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“Restituisco il trofeo che ho vinto a Eurovision Song Contest 2024”: il cantante Nemo prende posizione contro la conferma di Israele in gara
A poche ore dall’annuncio dell’Islanda di non partecipare al prossimo Eurovision Song Contest, 2026, che si terrà si terrà a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026, anche il vincitore dell’edizione 2024, Nemo, ha preso una decisione netta contro la partecipazione di Israele. L’artista svizzero vincitore dell’edizione 2024 dell’Esc a Malmo, in Svezia, ha deciso di restituire il trofeo della vittoria alla sede dell’Ebu (European Broadcasting Union) a Ginevra. “Se i valori che celebriamo sul palco non vengono vissuti fuori scena, allora anche le canzoni più belle perdono di significato”, ha dichiarato Nemo sui social. + E ancora: “Ho vinto l’Eurovision e con esso mi è stato assegnato il trofeo. E anche se sono immensamente grato alla comunità che ruota attorno a questo concorso, oggi non sento più che questo trofeo debba stare sul mio scaffale“. “L’Eurovision afferma di sostenere l’unità, l’inclusione e la dignità per tutti. – ha continuato – Questi valori hanno reso questo concorso significativo per me. Ma la continua partecipazione di Israele, durante quello che la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha definito un genocidio, mostra un chiaro conflitto tra questi ideali e le decisioni prese dall’Ebu”. Poi l’accusa più grave: “Il concorso è stato ripetutamente utilizzato per ammorbidire l’immagine di uno Stato accusato di gravi illeciti, mentre l’Ebu insisteva sul fatto che l’Eurovision è ‘apolitico’. Quando interi Paesi si ritirano a causa di questa contraddizione, dovrebbe essere chiaro che c’è qualcosa di profondamente sbagliato. Così ho deciso di restituire il mio trofeo alla sede dell’Ebu a Ginevra. Con gratitudine e con un messaggio chiaro: vivete secondo ciò che affermate. Aspetto il momento in cui le parole e le azioni saranno in linea. Fino ad allora, questo trofeo è vostro”. Dopo Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia, anche l’Islanda ha annunciato il ritiro dal prossimo Eurovision a causa della partecipazione di Israele. L’emittente nazionale Rùv del Paese nord-europeo ha comunicato la sua decisione oggi dopo la riunione del relativo consiglio di amministrazione. L'articolo “Restituisco il trofeo che ho vinto a Eurovision Song Contest 2024”: il cantante Nemo prende posizione contro la conferma di Israele in gara proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Austria, il parlamento approva il divieto per le ragazze sotto i 14 anni di indossare l’hijab a scuola
In Austria, d’ora in avanti, le ragazze con meno di 14 anni non potranno più indossare l’hijab a scuola. La decisione è stata approvata dal Parlamento di Vienna a larga maggioranza. Secondo il governo guidato dal conservatore Christian Stocker del Partito popolare austriaco, il divieto mira a proteggere le ragazze dall’oppressione. Il partito dei Verdi, all’opposizione, ha votato contro il bando del velo islamico, affermando che si tratta di una misura incostituzionale. La decisione è stata già contestata da attivisti e gruppi per i diritti umani, che parlano di discriminazione e denunciano il rischio di creare divisioni all’interno della società austriaca. Alle ultime elezioni politiche, il partito di estrema destra Fpo aveva sfiorato il 30%. L'articolo Austria, il parlamento approva il divieto per le ragazze sotto i 14 anni di indossare l’hijab a scuola proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Eurovision Song Contest, l’Islanda annuncia ritiro per la partecipazione di Israele: “Non prevarranno né la gioia né la pace”
