Il forte vento che ha colpito la città brasiliana di Guaiba ha fatto crollare
una riproduzione della Statua della Libertà alta 40 metri. La statua si trovava
vicino al parcheggio di un megastore e fortunatamente il crollo non ha colpito
auto e non ha provocato feriti. Alcuni video pubblicati sui social mostrano il
busto che si piega sotto la forza del vento
L'articolo Crolla la Statua della libertà (brasiliana): la riproduzione alta 40
metri cade sotto la forza del vento proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Brasile
Un allenamento di routine, una tecnica rischiosa padroneggiata per decenni, e
poi l’incidente fatale: il bilanciere scivola e si trasforma in una condanna a
morte. Ronald José Salvador Montenegro, bodybuilder di 55 anni, è morto in una
palestra di Olinda, in Brasile, dopo essere stato colpito al petto dal peso che
stava sollevando. La tragedia, ripresa dalle telecamere di sicurezza, è un
monito sulla sottile linea tra l’esperienza sportiva e il rischio.
L’episodio è avvenuto mentre Montenegro, cliente abituale della palestra e con
oltre 30 anni di esperienza nel bodybuilding, stava eseguendo l’esercizio alla
panca piana. L’uomo aveva sollevato un carico medio-alto (stimato oltre i 70 kg
totali), ma il bilanciere gli è scivolato da entrambe le mani, cadendo e
colpendolo in pieno sul torace. Secondo quanto ricostruito, Montenegro stava
utilizzando la cosiddetta “falsa presa” – o “suicide grip” – una tecnica diffusa
tra gli atleti esperti che permette di avere i polsi più dritti e stabili,
diminuendo lo stress articolare, ma che, eliminando l’opposizione del pollice,
aumenta esponenzialmente il rischio che il peso possa scivolare. Quei pochi
centimetri di distanza tra il bilanciere e il suo petto si sono rivelati fatali.
Il video dell’incidente, circolato sui social, mostra la drammatica sequenza:
Montenegro, colpito dal bilanciere, riesce ad alzarsi e a muovere solo un paio
di passi prima di stramazzare a terra. Nonostante il rapidissimo intervento del
personale della palestra e il trasporto d’urgenza al pronto soccorso di Olinda,
i soccorritori non sono riusciti a rianimarlo. L’uomo è morto per un arresto
cardiaco sopraggiunto in seguito al colpo secco ricevuto sul torace.
I familiari hanno confermato che Montenegro non aveva mai subito incidenti di
questo tipo durante la sua lunga carriera sportiva. La Polizia Civile di
Pernambuco ha classificato il caso come morte accidentale, escludendo qualsiasi
fattore esterno o intenzionale nella tragedia. L’episodio, così assurdo nella
sua immediatezza, sottolinea la pericolosità di una tecnica che, se pur usata da
atleti esperti, non lascia margini di errore.
> @tenpageslater8HARD TO WATCH: A man died in Brazil after he lost control of a
> barbell that came crashing down on his chest
>
>
>
> ♬ original sound – Tenpageslater8
L'articolo Gli scivola addosso il bilanciere in palestra: bodybuilder muore a 55
anni dopo aver usato la “presa suicida”. Il video choc ripreso dalle telecamere
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nessuna semilibertà almeno fino al 2033 per Jair Bolsonaro. Nuovi dettagli sulla
sentenza che ha condannato l’ex presidente del Brasile a 27 anni di carcere per
il tentato golpe del 2022. Come riportato dal Tribunale penale di Brasilia, l’ex
leader d’estrema destra dovrà rimanere recluso come minimo fino al 24 aprile
2033, data in cui avrà 78 anni. Da quel momento potrà richiedere la misura
alternativa che – se concessa – gli permetterebbe di uscire dalla prigione
durante il giorno per lavorare o studiare, con l’obbligo di rientro per dormire.
