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“Io non faccio il rapper per fare il criminale, ma per salvarmi. La mia tarantella? Il naso che mi ha bloccato e fatto venire ansia e tachicardia”: così Enzo Dong
“Non faccio il rapper per fare il criminale, l’ho fatto per salvarmi da un’ipotetica vita criminale che avrei potuto intraprendere, disgraziatamente, se non avessi trovato altro da fare nella vita”, così Enzo Dong che, dopo una lunga attesa, è tornato. E lo ha fatto facendo uscire il suo nuovo album, “Life Is A Tarantella”. Una pubblicazione tanto attesa quanto, a tratti, inaspettata. Il punto zero di una nuova fase artistica e personale, dopo il suo primo disco “Dio perdona io no”, uscito nel 2019. Il progetto presenta dieci tracce e tre featuring (Pyrex, Lady Dong e Lele Blade). I pezzi sono prevalentemente trap. C’è qualche accenno al reggaeton, una citazione ad Anna Pepe e un’alternanza di brani da club con altri più romantici, introspettivi. Il rapper di Secondigliano ha raccontato, a FqMagazine, la genesi del disco. Arrivata dopo un lungo periodo buio, tra problemi di salute (“Non respiravo più bene da un annetto”), pressioni psicologiche (“Ci sono stati un bel po’ di rallentamenti che mi hanno portato un po’ fuori strada”) e la lotta quotidiana con sé stesso e con ciò che lo circonda. “Vi ho fatto aspettare tanto, ma non sapete quanta sofferenza c’è stata dietro questo periodo oscuro”, hai scritto su Instagram. Che fine ha fatto Enzo Dong? In questi anni sono successe tante cose. Quella principale, che mi ha stoppato musicalmente, è stata una problematica al naso che ho avuto negli ultimi anni. Non respiravo più bene da un annetto, avevo i turbinati praticamente atrofizzati. Dopo l’operazione ho continuato ad avere ancora problemi che, a loro volta, mi hanno scatenato altre cose come la claustrofobia, ansia e tachicardia. Tutta una serie di reazioni a catena per via di questo problema di salute che ho avuto. Questa cosa mi ha impedito anche di registrare, mi ostacolava il cantare. Anche per i live ho avuto problemi. Un periodo duro… Poi i problemi non arrivano mai da soli, arrivano sempre tutti quanti insieme. Non avevo neanche lo studio, dopo il covid. La pandemia mi ha fatto ritardare tutta una serie di progetti che stavamo mettendo sul piano manageriale. Ci sono stati un bel po’ di rallentamenti che mi hanno portato un po’ fuori strada. Sei riuscito ad andare oltre le difficoltà? Sì, siamo riusciti a riprendere la situazione in mano e ci siamo rimessi subito al lavoro. La gente attendeva un mio progetto da un bel po’ di anni. Nonostante tutto, negli anni hai pubblicato musica in modo sporadico. Dal 2019 non uscivi con un disco, il che si scontra con l’attitudine odierna di essere sempre presenti: hai mai avuto paura di venire dimenticato? Questa è proprio una cosa che odio della società e dei social attuali. La odio a più non posso perché amo la produttività, fare musica è la mia passione e, se non facessi questo, starei male. E infatti sono stato male anche perché stare fermo non è bello. L’iperproduzione di musica però, secondo me, la sta rovinando. Sta diventando veramente troppo veloce. La gente non ha più tempo di affezionarsi a un brano, a un disco. Questa cosa dovrebbe essere presa in modo diverso dagli artisti, dalle etichette e da tutta l’industria musicale. Altrimenti finisce che la musica si brucia. Per quanto riguarda la paura di essere dimenticato, ammetto che è stato un pensiero che mi ha fatto stare male in questi anni. Qual è il tuo significato di “Life Is A Tarantella”? È proprio l’emblema di questo periodo. A Napoli si dice che la Tarantella sono i guai e, il titolo, rispecchia tutti i problemi che ho avuto in questi anni. Un po’ pure per abbattere lo stereotipo del rapper che vive la vita senza problemi. In realtà il rap nasce dallo struggle (la lotta quotidiana, la resilienza, le difficoltà sociali, economiche e personali, e la voglia di riscatto partendo dal niente, ndr), dalle tarantelle, detto in napoletano. Quando hai iniziato a scrivere le prime tracce? Un annetto fa. Lavorare con i fratelli, con le persone con le quali ti trovi bene, è la via più veloce e più facile per fare della buona musica. Sono sempre aperto a collaborare con tutti però, ovviamente, dopo un periodo che mi aveva portato un po’ fuori strada, la prima cosa che potevo fare era collaborare con dei miei amici, come Pyrex. Lele Blade, invece? Ho scoperto una grande amicizia in questi anni con lui. Mi ha fatto molto piacere che mi abbia