“Abbiamo scritto un ruolo per lui…”. Un copy breve e una foto per far impazzire
milioni di persone. Vin Diesel ha pubblicato una foto con Cristiano Ronaldo su
Instagram e ha subito scatenato la fantasia dei fan: il portoghese presto in
Fast & Furious? Un’ipotesi che potrebbe realizzarsi molto presto, ma andiamo con
ordine. L’attore americano, volto storico di Fast & Furious che ha da sempre
interpretato il personaggio di Dominic Toretto, ha pubblicato sui social una
foto insieme a Cristiano Ronaldo, con una didascalia suggestiva: “Tutti mi
chiedono se un giorno potrà entrare nella saga di Fast & Furious… Devo dire che
è un personaggio reale. Abbiamo scritto un ruolo per lui…”. Post che ha subito
fatto impazzire i fan del portoghese e della saga, con più di due milioni di
like raggiunti nel giro di poche ore
Non c’è ancora nessuna conferma ufficiale sulla possibile partecipazione di
Cristiano Ronaldo nell’undicesimo e ultimo capitolo della saga, intitolato Fast
X: Parte 2. Ma se la notizia fosse confermata, non sarebbe la prima volta per
Cristiano Ronaldo nel mondo del cinema. Il campione in forza all’Al Nassr ha
infatti già lavorato come produttore e doppiatore nella serie Striker Force 7
nel 2018.
GLI ALTRI CALCIATORI NEI FILM
Cristiano Ronaldo non sarebbe neanche il primo calciatore-attore. In questo
breve elenco riportato da Sky Sport ci sono calciatori come Pelé e Bobby Moore,
protagonisti nel 1981 in Fuga per la vittoria, ma anche Maradona (in Tifosi),
Zidane (Asterix alle Olimpiadi), Best (Cup Fever e Il complesso del trapianto),
Beckham (che ha recitato in alcuni film dopo il ritiro, come la trilogia di
Goal!, Operazione U.N.C.L.E. e King Arthur: il potere della spada), Cantona (Il
mio amico Eric) e anche Ibrahimovic (presente in Vita da Carlo 2).
L'articolo Cristiano Ronaldo in Fast & Furious? L’indizio social di Vin Diesel:
“Abbiamo scritto un ruolo per lui…” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Cristiano Ronaldo
Cristiano Ronaldo è di nuovo al centro della scena, stavolta non per un gol
impossibile o una rovesciata destinata a rimbalzare per anni sui social. La
notizia che potrà giocare la prima partita del Portogallo ai Mondiali 2026 ha
sollevato un polverone mediatico che va oltre il campo. Una decisione della FIFA
lo ha infatti graziato da una squalifica che sembrava inevitabile, trasformando
un caso disciplinare in una questione dai confini politici, economici e
simbolici. Comincia tutto da un gesto improvviso e scomposto: la gomitata a Dara
O’Shea durante la sconfitta del Portogallo contro l’Irlanda nella nona gara di
qualificazioni al Mondiale 2026. Un episodio che ha portato al cartellino rosso
per Ronaldo e una squalifica che, secondo il regolamento FIFA per condotta
violenta, avrebbe potuto essere di tre partite.
Una pena comprensibile per un gesto del genere, che però avrebbe rischiato di
privare inizialmente il Mondiale di uno dei suoi volti di punta. Ronaldo ha già
saltato la gara successiva, quella conclusiva delle qualificazioni contro
l’Armenia. Una partita che ha fatto da sfondo alla prima e unica giornata di
squalifica che il portoghese dovrà scontare, almeno per ora. La FIFA ha
stabilito che le restanti due giornate resteranno congelate per un anno, sospese
con la condizionale, nel caso in cui CR7 commetta nel prossimo anno “un’altra
infrazione di natura e gravità simili”. Una decisione annunciata attraverso una
nota severa nella forma, permissiva nella sostanza. Ed è proprio qui che nasce
la discussione.