Per quanto riguarda la libertà vigilata, non detentiva ma soggetta comunque a
obblighi e restrizioni, Bolsonaro dovrà aspettare almeno il suo 82esimo
compleanno. La potrà richiedere dal 13 marzo 2037. L’ex militare, al governo dal
2019 al 2022, ora vede ridursi al minimo le possibilità di vincere il ricorso
presentato dai suoi legali la scorsa settimana. Proprio pochi giorni fa,
infatti, la Corte Suprema ha dichiarato chiuso il caso esaurendo tutte le
possibilità di appello e rendendo così definitiva la sentenza emessa a
settembre. La difesa insisteva sui domiciliari per motivi di salute, ma – a
seguito anche dei tentativi di fuga dell’ex capo di stato – è stata confermata
la sua detenzione in una stanza “protetta”.
L'articolo Bolsonaro rimarrà in carcere almeno fino al 2033. “Potrà richiedere
la semilibertà solo a 78 anni” proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Ieri sera sono rinata! Ho vissuto qualcosa che non avrei mai immaginato di
passare: mi hanno sparato”. Comincia così un lungo post Instagram di Julia Rocha
Marques de Azevedo, pallavolista brasiliana che gioca con il Tijuca Tennis Club
di Rio de Janeiro. La pallavolista era in auto con il papà, quando a loro si è
avvicinata una banda di malviventi, che armati hanno sparato contro la portiera
del veicolo per rapinarli.
Tre i colpi partiti dalle armi dei rapinatori: due hanno colpito l’auto, il
terzo ha perforato il bagagliaio della Honda Civic e poi ha trapassato la
schiena della giocatrice. “Prima di tutto voglio tranquillizzare tutti, sto
bene. Il proiettile è entrato nella mia schiena, ma grazie a Dio non ha colpito
il mio midollo, è passato a 1 mm dalla collana vertebrale e non ha perforato
nessun organo, passando a meno di 1 cm dalla mia vescica, ma è uscito senza
causare grossi danni. Per poco la mia storia poteva essere un’altra… sono
letteralmente nata di nuovo”, ha dichiarato l’atleta brasiliana.
“Si stanno prendendo cura di me, sono in convalescenza e avrò bisogno di
allontanarmi per un po’ dalla pallavolo, che è la cosa che amo fare di più, per
riprendermi con calma. Ma starò bene e tornerò ancora più forte”, ha proseguito
Julia Rocha Marques de Azevedo, che ha poi concluso lanciando un vero e proprio
allarme sicurezza nella sua città.
“Allo stesso tempo, è impossibile non provare una profonda tristezza per la
violenza che viviamo. Non si può normalizzare e tanto meno proteggere chi
sceglie di fare del male. La vita è il nostro bene più prezioso, e ieri la mia è
stata risparmiata da un miracolo”, ha concluso la pallavolista prima dei
ringraziamenti finali ai medici, alla famiglia, agli amici e a chiunque le abbia
mostrato supporto sui social.
L'articolo “Mi hanno sparato. Il proiettile è entrato nella mia schiena ma è
uscito senza causare grossi danni”: la storia choc della pallavolista Julia
Rocha Marques de Azevedo proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, è stato arrestato dalla polizia
federale brasiliana nella sua casa di Brasilia. Le forze dell’ordine hanno reso
noto che l’ex capo di Stato, condannato a settembre a 27 anni e tre mesi per il
tentativo di golpe dopo la sconfitta elettorale del 2022, è stato raggiunto dal
provvedimento della Corte Suprema per aver violato gli arresti domiciliari.
Quella di oggi, spiega il quotidiano locale O’Globo, è quindi una detenzione
cautelare scattata per il pericolo di fuga e non una decisione definitiva, dato
che il caso del leader dell’estrema destra sarà riesaminato in appello. La
polizia ha inoltre reso noto che l’arresto è stato eseguito senza manette e
senza “esposizione mediatica”.
L'articolo Arrestato l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro: “Ha violato i
domiciliari”. A settembre la condanna a 27 anni per il tentato golpe proviene da
Il Fatto Quotidiano.
Per prima cosa mi sono chiesto se fosse il caso di dire chi fosse Vinicius de
Moraes. La risposta è stata “sì”, perché il tempo passa e il Brasile è un posto
lontano. Poi mi sono chiesto cosa potessi dire su Vinicius. La risposta è stata
“niente, o quasi”. Se non: Vinicius è stato più che un poeta, è stato una
“ricetta di poeta”, un uomo che è vissuto “in” poesia, “per” la poesia, “con” la
poesia. In modo umanissimo e umile, come solo nella povera quotidianità
latino-americana si può ancora fare, lui che povero non era ma brasiliano sì,
profondamente, totalmente.
