Ieri il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis in conferenza stampa ha
detto che il regolamento sul rinnovo sine die delle sanzioni anti-russe, al
vaglio del Consiglio Ue, “contribuirà alle discussioni sul prestito di
riparazione” all’Ucraina: “Sta ponendo l’immobilizzazione dei beni russi su
solide basi, evitandoci di dover fare affidamento su un regime di sanzioni che
prevede il rinnovo dell’immobilizzazione ogni sei mesi”. Entro oggi
probabilmente i governi potrebbero concordare per un’intesa per prolungare il
congelamento degli asset della banca centrale russa in Ue “per tutto il tempo
necessario”.
Il vertice in cui si deciderà il destino degli asset russi congelati si terrà il
prossimo 18 dicembre: il tempo scorre, servono 90 miliardi di euro per salvare
il bilancio e la Difesa di Kiev e l’Unione non li ha. Per evitare un debito
comune – che incontrerebbe di certo il veto magiaro –, punta a usare i fondi
russi in Ue, che terrebbero a galla Kiev fino al 2027. La Commissione europea
propone di far ricorso alla clausola di emergenza, ricorrendo all’articolo 122 –
quello già usato per far fronte a crisi economiche, energetiche e pandemia
Covid. Nella sua proposta, la Commissione sostiene che i danni provocati dal
conflitto in Ucraina hanno causato un “grave impatto economico”, innescando
“gravi interruzioni dell’approvvigionamento, maggiore incertezza, maggiori premi
di rischio, minori investimenti e consumi”, dunque “è urgentemente necessario
per limitare i danni all’economia dell’Unione”.
Contrario al prelievo dei fondi russi rimane il Belgio – che, materialmente,
detiene 185 miliardi dei 210 miliardi di euro russi nelle casse dell’Euroclear.
Oltre a una richiesta di garanzie di ferro per condividere rischi di
un’eventuale controversia che potrebbe avviare Mosca in tribunale, il premier
Bart De Wever ha forti riserve anche sul ricorso all’articolo 122: “Sarebbe come
irrompere in un’ambasciata, portar via tutti i mobili e venderli”, in fondo “si
tratta di denaro proveniente da un Paese con cui non siamo in guerra”. De Wever
ha reso noto che se le sue richieste non verranno accolte, sarà proprio il
Belgio a ricorrere contro la decisione: “Se verrà presa una decisione che
ritengo manifestamente in contrasto con la legalità, che non ha senso e che
comporta rischi molto elevati per questo Paese, allora non si può escludere
nulla”.
La Russia promette intanto vendetta e ritorsioni contro quello che definisce
“furto”: sebbene non disponga di beni sovrani paragonabili per volume e
dimensioni a quelli russi in Ue, promette “una dura reazione”. La Federazione
stima che ci siano 300 miliardi di dollari di asset esteri congelati nei
cosiddetti conti “di tipo C” – azioni, obbligazioni societarie e sovrane russe
di proprietà di investitori provenienti da Paesi che la Russia considera
“ostili”. Sono stati creati nel marzo 2022 in risposta alle sanzioni
occidentali, ma non si conosce la cifra complessiva di liquidità e proventi dei
titoli. “La banca russa Sberbank ha stimato che il 25% dei suoi 787 miliardi di
rubli (9,9 miliardi di dollari) di dividendi su azioni di proprietà di
investitori stranieri per il 2024 sia stato versato su conti “di tipo C”,
riporta Reuters. Però, qualora Mosca decidesse di sequestrarli, potrebbe
innescare ulteriori confische ai danni di privati cittadini (anche estranei al
conflitto) con conti in Ue.
Non esiste una stima attendibile del valore complessivo dei beni detenuti dagli
investitori europei in Russia. All’inizio del 2022 la Banca centrale valutava
gli investimenti Ue in circa 364 miliardi di dollari, ma quella cifra fotografa
la situazione di un mondo ormai scomparso: se non hanno abbandonato la
Federazione nel 2022, molte aziende hanno visto i loro asset sequestrati e
trasferiti a nuovi proprietari.
L'articolo Asset congelati, la Russia promette vendetta: “Abbiamo 300 miliardi
di dollari di investimenti esteri, potremmo sequestrarli” proviene da Il Fatto
Quotidiano.