Secondo indiscrezioni rilanciate dalla BBC e dal Daily Mail, la Federazione
portoghese avrebbe fatto appello per ottenere una riduzione della pena,
sottolineando che si trattava del primo rosso in 225 presenze di Ronaldo con la
Nazionale. Una linea difensiva che avrebbe trovato terreno fertile negli
articoli 25 e 27 del codice disciplinare FIFA, che consentono all’organo
giudiziario di attenuare o sospendere una sanzione anche in modo totale. Non si
tratta, in effetti, di un precedente isolato. Laurent Koscielny nel 2014 vide
ridotta una squalifica dopo uno schiaffo a Oleksandr Kucher dell’Ucraina, mentre
Mario Mandzukic, espulso durante gli spareggi contro l’Islanda, poté giocare già
dalla seconda partita dei Mondiali brasiliani. Niente però è comparabile alla
portata simbolica del caso che vede protagonista Ronaldo.
A rendere la questione più incandescente ci ha pensato il Daily Mail, rivelando
che le federazioni che si ritroveranno ad affrontare il Portogallo potrebbero
ricorrere al TAS per contestare la sospensione della squalifica. Un percorso
tortuoso, perché occorrerebbe dimostrare un danno diretto, un legame
causa–effetto tra la presenza di Ronaldo in campo e una minore possibilità di
qualificazione. Una prova quasi impossibile da portare davanti a un tribunale
internazionale dello sport, soprattutto considerando l’ampio margine di
discrezionalità che il regolamento concede proprio alla FIFA.
Eppure, la sfera disciplinare non è l’unica in cui questa storia si muove. C’è
un’altra trama parallela, fatta di alleanze, simboli e rapporti di forza.
Ronaldo è oggi un volto centrale del calcio saudita, ambasciatore della Saudi
Pro League, figura chiave nella strategia di modernizzazione degli Emirati. Il
suo rapporto con Gianni Infantino è noto, così come quello con Donald Trump.
Proprio a Washington il campione portoghese è apparso recentemente come invitato
d’onore a una cena esclusiva alla Casa Bianca, organizzata per accogliere il
principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Un evento dal peso politico
enorme, in cui CR7 sedeva a pochi metri dal podio da cui Trump svelava: “Mio
figlio Barron è un tuo grande fan”. Che tutto ciò abbia influito sulla decisione
della FIFA? Nessuna prova, ma dei sospetti si sono manifestati. E nello sport
moderno, dove i confini tra campo, geopolitica e affari si intrecciano, anche le
percezioni contano. Così, tra regolamenti flessibili, pressioni internazionali e
un gioco di alleanze che va oltre il calcio, Cristiano Ronaldo potrà scendere in
campo all’avvio della sua ultima Coppa del Mondo. Non senza polemiche.
L'articolo Squalifica sospesa per Cristiano Ronaldo: così potrà partecipare a
tutte le partite dei Mondiali 2026. È polemica proviene da Il Fatto Quotidiano.
Nel giro di una settimana, Cristiano Ronaldo, il miglior calciatore lusitano di
sempre (226 presenze e 143 gol in nazionale, primo di un’infinita serie di
record di 23 anni di carriera), è crollato nei consensi nel suo Portogallo. Due
editoriali di fuoco, il primo di “A Bola” per censurare l’espulsione nella gara
di Dublino, il secondo di “O Pùblico” per criticare la visita alla Casa Bianca
per incontrare il presidente Donald Trump, nel ruolo di stampella di lusso del
principe saudita Mohammed bin Salman, hanno fatto a pezzi l’immagine di CR7.
Anche in Portogallo, come in Italia, si passa dall’altare alla polvere in un
amen. Il successo e le ricchezze smisurate – Ronaldo è il primo calciatore della
storia ad essere diventato miliardario, il patrimonio supera 1,3 mld di euro –
creano, alla lunga, invidie e rancori, soprattutto hai atteggiamenti arroganti.
Quando possiedi una fama planetaria, come nel caso dell’ex giocatore di Sporting
Lisbona, Manchester United, Real Madrid e Juventus, dal 2023 all’Al Nassr, anche
un respiro è materia di media e social. Ma Ronaldo, in questa settimana
particolare, ci ha messo molto del suo per farsi strapazzare.