Anche in questo, soprattutto, è stata la sua grandezza: l’aver traghettato una
poesia gigantesca e indimenticabile, coltissima ma popolare, dal libro alla
strada, al bar, alla canzone. Alla vita.
M.D.
Soneto da fidelidade
De tudo ao meu amor serei atento
Antes, e com tal zelo, e sempre, e tanto
Que mesmo em face do maior encanto
Dele se encante mais meu pensamento.
Quero vivê-lo em cada vão momento
E em seu louvor hei de espalhar meu canto
E rir meu riso e derramar meu pranto
Ao seu pesar ou seu contentamento.
E assim, quando mais tarde me procure
Quem sabe a morte, angústia de quem vive
Quem sabe a solidão, fim de quem ama
Eu possa me dizer do amor (que tive):
Que não seja imortal, posto que é chama
Mas que seja infinito enquanto dure.
*
Sonetto della fedeltà
Su tutto, al mio amore sarò attento
per primo, e con tal zelo, e sempre, e tanto
che pure di fronte al più grande incanto
di lui sia maggiore l’incantamento.
Voglio viverne ogni vano momento
ed in suo onore spargere il mio canto
ridere il mio riso, versare il pianto
alla sua gioia oppure al suo scontento.
Così, quando mi cercherà la morte,
ansia del vivo, o dalla solitudine,
destino di chi ama, io sia inseguito,
mi dica (dell’amore avuto in sorte):
che non è immortale, poiché è di fiamma,
ma fino a quando dura è infinito.
***
Soneto de separação
De repente do riso fez-se o pranto
Silencioso e branco como a bruma
E das bocas unidas fez-se a espuma
E das mãos espalmadas fez-se o espanto.
De repente da calma fez-se o vento
Que dos olhos desfez a última chama
E da paixão fez-se o pressentimento
E do momento imóvel fez-se o drama.
De repente, não mais que de repente
Fez-se de triste o que se fez amante
E de sozinho o que se fez contente.
Fez-se do amigo próximo o distante
Fez-se da vida uma aventura errante
De repente, não mais que de repente.
*
Sonetto di separazione
All’improvviso il riso si fa pianto
silenzioso e bianco come la bruma
e delle bocche unite si fa schiuma
e delle mani aperte disincanto
D’improvviso la calma si fa vento
che degli occhi disfà l’ultima fiamma
la passione si fa presentimento
e il momento immoto si fa dramma
D’improvviso, non più che in un momento
si fa triste colui ch’è stato amante
ed è solo chi prima era contento
Si fa l’amico prossimo distante
si fa la vita un’avventura errante
d’improvviso, non più che in un momento
***
Poema de Natal
Para isso fomos feitos:
para lembrar e ser lembrados
para chorar e fazer chorar
para enterrar os nossos mortos –
por isso temos braços longos para os adeuses
mãos para colher o que foi dado
dedos para cavar a terra.
Assim será nossa vida:
uma tarde sempre a esquecer
uma estrela a se apagar na treva
um caminho entre dois túmulos –
por isso precisamos velar
falar baixo, pisar leve, ver
a noite dormir em silêncio.
Não há muito o que dizer:
uma canção sobre um berço
um verso, talvez de amor
uma prece por quem se vai –
mas que essa hora não esqueça
e por ela os nossos corações
se deixem, graves e simples.
Pois para isso fomos feitos:
para a esperança no milagre
para a participação da poesia
para ver a face da morte –
de repente nunca mais esperaremos…
Hoje a noite é jovem; da morte, apenas
nascemos, imensamente.
*
Poesia di Natale
Per questo siamo fatti:
per ricordare ed esser ricordati
per piangere e far piangere
per interrare i nostri morti –
per questo abbiamo braccia lunghe per gli addii
mani per cogliere ciò che è dato
dita per scavare la terra.
Così sarà la nostra vita:
una sera sempre a scordare
una stella a spegnersi nella tenebra
un sentiero fra due tumuli –
per questo dobbiamo vegliare
parlar basso, camminare piano, guardare
la notte dormire in silenzio.