supportato subito nel progetto. È stato partecipe, si è inserito. Tanti artisti sono stati invitati nell’album ma ognuno è preso dai suoi dischi, dai suoi progetti. E per me, rientrare in pista, arrivare subito a gamba tesa con tantissimi featuring, non è stato facile. La lavorazione che c’è dietro ai dischi è molto grossa, la gente non immagina quello che c’è dietro. In “We The Best” dici di aver fatto il palo per strada. Ti senti uno dei megafoni per i ragazzi di un certo tipo di periferia? Sì, anche perché ho vissuto molto il quartiere quando ero piccolo. Poi il rap per fortuna mi ha salvato da certi contesti che mi avrebbero portato al disastro. Se non avessi fatto il rapper non so quale guaio nella vita avrei fatto. Sicuramente in qualche tarantella vera mi sarei trovato, anche un po’ da stupido. Essendo “bravi ragazzi nei brutti quartieri”, il rischio è di affascinarsi a situazioni senza accorgersene. Mi fa molto piacere rappresentare i ragazzi del quartiere, che è sempre stato il mio motto alla fine. Dong sta per il mio quartiere, Rione Don Guanella. Vivi ancora a Secondigliano? Sì, “non c’è casa come casa tua”. I problemi ci sono ancora ed è importante se ne parli: artisti come te e Geolier sono riusciti a sfuggire da certe dinamiche di strada. Da cosa potrebbero partire i ragazzi per svoltare la propria vita? I ragazzi di oggi dovrebbero concentrarsi a trovare la propria passione. Ok il rap, che comunque dà una chance a molti ragazzi, però il consiglio che darei è quello di trovare la propria passione e non seguire quella degli altri, quella che ti impongono i social o quella che va di moda. Oggi il rap va pure un po’ di moda ma, quando io o Geolier abbiamo iniziato a fare rap, era una cosa che è partita da noi, contro ogni aspettativa. Non c’era la moda che tutti erano rapper. Abbiamo creduto nel nostro, buttandoci in questa strada che sembrava battuta da poche persone. Invece oggi i ragazzi seguono la strada che stanno battendo un po’ tutti. Il successo non è solo materiale, è anche una soddisfazione personale. “Se voi siete la strada, io sono la superstrada”, dici in “Gangsta Gangsta”. Alcuni rapper millantano di essere qualcosa che non sono? È una citazione anche un po’ ironica, infatti nel pezzo si sente un pernacchio. Però sì ci sono tanti un po’ con il mito del personaggio, di 50 Cent, del rapper gangsta. Io sono di Secondigliano e sono cresciuto nel mio rione. Ho visto molti contesti e situazioni pericolose e, nonostante ciò, non mi sono mai proclamato “gangster”. Non sono mai stato un criminale, per fortuna. Quando però vedo emulare troppo certe cose mi dispiace perché, secondo me, dobbiamo dare ai ragazzi un altro esempio. Io non faccio il rapper per fare il criminale, l’ho fatto per salvarmi da un’ipotetica vita criminale che avrei potuto intraprendere, disgraziatamente, se non avessi trovato altro da fare nella vita. È questo il messaggio che dobbiamo dare. Cosa ne pensi di Luchè a Sanremo? Sono felicissimo per lui. Sono un grande fan di Luchè da sempre, dai Co’Sang. Facevo pure le doppie ai live dei Fuossera quando ero piccolissimo. Vedere Luchè a Sanremo è una soddisfazione perché è comunque il mio mito da sempre. Gli faccio un in bocca al lupo e spero spacchi tutto. L'articolo “Io non faccio il rapper per fare il criminale, ma per salvarmi. La mia tarantella? Il naso che mi ha bloccato e fatto venire ansia e tachicardia”: così Enzo Dong proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Marracash in concerto all’Unipol Forum di Milano: ecco tutte le foto della serata. Sul palco anche Lazza, Blanco, Filippo Graziani e 22Simba
Marracash ieri, 9 dicembre, è sbarcato all’Unipol Forum di Milano per la tappa del tour sold out Marra Palazzi25, che rappresenta la naturale prosecuzione del tour trionfale negli stadi andato in scena nell’estate del 2025 che ha registrato quasi 300.000 spettatori. Ad accompagnarlo sul palco ieri sera c’erano: Lazza (“Salvador Dali”-“Sport”), Blanco (“Nemesi”), Filippo Graziani (“È finita la pace”) e 22Simba (“Fanculo”). Dopo la data di ieri sera sera si prosegue sempre stasera 9 dicembre (SOLD OUT) e il 10 dicembre all’Unipol Forum di Milano, il 12 (SOLD OUT) e il 13 dicembre (SOLD OUT) al Palazzo dello Sport di Roma, il 17 dicembre alla Kioene Arena di Padova (SOLD OUT) e si concluderà il 20 dicembre all’Inalpi Arena di Torino. ‹ › 1 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 2 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 3 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 4 