Altra tegola sull’organizzazione di Eurovision Song Contest 2026, che si terrà si terrà in Austria, a Vienna, dal 12 al 16 maggio 2026, con le semifinali martedì 12 e giovedì 14 maggio e la finale sabato 16 maggio, presso la Wiener Stadthalle. Dopo Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia, anche l’Islanda ha annunciato il ritiro dal prossimo Eurovision a causa della partecipazione di Israele. L’emittente nazionale Rùv del Paese nord-europeo ha comunicato la sua decisione oggi dopo la riunione del relativo consiglio di amministrazione. “Considerato il dibattito nel Paese – ha spiegato Rùv in una nota – è chiaro che con la partecipazione di Rùv all’Eurovision non prevarranno né la gioia né la pace. Pertanto Rùv ha deciso di comunicare all’Ebu l’intenzione di non partecipare all’Eurovision del prossimo anno”. La mossa dell’emittente islandese arriva a pochi giorni dalla decisione dell’Ebu che ha confermato la presenza di Israele alla prossima kermesse canora europea, in programma a maggio a Vienna. L'articolo Eurovision Song Contest, l’Islanda annuncia ritiro per la partecipazione di Israele: “Non prevarranno né la gioia né la pace” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“Sono il primo ma sono convinto di non essere l’unico”, prete denuncia abusi subiti in Alto Adige da parte di un superiore
Per la prima volta in Austria un sacerdote ha dichiarato pubblicamente di essere stato vittima di abusi in ambito ecclesiale. Il caso riguarda Anno Schulte-Herbrüggen, oggi 60enne, prete della Diocesi di Innsbruck, che ha denunciato fatti risalenti a 40 anni fa, quando aveva 19 anni e si trovava presso l’Ordine Teutonico a Lana (Bolzano), in Alto Adige, agli inizi del suo percorso verso il sacerdozio. In un’intervista all’emittente pubblica Orf, Schulte-Herbrüggen ha affermato di aver deciso di parlare “per dare coraggio agli altri”. Ha spiegato che l’abuso avvenne nella sua stanza e che il superiore agì “in modo mirato”. Dopo essere tornato a casa, confidò l’accaduto a un confratello, ma la risposta ricevuta lo colpì duramente: gli fu detto che la colpa era sua e che le inclinazioni omofile e pedofile dell’aggressore erano note. A seguito di questa reazione, il giovane decise di tacere. Un trauma che subiscono moltissime vittime di violenza sessuale; quello di non essere credute o addirittura di essere incolpate per l’abuso subito. La denuncia pubblica arriva oggi, a distanza di quattro decenni. “Sono il primo sacerdote in Austria ad osare questo passo, ma sono convinto di non essere l’unico”, ha dichiarato. La Diocesi di Innsbruck ha espresso al sacerdote “rispetto e riconoscimento” per il suo “passo coraggioso”, definendo la scelta di rendere pubblica la sua storia “un forte segno di apertura e responsabilità”. L’Ordine Teutonico, con un comunicato, ha riconosciuto “il grave abuso subito dalla vittima”, affermando di sostenere il percorso di elaborazione e invitando eventuali altre vittime o persone informate a segnalare casi sospetti alle autorità competenti. La segnalazione di Schulte-Herbrüggen era pervenuta all’Ordine nel 2022 tramite il Centro di ascolto della Diocesi di Bolzano-Bressanone che ha pubblicato il primo dossier in Italia sugli abusi da parte di prete pedofili. Da allora l’Ordine ha coperto i costi della terapia e mantenuto i contatti con il sacerdote. Secondo dati riportati da Orf, la Commissione Indipendente austriaca per la tutela delle vittime ha gestito dal 2010 a oggi 3.600 segnalazioni di presunti abusi in ambito ecclesiale nel Paese. L'articolo “Sono il primo ma sono convinto di non essere l’unico”, prete denuncia abusi subiti in Alto Adige da parte di un superiore proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“A Dubai lo fanno, perché qui no?”: parcheggia la sua Ferrari da 300 mila euro sul balcone di casa e arriva la polizia