Non c’è molto da dire:
una canzone sopra una culla
un verso, a volte di amore
una preghiera per chi se ne va –
ma quell’ora non si scorda
ed è lì che i nostri cuori
si abbandonano, gravi e semplici.
Perché per questo siamo fatti:
per la speranza nel miracolo
per la partecipazione della poesia
per vedere la faccia della morte –
d’improvviso non attenderemo più…
Oggi la notte è giovane; dalla morte appena
siamo nati, immensamente.
Vinicius de Moraes (1913-1980) è stato un poeta, paroliere e diplomatico
brasiliano. È noto per aver contribuito alla nascita della Bossa nova,
collaborando con Tom Jobim. Tra le sue canzoni più celebri: Garota de Ipanema e
Chega de Saudade. La sua poesia fonde lirismo, passione e spiritualità. Ha
lasciato un segno profondo nella cultura brasiliana del XX secolo.
L'articolo Vinicius de Moraes, che altro? (Traduzione di Massimiliano Damaggio)
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Momenti di paura alla Cop 30 del Brasile: un incendio è divampato nello spazio
della Zona Blu, dove si svolgono i negoziati che si stanno portando avanti – tra
mille difficoltà – a Belém. È accaduto intorno alle 18 (alle 14 ora locale), in
quella che dovrebbe essere la giornata che precede la chiusura. Le fiamme e il
fumo si sono propagati nella zona dei padiglioni dei vari Paesi, proprio dietro
il padiglione dell’Italia, nei pressi dell’ingresso della Cop. I partecipanti al
vertici sono stati fatti evacuare verso la Green Zone, dall’altra parte del
complesso che ospita la Conferenza delle Parti sul clima. Evacuata anche la sala
stampa dove stavano lavorando reporter provenienti da tutto il mondo. Tra loro
anche diversi giornalisti italiani. Contemporaneamente agenti della sicurezza e
personale delle Nazioni Unite sono intervenuti, cercando di spegnere le fiamme
con gli estintori. Sul posto anche i vigili del fuoco, che hanno messo in
sicurezza l’area. Intorno alle 14.30, il ministro del Turismo brasiliano, Celso
Sabino, ha dichiarato che l’incendio era sotto controllo. Il governo di Pará,
invece, ha riferito che non ci sono stati feriti, ma non sono ancora note le
cause che hanno provocato l’incendio.
Video X e @andre_grieco
L'articolo Paura alla Cop 30 del Brasile, incendio nella zona dei padiglioni dei
Paesi: partecipanti evacuati, nessun ferito proviene da Il Fatto Quotidiano.
di Silvia Zaccaria
La “Cop della verità”, come l’ha definita Lula nella cerimonia di apertura
dell’evento, è iniziata per me con una videochiamata con Davi Kopenawa, leader e
sciamano yanomami noto a livello mondiale da quando fu protagonista del Vertice
della Terra/Eco-92 di Rio. Più di trent’anni dopo il Brasile torna ad essere
protagonista del dibattito sul futuro dell’Amazzonia e del Pianeta. Gli
domandavo per quando fosse previsto il suo arrivo a Belem: “Ho preso una brutta
influenza a Brasilia, ma ci sarò… Lì ho respirato molta benzina; con il clima
secco la terra si surriscalda ed emette un mefitico odore di petrolio”.
Nella parte finale del suo discorso Lula ha citato proprio uno dei passaggi più
famosi di Kopenawa: “Il pensiero nelle città è oscurato, offuscato ed ostacolato
dal rumore delle macchine”, nella speranza che invece “la serenità della foresta
possa infondere in ciascun partecipante la chiarezza di pensiero necessaria per
vedere” quale strada percorrere per invertire la rotta.
La Ministra dell’ambiente Marina Silva, in un emozionante incontro con i
rappresentanti del Consiglio Nazionale dei seringueiros per rendere omaggio alla
memoria di Chico Mendes, ha affermato che sarebbe stata la luce della poronga
(lampada usata nel lavoro notturno dai raccoglitori di caucciù nelle foreste
dell’Acre da cui tanto Silva che Mendes sono originari), ad illuminare il
cammino.