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 5 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 6 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 7 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 8 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 9 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 10 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 11 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 12 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 13 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 14 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 15 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 16 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 17 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID ‹ › 18 / 18 MARRACASH LIVE A MILANO - FOTO HAFID L'articolo Marracash in concerto all’Unipol Forum di Milano: ecco tutte le foto della serata. Sul palco anche Lazza, Blanco, Filippo Graziani e 22Simba proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Cardi B fa rivestire d’oro il suo cordone ombelicale: il gioiello per la nascita del quarto figlio fa discutere
Un detto dice che “un gioiello è per sempre”, così come un figlio. L’artista statunitense Cardi B ha deciso di unire i due concetti di eterno e festeggiare la nascita del quarto figlio con un regalo insolito: un cordone ombelicale d’oro. L’ultimo arrivato, figlio della cantante e del giocatore dei New England Patriots Stefon Diggs, è stato celebrato con alcune foto postate da Cardi B sui social. Per la rapper si tratta del quarto figlio, il primo con il campione della NFL. CARDI B, AMORE TRAVAGLIATO Cardi B è una delle cantanti più influenti del panorama musicale odierno. La newyorkese, acclamata da milioni di fan in patria e nel mondo, è anche una mamma. Belcalis Marlenis Almanzar, il nome della star all’anagrafe, ha già dato alla luce tre bambini: Kulture Kiari, Wave Set e Blossom. I tre bimbi sono figli della cantante e del rapper Offset. La relazione tra i due è stata lunga e travagliata. I due artisti si sono sposati nel 2017 e a dicembre del 2018 la cantante ha annunciato la fine della relazione con il marito. Durante un concerto Offset ha tentato di riconquistarla, con la cantante che lo ha allontanato e si è detta “imbarazzata” dall’episodio. A ottobre 2020, quando i due rapper erano a un passo dal firmare le carte del divorzio, è arrivata la notizia del ricongiungimento. A giugno 2021 Cardi B e Offset hanno annunciato l’arrivo del secondo figlio, Wave. L’11 dicembre 2023 la cantante ha nuovamente confermato le voci sulla separazione, mentre l’1 agosto Cardi B ha prima annunciato la terza gravidanza (sempre con il rapper) e, poche ore dopo, il divorzio ufficiale da Offset. LA SERENITÀ RITROVATA Dopo il patimento vissuto nella precedente relazione, Cardi B sembra aver trovato la serenità. A inizio giugno 2025 la cantante ha annunciato la relazione con la star della NFL Stefon Diggs. La cantante parlava così della gravidanza e della serenità che sta vivendo: “Sento di essere in un buon momento, mi sento molto forte”. La star del rap ha aggiunto: “Io e il mio compagno ci sosteniamo moltissimo a vicenda e questo mi fa sentire come se potessi conquistare il mondo”. Per il cordone ombelicale d’oro, Cardi B si è affidata a Mommy Made Encapsulation, specializzata in servizi post partum e diventata popolare per le richieste stravaganti delle star. Il cordone sarà avvolto attorno a un supporto metallico, modellato fino formare un cuore e, infine, ricoperto d’oro. Mommy Made Encapsulation ha fatto parlare di sé per un servizio particolare: la trasformazione della placenta in capsule che le neomamme assumono per godere delle proprietà nutritive. Una proposta che ha suscitato scandalo e l’interesse di Cardi B, che si è affidata all’azienda per regalarsi il gioiello più bello del suo portagioie. L'articolo Cardi B fa rivestire d’oro il suo cordone ombelicale: il gioiello per la nascita del quarto figlio fa discutere proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Sanremo 2026, l’uragano rap si abbatte sul Festival per puntare ai giovanissimi e allo streaming sicuro: da Luchè a J-Ax, ma anche Sayf e Samurai Jay