Non trovando un garage disponibile nel suo complesso residenziale, un imprenditore austriaco di 28 anni ha deciso di portare la sua auto sportiva… direttamente al primo piano del suo appartamento. È accaduto a Vienna, nel distretto di Floridsdorf, dove il giovane — identificato dalla stampa come Dezic — ha trasformato la terrazza in un parcheggio improvvisato per la sua Ferrari 296 GTB, un gioiello ibrido da circa 300.000 euro capace di sprigionare 830 cavalli. Il caso ha fatto il giro dei media internazionali e dei social, con foto e video che mostrano la supercar sospesa nel vuoto prima di essere depositata sul terrazzo. LA FERRARI SUL BALCONE Secondo quanto riportato dai quotidiani austriaci, tra cui Heute e Bild, l’uomo gestisce un negozio di ricambi e un’officina di tuning nella capitale e possiede diverse supercar. Ma la Ferrari Assetto Fiorano è il suo orgoglio, e con l’arrivo dell’inverno voleva metterla al riparo. Nel palazzo, però, non c’era un solo garage disponibile. Da qui l’idea estrema: ispirarsi a Dubai, dove i miliardari possono portare le auto dentro casa grazie ad ascensori dedicati. A Vienna, nessuna tecnologia simile. Così Dezic ha chiamato un carro attrezzi dotato di gru e ha fatto sollevare la vettura — 1.400 chili di peso — oltre la facciata dell’edificio fino alla sua grande terrazza privata. Una residente, intervistata da Heute, ha raccontato lo stupore: “All’improvviso c’era una vera auto parcheggiata sulla terrazza. Non avevo mai visto nulla del genere”. Un altro testimone, ironico: “Cosa costa il mondo?”. IL PROGETTO DI UNA TECA ILLUMINATA Il giovane imprenditore non nascondeva l’ambizione del gesto. A Bild ha dichiarato: “Mi è costato diverse migliaia di euro. Volevo costruire una teca di vetro illuminata intorno alla Ferrari, come se fosse un’opera d’arte”. Un investimento pensato non solo per proteggere l’auto dal gelo ma per trasformarla in pezzo da esposizione. L’INTERVENTO DELLA POLIZIA: “RIMUOVERLA SUBITO” Ma l’Austria non è Dubai. E dopo appena una settimana sono intervenute le autorità. La polizia ha imposto la rimozione immediata del veicolo per motivi di sicurezza, in particolare legati al rischio incendio. Tenere un’auto — soprattutto ibrida — sul balcone di un condominio rappresenta infatti un pericolo per l’intero edificio. “Altrove non sarebbe un problema, solo qui”, ha commentato sconsolato Dezic, che non si aspettava uno stop così rapido. Le autorità non hanno chiarito se l’uomo avesse richiesto o ottenuto un’autorizzazione preventiva. Secondo Heute, la polizia non era stata informata dell’operazione di sollevamento con la gru. > View this post on Instagram > > > > > A post shared by Heute – Tageszeitung, Heute.at (@heute.at) L'articolo “A Dubai lo fanno, perché qui no?”: parcheggia la sua Ferrari da 300 mila euro sul balcone di casa e arriva la polizia proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Le suore in fuga dalla casa di riposo occupano un convento. Il Vaticano: possono stare lì solo se smettono di usare Instagram
Occupano il convento per non finire in una casa di riposo e il Vaticano le lascia libere di scegliere ma ad una condizione: niente Instagram. La lunga storia delle tre ottuagenarie suore austriache sta facendo il giro del mondo. Suor Bernadette (88 anni), suor Regina (86) e suor Rita (82) erano state portate fuori dal convento contro la loro volontà nel 2024. Diversi mesi dopo sono scappate dalla casa di riposo in cui erano ospitate con l’aiuto di un fabbro, scatenando l’ira degli alti prelati. Dopo due anni la sentenza delle autorità ecclesiali è arrivata ed è positiva per metà: potranno rimanere nel loro ex convento “fino a nuovo avviso”. Tuttavia potranno restare solo se smetteranno di postare sui social media. Le tre suore in fuga sono le ultime appartenenti al convento Kloster Goldenstein di Elsbethen, vicino a Salisburgo. Come ricorda il Guardian, le