A salvare una donna di 27 anni dalla prigionia e dagli abusi è stato un semplice
messaggio contenente la sua posizione. L’amico a cui lo aveva inviato ha capito
che si trattava di una richiesta di aiuto e ha subito allertato la polizia. Gli
agenti si sono recati immediatamente sul posto, a Remondò, frazione di Gambolò,
alle porte di Vigevano, dove la donna era segregata da oltre 24 ore.
La vittima, italiana, era stata aggredita e minacciata da un uomo di 32 anni, di
origine marocchina, che lei considerava un semplice conoscente. All’arrivo degli
agenti, l’uomo ha opposto resistenza, cercando di impedire l’ingresso degli
agenti. All’interno dell’abitazione la donna si trovava in stato di choc, con
ecchimosi e lividi sul volto e sulle braccia. È stata immediatamente
accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale civile di Vigevano, dove le sono
stati assegnati 20 giorni di prognosi. Il 32enne, con precedenti penali per
reati contro il patrimonio e la persona, è stato arrestato e trasferito nel
carcere di Pavia. Dovrà rispondere di sequestro di persona e maltrattamenti.
Secondo la ricostruzione della donna, durante tutto il 9 dicembre è stata
soggetta a percosse, minacce e privazioni della libertà personale. L’uomo
l’avrebbe costretta a restare nella sua abitazione, impedendole ogni via di
fuga. Secondo i quotidiani locali il vicinato avrebbe udito le urla della donna
durante la giornata, ma nessuno ha contattato il 112.
L'articolo Salvata grazie a un messaggio GPS, era stata sequestrata e picchiata
per 24 ore: arrestato un 32enne proviene da Il Fatto Quotidiano.
Tag - Pavia
La genetista Denise Albani, perita nominata dalla giudice delle indagini
preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli, ha depositato, con due giorni di
anticipo rispetto ala data fissata, la sua relazione nell’ambito dell’incidente
probatorio sulla nuova indagine della procura di Pavia sul delitto di Garlasco.
Iscritto per l’omicidio di Chiara Poggi, per cui è stato condannato in via
definitiva Alberto Stasi, Andrea Sempio. Le conclusioni riguardano il Dna
ritrovato sulle unghie della vittima, traccia genetica che, secondo la Procura
di Pavia, può essere riconducibile a Sempio. Le parti coinvolte hanno ricevuto
la comunicazione tramite una mail pec.
Secondo quanto emerso nei giorni scorsi dalle analisi della genetista della
Polizia di Stato Albani, le tracce genetiche miste e incomplete sulle unghie di
Chiara Poggi hanno con maggiore probabilità origine dalla linea paterna maschile
di Andrea Sempio. Prima di questo deposito con le conclusioni, alcune
informazioni erano state trasmesse via mail ai consulenti della Procura e della
difesa: nello specifico tabelle e calcoli biostatistici sui reperti estrapolati.
I reperti erano già stati analizzati in tre repliche discordanti tra loro e
utilizzati nel 2014 dal professor Francesco De Stefano durante la perizia
dell’appello bis che condannò Alberto Stasi a 16 anni di carcere. Albani aveva
in precedenza definito quei profili come “aplotipo parziale, misto e non
consolidato”, sottolineando che concettualmente non è possibile attribuire in
maniera definitiva il Dna a un singolo individuo.
Quella relazione trasmessa via mail non conteneva osservazioni o commenti, che
sono stati con ogni probabilità invece inseriti nella versione conclusiva
depositata in vista della discussione del 18 dicembre sugli esiti del maxi
incidente probatorio. Nell’indagine, oltre a Sempio, erano stati considerati i
Dna di Alberto Stasi, dell’intera famiglia Poggi, di tre amici di Marco Poggi,
di Paola e Stefania Cappa, del miglior amico di Stasi Marco Panzarasa, di tre
carabinieri intervenuti in casa e del medico legale Marco Ballardini.
L'articolo La perizia sulle unghie di Chiara Poggi è stata depositata, attesa
per le conclusioni della perita proviene da Il Fatto Quotidiano.