Carlo Conti ha annunciato, oggi 30 novembre, al Tg1 la lista dei trenta cantanti che parteciperanno al Festival di Sanremo 2026. Tra nuovi volti e partecipazioni inaspettate, il cast formato dal direttore artistico della kermesse prevede anche la presenza di diversi rapper. Dal figlio di Gianni Morandi, a chi ha contribuito a portare la trap in Italia e chi, invece, è diventato virale su TikTok grazie ad un tormentone estivo. Ecco tutte le informazioni che vi servono per arrivare preparatissimi ad inizio Festival. Oltre al “papà” dell’hip hop italiano J-Ax che torna al Festival di Sanremo 2026, dopo La réunion degli Articolo 31 al Festival di Sanremo 2023 con il brano “Un bel viaggio”, ecco tutti gli altri “figli” pronti a rappresentare un genere tutt’altro che morto e sepolto. L'articolo Sanremo 2026, l’uragano rap si abbatte sul Festival per puntare ai giovanissimi e allo streaming sicuro: da Luchè a J-Ax, ma anche Sayf e Samurai Jay proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Con i 200mila euro della vittoria ad Amici mio padre si è comprato la licenza da tassista. Il rap non ne voleva sapere di me”: il racconto di Moreno
Il rapper Moreno ha stravinto nel 2013 ad “Amici di Maria De Filippi“, conquistando sia il primo premio che il riconoscimento della Critica dei giornalisti. Qualche anno dopo il vincitore si è raccontato al podcast No Lies e ha confessato che ha soprattutto aiutato la sua famiglia, dopo il trionfo al talent show di Canale 5. “La vincita era di 150.000 euro in gettoni d’oro, poi ho vinto anche il Premio della critica e i guadagni sono diventati 200.000 euro – ha affermato -. Diventare il vincitore e avere il montepremi mi ha permesso di poter comprare la mia prima casa”. La più grande soddisfazione? “È stata quando ho aiutato mio papà che era rimasto senza lavoro. Ci siamo messi lì a tavolino e abbiamo pensato che potesse essere anche un buon investimento per me, aiutarlo a prendere la licenza del taxi”. In questo modo il carico familiare si è alleggerito anche per la madre del rapper perché “è riuscita ad avere un part time”. Insomma Moreno è convinto delle sue scelte al 100%: “È stato un modo per ricambiarli per tutto quello che hanno fatto per me dal mettermi al mondo fino ad oggi”. Ma dopo dodici anni da quella notte televisiva dove ha trionfato, i ricordi sono rimasti più vivi che mai: “Il successo dopo la vittoria ad Amici? Il mondo, quello rap, non ne voleva proprio sapere di avere un’apertura nei miei confronti. Io vengo da un periodo dove mi è stato quasi chiesto di cercare di fare le canzoni a prova di scemo. Tu hai un marchio quando esci da lì, sei il campione di quella cosa lì, il vincitore. Quando esci ti senti un attimo anche tu spaesato, perché guardi e dici ‘perché l’anno scorso io ero lì e adesso no?!”. Moreno ha poi partecipato ad altri programmi tv: nel 2017 ha preso parte alla 12esima edizione del reality “L’isola dei famosi”, nel 2022 ha partecipato a “Alessandro Borghese – Celebrity Chef”. Nel 2015 ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano “Oggi ti parlo così”. L'articolo “Con i 200mila euro della vittoria ad Amici mio padre si è comprato la licenza da tassista. Il rap non ne voleva sapere di me”: il racconto di Moreno proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“C’era chi banchettava sul mio cadavere. Elodie? Non volevamo separarci, ma allo stesso tempo sapevamo che molte cose non andavano”: così Marracash
“Persona”, “Noi, loro, gli altri” e “È finita la pace”. La trilogia del rap italiano è narrata all’interno del libro “Qualcosa in cui credere” (Rizzoli Lizard) dallo stesso Marracash, insieme al giornalista Claudio Cabona. Tra analisi dei testi, aneddoti e foto di backstage, viene offerta una panoramica coerente e identitaria degli ultimi tre dischi dell’artista della Barona. Intanto è partito ieri, 28 novembre, da Eboli Marra Palazzi25, la nuova tournée nei principali palasport italiani. Dieci date, di cui otto già sold out. Si parte in ordine cronologico, e quindi da “Persona”, uscito nel 2019. “In quel periodo ho visto sgretolarsi tutto. Ragionavo: è impossibile credere alla politica, si aprono i social e non si capisce dove sia finita la verità, – ha raccontato Marracash. – tutto è messo in discussione, anche la sacralità di certi valori. Io sono molto legato al mio quartiere, la Barona, ma vedo che ai ragazzi queste radici non interessano più, non sono importanti come lo sono per me. Pensavo a tutto questo. Inoltre, arrivavo da una relazione che mi aveva distrutto fuori e dentro. Senza sapere chi o cosa combattere, in quel periodo mi sono sentito come una sorta di ultimo samurai, isolato, senza più qualcosa in cui credere e per cui battermi”. E ancora: “’Persona’ è stato un disco in cui avevo le spalle al muro (…). Venivo fuori da una relazione pesantissima che mi aveva