L’espulsione di Dublino, per una gomitata rifilata a palla lontana al difensore
irlandese Dara O’Shea, accompagnata dalla provocazione rivolta al tifo dello
stadio, è stata la prima in nazionale per questo campione lanciato verso la
vetta dei 1.000 gol in carriera. Tra club, Portogallo A e selezioni giovanili,
siamo a quota 971 in 1331 presenze, con una media di 0.73 reti a partita. E’
disputa degli statistici se conteggiare anche i 18 gol delle nazionali junior,
ma il traguardo resta, in ogni caso, alla sua portata. All’età di 40 anni
abbondanti, quello che è accaduto allo stadio Aviva è stato però disarmante. “A
Bola”, principale quotidiano sportivo del Portogallo, non ha avuto pietà. Nel
suo editoriale, Hugo Vasconcelos ha scritto: “Ronaldo dovrebbe vergognarsi. Il
suo comportamento è stato deplorevole. Perdere la calma, in un momento di
frustrazione, può succedere, anche se non dovrebbe. La parte peggiore è stata la
reazione all’espulsione: dal pianto, come se il giocatore che ha ricevuto la
gomitata stesse fingendo, allo scuotere la testa con ironia, fino agli applausi
rivolti al pubblico. Ronaldo ha commesso un errore. Il minimo che potrebbe fare
è scusarsi, ma quello che dovrebbe fare davvero è vergognarsi. Se però anche il
ct Martínez gli dà una pacca sulla spalla e dice “non c’è stata violenza”, è
stato sfortunato”, non ho molte speranze”.
L’editoriale di “A Bola” tira in ballo il ct spagnolo. In effetti, Roberto
Martìnez non ha svolto un ruolo secondario nelle ultime questioni di Ronaldo. Lo
ha difeso a spada tratta, prima nella vicenda dell’espulsione, poi rispondendo
in conferenza stampa ai giornalisti che avevano chiesto una sua opinione per
l’assenza annunciata di CR7 alla gara contro l’Armenia del 16 novembre, finita
9-1 per il Portogallo. Il cartellino rosso escludeva la partecipazione di
Ronaldo alla sfida decisiva per la qualificazione al mondiale – l’entità della
sanzione, che potrebbe far saltare a CR7 la prima partita del torneo in
Usa-Canada-Messico, non è stata ancora comunicata – e il giocatore ha lasciato
il ritiro. Cristiano è il capitano della Seleçao e non essere presente alla
sfida di Porto contro gli armeni non è stato un comportamento consono allo
status di un leader. Martinez però lo ha difeso: “Questionare su queste cose è
una mancanza di rispetto nei confronti di Ronaldo”. Una cosa è certa: CR7 è
molto presente in campo, ma spesso assente fuori. Non si presentò ai funerali di
Diogo Jota, il giocatore morto in un terribile incidente stradale il 3 luglio
scorso. Ha saltato le premiazioni del Pallone d’Oro quando non era il vincitore.
E non ha voluto essere in tribuna a vedere i suoi compagni di squadra nel giorno
della qualificazione di quello che sarà, per Ronaldo, il sesto mondiale.
Giovedì 20 novembre è arrivata la sferzata di David Pontes, direttore di “O
Pùblico”. Titolo: “Che nostalgia dell’indignazione”. Partendo dall’enfasi
dell’incontro Trump-bin Salman, in cui il presidente statunitense ha persino
cercato di assolvere il principe saudita dalle responsabilità dell’omicidio del
giornalista Jamal Khashoggi, trucidato all’interno del consolato saudita di
Istanbul il 2 ottobre 2018 (“non c’è nulla di inedito nel vedere gli Stati Uniti
aprire le braccia per accogliere dittatori sanguinari, ma la riverenza con cui
Trump ha ricevuto il principe, dovrebbe ugualmente indignare”), Pontes ha
criticato la presenza a questa missione diplomatica di Ronaldo, ambasciatore del
mondiale saudita del 2034. Il fuoriclasse di Funchal si è anche prestato a
improbabili palleggi con Trump: “Bin Salman ha visitato per la prima volta gli
Usa dopo l’assassinio di Khashoggi e anche Cristiano non metteva piede negli
Stati Uniti da quando, nel 2018, fu accusato di violenza sessuale nei confronti
dell’ex modella Kathryn Mayorga. La sua presenza però non sorprende, perché
Ronaldo da tempo è la punta di diamante di un’operazione che possiamo definire
di sportwashing, con la quale molti paesi arabi cercano, attraverso lo sport, di
accattivarsi le simpatie del mondo. Questo non ci spaventa, ma deve indignarci.
