice dei popoli: il soffio della foresta salverà il pianeta proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Conferenza internazionale sul Clima
Autobus impazzito travolge decine di auto e moto: l’autista non riesce a frenare. L’incidente da brividi ripreso dalle telecamere interne
L’autobus procede dritto poi, a un certo punto, davanti a una coda dovuta al traffico, l’autista sembra perdere il controllo del mezzo, non riesce a frenare e colpisce una dietro l’altra decine di auto e moto. È quanto accaduto in un maxi incidente avvenuto in Brasile e diventato virale sul web. Nelle immagini che circolano, riprese dalle telecamere di sicurezza del bus stesso, il bus sembra quasi impazzito. Una dopo l’altra colpisce diverse auto, circa 16 veicoli, fino a schiantarsi contro un cancello, tra le urla dei passeggeri. Come riporta la Cnn Brasile, con ogni probabilità, l’incidente è stato causato da un guasto all’impianto frenante. Fortunatamente il maxi incidente non ha causato vittime. Tredici persone, però, sono rimaste ferite L'articolo Autobus impazzito travolge decine di auto e moto: l’autista non riesce a frenare. L’incidente da brividi ripreso dalle telecamere interne proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Brasile
Tutte le contraddizioni del Brasile (che la Cop30 non risolverà): la sfida contro povertà e crisi climatica frenata dalle scelte controverse in nome dell’export
Il Brasile che ospita la Conferenza delle Parti sul Clima ha molti volti e davanti ha diverse sfide che conducono a scelte controverse. È la determinazione delle comunità locali, l’arrivo davanti a Belém della Flotilla degli indigeni dell’Amazzonia, è la Cúpula dos Povos, il vertice dei popoli alternativo alla Cop 30, è la grande manifestazione con 40mila persone che attraversano la città chiedendo giustizia. Ma non bastano gli annunci sul fondo per le foreste tropicali per fare di questa la Cop delle foreste. Il Brasile è il presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, che se la prende con i negazionisti (“Controllano gli algoritmi, seminano odio, diffondono paura”), ma è anche la sua difficoltà a staccarsi dalla produzione dei combustibili fossili. Nonostante un mix energetico tra i più puliti al mondo, il Paese è nono produttore globale di greggio ed è questa la realtà con cui bisognerà fare i conti una volta spente le luci della Conferenza delle Parti sul clima. Chi può opporsi ai piani di investimento della compagnia statale Petrobas? Può farlo il capo tribù Raoni Metuktire, principale leader indigeno del Brasile, ma per Lula, presidente di un’economia emergente con quasi 60 milioni di abitanti in stato di povertà, è un’altra storia. “Dio è brasiliano!” dichiarò nel 2006, di fronte alla scoperta al largo della costa brasiliana dei bacini petroliferi di pre-sal. Il ‘tesoro’ era ad almeno 5mila metri di profondità, sotto uno spesso strato di sale formato nel corso di milioni di anni. Certo, accadeva nove anni prima dell’Accordo di Parigi. Ma quando Lula è risalito al potere, Petrobas era la società al mondo che distribuiva più dividendi ai propri azionisti. L’EXPORT, CROCE E DELIZIA DEL BRASILE Quella scoperta ha reso il Brasile un importante attore nel mercato energetico globale, anche perché il petrolio pre-sal è un tipo di greggio di alta qualità, leggero e a basso contenuto di zolfo, caratteristica che ne facilita la raffinazione. Così, anche se il Brasile spinge, insieme ad altri Paesi, per mettere nero su bianco l’impegno per l’uscita dai combustibili fossili, Lula è accusato di ipocrisia, per aver autorizzato poche settimane fa le prime perforazioni esplorative di Petrobas al largo del Rio delle Amazzoni. L’obiettivo sono soprattutto le esportazioni, di cui il Brasile è da sempre schiavo. Non c’è solo il petrolio: zucchero, caffè, soia (Leggi l’approfondimento). E ogni volta le comunità locali hanno dovuto pagare un prezzo. Gli anni del governo di Jair Bolsonaro hanno segnato il Paese e l’Amazzonia. È stato al potere dal 2019 alla fine del 2022 