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Il filo che collega attacchi alla magistratura e più scorta a Ranucci: controllo in cambio di sicurezza
C’è un filo che lega gli attacchi alla magistratura, i più recenti di nuovo a Federico Cafiero De Raho e a Roberto Scarpinato, quelli alla Università di Bologna col pubblicizzato potenziamento della scorta a Sigfrido Ranucci: il “nuovo” patto sociale promosso dalla destra di potere, ovvero il pieno controllo nelle mani del Governo in cambio della sicurezza prodotta dalla sorveglianza. Sono lontani i tempi del Papeete: Matteo Salvini nell’estate del 2019, in groppa alla sua “bestia” da milioni di contatti, sbagliò tempi, modi, sponsor e finì disarcionato. Ma fu precursore e gli andò senz’altro meglio che al Battista. Oggi la situazione è più matura, resa convincente e vincente (per ora) da un contesto internazionale che spinge per la liquidazione dello stato di diritto, per il collasso della Unione Europea, malfermo presidio di democrazia ma pur sempre presidio, per l’annichilimento delle Nazioni Unite basate sui diritti umani fondamentali: tutti attrezzi mai digeriti da una parte importante di umanità e corrosi dall’ipocrita sostegno di altra parte. Oggi viviamo uno di quei tornanti in cui la storia accelera improvvisamente, quando in un solo momento i freni saltano, le titubanze diventano appuntamenti imperdibili col destino, le parole sussurrate in segreto vengono gridate sui tetti e diventano osceni manifesti (“omicidi extragiudiziali” si può dire e fare, “genocidio” invece si può fare ma non dire). Così tutto si tiene nel cortile di casa nostra che non è mai stato soltanto “nostro”: il “riequilibrio tra i poteri” invocato dalla presidente Meloni passa per la subalternità della magistratura all’esecutivo, il premierato forte, una legge elettorale funzionale alla “stabilità” mantra buono per ogni scorribanda istituzionale e la mortificazione della scuola in ogni ordine e grado, dagli accorpamenti degradanti alla umiliazione della autonomia didattica. Il primo tassello deve essere fissato attraverso il referendum di primavera che dovrà confermare, nelle intenzioni del Governo, la “riforma Nordio” ed ecco che allora il circo grande delle reti unificate spara senza sosta contro i magistrati trasformati in mostri dell’arbitrio giudiziario: c’è quello che sabota le politiche del Governo in tema di immigrazione, quello che “ruba” i figli dalle case nei boschi, quello che si vende la funzione anche davanti ad un terribile femminicidio, fino ad arrivare ai “mostri” preferiti perché ingabbiarli serve a più di un prestigio e cioè Federico Cafiero De Raho, accusato di aver coperto l’immondo mercato delle informazioni riservate nella Procura nazionale antimafia da lui diretta e Roberto Scarpinato, accusato di aver perseguitato una giovane ed intrepida magistrata rea di aver indagato nella direzione “sbagliata” (Scarpinato ha già annunciato querela). Un altro tassello poi è stato piantato negli scorsi giorni con la iperbolica polemica contro l’Università di Bologna che avrebbe addirittura “tradito”, secondo le reazioni da manuale dei primi della classe Meloni-Crosetto-Bernini, coloro che sacrificando le proprie vite difendono anche quegli imbelli di docenti, che hanno negato un corso ad hoc in filosofia per una pattuglia di ufficiali. Ingrati! Sono attacchi mirati che offendono la democrazia tanto quanto quelli ai giornalisti, colpiti nell’esercizio della professione in maniera più pericolosa di quanto abbiano fatto gli sciagurati assaltatori della sede de La Stampa a Torino: chi ha illegalmente spiato Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino con strumenti di natura militare in dotazione al Governo italiano? Chi e perché ha pedinato Sigfrido Ranucci e altri suoi collaboratori di Report? E mentre chili di “carte riservate” passano nelle cucine della Commissione parlamentare antimafia e del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza, pronti a diventare relazioni e veline, il Viminale annuncia l’innalzamento del livello di sicurezza per Sigfrido Ranucci, che passa da una a due macchine