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Il video mostra il secondo dei due attacchi con droni che l’esercito ucraino ha
sferrato prima dell’alba di domenica 23 novembre, e uno subito dopo, nell’oblast
di Mosca. In particolare, è stata colpita una delle centrali elettriche più
antiche del Paese, quella di Shatura, a circa 130 chilometri dalla capitale
russa. Le autorità locali hanno fatto sapere che “due droni sono stati
abbattuti”, ma altri sono andati a segno.
Video X
L'articolo Droni ucraini colpiscono centrale elettrica nell’oblast di Mosca: il
video dell’attacco proviene da Il Fatto Quotidiano.
“Far saltare in aria i binari della tratta Varsavia-Lublino è un atto di
sabotaggio senza precedenti che colpisce direttamente la sicurezza dello Stato
polacco e dei suoi civili. Questa tratta è di fondamentale importanza anche per
la consegna degli aiuti all’Ucraina. Prenderemo i responsabili, chiunque essi
siano”. Il primo ministro Donald Tusk ha fatto un sopralluogo stamane lungo la
tratta ferroviaria danneggiata da una esplosione, avvenuta vicino al villaggio
di Mika, a 130 chilometri dal confine tra Polonia e Ucraina. C’è anche un
secondo tratto di binari divelti, su cui le autorità polacche hanno avviato una
ispezione. Il ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha confermato che
l’esercito sta svolgendo perlustrazioni lungo 120 chilometri della linea
Varsavia-Lublino-Hrubieszów, che collega la capitale polacca all’Ucraina.
Il capo di Stato maggiore, generale Wiesław Kukuła ritiene che “l’avversario ha
iniziato i preparativi per la guerra. Sta creando un ambiente che mira a minare
la fiducia del pubblico nel governo e in istituzioni come le forze armate e la
polizia. L’obiettivo è creare condizioni favorevoli a una potenziale aggressione
sul territorio polacco”. Sebbene non vi siano stati feriti, l’episodio, avvenuto
domenica mattina, fornisce alla Polonia una ennesima prova sul fatto di essere
al centro di una “guerra ibrida” mossa dalla Russia, e motivata dal supporto di
Varsavia a Kiev dopo quattro anni di guerra, iniziati nel febbraio 2022 con
l’invasione delle truppe di Mosca. Dallo scorso settembre la Polonia è in stato
di allerta, dopo aver segnalato che uno sciame di droni era entrato nel proprio
spazio aereo dalla Bielorussia. Anche in questo caso c’è stato un rimpallo di
responsabilità: il governo di Tusk ha accusato Mosca dicendo che quei velivoli
erano suoi, il Cremlino ha negato.
I servizi di sicurezza polacchi però hanno portato a termine arresti; il mese
scorso, due cittadini ucraini sono finiti in manette con l’accusa di spionaggio
per conto di un servizio di intelligence straniero e un rifugiato bielorusso è
stato accusato di essere un agente russo. Agli inizi del maggio scorso un
incendio ha danneggiato il più grande centro commerciale di Varsavia; in
quell’occasione Tusk dichiarò: “Sappiamo con certezza che il grande incendio del
centro commerciale Marywilska è stato causato da una azione dolosa ordinata dai
servizi segreti russi. Alcuni degli autori sono già stati arrestati, altri sono
stati identificati e vengono ricercati. Vi prenderemo tutti!”. E a proposito di
ferrovie, nella notte tra il 2 e il 3 settembre un vagone vuoto – utilizzato per
il trasporto di carbone – è stato sganciato dal convoglio e posizionato sulla
linea ferroviaria Katowice-Katowice Ligota. L’incidente ha paralizzato il
traffico ferroviario per diverse ore. Gli investigatori sono giunti alla
conclusione che il vagone era stato manovrato con un intervento umano, dato che
gli accoppiatori a vite erano fissati elettronicamente e non potevano sganciarsi
in modo accidentale all’insaputa del macchinista.
L'articolo Polonia, danneggiata da una esplosione la ferrovia al confine con
l’Ucraina. Il premier Tusk: “Atto di sabotaggio senza precedenti” proviene da Il
Fatto Quotidiano.