Allo stesso modo, deve indignarci il fatto che l’allenatore della nazionale si
sia prestato al deplorevole esercizio di lavare l’immagine di Ronaldo dopo
l’aggressione di Dublino a un altro calciatore”.
Nelle ultime ore è emerso anche un nuovo particolare: CR7 avrebbe usato il
passaporto diplomatico saudita per partecipare alla missione negli Usa. Anche
questa storia non è stata gradita in Portogallo e ha dato nuova linfa alle
polemiche di questi giorni. Le discussioni nelle tv nazionali e gli interventi
nelle radio hanno segnato il punto più basso della popolarità di Ronaldo, difeso
solo nelle isole di Madeira e, in particolare, nella capitale, Funchal. Il calo
di consensi registrato in questa settimana è stato da record. L’ennesimo, per
CR7.
L'articolo L’ultimo record di Cristiano Ronaldo: a picco nei consensi dopo
l’espulsione di Dublino e l’incontro con Trump e bin Salman proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Cristiano Ronaldo e Donald Trump si sono incontrati. Il campione e il presidente
Usa hanno cenato insieme alla Casa Bianca. Ronaldo, infatti, gioca per il club
saudita dell’Al-Nassr ed è stato “portato” a Washington come entourage del
principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Per celebrare la visita Trump ha anche pubblicato un video, generato con
l’intelligenza artificiale, in cui gioca a calcio con Ronaldo. I due sono nello
studio ovale e si passano la palla con dei passaggi. Il risultato non è dei
migliori, anche se la clip è già virale: in alcuni passaggi i due sembrano quasi
non toccare la palla
L'articolo Trump e Ronaldo giocano a calcio nello studio ovale (ma quasi non
toccano palla): il video fatto con l’Ai dal presidente Usa proviene da Il Fatto
Quotidiano.
Anche Cristiano Ronaldo era presente alla cena esclusiva alla Casa Bianca, che
ha riunito alcuni dei nomi più influenti a livello mondiale in diversi campi,
dallo sport alla tecnologia. Una cena organizzata da Donald Trump per accogliere
il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, tornato negli Stati Uniti
per la prima volta dall’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal
Khashoggi, per il quale era stato accusato proprio Bin Salman.
Un evento esclusivo, a cui appunto era presente anche Cristiano Ronaldo, seduto
non distante dal punto in cui Donald Trump ha tenuto il suo discorso in cui ha
ringraziato anche il campione portoghese e si è detto “onorato” per la sua
presenza: “Mio figlio Baron è un tuo grande fan. Credo che ora rispetterà un po’
di più suo padre, solo per il fatto che gliel’ho presentato”, ha scherzato Trump
rivolgendosi al calciatore dell’Al Nassr.
La presenza di Cristiano Ronaldo non era infatti casuale. Il portoghese – da
quando nel 2022 si è trasferito a giocare in Arabia Saudita – è ambasciatore
della Saudi Pro League all’estero e si è trasformato nel simbolo della spinta
alla modernizzazione del paese. In più, nel 2026 il Mondiale si svolgerà proprio
tra Stati Uniti, Canada e Messico e sarà l’ultima volta di Cristiano Ronaldo
nella massima competizione per nazionali a livello internazionale. Ecco perché
CR7 ha partecipato alla cena esclusiva e faceva parte – insieme alla compagna
Georgina Rodriguez – dei cento invitati presenti all’evento organizzato da
Donald Trump.
Tra gli altri erano presenti anche Elon Musk, David Ellison (nuovo presidente
della Paramount), Gianni Infantino (presidente della Fifa) e Tim Cook,
amministratore delegato di Apple. L’incontro ha creato grande attenzione
internazionale grazie alla presenza simultanea di leader del settore
tecnologico, dello sport e dell’intrattenimento.