e, anno dopo anno, l’estensione delle terre sottratte alla foresta pluviale è aumentata sempre più. Era rimasta al di sotto dei 5mila chilometri quadrati fino al 2017, con un minimo raggiunto nel 2013 (poco più di mille). Nel 2018 sono spariti 5mila chilometri quadrati di foresta, nel 2019 ne sono scomparsi più di 6mila, nel 2020 si è arrivati a 8mila e nel 2021 a più di 10mila. Il ritorno di Luiz Inácio Lula da Silva ha segnato un passaggio, ma il Brasile è ancora una potenza emergente: secondo l’Istituto nazionale di statistica quasi 9 milioni di persone sono uscite dalla condizione di povertà nel 2023, nella quale ancora oggi si trovano 59 milioni di abitanti, il 27,4% della popolazione. QUEL LEGAME CON L’AGROBUSINESS Allo stesso tempo, secondo il Rapporto annuale 2024 sulla deforestazione prodotto da MapBiomas, la perdita di vegetazione autoctona si è ridotta del 32,4% rispetto al 2023, ma lo scorso anno il Brasile ha comunque perso in media 3.403 ettari di foreste ogni giorno, 142 ettari l’ora. Di fatto, il pascolo rappresenta tuttora oltre il 90% di tutte le aree deforestate dell’Amazzonia brasiliana. Ad agosto scorso, per soddisfare la domanda (anche cinese) le autorità brasiliane hanno sospeso la moratoria che imponeva alle aziende di non acquistare soia da terreni deforestati in Amazzonia e che, dal 2006, aveva protetto circa 17mila chilometri quadrati di foresta. Ma la soia serve come mangime per gli allevamenti intensivi. In Brasile, in Cina e pure in Europa. Come soluzione per la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate, poi, il Brasile punta sui biocombustibili. Tra i leader mondiale nella produzione e nell’utilizzo di biocarburanti, in particolare etanolo da canna da zucchero e biodiesel, il Brasile ha promosso, insieme a Italia, India e Giappone, l’iniziativa ‘Belém commitment for sustainable fuels’ che punta a quadruplicarne entro il 2035 produzione e uso globale. Solo che le colture destinate alla produzione di biocarburanti, occupano attualmente circa 32 milioni di ettari a livello mondiale (tolti all’agricoltura a scopo alimentare) e soddisfano appena il 4% della domanda energetica dei trasporti, emettendo più Co2 rispetto ai combustibili fossili, soprattutto per gli impatti indiretti di agricoltura intensiva e deforestazione. Alla Cop29 di Baku, il Brasile aveva annunciato di voler ridurre le emissioni tra il 59% e il 67% entro il 2035 (rispetto a quelle del 2005). Eppure quest’anno, su indicazione del governo brasiliano hanno ricevuto le credenziali per accedere alla cosiddetta zona blu (dove si svolgono i negoziati), anche dirigenti delle compagnie agroalimentari come il colosso brasiliano della carne la Jbs che, solo nel 2023, ha emesso più di 240 milioni di tonnellate di Co2 equivalenti, come raccontato dalla Bbc News del Brasile. Stesse credenziali ricevute, per inciso, da dirigenti di compagnie petrolifere come Petrobras ed Exxon Mobil e minerarie, come Samarco e Vale, la società responsabile (insieme a BHP) della tragedia di Mariana, nel Minas Gerais, oltre che del disastro della diga del Brumadinho del 2019 (Guarda il video del momento del crollo della diga). Sia Vale sia Jbs, poi, sponsorizzano la copertura di diversi media presenti alla Cop 30. RINNOVABILI IN CASA, COMBUSTIBILI FOSSILI DA ESPORTARE “Sebbene il Brasile possa contare su un mix energetico tra i più puliti al mondo – spiega Giulia Signorelli, ricercatrice sulla decarbonizzazione del Think tank Ecco – con il 90% della generazione di elettricità proveniente da fonti rinnovabili (soprattutto idroelettriche) e una rapida espansione di eolico e solare, il Paese è ancora un grande produttore – il nono al mondo – ed esportatore di combustibili fossili”. Nel 2024 sono stati prodotti 3,358 milioni di barili al giorno, 1,29% in meno rispetto al record del 2023 (3,4 milioni) proveniente per oltre il 75% dai bacini petroliferi di pre-sal. Più della metà della produzione, poi, viene esportata, soprattutto in Usa e Cina. A febbraio 2025, il Brasile ha aderito