blindate. Con un messaggio chiaro: state alla larga da Ranucci! (Fonti comprese, vien da pensare). Qualche giorno fa a Bologna si sono dati appuntamento per un convegno molti famigliari di vittime delle stragi di mafia e di terrorismo, pare che non abbiano nemmeno più distinto tra coloro che sono caduti per colpa della “strategia della tensione” e coloro che invece sono caduti per colpa delle bombe “mafiose” degli anni ‘90 (che della “strategia della tensione” hanno rappresentato una sorta di tragico Tfr: trattamento di fine rapporto). Lo hanno fatto per ribadire l’universale diritto alla verità. Mi associo, convinto che la sicurezza alla quale ognuno di noi giustamente ambisce dipenda assai di più dalla “verità” cioè dalla lotta alla impunità, piuttosto che dalla sorveglianza occhiuta di chi, proteggendo, controlla e inibisce. L'articolo Il filo che collega attacchi alla magistratura e più scorta a Ranucci: controllo in cambio di sicurezza proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Attentato a Ranucci, il Viminale aumenta la scorta al giornalista: 4 uomini e l’esercito sotto casa a proteggerlo
Dopo l’attentato di ottobre e le sue dichiarazioni in commissione Antimafia, il ministero dell’Interno ha deciso di aumentare la scorta nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di inchiesta Report su Rai 3. Secondo quanto risulta al Fatto, la comunicazione dell’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale (Ucis) del Viminale è avvenuta domenica 30 novembre. Il livello di sicurezza passerà da quarto a secondo: non più una auto blindata e due uomini di scorta, ma due blindate e quattro uomini, oltre all’esercito che presidierà la sua casa a Campo Ascolano, frazione di Pomezia alle porte di Roma. La decisione sarebbe stata presa anche in base all’inchiesta della magistratura sull’attentato del 17 ottobre scorso quando una bomba distrusse l’auto del giornalista proprio sotto la sua abitazione, ma anche in seguito alle sue dichiarazioni dello scorso 4 novembre in commissione Antimafia. Una parte della relazione di Ranucci era stata secretata e in base a quella la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) ha mandato una lettera al Viminale per chiede un aumento della sicurezza del giornalista. Durante la parte secretata, Ranucci aveva risposto ad alcune domande relative al lavoro di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e le piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi del biennio 1992-93. Ma aveva provocato polemiche politiche la domanda del senatore M5S Roberto Scarpinato che chiedeva delucidazioni a Ranucci sulla sua denuncia sul presunto “pedinamento” dei servizi segreti che, secondo recenti dichiarazioni del conduttore di Report, sarebbero stati “attivati dal sottosegretario Fazzolari“. Scarpinato aveva anche chiesto a Ranucci: “Ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?”. Una connessione che aveva provocato la reazione stizzita della maggioranza e dello stesso Fazzolari che in un’intervista al Corriere aveva smentito le accuse e aveva parlato di “totale impunità di Report”. Il giorno successivo, il 5 novembre, Ranucci era stato audito dalla commissione di Vigilanza Rai e in parte aveva ripetuto fatti già comunicati all’Antimafia. Proprio nei giorni scorsi il Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) ha chiesto alla commissione di Vigilanza gli atti sulla parte secretata e la presidente del M5S Barbara Floridia ha convocato per mercoledì mattina l’Ufficio di presidenza per votare. Il comitato che controlla i Servizi segreti si è attivato anche con la Commissione Antimafia. L'articolo Attentato a Ranucci, il Viminale aumenta la scorta al giornalista: 4 uomini e l’esercito sotto casa a proteggerlo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Nordio contro Scarpinato: “Ha fonti privilegiate sul caso Ranucci? Procura se ne dovrebbe occupare”. Lui replica