tre suore hanno trascorso gran parte della loro vita a Schloss Goldenstein, un castello che dal 1877 è diventato un convento e anche una scuola privata femminile. La scuola, che ha iniziato ad accettare ragazzi nel 2017, è ancora in funzione. Anche suor Bernadette frequentò la scuola, arrivando adolescente nel 1948. Una delle sue compagne di studi era l’attrice austriaca Romy Schneider. Suor Regina, invece, arrivò al convento nel 1958, mentre suor Rita vi entrò nel 1962. Tutte e tre le suore hanno lavorato nella scuola come insegnanti per molti anni e suor Regina ne è stata pure direttrice. Con l’andare del tempo però il numero delle vocazioni è diminuito drasticamente tanto che nel 2022, l’edificio è passato in gestione all’arcidiocesi di Salisburgo e all’abbazia di Reicherberg, un monastero agostiniano. Il prevosto Markus Grasl dell’abbazia di Reichersberg è diventato il superiore delle monache e sempre lui ha ufficialmente sciolto la comunità di suore all’inizio del 2024. Alle pochissime suore rimaste è stato concesso il diritto di residenza a vita, finché la loro salute e le loro capacità mentali l’avrebbero consentito. In questa clausola si inserisce l’allontanamento di Bernadette, Regina e Rita nel dicembre 2023. Le tre suore furono fin subito contrarie a quell’obbligo, tanto che dopo poche settimane dichiararono di “sentirsi infelici” e dopo un anno fuggirono grazie al sostegno di alcune giovani ex studentesse del convento di Goldstein e ad un fabbro che le aiutò a forzare la serratura del convento dove sono ritornate. Vedendo poi le immagini della loro pagina Instagram – con più di 100mila follower- sembra difficile pensare che non siano più in grado di intendere e volere. In alcune foto postate le tre suore sono in preghiera, a pranzo, mentre salgono le scale, oppure si vede suor Rita mentre compie esercizi di allenamento fisico. Le tre donne che prima parlavano in tedesco, ora chiacchierano davanti alla videocamera di uno smartphone in inglese. Lo stallo tra le monache e le autorità ecclesiastiche è durato parecchi mesi poi finalmente il portavoce del prevosto, Harald Schiffl, ha dichiarato alcuni giorni fa all’agenzia di stampa austriaca APA che le suore possono per il momento restare ma con la clausola della cancellazione del profilo Instagram e di qualunque attività social. Come scrive il Guardian, “i funzionari della Chiesa vogliono anche che le suore garantiscano che la parte chiusa del convento non sia più accessibile a persone che non appartengono all’ordine. In cambio, potranno rimanere e ricevere assistenza medica e sostegno spirituale da un sacerdote”. Solo che il terzetto oramai reso autonomo dal consenso e dal supporto dei follower online non accetta affatto le condizioni definite “capestro”. Le suore lo affermano senza esitazione alcuna: i social sono “l’unica protezione rimasta”, ma soprattutto che nella proposta inviatagli dalle autorità non c’è alcuna base giuridica. L’epopea indipendentista delle suore austriache ricorda lo spettacolo di Marta Cuscunà, La semplicità ingannata, dove si racconta di un gruppo di monache Clarisse di Udine che nel ‘500 tentò di rendersi autonomo rispetto all’autorità della Chiesa. Finì con l’Inquisizione che tentò di ristabilire l’ordine e la resistenza viva delle donne che resero il convento “una sorprendente micro-società tutta al femminile”. Del resto suor Bernadette l’ha spiegato fin dal 2024: “Piuttosto di morire in quella casa di riposo, preferirei andare in un prato ed entrare nell’eternità in quel modo”. > View this post on Instagram > > > > > A post shared by Augustiner Chorfrauen Goldenstein (@nonnen_goldenstein) L'articolo Le suore in fuga dalla casa di riposo occupano un convento. Il Vaticano: possono stare lì solo se smettono di usare Instagram proviene da Il Fatto Quotidiano.