all’OPEC+, il cartello dei Paesi produttori di petrolio. Attirando critiche da tutto il mondo. “Certamente è una contraddizione – spiega a ilfattoquotidiano.it Antonella Mori, responsabile del Programma America Latina dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) – ma, d’altro canto, la sfida di Lula è quella di dare una prospettiva di sviluppo a milioni di brasiliani. E, in un mondo che continua a chiedere petrolio, diventa complicato non esportarlo, rinunciando a una risorsa economica”. I PIANI DI PETROBAS E L’AUTORIZZAZIONE A TRIVELLARE La stessa ministra dell’Ambiente, Marina Silva, ha dovuto mettere da parte le sue preoccupazioni. Recentemente ha dichiarato che “il Brasile ha l’esperienza necessaria per esplorare in modo sicuro le proprie riserve di petrolio, riducendo le emissioni”. Secondo il bollettino dell’Agenzia nazionale brasiliana di petrolio, gas e biocarburanti, a luglio 2025 la produzione di greggio ha raggiunto un massimo storico di 3,958 milioni di barili al giorno, con un aumento del 22,5% rispetto a luglio 2024. Quasi il 90% della produzione arriva da giacimenti gestiti (anche in consorzio) da Petrobras (circa il 25% da quelli che ha in esclusiva). La compagnia statale prevede di investire 111 miliardi di dollari entro il 2029 per arrivare dagli attuali 4 milioni di barili equivalenti di petrolio al giorno a circa 5,2 milioni entro il 2030. La stragrande maggioranza arriverà dai giacimenti pre-sal. Il 20 ottobre scorso, Petrobras ha ricevuto il via libera dall’Istituto Brasiliano per l’ambiente per le perforazioni petrolifere esplorative nel bacino di Foz do Amazonas, a 170 chilometri dalla costa dell’Amapá e a 530 chilometri dal delta del Rio delle Amazzoni, nel cosiddetto Margine equatoriale. Una licenza che arriva dopo due anni di battaglie e dopo che l’Ibama aveva negato l’autorizzazione a causa delle mancate garanzie per la salvaguardia della fauna in caso di perdite di petrolio. La storia, però, l’hanno scritta le pressioni politiche, i ricorsi e le modifiche al piano di salvataggio della fauna. Insomma, Lula ha deciso che doveva andare così. LE PERPLESSITÀ SUL FONDO PER LE FORESTE (CHE NON CONVIENE AGLI INDIGENI) Alla Cop30 di Belém è stato il leader indigeno Raoni Metuktire, 93 anni e una candidatura nel 2020 al Premio Nobel per la Pace, a riaccendere la polemica sulle trivellazioni e sul piano per le grandi infrastrutture. “Questi progetti distruggono fiumi e terre e continuano ad avanzare” ha dichiarato il capo della tribù Kayapó. Per denunciare lo sfruttamento dei fiumi amazzonici, ma anche l’impatto dell’espansione del settore agricolo sulla foresta, una flottiglia composta da circa 200 imbarcazioni ha sfilato nello specchio d’acqua davanti alla città di Belém, segnando l’apertura del vertice dei popoli indigeni e dei movimenti sociali che si svolge in parallelo alla Cop30, come spazio di protesta e confronto. Quanto mai necessario, anche sulle soluzioni presentate dal Governo brasiliano, che ha lanciato la Tropical Forest Forever Facility con un fondo (gestito dalla Banca mondiale). Ma il primo problema è raccogliere e investire davvero fino a 125 miliardi di dollari provenienti da fonti pubbliche, private e filantropiche e, missione ancora più ardua, riprendere il controllo di un’area infestata dall’illegalità. Dopo aver ripagato gli investitori e i Paesi donatori, il resto andrà ai Paesi in via di sviluppo dotati di foreste. Secondo Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival per decolonizzare la conservazione, il nodo principale è rappresentato dal fatto che il fondo “dipenderebbe dai profitti delle stesse aziende responsabili della distruzione delle foreste. Inoltre – sottolinea – solo il 20% dei suoi fondi verrebbe destinato ai popoli indigeni”. L'articolo Tutte le contraddizioni del Brasile (che la Cop30 non risolverà): la sfida contro povertà e crisi climatica frenata dalle scelte controverse in nome dell’export proviene da Il Fatto Quotidiano.
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