“C’è da chiedersi se il senatore Scarpinato abbia fonti privilegiate di conoscenza. Se così fosse si configurerebbe un’evidente violazione del segreto istruttorio ed anche di questo la procura della Repubblica si dovrebbe occupare“. A parlare è il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante il question time alla Camera. Il Guardasigilli attacca direttamente l’ex magistrato e senatore M5s rispondendo a una domanda del gruppo di Fratelli d’Italia sulla vicenda dell’attentato subito al conduttore di Report Sigfrido Ranucci. “Sono sorpreso dalle fantasiose ricostruzioni dei giornali. Chi ha insinuato un collegamento tra l’attentato” al giornalista “ed il governo, lo ha fatto senza alcun elemento oggettivo”, incalza il ministro che tira in ballo Scarpinato, senatore che nel corso di una seduta in commissione Antimafia aveva chiesto al giornalista di spiegare una sua affermazione in merito al fatto che fosse stato pedinato su ordine del sottosegretario Fazzolari. “La magistratura – ha aggiunto Nordio – sta andando avanti ed auspichiamo una celere conclusione di un’indagine complessa. Auspichiamo anche che da parte dell’opposizione non vi sia strumentalizzazione politica e interferenza in una situazione da chiarire nell’ambito delle indagini della magistratura. Ci sono state gravissime ed ingiustificate affermazioni ed è doveroso agire con particolare celerità ed avvedutezza”. Subito dopo è arrivata la replica del senatore del Movimento 5 stelle: “Dopo le sue intimidazioni e i suoi attacchi ai magistrati che nell’adempimento dei loro doveri adottano decisioni sgradite al governo, Nordio oggi nel suo intervento alla Camera suggerisce alla procura della Repubblica di Roma di incriminarmi per il reato di rivelazione di segreti di ufficio per le domande che ho formulato a Ranucci alla Commissione Antimafia, insinuando che io avrei formulato quelle domande perché a conoscenza di fatti coperti dal segreto“. Scarpinato rilancia suggerendo al ministro della Giustizia di “portare pazienza e attendere di incassare prima l’eventuale Sì al referendum sulla riforma della magistratura”: “Solo dopo potrà completare l’opera e stabilire che lui o altri del governo possano dare direttive ai magistrati del pubblico ministero”, conclude Scarpinato. L'articolo Nordio contro Scarpinato: “Ha fonti privilegiate sul caso Ranucci? Procura se ne dovrebbe occupare”. Lui replica proviene da Il Fatto Quotidiano.
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L’ultimo atto del governatore della Campania De Luca: una querela a Ranucci per il servizio sulle liste d’attesa
L’ultimo atto del governatore della Campania Vincenzo De Luca prima di lasciare lo scranno è una querela a Sigfrido Ranucci e alla sua squadra di Report per il servizio sulle liste d’attesa della sanità campana. Non è un omonimo del Vincenzo De Luca che poche ore dopo la bomba davanti alla villetta di Ranucci gli espresse solidarietà, dichiarando che quell’attentato era “il segnale di un clima pesante del nostro paese”. È proprio lui. Il comunicato dell’ufficio stampa della Regione Campania che informa l’avvio dell’azione legale arriva a mezzogiorno, ad urne ancora aperte per scegliere il successore. Pur di metterlo in rete subito, la prima versione conteneva un refuso sulla data della messa in onda del servizio, 23 gennaio 2025 e non ieri, 23 novembre 2025. “Siamo di fronte a una serie di falsi e a una scorrettezza reiterata. Già durante il Covid la stessa trasmissione, dopo una querela della Regione, fu costretta a pubblicare sul proprio sito una smentita rispetto ai dati falsi pubblicati”, si legge nel testo. Anche il servizio di Report, ovviamente, è coinciso con la giornata di votazioni, ed è uno dei motivi dell’ira di De Luca. Secondo l’inchiesta andata in onda su Rai 3, il 89,2% delle visite in Campania è catalogato come “Programmabile”, cioè fissabile a 120 giorni, quasi il doppio della media nazionale del 45,7%, ed in questo modo si potrebbero spostare prestazioni urgenti, brevi o differibili, quelle che per intenderci dovrebbero essere smaltite entro 30 giorni, nella categoria “Programmabile”, con il risultato di guadagnare tempo e far apparire la Campania più virtuosa. De Luca aveva preannunciato querela già venerdì scorso durante l’ultima diretta social, dopo le prime anticipazioni del servizio. Il