Dal canto suo, è ormai noto l’utilizzo dello sport e del calcio nello specifico
da parte di Donald Trump per i suoi scopi politici. La sua amicizia con il
presidente Gianni Infantino è cosa nota e negli scorsi mesi i due non hanno
fatto nulla per non finire insieme sotto i riflettori: dall’incontro con la Juve
durante il Mondiale per Club fino alla cerimonia di premiazione del Chelsea dopo
la vittoria della competizione, passando per la presenza di Infantino a Sharm
el-Sheikh durante l’incontro tra i più importanti leader mondiali per suggellare
l’accordo di tregua a Gaza e il premio per la pace della Fifa che sembra fatto
su misura per il tycoon.
Infantino ha infatti un ruolo sempre più influente nell’asse che lega Trump e i
Paesi arabi del Golfo. Un legame quasi smaccato, se si pensa che Infantino ha
fatto traslocare il quartier generale della Fifa dalla Svizzera alla Trump
Tower. Senza dimenticare appunto il primo Mondiale per Club giocato quest’estate
proprio negli Usa – con tanto di trofeo originale regalato a Trump ed esposto
alla Casa Bianca – e il Mondiale 2026 che si terrà come detto sempre negli Stati
Uniti, oltre a Canada e Messico.
L'articolo Cristiano Ronaldo a cena con Musk, Infantino e Bin Salman alla Casa
Bianca. Trump lo ringrazia: “Ora mio figlio mi rispetterà un po’ di più”
proviene da Il Fatto Quotidiano.
Follia di Cristiano Ronaldo, che con una gomitata rischia di aver rovinato la
sua ultima apparizione ai Mondiali. CR7 è stato espulso al 60esimo della sfida
tra il suo Portogallo e l’Irlanda, persa a sorpresa dai lusitani per 2 a 0. Ma a
prendersi la scena è stato il bruttissimo gesto di Ronaldo, che ha assestato una
gomitata volontaria alla schiena del difensore irlandese Dara O’Shea. L’arbitro
aveva optato per l’ammonizione, ma è stato richiamato al Var: cartellino rosso
solare. Ma le conseguenze per Ronaldo potrebbe essere ben peggiori: rischia
seriamente di essere squalificato per i Mondiali 2026, gli ultimi della sua
carriera.
Andiamo con ordine. Il Portogallo con questa sconfitta deve ancora qualificarsi
alla prossima Coppa del Mondo. Adesso guida il Gruppo F con 10 punti, due in più
dell’Ungheria e tra in più dell’Irlanda. Deve vincere l’ultima partita domenica
16 novembre contro l’Armenia per aver l’accesso sicuro ai Mondiali che si
giocheranno la prossima estate tra Usa, Canada e Messico.
Per Ronaldo paradossalmente potrebbe essere lo scenario peggiore. Il rosso
rimediato in Irlanda infatti gli costerà come minimo due giornate di squalifica.
Significa che, se il Portogallo si qualificherà come previsto, CR7 salterà
almeno la prima partita dei Mondiali. Le norme disciplinari Fifa prevedono che
una squalifica “di almeno due partite per gioco violento grave”. La squalifica
però può essere “di almeno tre partite per condotta violenta” o “di almeno tre
partite o per un periodo appropriato di tempo in caso di aggressione, inclusa la
gomitata”.
Se la gomitata di Ronaldo dovesse essere giudicata come condotta violenta, il
portoghese rischia di saltare due delle tre partite del girone ai Mondiali.
Infatti, l’eventuale squalifica si applicherebbe alle partite ufficiali e non
potrebbe essere scontata in amichevoli pre-torneo. Ronaldo, che compirà 41 anni
a febbraio, punta a partecipare al suo sesto Mondiale, un record. Ma la sua
ultima Coppa del Mondo rischia di essere rovinata da questo gesto. Con Ronaldo
che è stato perfino deriso dal pubblico irlandese all’Aviva Stadium. Ronaldo ha
lasciato il campo tra i fischi e gli sfottò: ha applaudito e ha alzato entrambi
i pollici in un apparente gesto sarcastico. Ma sulle conseguenze del suo gesto
c’è poco da scherzare.
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rosso per la folle gomitata a O’Shea: deriso dal pubblico irlandese proviene da
Il Fatto Quotidiano.