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“C’è un intruso sulle scale”: influencer scrive un ultimo messaggio all’amica e scompare nel nulla. Arrestato l’ex fidanzato e due parenti
È giallo sulla scomparsa di Stefanie Pieper, beauty influencer di 32 anni che ha fatto perdere le proprie tracce dopo aver disertato l’appuntamento per un servizio fotografico lo scorso lunedì in Austria. Il fotografo con cui avrebbe dovuto lavorare ha deciso di farle visita nella sua abitazione, a Graz, per sincerarsi che andasse tutto bene, ma è stato accolto dall’ex fidanzato della ragazza, il 31enne sloveno Peter. Preoccupato per la sua incolumità, il fotografo ha chiamato la polizia, che recatasi sul posto ha trovato il telefono di Stefanie in un cespuglio, scrive il DailyMail. Indagando sulla sua scomparsa, in seguito a una segnalazione da parte dei vicini che domenica avevano sentito “forti rumori” provenire dall’appartamento della giovane, la polizia ha letto gli ultimi agghiaccianti messaggi inviati a un’amica: “C’è un intruso sulle scale”, ha scritto la 32enne, facendo riferimento a una “figura oscura”. Stefanie è stata vista per l’ultima volta alle 7 del mattino del 23 novembre, quando stava tornando da una festa in discoteca. Arrivata a casa è uscita per portare a spasso il cane, e mentre rientrava ha mandato all’amica i messaggi di cui sopra. Poi, il silenzio. Nel frattempo il suo ex fidanzato è stato arrestato in Slovenia, mentre cercava di attraversare il confine. La sua auto è stata trovata bruciata vicino al Casinò Mond a Šentilj, città a sud del confine tra Slovenia e Austria. Secondo quanto riferito, Peter non è riuscito a spiegare perché la propria auto stesse andando in fiamme quando è stato arrestato dalla polizia slovena. Attualmente in custodia, l’uomo dovrebbe comparire in tribunale per un’udienza di estradizione mercoledì. La polizia ha dichiarato che altre due persone sono sotto inchiesta, e sarebbero parenti di Peter. Quanto a Stefanie, le ricerche proseguono, con cani antidroga inviati a casa della nonna di Peter per scavare nel giardino. E mentre la madre dell’influencer lancia appelli nella speranza che qualsiasi informazione possa rivelarsi utile a trovare la figlia, la polizia si sta preparando al peggio e non esclude che possa essere stato commesso un crimine violento. L'articolo “C’è un intruso sulle scale”: influencer scrive un ultimo messaggio all’amica e scompare nel nulla. Arrestato l’ex fidanzato e due parenti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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Criticità sulla pista da bob di Innsbruck dopo la ristrutturazione: annullate le gare di slittino e skeleton
La pista per il bob, lo skeleton e lo slittino di Igls, nei pressi di Innsbruck, ha superato solo parzialmente la fase di avvio agonistico dopo un pesante intervento di ristrutturazione. Così si disputeranno solo le gare di coppa del mondo del bob, mentre sono state annullate quelle di skeleton e slittino. Si tratta della pista che era stata indicata come possibile alternativa alla “Eugenio Monti” di Cortina, la cui costruzione (costo 124 milioni di euro) ha costituito uno dei tanti scandali delle Olimpiadi invernali italiane che si terranno a febbraio 2026. Rendere agibile l’impianto austriaco per le gare, infatti, avrebbe richiesto un intervento di una trentina di milioni di euro, un quarto della somma di denaro pubblico speso in Italia. A cose fatte Igls ha però dimostrato di non aver superato tutte le criticità a conclusione di lavori durati una ventina di mesi, anche a causa della mancanza di tempo. Se non fosse stato concluso positivamente il cantiere di Cortina, Fondazione Milano Cortina 2026 aveva valutato l’ipotesi di disputare le gare dei Giochi all’estero, non tanto a Innsbruck, quanto a Lake Placid, negli Stati Uniti, il vero “piano B” alternativo alla “Eugenio Monti”. A dire di no alle gare di coppa del mondo sono stati per primi gli slittinisti, il che ha comportato il trasferimento delle gare a Winterberg, in Germania. La Federazione Internazionale di Slittino (Fil) ha bloccato le gare a causa di un’insufficiente aderenza ai requisiti tecnici, in particolare all’altezza della curva 14. Saranno ora necessari interventi per sistemare la struttura. Situazione analoga, ma con motivazioni legate anche allo scarso tempo per la sistemazione dell’impianto e per le prove, è venuta dallo skeleton. La seconda tappa di Coppa del mondo è stata cancellata dal comitato esecutivo della Federazione internazionale (Ibsf) dopo una votazione degli atleti. Trenta di loro si sono detti contrari a gareggiare, mentre 21 erano disposti a farlo. Secondo la dichiarazione