Mentre Davi è stato coinvolto nelle consultazioni nella parte ufficiale
dell’evento, i suoi “parenti”, soprattutto dello stato del Parà di cui Belem è
la capitale e dagli stati confinanti di Amazonas, Tocantins, Maranhão, Amapà e
Mato Grosso si sono ritrovati nel “Vertice dei popoli”. Sono Kayapò, Wai Wai,
Katxuyana – per citarne alcuni. Per l’evento inaugurale avevano solcato le acque
del fiume Guamà oltre 300 imbarcazioni, tante quante sono le lingue parlate dai
popoli indigeni, per celebrare simbolicamente la diversità socioculturale del
Paese che fa da specchio a quella naturale.
Mentre fuori risuona il ritmo del Carimbò, genere musicale e danza tipica della
regione, nei vari spazi di dibattito, le rivendicazioni di tutti quei gruppi
sociali “periferici” – indigeni ma anche pescatori tradizionali, ribeirinhos,
raccoglitrici di cocco – che, paradossalmente, proprio per essere gli ultimi
custodi del pianeta, maggiormente subiscono le aggressioni del capitale, si sono
mescolate ed amplificate. Sulle t-shirt erano impressi slogan che invocano
giustizia: “Nessuno profani la tua terra”; “Silenzio, la terra sta parlando”,
“La morte della foresta è la fine della nostra vita” fino a “dal fiume al mare
Palestina Libera”, che assume un significato particolarmente forte qui dove le
acque dolci del Rio delle Amazzoni con tutti i suoi affluenti si uniscono a
quelle dell’Oceano.
Tra la folla ho visto delle giovani Munduruku filmare un coro di bambini e il
canto mesto di un pescatore del rio Tocantins che sembrava quasi un lamento per
la morte dell’ambiente naturale della sua infanzia, che gli ha garantito sinora
cibo e lavoro. Presto il “Pedral do Lourenço”, una conformazione geologica di 35
km verrà letteralmente fatta esplodere per consentire, anche nella stagione
secca, il passaggio sul fiume Tocantins delle grandi navi cariche di soia e
altre commodities dal centro sud verso il porto di Barcarena, da dove vengono
esportate. Il ritornello recita “Lourenço, Lourenço”, perché in Amazzonia
persino le rocce hanno un nome.
IL BLOG SOSTENITORE OSPITA I POST SCRITTI DAI LETTORI CHE HANNO DECISO DI
CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT, SOTTOSCRIVENDO L’OFFERTA
SOSTENITORE E DIVENTANDO COSÌ PARTE ATTIVA DELLA NOSTRA COMMUNITY. TRA I POST
INVIATI, PETER GOMEZ E LA REDAZIONE SELEZIONERANNO E PUBBLICHERANNO QUELLI PIÙ
INTERESSANTI. QUESTO BLOG NASCE DA UN’IDEA DEI LETTORI, CONTINUATE A RENDERLO IL
VOSTRO SPAZIO. DIVENTARE SOSTENITORE SIGNIFICA ANCHE METTERCI LA FACCIA, LA
FIRMA O L’IMPEGNO: ADERISCI ALLE NOSTRE CAMPAGNE, PENSATE PERCHÉ TU ABBIA UN
RUOLO ATTIVO! SE VUOI PARTECIPARE, AL PREZZO DI “UN CAPPUCCINO ALLA SETTIMANA”
POTRAI ANCHE SEGUIRE IN DIRETTA STREAMING LA RIUNIONE DI REDAZIONE DEL GIOVEDÌ –
MANDANDOCI IN TEMPO REALE SUGGERIMENTI, NOTIZIE E IDEE – E ACCEDERE AL FORUM
RISERVATO DOVE DISCUTERE E INTERAGIRE CON LA REDAZIONE. SCOPRI TUTTI I VANTAGGI!
L'articolo Cop30, in Amazzonia indigeni e attivisti uniti nel Vertice dei
popoli: il soffio della foresta salverà il pianeta proviene da Il Fatto
Quotidiano.
