“Questa buona notizia è possibile grazie alla diagnosi precoce, a un intervento
efficace e al rispetto delle indicazioni dei medici” e questo risultato è “una
benedizione personale e una testimonianza dei notevoli progressi compiuti nella
cura del cancro negli ultimi anni”. La “buona notizia” a cui si riferisce Carlo
III d’Inghilterra, nel suo atteso discorso su Channel 4, è che le sue cure
contro il cancro “potranno essere ridotte” nel nuovo anno. Il discorso è stato
registrato due settimane fa per la campagna di raccolta fondi in favore della
ricerca e della prevenzione contro i tumori che Carlo III patrocina. Il monarca
ha poi aggiunto di sperare che il suo esempio “possa incoraggiare quel 50% di
noi che riceverà una diagnosi nel corso della vita”.
Il messaggio in sostegno alla campagna Stand Up To Cancer, è stato anche un
appello alla popolazione affinché si sottoponga ai controlli. “So per esperienza
quanto una diagnosi di cancro possa essere sconvolgente. Eppure so anche che la
diagnosi precoce è la chiave che può trasformare il percorso di cura, offrendo
tempo prezioso ai medici e, ai pazienti, il dono della speranza”, ha detto
Carlo. Ha ricordato che “almeno nove milioni di persone nel nostro Paese non
sono in regola con gli screening disponibili”, e che questo significa “nove
milioni di occasioni mancate di diagnosi precoce”.
Il Re ha sottolineato come gli screening possano salvare vite: “Quando il tumore
del colon viene individuato allo stadio iniziale, circa nove persone su dieci
sopravvivono almeno cinque anni; se diagnosticato tardi, la quota scende a una
su dieci”. Ha riconosciuto che molti evitano i test “perché pensano possano
essere spaventosi, imbarazzanti o scomodi“, ma ha esortato i cittadini a
superare le esitazioni, perché “pochi momenti di lieve fastidio sono un piccolo
prezzo da pagare per la tranquillità che segue o, per alcuni, per la possibilità
di una diagnosi precoce e di un intervento salvavita”.
Rivolgendo poi “i più sentiti ringraziamenti” a medici, infermieri, ricercatori
e operatori delle associazioni, Carlo ha aggiunto: “Come ho già detto in
passato, i momenti più oscuri della malattia possono essere illuminati dalla più
grande compassione. Ma la compassione deve andare di pari passo con l’azione”.
Infine, un appello per il nuovo anno: “In questo dicembre, mentre ci raccogliamo
per riflettere sull’anno trascorso, prego che ciascuno di noi possa impegnarsi,
tra i buoni propositi, a fare la propria parte per individuare il cancro in fase
precoce. La vostra vita – o quella di una persona che amate – potrebbe dipendere
da questo”.
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prossimo saranno ridotte” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Avvocati milanesi a lezione dalla regina Elisabetta II. A tre anni dalla morte
la longeva sovrana d’Inghilterra può ancora essere considerata un modello. Anche
per la professione forense. Tanto che il tema è stato al centro di un incontro
che si è tenuto nei giorni scorsi alla Biblioteca Ambrosoli del Tribunale di
Milano organizzato dalla Commissione di diritto bancario e terzo settore
dell’Ordine degli Avvocati. Al tavolo dei relatori gli avvocati Marco Ubezio e
Barbara Delfini, insieme alla collega e Presidente della Commissione Maddalena
Arlenghi, consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
L’avvocato Ubezio che è anche coautore del libro Elisabetta II, la regina
infinita (Garzanti) sostiene che Elisabetta II sia ancora oggi un esempio di
dovere, diligenza e decoro. A dargli man forte c’è il codice deontologico della
professione forense, che all’articolo 9 recita: “L’avvocato deve esercitare
attività professionale con dipendenza, lealtà, correttezza, probità, dignità,
decoro, diligenza”. Dal canto suo Elisabetta II ha servito il suo Paese per
oltre 70 anni con costanza e senso del dovere, affrontando ogni impegno con
disciplina e rispetto delle istituzioni. “La sua figura è stata percepita come
un punto fermo in un mondo in costante cambiamento, capace di attraversare crisi
politiche, trasformazioni sociali e rivoluzioni culturali senza mai venir meno
al proprio dovere – è la sintesi di quanto emerso nel corso dell’incontro, che
fa parte del programma di formazione continua per gli Avvocati – La sua capacità
di affrontare la vita tra dovere, devozione e diligenza, sono un modello anche
per la professione forense”.
Un esempio? L’episodio in cui Elisabetta II si è trovata allineata con i governi
africani del Commonwealth che erano contro l’apartheid sudafricano e chiedevano
delle sanzioni per Città del Capo. La prima ministra inglese di allora, Margaret
Thatcher, era invece contraria a sanzionare il regime del Sud Africa. Un
paradosso per una sovrana incarnazione del conservatorismo che, come capo del
Commonwealth, si sia trovata dalla stessa parte dei regimi socialisti africani
contro il suo stesso governo. E che, è il ragionamento, è un’immagine esemplare
sul tema dell’indipendenza e del dovere di fedeltà professionale. Mai un
fallimento? Si, ma solo se letto con la lente della deontologia forense. Alla
morte della principessa Diana Elisabetta non è riuscita a sottrarre il dolore
dei nipoti all’esposizione pubblica. Un tema, quest’ultimo, che riguarda molti
avvocati in un’epoca di spettacolarizzazione televisiva dei casi di cronaca.
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deontologia dalla regina Elisabetta II proviene da Il Fatto Quotidiano.