fermato la carriera (…). Nell’ambiente girava la voce che non avrei mai più pubblicato alcunché. C’era già chi banchettava sul mio cadavere. L’atmosfera intorno a me era quella che si crea intorno a un artista morto”, ha proseguito. Poi: “Se fai lo sborone nei testi, a un certo punto arriva della gente che vuole testare se quello che dici è vero. Io non ho mai pisciato fuori dal vaso. Anche perché, alla Barona, se racconto che dormo con la pistola sotto il cuscino, qui qualcuno viene a chiedere delle spiegazioni. Quello che mi difende oggi è il rispetto naturale che mi sono conquistato raccontando chi sono per davvero”. L'articolo “C’era chi banchettava sul mio cadavere. Elodie? Non volevamo separarci, ma allo stesso tempo sapevamo che molte cose non andavano”: così Marracash proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Il governo ce l’ha messo nel c**o a tutti quanti. Hanno vinto creando cag**e in televisione. I rapper sono tutti vestiti uguali, ma i brand di alta moda mi fanno schifo al c***o”: così Noyz Narcos
Il governo, preso nella sua connotazione più generale, “ha ottenuto quello che voleva e ce l’ha messo nel c**o a tutti quanti. Ha vinto creando cag**e tipo ‘Temptation Island’ e la maggior parte dei programmi”, così Noyz Narcos, diretto e senza peli sulla lingua, in occasione dell’uscita del suo ultimo disco, “Funny Games”. Il titolo è un omaggio al film cult di Michael Haneke, che “impersonifica vittime e carnefici in persone che hanno subito questo evento in maniera totalmente casuale. Ed è una cosa che può succedere a tutti. Inoltre, il font che abbiamo usato è demenziale e andava a stemperare un po’ la violenza nella copertina”, ha spiegato l’artista. Le produzioni sono affidate a Sine. “Ci abbiamo messo un anno intero che, per quanto mi riguarda, è il tempo minimo per produrre un album di qualità”, ha detto Noyz Narcos. Insieme al rapper romano ci sono Achille Lauro, Conway The Machine, Gast, Guè, Jake La Furia, Kid Yugi, Madame, Nerissima Serpe, Papa V e Shiva, che sono stati inseriti all’interno delle quindici tracce presenti nel progetto discografico. Su Achille Lauro, Noyz ha speso parole al miele: “Assistere alla sua ascesa è stato quasi un traguardo della nostra zona. Vedere che uno ha iniziato nel nostro stesso posto è una vittoria. Lui ha toccato diverse tipologie di musica. Anche cose che non mi sarei mai aspettato si potesse affacciare. Se non ci fosse stato il pezzo con il ritornello di Lauro probabilmente non sarebbe neanche uscito”. Madame, invece, “è una di quelle che scrive meglio. Buca lo schermo col microfono” e “Sniper”, il loro brano in collaborazione, sempre secondo Noyz Narcos, si discosta dall’aver realizzato un pezzo nel quale “viene messa la voce femminile per fare il passaggio in radio perché, facendo così, si va a rovinare la canzone rap. Ed è una cosa che ho sempre detestato”. Il rapper ha anche ricordato i suoi anni passati, quando “ho fatto qualsiasi tipo di lavoro. Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di non avere capi sopra di me”. Oggi, ha aggiunto Noyz Narcos, “alcuni artisti sono improvvisati. Durano qualche anno e poi, quando spariscono, non sanno montare neanche una lampadina”, ha detto. E ancora: “Siamo bombardati da questi nuovi artisti che sembrano nati bravi, col video figo, dischi che fanno platini, col budget, i produttori forti. Persone uscite dal cilindro l’altro ieri che riescono ad uscire con questi prodotti così mainstream. In un ambiente più underground, invece, ci sono ragazzi talmente squattrinati che non avranno mai la fortuna di andare in uno studio, conoscere qualche big che gli faccia fare un featuring”, ha proseguito Noyz spiegando però che, nonostante ciò, non ci deve essere “il supporto dall’alto. Gli artisti se la devono cavare da soli. Questa cosa di combinare le canzoni a tavolino per far emergere il rapper la fanno le etichette, non i rapper. Devi fare i pezzi e basta, non è neanche giusto che ti venga apparecchiata la tavola”, ha dichiarato l’artista che, in occasione dell’uscita di “Funny Games” ha argomentato ed approfondito, a FqMagazine, la genesi del disco. “In culo a ‘sto governo, che saltasse in aria. Ha trasformato ‘sto paese in un inferno ed ha vinto”, rappi in “Ultimo Banco”. In cosa e come ha vinto? Ha ottenuto quello che voleva e ce l’ha messo nel c**o a tutti quanti. “Se ne fotte della guerra e della pace”, rappa Kid Yugi in “Il Mio Amico”. Marracash in “E’ Finita La Pace” dice che “la gente è stanca” e “vuole stare su Temptation Island”. Le