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, indagato dalla Procura di
Brescia per corruzione in atti giudiziari, torna a respingere con forza ogni
addebito legato al suo operato nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto
a Garlasco nel 2007. Intervistato dal Tg1, il magistrato ha ribadito
l’infondatezza delle accuse secondo cui avrebbe ricevuto denaro per chiedere
l’archiviazione di Andrea Sempio.
Venditti ha liquidato le contestazioni come totalmente prive di consistenza:
“L’accusa di aver ricevuto soldi per archiviare la posizione di Andrea Sempio è,
come ho già ripetuto più volte, non infondata, ridicola. E dico solo questo.”
L’ex procuratore ricorda inoltre che il giudice per le indagini preliminari,
nell’atto di archiviazione, aveva già stigmatizzato il suo operato in relazione
alla decisione di indagare su Sempio: “Il gip nel decreto di archiviazione mi ha
praticamente scritto a chiare lettere che ho sbagliato, che mi sarei dovuto
fermare al rigetto dell’istanza di revisione del gennaio 2017. Avere svolto
l’indagine è stato un eccesso di zelo.”
Il nodo delle perquisizioni e l’accusa di “accanimento”
Negli ultimi mesi, la Procura di Brescia ha disposto tre perquisizioni nei
confronti di Venditti, tutte annullate dal Tribunale del Riesame, una
circostanza che l’ex magistrato ritiene anomala: “Tre perquisizioni nell’arco
neppure di un mese non è una cosa normale”. Alla domanda se ritenga di essere
diventato oggetto di particolare pressione da parte degli inquirenti, Venditti
risponde senza sbilanciarsi: “Questa è una domanda che bisogna fare a loro. Io
mi limito a valutare i fatti.”
Il Riesame ha finora respinto per tre volte le richieste degli inquirenti di
accedere in modo indiscriminato ai dispositivi informatici sequestrati —
computer, telefoni e hard disk — ma la Procura ha presentato ricorso in
Cassazione. Un passaggio che non preoccupa Venditti: “Continuo a essere
soddisfatto, sentiamo cosa dice la Cassazione.”
IL FUTURO DELL’INCHIESTA E LA PARTITA SUL DNA
Con l’incidente probatorio ancora in corso e in attesa dei primi risultati sugli
accertamenti genetici riguardanti il Dna trovato sotto le unghie di Chiara
Poggi, l’ex procuratore ritiene che l’inchiesta si giocherà sul confronto
tecnico tra esperti: “Sarà uno scontro tra periti. Vediamo che cosa salta
fuori.” E sulla possibile evoluzione del caso Garlasco, Venditti si mostra
categorico:
“Tanto fumo per niente.”
L'articolo “Accuse ridicole. Tre perquisizioni in un mese non sono normali. La
nuova inchiesta su Garlasco? Fumo”: l’ex procuratore Venditti contro le
inchieste di Pavia e Brescia proviene da Il Fatto Quotidiano.
Dopo la diffusione della notizia, la convocazione. I carabinieri del Nucleo
investigativo di Milano hanno ascoltato come persona informata sui fatti la
fotografa dilettante che 18 anni fa, alcune ore dopo l’omicidio di Chiara Poggi,
fotografò davanti alla villetta di Garlasco Andrea Sempio, indagato nella nuova
inchiesta sul delitto della Procura di Pavia. I carabinieri hanno anche
acquisito le immagini, sette o otto in tutto, che ieri sono state diffuse per la
prima volta dalla youtuber Francesca Bugalalla. Le foto documentano l’arrivo
davanti alla villetta di Sempio, per due volte, ma anche dei carabinieri
intervenuti sul posto e del pm di turno il giorno del delitto. Potrebbero essere
utili per focalizzare chi è entrato nella villetta, quindi sulla scena del
crimine, quel giorno. Garlasco – vale la pena ricordarlo – conta poco più di
9mila abitanti e la notizia dell’omicidio di Chiara Poggi si diffuse e deflagrò
nel corso di poco tempo. La presenza massiccia di soccorritori e forze
dell’ordine non poteva non attirare l’attenzione di chi viveva lì.