governatore parlò di “dati falsi” sulla sanità “diffusi dalla Meloni come dal Governo“, e se la prese con Report e con chiunque ipotizzasse che le liste di attesa in Campania siano manipolate, affermando che nessuno era andato a parlare con qualcuno della Regione Campania (“un atto di cialtroneria“), e che in Campania “non è manipolabile nulla perché i dati vanno direttamente sul Cup. Da altre parti si fanno le truffe”. Da qui l’annuncio: “Se noi troveremo un servizio” messo in onda “durante le elezioni e con condizioni di falsificazione e scorrettezza, procederemo serenamente e rispettosamente a querelare per diffamazione“. Promessa mantenuta. E tanti saluti alla solidarietà a Ranucci. L'articolo L’ultimo atto del governatore della Campania De Luca: una querela a Ranucci per il servizio sulle liste d’attesa proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Carne scaduta, ricongelata e messa sul mercato. L’inchiesta di Report sul macello leader nell’import | Il video
Le inchieste di Report, in onda stasera, domenica 23 novembre, su Rai3, tornano a occuparsi di quello che l’industria alimentare porta sulle nostre tavole. Perché, a quanto pare, “Non si butta via niente“. È il titolo del servizio di Giulia Innocenzi, che condurrà lo spettatore all’interno del macello Bervini di Pietole, in provincia di Mantova, tra partite di carne scaduta provenienti da Uruguay, Nuova Zelanda, Ungheria, Ucraina, Romania e persino dalle riserve militari egiziane, che venivano scongelate, lavorate e ricongelate per essere messe sul mercato. Tutto all’interno di un’azienda leader nel settore della lavorazione delle carni estere, che fattura circa 200 milioni l’anno. “Era nera, puzzava, era brutta. Alla vista e all’olfatto era immangiabile”, raccontato le testimonianze raccolte tra gli operai. Peggio: il congelamento non elimina i batteri e lo scongelamento in acqua calda favorisce la loro replicazione, compresi patogeni come salmonella e listeria, spiegano gli esperti intervistati. Sacchetti di carne caduti a terra e rimessi nei cassoni, piani di lavoro contaminati dal sangue, armadietti infestati da scarafaggi. Pratiche che, chiarisce il servizio, moltiplicano ulteriormente la carica batterica delle carni lavorate. Poco importa: dopo la rimozione dello strato superficiale compromesso, la carne veniva riconfezionata con nuove date di scadenza. Noto per selezionare carni pregiate dall’America Latina e persino specie esotiche come antilope, zebra e cammello, il macello nascondeva un sistema di riciclo che avrebbe potuto mettere a rischio la salute dei consumatori. Secondo quanto riferito dalla stessa azienda, “le normative consentono di procedere al congelamento delle carni fresche refrigerate, cioè conservate da -1 a 2 gradi, ma prima che venga raggiunta la data di scadenza”. Ma quanto filmato dal programma di Sigfrido Ranucci mostra che a Pietole le cose andavano in modo decisamente diverso. Il servizio rilancia interrogativi cruciali sulla trasparenza delle filiere e la tutela dei consumatori. “Due i piani di ragionamento”, spiega Innocenzi a ilfattoquotidiano.it. Il primo riguarda l’industria, che punta a “tagliare i costi e ad aumentare i guadagni: una carne che non può essere consumata e va distrutta in quanto scaduta, rimessa sul mercato ti porta un guadagno doppio”, segnala la giornalista. “Ma inseguire così il profitto significa mettere in pericolo la salute dei cittadini”. Il secondo aspetto riguarda i controlli. “Abbiamo chiesto ai Servizi veterinari come sia possibile la lavorazione di carni scadute, perché non sia stata intercettata”. La criticità sta nel fatto che “i controlli a sorpresa non vengono quasi mai eseguiti”. Al contrario, si opera solitamente “con controlli programmati, dei quali le aziende vengono preventivamente informate”. Un sistema che, aggiunge la giornalista, “va totalmente ripensato: c’è in ballo alla salute dei cittadini”. L'articolo Carne scaduta, ricongelata e messa sul mercato. L’inchiesta di Report sul macello leader nell’import | Il video proviene da Il Fatto Quotidiano.
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