persone sono anestetizzate di fronte alle guerre e ai fatti di cronaca? Si collega a prima. Il governo ha vinto proprio per creare dei contenuti, delle cose per cui la gente va in fissa, che ti distorcono dalla notizia del momento. Se sta succedendo una tragedia nel mondo, ti creo un programma ad hoc perfetto, per cui tu vai in fissa e, invece di stare a fare politica, manifestazioni, a tirare sassi e cenerini, devi stare a casa e guardare la tv. Cosa si dovrebbe fare? Non dobbiamo stare a casa a guardare “Il Grande Fratello”, la nuova serie Netflix, il nuovo videogame. Ha vinto perché la gente ha imparato a non scendere più in piazza a manifestare. In qualche modo si è anestetizzata e, piano piano, chiaramente è più comodo prendere l’ascensore che fare le scale. Se ho una piattaforma che mi suggerisce il nuovo film del momento, che tutti hanno visto e di cui tutti parlano, è più facile che io caschi a vedere quello piuttosto che andare al canale 697 a vedere le notizie del telegiornale straniero per poter cercare una notizia che non sia pilotata ad hoc per essere digerita, come succede in Italia. Hanno vinto creando cag**e per la maggior parte dei programmi. All’inizio di “Finale diverso” parli del tuo difficile passato: c’è un episodio in particolare che senti ti abbia segnato più degli altri? Tante brutte cose che non voglio manco stare qua a ricordare. Quando parlo di quella cerchia di ragazzi, che sono i miei amici più cari, che stanno a Roma o che stanno sparsi per il mondo, ma che ho conosciuto a Roma. Loro sanno che posso parlare anche attraverso le canzoni e capiscono di che sto parlando. Spesso uso questo veicolo per comunicare con persone che stanno dall’altra parte del mondo. Racconti da anni le strade e le periferie. Shiva dice: “Ti ho pregato mille volte, tu non mi hai mai risposto. Continuo a credere che esisti ma che resti nascosto”. Nelle periferie, le persone credono ancora in qualcosa? In un’intervista recente di Carlo Verdone diceva che bisognerebbe dare ancora più ascolto alle periferie perché sono sempre i luoghi più creativi, dove c’è più fermento. Spesso sono i posti in cui, non essendoci un c***o, la gente si deve inventare le cose. Quindi si devono creare da soli dei laboratori, spazi, teatri che non esistono. È proprio nella periferia che vai a trovare i talenti più bravi perché, per necessità, non avendo sotto casa la scuola di danza, magari si sono messi a ballare sotto al porticato, al freddo e son diventati più bravi di altri. “Vesto Umbro, no Gucci”, “Famo la storia, non le storie, ma che ne sanno”, dici in “John Belushi” ed in “Back Again”. Buona parte della scena rap non ha più l’esigenza di essere in controtendenza? È molto omologato il rap. Sono tutti vestiti uguali, con gli stessi brand, non fanno più ricerca. Noi siamo sempre stati appassionati di brand particolari. I brand di alta moda mi fanno schifo al c***o, non mi rispecchiano. L'articolo “Il governo ce l’ha messo nel c**o a tutti quanti. Hanno vinto creando cag**e in televisione. I rapper sono tutti vestiti uguali, ma i brand di alta moda mi fanno schifo al c***o”: così Noyz Narcos proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“L’ansia di apparire? Me ne frego, faccio figure di me**a sui social, rispondo male, a Miss Italia me ne sono andato dal palco”: Guè senza freni
Guè è stato nominato “La personalità dell’anno per GQ Italia”. Un disco, un tour sold out, la nascita della propria etichetta discografica Oyster Music, la partecipazione a Sanremo, sicuramente per il rapper e produttore è stata una annata impegnativa ma non vuole assolutamente riposare. Uscirà infatti il quinto volume di Fast Life: “Nel volume 4, Fast Life si è praticamente trasformato in un disco con dei beat originali, mantenendo però lo spirito iniziale. Ha avuto un successo anche discografico incredibile, ha fatto il doppio platino, che se ci pensi non è così distante da quello che faccio coi miei album ufficiali. Sono molto contento, non vedo l’ora che esca, anche se non vi dico ancora quando, lasciamo un po’ di suspance, dai“. Sotto Oyster Music ci sarà “un disco di un veterano del genere in Italia, un vero OG. E poi posso annunciarti che abbiamo firmato due nuovi talenti che sono estremamente street rap. Giovanissimi, un ragazzo e una ragazza. Loro mi gasano prima di tutto come ascoltatore. Il ragazzo si chiama Bliz”. E ancora: “L’ansia da feedback, l’ansia da prestazione, l’ansia da numeri. L’ansia di apparire in un determinato modo. Io me ne frego, faccio figure di merda