ufficiale, la decisione è stata presa “a causa del ridotto tempo a disposizione degli atleti per testare e conoscere il tracciato”, dopo un confronto con la loro rappresentante Elisabeth Vathje e le giurie di gara. La prossima tappa della Coppa di skeleton, che si svolge in concomitanza con quella di bob, è in programma dal 12 dicembre a Lillehammer in Norvegia. Restano invece confermate a Igls le gare di bob, per le quali i requisiti tecnici e di sicurezza hanno superato l’esame. Igls è un impianto storico per gli sport di scivolamento che ha ospitato due edizioni dei Giochi invernali, nel 1964 e nel 1976. CORTINA CHIEDE SOLDI ALLA REGIONE VENETO. Intanto a Cortina si è disputata la prima tappa della Coppa del mondo di bob e skeleton sul nuovo impianto olimpico. Praticamente non c’era pubblico, visto che l’area mantiene l’aspetto di un cantiere. Gli atleti hanno però portato a compimento le loro gare a distanza di 18 anni dalle ultime che vennero disputate nel 2007. Adesso l’appuntamento si sposta alla fase olimpica. Il Comune di Cortina deve però pensare ai problemi economici di gestione della pista. La Regione Veneto si è già impegnata con 4,5 milioni di euro (a sostegno anche di altre opere nell’Ampezzano), ma non basteranno. Durante il consiglio comunale il sindaco Gianluca Lorenzi ha ammesso: “E’ un tema che affronteremo con il nuovo presidente Alberto Stefani, perché si tratta di una situazione che non può essere sottovalutata”. Il primo cittadino ha anche ammesso che, contrariamente a quanto previsto dal dossier di candidatura olimpica, “le province autonome di Trento e Bolzano non hanno firmato la convenzione per la gestione della pista dopo le Olimpiadi”. L’ex sindaco Giampietro Ghedina, che fu in prima linea durante la candidatura, ha ricordato che l’impegno era di un sostegno economico per un periodo di 15 anni. Alla prova dei fatti sia il Trentino che l’Alto Adige hanno lasciato Cortina da sola, anche perché si sono resi inutilizzabili i Fondi di confine, che non possono essere impiegati in spese di gestione, ma solo nel finanziamento di progetti. L'articolo Criticità sulla pista da bob di Innsbruck dopo la ristrutturazione: annullate le gare di slittino e skeleton proviene da Il Fatto Quotidiano.
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I cadaveri di una donna e della figlia di 10 anni trovati in un congelatore: due arresti
Orrore in Austria, i corpi di una donna di 34 anni e della figlia di 10, che risultavano scomparse, sono stati trovati in un congelatore. Dopo 16 mesi di indagini, la polizia austriaca ha chiarito il caso. I cadaveri sono stati trovati venerdì in un appartamento di Innsbruck. Due uomini sono in custodia cautelare. Le indagini, condotte dalla polizia criminale del Tirolo sotto la direzione della Procura di Innsbruck, erano partite dal sospetto di duplice omicidio. A segnalare la scomparsa era stato un cugino della donna residente in Germania. Un collega 55enne della vittima, con cui la donna aveva un rapporto personale, aveva riferito agli investigatori che lei e la figlia, di origini siriane, erano partite per un lungo viaggio. La loro carta bancomat risultava inoltre utilizzata più volte, anche all’estero. Gli inquirenti, notando diversi elementi sospetti, hanno esteso le verifiche a livello internazionale. Il sospetto si è poi concentrato sul 55enne: secondo la polizia, la carta bancomat sarebbe stata usata dal fratello dell’uomo. L’indagato ha infine ammesso di aver inscenato un incidente e nascosto i corpi. I cadaveri sono stati trovati dietro una parete in cartongesso appositamente montata. A causa dell’avanzato stato di decomposizione, la causa della morte non è ancora accertabile. I due fratelli, già detenuti da luglio nelle carceri di Innsbruck e Salisburgo, hanno riconosciuto il loro coinvolgimento nelle operazioni di occultamento, ma negano l’intenzione di uccidere. Il principale sospettato sostiene si sia trattato di un incidente, mentre il fratello afferma di non essere a conoscenza di un eventuale omicidio. Sono state trovate morte in un appartamento ad Innsbruck, nel Tirolo austriaco, una donna 34enne e sua figlia di 10 anni che risultavano disperse dal luglio 2024. Secondo la polizia – scrive l’Apa – si tratterebbe di omicidio. I due uomini sospettati del delitto, un austriaco di 55 anni e suo fratello 53enne, erano già stati arrestati lo scorso giugno e da allora sono in custodia cautelare, ma solo ora sono state localizzate le salme della donna e della ragazzina. L'articolo I cadaveri di una donna e della figlia di 10 anni trovati in un congelatore: due arresti proviene da Il Fatto Quotidiano.
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