Milleduecento russi e altrettanti ucraini. Mosca e Kiev si apprestano a un nuovo
scambio di prigionieri, mentre il ministero della Difesa russo ha annunciato che
nelle ultime 24 ore le truppe di Mosca hanno conquistato i villaggi di Mala
Tokmachka e Rivnepillia nella regione ucraina di Zaporizhzhia, parzialmente
occupata. Zelensky, però, in un video diffuso su X, annuncia di essere al lavoro
“per garantire un nuovo avvio di negoziati, in modo che dopo tutto ci sia una
prospettiva per la fine di questa guerra”.
“Su ordine del presidente ucraino, ho recentemente mantenuto i contatti con la
mediazione di Turchia e negli Emirati Arabi Uniti per la ripresa del processo di
scambio e il rilascio dei nostri cittadini detenuti dalla Russia”, ha spiegato
il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale e difesa, Rustem Umerov, in
un messaggio pubblicato sul suo account Telegram. A seguito di queste
trattative, Mosca e Kiev hanno concordato l’attivazione degli accordi di
Istanbul: “Si tratta della liberazione di 1.200 ucraini”. Umerov ha poi aggiunto
di avere discusso con il primo ministro del Qatar, Mohamed bin Abdulrahman al
Thani, la questione della restituzione dei minori ucraini deportati in Russia.
La guerra e lo scandalo corruzione in Ucraina – Intanto la guerra continua.
Oltre ai siti energetici, anche le ferrovie sono sempre più prese di mira nei
raid russi sull’Ucraina, che mirano a disarticolare le linee di rifornimento
allo sforzo bellico e alla vita quotidiana del Paese, mentre sul terreno
continua l’offensiva di Mosca nell’est e del sud e il governo è alle prese con
il più grave scandalo di corruzione. A partire da luglio i bombardamenti sul
sistema ferroviario sono aumentati di tre volte, ha affermato il vice primo
ministro Oleksii Kuleba. Mosca continua a dire di prendere di mira solo
obiettivi militari, vale a dire infrastrutture energetiche che alimentano il
complesso industriale della difesa e linee ferroviarie che trasportano armi e
truppe al fronte. Ma è impossibile distinguere i danni provocati alle forze
armate ucraine da quelli inflitti alla popolazione civile.
Kiev continua intanto ad essere scossa dallo scandalo corruzione proprio nel
settore energetico, che ha finora portato all’incriminazione di sette persone e
le dimissioni di due ministri, e sta sfiorando il presidente Volodymyr Zelensky
con le accuse mosse al collaboratore Timur Mindich. L’Ufficio nazionale
anticorruzione ha dichiarato di aver presentato una mozione per arrestare l’ex
vice primo ministro Oleksiy Chernyshov, mentre il leader ucraino ha provato a
reagire annunciando una riforma di tutti gli enti nazionali all’insegna della
trasparenza, con un “audit finanziario” completo ed il cambio degli
amministratori.
Sul terreno, l’epicentro dei combattimenti rimane Pokrovsk, dove i russi
affermano di avere proseguito nelle ultime 24 ore l’avanzata nella parte
occidentale, nord-occidentale e orientale della cittadina. Gli ucraini affermano
di aver fatto saltare in aria la strada che collega la città a Selydove, una
cittadina una ventina di chilometri a sud, in mano ai russi. Secondo il 7° Corpo
di risposta rapida delle forze d’assalto aereo ucraine, che pubblica anche
quello che definisce un video dell’azione, ha permesso di impedire al nemico di
“utilizzare questa via per infiltrarsi a Pokrovsk con veicoli leggeri“.
Le affermazioni delle due parti non sono verificabili, ma le dichiarazioni
convergono nel descrivere una accelerazione dell’avanzata russa nella regione
meridionale di Zaporizhzhia, ad ovest di quella di Donetsk. Qui il ministero
della Difesa russo ha rivendicato la conquista di un altro villaggio, Yablokovo,
mentre le forze meridionali ucraine hanno annunciato il ritiro dall’insediamento
di Novovasylivske al fine di assumere “posizioni difensive più favorevoli”.
L'articolo Mosca e Kiev approvano nuovo scambio di prigionieri. La Russia
rivendica: “Conquistati altri due villaggi” proviene da Il Fatto Quotidiano.