sui social, rispondo male, a Miss Italia me ne sono andato dal palco, sono cose che non faccio neanche volontariamente”. Poi una piccola confessione: “Il mio sogno è andare in Giamaica e fare un album dancehall, e se lo faccio non mi frega nulla di quello che penserà la gente. Sono grato a chi mi ha dato il successo, sono molto rispettoso dei miei fan, però ti dico in maniera abbastanza brutale che penso di non dover elemosinare niente da nessuno”. Guè ha interpretato il ruolo di sé stesso nel nuovo film di Paolo Sorrentino “La Grazia”: “Toni Servillo è proprio il mio mito e Sorrentino il mio regista preferito. Secondo me questa cosa è successa proprio perché siamo di fronte a una persona del calibro di Paolo. Con ciò non voglio dire che uno che non mi chiama è uno stupido, però credo qui entrino in ballo un’intelligenza, una curiosità e un’apertura mentale fuori dal comune”. L'articolo “L’ansia di apparire? Me ne frego, faccio figure di me**a sui social, rispondo male, a Miss Italia me ne sono andato dal palco”: Guè senza freni proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Siamo entrati nell’universo rosa e glitterato di Anna Pepe al Forum di Milano: l’esercito scatenato di “baddies”, i santini e gli sticker di Hello Kitty
“Se anni fa mi avessero dato dei soldi li avrei puntati su di te”, ha detto Lazza, rivolgendosi ad Anna Pepe, dopo aver cantato assieme “BBE”. Un’investitura, una delle tante ricevute, arrivata da uno dei numeri uno della scena nei confronti della giovane rapper spezzina che ieri sera, 22 novembre, si è esibita per la prima volta all’Unipol Forum di Milano (sold out, così come per le altre due date di oggi, 23 novembre, e di domani, 24 novembre). Al concerto dell’artista classe 2003 c’era un pubblico abbastanza trasversale ma, comunque, di (netta) maggioranza femminile. Tra i presenti anche molti genitori che hanno accompagnato i propri figli, perlopiù minorenni, al concerto della “Baddie”, ovvero “una ragazza che è sicura di sé, che non ha paura del giudizio degli altri e che fa quello che vuole”, come aveva spiegato Anna a Radio m2o. Termine gergale anglofono di cui la rapper si è appropriata e che, col tempo, è diventato un vero proprio mantra e carattere distintivo. LE IMPERFEZIONI CHE LA RENDONO UMANA E VICINA I fan di Anna, sia femmine che maschi, sono delle (o dei) “Baddies”. Viceversa, il pubblico la identifica come, potremmo definirla, “La baddie” per eccellenza. Sul palco del Forum è stato riprodotto un enorme lettore CD portatile, dove scorrevano dei visual che evocavano l’estetica della fine degli Anni 90 e l’inizio dei primi 2000. Anna, oltre a tre cambi outfit, è stata accompagnata da un corpo di ballo composto da sei ragazze e quattro ragazzi. Lo show si è aperto (e concluso) con “TT Le Girlz” (feat. Niky Savage). Dopo la terza traccia, “Soldi arrotolati”, un’emozionata Anna ha ammesso di non essersi ricordata “nemmeno qual è prossimo pezzo”. E sono proprio queste “imperfezioni”, anche palesate, a renderla “umana”, vicina, a farla percepire come “una di loro”, agli occhi dei propri fan, con i quali adotta un linguaggio quasi materno (“Vi amo bimbi miei”). UNA DISCOTECA POMERIDIANA PER I PIÙ GIOVANI Le prime note di ogni inizio brano venivano accompagnate da assordanti urla da parte dei presenti. Tutte canzoni nazionalpopolari per la Generazione Z. Per buona parte dello show, tra l’euforia dei fan e gli elevati bassi emessi dagli stereo, sembrava di stare in una discoteca pomeridiana. Il repertorio discografico della giovane Anna è pieno di pezzoni da club ed hit (anche estive). Non manca, tuttavia, il racconto di sé. Una narrazione diretta che funziona, perché descrive le contrastanti emozioni provate dall’artista e che, spesso, conciliano con quelle dei ragazzi della sua stessa generazione. “Il mio umore va su, poi giù, poi, poi su, poi giù, giù. Una tipa come me. Va su, poi giù, poi, poi su, poi giù, giù, giù. Che non sa come uscirne. Resta qua pure quando il mio umore va down, down, down. Faccio su, poi giù, poi la mia testa è in burnout”, canta Anna in “Una Tipa Come Me”. “NON HO TEMPO PER IL GOSSIP” E ARRIVA IL (PRESUNTO) EX ARTIE 5IVE Il momento più intimo del live, dove Anna si è anche commossa, è stato il trio di canzoni, “Diversità”, “Un Momento” (feat. Astro) e “3 di Cuori”, interpretate in versione solo piano. La rapper spezzina, come canta in “Bikini”, non ha “tempo per i gossip”. E lo ha dimostrato anche quando è salito sul palco il suo (presunto) ex fidanzato e collega, Artie 5ive, per cantare “Anelli & Collane” e “I Love It”. Esibizione affrontata con maturità da parte di entrambi e che potrebbe fungere da piccolo insegnamento per i più piccoli. Prima di concludere lo show, durato un’ora e trenta minuti, con il bis di “TT Le Girlz”, Anna ha spoilerato anche un brano (che ha come campionamento “Boom Boom Pow” dei Black Eyed Peas) prossimo all’uscita. LE CRITICHE E POI IL SUCCESSO CON”BANDO” La rapper spezzina, da oltre 2 milioni e 500 mila followers su Instagram e oltre 3.2 milioni su TikTok, è cresciuta tra i vinili del padre DJ e una passione coltivata fin da piccola per la cultura urban americana. Il suo singolo di debutto “Bando” (“Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster. Anna fattura e no, non parlo di buste”) dopo esser stato da molti aspramente criticato rappresenta, ancora oggi, uno dei successi più riconosciuti dell’artista. E di storie simili ce ne sono parecchie. Il rapper Shiva aveva pubblicato una propria versione di “Blue (Da Ba Dee)” degli Eiffel 65 che aveva riscontrato, per usare un eufemismo, dei tiepidi riscontri da parte del pubblico. Un altro è Guè con “Il Ragazzo D’Oro”. Tutti esempi di brani fortemente criticati o inizialmente incompresi che hanno però catapultato gli artisti in questione nel mainstream. E, col tempo, queste canzoni, “si sono prese la loro parte”, rimanendo impresse nella testa degli ascoltatori. Premi, riconoscimenti e record su record. Anna, nonostante la giovanissima età, ha un (ampio) pubblico molto solido e “fidelizzato”, che conosce a memoria tutte le canzoni e che si veste, trucca ed acconcia come la rapper ligure. L’artista è stata la prima, importante, apripista per la scena (t)rap femminile. Tra pantaloni e sticker di Hello Kitty, abbiamo visto qualche santino con la faccia di Anna Pepe. Non ci resta che sperare che vegli su di noi e su tutte le baddies LA SCALETTA DI MILANO DEL 22 NOVEMBRE TT LE GIRLZ BIKINI SOLDI ARROTOLATI ENERGY GASOLINA ABC I GOT IT CIAO BELLA BE MA JOLIE SHAWTY VODKA CODEINE ADVICE WHY YOU MAD VETRI NERI DRIPPIN’ DIVERSITA’ UN MOMENTO feat ASTRO 3 DI CUORI TONIGHT VIENI DALLA BADDIE FASHION PETIT FOU FOU MULAN EVERYDAY ANELLI & COLLANE feat ARTIE 5ive I LOVE IT feat ARTIE 5ive AMORE DA PIAZZA UNA TIPA COME ME COOCKIES’N’CREAM BANDO BBE feat LAZZA SPOILER NUOVO BRANO 30 GRADI HELLO KITTY DESOLEE — BIS — TT LE GIRLZ (versione intera) feat NIKY SAVAGE L'articolo Siamo entrati nell’universo rosa e glitterato di Anna Pepe al Forum di Milano: l’esercito scatenato di “baddies”, i santini e gli sticker di Hello Kitty proviene da Il Fatto Quotidiano.
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D4vd indagato per l’omicidio della 15enne trovata in decomposizione nella sua auto: “Il cantante avrebbe aiutato i complici a smembrare e smaltire il corpo”
Si inizia a far chiarezza su un caso di cronaca cruenta che ha visto coinvolto il cantante D4vd, all’anagrafe David Anthony Burke. Lo scorso 8 settembre è stato trovato il cadavere in stato di decomposizione della 15enne Celeste Rivas Hernandez proprio nell’auto di D4vd. La sua scomparsa era stata denunciata un anno e mezzo prima del ritrovamento. La polizia ha fatto le sue indagini e ha messo nel mirino proprio il cantante americano inserendolo tra i sospettati con l’accusa pesante di omicidio. Sebbene inizialmente D4vd si sia difeso sostenendo che era in tour, le indagini – come riporta NBC4 Investigates citando fonti della polizia – hanno delineato una realtà diversa. Infatti da quello che è emerso è che c’è stato un coinvolgimento da parte del cantante con alcuni complici nello smembrare e smaltire il corpo della vittima. Inoltre il cantante non avrebbe in alcuno modo collaborato con i poliziotti durante le indagini. Ma non è tutto. Ancora si aspetta il referto del medico legale completo, ma in prima istanza quello che è emerso è che la ragazza “sembra sia morta all’interno del veicolo per un lungo periodo di tempo, prima di essere ritrovata”. Infine a rendere ancora più oscura la vicenda la testimonianza del fratello di Celeste Rivas Hernandez: “Mia sorella conosceva D4vd e stava andando con lui al cinema con lui, poco prima che scomparisse. L’ultima chiamata è di maggio 2024 e da quel momento in poi abbiamo perso qualsiasi contatto”. L'articolo D4vd indagato per l’omicidio della 15enne trovata in decomposizione nella sua auto: “Il cantante avrebbe aiutato i complici a smembrare e smaltire il corpo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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