“Non comprendo quale sia la notizia in realtà, ma se proprio vogliamo parlare
ancora delle foto, le medesime non fanno altro che attestare la veridicità di
quanto dichiarato da Andrea Sempio relativamente a ciò che fece il 13 agosto
2007. Ci auguriamo, a questo punto, che vi siano foto o video anche della piazza
ducale di Vigevano proprio durante la mattinata di quel tragico giorno, così da
togliere ogni dubbio inutilmente sorto in merito allo scontrino” dichiara
l’avvocata Angela Taccia, che difende, assieme al legale Liborio Cataliotti, il
37enne nuovamente indagato dopo 8 anni per l’omicidio di Chiara Poggi.
Le foto, ritrovate da una youtuber e acquisite nelle indagini a Pavia,
documentano il momento in cui Sempio, anche assieme al padre, si presentò quel
pomeriggio di 18 anni fa davanti a casa Poggi, quando nell’abitazione stavano
già lavorando da ore i carabinieri. Sempio, a verbale già nelle precedenti
indagini, aveva raccontato che prima quel pomeriggio era passato in macchina col
padre in via Pascoli, notando “la presenza di un’ambulanza e persone”, ma non si
erano fermati. Poi, verso le 16 era tornato da solo, si era fermato, era sceso e
aveva saputo da una giornalista “che era stata trovata morta una ragazza” e poi
qualcuno aveva iniziato a dire che si trattava di Chiara. Poi, stando sempre al
suo verbale, tornò a casa e ancora di nuovo davanti alla villetta, stavolta col
padre. Giuseppe Sempio aveva confermato: “Mio figlio è uscito ed è tornato dopo
un po’ per dirmi che aveva saputo quello che era successo. Quindi siamo usciti
di nuovo insieme e siamo tornati sul luogo del delitto”.
L'articolo Garlasco, ascoltata la fotografa davanti alla villetta Poggi.
L’avvocata di Sempio: “Speriamo in foto che chiariscano lo scontrino” proviene
da Il Fatto Quotidiano.
Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha chiesto la condanna a 11 anni e 4
mesi nei confronti di Massimo Adriatici. L’ex assessore leghista alla Sicurezza
del Comune di Voghera è a processo, con rito abbreviato, per omicidio
volontario. È accusato di omicidio volontario per la morte di Younes El
Boussettaoui, 39enne marocchino. La richiesta di pena è sui minimi – 14 anni in
abbreviato (21 se fosse ordinario) – perché con la procura deve aver valutato la
concessione delle attenuanti che riducono ulteriormente la pena.
Dalla sua pistola partì il colpo che, la sera del 20 luglio 2021, uccise in
piazza Meardi a Voghera (Pavia) il nordafricano. Poco più di un anno fa il
giudice restituì gli atti alla procura che contestava l’eccesso colposo di
legittima difesa, ritenendo che quando avvenuto il 20 luglio non potesse essere
stato né un incidente, né un eccesso colposo.
El Boussettaoui, cittadino di origine marocchina di 39 anni, fu ucciso da un
colpo di pistola sparato dallo stesso Adriatici in piazza Meardi a Voghera la
sera del 20 luglio 2021. Le indagini erano partite dalle immagini delle
telecamere di sicurezza di piazza Meardi, che mostravano l’ex assessore
camminare dietro la vittima poco prima dello sparo. Secondo la versione di
Adriatici il colpo era partito accidentalmente dopo essere stato spinto da El
Bossettaoui. L’ex assessore – che era stato arrestato – ha sempre sostenuto di
essersi avvicinato all’uomo perché stava importunando alcune persone.
L'articolo Chiesti 11 anni e 4 mesi per l’ex assessore alla Sicurezza di Voghera
Adriatici che uccise un 39enne marocchino proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Un po’ sì, non posso negarlo, ormai è una cosa che periodicamente ricapita, ci
ricadi dentro e tutto, quindi sì, capisco che un certo accanimento c’è, spero in
buona fede ma…”. Così, ospite di Bruno Vespa a Cinque minuti su Rai 1, Andrea
Sempio ha risposto alla domanda se si sentisse perseguitato dalla magistratura.