L’autobus procede dritto poi, a un certo punto, davanti a una coda dovuta al
traffico, l’autista sembra perdere il controllo del mezzo, non riesce a frenare
e colpisce una dietro l’altra decine di auto e moto. È quanto accaduto in un
maxi incidente avvenuto in Brasile e diventato virale sul web. Nelle immagini
che circolano, riprese dalle telecamere di sicurezza del bus stesso, il bus
sembra quasi impazzito. Una dopo l’altra colpisce diverse auto, circa 16
veicoli, fino a schiantarsi contro un cancello, tra le urla dei passeggeri. Come
riporta la Cnn Brasile, con ogni probabilità, l’incidente è stato causato da un
guasto all’impianto frenante.
Fortunatamente il maxi incidente non ha causato vittime. Tredici persone, però,
sono rimaste ferite
L'articolo Autobus impazzito travolge decine di auto e moto: l’autista non
riesce a frenare. L’incidente da brividi ripreso dalle telecamere interne
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Il Brasile che ospita la Conferenza delle Parti sul Clima ha molti volti e
davanti ha diverse sfide che conducono a scelte controverse. È la determinazione
delle comunità locali, l’arrivo davanti a Belém della Flotilla degli indigeni
dell’Amazzonia, è la Cúpula dos Povos, il vertice dei popoli alternativo alla
Cop 30, è la grande manifestazione con 40mila persone che attraversano la città
chiedendo giustizia. Ma non bastano gli annunci sul fondo per le foreste
tropicali per fare di questa la Cop delle foreste. Il Brasile è il presidente,
Luiz Inacio Lula da Silva, che se la prende con i negazionisti (“Controllano gli
algoritmi, seminano odio, diffondono paura”), ma è anche la sua difficoltà a
staccarsi dalla produzione dei combustibili fossili. Nonostante un mix
energetico tra i più puliti al mondo, il Paese è nono produttore globale di
greggio ed è questa la realtà con cui bisognerà fare i conti una volta spente le
luci della Conferenza delle Parti sul clima. Chi può opporsi ai piani di
investimento della compagnia statale Petrobas? Può farlo il capo tribù Raoni
Metuktire, principale leader indigeno del Brasile, ma per Lula, presidente di
un’economia emergente con quasi 60 milioni di abitanti in stato di povertà, è
un’altra storia. “Dio è brasiliano!” dichiarò nel 2006, di fronte alla scoperta
al largo della costa brasiliana dei bacini petroliferi di pre-sal. Il ‘tesoro’
era ad almeno 5mila metri di profondità, sotto uno spesso strato di sale formato
nel corso di milioni di anni. Certo, accadeva nove anni prima dell’Accordo di
Parigi. Ma quando Lula è risalito al potere, Petrobas era la società al mondo
che distribuiva più dividendi ai propri azionisti.
L’EXPORT, CROCE E DELIZIA DEL BRASILE
Quella scoperta ha reso il Brasile un importante attore nel mercato energetico
globale, anche perché il petrolio pre-sal è un tipo di greggio di alta qualità,
leggero e a basso contenuto di zolfo, caratteristica che ne facilita la
raffinazione. Così, anche se il Brasile spinge, insieme ad altri Paesi, per
mettere nero su bianco l’impegno per l’uscita dai combustibili fossili, Lula è
accusato di ipocrisia, per aver autorizzato poche settimane fa le prime
perforazioni esplorative di Petrobas al largo del Rio delle Amazzoni.
L’obiettivo sono soprattutto le esportazioni, di cui il Brasile è da sempre
schiavo. Non c’è solo il petrolio: zucchero, caffè, soia (Leggi
l’approfondimento). E ogni volta le comunità locali hanno dovuto pagare un
prezzo. Gli anni del governo di Jair Bolsonaro hanno segnato il Paese e
l’Amazzonia. È stato al potere dal 2019 alla fine del 2022 e, anno dopo anno,
l’estensione delle terre sottratte alla foresta pluviale è aumentata sempre più.
Era rimasta al di sotto dei 5mila chilometri quadrati fino al 2017, con un
minimo raggiunto nel 2013 (poco più di mille). Nel 2018 sono spariti 5mila
chilometri quadrati di foresta, nel 2019 ne sono scomparsi più di 6mila, nel
2020 si è arrivati a 8mila e nel 2021 a più di 10mila. Il ritorno di Luiz Inácio
Lula da Silva ha segnato un passaggio, ma il Brasile è ancora una potenza
emergente: secondo l’Istituto nazionale di statistica quasi 9 milioni di persone
sono uscite dalla condizione di povertà nel 2023, nella quale ancora oggi si
trovano 59 milioni di abitanti, il 27,4% della popolazione.
