L’amministrazione Usa guidata da Donald Trump ha sequestrato una petroliera al
largo delle coste del Venezuela. La notizia, anticipata dall’agenzia di stampa
internazionale Reuters, è stata confermata da Trump parlando con i giornalisti
alla Casa Bianca: “Come probabilmente saprete, abbiamo appena sequestrato una
petroliera al largo delle coste del Venezuela. Una grande petroliera, molto
grande, in realtà la più grande mai sequestrata. E stanno succedendo altre cose,
vedrete più tardi”, ha detto. Secondo fonti citate dall’agenzia Associated
press, l’operazione è stata condotta dalla Guardia costiera statunitense insieme
alla Marina. Il tycoon non è entrato nel dettaglio dei motivi dell’azione,
limitandosi a dire che il sequestro è avvenuto “per una buona ragione”. La
vicenda è destinata a far salire la tensione già alta tra i governi di
Washington e Caracas, dovuta al massiccio rafforzamento militare statunitense
nella regione: appena il giorno prima, il Pentagono aveva fatto sorvolare il
golfo del Venezuela da due jet da combattimento, sfiorando lo spazio aereo del
Paese sudamericano.
Il Venezuela possiede le maggiori riserve petrolifere accertate al mondo e
produce circa un milione di barili al giorno: esclusa dai mercati petroliferi
globali dalle sanzioni statunitensi, la compagnia petrolifera statale (la Pdvsa)
vende la maggior parte della sua produzione a prezzi fortemente scontati alle
raffinerie cinesi. Le transazioni di solito coinvolgono una complessa rete di
intermediari poco trasparenti, poiché le sanzioni hanno allontanato i trader più
affermati. Molte sono società di comodo, registrate in giurisdizioni note per la
loro segretezza. Gli acquirenti utilizzano “petroliere fantasma” che nascondono
la loro posizione e consegnano i loro carichi di valore in mezzo all’oceano
prima che raggiungano la destinazione finale. Nonostante le crescenti pressioni
sul presidente venezuelano Nicolás Maduro, Trump finora non era mai intervenuto
concretamente per ostacolare i flussi petroliferi del Paese.
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motivo”. La mossa accresce le tensioni con Caracas proviene da Il Fatto
Quotidiano.
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Almeno duecentomila litri di petrolio sono fuoriusciti da un oleodotto in
Germania, nella regione del Brandeburgo, a causa di una piccola perdita in una
stazione di pompaggio vicino a Gramzow, capoluogo del circondario dell’Uckermark
(terra di origine dell’ex cancelliera Angela Merkel). La stima è dei Vigili del
fuoco di Schwedt (la maggiore città dell’Uckermark), presenti sul posto con un
centinaio di uomini. Per rimuovere il greggio – che si sta accumulando sul
terreno – vengono utilizzati speciali autospurghi: si prevede che l’operazione
durerà diverse ore. “Al momento non è possibile fornire informazioni sulla causa
e sull’entità esatta dei danni”, ha riferito il portavoce del ministero
dell’Ambiente del Brandeburgo.
L’infrastruttura, che collega il porto baltico di Rostock a Schwedt, è di
proprietà della raffineria Pck, controllata tedesca del colosso russo Rosneft,
gestita sotto la supervisione del governo di Berlino a partire dal settembre
2022. La polizia tedesca non considera al momento l’incidente come frutto di un
attacco esterno. Secondo quanto riferito, l’incidente si è verificato mercoledì
pomeriggio, mentre erano in corso lavori di costruzione presso l’oleodotto: due
operai sono stati colpiti dal potente getto di petrolio, che ha raggiunto
un’altezza di 25 metri. Il greggio ha continuato a fuoriuscire per diverse ore
fino a sera, seppur in quantità minori.
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