“Io al momento non ho una vita, sono tornato a vivere nella cameretta in cui
stavo una volta e a quasi quarant’anni sono chiuso lì, non posso fare niente: è
come essere ai domiciliari“, dice Sempio, unico indagato nella nuova inchiesta
della Procura di Pavia sul delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi –
uccisa il 13 agosto 2007 – per cui è stato condannato in via definitiva l’allora
fidanzato Alberto Stasi. “Credo che ormai sia stato acclarato in anni di
processi e più sentenze, quindi io mi rifaccio a quello che hanno detto le
sentenze: ad oggi il colpevole è Alberto Stasi e non ho motivo di pensare il
contrario”, afferma.
Sempio risponde anche sull’indagine a carico dell’ex procuratore aggiunto di
Pavia Mario Venditti, accusato di corruzione per un foglio trovato a casa dei
suoi genitori in cui si legge “Venditti gip archivia per 20-30 euro“: l’ipotesi
è che il magistrato sia stato retribuito per favorire l’archiviazione della
prima indagine aperta nei suoi confronti. “Non era né più né meno un appunto che
si era preso mio padre. Io penso fosse semplicemente un appunto su quanto
costava ritirare le carte dell’archiviazione, per quello “20-30 euro”. L’elenco
di tutte le volte che abbiamo dato soldi agli avvocati – circa 50mila euro – c’è
ed è stato trovato durante l’ultima perquisizione, è in mano agli investigatori.
Le spese dell’avvocato e del consulente, lì c’è tutto. Tutti i soldi sono sotto
il nome di Lovati (l’ex difensore, ndr), ma è un modo generico per indicare
tutti gli avvocati”.
L'articolo Garlasco, Sempio da Vespa: “Contro di me accanimento, spero in buona
fede. Sto chiuso in camera, non ho più una vita” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
La Procura di Brescia è pronta a depositare i ricorsi in Cassazione contro i tre
annullamenti da parte del Tribunale del Riesame dei decreti di sequestro dei
dispositivi informatici, tra cui quelli dell’ex procuratore di Pavia Mario
Venditti, nelle due indagini intrecciate, ossia quella per corruzioni in atti
giudiziari sul caso Garlasco e l’altra per corruzione e peculato sul cosiddetto
“sistema Pavia”.
Dopo le perquisizioni e sequestri di telefoni e pc del 26 settembre –
nell’ambito dell’inchiesta che vede Venditti sospettato di aver favorito nel
2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio in
concorso di Chiara Poggi – c’era stato già un primo annullamento lo scorso 17
ottobre. A questi si aggiunge un altro annullamento da parte del Riesame
bresciano – il 7 novembre scorso – del decreto di sequestro degli stessi
dispositivi che aveva riguardato la tranche d’indagine su Venditti ed altri per
il cosiddetto “sistema Pavia” dove è indagato per corruzione e peculato.
Gli 11 dispositivi informatici di Venditti (3 telefoni, 2 pc, 2 Ipad, 2 hard
disk e 2 chiavette usb) però resteranno ancora in mano a pm e investigatori
della Gdf bresciana, perché la Procura aveva deciso di effettuare un
accertamento irripetibile per le copie forensi e l’estrazione dei dati, ma la
difesa, poi, ha chiesto al gip che eventualmente si proceda con incidente
probatorio, nominando un perito terzo.
Come era emerso già nei giorni scorsi i pm bresciani depositeranno a breve i
ricorsi alla Suprema Corte. I decreti di sequestro in relazione al presunto
“sistema Pavia” sono stati annullati, oltre che per mancanza di parole chiave
per le ricerche per la posizione di Venditti, anche proprio nel merito
dell’assenza di indizi nelle indagini a carico del magistrato in pensione e del
pm Pietro Paolo Mazza. Quelli del caso Garlasco, invece, per mancata indicazione
delle parole chiave e per il periodo troppo esteso indicato per le ricerche.
Intanto, oggi potrebbero essere riconsegnati a Venditti i dispositivi, tra cui
pc, telefoni e chiavette, che gli erano stati presi il 26 settembre, con le
perquisizioni nell’inchiesta che vede indagato anche Giuseppe Sempio, padre di
Andrea.
L'articolo Garlasco e “sistema Pavia”, i pm di Brescia ricorrono in Cassazione
contro gli annullamenti dei sequestri proviene da Il Fatto Quotidiano.