QUEL LEGAME CON L’AGROBUSINESS
Allo stesso tempo, secondo il Rapporto annuale 2024 sulla deforestazione
prodotto da MapBiomas, la perdita di vegetazione autoctona si è ridotta del
32,4% rispetto al 2023, ma lo scorso anno il Brasile ha comunque perso in media
3.403 ettari di foreste ogni giorno, 142 ettari l’ora. Di fatto, il pascolo
rappresenta tuttora oltre il 90% di tutte le aree deforestate dell’Amazzonia
brasiliana. Ad agosto scorso, per soddisfare la domanda (anche cinese) le
autorità brasiliane hanno sospeso la moratoria che imponeva alle aziende di non
acquistare soia da terreni deforestati in Amazzonia e che, dal 2006, aveva
protetto circa 17mila chilometri quadrati di foresta. Ma la soia serve come
mangime per gli allevamenti intensivi. In Brasile, in Cina e pure in Europa.
Come soluzione per la decarbonizzazione dei settori hard-to-abate, poi, il
Brasile punta sui biocombustibili. Tra i leader mondiale nella produzione e
nell’utilizzo di biocarburanti, in particolare etanolo da canna da zucchero e
biodiesel, il Brasile ha promosso, insieme a Italia, India e Giappone,
l’iniziativa ‘Belém commitment for sustainable fuels’ che punta a quadruplicarne
entro il 2035 produzione e uso globale. Solo che le colture destinate alla
produzione di biocarburanti, occupano attualmente circa 32 milioni di ettari a
livello mondiale (tolti all’agricoltura a scopo alimentare) e soddisfano appena
il 4% della domanda energetica dei trasporti, emettendo più Co2 rispetto ai
combustibili fossili, soprattutto per gli impatti indiretti di agricoltura
intensiva e deforestazione. Alla Cop29 di Baku, il Brasile aveva annunciato di
voler ridurre le emissioni tra il 59% e il 67% entro il 2035 (rispetto a quelle
del 2005). Eppure quest’anno, su indicazione del governo brasiliano hanno
ricevuto le credenziali per accedere alla cosiddetta zona blu (dove si svolgono
i negoziati), anche dirigenti delle compagnie agroalimentari come il colosso
brasiliano della carne la Jbs che, solo nel 2023, ha emesso più di 240 milioni
di tonnellate di Co2 equivalenti, come raccontato dalla Bbc News del Brasile.
Stesse credenziali ricevute, per inciso, da dirigenti di compagnie petrolifere
come Petrobras ed Exxon Mobil e minerarie, come Samarco e Vale, la società
responsabile (insieme a BHP) della tragedia di Mariana, nel Minas Gerais, oltre
che del disastro della diga del Brumadinho del 2019 (Guarda il video del momento
del crollo della diga). Sia Vale sia Jbs, poi, sponsorizzano la copertura di
diversi media presenti alla Cop 30.
RINNOVABILI IN CASA, COMBUSTIBILI FOSSILI DA ESPORTARE
“Sebbene il Brasile possa contare su un mix energetico tra i più puliti al mondo
– spiega Giulia Signorelli, ricercatrice sulla decarbonizzazione del Think tank
Ecco – con il 90% della generazione di elettricità proveniente da fonti
rinnovabili (soprattutto idroelettriche) e una rapida espansione di eolico e
solare, il Paese è ancora un grande produttore – il nono al mondo – ed
esportatore di combustibili fossili”. Nel 2024 sono stati prodotti 3,358 milioni
di barili al giorno, 1,29% in meno rispetto al record del 2023 (3,4 milioni)
proveniente per oltre il 75% dai bacini petroliferi di pre-sal. Più della metà
della produzione, poi, viene esportata, soprattutto in Usa e Cina. A febbraio
2025, il Brasile ha aderito all’OPEC+, il cartello dei Paesi produttori di
petrolio. Attirando critiche da tutto il mondo. “Certamente è una contraddizione
– spiega a ilfattoquotidiano.it Antonella Mori, responsabile del Programma
America Latina dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) –
ma, d’altro canto, la sfida di Lula è quella di dare una prospettiva di sviluppo
a milioni di brasiliani. E, in un mondo che continua a chiedere petrolio,
diventa complicato non esportarlo, rinunciando a una risorsa economica”.
I PIANI DI PETROBAS E L’AUTORIZZAZIONE A TRIVELLARE
La stessa ministra dell’Ambiente, Marina Silva, ha dovuto mettere da parte le
sue preoccupazioni. Recentemente ha dichiarato che “il Brasile ha l’esperienza
necessaria per esplorare in modo sicuro le proprie riserve di petrolio,
riducendo le emissioni”. Secondo il bollettino dell’Agenzia nazionale brasiliana
di petrolio, gas e biocarburanti, a luglio 2025 la produzione di greggio ha
raggiunto un massimo storico di 3,958 milioni di barili al giorno, con un
aumento del 22,5% rispetto a luglio 2024. Quasi il 90% della produzione arriva
da giacimenti gestiti (anche in consorzio) da Petrobras (circa il 25% da quelli
che ha in esclusiva). La compagnia statale prevede di investire 111 miliardi di
dollari entro il 2029 per arrivare dagli attuali 4 milioni di barili equivalenti
di petrolio al giorno a circa 5,2 milioni entro il 2030. La stragrande
maggioranza arriverà dai giacimenti pre-sal. Il 20 ottobre scorso, Petrobras ha
ricevuto il via libera dall’Istituto Brasiliano per l’ambiente per le
perforazioni petrolifere esplorative nel bacino di Foz do Amazonas, a 170
chilometri dalla costa dell’Amapá e a 530 chilometri dal delta del Rio delle
Amazzoni, nel cosiddetto Margine equatoriale. Una licenza che arriva dopo due
anni di battaglie e dopo che l’Ibama aveva negato l’autorizzazione a causa delle
mancate garanzie per la salvaguardia della fauna in caso di perdite di petrolio.
La storia, però, l’hanno scritta le pressioni politiche, i ricorsi e le
modifiche al piano di salvataggio della fauna. Insomma, Lula ha deciso che
doveva andare così.
LE PERPLESSITÀ SUL FONDO PER LE FORESTE (CHE NON CONVIENE AGLI INDIGENI)
Alla Cop30 di Belém è stato il leader indigeno Raoni Metuktire, 93 anni e una
candidatura nel 2020 al Premio Nobel per la Pace, a riaccendere la polemica
sulle trivellazioni e sul piano per le grandi infrastrutture. “Questi progetti
distruggono fiumi e terre e continuano ad avanzare” ha dichiarato il capo della
tribù Kayapó. Per denunciare lo sfruttamento dei fiumi amazzonici, ma anche
l’impatto dell’espansione del settore agricolo sulla foresta, una flottiglia
composta da circa 200 imbarcazioni ha sfilato nello specchio d’acqua davanti
alla città di Belém, segnando l’apertura del vertice dei popoli indigeni e dei
movimenti sociali che si svolge in parallelo alla Cop30, come spazio di protesta
e confronto. Quanto mai necessario, anche sulle soluzioni presentate dal Governo
brasiliano, che ha lanciato la Tropical Forest Forever Facility con un fondo
(gestito dalla Banca mondiale). Ma il primo problema è raccogliere e investire
davvero fino a 125 miliardi di dollari provenienti da fonti pubbliche, private e
filantropiche e, missione ancora più ardua, riprendere il controllo di un’area
infestata dall’illegalità. Dopo aver ripagato gli investitori e i Paesi
donatori, il resto andrà ai Paesi in via di sviluppo dotati di foreste. Secondo
Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival per decolonizzare la
conservazione, il nodo principale è rappresentato dal fatto che il fondo
“dipenderebbe dai profitti delle stesse aziende responsabili della distruzione
delle foreste. Inoltre – sottolinea – solo il 20% dei suoi fondi verrebbe
destinato ai popoli indigeni”.
L'articolo Tutte le contraddizioni del Brasile (che la Cop30 non risolverà): la
sfida contro povertà e crisi climatica frenata dalle scelte controverse in nome
dell’export proviene da Il Fatto Quotidiano.